Merce scaduta. STATISTICHE, NUMERI E PRECARIETÀ I dati reali sul lavoro e le «sviste» del ministro CAPORALATO PAGINA 6

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1 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 ANNO XLV. N VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 EURO 1,50 Merce scaduta NO TRIV Alle Tremiti in «corteo» Tutti già pronti al referendum Alle Tremiti in tanti: un assalto pacifico promosso dall associazione Punto a capo insieme ai No triv. Catena umana anche in mare per chi se l è sentita di sfidare le correnti. Motonavi e traghetti zeppi: dalla Puglia, dall Abruzzo, dal Molise e dalla Basilicata. Le regioni che entro il 30 settembre sono chiamate a sostenere il referendum. GIANNICO PAGINA 5 FECONDAZIONE Embrioni, il no della corte Ue che non difende i divieti italiani Il divieto di utilizzare gli embrioni per la ricerca scientifica (come esige la legge 40 del 2004) non viola i diritti di Adelina Parrillo, vedova di una delle vittime di Nassiriya. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo con una sentenza definitiva, che conferma il divieto di sperimentazione sugli embrioni. GALLO PAGINA 5 UE-UCRAINA Debito tagliato, non è Atene. In gioco c è il Donbass Kiev non è Atene e Poroshenko ha ottenuto il 20% di sconto ai propri debiti (tranne quelli contratti con la Russia di Putin, che ammontano a circa 3miliardi) e risparmiare parecchi soldi. Kiev ha spiegato che la ristrutturazione prevede un «haircut» del 20%, che permetterà di risparmiare circa 3,6 miliardi di dollari su un debito di 18 PIERANNI PAGINA 8 Abbandonati in autostrada. I corpi di 50 migranti morti soffocati sono stati trovati in un Tir in Austria a soli 50 chilometri da Vienna. Il camion era partito tre giorni fa da Budapest. La polizia cerca l autista. La tragedia sconvolge l Austria e scatena la destra xenofoba che chiede più controlli alle frontiere PAGINE 2, 3 STATISTICHE, NUMERI E PRECARIETÀ I dati reali sul lavoro e le «sviste» del ministro U sando tutta la complessità dei dati e delle diverse fonti dei dati, sappiamo che in sette mesi le riforme hanno prodotto solo 115mila contratti a tempo indeterminato, che a partire da marzo CAPORALATO PAGINA 6 sono a tutele crescenti, cioè stabilmente precari. Quantitativamente è possibile esultare per questo dato? No, perché se da un lato i contratti non danno maggiori tutele ai lavoratori, dall altro questi contratti non sono associati a nessun miglioramento del mercato del lavoro in termini occupazionali: il tasso di disoccupazione supera il 12% come spiega l Istat nell ultima nota relativa alle forze di lavoro. Non c è contraddizione tra i due dati, nonostante misurino aspetti diversi di uno stesso fenomeno. MARTA FANA PAGINA 7 ANTONIO SCIOTTO Martina e Poletti adesso annunciano un piano «A breve, una nuova legge con la confisca dei beni» IL TIR CARICO DI MORTE A PARNDORF IN AUSTRIA REUTERS - LAPRESSE LE INVASIONI BARBARICHE Marco Bascetta I germanisti ci sperano sempre. In un qualche piccolo segnale di ripresa dell etica e della cultura tedesca. A maggior ragione dopo una lunga sequenza di aspre critiche contro le forme che andava assumendo l egemonia germanica sull Europa: dall ultimo pamphlet di Ulrich Beck alla pesantissima accusa rivolta da Juergen Habermas al governo di Berlino di aver dissipato in una sola notte (quella dell imposizione del Memorandum ad Atene) l intero patrimonio di apertura e affidabilità europeista accumulato dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sarebbe di fronte all «immane tragedia» dell immigrazione che alla Germania si offrirebbe ora l occasione del riscatto, l opportunità di correggere l egemonia finanziaria con una «egemonia morale tedesca», come si intitola l editoriale di Gian Enrico Rusconi su La Stampa del 27 agosto. Del resto quel grande fenomeno storico che nei nostri libri di testo viene designato con l espressione alquanto sprezzante di «invasioni barbariche» nelle scuole di lingua germanica è chiamato die Voelkerwanderung, ossia la migrazione dei popoli. Una espressione che però difficilmente vedremmo oggi applicata al gigantesco spostamento di popolazioni da numerose aree devastate del pianeta verso i più ricchi paesi d Europa. Sarà perché questi uomini e queste donne non sono guidati dai rispettivi monarchi, dai quali, al contrario, rifuggono o perché l unica arma di cui dispongono è quella del numero, di uno squilibrio intollerabile e, infine, di una necessità storica. Di qui l illusione che si tratti di una «emergenza umanitaria» e non di un processo incontenibile destinato a mutare radicalmente la composizione e la cultura delle società europee. Certo, l ecatombe quotidiana, via terra e via mare, e le sue orripilanti circostanze (i sepolti vivi nelle stive dei barconi e nei camion), rivelano e celano al tempo stesso. CONTINUA PAGINA 3 Non avere ancora vent anni e sognare un mondo diverso. Cercare l unità senza cancellare le differenze C E VITA A SINISTRA Caro manifesto ti scrivo pagine 15 e 15 ROMA PAGINA 4 Cantone e Gabrielli «supervisori» del Giubileo La relazione del Viminale, alla fine, fa scattare il commissariamento solo per il municipio di Ostia e le «verifiche» sugli appalti senza gara. CITTÀ E GOVERNO Tutti i limiti del commissariamento Massimo Villone M andare a casa il sindaco Marino - che a Renzi piace poco - sarebbe stato visto come un regolamento di conti nel Pd. Dunque si prende la via di un commissariamento sostanziale. Più che lo scioglimento del municipio di Ostia, conta che l amministrazione e il sindaco siano stati consegnati all occhiuta guardiania del prefetto. Che si chiami coordinamento non fa differenza, è un regime a sovranità molto limitata. Soluzione da tempo adombrata per il Giubileo. È un singolare contrappasso che sia chiamato al compito il prefetto che la storia ricorderà come l uomo che non sapeva nulla (del funerale del boss Casamonica). CONTINUA PAGINA 4 BIANI

2 pagina 2 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 MERCE SCADUTA Austria La destra xenofoba chiede maggiori controlli alla frontiera e soffia sul fuoco di una presunta «emergenza invasione» di migranti Morte sul Tir dei profughi Decine di corpi senza vita ritrovati sul mezzo abbandonato in mezzo alla strada a 50 chilometri da Vienna. L ultima tragedia dell immigrazione sconvolge l Austria Jacopo Rosatelli M orti asfissiati, nel cuore dell Europa, in un tir abbandonato in territorio austriaco, a 50 km da Vienna. Almeno venti, forse più del doppio: il loro numero non è ancora chiaro, lo si saprà oggi. Migranti di nazionalità ancora sconosciuta. Li hanno trovati, nella tarda mattinata di ieri, gli operatori della società autostrade austriaca (Asfinag), insospettiti dal liquido che gocciolava al di fuori del veicolo fermo nella corsia di emergenza. La macabra scoperta è avvenuta in un tratto di strada nei pressi di Pandorf, nella parte settentrionale del Burgenland, al confine con l Ungheria. Secondo le prime ricostruzioni, il tir era fermo dal giorno precedente. Gli inquirenti austriaci sono alla ricerca del conducente e di possibili complici, in collaborazione con le autorità magiare: il mezzo proveniva, con ogni probabilità, da Budapest, stazione di partenza di un viaggio cominciato mercoledì e interrottosi dopo poche ore. La notizia ha scosso l Austria, meno «abituata» dei Paesi mediterranei a simili eventi sul proprio suolo. «La tragedia dei profughi ritrovati in autostrada ci mostra come sia necessario salvare le vite umane e combattere i trafficanti di uomini. È nostra responsabilità offrire asilo a tutti coloro che fuggono da guerra e violenza», ha dichiarato il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann, padrone di casa della «Conferenza internazionale sui Balcani occidentali» tenutasi ieri proprio a Vienna, in cui il tema dei migranti è stato al centro dell attenzione. Parole di condanna per l accaduto anche dal vicecancelliere conservatore Reinhold Mitterlehner, che chiede all Unione europea di mettere in cima alla propria agenda la lotta contro «la mafia degli ingressi clandestini». Mano dura contro i cosiddetti «passatori», cioè gli scafisti via terra, è invocata anche dalla destra xenofoba della Fpö, il partito che fu di Jörg Haider, che alle ultime elezioni ha ottenuto il 20,5%: «Devono aumentare i controlli alla frontiera» ha tuonato il leader Heinz-Christian Strache, in corsa per diventare sindaco di Vienna alle comunali del prossimo 11 ottobre. La Fpö, che in Europa sta con Marine Le Pen e Matteo Salvini, da settimane soffia sul fuoco dell «emergenza invasione», proponendo regole durissime anti-profughi: chi raggiunge «illegalmente» il Paese perderebbe automaticamente il diritto di chiedere asilo. E gli unici rifugiati ammessi dovrebbero essere quelli di religione cristiana, «per impedire l infiltrazione di fondamentalisti islamici». Nei primi sei mesi del 2015 hanno chiesto asilo in Austria (che ha 8,5 milioni di abitanti) in Il camion era partito tre giorni fa da Budapest. La polizia ricerca l autista ed eventuali complici circa 28mila, di cui un quarto siriani e quasi 6mila afghani: troppi, ovviamente, per il partito di Strache. Parole sacrosante, invece, dalla leader dei Verdi, Eva Glawischnig: «Non si tratta di difendere i confini, ma di proteggere le persone». Che non si mettono volontariamente nelle mani dei trafficanti: «Agiscono così solo perché non vedono la possibilità di arrivare in sicurezza», attacca l esponente ecologista. Le fa eco l eurodeputato dei Grünen tedeschi Sven Giegold: «È una vergogna che anche all interno dell Ue i profughi debbano ricorrere ai criminali per potersi muovere». Sulla stessa linea è la Caritas austriaca: «Chi vuole combattere davvero i passatori deve impegnarsi affinché si facilitino le procedure per ottenere l asilo, anche attraverso la distribuzione di visti umanitari per l accesso all Europa», ha dichiarato il presidente Michael Landau. Richieste simili anche dalla ong umanitaria tedesca «Cap Anamur», fondata negli anni Settanta dal premio Nobel per la letteratura Heinrich Böll, e da Amnesty International. La notizia dell ennesima strage di migranti che cercano rifugio e speranza nel Vecchio continente ha colto molti capi di stato e governo proprio a Vienna, riuniti per la «Conferenza sui Balcani occidentali». Oltre ad esprimere il proprio cordoglio per le vittime, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato che «l Ue deve aiutare le persone la cui vita è minacciata e che vivono in situazioni disperate, come i siriani». Discorso diverso, però, per i migranti originari dei Balcani: per la leader democristiana loro «hanno poche chance di ottenere asilo in Germania», perché provengono da Paesi considerati «sicuri». Anche ieri, il tema-profughi ha monopolizzato l attenzione pubblica a Berlino: il ministro degli interni ha promesso più personale per l emergenza, e quello della giustizia ha chiesto a facebook di cancellare i post e commenti xenofobi che incitano all odio contro i richiedenti asilo. IL RACCONTO A Gevgelija in attesa del treno che porta verso il nord Macedonia di disperazione Federica Iezzi GEVGELIJA (MACEDONIA) F olle di rifugiati siriani tra le montagne macedoni di Kouf e Pajak. Campi saturi Amira: «Due settimane da al-hasakah alla Grecia, nascosti per ore nei boschi del confine turco-siriano di notte» di pioggia, notti fredde e umide trascorse all aperto. Niente riparo. Poco cibo e poca acqua. Dietro il filo spinato, entrate razionate dalla polizia macedone. Granate e lacrimogeni. È il quadro alla irriconoscibile stazione ferroviaria di Gevgelija, a due chilometri dal confine greco-macedone. Da giugno almeno migranti, soprattutto siriani, sono entrati in Macedonia. I dati dell Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in questa settimana, hanno contato ingressi ogni giorno. Il primo obiettivo è salire nel treno che da Gevgelija porta a Skopje o Tabanovtse, nel nord della Macedonia. Punto di contatto con le città serbe e quindi con l Ungheria. E poi proseguire per la Black Road attraverso l Europa. Raggiungere l Ungheria - nonostante l accoglienza dall incalzante controllo di poliziotti, dispiegati sui 175 chilometri di confine con la Serbia - significa entrare nei Paesi della zona Schengen. Dunque, viaggiare in tutta l Unione europea senza essere bloccati ai valichi di frontiera e avere la possibilità di chiedere asilo politico. Dichiarato lo stato di emergenza, le autorità, per giorni, hanno lasciato migliaia di rifugiati nella polverosa no man s land tra Macedonia e Grecia. Non sono immigrati. Non sono qui per ragioni economiche. Sono rifugiati. Robar, Amira, 23 anni e incinta del secondo figlio, e il piccolo Elyas, di soli due anni, hanno camminato a piedi da al-hasakah, nel nord-est della Siria, a al-derbasya, al confine con la Turchia. Robar nella sua città, provata dall assalto durato mesi da parte dello Stato Islamico, ha incontrato il suo «contatto». Rasheed, un trafficante siriano, che ha permesso loro di attraversare il confine turco-siriano, nell area di al-qamishli. Robar dice: «I trafficanti conoscono le vie. Ogni villaggio siriano ha la sua via per accedere alla Turchia. Noi abbiamo camminato un chilometro attraverso una piccola strada tra i campi». Continua: «Io e mia moglie abbiamo pagato 300 dollari a testa solo per passare il confine. Elyas non ha pagato nulla». È invece Neslihan il trafficante turco a cui Robar e Amira hanno dato euro, per un viaggio di tre ore in mare dal porto turco di Bodrum all isola greca di Leros. Amira racconta: «Siamo arrivati ad Atene, in un traghetto insieme ad altri migranti», e sospira «Due settimane da al-hasakah alla Grecia, nascosti per ore nei boschi del confine turco-siriano, aspettando di attraversarlo di notte, rannicchiati e contrabbandati in gommoni e mercantili, implorando acqua». Poi il viaggio è continuato a piedi. Dieci giorni, 500 chilometri. Fino a Gevgelija, sonnolenta cittadella macedone. Qui nessun centro di accoglienza li attende. Arrivano da Aleppo, Homs, Kobane, Tartus, Hama e Damasco. Gli ultimi passi sui binari che portano dal villaggio greco di Idomeni ai treni di Gevgelija. Presto i rifugiati incontrano la polizia macedone. Li obbligano ad aspettare senza motivo e per un tempo non definito. Dormono su scatole di cartone per le strade, mentre attendono l arrivo dei documenti e il permesso di rimanere in Macedonia o Serbia per 72 ore. Assalto dalle banchine ai tre convogli. I più fortunati faranno 400 chilometri in bus fino a Belgrado Spesso non esiste una mèta. «La maggior parte vuole andare in Germania o in Svezia» confermano le autorità macedoni. Samer è arrivato in treno a Tabanovtse, vicino al confine con la Serbia. Per tre volte ha cercato di attraversare il confine tra Macedonia e Serbia e per tre volte è stato respinto dai soldati serbi. Sa del muro che continuano a costruire tra Serbia e Ungheria? «È una rete, si può passare sotto...». Il fratello ha attraversato il confine serbo-ungherese, nei pressi di Asotthalom. Lui farà lo stesso. Da Gevgelija partono solo tre treni al giorno per Skopje. Il biglietto (che prima costava 6,50 euro) adesso costa 10 euro. Nessuna restrizione sul numero di biglietti venduti: significa che i colorati treni rossi e gialli macedoni diventano vagoni merci. La scena è la stessa per ogni partenza. Spintoni, grida e ammassi di persone sulle banchine. Tutti i vagoni si riempiono troppo rapidamente, lasciando a terra donne e bambini in lacrime. Le banchine della piccola stazione ferroviaria di Gevgelija degli anni 70, hanno spazio sufficiente per una ventina di passeggeri. Fino a poche settimane fa si aspettavano i treni arancioni che portavano verso il nord. Ora si lotta per un posto. Esausti si dorme ovunque: basta trovare un posto, sotto una striscia di luce tremolante. È il risultato della rotta dei Balcani occidentali: mare, giorni di cammino e controlli. Spietata quanto la traversata in mare dalla Libia. Ci sono due rotte attraverso i Balcani dalla Turchia. Quella dei Balcani orientali, diretta in Bulgaria, via terra, complicata dalla recinzione di reti metalliche e filo spinato, costruita lungo i 160 chilometri del confine turco-bulgaro. E quella dei Balcani occidentali, diretta in Ungheria, attraverso Grecia o Albania, Macedonia e Serbia. Coloro che sopravvivono rischiano di essere picchiati dai trafficanti o dalla polizia locale. O peggio, arrestati e inseriti nella lista dei richiedenti asilo politico in paesi come l Ungheria, di fatto negando ogni possibilità di ottenere asilo invece in Germania, Svezia o Regno Unito. Secondo l Unhcr, negli ultimi giorni, più di 10 mila persone hanno raggiunto la stazione di Presevo, in Serbia. Hisham, palestinese rifugiato nel campo di Yarmouk a sud di Damasco, è arrivato nella città ungherese di Szeged, ma è rimasto fermo per giorni in uno dei piccoli campi disseminati sulla strada principale tra Skopje e Belgrado, prima di raggiungere il centro di registrazione dei rifugiati a Presevo in Serbia. Nella stazione di Presevo, giovani serbi contrattano con i rifugiati i prezzi degli autobus. Hisham spiega: «Sono 25 euro per Belgrado, 32 per Subotica. I bambini piccoli viaggiano gratis. Dopo 400 chilometri fino a Belgrado, ne rimangono solo 200 per l Ungheria».

3 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 3 MERCE SCADUTA Atene «Se vengono sostenute le falsità ripetute sinora da Alba Dorata, allora i neonazisti possono, realmente, aumentare la propria forza in parlamento» GRAN BRETAGNA E boom di immigrati Boom di immigrati in Gran Bretagna secondo i dati dell'ufficio nazionale di statistica (Ons), nell'ultimo anno fino a marzo in 330mila, all'incirca gli abitanti di una città come Bari, hanno scelto di trasferirsi in Gran Bretagna, 94mila in più rispetto al periodo precedente. Lontano anni luce dal 'target' del primo ministro conservatore Cameron che ha promesso, anche con una certa ostinazione a fronte di una realtà ben diversa, una riduzione al di sotto dei 100mila ingressi l'anno. Ed è stato aumento record per gli italiani: si sono registrati ai servizi di previdenza sociale, contro i 42mila del periodo precedente, segnando un aumento del 37%. Tanti i nuovi residenti del Regno che arrivano dal continente. In 269mila hanno deciso di lasciare il loro Paese in Europa e di trasferirsi a Londra o in un'altra città. E fra i 94mila ingressi in più rispetto all'anno precedente, 56mila riguardano arrivi dall'unione, mentre 39mila da Paesi extra-ue. Carlo Lania ROMA S ettembre potrebbe essere il mese decisivo per l Unione europea per cambiare rotta sull immigrazione. «Troveremo il modo di GRECIA Intervista a Christodulopulu, ministra per le politiche migratorie «No alla fortezza Europa» Profughi/ RIVEDERE DUBLINO E IL DIRITTO DI ASILO Bruxelles cerca una nuova politica distribuire il carico e le sfide in modo equo» ha detto ieri Angela Merkel, e le parole della cancelliera tedesca più che un invito sono sembrate indicare la nuova direzione da seguire. L alternativa, per l Europa, è quella di essere travolta dall onda sempre più imponente di profughi in arrivo sia dal Mediterraneo che via terra lungo la rotta dei Balcani occidentali. Quattro gli obiettivi principale da raggiungere: ripristinare l obbligatorietà per i 28 di prendere una quota di richiedenti asilo, principio previsto a maggio dalla Commissione europea ma boicottato dai Paesi del Nord che sono riusciti a imporre la volontarietà; alzare il numero dei profughi siriani ed eritrei da ricollocare (inizialmente 40 mila tra Italia e Grecia, poi scesi a 35 mila) e avviare una discussione che porti a una normativa comune sul diritto di asilo. Ma, soprattutto, arrivare finalmente a una revisione del regolamento di Dublino che oggi obbliga i migranti a stare nel primo paese in cui sbarcano. Una cosa che l Italia chiede da mesi ma che adesso vuole anche la Germania al punto da averlo già sospeso temporaneamente per i siriani. Seppure ancora labili, le possibilità perché si arrivi finalmente a una svolta ci sono. Oltre a Germania e Italia, sostengono le quattro richieste anche Francia e Grecia, ma non è escluso che si accodi anche l Ungheria, sotto pressione in questi giorni proprio per il forte flusso di richiedenti asilo alla frontiera con la Serbia. E in futuro, passata la tornata elettorale in cui alcuni Paesi sono impegnati nel prossimo autunno-inverso, l elenco potrebbe allungarsi. «L Europa è un continente ricco ed è in grado di affrontare questo problema», ha aggiunto la Merkel A questo blocco di Paesi va poi aggiunta la Commissione europea il cui residente Jean Claude Juncker si è battuto per mettere mano a Dublino e perché i 28 si assumessero quote di profughi. Ieri Juncker ha replicato a quanti accusano la commissione di non aver fatto molto per risolvere la crisi dei migranti: «Alcuni ministri di Stati membri ci criticano per una nostra inattività, Ma sono critiche ingiustificate - ha detto -. La colpa va data agli Stati membri, non alla commissione che ha presentato la sua Agenda sull immigrazione a maggio». Il fatto è che da maggio a oggi è cambiato tutto. La pressione dei profughi alle frontiere europee è sempre più forte e coinvolge sempre più Paesi. Come i sei Paesi del Balcani occidentali, che ieri hanno tenuto a Vienna un vertice al quale hanno partecipato anche Italia, Germania, Austria Croazia e Slovenia nel quale nel quale alla Ue di mettere a punto un piano d azione in grado di rispondere alla crisi di queste settimane. Teodoro Andreadis Synghellakis T assìa Christodulopulu, ministra del governo Tsipras per le politiche migratorie, in questa intervista al manifesto denuncia il pericolo che Alba Dorata possa sfruttare i grandi flussi migratori che attraversano la Grecia, per aumentare la propria forza alle elezioni del 20 settembre. Con la corresponsabilità di molte altre forze politiche. Ritiene che "Dublino 2" sia superato dalla realtà e dal prevalere della Convenzione di Ginevra, e concorda con la richiesta italiana di organizzare, dai paesi di partenza, i flussi dei migranti. Christodulopulu, dice «no» all Europa come fortezza e rivendica, infine, l importanza della legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati. Ha dichiarato di recente che l immigrazione sarà uno dei temi principali della campagna elettorale. Come affronta la Grecia, un problema così importante? È chiaro che la nostra situazione economica rende più difficile poter accogliere, ospitare e dare tutti i diritti che è giusto vengano concessi ai profughi. Il loro numero, in rapporto alle nostre strutture, non ci permette di organizzare una accoglienza adeguata. Speriamo, tuttavia, che grazie agli aiuti straordinari e di natura tecnica che arriveranno dall Unione europea, riusciremo presto ad offrire una ospitalità che tenga conto di tutte le esigenze di ogni essere umano e di tutti i diritti di cui vogliono e devono godere nel nostro paese. Credo, poi, che siccome i partiti di opposizione non hanno molti argomenti per portare avanti le loro tesi, sceglieranno la questione dell immigrazione e dei profughi, come tema principale della campagna elettorale. I mezzi di informazione hanno iniziato una campagna di mistificazione, di diffusione della paura e dei pregiudizi all interno della società. Lo scopo è usare la sofferenza che può provocare la presenza dei profughi, sia nelle isole che in zone centrali di Atene, come Pedìon tou Areos. Vogliono influenzare gli elettori. Ho dichiarato chiaramente, tuttavia, che chi deciderà di seguire questa via, oltre a sfruttare in modo inammissibile una questione così delicata, politicamente, colerà a picco e farà aumentare solo i voti dei nazisti di Alba Dorata. Teme un pericolo immediato, una crescita di Alba Dorata? Sino a questo momento non abbiamo constatato una cosa del genere. Ma se nelle settimane a venire, tutti i partiti greci si concentreranno solo sui profughi, accusando il governo Tsipras di aver aperto i confini, parlando di un pericolo di contaminazione della società greca dalla presenza dei migranti e di mancati controlli all ingresso delle nostre frontiere, il rischio c è. Se vengono sostenute le falsità ripetute sinora da Alba Dorata, allora i neonazisti possono, realmente, aumentare la propria forza in parlamento, perché gli elettori hanno sempre un istinto molto forte, e tra l imitazione e l originale, scelgono la seconda alternativa. Che è costituita, purtroppo, dai fascisti e dai razzisti che ben conosciamo. Il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni ha chiesto il cambiamento di Dublino 2, che obbliga solo i paesi dai cui i profughi entrano in Europa, a concedergli asilo. Chiede anche flussi migratori legali e organizzati. La Grecia cosa risponde? Già il grande spostamento di profughi verso i paesi del centro Europa ha di fatto annullato sia i regolamenti di Dublino che Schengen. Nessun paese può impedire ai profughi di oltrepassare i propri confini, come previsto anche dal Trattato di Ginevra. Dublino valeva per gli anni in cui gli spostamenti dei profughi erano molto ridotti ed era possibile, quindi, che ritornassero nei paesi da cui erano entrati in Europa. Ora, però, che arrivano a centinaia di migliaia, questo è impossibile. Anche la signora Merkel, che è caratterizzata da un realismo legato al positivismo tedesco, ha compreso che la situazione, in questi termini, non può andare avanti, ed ha scelto di dichiarare che sospenderà Dublino e permetterà ai profughi siriani di entrare liberamente nel suo paese. Sono pienamente d accordo con il ministro Gentiloni che l unica possibilità per una soluzione realistica e dignitosa sia rappresentata dalla concessione di un visto per motivi umanitari, nei paesi da cui partono o passano i profughi. In modo, cioè, che queste persone viaggino in sicurezza, senza rischiare di perdere la vita in mare, e che venga colpita anche la tratta, perché le organizzazioni degli scafisti non avranno più clienti. Si riuscirebbe, inoltre, a garantire la sicurezza su cui insistono i paesi europei, rispetto ai terroristi dell Isis. Attraverso i visti umanitari, le ambasciate e i consolati, i vari paesi europei controlleranno l identità e l attività di chi presenterà domanda. A chi dice che il governo greco ha aperto in modo irresponsabile i suoi confini ed ha permesso a migliaia di profughi di arrivare in Serbia e nel centro Europa, cosa risponde? Dobbiamo controbattere a due accuse. Una sul fronte interno ed una su quello esterno. La prima sostiene che abbiamo permesso ai profughi di arrivare sulle nostre isole, aprendo i confini. Voglio dire che è del tutto priva di fondamento, dal momento che i confini marittimi sono sorvegliati, ma non possiamo impedire ai profughi di arrivare sulle coste delle nostre isole. In molti casi, i gommoni, quando entrano nelle acque greche, vengono tagliati, inizia ad entrare acqua ed è assolutamente obbligatorio attivare il salvataggio. C è poi la seconda accusa, che viene mossa dall estero, in base alla quale permetteremmo a queste persone di partire per il centro Europa. Voglio dire chiaramente che i profughi hanno trovato un passaggio, da soli, nella regione di Kilkìs, nel Nord della Grecia e che noi non possiamo militarizzare i nostri vastissimi confini nei Balcani. In ogni caso, credo che questa Europa-fortezza, che ha mostrato tutti i suoi limiti, deve smettere di essere un ostacolo alla libera circolazione di coloro che sono alla ricerca di un luogo sicuro, e cercano di lasciarsi alle spalle guerre e scontri tremendi. È possibile unire la solidarietà alle esigenze legate alla sicurezza? Nessuna delle persone che arriva sulle nostre isole o ad Atene, vuole rimanere in Grecia, ma desiderano arrivare nei paesi dell Europa centrale. Il nostro paese, ormai, è troppo povero per assorbire altri immigrati, funzioniamo da transito e questo ci impedisce di poter avere una politica ad ampio spettro sui profughi e gli immigrati, perché mancano i soggetti con cui discutere di questa politica. Il governo di Syriza ha approvato la legge che concede la cittadinanza greca ai figli degli immigrati. Un passaggio importate per la sinistra greca? Era, indubbiamente, un nostro dovere verso gli immigrati che vivono in Grecia con il permesso di soggiorno. La legge prevede che la cittadinanza venga data ai figli di famiglie immigrate, che sono nati nel nostro paese, da genitori che vivono in Grecia da almeno cinque anni. Credo che si tratti, in realtà, di un obbligo di ogni paese europeo. Diamo la nostra cittadinanza a chi vuole condividere la nostra cultura, il nostro presente e il nostro futuro. Si tratta di cittadini che devono avere - oltre che obblighi - anche tutti i diritti che gli spettano. DALLA PRIMA Marco Bascetta Morale tedesca, paradigma siriano Rivelano la violenza spropositata delle condizioni di «viaggio» imposte ai migranti da trafficanti e guardie confinarie e dunque l «emergenza umanitaria», ma celano la natura strutturale e affatto contingente dei flussi migratori. Ma vediamo più da vicino in che cosa consiste l «esempio morale» di Angela Merkel. Sfidando i fischi e gli insulti di un gruppo di contestatori ultranazionalisti in quel di Heidenau, cittadina teatro di ripetute violenze dell estrema destra, la cancelliera ha condannato con toni duri razzismo e xenofobia. Qualunque altro governante europeo non avrebbe potuto fare altrimenti. A maggior ragione di fronte a una escalation di attentati e aggressioni di matrice razzista o neonazista come quella che la Germania ha lasciato crescere al suo interno, spesso civettando con l ideologia della «priorità nazionale». Fin qui, dunque, nulla di straordinario. Più rilevante, invece, la decisione di sospendere la regola di Dublino che impone ai richiedenti asilo di rimanere nel primo paese dell Unione in cui sono arrivati. Un buon motivo per far tirare il fiato ai paesi di confine come il nostro. Ma c è un però. La Germania apre le porte ai soli siriani, considerati la punta dell iceberg «umanitario». Così facendo propone un modello che di morale non ha proprio nulla. Se anche si assumesse come solo motivo di legittima fuga la guerra guerreggiata, in che cosa si distinguerebbe chi fugge da Mosul da chi fugge da Aleppo, da Kandahar o dallo Yemen? Se il «paradigma siriano» può alleggerire una contingenza esso introduce tuttavia una delirante tassonomia dei migranti, suscettibile di continue partizioni: profughi di guerra (da suddividere sulla base di un qualche indice bellico?), rifugiati politici (da ripartire secondo un diagramma della repressione?), rifugiati climatici ( da individuare sulle statistiche meteo?), perseguitati religiosi (da definire secondo una misura della libertà di culto?) migranti economici (tanto peggio per loro). Infine la distinzione più assurda di tutte: quella tra paesi sicuri e paesi insicuri. Un paese, infatti, non è parimenti sicuro o insicuro per tutti. Per un omosessuale l Iran non è, per esempio, un paese sicuro, come non lo è l Arabia saudita per una donna desiderosa di guidare un automobile e l elencazione potrebbe procedere all infinito. Possiamo immaginare i burocrati dei centri di identificazione e registrazione alle prese con questo ginepraio. Così, di fronte a tanta complicazione che manda in pezzi la stessa dimensione «umanitaria», il modello tedesco procede verso una ulteriore restrizione del diritto di asilo (del resto più volte ridimensionato nel corso degli ultimi anni) alla quale sta alacremente lavorando il ministro degli interni Thomas de Mazière. A questo si affianca una politica di restrizione del welfare e degli strumenti assistenziali (per i migranti in primo luogo, ma non solo) tali da rendere il paese sempre meno appetibile per chi intendesse stabilirvisi. Quanto a «egemonia morale» non c è davvero che dire. Risparmio e deterrenza in un colpo solo. Ogni breccia nei muri visibili e invisibili che dividono l Europa è per molti un occasione di salvezza, ma non bisogna perdere di vista il fatto che il «paradigma siriano» risponde a una logica di governo e di controllo del «diritto di fuga» che, sia pure sotto la pressione di eventi estremi ( fomentati da politiche globali senza scrupoli), risponde pur sempre alla volontà di garantire l impiego profittevole e competitivo delle «risorse umane».

4 pagina 4 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 POLITICA GOVERNO Commissariato per Mafia Capitale solo il municipio di Ostia Tutti uniti per il Giubileo Gabrielli affianca Marino Eleonora Martini ROMA N on è più tempo di dissidi, di sfide politiche, di ripicche e tranelli. Il Giubileo della Misericordia che si apre tra poco più di cento giorni, l 8 dicembre, è una prova che la candidata italiana alle Olimpiadi 2024 non può fallire. E richiede unità di istituzioni e amministrazioni, tanto più se tutte sono targate Pd. Perciò niente commissariamento di Roma, solo di un municipio, quello di Ostia, comunque più popoloso di Reggio Calabria. E neppure un sindaco dimezzato, solo «affiancato» dal prefetto Franco Gabrielli nel risanamento della Capitale e per il Giubileo, sul modello dell Expo. Polemiche azzerate, al massimo un risolino malizioso insieme al «no comment» sulle vacanze americane di Ignazio Marino. È rapido e indolore, il resoconto del ministro Angelino Alfano e del sottosegretario Claudio De Vincenti sugli atti amministrativi approvati in Consiglio dei ministri, in un paio d ore di seduta, per bonificare la capitale dalle mafie del "mondo di mezzo" e sperare che l Anno santo alle porte fili via liscio come l olio. Il messaggio è chiaro, facilmente traducibile in tutte le lingue: «Il governo è convinto che Roma ce la farà», perciò «affiancherà comune, prefettura e Regione, perché il successo del Giubileo è il successo del Paese». Sciolto per infilitrazione mafiosa il municipio di Ostia («l area con maggior numero di abitanti mai commissariata per mafia in Italia», secondo l assessore Stefano Esposito) e nominati i tre commissari straordinari (il prefetto Domenico Vulpiani, il viceprefetto Rosalba Scialla e il funzionario dell Interno Maurizio Alicandro), il governo ha «preso atto» delle decisioni assunte dal titolare del Viminale, prima tra tutte quella di «incaricare il prefetto Gabrielli alla pianificazione, insieme al sindaco di Roma, degli interventi necessari a risanare i settori più compromessi» da Mafia Capitale. Tre dipartimenti (Patrimonio, Lavori pubblici e Ambiente) e otto aree di intervento per prevenire appalti e atti illeciti, soprattutto nei settori di «verde pubblico e ambiente, emergenza abitativa, immigrazione e campi nomadi». Alfano annuncia l avvio delle procedure per la rimozione dei dirigenti e dei dipendenti comunali «qualora ne ricorrano i presupposti» utilizzando l articolo 143 del Testo unico sull ordinamento degli enti locali, IL VICESINDACO DI ROMA MARCO CAUSI E IL PREFETTO FRANCO GABRIELLI e chiede «l aggiornamento dei regolamenti comunali», un sistema di «autotutela degli affidamenti disposti in assenza di regolari procedure concorsuali», «un albo delle ditte fiduciarie per l affidamento dei lavori e dei servizi in economia, il monitoraggio della effettiva operatività della centrale unica degli acquisti», e una serie di procedure per controllare ed eventualmente annullare atti dirigenziali e contratti di servizio, compresi quelli con l Ama, l azienda addetta ai rifiuti al centro della «parentopoli» dell era Alemanno. Nemmeno il tempo di finire la conferenza stampa, che sul ministro Alfano si scaglia l ira delle opposizioni e delle destre deluse: Daniela Santanché (Fi) lo definisce «servo sciocco del Pd». Altri gli chiedono di rendere pubblica la relazione, mentre Lega e M5S suggeriscono a Marino di rimanere negli Usa e invocano il ritorno alle urne. Il consigliere Radicale Riccardo Magi, invece, pone una domanda nel merito e chiede ad Alfano di spiegare «in base a quale norma attribuisce al prefetto poteri di indirizzo senza commissariamento». Si attende risposta. Anche per il Giubileo, spiegano ministro e sottosegretario, «non c è Al prefetto poteri di indirizzo dell opera di risanamento. Il radicale Magi: «Con quali norme?» alcun commissariamento, solo un ruolo di raccordo del prefetto di Roma analogo a quello che il prefetto di Milano sta svolgendo per l Expo». Con la supervisione del presidente dell anticorruzione, Raffaele Cantone. Si apre però la corsia d emergenza: «Nessuna deroga alle procedure a evidenza pubblica, solo la riduzione dei termini - puntiamo al dimezzamento - per realizzare in tempo le opere necessarie», spiega De Vincenti. Per agevolare il lavoro dell esecutivo proprio ieri mattina la giunta capitolina ha deliberato in corsa una serie di ritocchi al piano integrato per il Giubileo e li ha subito trasmessi al Cdm. Nel documento, le linee guida sull accoglienza di pellegrini e turisti e un piano per definire gli ambiti - mobilità, inquinamento atmosferico e acustico - in cui il Campidoglio potrà operare in deroga dall ordinaria amministrazione. Per quanto riguarda le risorse, invece, il sottosegretario De Vincenti annuncia per la prossima settimana una riunione «per chiarire gli spazi di bilancio all interno delle risorse a disposizione del comune». Nessun finanziamento, infatti, verrà dal governo centrale: i fondi saranno trovati derogando di fatto il patto di stabilità e ridefinendo il piano di ammortamento del debito pregresso di Roma. Di questo si occuperà il nuovo commissario straordinario nominato ieri dal Cdm: l ex assessora al Bilancio, Silvia Scozzese. Infine la sicurezza: Alfano condivide «le misure adottate sul territorio da Gabrielli» e assicura che, per quanto riguarda le responsabilità a livello nazionale (l intelligence, secondo Gabrielli, avrebbe dovuto impedire il sorvolo dell elicottero sul funerale di Casamonica), «ci stiamo lavorando». Marino è soddisfatto e fa sapere (in italiano) che la «collaborazione seria e leale, già in atto da mesi» con Gabrielli, proseguirà fino al «risanamento» totale della capitale. E - nota di colore - il suo portavoce Guido Schwarz si toglie un sassolino dalla scarpa con un tweet: «Quintali di carta e inchiostro da...». Una manina saluta chi avrebbe voluto il Campidoglio sciolto per mafia. FECONDAZIONE ASSISTITA: SENTENZA EUROPEA CONTRO LA VEDOVA DI NASSIRIYA Strasburgo non difende i divieti A dele Parrillo, con il proprio Filomena Gallo * donatori non sarebbero possibili compagno Stefano Rolla, in quanto il compagno, Stefano, nel 2002 si era rivolta alla ta privata e familiare, ammissibile ore sta cercando di far credere. è deceduto. fecondazione in vitro per provare ad avere dei figli. Stefano perse la vita nel tragico attentato di Nassiriya, insieme a militari e carabineri. Dopo il lutto Adele decise al fine della sentenza in quan- to gli embrioni in questione contengono materiale genetico di Adele Parrillo e rappresentano, pertanto, una parte costituente Nella sentenza emessa ieri sono inoltre state rigettate le motivazioni a difesa della legge 40 presentate dal Governo, è stato ribadito il margine di apprezzamen- In Italia la Corte Costituzionale fisserà a breve l udienza proprio sul divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica, a seguito di un incidente di di donare gli embrioni criocon- della sua identità. Nel 2014 la to dell Italia su tali questioni ed è costituzionalità sollevato nel servati alla ricerca in modo da poter contribuire, con il lavoro dei Corte aveva giudicato ammissibile anche l'ipotesi di stato affermato che i diritti di 2012 dal Tribunale di Firenze. I tribunali Italiani stanno affrontando ricercatori, a «trovare trattamenti violazione dell'art. le richieste delle coppie di per malattie difficili da curare». 1 del protocollo 1 donare alla ricerca embrioni Il desiderio di Adele ha dovuto della Convenzione non idonei per una gravidanza. però scontrarsi con la legge europea (diritto di Se il Governo Renzi vuole intervenire 40/04 che «proibisce l utilizzo di proprietà, per cui prima della Consulta, lo embrioni per la ricerca» punendo gli embrioni dovrebbero deve fare urgentemente. Come chi li usa con «la reclusione in carcere da 2 a 6 anni». Nel 2011 Adele Parrilo, con l avv. Nicolò Paoletti, ha depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti umani rimanere a disposizione delle coppie). Non è stata invece giudicata ricevibile ai fi- Associazione Luca Coscioni abbiamo promosso un appello al Governo per la libertà di ricerca sugli embrioni, perché la si smetta di dover importare embrioni di Strasburgo. A sostegno di ni della sentenza da Australia, Svezia, Usa, Regno Adele e della libertà di ricerca, l ipotesi di violazion, Unito quando gli embrioni italia- l Associazione Luca Coscioni ha sollevata dai ni non possono essere toccati. depositato un amicus curiae insieme ricorrenti, del diritto La violazione del diritto alla alle associazioni Cerco un Bimbo, L'altra cicogna, Amica Cicogna alla ricerca scien- tifica (art. 10). scienza e del diritto per le persone di usufruire dei benefici della e 46 Parlamentari. Sempre Nella sentenza ricerca in Italia è calpestato. Tatifica a sostegno delle ragioni di Adele, Parrillo v. Italia, la le violazione non era oggetto di sono intervenute anche l associazione Corte ha stabilito ricorso dinanzi alla Corte Edu, Vox e la Sifes, la Società Ita- liana Fertilità e Sterilità. In difesa della legge 40 invece sono intervenuti Governo, Movimento per che la vita privata di Adele non viene violata dal divieto di destinare i propri embrioni alla ricerca scientifica. Adele Parrillo non sono lesi dai divieti di utilizzo degli embrioni per la ricerca, ipotizzando anche dunque proseguiamo con determinazione verso il nostro obiettivo, del quale discuteremo anche al Congresso dell Associazione la vita, Scienza e vita e il Forum La sentenza ha riguardato soltanto la possibilità di donazione per Luca Coscioni a Milano del delle associazioni familiari. La Corte ha ritenuto l ipotesi di violazione dell'art. 8 della Convenzione, ossia il rispetto della vidi questo, non è stata quin- una pronuncia di liceità del divieto di utilizzo degli embrioni, come qualcuno in queste un eterologa. Tale ipotesi potrebbe però non essere percorribile, perché in base alle normative sulla tracciabilità gli screening dei 25/27 settembre. *avvocato, Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica GIUSTIZIA I limiti della legge sugli enti locali Decisioni politiche che non risolvono nulla DALLA PRIMA Massimo Villone Ma, secondo regola, si doveva sciogliere o no? La norma oggi vigente sullo scioglimento per infiltrazioni e condizionamenti mafiosi o camorristici è l articolo 143 TUEL (testo unico enti locali). La legge originaria risale ai primi anni Novanta, poi modificata, e oggetto di polemiche ricorrenti. Anzitutto, nella prima versione era mirata unicamente allo scioglimento delle assemblee elettive, con commissariamento e nuove elezioni. Paradossalmente, potevano rimanere al proprio posto funzionari e dirigenti senza i quali il condizionamento mafioso non avrebbe potuto farsi strada, e magari veniva mandato a casa chi era stato eletto su un programma di lotta ai poteri criminali. Una debolezza evidente, poi corretta dal legislatore. Inoltre, in termini generali, la legge si inserisce in un campo nel quale l attività criminosa non giunge ancora alla puntualità di elementi che bene reggerebbero l azione penale. Se la condotta criminale è accertata e chiaramente imputabile, lo strumento chirurgico di elezione è il giudizio penale. Lo scioglimento di cui si parla interviene nel campo del sospetto, del pericolo, della probabilità che accanto a un crimine accertato altre attività illecite abbiano potuto o possano svolgersi. Le relazioni sull accesso sulle quali si basa la decisione di sciogliere fanno spesso riferimento a frequentazioni, contatti, contesti di rapporti e collegamenti con persone o ambienti noti per l appartenenza a organizzazioni criminali. Un terreno scivoloso, e suscettibile di interpretazioni molteplici, soprattutto per gli enti locali minori in cui la rete di legami di parentela o amicizia è inevitabilmente pervasiva. Nell attuale formulazione, modificata con la legge 94/2009, l articolo 143 del TUEL richiede «concreti, univoci e rilevanti elementi» ai fini dello scioglimento. Una formulazione stringente voluta dai più garantisti, che per non pochi ha tolto alla legge gran parte della sua efficacia. In ogni caso, la decisione di sciogliere per infiltrazioni o condizionamenti - affidata al Consiglio dei ministri - mantiene un alto grado di discrezionalità, ed è fatalmente oggetto di una lettura politica. Non è un caso che - con la sola eccezione di Reggio Calabria - mai siano stati sciolti i consigli comunali di città importanti. È ovvio Contro i corrotti c è da rianimare una democrazia asfittica, altro che le «riforme» IL CAMPIDOGLIO LAPRESSE che lo scioglimento di Roma avrebbe avuto un impatto fortissimo. Del resto, anche lo scioglimento di comuni minori può essere un percorso accidentato, quando il potere locale è un tassello di equilibri nazionali di governo, infra o interpartitici. Chi va a sciogliere a cuor leggero per mafia o camorra un consiglio comunale in cui siedono portatori di essenziali pacchetti di voti, magari pronti a passare al nemico? È stato ampiamente citato il caso del comune di Fondi, che nel 2009 il Consiglio dei ministri non sciolse, nonostante la proposta in tal senso. Le statistiche ci dicono che gli scioglimenti degli enti locali sono numerosi, e in larga maggioranza hanno luogo per dimissioni volontarie, soprattutto dei consiglieri e talvolta del sindaco. Una parte di questi scioglimenti per dimissioni può essere dovuta proprio all intento di anticipare uno scioglimento per infiltrazioni o condizionamenti mafiosi. Il comune di Fondi, prima citato, fu sciolto per dimissioni del sindaco. Dove c è odore di mafia o camorra e timore di commissariamento, giocare di anticipo andando subito al voto può essere la via più agevole di riconquistare la poltrona. Il malato è grave. È fallita la grande scommessa che negli anni Novanta aveva cercato nelle autonomie una nuova vitalità per il paese. E la fragilità della politica e delle istituzioni mostra come sia illusorio il mantra di sapere chi ha vinto la sera del voto. È così nelle regioni e negli enti locali. Ma di buon governo nemmeno l ombra. E non farà certo differenza la modifica di qualche parola nell articolo 143 TUEL. Bisogna ragionare su come rinsaldare le istituzioni e i soggetti collettivi che in esse operano, essenziali per far valere responsabilità politica e controllo sociale. Contro la corruzione, bisogna far crescere gli anticorpi nel vivere e nell amministrare quotidiano. I blog, le assemblee virtuali, il micro-associazionismo sono utili e talora benemeriti, ma non sufficienti. E tanto meno servono le leggi spot e gli interventi emergenziali eretti a sistema. Un progetto di prospettiva e di ampio respiro, volto a rianimare una democrazia gracile e asfittica. Questo serve al paese, e il caso Roma lo conferma. Invece Renzi riferendosi al senato ci dice dal meeting di CL a Rimini che non si aumenta la democrazia moltiplicando le poltrone. Dipendesse da lui, la aumenterebbe dividendole fino a lasciarne una sola. La sua.

5 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 5 Traghetti e motonavi zeppi di gente: Puglia, Basilicata e Abruzzo mobilitati contro le lobby. Emozionante il tuffo collettivo nel mare da salvare ALL ISOLOTTO DEL CRETACCIO Sindaci, assessori regionali, sindacati, comitati e ambientalisti «Abbraccio» No Triv alle Tremiti Serena Giannico TREMITI T ra gli scorci verdazzurri delle Tremiti non vogliono sentire parlare di petrolio, di ricerche, introspezioni e sondaggi. «Siamo mobilitati per preservare uno degli arcipelaghi più belli d Italia.Per cercare di salvaguardare l Adriatico e il suo fragile habitat, a cui le lobby degli idrocarburi, spalleggiate dal governo, stanno dando un convinto assalto». Qui raccontano di tartarughe e delfini, di avventure al largo, di anfratti e grotte da esplorare in barca, di aree protette, di vacanze al sole e pesce fresco. Così è e così vogliono che resti. Tra mare e terra, va in scena la protesta contro le trivelle. Sono arrivati in tanti, le isole sono strapiene, di manifestanti e di turisti. «Un assalto pacifico» dice Annalisa Lisci, presidente dell associazione Punto a capo che ha promosso l iniziativa insieme ai No Triv della Puglia, col beneplacito del Wwf e della Lega Navale, «Siamo soddisfatti, abbiamo raccolto centinaia di firme contro le multinazionali del greggio. E, soprattutto, abbiamo raccolto slancio, per continuare a dare battaglia, in ogni maniera, alle sociètà del petrolio. Il nostro oro è in questo paesaggio, non nelle perforazioni offshore». E Raffaele Vigilante dei No Triv commenta: «Sono arrivati motonavi e traghetti zeppi. Dalla Puglia, dall Abruzzo, dal Molise e dalla Basilicata: amministratori con gonfaloni e fasce tricolori, che però non hanno voluto tuffarsi. Tutti uniti, per opporsi allo sciagurato "Sblocca Italia" che sta riportando in auge un economia che distrugge ecosistemi e territori: un nonsense considerato che le riserve di petrolio stimate in Adriatico dallo stesso ministero dello Sviluppo economico sono il corrispettivo di appena due mesi di consumi del Paese». Sotto accusa sono l articolo 35 del contestatissimo decreto che abbassa a 5miglia il limite delle trivelle dalle spiagge e l articolo 38 che liberalizza questo tipo di interventi. E, dunque, catena umana, semi immersi, in un abbraccio simbolico all isolotto del Cretaccio. Insieme ITALIA sindaci, assessori regionali, associazioni ecologiste, sindacati e comitati. L adunata delle istituzioni e dei cittadini alle 14. Poi una parte dei presenti raggiunge a nuoto la zona indicata dai galleggianti, davanti a San Domino e San Nicola. In molti preferiscono non affrontare le correnti e rimanere sulle scogliere o su natanti e gommoni. «Emozionante, davvero» riprende Lisci, e la rivolta continua. «Auspichiamo uno sviluppo sostenibile che escluda questo tipo di impianti e che tenga conto delle esigenze delle popolazioni». E Vigilante sottolinea: «L obiettivo è arrivare ad un dialogo con il governo per giungere ad una soluzione condivisa. Finora Renzi è stato sordo ad ogni appello, ma la speranza è che si ravveda. Alle Tremiti TORINO Summit con Delrio, domani camping NoTav Summit con il ministro Graziano Delrio ieri nella sede della Regione a Torino. «Il piano finanziario è solido: due miliardi da spendere tra il 2017 ed il 2019, quindi dobbiamo correre molto». Così dopo la visita al cantiere in Francia dove si stanno scavando gli ultimi chilometri delle gallerie preparatorie della ferrovia ad alta velocità. Delrio non ha dubbi sulla scelta strategica, tant è che durante la visita a Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin) insieme al sottosegretario francese Alain Vidalies ha detto: «Italia e Francia sono molto determinate nel dire che l'europa non può essere solo quella del giusto e necessario rigore nei conti, ma deve anche essere l'europa che crea crescita e occupazione. Anche attraverso le nuove grandi infrastrutture». E le opere di compensazione? «Le risorse saranno erogate nei termini previsti, la delibera del 7 agosto è solo il primo passo». Il Cipe aveva previsto solo 32 dei 112,5 milioni per la Val di Susa. Intanto da oggi a Venaus c è il campeggio No Tav fino a domenica. Stasera (ore apericena ai cancelli della centrale di Chiomonte. Domani sera presentazione del libro «Expo: il cibo che affama», cena a cura del Clp e sul palco Electro Against Tav. Domenica a partire dall ore 17 assemblea dei comitati No Tav. giungono visitatori da tutta Italia e da ogni parte del mondo per godere di questo scenario splendido, che va assolutamente salvaguardato. C è l urgenza di arrivare ad atti concreti, di stabilire una volta per tutte che non si è disposti a svendere l ambiente per un pugno di royalties». Schierato con i «no oil» anche il Touring Club Italiano, e il suo presidente, Franco Iseppi, dichiara: «Da storica associazione ambientalista che persegue un turismo responsabile e sostenibile stiamo da tempo denunciando il pericolo che, nei nostri mari, potrebbero presto spuntare decine di piattaforme per l estrazione degli idrocarburi e/o per lo stoccaggio di CO2, con tutte le conseguenze del caso sia per l integrità ambientale». «È chiaro il dissenso della gente alle esplorazioni petrolifere, alle inaccettabili politiche di sfruttamento dei fondali di un mare chiuso come l Adriatico e, più in generale, del Mediterraneo» afferma Donatella Bianchi, presidente Wwf, «L economia blu deve investire sul capitale naturale e sulla sua valorizzazione, sulla conservazione di questo straordinario patrimonio». PD L ex premier alla carica dalla festa dell Unità: l abbraccio con Alfano e Verdini è mortale D Alema: Renzi sta perdendo voti «Berlusconismo e antiberlusconismo sullo stesso piano? Sputa sul passato per fare finta di essere grande» ROMA P iazzato di giovedì pomeriggio a discutere con il ministro Gentiloni e l eurodeputato Sassoli, Massimo D Alema non ha mancato l occasione dell invito alla festa nazionale dell Unità per polemizzare con Matteo Renzi. Non gli è piaciuto l affondo del presidente del Consiglio su «berlusconismo e antiberlusconismo», messi sullo stesso piano e tutti e due responsabili, secondo il premier, «di aver fatto premere il tasto pausa alla politica». «Non dico che bisogna sempre ispirarsi al passato, ma nemmeno sputarci sopra per far finta di essere grandi», ha detto caustico D Alema davanti ai militanti del partito radunati a Milano. ««Non è vero che per venti anni berlusconismo e antiberlusconismo si sono annullati a vicenda, almeno su alcune discriminanti le politiche dell'ulivo possono ancora essere considerate di riferimento», ha rivendicato D Alema. Che, arrivando ai giardini «Indro Montanelli» dove è stata organizzata la festa che il 6 settembre chiuderà il segretario con il tradizionale comizio, aveva risposto a una domanda sugli applausi che avevano accolto Renzi al Meeting di Rimini. Voti di Comunione e liberazione assicurati? «I voti si vedono il giorno dell elezioni», aveva detto il presidente di Italianieuropei. Poi però dal palco D Alema ha parlato di sondaggi. «Sono lieto che il Pd sia il primo partito progressista - ha detto - ma dal 41% delle elezioni europee i sondaggi ci danno oggi al 30%: ci siamo persi per strada due milioni di elettori, qualcosa sarà successo». L analisi dell ex presidente del Consiglio è assai meno ottimista di quella del presidente del Consiglio in carica. E affronta il nodo della strategia renziana: la rottura con la sinistra, interna ed esterna al Pd, l avvicinamento al centrodestra. DIRITTO L opzione entro il 30 settembre Verso il referendum sostenuto dalle regioni Enzo Di Salvatore (*) C inque anni fa, a seguito del disastro petrolifero occorso nel Golfo del Messico, il governo Berlusconi decise di vietare la ricerca e l estrazione di petrolio nei mari italiani entro le cinque miglia marine. Questa previsione non era rivolta solo al futuro, ma - per così dire - anche al passato. Nel senso che il divieto avrebbe trovato applicazione anche ai procedimenti in corso: a procedimenti avviati, ma non ancora conclusi con il rilascio di un permesso di ricerca o di una concessione per l estrazione. Due anni dopo, il governo Monti interveniva nuovamente in materia con un decreto-legge (il «decreto sviluppo»), stabilendo che quel divieto - concernente ora sia il petrolio sia il gas - fosse esteso ovunque alle dodici «Sono due le alternative - ha spiegato - e il Pd si troverà presto di fronte a questa scelta: andremo alle elezioni con Alfano, Cicchitto e Verdini o cercheremo di ricostruire il centrosinistra?». L argomento ha una sua popolarità tra i militanti, non per niente D Alema sceglie di utilizzarlo alla festa del partito. E si vedrà se Renzi rinuncerà alla risposta polemica, nella domenica conclusiva. Anche perché nel centrodestra Alfano sta affrontando problemi speculari, e l ala più filo berlusconiana che non vede di buon occhio alleanze a sinistra comincia a creare qualche problema. È di ieri una dichiarazione del senatore Schifani che adesso pone condizioni per il sostegno del Nuovo centrodestra alla riforma costituzionale, e quello è un passaggio nel quale il governo non può permettersi di perdere neanche un voto della maggioranza al senato (anzi, deve trovarne di aggiuntivi proprio dalle parti di Forza Italia). «Quello con i conservatori è un abbraccio mortale - ha incalzato D Alema - come si è visto con i socialisti greci». E poi ha aggiunto: «Io voglio capire cosa farà il Pd da studioso», come dire: non ho più ambizioni politiche personali. E infine un affondo anche sul prestigio internazionale del governo. «Non ho l'impressione che il Pd cerchi di esercitare un grande ruolo sulla scena europea». red. pol. Servono le delibere di cinque consigli per attivare la procedura. Sperare in un decreto legge a questo punto è solo utopia miglia marine. Con una precisazione, però. Il nuovo divieto avrebbe riguardato solo il futuro e non il passato. Nel senso che non avrebbe trovato più applicazione ai procedimenti in corso. L obiettivo del governo Monti era assolutamente chiaro: occorreva far ripartire i procedimenti bloccati dal governo Berlusconi. Venticinque in tutto, tra i quali quello su «Ombrina mare» in Abruzzo e quello su «Vega B» nel Canale di Sicilia. Ai quali, nel prossimo futuro, si aggiungeranno quelli relativi alle attività di ricerca che ha in serbo la società Spectrum Geo: un progetto enorme destinato ad esplorare i fondali del mare Adriatico per 30 mila chilometri quadrati e che, terminata la fase della ricerca, verrà ulteriormente spacchettato in numerosi progetti di estrazione. Nel 2012, il Coordinamento nazionale No Triv scrisse ai parlamentari della Repubblica, chiedendo loro di non convertire in legge il «decreto sviluppo». Inutilmente. Caduto il governo Monti e apertasi la nuova legislatura, la maggior parte delle forze politiche presenti in parlamento decise, allora, di presentare un progetto di legge di modifica di quel decreto. Primo fra tutti il Pd. Ma, ancora una volta, inutilmente. Le Commissioni ambiente di Camera e Senato vollero, quindi, impegnare politicamente il governo a rivedere la posizione dello Stato in fatto di estrazioni petrolifere. Per l ennesima volta, inutilmente. In tutta risposta, di lì a poco il governo Renzi avrebbe adottato il decreto «Sblocca Italia». Più chiaro di così. Ora, è proprio in virtù dello «Sblocca Italia» che la questione si è fatta più spinosa, giacché con tale decreto il governo ha stabilito che, su richiesta delle società petrolifere (e lo hanno effettivamente richiesto), il ministero possa convertire i procedimenti in corso nei nuovi super rapidi procedimenti previsti dallo «Sblocca Italia»: procedimenti, cioè, destinati a chiudersi entro 180 giorni con il rilascio del «titolo concessorio unico», che legittimerà i concessionari a cercare ed estrarre idrocarburi sulla base di un unico titolo. Di fronte al perdurare di questa situazione - che negli ultimi mesi ha conosciuto una incredibile accelerazione dei procedimenti in corso e l adozione di numerosi decreti di compatibilità ambientale finalizzati all ottenimento dei titoli di ricerca e di estrazione del petrolio entro le acque territoriali - l alternativa è ormai secca. O si accetta passivamente questo stato di cose o si decide di rovesciare rapidamente la situazione con gli unici strumenti che l ordinamento giuridico mette a disposizione: un decreto-legge che vieti la conclusione dei procedimenti in corso (ma qui entreremmo nel campo della fantascienza) oppure un referendum abrogativo dell articolo 35 del decreto sviluppo, la cui richiesta di indizione deve essere depositata entro il prossimo 30 settembre, in tempo utile perché si voti prima che i procedimenti giungano a conclusione. Tertium non datur. È questo il motivo per cui il movimento «Possibile» ha deciso di accogliere, tra gli otto quesiti referendari già depositati in Cassazione, anche quello sul decreto sviluppo. Ed è per questa stessa ragione che il 6 luglio scorso il Coordinamento Nazionale No Triv e l associazione A Sud hanno ritenuto di dover inviare una formale lettera ai Consigli regionali, affinché provvedano a deliberare (e successivamente a depositare) una richiesta referendaria su tale decreto entro il 30 settembre 2015 (sono sufficienti cinque delibere regionali). Una richiesta, si badi, che non è rivolta a questo o quel partito politico, ma che è indirizzata alle istituzioni territoriali, dove siedono pressoché tutte le forze politiche italiane. Certo, si tratta di una strada difficile da percorrere, ma difficile non vuol dire impossibile. E in fondo sarebbe anche giusto così: sarebbe giusto che siano i cittadini a decidere se occorra definitivamente rassegnarsi o se, al contrario, sia giunta l ora di assegnare ai nostri mari un destino diverso. (*) costituzionalista

6 pagina 6 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 LAVORO Legalità Gli imprenditori che rispettano le regole potranno iscriversi a una «Rete di qualità»: avranno così un «bollino blu» da esporre sui prodotti Antonio Sciotto ROMA U n piano di contrasto al caporalato da preparare in 15 giorni: dovrà elaborarlo la Cabina di regia della «Rete del lavoro agricolo di qualità», che riunisce tutti i soggetti del settore. Ad annunciarlo è il ministro dell Agricoltura Maurizio Martina, che ieri insieme al collega al Lavoro, Giuliano Poletti, ha incontrato in un vertice a Roma sindacati e imprese. Presente anche l Inps, con il presidente Tito Boeri e Fabio Vitale, capo della vigilanza e nominato presidente della cabina di regia. La Cabina di regia è in realtà già operativa da febbraio, ma di fatto è rimasta finora solo sulla carta, come capita a tante cose in Italia: ora, ha spiegato Vitale, ci si concentrerà «sul piano dei controlli e della prevenzione», ispezioni e intelligence che dovranno essere meglio coordinate e incrementate, come ha promesso Poletti. Il ministro del Lavoro ha annunciato l istituzione di «un sistema di monitoraggio e rendicontazione periodica del lavoro fatto dalla Rete», in modo da non disperdere gli sforzi di questi giorni «una volta che sia scemato l interesse delle cronache». Ci si augura ovviamente di non vedere più i tre morti nei campi (e un lavoratore finito in coma) degli ultimi due mesi, o perlomeno di poterli prevenire. «Assistere chi denuncia» Ma si pensa anche a un altro tipo di intervento, operando sul piano delle leggi, e ponendo il reato di caporalato sullo stesso piano di quelli di mafia. Lo annuncia Martina: «C è un impegno del governo per un atto legislativo importante per la confisca dei beni alle imprese che si macchiano di Caporali, il governo ci p I ministri Martina e Poletti annunciano un «piano in 15 giorni» per incrementare prevenzione e ispezioni. Ma in vista c è anche una stretta sulle aziende: si studia la possibilità di confisca dei beni, come avviene già con i mafiosi caporalato. Lo faremo a breve, lo stiamo studiando con il ministro della giustizia Andrea Orlando», ha spiegato il titolare dell Agricoltura. Inoltre, si ipotizza una forma di assistenza per i lavoratori che denunceranno: «Il governo pensa anche a un sostegno legale per i braccianti che denunciano il caporalato con risorse dedicate», ha detto Martina. Tra le proposte avanzate, cavallo di battaglia della Cgil e degli altri sindacati, che lo chiedono da tempo, l estensione del reato dai caporali anche alle imprese che fanno uso dei lavoratori illegalmente somministrati. Questo faciliterebbe tra l altro proprio l eventuale confisca dei beni alle aziende che violano la legge. Il reato di caporalato fu istituito tra l altro nel 2011 proprio dopo una battaglia del sindacato: adesso manca quindi "l ultimo miglio", ovvero l estensione dello stesso sistema sanzionatorio anche alle aziende agricole che ne fanno uso. C è poi la parte costruens del piano del governo, quella che mira a incentivare le aziende a fare bene e a escludere dai benefici pubblici chi agisce male. Alla Rete ci si potrà insomma iscrivere se si è in regola con leggi e contratti, ricevendo a fronte un certificato di qualità etica, una sorta di "bollino blu" che si potrà apporre sui prodotti, così che i consumatori possano compiere scelte responsabili. Le richieste dei sindacati L Inps ha ricordato che in base a alla legge «Campolibero» (la 116 del 2014) possono presentare richiesta di adesione alla Rete le imprese agricole che: 1) non hanno riportato condanne penali e non hanno procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di imposta sui redditi e sul valore aggiunto; 2) non sono state destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui al punto precedente; 3) sono in regola con i contributi previdenziali e i premi assicurativi. Le domande saranno esaminate dalla Cabina di regia e in caso di esito positivo, le aziende selezionate entreranno a far parte della Rete del lavoro agricolo di qualità e riceveranno quindi il "bollino blu". Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil parlano di un incontro «importante e molto proficuo», definendo «di grande rilievo la proposta di Poletti di istituire una sorta di monitoraggio e rendicontazione pubblica delle attività compiute sia per quanto riguarda i controlli sia per tutte le altre azioni che riguardano il lavoro nero». Ma segnalano che la cabina di regia e la stessa Rete del lavoro di qualità non sono mai diventate operative proprio perché i progetti di legge sollecitati dallo stesso sindacato non sono mai stati definitivamente approvati. Per rendere veramente efficace la Rete, i sindacati chiedono quindi ulteriori passi: 1) approvare per decreto il testo già definito al Senato di integrazione dei compiti e funzioni della Rete; 2) inserire la riduzione di un euro a giornata dei contributi previdenziali per le aziende agricole che si iscrivono e prevedere la definizione di un marchio etico del lavoro di qualità per le aziende iscritte alla rete; 3) estendere le sanzioni previste per lo sfruttamento illecito della manodopera e la cancellazione dalla rete alle aziende agricole che non applicano il contratto nazionale, le leggi sulla sicurezza del lavoro e fruiscono della intermediazione illecita di manodopera, prevedendo, inoltre, per tali aziende la revoca delle agevolazioni contributive e dei contributi Pac. Ma non è da trascurare anche la notazione della Coldiretti, ripresa peraltro dagli stessi sindacalisti: si deve smontare il meccanismo per cui al produttore vengono pagati solo 8 centesimi per un chilo di pomodori, e 5 per uno di arance. «Non è più tollerabile che i profitti vadano all industria della trasformazione e alla grande distribuzione, costringendo poi i produttori a "risparmiare" sul lavoro», protesta Yvan Sagnet della Flai Cgil. NELLE CAMPAGNE Interrogato Sagnet, segretario della Flai Cgil Si cerca il bracciante scomparso E in Puglia aumentano i controlli Gianmario Leone TARANTO S infittisce il giallo sulla presunta morte del bracciante maliano di 30 anni nelle campagne di Rignano Garganico in provincia di Foggia. All indomani della denuncia, Yvan Sagnet, coordinatore del dipartimento immigrazione della Flai Cgil Puglia è stato ascoltato dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia come persona informata dei fatti. Ai quali ha dichiarato di «non essere in possesso di alcuna informazione diretta e circostanziata» sulla presunta morte del bracciante maliano il cui corpo sarebbe stato occultato dai caporali, «ma solo di aver appreso la notizia quale "voce" che circolava all interno del ghetto di Rignano Garganico tra gli altri braccianti», senza però trovare «alcun elemento utile a rintracciare testimoni o comunque persone in grado di raccontare fatti utili al prosieguo delle indagini». Sulla vicenda - si legge in una nota dei militari dell Arma - nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Foggia ha avviato «specifica attività d'indagine, volta a chiarire la fondatezza della notizia sulla scomparsa di un non meglio individuato cittadino del Mali, bracciante agricolo dimorante nel ghetto di Rignano». Da Foggia a Bari «scovati» centinaia di lavoratori in nero, sfruttati dalle imprese: sospese le attività ed emesse sanzioni per un milione di euro FOTO TAM TAM. A SINISTRA, IL MINISTRO MAURIZIO MARTINA Dalle investigazioni in corso è finora emerso soltanto che nel mese di agosto non risultano essersi verificati decessi negli ospedali della provincia di cittadini del Mali. Uno solo il particolare: l 11 agosto scorso, all ospedale di Foggia, è stato ricoverato dopo essersi presentato autonomamente, un giovane cittadino maliano, bracciante agricolo che dimora nel ghetto, per motivi non riconducibili al lavoro nei campi, ma per un malanno gastrico. Il giovane è stato però dimesso nella giornata di mercoledì. Sulla vicenda il procuratore di Foggia, Leonardo Leone de Castris, come il sindacato, vuole vederci chiaro. Lo stesso Sagnet al termine dell interrogatorio si è mostrato fiducioso, dichiarando «adesso vediamo che succede». Del resto appare curioso che dei braccianti possano inventarsi la morte di un loro compagno di lavoro, «affogato» in uno degli enormi cassoni in cui vengono deposti i pomodori raccolti. Lo stesso Sagnet aveva sottolineato come fosse difficile avere informazioni «poiché i caporali hanno spaventato a morte i lavoratori che, anche se parlano dell episodio, hanno paura a dire il nome e il giorno preciso del decesso». Anche il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Giuseppe Deleonardis, predica prudenza: «Non abbiamo alcuna certezza che sia morto un uomo. Abbiamo raccolto un racconto di qualche bracciante, stiamo verificando». «È una voce - ha spiegato il segretario - stiamo indagando, cercando di capire se sia vera». Eppure, per tanti, quella "voce" è una certezza. I membri della «Rete Campagne in Lotta»

7 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 7 LAVORO Jobs Act Ogni lavoratore può essere occupato, ma svolgere più impieghi: i contratti che fanno riferimento a un unica persona possono essere quindi più di uno rova OPERAI RUMENI ALLA FESTA DI HOLLANDE Se in Italia la polemica si è accesa su alcuni immigrati impiegati alla festa dell Unità di Reggio Emilia, in Francia è esploso il caso di un gruppo di rumeni addetti al montaggio dei tendoni per il prossimo congresso del Ps a La Rochelle. Sono regolarmente assunti, e ricevono lo stesso salario di un operaio francese, ma con contributi e oneri sociali molto inferiori. Troppo, in una fase difficile per l occupazione: e così, dopo le polemiche, il partito di Hollande ha rescisso il contratto. L ECONOMIA USA RIPARTE, INCOGNITA TASSI L economia Usa torna a correre: il Pil del secondo trimestre è stato rivisto ampiamente al rialzo: +3,7% contro una prima stima del 2,3%, e contro lo 0,6% dei primi tre mesi dell anno. L amministrazione Obama si dice soddisfatta. Adesso gli occhi sono puntati sulla Fed: il 16 e 17 settembre si riunirà per decidere se procedere al primo aumento dei tassi dal I tassi sono fermi, vicino alla zero, dal 2008, anno dello scoppio della grande crisi. avevano denunciato l accaduto durante l assemblea pubblica di lunedì al Centro sociale «Scuria» di Foggia. Per il bracciante del Mali fu osservato anche un minuto di silenzio. Le versioni dei fatti continuano però a essere discordanti. Per la «Rete», infatti, il lavoratore sarebbe deceduto in ospedale, mentre secondo le testimonianze raccolte da Sagnet il decesso sarebbe avvenuto nei campi. Intanto, proseguono i controlli coordinati dalla Prefettura di Foggia dove opera una apposita task force d indagine coordinata dalla Procura per contrastare il fenomeno del caporalato. Delle aziende controllate, 32 sono risultate irregolari: 430 i lavoratori agricoli identificati di cui 71 risultati irregolari e 64 in "nero". Per 6 aziende è scattata la sospensione della attività imprenditoriale, accertate violazioni amministrative in materia di lavoro e "maxi-sanzioni" per lavoro nero per oltre 300 mila euro. Situazione simile nelle provincie di Bari e Bat. I carabinieri hanno scovato 190 lavoratori irregolari in 68 aziende ispezionate da gennaio scorso. 60 i controlli eseguiti, 44 le aziende risultate non in regola, 166 i lavoratori irregolari, 688 mila euro le sanzioni elevate, 7 persone denunciate. Gran parte delle attività, ben 43, erano del settore agricolo. Soltanto mercoledì ad Andria, nelle cui campagne è morta il 13 luglio scorso la bracciante tarantina Paola Clemente, in tre delle sei aziende controllate sono risultati irregolari 24 lavoratori su 67. STATISTICHE Sel prepara una interrogazione parlamentare sui numeri del ministero I dati e le «sviste» di Poletti Marta Fana I l ministro Giuliano Poletti non sembra aver afferrato la questione relativa alla gaffe sui dati dei contratti di lavoro e commenta: «C è stato un errore umano nello scrivere una tabella. I dati che abbiamo modificato sono allineati a quelli che erano già stati rappresentati nei mesi precedenti e confermati dall'inps confermano sostanzialmente che c'è stato un incremento importantissimo dei contratti stabili e il crollo delle collaborazioni». Arrivano i commenti delle opposizioni: da Renato Brunetta, che chiede le dimissioni del Ministro del Lavoro e che le pubblicazioni statistiche del Ministero vengano affidate all Istat (ma con il controllo del Parlamento), alle dichiarazioni di Grillo che dà del «bugiardo» a Poletti ma confonde gli occupati, su cui ha competenza l Istat, con numero di contratti, di cui invece si occupano a via Veneto. Intanto, raggiunto al telefono, Giulio Marcon, Vicepresidente della Commissione Bilancio alla Camera (Sel), esprimendo preoccupazione per come il governo continua, attraverso una narrazione tossica della realtà, a fare propaganda sugli effetti (non positivi) delle riforme del mercato del lavoro, fa sapere che il caso sarà oggetto di un interrogazione parlamentare. Altrettanto duro Nicola Fratoianni, che chiede «risposte chiare e assunzione di responsabilità da Poletti». La strumentalizzazione Mentre la politica lentamente reagisce, ci si chiede come può un istituzione governativa liquidare un inesattezza così ragguardevole facendo leva sull «errore umano», mentre approfitta dell occasione per strumentalizzare le informazioni a proprio vantaggio. Un servizio statistico non è per definizione un ufficio unipersonale in cui un singolo avvia e conclude i processi autonomamente, ma si compone di una pluralità di individui e, in teoria, di regole di funzionamento dei processi stessi, incluso il controllo e la verifica. L atteggiamento mostrato dal Ministro risulta quindi irrispettoso nei confronti dell istituzione che rappresenta e in particolare del dipartimento studi sull andamento del mercato del lavoro. Poletti sembra disconoscere l importanza della credibilità istituzionale di fronte ai cittadini, che così facendo viene meno, specialmente su un tema, quello del lavoro, su cui si misura l azione reale del governo, in un periodo in cui la disoccupazione attanaglia la vita di oltre tre milioni di lavoratori e delle loro famiglie. La credibilità di un istituzione è cifra stessa Le riforme hanno prodotto solo 115mila contratti a tempo indeterminato stabilmente precari GIULIANO POLETTI E MATTEO RENZI /FOTO LAPRESSE della democrazia, quel valore di cui appare immune il governo, a partire proprio dalle riforme del mercato del lavoro, adottate con una delega che ha escluso di fatto la dialettica parlamentare. Tuttavia, mentre l errore (oltre un milione di contratti netti) viene declassato a una semplice svista, esso diventa opinione pubblica attraverso la stampa e la televisione ed oggetto di dichiarazioni trionfali da parte del governo. Il Ministro, senza neppure scusarsi o assumersi la responsabilità dell accaduto, insiste sui numeri e sul buon risultato dovuto al JobsAct e agli sgravi alle imprese e in questi termini viene amplificato, ingannando i cittadini. Usando tutta la complessità dei dati e delle diverse fonti dei dati, sappiamo che in sette mesi le riforme hanno prodotto solo 115mila contratti a tempo indeterminato, che a partire da marzo sono a tutele crescenti, cioè stabilmente precari. Quantitativamente è possibile esultare per questo dato? No, perché se da un lato i contratti non danno maggiori tutele ai lavoratori, dall altro questi contratti non sono associati a nessun miglioramento del mercato del lavoro in termini occupazionali: il tasso di disoccupazione supera il 12% come spiega l Istat nell ultima nota relativa alle forze di lavoro. Non c è contraddizione tra questi due dati, nonostante misurino aspetti diversi di uno stesso fenomeno. Il ministero del lavoro si occupa di contratti, l Istat di occupati e disoccupati. Ogni lavoratore può essere occupato, ma svolgere più lavori, quindi il numero di contratti che fanno riferimento a un unica persona possono essere più di uno. Allo stesso tempo, se in un mese una persona ha lavorato con un contratto a tempo determinato di tre giorni (come avviene in oltre il 40% dei casi stando ai dati) può essere considerato occupato o disoccupato a seconda che l intervista dell Istat avvenga nella settimana relativa ai giorni lavorati o meno. Con grande probabilità sarà considerato disoccupato, coerentemente con la realtà. Le variazioni da mese a mese Ovviamente i dati tra un mese e l altro possono subire piccole variazioni, dovute alle revisioni mensili, in teoria già incorporate nei dati consolidati pubblicati dal ministero. Ogni mese, il ministero dispone di due estrazioni dalle banche dati amministrative: la prima fatta a venti giorni dalla chiusura del mese e (dati provvisori), la seconda a quaranta giorni, entrambe rese poi pubbliche. È tra la prima e la seconda estrazione il momento in cui intervengono le revisioni: le imprese infatti possono comunicare la dinamica delle attivazioni, cessazioni e/o trasformazioni contrattuali con un margine di ritardo per cui queste movimentazioni nel sistema vengono registrate e verificate nei quaranta giorni. Ma la differenza sostanziale sta nel fatto che i dati consolidati includono i rapporti netti di lavoro del settore pubblico, sono quindi non soltanto definitivi ma anche più completi in termini di settori economici. Da notare che per il mese di giugno, al Ministero hanno dimenticato di fornire il dato consolidato nonostante la sua pubblicazione fosse prevista, secondo il calendario interno, per il 7 agosto. Basterebbe quindi procedere con un protocollo preciso sottoposto a verifica, rendendo giustizia a una funzione chiave quale la statistica ufficiale, altrimenti come è stato invocato più volte ieri sulla stampa, sarebbe meglio delegare a un istituto più autorevole l elaborazione e la pubblicazione dei dati, evitando il più possibile che questi rimangano in balìa dei governi o comunque direttamente dipendenti da essi. LE TABELLE SBAGLIATE Vacche bigie al dicastero del Lavoro Sergio Brasini e Giorgio Tassinari * L eggiamo su il manifesto di ieri l articolo di Marta Fana sull errore del ministero del Lavoro nel totalizzare il numero di avviamenti al lavoro nel corso dei primi sette mesi del 2015 (circa un milione di eventi in più). Il dato più rilevante è costituito dalla variazione del «saldo» tra avviamenti e cessazioni. Secondo la nota diffusa dal Ministero del lavoro il 25 agosto, tale saldo è stato positivo nei primi sette mesi del 2015 per circa eventi, mentre negli stessi sette mesi del 2014 il saldo positivo fu pari a L effetto differenziale tra il primo semestre 2015 e il primo semestre 2014 sarebbe stato solo di eventi, su un complesso di avviamenti nel Non irrilevante, certo, ma tale da non giustificare affatto il trionfalismo del governo sugli effetti delle sue riforme. È comunque preoccupante il riduzionismo che innerva questi confronti, senza tener conto del mutare delle condizioni economiche al contorno, come in una notte in cui tutte le vacche sono bigie. In effetti l economia italiana nella prima metà del 2015 ha beneficiato di condizioni «esterne» straordinariamente favorevoli: il rialzo del dollaro (da 1,30 a 1,10 dollari per un euro), la riduzione del prezzo del petrolio (che si è pressoché dimezzato), la fase positiva della domanda estera (il saldo del commercio estero nel primo semestre del 2015 è stato pari a + 18,5 mld). In ragione di queste condizioni favorevoli l incremento dell occupazione avrebbe dovuto essere assai più robusto di quanto mostrino gli stessi dati Inps; ed i dati Istat, che al contrario dei precedenti si riferiscono a «teste» e non a eventi, segnalano addirittura una diminuzione degli occupati tra gennaio e giugno 2015 (da a ). Poche parole infine sull aumento degli avviamenti a «tempo indeterminato». Il confronto tra «prima» e «dopo» il Jobs Act è improprio, per diversi motivi. In primo luogo perché sono cambiate le condizioni al contorno, e quindi ogni comparazione andrebbe fatta dopo aver «depurato» i dati degli effetti di tali cambiamenti. In secondo luogo perché sono cambiate radicalmente le condizioni qualitative dell occupazione, come sa benissimo chiunque stia cercando un nuovo posto di lavoro. Ma l elemento più eclatante della vicenda sta proprio nell errore, gigantesco nelle sue proporzioni. Non è un caso che l Istat sia un agenzia indipendente dal governo (riforma Rey-Zuliani), proprio perché le statistiche riflettono la realtà, ma inevitabilmente la deformano, come fa ogni specchio; comunque è sulla loro base che si costruisce l ermeneutica di una società. Bene è quindi che le procedure di costruzione del dato siano pubbliche, trasparenti, aggredibili almeno dagli addetti ai lavori senza problemi. In tutti i paesi a democrazia liberale la statistica ufficiale è indipendente dal governo. L Amministrazione Pubblica fornisce i dati di base, ma è l Agenzia Statistica Nazionale che li raccoglie e li elabora. Negli Stati Uniti, addirittura, il potere statistico è diviso tra più Agenzie. Proprio per la delicatezza del tema «mercato del lavoro», e per la sua centralità nel dibattito politico-economico, auspichiamo che la Commissione di Garanzia dell Informazione Statistica affronti al più presto questo tema. * ordinari di Statistica economica nell Università di Bologna

8 pagina 8 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 INTERNAZIONALE TURCHIA/SIRIA «La safe zone c è», gli Usa: no 100mila sfollati nel Kurdistan turco MERKEL, HOLLANDE E POROSHENKO, A SINISTRA UN TANK, A DESTRA POLIZIA TURCA SCHIERATA A ISTANBUL /LAPRESSE UCRAINA Raggiunto un accordo a Minsk tra ribelli e governo: «Cessate il fuoco» dal primo settembre Kiev non è Atene: debito tagliato S. Pie. T rasforma una rivolta contro la corruzione, in un operazione politica di regime change, sostenuta da Ue, Usa e Nato, realizzata dalla manovalanza neonazista. Sistema al vertice del governo l uomo gradito a Washington, piazza come presidente un oligarca che oltre a possedere una specie di impero nazionale dei media, già da tempo banchetta con il potere politico (oltre ad avere già avuto in precedenza ruoli governativi). Proclamati come «pacifista» salvo armare esercito e battaglioni nazisti, barcamenati in un conflitto che appare senza via di uscita. E come risultato, in premio, l enorme debito estero che praticamente metterebbe il paese in ginocchio, in uno status tecnico di default, verrà tagliato del 20%. È successo all'ucraina e chissà che ne pensano ad Atene. Poroshenko e la sua ministra delle finanze sono riusciti nell impresa di ottenere il 20% di sconto ai propri debiti (tranne quelli contratti da Janukovich con la Russia di Putin, che ammontano a circa 3miliardi) e risparmiare parecchi soldi. Natalie Jaresko ha spiegato che la ristrutturazione prevede un «haircut» del 20%, «Haircut» del 20% che permetterà di risparmiare circa 3,6 miliardi di dollari su 18 che permetterà di risparmiare circa 3,6 miliardi di dollari su un debito di 18. Previsto un allungamento delle scadenze di 4 anni e un tasso d interesse sui titoli di Stato al 7,75%. Il gruzzolo si va a sommare ai tanti altri miliardi di euro già erogati dal Fmi, insieme alle promesse della comunità business di Washington di investire in Ucraina. In parallelo, sono aumentati i prezzi di tutto, l economia del paese è allo sfascio e in cambio del taglio del debito arriveranno le «riforme» così care ai «creditori». Ma naturalmente i giudizi sono positivi, all unanimità: «L accordo sul debito mette in condizione l Ucraina di andare avanti sulla strada delle riforme», ha specificato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker durante una conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Petro Poroshenko, ieri in visita a Bruxelles. E non poteva mancare Christine Lagarde. «I termini dell accordo contribuiranno a ristabilire la sostenibilità» del debito ucraino e «insieme agli sforzi delle autorità sul piano delle riforme, centreranno considerevolmente gli obiettivi del piano di aiuti, sostenuto dal Fondo» ha scritto la direttrice generale del Fondo monetario in una nota. La possibilità che il debito estero ucraino venisse tagliato era nell aria, per quanto sia arrivato al termine di mesi di negoziati (soprattutto alcuni creditori americani non sembrano troppo convinti). Del resto con l Ucraina c erano già state importanti concessioni, oltre agli aiuti a pioggia arrivati quando lo strappo con la Russia di Putin era stato decretato dal movimento della Majdan. E proprio sul fronte della guerra, ieri è giunta un importante novità. Le autorità ucraine e i separatisti del Donbass - riuniti da giorni per trovare una soluzione, sembrano aver concluso un accordo per un cessate il fuoco dal primo settembre, giorno in cui inizia ufficialmente il nuovo anno scolastico, per non mettere in pericolo la vita degli scolari. Lo hanno annunciato ieri sera a Minsk il rappresentante dell Osce, Martin Saidik, e il portavoce ufficiale della Repubblica di Lugansk, Vladislav Deinego. La precedente tregua era stata raggiunta a Minsk lo scorso febbraio, dopo quella precedente del settembre 2014, ma da allora ad oggi i combattimenti sono proseguiti, con il consueto corredo di morti di civili. Ancora nelle scorse settimane nelle regioni orientali alcuni scontri a fuoco aveva provocato la morte di decine di persone. Sul cessate il fuoco che quanto meno potremmo offrire davvero una tregua alla popolazione si è espresso a suo modo Poroshenko, il re del cioccolato che ama parlare di pace, mentre i suoi soldati vengono addestrati dagli uomini della Nato: «Perché aspettare il primo settembre? Perché dobbiamo avere altre vittime? Io chiedo a Mosca il cessate il fuoco subito, ora», ha ribadito nel corso della sua visita a Bruxelles, durante la quale è tornato a denunciare le «continue violazioni» da parte della Russia degli accordi di Minsk. Quindi, in una conferenza stampa con Juncker, Poroshenko ha ringraziato l Ue per il suo appoggio e la sua piena solidarietà: «Abbiamo fornito tutte le assicurazioni sul fatto che stiamo andando avanti sulla strada delle riforme. A questo punto - ha aggiunto - spero che l Europa, in assenza di una reale implementazione dell accordo di Minsk, proroghi le sanzioni nei confronti di Mosca». E dalla Russia arriva la notizia di almeno 2mila morti nel conflitto, secondo un articolo «sfuggito» ad un media nazionale. Il sostegno russo al Donbass non è mai stato un mistero, attuato soprattutto attraverso mercenari e volontari. Mosca ha sempre negato, mentre diverse volte soldati russi sarebbero stati avvistati al di qua del confine ucraino, senza mai ottenere una conferma. Gli stessi miliziani indipendisti hanno più volte ricordato che senza l aiuto russo non avrebbero mai avuto modo di resistere e addirittura conquistare porzioni di territorio. REPUBBLICA CECA Arresti e montature della stampa governativa. La fonte? Agenti «infiltrati» A Praga movimenti alla gogna Jakub Hornacek PRAGA L a polizia di Stato ceca ha dato il via libera alla retata contro un gruppo di anarchici e militanti di sinistra il 29 aprile scorso con arresti in grande stile: una decina di sospettati su tutto il territorio della Repubblica Ceca. Quasi tutti rilasciati dopo pochi giorni. La polizia sosteneva di aver messo mano sulla rete di cellule rivoluzionarie, che negli scorsi mesi avrebbe incendiato macchine di polizia nel Nord della Boemia e diversi cancelli di pedaggio autostradale. Pochi giorni dopo gli arresti e a ridosso del Primo maggio, dagli ambienti vicino alla polizia filtrarono notizie sulla pericolosità del gruppo arrestato. A riprenderle in gran pompa il quotidiano Lidove noviny, la cui casa editrice è di proprietà del vicepremier e ministro delle Finanze Andrej Babis. Per il quotidiano, il gruppo stava pianificando operazioni ben più pericolose degli incendi delle volanti di polizia: gli anarchici avrebbero avuto in mente di attaccare con molotov i treni che trasportavano materiale bellico. Il gruppo anti-militarista anarchico Voice of Anarchopacifism (Vap), dove si sarebbe formata la «cellula di fuoco», avrebbe deciso quindi di passare alle maniere forti. Dopo un paio di settimane sono tuttavia emersi dettagli illuminanti. Gli accusati e i loro difensori hanno infatti dimostrato che il pericoloso covo terrorista era in realtà una delle case aperte tipiche del movimento anarchico. E nel maggio scorso, la rivelazione: si scoprì che l idea dei pericolosi attacchi ai treni militari era stata ordita da due infiltrati della polizia. Infine anche il numero degli accusati si è ristretto da dieci a cinque, di cui due ancora in carcerazione preventiva. «Non penso che la polizia abbia in mano delle grandi prove ha detto al quotidiano di sinistra A2larm la sorella di uno degli attivisti ancora in cella Le accuse di attacchi incendiari, sia contro le automobili che contro le stazioni di pedaggio, sono state ritirate. E finora alla difesa non è stata mostrata alcuna prova di colpevolezza e i due agenti infiltrati devono essere ancora sottoposti a un interrogatorio». Le principali prove della pericolosità del gruppo sembrano quindi i due agenti infiltrati e Un «teorema» poliziesco l operazione Akce Fenix scattata ad aprile contro il «terrorismo di sinistra» che non c è i loro piani di attacco ai convogli ferroviari. Secondo fonti degli ambienti anarchici i due infiltrati hanno cominciato a frequentare il gruppo Voice of Anarchopacifism nell autunno «Grazie a una struttura piuttosto aperta e informale, Vap è stato un ottimo ponte di lancio per le attività dei due infiltrati», sottolineano gli anarchici. Secondo gli attivisti i poliziotti infiltrati erano sempre disponibili a fornire il loro aiuto materiale ma «nelle riunioni tenevano sempre i discorsi più radicali sostenendo che l affissione dei volantini non servisse a nulla e che fosse necessario passare a maniere più forti». L iperattività degli agenti fu tale che durante una trasferta a Vienna, dove si teneva una protesta contro il ballo d inverno del partito xenofobo Fpo, i due infiltrati muniti di mazze e coltelli furono arrestati dalla polizia austriaca. Quest ultima non mancò di rivendicare l arresto di un pericoloso gruppetto di facinorosi dell Est, scoprendo in un secondo momento, che si trattava di «colleghi». L Akce Fenix è stata messa in moto in un periodo di relativa vivacità dei movimenti a Praga. Quest ultimi sono riusciti a mettere in piedi alcune vertenze importanti. Si tratta soprattutto di temi legati alla casa e alla speculazione immobiliare, che anche a Praga, come in molte altre metropoli europee, si sta facendo sentire pesantemente. Uno dei risultati di questa mobilitazione è stata la creazione del centro sociale Klinika, preso più volte di mira dalla polizia, ma che ha saputo creare una rete di solidarietà tra il vicinato di ampiezza insolita. Inoltre una parte dei movimenti è impegnate a supporto di lavoratori precari, soprattutto nel settore della ristorazione, a cui i datori di lavoro non hanno versato lo stipendio patteggiato. Il reparto di lotta all estremismo politico della Polizia di Stato e i servizi segreti non hanno esitato a definire queste attività come «socialmente pericolose». Di fatto nei rapporti sull estremismo politico, che questi organi di repressione stilano, si possono trovare fianco a fianco le attività solidali con i lavoratori rimasti senza stipendio e gli hate crimes dei neo-nazisti, che negli ultimi anni hanno provocato anche diverse vittime. «I rapporti della polizia, invece di prendere in considerazione dei fatti concreti, definiscono l estremismo solo sulla base del rapporto verso una o un altra ideologia», riflette il politologo Jaroslav Bican, sottolineando come l elenco delle ideologie estremiste sia stilato dal Ministero degli interni senza discussione e ulteriore controllo. La reazione dell opinione pubblica è stata piuttosto fredda. La ripresa massiccia da parte della stampa dell affaire Fenix ha però cambiato le coordinate mediatiche. Da una parte sembra infatti che a sinistra ci sia una nebulosa terroristica non ben definita, che è sempre pronta a prendere una molotov in mano. Dall altra parte nel dibattito quotidiano si fa sempre più strada una retorica di uso della forza contro i migranti e contro chi sostiene un approccio più aperto alla questione. I neonazisti così spadroneggiano in cortei contro l immigrazione, dove si vedono in processione forche e cappi. Ma forse l estremismo più pericoloso arriva dall alto. Proprio questa settimana infatti il presidente della Repubblica Zeman ha consigliato di mandare l esercito sulle frontiere dello spazio Schengen e il ministro delle Finanze ( il terzo uomo più ricco del Paese) Andrej Babis ha detto che bisogna chiudere «contro l invasione» le frontiere esterne di Schengen. Nessuna guerra all Isis. Continua con le nuove «zone di sicurezza militare» la guerra interna al Pkk Giuseppe Acconcia L e safe-zone turche in territorio siriano e gli attacchi contro lo Stato islamico dalla base di Incirlik continuano a fomentare polemiche tra Erdogan e l amministrazione Obama. Dopo l accordo reso noto lo scorso luglio che ha dato il via al primo attacco della coalizione anti-isis dal Kurdistan turco e agli intensi bombardamenti di Ankara anti-pkk (che avrebbero provocato fin qui oltre 700 morti tra civili e sostenitori del partito di Ocalan), Stati uniti e Turchia avrebbero raggiunto l intesa quadro per la gestione del confine turco-siriano. Eppure se il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha confermato l accordo, il dipartimento di Stato Usa per bocca del portavoce, Josh Earnest, ha fatto sapere che i colloqui sono ancora in corso. L amministrazione Obama aveva criticato i continui attacchi turchi anti-pkk, mascherati da azioni contro Isis. Secondo gli Usa, sarebbero in corso colloqui per socializzare il piano con altri paesi, componenti della coalizione anti-isis, e per coinvolgere i ribelli siriani, addestrati da Washington, nelle operazioni in Siria. Il Congresso Usa aveva approvato nelle scorse settimane un impegno rafforzato e la possibilità di bombardare i militari di al-assad in caso di attacco contro i ribelli, addestrati da Washington. In Turchia impazzano le trattative per la formazione del governo ad interim a guida Ahmet Davutoglu che dovrà traghettare il paese verso le elezioni anticipate del prossimo primo novembre. Levent Tuzel, ex leader del partito del lavoro (Emep) e deputato del partito di sinistra Hdp, ha rifiutato la proposta di entrare nel governo. «Quello che accade in Kurdistan è molto preoccupante», ha ammesso Tuzel. «Il governo di Akp sta mettendo una trappola contro il movimento kurdo», ha aggiunto. Il partito di Demirtas aveva detto di voler far parte del nuovo esecutivo per controllare la legittimità della campagna elettorale. Lo scorso giovedì, Tugrul Turkes, deputato e figlio del fondatore del partito nazionalista Mhp, aveva annunciato la sua intenzione di accettare l offerta, spaccando il partito. Mhp si è detto pronto ad espellere Turkes. Non si fermano neppure gli scontri in tutto il paese. A Cizre, roccaforte di Hdp, sono stati uccisi cinque civili, tra cui due bambini; quattro sono i morti a Gever. Sei sostenitori del Pkk sono stati uccisi e quattro soldati turchi feriti in scontri avvenuti nella provincia sudorientale di Bitlis. A conferma che la guerra siriana si combatte anche in Turchia, ieri ad Antakya è scampato a un attentato un comandante dell Esercito libero siriano. Tre persone sono rimaste ferite a Istanbul quando uomini armati di fucili automatici hanno aperto il fuoco contro una stazione dei bus nel distretto di Bayrampasa, nella parte europea della città. A Silvan, un distretto della provincia di Diyarbak r,dove la scorsa settimana è stato dichiarato il coprifuoco, circa 6 mila abitanti hanno lasciato le loro case. Dall inizio dei bombardamenti sono quasi centomila gli abitanti del Kurdistan turco costretti ad abbandonare le proprie abitazioni a causa delle misure di emergenza decise dal governo di Ankara. Secondo la stampa kurda, sono oltre cento in 15 province della regione le aree dichiarate «zone di sicurezza militare temporanea» dopo la fine della tregua con il Pkk, in corso dal Anche i kemalisti di Chp hanno criticato la militarizzazione della regione bollandola come una riproposizione della Ohal, la macro-regione del Sud-est turco governata con una legislazione di emergenza dal 1987 al Infine, il combattente kurdo del Pjak, Behrouz Alkhani, 30 anni, insieme ad altri cinque combattenti kurdi, è stato impiccato dalle autorità iraniane.

9 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 9 ASIA CINA Proseguono le indagini sulle esplosioni. Liquidità e nuova svalutazione: Shanghai in ripresa (+5) Tianjin, arrestati 12 dirigenti Simone Pieranni N uova liquidità, un altro (minimo) taglio al valore dello yuan e il sospetto che la Cina abbia ridotto l ammontare dei titoli di Stato americani, per sostenere la sua moneta in questo momento così difficile. Azioni che - insieme a una ripresa del Pil americano - sembrano ridare slancio al listino nazionale (Shanghai ieri ha chiuso a +5) e alle borse mondiali. Pechino vive uno dei momenti più delicati degli ultimi anni, presa da difficoltà economiche, disastri evitabili, come quello di Tianjin e una tensione probabile tra la sua classe dirigente. Per quanto riguarda le esplosioni che hanno provocato almeno 139 morti nella città portuale di Tianjin, le novità sono giudiziarie. La polizia I fermati sono sospettati di «stoccaggio illegale di materiali pericolosi» DENUNCIA Il vescovo di Mannar: «Fu un vero massacro» Il primate di Mannar Joseph Rayappu ci riceve nella casa vescovile alla periferia di una città che è stata teatro di scontri importanti. Non è un uomo che ha peli sulla lingua anche se ogni parola è calibrata. E pesa come un macigno. «C è sempre stata una politica chiara verso i tamil: distruggere il loro potere, prendere la loro terra (e ora vi sono qui più militari che durante la guerra!) e costruire ovunque templi (buddisti ndr). Far dei tamil nella loro terra una minoranza, distruggendone anche la lingua e la cultura. Lo si potrebbe chiamare genocidio strutturale. Poi c è stato il massacro vero e proprio e non con i numeri sinora prodotti». L Onu ha sostenuto nel 2011 che nella sola fase finale del conflitto i civili uccisi potrebbero essere stati circa 40mila Furono molti di più. Abbiamo fatto una ricognizione confrontando censimenti e scomparsi. Noi sosteniamo che probabilmente furono oltre 140mila. Per la precisione a noi risultano desaparecido. E la Commissione nazionale di indagine? Non mi ha mai interrogato. Prove oltre i numeri del censimento? Un magistrato mi ha raccontato che tutto è stato fatto sparire a partire dai corpi: le ossa incenerite per non lasciare traccia. (e. gio.) LA BONIFICA DELL AREA DELL ESPLOSIONE A TIANJIN IN CINA, SOTTO PROFUGHI TAMIL IN SRI LANKA /REUTERS cinese ieri ha arrestato 12 persone; tra gli arrestati anche il presidente della Tianjin International Ruihai Logistics, Yu Xuewei, il vice presidente Dong Shexuan e tre vicedirettori generali. Insieme a loro sarebbero arrestati anche diversi manager dell azienda. La polizia ha affermato che le persone arrestate sono sospettate di stoccaggio illegale di materiali pericolosi. Indagata anche la Tianjin Zhongbin Haisheng, una società accusata di aver aiutato illegalmente Ruihai ad acquisire documenti pertinenti valutazioni sulla sicurezza. Le quantità di materiali chimici contenuti nel magazzino esploso il 12 agosto scorso erano superiori e non di poco, a quelle consentite dalla legge. Abitazioni civili erano a meno di 500 metri, mentre la distanza minima prevista è di un chilometro. La velocità con cui saranno colpiti i «responsabili» è probabile garantisca un minimo di argine alle proteste e lamentale dei familiari delle vittime e delle tante persone che in questo momento si ritrovano evacuate e senza casa. Sul fronte economico, ieri la borsa cinese di Shanghai è apparsa in ripresa, così come quelle mondiali. Tutti hanno goduto dei provvedimenti decisi dal governo di Pechino, compresa una nuova, mini svalutazione del Rmb (0,07) e una iniezione di liquidità di oltre 20 miliardi. Secondo quanto pubblicato dall agenzia economica Bloomberg, nel corso del mese di agosto la Cina avrebbe anche ridotto il suo portafoglio di titoli di Stato americani per procurarsi i dollari necessari a sostenere lo yuan. La banca centrale, raccontano alcune fonti a Bloomberg, avrebbe scaricato dollari e acquistato yuan con l obiettivo di stabilizzare il cambio con la sua valuta, dopo la decisione di svalutare il renminbi lo scorso 11 agosto (la Cina dovrebbe possedere circa miliardi di dollari di titoli di Stato Usa. Analogo processo che era stato effettuato a suo tempo dalle «tigri asiatiche» (Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud e Singapore). A questo proposito è bene osservare come il processo che aveva portato ad un aumento dell export delle «tigri», sostenuto dagli Usa, sia molto simile a quanto accaduto per la Cina. Con una differenza fondamentale, che forse spiega anche le difficoltà odierne di Pechino: mentre aumentava l export (e il rifugio sicuro nei titoli Usa) diminuivano i salari e il potere d acquisto dei cittadini cinesi. Un andazzo che gli aumenti salariali di questi ultimi anni, hanno solo leggermente intaccato. A questo proposito già nel 2009 Ho-Fung Hung, professore alla Johns Hopkins Sociology, sulla New Left Review metteva in guardia dai rischi Pechino avrebbe ridotto il suo portafoglio di titoli di Stato Usa per sostenere lo yuan SRI LANKA La Commissione per i diritti umani pubblica il dossier sui fatti del 2009 del sistema economico cinese così concentrato sulle esportazioni e con un mercato interno completamente stagnante. È esattamente il problema che Pechino riscontra oggi. Ho-Fung Hung per altro metteva in evidenza un altra questione non da poco, ovvero l attenzione della dirigenza allo sviluppo urbano a discapito delle aree rurali. «Negli ultimi due decenni, ha scritto, il reddito pro capite rurale non ha mai superato il 40 per cento del livello urbano». Questo «pregiudizio urbano» è emerso, in parte, «anche a causa del predominio di una potente élite urbano-industriale dalle regioni costiere meridionali». Non a caso, ricorda il professore, Hu Jintao, allora capo di Stato e Xi Jinping, l attuale leader, hanno avuto incarichi governativi nelle regioni sud orientali del Fujian e dello Zhejiang. Rapporto Onu sulla strage dei Tamil MEDIA E PCC La polizia «porta via» i vertici del sito dell organo ufficiale del Partito comunista Non è una vita facile per i giornalisti in Cina, specie negli ultimi tempi. Prima Tianjin, poi la tempesta economica: le direttiva dal Partito a «non» scrivere di certi argomenti è arrivata chiara, tanto che un giornalista è già stato arrivato. Ma quanto successo ieri a Pechino ha del clamoroso, perché ad essere arrestati («portati via dagli investigatori», secondo quanto riportato dai media di Hong Kong) sarebbe toccato al presidente e al vice presidente della piattaforma on line del «Quotidiano del popolo», l organo ufficiale del Partito comunista. La voce di quanto il Partito vuole venga diffuso non solo nella propria versione cartacea ma anche in rete. I motivi dell arresto o dell indagini sui due boss del sito internet non sono ancora chiari. Non ci sono neanche ipotesi, anche se tutto potrebbe far pensare a un investigazione per corruzione. Nel frattempo altri arresti arrivano a margine delle inchieste sul crollo della Borsa, un altra vicenda che - come per Tianjin - il governo vuole risolvere il prima possibile. L agenzia Xinhua ha scritto che importanti operatori come Xu Gang, direttore della società di brokeraggio Citic Securities, l ex-dirigente della China Securities Regulatory Commission (Csrc, l organismo addetto al controllo della Borsa) Ouyang Jiansheng (e il giornalista Wang Xiaolu della rivista Caijing), sono stati fermati e interrogati, senza chiarire se siano stati incriminati. Il governo riceverà il report in queste ore in anteprima. Ma la giustizia sembra davvero lontana Emanuele Giordana I l treno si ferma nel cuore della notte in una piccola stazioncina senza nome della linea Colombo Jaffna. In realtà è arrivato al confine della regione tamil di Vanni, che nello Sri Lanka comprende quattro distretti che, con la penisola di Jaffna, formano la terra tamil. Salgono i militari, fucile spianato, giovanissima età, quasi nessuna parola fuor della loro lingua. Chiedono il passi per poter varcare la frontiera immaginaria tra lo Sri Lanka a maggioranza singalese e l area dove la maggioranza è invece formata da tamil in gran parte induisti, una comunità venuta dall India del Sud secoli fa. Come del resto i singalesi, adesso in maggioranza buddisti. Non capiamo o fingiamo di non capire: il passi non l abbiamo. È il gennaio dell anno scorso e ci sono appena state le elezioni, conclusesi con la disfatta del regime di Mahinda Rajapaksa, l uomo che ai tamil ha fatto la guerra per anni e che, alla fine, l ha vinta con una strage. Senza giustizia, nella piena impunità. Il passi lo avevano levato ma adesso chissà, sembra di nuovo in vigore, forse per via delle elezioni. Gentilmente ma fermamente ci fan scendere la treno. La notte è umida e fresca ma non c è nemmeno un po di luna a rischiarare un paesaggio così buio che nemmeno le mostrine dei soldati han l occasione di brillare. Nella stazione non c è anima viva oltre le divise verdi. E nonostante due giovani reclute di sesso femminile che ridacchano tra loro rompendo la tensione, un brivido gelato corre lungo la schiena. Questa è terra di esecuzioni sommarie. Invece dopo un po arriva un camion militare e si arriva velocemente al posto di blocco: un enorme caserma con un palo abbassato. C è una fila di tamil e qualche turista, come noi senza passi. «L avevano levato», protesta un tamil con passaporto britannico che viene trattato a casa sua come uno straniero. Chi è partito all estero e forse per questo si è salvato paga questo prezzo. Uno di loro ci dà un passaggio la mattina dopo quando, dopo un fax a Colombo, veniamo liberati. La carreggiabile A9 verso la penisola di Jaffna corre tra due ampi margini di terra aggrediti dalla foresta e del tutto incolti, interrotti da qualche grossa fattoria che sembra appena impiantata. «Lo è dice l autista sono terreni confiscati e alienati a singalesi mandati qua per ripopolare un area che è stata svuotata di noi tamil. Non ci sono case lungo la strada? Sono state distrutte, la gente cacciata. E i terreni adesso dati a militari che hanno finito la ferma. Per loro c è acqua, pozzi, sementi. Per noi persino l obbligo di non celebrare i nostri morti». Torna quel brivido lungo la schiena. Gelato e affilato come la lama di una baionetta. La rivolta, latente da secoli, comincia nel 1983, quando si afferma un nuovo gruppo secessionista, armato e organizzato: le Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) che chiede uno Stato separato da Colombo, il Tamil Eelam nel Nord dello Sri Lanka, su quasi un terzo della terra della Lacrima dell Oceano indiano. La campagna militare dura 26 anni e finisce, con una strage, nel maggio del L offensiva si svolge durante l assedio di Gaza (Piombo fuso) che oscura totalmente questo conflitto secondario, con pochi testimoni e migliaia di morti, almeno 70mila, forse di più. L Onu pubblica sulla vicenda due rapporti ma poi rinvia tutto alla Commissione per i diritti umani di Ginevra (Hrc), che non si è ancora espressa. Tra qualche giorno però il dossier Sri Lanka, il rapporto dell Alto commissariato per i dritti umani, verrà presentato alla Commissione dell Hrc. È un rapporto che ha faticato anni a venire alla luce e che adesso, se il calendario sarà rispettato, dovrebbe essere presentato nel fine settimana al governo di Colombo, 48 ore prima di essere messo online, a disposizione dei delegati alla 30ma sessione della Commissione che si apre a metà settembre. La discussione è prevista per la fine del mese. La gestazione è stata lunga e questo spiega tante cose: pressioni di ogni tipo e interventi a gamba tesa di Colombo per procrastinare, annacquare, boicottare il lavoro dell Onu. A colpi di rinvii intanto si è adivenuti a un accordo: il rapporto consiglierà quel che va fatto ma senza fare nomi. Ce ne dovrebbe essere per tutti, governo e Ltte, ma le responsabilità individuali, sembra di capire, resteranno nel vago. L Ltte comunque ha già pagato. Hanno pagato con un massacro le cui tracce vanno scomparendo. Persino i cimiteri, i Tuilum Illam (casa del sonno) «erano stati sistematicamente distrutti con i buldozer», scrive Cristiana Natali in Oltre la nazione, un saggio a cura di Giuseppe Burgio uscito da poco per Ediesse. Una distruzione condotta con la forza e obbligando la popolazione civile a parteciparvi. Alla distruzione sistematica delle memoria si accompagna «il programma di colonizzazione...e alla distruzione dei cimiteri - scrive ancora Natali - è seguita la progressiva occupazione dei territori del Nord e dell Est da parte di cittadini singalesi». Un segno evidente lo vediamo a Kilinochchi, l ex capitale amministrativa delle Tigri: i cimiteri sono scomparsi ma c è un enorme monumento al milite ignoto, guardato a vista da due soldati. È un possente muro grigio con una pallottola dorata piantata in mezzo. A Killinochchi di milite ignoto se ne può onorare uno solo: quello con la divisa dello Sla (Sri Lanka Army). Ricordare i martiri della secessione è reato. La guerra contro l Ltte doveva terminerà tra l ottobre del 2008 e il maggio del 2009, i mesi del terrore ricordati per una manovra a tenaglia costellata di bombardamenti sulle no fly zone contrattate con l Onu, in cui si concentrarono alla fine in un area grande come Central Park a New York - oltre 300mila persone. Strette in una morsa che racchiudeva tigri, residenti locali e sfollati. L esercito chiude la morsa e stritola l enclave. Il resto è silenzio. Dire se ora le cose per i tamil del Nord cambieranno - dopo il rapporto dell Onu e soprattutto dopo la fine del regime di Rajapaksa - è difficile anche se il nuovo presidente, Maithripala Sirisena, deve la sua vittoria elettorale proprio ai tamil e ai musulmani delle regioni settentrionali. Infine il suo premier, Ranil Wickremasinghe primo ministro per la terza volta, è stato un uomo che ha tentato di negoziare coi tamil prima che il regime decidesse di chiudere la partita con la strage del Una strage ancora senza colpevoli.

10 pagina 10 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 CULTURE VITE D AZZARDO Con il tris presi due carte. Se fossero venute uguali, il punto sarebbe migliorato. Non lo volevo: avrebbe turbato il mio piacere estetico Massimo Bontempelli P oiché si avveravano le seguenti condizioni fondamentali:1) che ci trovavamo in quattro; 2) che erano le nove di sera; 3) che tutti i teatri stavano chiusi per lo sciopero dei lavoratori della scena; 4) che era di sabato, Umberto propose di fare una partita a poker. L ultima delle sopra dette condizioni rivela sùbito al lettore che eravamo quattro buoni borghesi; la quale categoria di cittadini conta sulla domenica mattina per dormire qualche ora di più, e perciò soltanto il sabato sera si permette una veglia più lunga. So che per molti sarà una delusione sentire che io, dipintore e celebratore della Vita Intensa, sono un buon borghese. Lo studio della storia letteraria dà spesso di siffatte delusioni. Ne dà anche di più profonde. Dante Alighieri quando scriveva i sonetti della Vita Nova, faceva, sia pure pro forma, lo speziale. ( ) «Un oretta, non più» disse Umberto, cominciando senz altro a mescolare le carte. «Un oretta?» obietta il lettore ingenuo - e allora che bisogno c è d essere buoni borghesi, di trovarsi al sabato sera e contare sulla domenica mattina per dormire qualche ora di più, se erano soltanto le nove e non si trattava che di un oretta?». * * * M anifestamente quel lettore ingenuo non ha tenuto conto dell utile avvertenza che precede questo romanzo, cioè s è messo a leggerlo senz aver mai giocato a poker, altrimenti saprebbe che questo nobile gioco ti comincia sempre, infallibilmente, con la frase: «Un oretta, non più». Nessuna partita di poker ha mai durato meno di sei o sette ore; i giocatori lo sanno, e quella frase per nessuno d essi ha valore di misurazione preventiva del tempo. Ma è una formula immancabile, rituale e sacramentale d inizio. Probabilmente è antichissima e tradizionale. Guai non pronunciarla: porterebbe disgrazia; tutte le volte che nel vasto mondo, è stata cominciata una partita a poker senza quella frase, alla fine qualcuno dei giocatori ha avuto da pentirsene. Perciò Umberto, che conosce bene tutta questa materia, cominciando a mescolare le carte proclamò: «Un oretta, non più». Al che qualcuno degli altri, sempre seguendo puntualmente il vetusto rituale, pronunziò con aria convinta: «Se si tratta di un ora...». E furono distribuite le puglie. Ma quando fummo tutti ben collocati (Umberto sul divano, io su una sedia in faccia a lui, Cesare sprofondato con la vasta metà posteriore del suo mobile corpo in una poltrona alla mia destra, Isidoro in faccia a lui su un altra sedia) quando fummo tutti solidamente piazzati come quattro cannoni d assedio, nacque una discussione pregiudiziale, importantissima, sul valore da dare alle puglie (o marche, o tessere come avrebbe detto Carducci se avesse giocato a cane con Lydia, o fiches come si chiamano in Italia). Discussione importantissima, non tanto per noi allora, quanto ora per i miei lettori, perché da quella discussione nacque ciò che formerà l interesse precipuo e incombente di questo romanzo e la sua ragion d essere fatale e profonda (senza contare che nella galleria della Vita Intensa moderna non poteva mancare un quadro di poker). Sull argomento, dunque, del valore da dare alle puglie, furono rapidamente esposte e sostenute due diverse tesi; non dico gli autori di ciascuna per non rivelare troppi segreti intorno alle loro indoli personali. Prima tesi: il valore della puglia dev essere un po alto, non per avidità di guadagno, ma perché altrimenti manca al giuoco quel sapore vivo, che gli dà un incitato e pimentoso fremito di lotta. Seconda tesi: in un giuoco di maestria magnificamente psicologica quale è il poker, il giuoco stesso non ha bisogno d essere avvivato o pimentato dal desiderio del guadagno o dal timore della perdita; anzi deve in esso operare quanto è possibile la sola e pura tecnica del giuoco stesso. Disgraziatamente tra noi quattro c era un sofista fantasioso, il quale (io lo conosco da tempo) parla e agisca talvolta sotto l influsso del Maligno. Egli propose una Terza tesi: facciamo operare la sola tecnica del giuoco, lasciando ignorata la posta. «In qual modo?». «Stabiliamo tre o quattro valori ipotetici della puglia, senza sceglierne alcuno per ora. Solo a giuoco finito il estrarrà a sorte quale dei valori debba esser tradotto in realtà. Cosi ognuno giocherà soltanto secondo la propria maestria, senza sapere se sta perdendo o guadagnando poco o molto del proprio vile danaro; ma intanto, durante l intero corso della partita, incomberà su noi tutti come un fato ignoto l imperscrutabile sorte finale». Un rilancio in vista del poker * * * L a terza tesi fu accettata, e con una lieve modificazione attuata nel modo seguente. Anzitutto abbiamo scritto su quattro biglietti diversi quattro valori diversi da poter attribuire alla puglia-base. Il propositore della prima tesi scrisse dieci lire, quello della seconda scrisse una lira, l altro tenne virtuosamente il cammino di mezzo e scrisse cinque lire. Io, il più giovane, fui l ultimo a scrivere. Di fronte alle tre ipotesi dei mici compagni, dovendo formularne una quarta, rimasi perplesso per un poco. Non osavo scrivere «venti lire», e sarebbe stato assurdo porre un valore frammentario intermedio tra quelli. Infine mi feci coraggio, e scrissi un soldo. Abbiamo messo i quattro biglietti in quattro piccole sopraccarte bianche identiche tra loro. Abbiamo chiuso le sopraccarte, e le abbiamo agitate scrupolosamente in un vaso. Poi ne abbiamo estratte tre, e bruciate religiosamente su una candela, senza aprirle. La quarta rimase, sola e misteriosa, nel vaso. Ponemmo questo su una mensola alta: da quell altezza, là dentro, il fato ignoto e unico, imperscrutato e immutabile, doveva incombere sulle predestinate sorti dei vincitori e dei perditori durante l intero corso della partita. La partita cominciò, religiosamente. I primi giri d una partita di poker sono sempre pallidi e tepidi. II grosso positivista, il quale pensa che sulla combinazione d un certo numero di carte mescolate operi il puro caso, non ha mai giocato a poker. Perché nel vasto mondo non è avvenuto mai che ad alcun giocatore si presentasse una forte combinazione - un full, un colore, un poker, una sequenza reale prima del quarto o quinto giro della partita. E in nessuna partita di poker, nel vasto mondo e nella serie infinita dei tempi, e accaduto un interessante e combattuto incontro prima del quarto o quinto giro. Basta questo incontrovertibile fatto per avvertirci che nessuna combinazione di carte è mai casuale, ma tutte sono dominate da una intelligenza misteriosa ( ). Fedele all inviolabile legge, anche quella sera la misteriosa intelligenza, la quale plasma ogni partita secondo un armoniosa norma sinfonica, frenò per qualche giro le energie latenti della sorte; non ho dunque per quell inizio da registrare alcun fatto degno di memoria. Coppia, scala, colore, full. Sono le armi di una guerra che va combattuta senza manifestare sentimenti. Per domare il demone di un gioco dove soldi e passione vanno a braccetto * * * A l primo giro, com è costume, si colse tutti l occasione di passare, perché è opinione accreditata che porti disgrazia vincere in principio. Il primo piatto, insignificante, fu vinto da Cesare il quale ebbe da ciò l occasione di emanare i suoi primi brontolii, ma ancora in sordina; e conseguentemente Isidoro potè scandirgli le prime rimbeccate, ma ancor blande, osservando così in tutto la moderazione voluta dalla suesposta legge di calma iniziale. I primi fremiti si manifestarono, se mal non ricordo, appunto al quinto giro. Io, come è mia abitudine, non ero riuscito a mettere insieme niente di buono ed ero passato. Isidoro che, alla mia sinistra, aveva aperto e preso una carta, fece un discreto rilancio. Umberto passò. Cesare accettò (vedo) il rilancio di Isidoro. Mostrate le carte. Cesare aveva due coppie al re e Isidoro due coppie all asso. «Lei non sa» scandì Isidoro raccogliendo il piatto «che due coppie al re chiamano infallibilmente due coppie all asso?». «Ma con due re avevo due donne» - ribatté Cesare cominciando ad agitarsi -, è lei che non sa che quando ci sono le due donne i re non dovrebbero più chiamare gli assi». «La colpa non è mia - rimbeccò l altro - se lei con due donne non riesce a far niente». Insomma, le solite facezie. Cesare conchiuse: «Io me ne vado». E cosi dicendo cominciò a mescolare le carte, perché era il suo turno. Alla fine di quella prima fase della seduta le differenze non superavano 8 o 10. «Otto» o «dieci» che cosa? Non era ancora importante saperlo, e nessuno per il momento pensava al biglietto, vigile nella bianca sopraccarta entro il vaso impassibile sull alta mensola. A questo punto la Misteriosa Intelligenza stimò opportuno rovesciare tempestosamente tra noi una serie di forti combinazioni. Fu come un tutti orchestrale che irrompa improvviso sopra un lungo preludio d accordi indugiati e sommessi. I full pulsavano sul tavolino verde con un ritmo continuato e isocrono, e furono, per parecchi giri, il punto costante di partenza d ogni assalto. Essi battevano le arsi e le tesi del tempo; in mezzo a quei battiti lampeggiavano girandole di colori, s intricavano combinazioni variate di altri full maggiori e minori, schiantò il frastuono d un poker improvviso e violento (lo aveva fatto Umberto, partendo con una coppia). Le cifre dei piatti aumentavano. Poi d un tratto i full scomparvero, e sùbito sembrò abbassarsi, ma per breve, il tono della lotta. Quella scomparsa impreveduta fu forse provocata da uno scoppio di verace e legittima ira da parte di Cesare. Io avevo aperto con un magnifico tris d assi: quadri, cuori e fiori. Credo che molti converranno con me che il tris d assi è il punto più gradevole da tenersi in mano. Quel triplice candore, appena violato nel mezzo dalla sigla unica delle simboliche figurazioni, dà un piacere artistico che supera il valore e l interesse della combinazione. Mi compiacevo contemplando i due suggelli vermigli e il nitido fiore. Allo scorgere quel tris massimo, avevo avuto un profeti-

11 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 11 CULTURE Un brano de «Il demone del gioco» tratto dal romanzo «La vita intensa» di Massimo Bontempelli (Se, Milano) co sussulto di gioia, assai più che se avessi sortito un punto migliore: mi ci ero attaccato con risoluzione fanatica. Presi onestamente due carte. E le guardai a malincuore. Se mi fossero venute due carte uguali tra loro, il mio punto sarebbe molto migliorato; ma non lo desideravo, anzi lo temevo: il mio piacere quasi puramente estetico, se ne sarebbe turbato e guasto. * * * Q uando vidi che il mio tris rimaneva inviolato, ne fui felice. Non avrei rinunciato a lottare con quello, contro qualsivoglia provocazione. Ciò mi dette una invincibile forza di persuasione. Rilanciai. Isidoro passò. Umberto aumentò ancora. Cesare accettò il rilancio di Umberto. Io senza esitare rilancio di nuovo. Umberto passa. Cesare riflette un po, poi passa anche lui gettando sul tavolino le carte coperte con un gesto di rabbia. Avevano tutti abbandonati la lotta, avevo vinto. Avrei potuto raccogliere il piatto senza rivelare il mio punto. Ma, con intenzione puramente cordiale, mostrai le carte con cui avevo giocato: volevo far parte ai mici compagni del piacere artistico di quei tre assi (uno nero e due rossi!). Fu ingenuità. Umberto disse con calma: «Perbacco, io avevo un piccolo full» Ma Cesare esplodeva come una granata di grosso calibro: «Anch io full, e mica piccolo! Eccolo eccolo ancora qui: tre fanti e due re. Ma se il full ormai non valeva più niente. Ho perduto poco fa un colpo di quaranta con un full di donna. Da un ora nascono i full come i funghi, e incontravano colori e poker! Chi va a pensare che tu, che hai perduto fino adesso, dovessi lanciarti a quel modo con un miserabile tris?». «Domando scusa» mormorai malvagiamente. «Lei ha giocato da cane» - scandì Isidoro volgendosi a Cesare -, il tris era evidente, e io lo avrei veduto anche con una sequenza minima». «Evidente un corno - bramì Cesare agitando le spalle e tutto il corpo fino alla parte che stava incastrata nella profonda poltrona - io dovevo per forza fargli in mano un poker, e non potevo supporre un bluff così spudorato». «Chiama bluff con un tris d assi, lei?». Qui venne in campo la tradizionale discussione, se il bluff sia un assoluto o un relativo; ma Cesare la troncò dichiarando recisamente: «Io me ne vado!». E così dicendo cominciò a mescolare le carte, perché era il suo turno. Intanto ognuno di noi valutava approssimativamente, con un occhiata rapida, la propria puglia; e tutti insieme, senza intesa, come spinti d un tratto da un congegno meccanico o mossi da un comune spirito, volgemmo un tacito e lungo sguardo, sull alta mensola, al vaso impassibile che custodiva il vigile foglio ov era suggellato immutabilmente il valore ignoto di quella puglia. L Inviolato Biglietto, invisibile dentro le pareti del vaso, senti il nostro sguardo e impose misticamente silenzio alle dispute vane. Ma il Direttore d Orchestra dal suo cielo remoto fece tacere le trombe, e riportò sul nostro cerchio un breve periodo di calma: calma esteriore, corsa da fremiti forieri di nuovi e più vasti svolgimenti nel giuoco. S abbassò, in quelli sosta breve, il tono dei punti, ma crescevano le poste; e si facevano più frequenti e più intensi gli sguardi d ognuno di noi verso il Vaso del Destino. S incalzarono alcuni notevoli episodi: un poker di donne (con l asso quinta carta) incontrò un poker di re: intorno al quale incontro s erano sentite squillare e incrociarsi, nel luminoso spazio tra la lampada e il tavolino, le parole «cento» «cento cinquanta» «trecento» quali assestati e ribattuti colpi di lancia. * * * P oi ci fu una corta accalmìa, colorata appena da un originale duello di bluff. Lo cominciai io, intenzionalmente; avevo cinque carte diverse; rimasi in giuoco, dichiarandomi servito. Mi tenne testa solamente Umberto, servito anche lui. Rilanciai. Rilanciò. Ma nel rilanciare, mentre con la sinistra teneva le carte, egli appoggiò il palmo della destra sull orlo del tavolino premendocela contro. Ora io altre sere avevo osservato che tutte le volte che Umberto bluffa appoggia e preme la palma della destra sull orlo del tavolino; capii dunque che non aveva nulla e voleva farmi fuggire. Rilanciai ancora; «Cento!». «Duecento!» egli incalzò. Non me l aspettavo: rimasi colpito e mi giudicai battuto. Oscillai un istante: mi vergognavo a fuggire dopo essermi dato servito e aver sfoggiato quella iniziale aggressività, che non mi è consueti; ma commisi il grave errore di temere, in quel fugace istante, d aver sbagliato giudicando Umberto in bluff: così non ebbi il facile ingegno di lanciarmi ancor più su. Fui dominato soprattutto dalla smania di volermi accertare del gioco di Umberto (ch egli non avrebbe mostrato se mi fossi ritirato) e finii col prendere il partito peggiore, accettando: «Vedo». Umberto gettò le carte come colui che ha perduto, dicendo: «Non ho nulla». In metafisica il nulla è assoluto, non comporta strati o confronti, perché e unico, e non esistono due nulla, e se esistessero si identificherebbero, cioè sarebbero un nulla solo, il Nulla. Per contro nella empirica del poker non esistono identità. Si venne a confrontare il nulla di Umberto col mio. Anche lui aveva cinque carte diverse, e di varii colori. Ma la sua più alta era un re, la mia più alta una donna. Ah le donne! Pagai duecento. Imperscrutabile Foglio sulla Mensola Eccelsa, aiutami. Isidoro chiese il permesso di assentarsi un minuto. Ci accorgemmo di essere tutti nelle sue condizioni. Ci chiedemmo reciprocamente il permesso di assentarci un minuto. Per un minuto il Vaso di Elezione rimase solo a vigilare dall alto le cane sparse sotto la luce sul campo abbandonato del tavolino. ( ) Ogni discussione s era spenta; il giuoco si serrava perdendo di agitazione, guadagnando d intensità. Non c era ebrietà, c era una vertigine tutta interiore e occulta, come il contenuto del Foglio, la cui ora si slava avvicinando con un silenzio sempre più profondo, quale dev essere nel cammino delle Idee quando abbandonano l etere per discendere ad attuarsi sulla crosta del mondo. In tali ultime fasi d ogni seduta del genere, tutti lo sanno, non sorgono incidenti, non si presentano episodi; i casi e gli incontri stessi che avvenuti in altre fasi si ricorderebbero per consegnarli oralmente alla tradizione aneddotici del giuoco, si succedono allora come grandi fenomeni naturali, si interpretano come volgimenti celesti; assumono un tono sacro e pacato, accolti con un uguale concentrato silenzio dai trionfatori e dai vinti. Cosi, con vastità ed eroismo degni dell ora, terminò quella memoranda battaglia. Quando lutto fu finito, si fecero freddamente, con un contegnoso aspetto di superiore distrazione, i conti delle differenze. Io non sto a raccontare in pubblico i fatti degli altri. Dirò soltanto che io avevo perduto. Avevo perduto «centocinquanta». 150 che cosa? * * * I l lettore arde, palpita, frigge per la curiosità di sapere che cosa stava scritto nel biglietto fatale. Umberto lo ha preso dall alta mensola, lo tiene sollevato per quaranta secondi verso noi sotto la luce, come un ostia sacra. Il lettore smania scalpita rugge per la curiosita di sapere se io - che avevo perduto centocinquanta avevo perduto centocinquanta moltiplicato un soldo, o moltiplicato una, o cinque, o dieci lire, cioè se avevo perduto 7 e 50, o lire 150 o lire 750 o millecinquecento lire. Vorrei che il lettore si guardasse in uno specchio in questo momento, che si vedesse quanto è brutto in questa sua volgare curiosità ( ). Vorrei che potesse capire quanto una tale curiosità è malsana, meschina, fetida, antiartistica, bestiale vorrei dire se non riflettessi che nessuna bestia al mondo, nessun cane nessuna pecora nessun elefante sarebbe curioso di sapere se io avevo perduto 7 e 50, o 150, o 750, o millecinquecento lire. Il lettore ignora il vero fine e la vera efficacia dell arte. II lettore non sa leggere. Egli non si rende conto che portandolo maestrevolmente, con il racconto d un fatto in sé insipido, superficiale e banalissimo, traverso una serie di sensazioni e vibrazioni sapienti che gli hanno esagitato lo spirito durante la lettura di queste pagine, io ho del tutto assolto il mio compito di narratore e creatore di mosse fantasime, e non ho affatto l obbligo di aggiungere un particolare tutto mio privato, insignificante, privo d ogni portata artistica, d ogni possibilità estetica; che col rivelargli il contenuto del biglietto (che Umberto sta tenendo sollevato sotto la luce come un mistico olocausto) io nulla nulla aggiungerei all efficacia delle sensazioni che gli ho fatte provare. SAGGI «Crimea. L ultima crociata» di Orlando Figes per Einaudi Una penisola nelle brame degli imperi al tramonto Angelo d Orsi L a Crimea è tornata d attualità a seguito del colpo di Stato di «Euromaidan» del novembre Dopo una «guerricciola» con il suo corredo di morti e distruzioni, la Penisola («donata» all Ucraina, nel 1954, da un Kruscev in preda all alcol) è ritornata, nel marzo 2014, alla «Grande Madre Russia», con un referendum, valido a dispetto delle contestazioni dell Occidente. Non è stata la prima guerra in una Penisola di poco più di 26 mila km quadrati e circa due milioni di abitanti. La sua posizione strategica, al confine tra imperi in eterna lotta per la supremazia, l ha esposta a occupazioni, incursioni, devastazioni. Per Orlando Figes, autore di Crimea. L ultima crociata (Einaudi, pp. XX-531, euro 35), la componente base della sua storia è lo scontro fra religioni: una tesi forte, che forse non trova adeguato riscontro, ma l autore conferma la propria capacità affabulatoria in questo tomo, straripante di dati, nomi, cifre, ipotesi: il lettore rischia di smarrirsi, come del resto sembra capitare allo stesso Figes, il quale ci fornisce però un quadro utile a comprendere le componenti variegate di una vicenda intricatissima. Lo scrittore, già noto per discusse incursioni nella storia russa, si rivolge a un fatto preciso, che contiene in sé la trama di un paio di millenni, tra le steppe siberiane, le montagne caucasiche, le sponde mediterranee e l Europa delle Grandi Potenze. La dubbia frontiera religiosa Il conflitto del , la «guerra di Crimea», segnò la fine delle ambizioni dell impero russo, come confermò mezzo secolo dopo la sconfitta col Giappone. Analogamente, l Impero Ottomano, teoricamente tra le potenze vittoriose, diede conferma della propria fragilità, di cui qualche decennio più tardi l Italia di Giolitti approfittò per la «conquista» della Tripolitania e Cirenaica. Sebbene Figes distribuisca le responsabilità, è nondimeno la Russia che mette sul banco degli imputati, usando una chiave interpretativa suggestiva, e, ripeto, discutibile: la religione; tanto più che sembra assecondare un senso comune che sta facendo perdere di vista le componenti economiche e geopolitiche dei conflitti del nostro tempo, quasi che la religione possa essere assolutizzata come «la causa» delle guerre. Sarà poi così vero che, come scrive Figes, in Russia la «frontiera religiosa era da sempre più importante di qualsiasi frontiera etnica?». Che le responsabilità primarie nello scoppio della guerra siano di Nicola I, che invase Moldavia e Valacchia, sotto la sovranità ottomana, non v è dubbio; ma la causa scatenante non è automaticamente la causa politica: il ruolo delle potenze imperialiste, Francia e Gran Bretagna, rimane essenziale; e la Turchia non era da meno, pur nella sua declinante forza: per fermare lo zar, si schierò con esse: il conflitto ebbe inizio con l assedio della fortezza di Sebastopoli (questa è la ragione per cui molte città la ricordano nella toponomastica), principale porto russo sul Mar Nero. Londra e Parigi non ottennero la collaborazione dell Austria (che nel 1914 troveremo alleata della Turchia e della Germania, contro la Triplice Intesa), mentre volle farsi coinvolgere il Piemonte sabaudo che mandò 15 mila uomini, il che sarebbe poi servito a Cavour a porre la questione dell Unità italiana al successivo Congresso di pace di Parigi. Fu la caduta UN INCISIONE DI UNA BATTAGLIA CONDOTTA DURANTE LA GUERRA DI CRIMEA NEL 1855 Il conflitto bellico condotto in quella regione nell 800. Con una chiave di lettura che privilegia il ruolo della religione rimuovendone la dimensione economica di Sebastopoli, a indurre il nuovo zar Alessandro II all armistizio. Emerge dalla ricostruzione di Figes la vastità del sentimento antirusso in Europa, il che rende difficile spiegare la successiva alleanza proprio con il temuto-odiato «Orso russo» contro l Austria e la Germania: nel continuo valzer delle alleanze, dominano l arroganza e la stupidità dei gruppi dirigenti nazionali, non importa se sotto le insegne della democrazia o dell autocrazia, e soprattutto il disprezzo per le popolazioni che rappresentavano. Come sarebbe accaduto nel 1914, anche allora la guerra nacque da un gioco di risiko, in cui ciascun attore tirava la corda contando sulla sua resistenza, lanciando messaggi roboanti, da una parte, rassicuranti dall altra. La guerra è frutto anche della insipienza e della irresponsabilità delle classi dirigenti. Nessuno voleva la guerra, ma tutti erano pronti a usare la minaccia delle armi, fino a che il precarissimo equilibrio saltò. A farne le spese furono, naturalmente, le masse anonime, specialmente contadine, il nerbo degli eserciti: quello russo era di gran lunga il più grande del mondo, con oltre un milione di fanti, 250 mila irregolari, 750 mila riservisti. Ma era un esercito di scarsa potenza, e gli stessi suoi uomini erano in condizioni pessime, per la denutrizione cronica dei mugiki, ancora legati alla gleba da un servaggio che sarebbe stato poi abolito da Alessandro II dieci anni dopo. I loro «padroni» per evitare di impoverire le lavorazioni inviavano al reclutamento i soggetti con minori capacità, tanto che ne veniva respinto un terzo. Inoltre, come avrebbe notato Karl Marx, con osservazione estensibile ben al di là dello specifico, i principali meriti erano la «stolida obbedienza» e la «pronta servilità», congiunta «all accuratezza nello scoprire una pecca nei bottoni o nell asola dell uniforme». Pennacchi e galloni Non era poi tanto meglio l esercito di Sua Maestà Britannica, mal equipaggiato, mal nutrito e mal organizzato: la famosa carica di Balaklava immortalata nella pittura, nella letteratura e nel cinema, rappresentò un inutile gesto di eroismo disperato. Eppure fu proprio la Crimea a cambiare il rapporto degli inglesi con l esercito, sottraendolo all egemonia dell aristocrazia, screditata dalla pessima prova data in guerra: in luogo del gentiluomo «tutto pennacchi e galloni», l eroe divenne il soldato di truppa, un anonimo figlio del popolo. Il che contribuì a far uscire di scena i ceti aristocratici favorendo l ascesa delle classi medie, anche grazie all informazione fornita dalla stampa. Nel teatro di quella, lungi dall essere un conflitto minore, fu la prima guerra moderna della storia, nacque la figura del corrispondente, che, armato di taccuino e penna, si reca sul luogo e racconta ciò che vede. Fu il britannico William Russell il primo, documentando il conflitto, contro la censura degli Alti Comandi: corrispondente del Times, egli raccontò la realtà di quel macello all ingrosso, non lesinando critiche alle gerarchie militari. E in tal modo si pose anche il dualismo tra la verità atroce e spesso oscena del massacro, e la rappresentazione edulcorata ed eroicistica diffusa sul piano politico. Anche da tale punto di vista, che sia stata o no il teatro di una «crociata», la Crimea fu senza dubbio una prova generale del grande massacro che sarebbe cominciato sessant anni dopo.

12 pagina 12 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 Immaginari VISIONI Cosa è giusto consumare? Se l alimentazione e i suoi tabù sono stabiliti dai modelli culturali, in questi decenni la risposta è sempre più la dieta vegeteriana L uomo è l onnivoro per eccellenza anche se nei fatti questa condizione è diventata un dilemma Se la scelta del cibo è un atto politico Benedetta Diamanti S e c è un onnivoro per eccellenza forse è proprio l uomo, che può cibarsi di ogni specie dai vegetali, agli insetti, ai mammiferi, fino a casi estremi di cannibalismo. Pur potendo mangiare di tutto l uomo però, fin dall antichità, sceglie di cosa cibarsi: ogni cultura infatti seleziona nella vasta gamma di alimenti potenzialmente disponibili quelli da includere nella propria alimentazione e quelli che invece sono tabù. Questa scelta non corrisponde per forza a motivazioni di reperibilità o maggiore funzionalità degli alimenti, ogni cultura ha un suo modello alimentare in cui certe categorie di cibo sono approvate e desiderabili, certe altre invece sono rifiutate e provocano disgusto; le ragioni di queste scelte vanno cercate nella struttura sociale e gerarchica di ogni comunità e rimandano a precisi significati antropologici, psicologici e sociologici. Essere onnivori però, da alcuni decenni a questa parte, costituisce un vero e proprio dilemma (citando Michael Pollan e il bestseller Il dilemma dell onnivoro): cosa è giusto consumare? Cosa è sostenibile? Cosa è salutare? Proprio in questi decenni la scelta vegetariana in risposta a queste domande ha visto un fortissimo incremento. Oggi in Italia, secondo il rapporto Eurispes del 2014, si contano circa 4,2 milioni di vegetariani, ossia il 7,1% della popolazione, di cui uno 0,6% è costituito da vegetaliani, o meglio conosciuti come vegani, ossia coloro che eliminano dalla propria alimentazione tutti i derivati animali, quindi anche latticini, uova e miele. Secondo la stima dell Associazione Vegetariana Italiana, fondata nel 1952, la percentuale di vegetariani raggiungerebbe invece il 10% della popolazione. Sicuramente si tratta di un dato in crescita. La storia del vegetarianismo affonda le sue radici nell India del Buddha e nasce come forma di estremo rispetto nei confronti di tutti gli esseri viventi, ma anche come forma di netta distinzione dalla classe dominante. Un altro celebre vegetariano dell antichità è il greco Pitagora, che professava la metempsicosi. Dopo una lunga fase di stallo data dall avvento del cristianesimo, secondo cui la natura è stata creata da Dio perché gli uomini se ne servano, la scelta vegetariana inizia a riaffiorare col Rinascimento e Leonardo Da Vinci ne è un illustre esponente. È in Inghilterra, patria della rivoluzione industriale, che nel 1847, a Ramsgate, viene fondata la prima Vegetarian Society e grazie ad essa ben presto si diffondono i termini «vegetarian» e «vegetarianism» nell inglese comune. Accanto alla dieta vegetariana adottata per motivi religiosi, come accade tra gli Indù, oppure per un senso di forte rispetto per la vita che sia umana o animale, oggi vegetarianismo e veganismo rappresentano sempre di più una scelta etica che vuole porsi in contrasto alle logiche di mercato e alla crescente industrializzazione che riguarda produzione, distribuzione e consumo del cibo. Tuttavia sempre di più sono anche le persone che si avvicinano alla dieta vegetariana per una moda salutista, rifiutando in primis la carne come alimento «malsano» e CINEMA Tra i molti film veg, imperdibile è «Go Further» In bus attraverso l America per cambiare il mondo Ron Mann aveva seguito Woody Harrelson e un gruppo di eco-attivisti, nel viaggio sulla West Coast per proteggere l ambiente C.Pi. N ella filmografia vegetariana-vegana-più-o-meno-salutista-ossessivo-maniacale di (quasi sempre) donne invasate, madri depresse e «purificatrici» che ammazzano il pargolo a suon di digiuni (vedi Hungry Hearts di Saverio Costanzo), ragazzi combattenti che assaltano allevamenti di bovini e scelgono di tornare all «atto agricolo» (recentemente un film francese visto al Festival di Locarno, Le Grand Jeu), il film che meglio racconta le insidie della cattiva alimentazione, e le sue ragioni socio-economiche (già perché al discount come al Mac si va non solo per passione sfrenata ma forse soprattutto perché costano poco...) e i suoi nefasti effetti è ancora Go Further (2003) di Ron Mann. Protagonista è un gruppo di ecoattivisti «guidato» da Woody Harrelson che percorre l America seguendo la strada psichedelica lungio la West Coast del mitico Magic Bus di Kesey - lo ritroveranno alla fine - con l obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza sull ambiente e sui rischi della sua devastazione. Sul bus viaggiano un insegnante di yoga, un cuoco di cucina naturale, un juk-food addicted. La scommessa è più o meno questa: convertire le abitudini alimentari pessime di quest ultimo per mostrare gli effetti del cambiamento «in diretta». Un dispositivo semplice in fondo ma potente e non solo perché Harrelson è il personal trainer che tutti vorremmo. Così il ragazzo dai panini grondanti salse passa a magnifiche centrifughe e altri cibi di equilibrio perfetto, e cambia, diventa più bello, incontra una studentessa che lascia tutto e sale sul bus anche lei... Ma il «fuori» non è così disponibile, e a ogni tappa sentiamo l ostilità che molti hanno nei loro confronti, ma anche il fascino e la necessità specie tra i più giovani di voler agire. Lungo il percorso il gruppo fa molti incontri che sintetizzano in pericoloso. All interno della fascia di popolazione che si dichiara vegetariana ci sono varie sottocategorie e sono molti quelli che ogni tanto chiudono un occhio: c è chi ad esempio si dichiara veg pur continuando a mangiare pesce, chi trovandosi in compagnia non rifiuta la carne, o chi è vegano e una volta ogni tanto indulge in un gelato alla crema. La labilità del confine e la possibilità di sgarro è spesso dovuta al controllo più o meno rigido svolto dall ambiente circostante: condividere la scelta con un ampio numero di persone, soprattutto se il fattore ideologico è determinante, farà in modo che la si osservi con più disciplina. Partito un po in ritardo, anche il mercato si sta adattando a questa nuova fetta di consumatori. Se trovare un menù vegetariano che non sia a base di sole verdure grigliate e mozzarella in Italia a qualche modo gli atteggiamenti più diffusi: l imprenditore che fabbrica carte e non si preoccupa della sorte degli alberi, il coltivatore organico convinto che la natura è un suo alleato, l attivista che insegna a usare come arma l umorismo nella battaglia per l ambiente. Harrelson spiega che la resistenza comincia dalle scelte di ogni giorno, dalle attenzioni più piccole per quei gesti che pensiamo non abbiano valore, e da un cambiamento personale che deve sempre andare avanti: Go Further! Quello che il regista canadese mostra con precisione è appunto questa necessità di un cambiamento prima di tutto culturale e insieme i suoi ostacoli su un mercato che ha troppi interessi all sfruttamento intensivo della natura animale o vegetale che sia. In fondo anche l alimentazione naturale è diventata un business coi suoi prezzi proibitivi che eslcudono chi non ha mezzi, o che nella formazione del consumo viene fatta percepire come una stravaganza. Non è questione di stereotipo, è un fatto di classe m su questo «magic bus» di oggi, come allora, la sfida rimane aperta: arrivare il più possibile alle persone, alle teste e ai cuori che non è un semplice fatto di moda, è un gesto importante con cui dire no a molto. Basta pensare alla deforestizzazione, ai miliardi infiniti di interessi delle multinazionali, agli accordi della politica e dello stato. Serve un po di attenzione per migliorare, come spiega Harrelson? Allora si può anche cominciare sostituendo il burro sui pop corn. Magari è più buono. volte sembra ancora un miraggio, tuttavia l industria ha ben compreso le potenzialità di questa domanda sempre crescente. Il reparto frigo dei supermercati si adatta e fa posto a vari tipi di surrogati della carne o dei latticini, che cercano di attirare il consumatore curioso con l uso di denominazioni che a tutti i costi sembrano non volere abbandonare la gastronomia classica e per questo sono destinati a generare spesso delusione: così il tofu (derivato dalla cagliatura del succo estratto dalla soia) e il seitan (derivato dalla lavorazione del glutine del frumento) diventano polpette, hamburger, affettato, wurstel, spezzatino e addirittura c è qualche ditta coraggiosa che propone una fiorentina veg. Per non parlare poi dei surrogati dei formaggi, come il parmigiano vegano, la mozzarella di riso o il formaggio spalmabile di anacardi. Anche le librerie si riempiono di ricettari di cucina vegetariana o vegana spesso Il mercato si sta adattando ai nuovi consumatori, e per questo il cammino è pieno di trappole pieni di ricette a base di ingredienti esotici e in cui la soia, di nuovo, sotto svariate forme (tamari, tempeh, tofu, fagiolo, edamame), la fa da padrona. La domanda di sostituti proteici della carne trova sempre più spesso una risposta dell industria orientata su questo fagiolo che nasce in Cina e che oggi è uno dei prodotti più coltivati al mondo, usato nell industria alimentare, nei mangimi per animali, nella cosmetica. Ma perché una delle colture dalla tracciabilità più mistificata dovrebbe diventare la principale fonte proteica dei vegetariani? Perché i campi italiani devono convertirsi alla coltivazione della soia e abbandonare la ricca varietà di legumi autoctoni? Recentemente anche Mac Donald s ha intuito il potenziale dei consumatori veg e ha deciso di inserire nel menù un panino vegetariano, da poco sbarcato in Italia. Ma cosa ci fa un vegetariano da Mac Donald s, il nemico per eccellenza? Wendell Berry afferma che «mangiare è un atto agricolo», anche se nella tendenza dominante è ancora un atto industriale. Scegliere di resistere a questa deriva con una precisa esclusione alimentare è un atto fortemente politico ed ideologico, chi diventa vegetariano oggi ha il cammino disseminato di trappole e il marketing le rende saporite e invitanti. Basta esserne consapevoli e non abbassare la guardia. «FOODSCAPES» DI CARL WARNER

13 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 13 VISIONI IRENE DIONISO In questi giorni è sul set del suo primo film, «Le Ultime Cose» con Fabrizio Falco, Alfonso Santagata, Christina Andrea Rosamilia, Roberto De Francesco, Maria Eugenia D Aquino, Salvatore Cantalupo, Anna Ferruzzo, produzione tempesta / Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema. Il film racconta tre storie che si intrecciano ai giorni nostri al Banco dei Pegni di Torino, sulla sottile linea del debito morale alla ricerca del proprio riscatto. Sarà girato per 5 settimane interamente a Torino, tra ex Banco di Sicilia via Alfieri 13 (che vede la metà delle riprese), vicolo e piazza della Consolata, mercato Porta Palazzo, autodemoliltore via Cuorgné, Discoteca Tout va La Nuit via G. Ferrari, Bar Boheme (via Ormea), esterno Sabor Latino via Stradella. La fotografia è di Caroline Champetier (che ha illuminato tra gli altri i film di olloin, Rivette, Godard), il montaggio di Aline Hervé. LA FIRE! ORCHESTRA DIRETTA DAL SASSOFONISTA MATS GUSTAFSSON; NELLA FOTO PICCOLA IL MUSICISTA SCOMPARSO BUTCH MORRIS FESTIVAL Dall 1 settembre Sant Anna Arresi celebra la sperimentazione Sonorità spericolate tra jazz e contemporanea Mario Gamba S e trent anni vi sembran pochi. Ma il pregio del festival «Ai confini tra Sardegna e jazz» non è l anzianità. Il suo pregio è di puntare sempre sulla musica sperimentale. Anche quest anno a Sant Anna Arresi dall 1 al 6 settembre si ascolta freenon catalogabile, art-rock, commistioni spericolate tra free estremo, funk e sonorità underground. Tutto in omaggio alla memoria di Butch Morris. Il grande propagatore del modo di far musica chiamato Conduction, morto nel 2013, fu «artista in residenza» nella cittadina sarda per tre anni, tra il 2008 e il Qui ha lasciato il segno con lavori elaborati insieme a strumentisti star o a studenti di musica, le Conduction n. 180, 188, 192. L ultima, pubblicata l inverno scorso, è sottotitolata Possible universe. Così la trentesima edizione del festival ha una dedica affettuosa: Bentornato Butch. A Sant Anna Arresi di Morris è rimasto il ricordo come di uno di casa. Un visionario adottato da questo piccolo centro spoglio. Col suo nuraghe nella piazza principale e le dune più incantevoli della spiaggia di Porto Pino pochi metri più in là. Dedica affettuosa e impegnativa. Perché il programma dovrebbe rispecchiare il gusto per le articolazioni ampie del discorso musicale, tra jazz e «contemporanea», per gli impasti timbrici complessi. La selezione del trentennale omaggia il compositore Butch Morris I caratteri, cioè, della musica di Butch. Un gusto orchestrale, se vogliamo. E leggendo il programma si capisce che si è cercata questa ispirazione fin dove era possibile. Sulla carta la band più direttamente morrisiana è la Nublu Orchestra, che suona il 4 e 5 settembre. Morris la dirigeva ma è meglio dire produceva istantaneamente brani musicali insieme a questo organico fisso usando il suo catalogo di segni (brevettato nel suo sistema di Conduction) ogni lunedì sera a New York nel club da cui l orchestra ha preso il nome. Con la Nublu il compositore/ispiratore (non vorremmo mai usare la parola direttore, anche se è difficile dribblarla di continuo) ha fatto la sua musica più danzante e più vicina ai sapori del jazz. Senza lasciar da parte né complessità né varietà di materiali. Il percussionista Kenny Wollesen prende a Sant Anna Arresi il posto del maestro per presentare - a ranghi ridotti: si tratta di un settetto le inedite Conduction n. 1 e 2. Proseguendo nella consultazione del cartellone per individuare le formazioni ampie, le più idealmente affini al tipo di pratica musicale di Butch, si trova, proprio in chiusura del festival, la Fire! Orchestra diretta dal sassofonista baritono svedese Mats Gustafsson. La compagine è nata nel 2011 dall idea di espandere il trio Fire!, formato da Gustafsson, dal bassista Johan Berthling e dal batterista Andreas Werliin. 28 musicisti scandinavi di ispirazione freejazzistica e rock, un manifesto dell ibrido in cui consiste molto spesso la musica attuale, con il solista Gustafsson, dedito in genere a un parossistico idioma totalmente improvvisato, nella veste di leader che più interdisciplinare non si può. A Sant Anna Arresi la band è di 16 strumentisti, tra cui gli stessi Berthling e Werliin, la vocalista Mariam Wallentin e Mette Rasmussen, altosassofonista. Poi abbiamo un Large Ensemble (3 settembre) da cui ci aspettiamo le note più preziose. Il concerto di questo gruppo è intitolato, appunto, Homage to Butch Morris, ma è probabile che abbia l impronta di Evan Parker. Il sassofonista inglese ha riunito per l occasione 14 musicisti straordinari dell area della free music più un ospite speciale: William Parker, contrabbassista e protagonista di storiche esperienze avant-jazz. Giancarlo Schiaffini è della partita, si prevede una organizzata performance di improvvisazione e scrittura da parte di un organico che comprende due fonti di elettronica (Walter Prati e Sam Pluta), due contrabbassisti celebri come Barry Guy e John Edwards, due percussionisti super come Paul Lytton e Hamid Drake, due pianoforti, un altro sax, un violoncello, un vibrafono. Evan Parker ha una sua specie di monografia nel festival. Suona da solo in apertura, in quartetto il 4 con Peter Evans (trombettista immenso), Barry Guy e Paul Lytton, in quintetto il 2 con Evans, Edwards, Drake e il pianista Alexander Hawkins. Ritroviamo Willam Parker il 5 in un trio tutto americano con John Dikeman (sax) e Drake, ed un nucleo minimo della Fire! Orchestra il 6: il duo Wildbirds and Peacedrums, il lato più pop del festival. La cantante Wallentin e il drummer Werliin fanno una musica vellutata, beat, piacevole, non originalissima. Ci sono altri «soli» in programma, il 2 e il 3. Due trombettisti: Rob Mazurek e Graham Haynes. Entrambi usano anche l elettronica. Haynes lo ritroviamo l 1 settembre in un quartetto che promette jazz evoluto, funk, afro e filosofia dj. Il gruppo si chiama Nu Grid ed è completato dai chitarristi Vernon Reid e Jean-Paul Bourelly e da Dj Logic. Tornano, infine, a Sant Anna i famosi coniugi Tippett: lui, Keith è pianista, lei, Julie, è vocalista. Si esibiscono il 2 con tre splendidi musicisti italiani: Roberto Ottaviano (sax), Giovanni Maier (contrabbasso), Cristiano Calcagnile (batteria). STAR WARS A dicembre il «risveglio» del box office È dall uscita del primo teaser trailer lo scorso novembre che i bookmakers puntano su «Star Wars - Il risveglio della forza» - il seguito di «Il ritorno dello Jedi» che i fan attendono da 32 anni, nonché primo capitolo della saga stellare prodotto da Disney e firmato JJ Abrams - come il film che farà più incassi al botteghino Ma il sito Deadline.com, faro dell economia made in Hollywood, prevede addirittura un apertura al box office che si aggiudicherà il record mondiale con oltre 615 milioni di dollari, scalzando il primato finora detenuto da «Jurassic World». I motivi sono molti, a partire dalla popolarità indiscussa di Guerre Stellari, che attraversa gli anni e le generazioni. Conta anche l uscita in dicembre (il 18), in cui le sale non offrono tanta concorrenza, ad eccezione della Cina che in quel periodo è chiusa alle cinematografie straniere. La Disney è talmente fiduciosa che, contrariamente alla prassi, già si progettano i sequel ed i parchi a tema. Scommessa vinta in partenza? Lo sapremo il 18 dicembre. CINEMA Schermi horror a Leicester Square FrightFest, il terrore nel cuore di Londra Giovanna Branca M entre a Notting Hill si festeggerà a breve il variopinto carnevale giamaicano, il Bank Holiday di fine agosto è occasione per celebrare nel cuore di Londra - una Leicester Square gremita di turisti - la sagra dell orrore sul grande schermo. Giunto alla sua sedicesima edizione, il London FrightFest è iniziato ieri e durerà fino al 31 agosto, con in cartellone addirittura 76 titoli horror. I registi sono ben assortiti in provenienza come esperienza: dall attore inglese al suo debutto come regista Steve Oram - il suggestivo titolo del suo film è Aaaaaaaaah! - ad autori onnipresenti nei festival di tutto il mondo come il giapponese Takashi Miike - a Londra con il suo Over Your Dead Body. Fondato nel 2000 da da Paul McEvoy, Ian Rattray e Alan Jones, il FrightFest ha conosciuto da allora un tale successo che dal piccolo Prince Charles Cinema dei suoi esordi ha compiuto la scalata fino al multiplex Vue, nel cuore della piazza a due passi da Piccadilly Circus. Nel 2005, il grande George A. Romero lo elesse a luogo per l anteprima del suo La terra dei morti viventi, mentre Guillermo Del Toro lo ha definito il «Woodstock del gore». Come è doveroso per una festa incentrata sulla paura, non manca il tributo al maestro della suspance: Alfred Hitchcock. Il regista Jaron Henrie-McCrea lo aveva già omaggiato con il suo Pervertigo, del 2012, mentre quest anno porta a Londra Curtain, ambientato principalmente nella doccia di un appartamento di New York. Viene invece dall Argentina The Rotten Link di Valentin Javier Diment, che sposta in Sudamerica quei villaggi pieni di inquietanti bifolchi tipicamente statunitensi. Da Takashi Miike a Ed Wood, i maestri della paura di ieri ed oggi L ospite d onore del Festival è Barbara Crampton, «scream queen» che ha esordito con una piccola parte in Omicidio a luci rosse di Brian De Palma e che da allora ha collezionato decine di titoli, tra cui Le streghe di Salem di Rob Zombie. Al FrightFest è presente con ben quattro film: We Are Still Here di Ted Geoghegan, Sun Choke di Ben Cresciman, Road Games di Abner Pastoll ed il film collettivo Tales of Halloween, che vanta anche cammei di registi come John Landis e Joe Dante in veste di interpreti. Il nome più celebre della selezione resta comunque il prolificissimo Takashi Miike - visto l ultima volta neanche un anno fa al Festival di Roma con As the Gods Will - che nel suo Over Your Dead Body adatta una delle più celebri storie di fantasmi giapponese, ambientata a metà tra il teatro e la «realtà». Un tributo va anche a colui che detiene l infelice primato di peggior regista della storia del cinema: Ed Wood, a cui Tim Burton dedicò il suo bellissimo film omonimo, interpretato da Johnny Depp. Il suo bistrattato - ma ormai assurto allo status di cult - Plan 9 From Outer Space, verrà proiettato con la nuova colonna sonora realizzata da DJ Cheeba, pensata per renderlo ancora più «terrificante». Per chi non ne avesse abbastanza, il FrightFest torna con vari eventi sparsi per tutto l anno - tra cui, in passato, un incontro con Dario Argento al Coronet di Notting Hill ed un concerto dei Goblin, autori delle colonne sonore dei suoi film - in ottobre con quella che gli organizzatori chiamano una «Halloween extravaganza», ed a febbraio al Festival di Glasgow con la «terror-thon», la maratona del terrore della durata di due giorni. GLI AUSTRALIANI TAME IMPALA DAL VIVO LIVE Il festival «Rock in Roma» ha riaperto i battenti con la banda australiana Tame Impala, elegia della psichedelia 2.1 Roberto Peciola M ercoledì 26 luglio, ore 22.15, ippodromo delle Capannelle in Roma. Va in scena l'elegia della psichedelia 2.1. Dopo la pausa agostana «Rock in Roma» riapre le porte e affida la prima delle ultime quattro serate (le prossime saranno con i Negrita, il 30 agosto, Interpol il 2 settembre, e Linkin Park domenica 6) a Kevin Parker e alla sua strana creatura, Tame Impala. Il giovane musicista australiano - chitarra e voce on stage, ma ogni altro strumento, o quasi, in studio - si è presentato per la prima volta al pubblico romano, o meglio al pubblico che ha raggiunto la capitale (molti gli stranieri presenti) per assistere a quello che, per chi scrive, è stato il concerto dell'anno. Rappresentanti principali - insieme ai connazionali Unknown Mortal Orchestra o agli inglesi Temples - della rinascita del pop psichedelico, quello che prende ispirazione dai Beatles di Sgt. Pepper's, dai Beach Boys di Pet Sounds o dai Pink Floyd era Syd Barrett, i Tame Impala (che questa sera chiuderanno il loro minitour italiano al Teatro Romano di Verona, data sold-out) hanno ammaliato il pubblico con uno show essenziale, basato solo ed esclusivamente sulla carica onirica del loro sound e sulle luci colorate e roteanti proiettate sul palco da due megaproiettori. Parker ha fatto da padrone di casa introducendo qua e là i brani e cercando l'interazione con l'audience, strappando applausi e sorrisi quando ha fatto cenno ai tanti «condom» (preservativi, donati all'ingresso da uno degli sponsor della rassegna rock capitolina) che volavano sopra le teste dei fan a mo' di palloncini, o ai cappelli rossi (dono di un altro sponsor) che spiccavano invece sulle teste di molti ragazzi. La sua voce in falsetto, che ci fa pensare a un mix tra un figlio illegittimo di John Lennon e un fratellastro dei Bee Gees, non sbaglia una nota, così come la sua chitarra, ma è l'amalgama con il resto del gruppo che lascia a bocca aperta. Un suono corposo e denso, tra tappeti di tastiere «vintage», sì, ma modernissime, un lavoro di basso che tiene insieme il tutto e una batteria che pulsa a dovere, i cinque ragazzi prendono, spinti anche dall'accoglienza dei fan - non moltissimi, ma decisamente in sintonia con la band - via via sempre maggior confidenza e si lasciano andare trascinando i presenti. Un'ora e mezzo, o poco più, quasi perfetta, con una scaletta che ha messo insieme pezzi da tutti e tre gli album, scelti con cura per non lasciare indietro nessuno di quelli che il pubblico si aspetta e apprezza, dalla iniziale Let it Happen (dopo un'intro strumentale) alla chiusura di bis con una versione dilatata e bellissima di Nothing that Has Happened... In mezzo sono passate così le loro «hit» (Mind Mischief, Why Won't They Talk to Me, la fantastica Elephant, Feels Like We Only Go Backwards) e i brani migliori dell'ultimo arrivato, Currents, da Eventually a The Moment, fino a The Less I Know the Better e Cause I'm a Man.

14 pagina 14 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 Posta & Risposta Tsipras della discordia Non voglio essere troppo cattivo con Revelli, che stimo, quindi penso che quando ha scritto questo articolo, in qualche modo fosse alterato, che non fosse lui. Però consiglio anche a lui di leggere l intervento delle due parlamentari di "Die Linke", Nicole Gohlke e Janine Wissler. E magari di leggere anche l articolo del filosofo Alain Badiou, «Onze points mélancoliques sur le devenir de la situation grecque», su Libération del 20 agosto Forse lo aiuteranno a riflettere un po meglio. Luigi Viglino Marco Revelli su Tsipras e il suo governo ("il manifesto", 23/8), su ogni aspetto non analizza ma avalla ogni passaggio del governo Tsipras come le cose migliori da farsi e dà per scontato che tutto evolverà nella maniera migliore possibile. Cose simili se ne sono lette molte, qui si arriva all apologia. Potrebbe essere anche un esempio di «Grande politica» aver costruito fin dal 25 gennaio un percorso di rottura con l Eurogruppo, come proponevano i compagni e le compagne della sinistra di Syriza, per evitare di trovarsi nella situazione di non poter rifiutare il ricatto e ingoiare il terzo memorandum. La Piattaforma di Sinistra, al contrario di quanto sostiene Revelli, ha chiesto il congresso anticipato, negato dalla maggioranza di Syriza che ha preferito con le elezioni una componente istituzionale non contrapposta al nuovo memorandum. Non viene apportata nessuna ragione per sostenere, come fa l autore, che la strategia di Tsipras sia utile a essere nelle migliori condizioni per affrontare le sfide d autunno. Come si può pensare che l accettazione di un pesantissimo ricatto senza contropartita - di fatto la resa - possa aiutare ad allargare il fronte di opposizione al neoliberismo e all austerità in Europa? Forse perché così tutti hanno potuto vedere la ferocia dell Eurogruppo e si rivolteranno? Ai segnali che arrivano dalla Spagna prossima alle elezioni, all imprevista affermazione del socialista Sanders nel Partito democratico Usa, all affermazione di Corbyn nei laburisti britannici, non era meglio che il governo greco avviasse un altra strada di rottura con l Unione europea per non dovere presentarsi esso stesso e la nuova maggioranza che uscirà dalle elezioni, come il garante dell applicazione delle politiche di austerità? Pierluigi Magnaschi, direttore di «ItaliaOggi», intitolava il giorno dopo le dimissioni di Tsipras: «In Grecia vi è la prova incontrovertibile che solo la sinistra sa fare riforme di destra». Lui sì che se ne intende. Adriano Alessandria Torino Tranquillo Luigi Viglino: sono sempre io, e in possesso delle mie facoltà mentali. Semplicemente non mi costruisco la mia visione del mondo sui testi di Alain Badiou, la cui teoria dell evento mi lascia dubbioso. Non mi sembra una forma di follia, solo un punto di vista diverso, anche se nelle sue "1 tesi "non ho letto nulla di così distante da quanto ho scritto sulla Grecia. Quanto poi ad Adriano di Alessandria, non credo che costruire «un percorso di rottura con l Eurogruppo» fin dal 25 gennaio fosse, per la Grecia, una linea praticabile, e neppure desiderabile. Non stava nel mandato elettorale: Tsipras, a nome di tutta Syriza, aveva sempre sostenuto di volersi battere «nello spazio europeo». Non ha mai neppure accennato a un uscita dall Euro e men che meno dall Unione europea. Non stava neppure nell ordine delle cose: troppo impari era il rapporto di forze, la Grecia intera ne sarebbe uscita schiantata. La delegazione greca ha fatto tutto il possibile, «dentro quel quadro di realtà». E io personalmente credo che la politica sia l arte del confronto con la realtà, non del soddisfacimento di visioni illusorie. Non credo che sia compito di un buon politico gettare il proprio popolo nel baratro (perché questo sarebbe la Grexit), per soddisfare il proprio compiacimento estetico. Schaeuble e i falchi dell Eurogruppo volevano cancellare il governo greco e, in subordine, cacciare la Grecia dall euro. Non ci sono riusciti. I greci sono ancora lì, e se come spero vinceranno le elezioni, torneranno a contrastare i loro e i nostri nemici. Non è poco. Quanto al Congresso, quando la piattaforma di sinistra propose di riconvocare il vecchio Congresso, le fu risposto proponendo prima un Referendum tra gli iscritti di Syriza (rifiutato) e poi un nuovo Congresso sulla base di una consultazione nelle sezioni, rifiutato anch esso subito dopo il terzo voto in Parlamento, quando già era stata decisa la scissione. Questo per la precisione. Per concludere un solo consiglio: la pensi come meglio crede, ma non prenda come ispiratore Pierluigi Magnaschi. Non sta né dalla sua né dalla mia parte. Marco Revelli CÈ VITA A SINISTRA le lettere INVIATE I VOSTRI COMMENTI SU: lettere@ilmanifesto.it Tutti uniti e ognuno per sé? Aderisco con entusiasmo all'iniziativa de 'Il manifesto' che chiama le compagne e i compagni a dare un contributo per la costruzione di una nuova forza politica per contrastare in Italia la virata a destra del governo Renzi ed in Europa le sempre più aggressive politiche delle classi dominanti e delle loro oligarchie finanziarie. Di fronte a questa situazione drammatica, fioccano le iniziative sia da parte di esponenti del partito democratico che hanno lasciato o minacciano di farlo, come anche da parte di tanti movimenti e partiti di matrice marxista, rivolte alla costruzione di questo nuovo soggetto politico che si candida a governare il nostro paese. A me sembra, tuttavia, che queste iniziative ancora una volta marcino ognuna per conto proprio, vedi i 'referendum' di Civati o il nuovo movimento di Fassina, le quali appaiono altrettante 'fughe in avanti', come scrive Michele Prospero. Io consiglierei a tutti coloro che vogliono impegnarsi seriamente per questo nobile scopo, leaders storici o autorità esperte e riconosciute, di sedersi attorno ad un tavolo per avviare una seria discussione su alcuni temi di stretta attualità che anima il dibattito politico e sui quali le forze politiche si giocheranno la partita dei prossimi governi, in Italia come in Europa. Su tutti, il problema dell'immigrazione (integrazione o espulsione?), l'euro (uscire o non uscire?) e infine l'ambiente (in questi giorni stiamo assistendo a fenomeni estremi dovuti al cambiamento climatico con conseguenti gravissimi danni in Veneto, Toscana e Calabria, come all'estero). Quali soluzioni condivise proponiamo per questi problemi? Quale modello di società saremo capaci di progettare e proporre? Solo se sapremo dare risposte unitarie e chiare ai suddetti quesiti, solo così un nuovo e giovane gruppo dirigente, emergente dal basso, potrà riacquistare credibilità e mobilitare coloro che poi dovranno realizzare quel 'programma fondamentale', cioè le larghe masse di lavoratrici e lavoratori sulle cui gambe dovrà camminare qualsiasi progetto di cambiamento (vedi intervento di Piero Bevilacqua del 9 agosto). Ricordiamoci che nessuna trasformazione sociale è possibile senza il consenso e la partecipazione. Fulvio Scalercio, Roma Ho 18 anni e voglio sognare Sono un giovane napoletano, seguo con interesse il dibattito aperto su questo giornale dall'editoriale di Norma Rangeri, e credo, per dirla come Veltroni, che sinistra non sia una parolaccia (anche se non necessitavo di questa sua precisazione), ma devo ammettere che nella mia breve, ho appena compiuto 18 anni, passione politica ho assistito molte volte alla retorica della dicotomia sinistra "moderna"\sinistra non "moderna". La prima è un'espressione che serve a nascondere, e a giustificare, una progressiva rinuncia nell'elaborare una visione alternativa a quella liberista, attualmente imperante, adducendo come pretesto la "modernità", facendo confluire in questa una visione sostanzialmente subalterna a quella della destra, assumendone un carattere molto simile e,forse, più umano." Il mondo è cambiato" (è il topos che si sente dire), vero, ma i poveri, gli emarginati, i deboli sono sempre gli stessi: tanti! Come se poi il mutamento del mondo significasse la sconfitta di temi quali giustizia sociale, uguaglianza. Ma veniamo alla seconda, quella non "moderna" che più mi e ci interessa. Ogni volta che si parla di questa non si fa altro che elencare una serie di aggettivi, parole, concetti che aspirerebbero ad essere, giustamente, faziosi, ma che in realtà sono quanto di più laico e condivisibile che ci sia. Si sente definirla spesso così: "Sinistra è solidarietà, lavoro, pace...ect", parole vuote che tutti, destra e sinistra, possono dire di condividere, esse marcano la grave mancanza di cui è affetta, oggi, la sinistra: quella del pensiero. Tutta la sinistra che si dichiara contraria allo status quo, riesce solo a urlare una serie di "no" ad un sistema che, nonostante tutte le falle, tutti gli errori e i crimini dei quali si macchia, vive e prolifera, ma non oppone una concreta alternativa, un serio rinnovamento delle ricette. Essa non propone sogni per i quali combattere, non propone speranze per le quali impegnarsi, non propone un mondo nuovo nel quale credere, diverso e più giusto, ma è solo impegnata ad evidenziare il suo essere contro il liberismo, dimenticando di tracciare dei confini scientifici alle sue proposte. Quale risposta abbiamo, noi di sinistra, al problema della disoccupazione? Che modello economico abbiamo in mente? Che modello di vita, di scuola, d'ambiente, di crescita, di sviluppo, cerchiamo di dare a questo nostro paese, all'europa, e al mondo? Secondo un approccio pragmatico e concreto? Se prima un muro divideva due sogni, distinti ma chiari, oggi non ci sono modelli contrastanti. Quindi, non chiediamoci se c'è vita a sinistra, ma che cosa è la sinistra. Solo dopo un'accurata riflessione su ciò, germoglierà quel vasto terreno di speranze e delusioni che siamo destinati ad arare. Antonio Avilio A 16 anni già la sinistra Salve, mi chiamo Alessandro e sono un ragazzo di 16 di sinistra, iscritto a POSSIBILE. Questa mia lettera, più un pensiero, spiega cos'è la sinistra, cioè cosa penso che sia la sinistra. La mia Sinistra si batte contro tutte le disuguaglianze, a partire da quelle etniche, giuridiche e sociali. La mia Sinistra è pacifista ed europeista, non si batte per dividere l'europa e farla tornare ai vecchi egoismi nazionalisti che l'hanno portata a due conflitti mondiali. Si batte per un'europa più democratica e giusta, non fondata sulla Germania, dove a prendere le decisioni più importanti non sono solo i singoli capi di stato ma l'intera comunità purché si riconosce nel parlamento europeo votato dai cittadini. La mia Sinistra è socialista, nel vero senso del termine, ma democratica perché crede che al socialismo si possa arrivare anche attraverso la non violenza e le istituzioni democratiche. La mia Sinistra cerca di creare e offrire ai cittadini servizi che lo Stato "neoliberista" non offre oppure concede solo a chi possiede il denaro per permetterselo. La mia Sinistra vuole che l'istruzione sia laica e gratuita, perché l'istruzione è diritto. Si batte affinché lo stato pensi prima di tutto ai bambini e ai ragazzi che vanno nelle scuole statali. E vuole che la scuola sia il primo luogo dove viene insegnata la democrazia e il rispetto del prossimo anche se le sue condizioni di vita non sono le migliori. La mia Sinistra crede in un alternativa al conservatorismo delle larghe intese che imperversano in Italia come in Europa, crede in un economia più rinnovata e moderna fondata sull'ambiente e che lo rispetti. La mia Sinistra odia il fascismo ed ama la libertà. E crede che la libertà e la giustizia sociale non possono esistere se una delle due manca. La mia Sinistra deve essere convinta, determinata e soprattutto UNITA, perché senza unità la sinistra non esiste e senza essa tutte queste belle parole non potranno mai diventare fatti concreti. La mia Sinistra deve unirsi il prima possibile in nuovo soggetto che si proponga come alternativa al neoliberismo, perché se no l'alternativa purtroppo per molti potrebbe essere il populismo o addirittura il neofascismo. Alessandro Meani Le divisioni? Superarle senza negarle C è vita a sinistra? Vorrei dare anch io un piccolo contributo, che in realtà è una riflessione sulla mia esperienza di consigliere comunale di un piccolo comune (11000 ab.), in una lista di minoranza alternativa. In questi giorni mi

15 VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 il manifesto pagina 15 sono ritrovata a paragonare, pur con le dovute differenze, la mia vicenda con quella greca. Mi sono dimessa da consigliere alcuni mesi fa; la rottura all interno del mio gruppo è maturata su una diversa visione e strategia del ruolo di una lista alternativa di sinistra. Condivido la opinione di chi legge positivamente il lavoro di Tsipras, per l importante dibattito che ha aperto a livello europeo, e si augura che la rottura in Syriza rientri. La sinistra di Syriza, come quella italiana (v. anche Revelli su "il manifesto" di domenica), deve abbondare vecchie ideologie e steccati. La mia esperienza mi dice che non è così semplice, che il rischio di smarrire i valori di riferimento, di perdere uno sguardo ad un futuro diverso è reale. Se le alleanze, anche per una piccola forza di minoranza, diventano variabili (ora con la destra veterocattolica e liberista ora con il populismo dei 5Stelle) l obiettivo si smarrisce facilmente. Il baricentro diventa l astio, anche personale, nei confronti della lista di maggioranza o l accesso a governare comunque. I tempi di un lavoro profondo, che lo strumento istituzionale consente e anzi può favorire, sono lunghi e soprattutto necessitano di supportare l impegno quotidiano con una visione di lungo respiro. Ed è qui secondo me che entrano in gioco le differenze. Il risultato è una frantumazione e parcellizzazione della sinistra? Può darsi, ma da lì secondo me si deve ripartire, a tutti i livelli, anche locale. Angela Montanari Io segretario comunale e la democrazia diretta C è vita a sinistra? Norma Rangeri conclude: «Sì, c è, ed è il mondo. Però dopo viene tutto il resto. Chi dovrebbe farne parte? Quali proposte di governo? Che idea di futuro? Come organizzarsi? Ha bisogno di un leader come nella sinistra greca e spagnola?». Sono tra quanti a queste domande si trova impotente. Tornato tra la gente e sui 2 jugeri di terra del nonno, difficile sentire un idea di riformismo di sinistra, ma anche di vero cambiamento. Da ex segretario comunale mi ha interessato, il punto 8: «Riforme istituzionali ed elettorali iniziando dal modello comunale, possibile laboratorio di altre forme partecipative (e ambientalistiche), di esperienze sul campo per l applicazione dell idea dei beni comuni, lontani da logiche stataliste». Mesi addietro ho letto su "il manifesto" Guido Viale e Marco Bersani di Attac Italia, approcci allo stesso tema, ma oltre. In sintesi, hanno scritto: «Occupiamo i Comuni» e «Riprendiamoci il Comune». Da me subito condivisi. Ecco, segretario comunale per molti anni, ho visto elezione diretta dei sindaci, Nulla a più a che vedere con l articolo 5 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali». Anche in tema di "forme partecipative", partendo da esperienze di bilanci partecipati, vedi Comune di Grottammare, Tarso Genro definirebbe questa e simili altro dal bilancio partecipativo, che si ha solo con forme di democrazia diretta. Altrimenti, secondo Genro, si ha: "consiliarismo tradizionale" e "populismo consultivo" (G. Allegretti e S. Ricciardi ed. La Ginestra). Che io sappia, ho letto di rafforzamento della democrazia diretta in atti del solo Movimento 5Stelle. Avendo visto, in Italia, forme, al più, di populismo consultivo, a me pare che si sia giunti a modelli comunali che non hanno più nulla di "autonomia". Da ultimo, le partecipate (Spa e Srl, enti di diritto privato e non importa se a capitale interamente pubblico o misto). Non altro che il peggio del pubblico e del privato tradendo peraltro le volontà dei 27 milioni di referendari del 2011 che volevano il ritorno dei servizi pubblici locali, a partire dall acqua, ad aziende speciali e consorzi, enti di diritto pubblico e non privato. Che altro sono le 5 player, società quotate in borsa: Acea spa, Hera spa, Iren spa, A2A spa e a Sud forse Acquedotto pugliese spa, non ancora quotato, che via via stanno trasformando i Comuni in ectoplasmi? Da qui, impossibile anche solo immaginare una sinistra se le amministrazioni pubbliche più vicine al cittadino, i millenari Comuni, finiscono in mano alla finanza, magari tossica. Si conoscono Comuni Province e Regioni con dentro amministratori anche della sinistra radicale pregne di Spa e Srl che, invece di tornare Aziende speciali e Consorzi, stanno quietamente entrando nell orbita di questa finanza. Luigi Meconi Altidona CÈ VITA A SINISTRA La puzza di certe vecchie pratiche politiche Ho molto apprezzato l'intervento di Enzo Scandurra, ed alcuni interventi di altri pubblicati su queste pagine. Credo che nella discussione debba esser presente anche la forma dello stare assieme a sinistra, l'organizzazione, la delega, in modi obbligatoriamente alternativi a quelli imperanti, tutti verticistici. Stando alla mia esperienza ricordo solo un pallido tentativo di gestione aperta, democratica, nei primi mesi del Movimento per la Rifondazione Comunista guidato da Sergio Garavini e presto sepolto dalle urgenze dei tempi, dalla realpolitik, sempre in agguato ad uso e legittimazione della leadership di turno. Siamo abbastanza intelligenti per avvertire presto la puzza di bruciato attorno a certe pratiche di compagni influenti ed allontanarcene: è un tema vecchio si veda il recente "Utopia e azione" di Antonio Senta - ma fondamentale. Insomma, o riusciamo a coniugare ideali e pratica o aspettiamoci l'ennesimo fallimento. Peraltro oltre a quelli offerti da alcune lotte territoriali un esempio recente c'è ed è quello del Movimento per l'acqua Pubblica, eterogeneo e vittorioso. Solo quattro anni fa. Dario Rose Roma Si parte solo dal basso. Oggi tutti pensano che sia giunto il momento di unire, proporre idee, programmi, riempire spazi politici esistenti a sinistra. Lo fanno tutti, anche con un dibattito proposto sul manifesto da Norma Rangeri, leggo interventi di persone singole, di rappresentanti di vecchi partiti della sinistra esistente, della sinistra Pd, di personaggi aderenti a nuove associazioni. E tutti dicono sostanzialmente le stesse cose: occorre unire, superare la frammentazione esistente, superare le litigiosità, darci un programma comune e nuovi gruppi dirigenti facendo fare un passo indietro ai vecchi "marpioni" della politica della sinistra. (...) Mi dispiace disilludervi, ma io credo che ai lavoratori, ai cittadini, al possibile popolo di sinistra, cioè quello che non va più a votare o vota M5S, non importi un bel niente di tutti i tentativi di fare una nuova Associazione o nuovo partito della sinistra! Credo che (purtroppo), tutti i tentativi di costruire in questo modo un nuovo contenitore politico falliranno... ed anche se per ipotesi tutta la sinistra esistente si sciogliesse per dare vita ad un altro partito in caso di elezioni politiche nazionali, al massimo prenderebbe il 5%. A mio parere è prioritario cercare di mobilitare i lavoratori, i pensionati, gli studenti, i cittadini, sulle tematiche concrete riguardanti le questioni sociali, economiche, ambientali, del lavoro, dello studio. Solo se riusciremo a fare rinascere una forte domanda dal basso, riuscendo a vincere in termini rivendicativi, potrà nascere anche l esigenza di un nuovo contenitore politico aggregante sia nelle politiche che con la nascita di una nuova leva di dirigenti nata dalle lotte. Umberto Franchi Il FRONTE D EUROPA Si è dissolto l egualitarismo del movimento operaio C 'è vita in Europa? Voglio parafrasare così il titolo della discussione che il manifesto e Norma Rangeri ci hanno proposto. Lo faccio perché sono convinto che proprio la dimensione europea sia la ragione della crisi della sinistra italiana, ma non solo, e che solo una proposta all'altezza di questa dimensione sia in grado di ridare vita alla sinistra. Se vogliamo guardare alle cause di una sconfitta che, appunto, in Italia ha portato alla attuale desertificazione ma che a ben vedere riguarda una situazione più complessiva delle sinistre e del movimento operaio del Vecchio Continente, non possiamo non pensare alla incapacità di riattrezzarsi di fronte alla rivoluzione conservatrice messa in campo dalla globalizzazione neo liberale e alla sua articolazione europea. Da questo punto di vista non c'e' dubbio che questa "Europa reale" sancisce la sconfitta della sinistra al punto da decretarne quasi la messa al bando. Ma la cosa veramente impressionante è che questa sconfitta avviene anche perché non c'è stata nessuna vera battaglia data sul nuovo terreno. A chi dice che questa Europa è irriformabile a me viene da dire che però nessuno, o quasi, ha mai provato realmente a resistere ai processi in corso e a prospettare una alternativa. Tanto meno quelle forze del socialismo europeo che da eredi del movimento operaio si sono fatte pare integrante dell'edificazione dell'attuale regime europeo. E che chi prova a farlo, come il governo greco, rischia di trovarsi solo. Dico sconfitta e battaglia non data perché indubbiamente la sconfitta si consuma a tutto campo e da tutti i punti di vista. A partire da quelli sociali. E' incredibile come le vecchie borghesie nazionali trovino un proprio terreno di accordo, guerreggiato, intorno a quella che chiamiamo la egemonia tedesca mentre il mondo del lavoro, e chi dovrebbe rappresentarlo, dismette ogni capacità di provare a riunificarsi. Possiamo certo parlare ormai di una gabbia d'acciaio della struttura monetarista e mercantilista a guida tedesca che è l'attuale Ue ma non possiamo tacere che essa si edifica anche perché il soggetto potenzialmente antagonista ha Roberto Musacchio praticamente dismesso la ricerca di una nuova unita'. Non si può essere prigionieri solo di una moneta ma lo si è di rapporti di forza sociali e di produzione che la lotta di classe rovesciata ha edificato. Anzi, potremmo dire che la moneta unica poteva essere anche un facilitatore per la presa di coscienza di massa delle differenze salariali e reddituali e di una battaglia europea di egualitarismo. Invece quella spinta all'egualitarismo, che pure era stata decisiva nel dare al movimento operaio un ruolo fondamentale nella costruzione degli Stati moderni e in particolare di quelli segnati da un compromesso progressivo e cioè proprio quelli per i quali, non a caso, si è parlato di modello sociale europeo, si è praticamente dissolta. Intendiamoci, questo non è un fenomeno nuovo e già nella fase della formazione del capitalismo statuale in alcuni momenti egemonia Le borghesie nazionali si accordano, il mondo del lavoro non prova neppure a unificarsi. Dare tutta la colpa all euro è sbagliato borghese e frammentazione operaia hanno convissuto. Dal ruolo delle "aristocrazie operaie" al voto socialista ai crediti di guerra abbiamo avuto passaggi di tal tipo. Ma ci fu allora, a partire da Marx e Lenin, una capacità di lettura della modernità che si andava prospettando e di come una classe antagonista poteva segnarla di sé. A partire da una lotta sul campo, e cioè nei rapporti di forza, nelle alleanze, e nel rapporto con le forme statuali. Tutto ciò non avviene di fronte alla lunga fase di edificazione europea. Da una parte si va consolidando una sorta di europeismo di regime, fatto di funzionalismo, intergovernativismo e tecnocrazia. Dall'altro un europeismo idealistico, in realtà sterile. Contro entrambi crescono movimenti neo nazionalistici quasi sempre, e quasi inevitabilmente, reazionari. Quello che manca è un europeismo di formazione marxista, fondato su una nuova fase del movimento operaio e su una una dimensione popolare e di massa. Cioè sono mancati una lotta di classe e un nuovo movimento operaio a dimensione europea, se non in alcuni momenti difensivi come sulla vicenda della direttiva Bolkenstein. E' un soggetto utile a questa dimensione nuova della lotta di classe quello di cui abbiamo bisogno. il manifesto DIR. RESPONSABILE Norma Rangeri CONDIRETTORE Tommaso Di Francesco DESK Matteo Bartocci, Marco Boccitto, Micaela Bongi, Massimo Giannetti, Giulia Sbarigia CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Benedetto Vecchi (presidente), Matteo Bartocci, Norma Rangeri, Silvana Silvestri il nuovo manifesto società coop editrice REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, Roma via A. 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16 pagina 16 il manifesto VENERDÌ 28 AGOSTO 2015 L ULTIMA We shall storie AMELIA BOYNTON A SELMA DURANTE GLI SCONTRI, A DESTRA OBAMA /LAPRESSE OVERCOME Bruno Cartosio N ei giorni dello scorso marzo, in cui giornali e televisioni statunitensi davano notizia delle commemorazioni delle «Marce di Selma», le immagini mostravano Barack Obama che teneva per mano una vecchia signora rugosa ed elegante, seduta su una carrozzella. Era Amelia Boynton, che nel marzo 1965 era stata una delle organizzatrici della prima e più drammatica di quelle tre dimostrazioni. Boynton, che era nata il 18 agosto 1911, è scomparsa ora, a 104 anni. Anche nel 1965 tutti l avevano vista: fotografata mentre era a terra, svenuta e ferita per le manganellate dei poliziotti che avevano caricato i dimostranti sull Edmund Pettus Bridge, a Selma, in Alabama, il giorno prima, domenica 7 marzo, Bloody Sunday. Il 9 marzo, Martin Luther King aveva guidato fino allo stesso ponte una seconda marcia, meno numerosa, che si era sciolta dopo un simbolico minuto di raccoglimento, davanti ai cordoni della polizia nuovamente schierata. E il 21 marzo, dopo una tesa trattativa - fruttuosa - tra King e il presidente Johnson, partiva la terza marcia, che in quattro giorni avrebbe portato migliaia di dimostranti da Selma a Montgomery, la capitale dell Alabama. Questa volta sotto la protezione della guardia nazionale e delle truppe federali. Intanto, il 15 di quel mese, Johnson aveva pronunciato parole forti di condanna delle violenze di Selma, dicendo agli americani che la causa degli afroamericani «deve essere anche la nostra causa. Perché non sono solo i negri, ma siamo tutti noi che dobbiamo vincere la paralizzante eredità dell intolleranza e dell ingiustizia. E vinceremo». Le sue parole finali erano state quelle È scomparsa a 104 anni Amelia Boynton. Nel marzo 1965 era stata una delle organizzatrici della prima e più drammatica di quelle tre dimostrazioni che avrebbero fatto dire a Obama: «È perché loro hanno marciato che io ho avuto l educazione che ho avuto» dell inno del movimento: We shall overcome. Era il Il 6 agosto di quell anno Lyndon B. Johnson avrebbe firmato la legge sul diritto di voto che i movimenti afroamericani avevano rivendicato a integrazione di quella sui diritti civili dell anno prima. E Amelia Boynton era stata invitata alla Casa Bianca, a presenziare alla firma. Prima di allora era stata una delle anonime, ostinate afroamericane disposte a rischiare la vita per convincere a registrarsi nelle liste elettorali degli stati del Sud e ad andare a votare. Aveva studiato - nelle scuole e nei college in cui era permesso farlo ai giovani neri - e aveva cominciato la sua opera di proselitismo negli anni Trenta. Fu parte di quel prezioso «capitale umano» su cui i giovani poterono contare quando diedero vita ai movimenti contro la segregazione e per i diritti civili negli anni Cinquanta-Sessanta. Non ha sbagliato Ava DuVernay, regista del film Selma-La strada per la libertà, circolato nelle nostre sale lo scorso inverno, a mostrare Amelia Boynton che accoglie nella propria casa i principali organizzatori materiali delle dimostrazioni, il reverendo James Bevel, della Southern Christian Leadership Conference, e John Lewis, dello Student Nonviolent Coordinating Committee. Insieme a loro, nel film - come nella realtà - sono presenti figure centrali di quegli eventi, dai reverendi Martin Luther King, Ralph Abernathy e Hosea Williams ai più giovani Andrew Young e Diane Nash. È a loro e a tutti i militanti di quegli anni che fece riferimento Obama quando, lanciando la sua campagna elettorale il 4 marzo 2007 proprio da Selma, disse: «È perché loro hanno marciato che io ho avuto l educazione che ho avuto È perché loro hanno marciato che io sono qui davanti a voi oggi. Io sto in piedi sulle spalle di giganti». Otto anni dopo i fatti e le persone che erano state «giganti» cinquant anni prima sono state richiamate alla memoria con le commemorazioni, il film, e ora il ricordo di Amelia Boynton, mentre le cronache sono piene di offese ripetute, crescenti alla componente sociale afroamericana e ai diritti conquistati così faticosamente. Il diritto di voto è sempre più contestato negli stati a guida repubblicana. Il grande potenziale simbolico dell elezione di Obama non solo non ha avuto l attesa ricaduta sociale positiva, ma ha infiammato una vera propria reazione razzista. A cui nessun movimento di massa è per ora in grado di rispondere. Da tempo Amelia stava, per così dire, da un altra parte. Dopo la fine di quella stagione si era avvicinata a una formazione politica, nata come National Caucus of Labor Committees, che si era mossa per alcuni anni lungo un ambiguo crinale di sinistra-destra, prima di lasciare cadere i richiami alla sinistra internazionale. Fondato da Lyndon LaRouche a fine anni 60, il Nclc diede vita a un istituto di ricerca politica di destra esplicita, lo Schiller Institute, di cui Boynton è stata dirigente. E fu lo stesso Istituto che le ripubblicò il racconto autobiografico (in forma ridotta e forse censurata) Bridge Across Jordan, che Boynton aveva pubblicato nel STATI UNITI Walmart, via dagli scaffali le armi automatiche La Walmart, la più grande e nota catena di ipermercati americana, ha annunciato che sospenderà la vendita di armi d'assalto, semi automatiche o con caricatori con più di sette pallottole. L'annuncio arriva mentre si riaccende il dibattito negli Stati Uniti sul controllo delle vendite delle armi, con il candidato repubblicano Donald Trump a difesa della lobby armiera in polemica con la Casa Bianca che dice, a proposito dell omicidio di due giornalisti in Virginia: «Quello non è un problema di armi, ma di salute mentale». Il direttore delle comunicazioni di Walmart, Kory Lundberg, sul sito pro armi su BearingArms.com ha sottolineato che la politica non c'entra niente, che levare le armi automatiche dagli scaffali è stata solo una «decisione commerciale», spiegata con il calo delle vendite. NEW ORLEANS Rapporto dell Università della Louisiana sconfessa i suoi successi nella lotta alle diseguaglianze economiche Obama al decennale di Katrina dimentica i problemi razziali Rachele Gonnelli L a visita di Barack Obama a New Orleans nel decimo anniversario dall uragano Katrina, ieri, non rimarrà alla storia per un coraggioso discorso sui problemi razziali che continuano a insanguinare le strade americane o sul cambiamento climatico o su come evitare disastri ambientali tipo quello della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico cinque anni fa, che ha di nuovo disastrato il delta del Mississipi e quindi la città che su quel delta è stata costruita. Obama è andato a New Orleans per la sua nona visita da quando è presidente, a fine mandato, per reclamizzare i suoi successi nella città-vetrina della sua "era". Mentre si accendono i riflettori sulla candidatura del suo vice Joe Biden per le primarie democratiche - e nei sondaggi Biden sembra piacere già più di Hillary Clinton come suo successore - Obama sfoggia le promesse mantenute sulla ricostruzione del dopo-katrina, tanto che nessun parlamentare repubblicano della Louisiana si è reso disponibile ad attaccarlo su questo. New Orleans dieci anni dopo, da città morta dove i cadaveri galleggiavano su Canal Street - si contarono morti - festeggia la sua resurrezione, avvenuta grazie a una iniezione mai vista prima di investimenti statali: 71 miliardi di dollari, 14 dei quali solo per potenziare le infrastrutture anti-inondazione, una parte dei quali, a dire il vero, stanziati anche dall amministrazione Bush dopo lo scandalo dello scarso tempismo negli aiuti alla popolazione alluvionata. Oggi al posto del fatiscente Charity Hospital, ultima spiaggia per i disgraziati dell alluvione, sorge un policlinico universitario scintillante e decine di nuove cliniche, più accessibili per le cure gratuite del sistema Medicare, sono sorte nei paraggi. Il sistema scolastico è stato completamente riformato e tra i vicoli del quartiere francese la mattina non si vedono più sfrecciare in bici ragazzini cenciosi ma hipster bianchi che vanno a lavorare in qualcuna delle moltissime aziende star-up nate nel settore dei media, dell high tech e del turismo, grazie anche agli incentivi del sindaco democratico Mitch Landrieu. Anche nel Lower Ninth Ward, quartiere più periferico emblema del degrado pre Katrina, dove ieri Obama ha tagliato il nastro di un nuovo centro sociale multiservizi oggi si annoverano tra gli abitanti Brad Pitt e Angelina Jolie. Obama ha rivendicato lì la fine delle disuguaglianze razziali. «Prima - ha detto -soprattutto i poveri di colore erano senza un buon lavoro, un'assistenza sanitaria a prezzi accessibili o un alloggio decente». Eppure i dati di un recente rapporto dell Università della Louisiana dicono il contrario. Metà dei bianchi dice di aver migliorato la propria qualità della vita, metà dei neri dice di averla vista peggiorare. Le nuove opportunità hanno privilegiato nuovi abitanti bianchi più ricchi e gentrificato la città. I neri poveri si sono solo spostati nei sobborghi.

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