Anno XVIII - N. 3/2014 Luglio - Settembre TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ

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1 TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale - 70% Roma Anno XVIII - N. 3/2014 Luglio - Settembre

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3 TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE Anno XVIII - n. 3/2014 Luglio - Settembre 2014 Direttore Antonio Marsilia Direttore responsabile Marino Midena Comitato di Direzione Domenico Di Simone Cinzia Pace - Gian Paolo Favo Francesco De Simone Sorrentino Segreteria di redazione Olga Beffa Direzione, Redazione, Amministrazione Via Rovereto, 11 - Roma Telefono Fax info@cisluniversita.it Registrazione Tribunale di Roma n. 547/97 del 10/10/1997 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% - Roma Abbonamento annuo: 36,15 Biblioteche, dipartimenti e istituti universitari, istituzioni pubbliche e private: 41,32 Per l estero: 46,98 Abbonamento sostenitore: 61,97 Una copia: 3,61 Annate e copie arretrate: il doppio Versamento in c/c postale n intestato a: CISL Università - Via Rovereto, 11 Roma Agli iscritti al Sindacato Cisl Università viene inviato gratuitamente Stampa: Arti Grafiche S. Marcello S.r.l. V.le R. Margherita, Roma Tel Fax Finito di stampare nel mese di settembre 2014 Sommario Riforme, non i soliti tagli! di Antonio Marsilia... 5 Assicurare assistenza a chi ha bisogno intervista a Pietro Cerrito... 8 Radicare la SUN al territorio intervista a Giuseppe Paolisso Andiamo al cuore del problema di Carmine Russo Accademia Danza: puntiamo sull eccellenza di Bruno Carioti Il Direttore Generale sempre più manager di Enrico Periti Giovani, lavoro e social media di Sabrina Mossenta L ARTE IN COPERTINA Sei un artista? Studi o lavori in una Accademia di Belle Arti o in una Università? Mandaci l immagine di un tuo lavoro. Potrà essere la nostra prossima copertina. In questo numero è riprodotta un opera di Silvia Femia, vincitrice del concorso Arte in Luce 2013 promosso dalla Fondazione Roma Sapienza. All iniziativa possono partecipare anche gli studenti universitari e AFAM Silvia Femia, Io e te... amore a prima vista, forex, cm 100 x 70, 2014

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5 EDITORIALE Riforme, non i soliti tagli! di Antonio Marsilia - Segretario Generale Federazione CISL Università Antonio Marsilia Mille riforme in mille giorni. Un programma che fa tremare i polsi. Così ambizioso che il proclama del milione di posti di lavoro non può che essere archiviato, con un po di imbarazzo. Non si tratta di annuncite da premier ma di semplice Effetto Renzi? Non ci sono dubbi, per il Paese, della necessità di una vivificatrice stagione di riforme. Sono anni infatti che l Italia registra un continuo e progressivo arretramento in tutte le classifiche internazionali. Tutto denuncia un inarrestabile decrescimento sociale ed economico ed emerge con evidenza la necessità e la volontà di uno scatto in avanti, di uno slancio d orgoglio per risalire la china. Anzi potremmo dire che il successo elettorale di Renzi sia principalmente legato a questo ben preciso desiderio del popolo italiano. Ben vengano quindi le riforme. Occorre che queste però siano vere e siano capaci di incidere sui problemi in tempi ragionevolmente contenuti. E proprio su questi punti l azione avviata dal nuovo esecutivo lascia molti dubbi. Aumenta, così, di giorno in giorno il coro dei critici rispetto all operato del Governo in questi sei primi mesi di vita. Sul versante delle priorità, in prima battuta. Se il problema centrale del Paese è legato alla mancata ripresa economica, con drammatici quotidiani bollettini su aziende che chiudono e lavoratori senza più occupazione, perché avviare la nuova stagione con riforme che non scaldano il cuore alle famiglie preoccupate per il proprio futuro e che non aprono nuovi scenari? Riforme di natura più politica che economica, volute principalmente per rafforzarsi e per raccogliere un immediato consenso. E mentre questo accadeva l economia del Paese entrava in deflazione e il PIL segnava performance nulle, ancora più inaspettate alla luce delle dichiarazioni ottimistiche sino ad allora avanzate dal Governo. Era così necessario avviare il tutto con interminabili dibattiti sulla riforma elettorale o sullo stravolgimento costituzionale con il varo di un nuovo Senato? Perché perdere tempo, come hanno fatto i precedenti governi, prima di affrontare il nodo dell emergenza economica? Mesi che potevano da subito dare al Paese la sensazione di un reale cambiamento d indirizzo. È pensiero ampiamente diffuso, infatti, che occorra oggi sostenere la crescita con riforme veloci e mirate. Ora che finalmente si parla di riforma della Pubblica Amministrazione, della Scuola, dei Processi, del Lavoro e di altri mille settori, è proprio sul termine riforma che sorgono pesanti perplessità. Per la scuola, la maggiore misura che si vuole intraprendere è la cancellazione delle supplenze attraverso la massiccia assunzione dei precari. Misura sicuramente da condividere ma che per ora rimane solo su carta, forse in attesa di trovare reali coperture finanziarie. Dopo la generica approvazione del pacchetto di linee guida occorrerà aspettare il 2015 (e oltre) perché si metta mano alla trasformazione del settore. Tempi lunghi, quindi. Sui contenuti, al di là dell onnipresente modello tedesco, l ex ministro Gelmini ha rilasciato dichiarazioni circa una forte omo- Sindacato Università 5

6 geneità con la sua vecchia proposta di riforma. Come dire che di premialità legata al merito, di raccordo impresa-scuola si è parlato anche in passato. Sulla Pubblica Amministrazione i titoli dei giornali sono stati conquistati da due notizie: il dimezzamento dei distacchi e dei permessi sindacali e il blocco dei contratti pubblici (e dello stipendio) anche per il A noi queste non sembrano riforme ma semplici tagli, esattamente le scelte adottate nel recente passato dagli ultimi governi Berlusconi, Monti e Letta. Nulla di nuovo sul fronte occidentale, quindi. Le mille riforme stanno per essere smascherate: sono i mille tagli necessari per trovare le risorse per la nuova legge di stabilità che incombe a breve. Altri 25 milioni di euro di tagli e nuove imposizioni che si approssimano sul Paese prima della fine dell anno e per il futuro chissà cos altro. E come al solito sono le soluzioni più facili quelle ad essere privilegiate. Il lavoro pubblico, vittima sacrificale per eccellenza con buste paghe congelate dal 2010, un mancato rinnovo contrattuale fermo al 2008 e con impiegati che hanno registrato in questi anni la perdita del 15% del potere di acquisto dei loro stipendi, è sempre apparso un bersaglio facile. E forse oggi con un sindacato dimezzato ancora più vulnerabile. Occorre spendere una parola sulla sbandierata vittoria del Governo con il dimezzamento delle prerogative sindacali. Una drastica riduzione dei permessi e dei distacchi accettata dalle Organizzazioni Sindacali che, senza proteste o azioni eclatanti, hanno inteso contribuire con senso di responsabilità e sacrificio ad una azione generale di recupero di risorse pur nella consapevolezza delle difficoltà operative che questa misura determinerà nei posti di lavoro. Il sindacato non ha speso un minuto in scioperi, non è sceso in piazza, non ha fatto minacce. Ha confidato invece nell avvio di una seria stagione di riforme. I sindacati hanno dato un segnale di partecipazione, di responsabilità, espressione della convinzione della necessità che ognuno faccia la propria parte per un Paese che registra un debito pubblico a quota di miliardi di euro, con una disoccupazione al 12,6% per non parlare di quella giovanile, ancora più preoccupante. Quando il Governo, con l annunciato blocco dei contratti, ha svelato la sua incapacità riformatrice, la protesta sindacale in difesa dei lavoratori pubblici e contro le dichiarazioni di smaltimento dello Statuto hanno sollevato una fastidiosa sequela di dichiarazioni di Renzi sulla buona opportunità di godere finalmente di un autunno caldo e da parte di esponenti PD sulla necessità di cancellare la concertazione. Parole inaccettabili da parte di chi ricopre incarichi così delicati. Altro che dialogo, altro che comprensione dei problemi, le finte riforme dell età renziana vengono fatte con la mannaia. Poco serve oggi da parte del Governo giustificarsi che il tutto era stato messo nero su bianco nel Documento di economia e finanza 2014, approvato ad aprile, perché nessuno potrà negare che sia Renzi che Delrio avevano fatto, a partire proprio dalla primavera, dichiarazioni pubbliche escludendo il blocco e di una quasi certa possibilità di riavvio dei tavoli per i rinnovi contrattuali. Una linea confermata da una nota firmata allora dal sottosegretario Rughetti. L esatto contrario di quanto poi hanno messo in campo. E se vale solo che viene scritto occorre sottolineare che nel DEF il blocco è confermato sino al Quindi a questo punto l allarme diventa preoccupante. Anche le dichiarazioni del Ministro Madia sulla questione del blocco stipendiale suscitano perplessità con l appello solidaristico a guardare a chi ha effettivamente bisogno. Il ministro sventola un sottotesto di privilegio per il lavoro pubblico che non appartiene al settore! Non si annida qui la categoria dei furbetti, degli evasori e di chi cerca arricchimenti facili. È ora di dire basta alla facile demagogia persecutoria contro i lavoratori statali avallando, nell opinione pubblica, l idea che l Italia è in crisi a causa del loro costo salariale! La CISL chiede, oggi, di incidere sui mali del Paese: sugli sprechi degli enti locali e delle municipalizzate, sull evasione fiscale, sulle spese inutili e clientelari. La nostra organizzazione chiede di colpire con decisione i poteri forti e le lobby dei potenti che gestiscono di nascosto il Paese. Sono state le riforme inutili e sbagliate ad affondare il Paese. L abolizione dell ICI ha portato ad una tassazione sulla casa più alta e più caotica. L ex ministro Fornero con i provvedimenti sul mercato del lavoro e sulle pensioni ha creato disoccupazione e la nuova figura degli esodati. I governi dei tecnici e dei politici degli ultimi 25 anni ci hanno portato sull orlo del baratro. Per questo chiediamo oggi interventi sul reddito, per il welfare e per un fisco e una previdenza più giusti. Vogliamo una politica innovativa che non persegua più la facile strada del taglio generalizzato delle spese fisse della P.A.. Auspichiamo interventi capaci di evitare una nuova lotta di classe perché il rischio è che, con la crisi, si scateni, fomentata da allarmi strumentali e da disinformazione, una guerra tra poveri: giovani contro vecchi, dipendenti privati contro pubblici, occupati contro disoccupati. Di fronte a questo spettro chiediamo invece misure solidaristiche e mutualistiche. È criminale sventolare antichi totem come l abolizione dell articolo 18 e spacciarlo per passaggio indispensabile al fine di dare corpo al Job act. Una bu- 6 Sindacato Università

7 gia talmente grossa che lo stesso partito di governo si è spaccato. Parlare di riforme vuol dire anche riprendere il dialogo sui settori strategici di un Paese: la ricerca e l università, ad esempio. Il caso vuole che invece nulla venga considerato in termini d investimento per questi settori. L università sembra essere sparita dall agenda del Paese. Un silenzio che lascia sgomenti. Un governo che in una manciata di mesi ha profferito, in maniera compulsiva, una sequela incredibile di intenti riformatori su tutti i fronti proprio sull università viene colpita da afasia e amnesia? Incredibile. Peccato che questo vuoto d idee non sia capitato ai ministri Moratti e Gelmini che invece ci hanno imposto riforme non richieste e con cui stiamo ancora facendo amaramente i conti. Se l esecutivo guidato da Renzi non coglie l importanza di avviare percorsi capaci di far uscire dal guado l Italia vuol dire che ha scelto di sacrificare il futuro per salvare i conti, per fare cassa. È allarmante anche il silenzio del ministro dell Università: nessuna proposta sugli atenei, nessuna difesa del settore, nessuna visione di un piano educativo nazionale. Ormai il ministro Giannini compare sui giornali solo per i temi legati alla scuola e sul problema dei test universitari (anche qui un pasticciaccio della politica, tra revoca e conferma del bonus maturità con i conseguenti pronunciamenti TAR). Avrà forse pensato alla bontà del proverbio il silenzio è d oro, dopo le proteste dei presidi di Medicina alla sua proposta di abolizione del numero chiuso per i test universitari. Un errore di strategia decisivo proprio oggi che il livello delle tasse universitarie ha raggiunto il suo limite massimo diventando uno dei più cari a livello europeo secondo i dati OCSE. L aumento è del 75% negli ultimi cinque anni. Pochi anni d incrementi di questa portata e il concetto di università pubblica potrebbe essere cancellato. È questa la riforma segreta che nessuno vuole confessare? Dopo gli attacchi all università pubblica, con l idea che puntualmente ritorna di un sistema d eccellenza dai numeri ristrettissimi, sta prendendo corpo il progetto di un modello in cui a pagare sono gli studenti, almeno quelli che possono. Il dato oggi è inequivocabile: circa il 50% degli atenei non riesce a rispettare il limite del 20% per la contribuzione studentesca rispetto al finanziamento statale. Di fronte alle ferite, da tutti denunciate, dei cervelli in fuga, della fuga dall università, delle migliaia di neet, cioè di giovani che hanno smesso di studiare e di cercare lavoro, al sindacato sembra indispensabile affermare con urgenza il bisogno di una riforma del Welfare studentesco e del diritto allo studio. Sindacato Università 7

8 SINDACATO Assicurare assistenza a chi ha bisogno Intervista a Pietro Cerrito - Segretario confederale CISL Pietro Cerrito guida, nell attuale Segreteria confederale CISL, le attività del dipartimento Politiche di Cittadinanza - Tutela e Promozione - Solidarietà e tutele sociali e avanza la proposta di un nuovo welfare. 1) Ogni giorno i principali istituti di ricerca lanciano allarmi sulla crescente povertà del paese. Quali segnali arrivano al sindacato? Il sindacato è un sensore sociale e registra sul campo quotidianamente tutto il disagio delle persone e delle famiglie. Tutte le nostre strutture sono oggetto di pressioni e domande sul lavoro, sul reddito, sull occupazione, sulla disoccupazione, anche perché sono gli unici luoghi nei quali le persone vengono accolte ed ascoltate. 2) Come giudica l attuale politica italiana di welfare? Attualmente in Italia non c è una politica del welfare: ci sono risposte a singole emergenze sociali ma non c è un disegno complessivo che sia in grado di orientare le risorse e determinare i processi di riforma necessari. Il welfare ha una struttura che, nella storia dell Italia, ha garantito, grazie all universalismo, coperture a tutti. Oggi che avremmo bisogno di una sua ridefinizione vediamo che ogni azione si concentra sulle emergenze o sui tagli. 3) Cosa si dovrebbe fare e cosa propone la CISL? Si deve definire un casellario assistenziale per garantire prestazioni a chi ne ha bisogno, eliminando abusi, intervenendo contro la povertà assoluta, riformando le procedure di accesso alle forme di assistenza più diffuse (indennità di accompagnamento, invalidità) per garantire assistenza a chi ne ha diritto. Si dovrebbero stabilire con l Isee le forme di compartecipazione alla spesa sociale e ai servizi. Per fare ciò il confronto col sindacato è essenziale e ci consentirebbe di affermare un serio principio di equità nella erogazione dei servizi, cosa che è saltata, dato il prevalere di una logica di tagli lineari che hanno finito per penalizzare coloro che avevano più bisogno. 4) Quali sono le fasce sociali più a rischio? Le fasce sociali a rischio sono tante. Le famiglie monoreddito che stanno esaurendo la cassa integrazione, gli espulsi dal lavoro over 50, i giovani disoccupati, i minori nella fascia di età 0-6 anni, che sono la vera novità negativa ( si calcolano tre milioni di bambini in età prescolare che stanno nella fascia della povertà assoluta ), le vedove con pensioni di reversibilità, i pensionati con assegno sociale: tutti soggetti che, oltre a bassissimi redditi, con l imposizione fiscale locale e i costi in aumento per l assistenza sanitaria, stanno vivendo fenomeni di impoverimento preoccupanti. Pietro Cerrito 5) Le famiglie più povere, per contenere costi e spese, stanno ricorrendo sempre meno all assistenza sanitaria. Va rivisto il Sistema sanitario? 8 Sindacato Università

9 Si calcola che su 60 milioni di persone censite in Italia, circa 9 milioni ormai rinunciano all assistenza sanitaria per costi troppo elevati dei servizi. Bisogna introdurre sistemi di compartecipazione alla spesa, con l utilizzo dell Isee, che ci permettano di far pagare di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno, per mantenere un sistema sanitario a carattere universale, ma selettivo nelle prestazioni. Se non si fa nulla si finisce col far pagare di più ai più poveri, mentre i soggetti sociali più forti, oltre all assistenza sanitaria pubblica godranno anche di forme di assistenza integrativa. Questo è quanto è accaduto con i tagli alla sanità degli ultimi 5 anni: ticket aumentati ovunque, tagli alle prestazioni per effetto del blocco del turn-over nella sanità, nessuna riduzione dei costi degli approvvigionamenti e delle forniture, con l effetto di appesantire il sistema sanitario con una richiesta di assistenza sanitaria che il sistema non riesce a smaltire, con aumento di code e prenotazioni a lungo termine che disincentivano le persone dal rivolgersi al sistema sanitario pubblico. Si calcola che gli italiani spendono 30 miliardi di euro l anno per prestazioni pagate di tasca propria senza passare per il sistema pubblico, si tratta della spesa out of pocket. 6) In questa fase che ruolo può ricoprire il volontariato? Il volontariato negli anni ha coperto funzioni sociali e di welfare che il sistema pubblico non poteva ricoprire. Questa supplenza è stata realizzata grazie a una spinta etica straordinaria. Il volontariato ha ricoperto funzioni anche originali, portando solidarietà a persone spesso dimenticate, in ambiti nuovi e a figure figlie della crisi attuale, non previste né prevedibili. Il volontariato dà anche una risposta ad una motivazione morale ed etica individuale, ad una voglia di partecipazione che solo in quel modo può trovare risposte vere. Interpreta bisogni delle persone che la società ignora e una tensione etica, che unisce laici e cattolici e altri credo religiosi, di cui l Italia ha proprio bisogno per risalire. La funzione sociale e la funzione pedagogica civile e morale del volontariato sono gli ingredienti che servono all Italia per rinascere in maniera non effimera. 7) Abbandono scolastico, fuga dei cervelli, smantellamento del diritto allo studio È a rischio lo sviluppo sociale ed economico del Paese? In un paese che non cresce e che non dà certezze sul futuro è inevitabile che i giovani fuggano. L abbandono scolastico è figlio del prolungarsi della crisi assieme ad una sfiducia crescente sul valore della formazione scolastica e professionale, incapace di offrire sbocchi lavorativi. La fuga dei cervelli, in una siffatta condizione, è inevitabile e ci separa sempre di più dal resto dell Europa. Tutto ciò crea una condizione fortemente negativa che nel tempo incide sul paese molto negativamente. Gli effetti negativi sono tuttavia differenziati: la fuga danneggia soprattutto il Mezzogiorno, che offre ben poche prospettive. Ciò si riflette sull intero paese e lo spinge fortemente indietro. Al danno si aggiunge la beffa, poiché la spesa che le famiglie ed il sistema sociale investono per la formazione di un giovane va poi ad appannaggio della realtà estera che fa sviluppare quella risorsa umana nel proprio contesto lavorativo. 8) Cos è l Osservatorio sociale della contrattazione? L Osservatorio sociale della Contrattazione è uno strumento originale, costruito da noi, che raccoglie e classifica tutti gli accordi che le strutture del sindacato fanno nei confronti delle istituzioni locali su vari aspetti legati alla vita delle persone e delle famiglie. C è una mole di attività incredibile (abbiamo classificato 2700 accordi negli ultimi tre anni) suddivisa per regioni, provincie e per materie, attraverso le quali siamo in grado di capire come la CISL esercita la tutela degli iscritti al di fuori del proprio contesto lavorativo. Conoscere cosa fa la CISL spinge anche ad un processo di imitazione e diffusione delle buone pratiche e apre uno scenario sulle potenzialità, anche inespresse, dell organizzazione, consentendoci di ragionare sul futuro della contrattazione e sulla sua possibile evoluzione. 9) La CISL come sta affrontando la tutela dei consumatori? Quello dei consumatori è un mercato sempre più conteso da tutti, in quanto è lì che deve dispiegarsi una attività di tutela nuova per la persona, che è al centro del nostro sistema Cisl. L organizzazione ha una struttura ADICONSUM - che offre una serie di servizi in tutti i campi, compresa l assistenza legale ( sanità, comunicazioni, assicurazioni ), puntando ad offrire una consulenza specialistica ai cittadini che lo richiedono, con una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale. Più è stretto il raccordo tra le categorie e l Adiconsum e più solido è il legame che unisce le persone alla CISL. Ciò offre una testimonianza di efficienza ed efficacia della nostra azione che, soprattutto in questa fase è intrisa di pesanti segnali contro il sindacato. È necessario dimostrare che c è sempre una grande utilità ad avere il sindacato: il contrario di quanto sostengono i nostri detrattori. Sindacato Università 9

10 UNIVERSITÀ Radicare la SUN al territorio Intervista a Giuseppe Paolisso - Rettore della Seconda Università di Napoli Giuseppe Paolisso, 57 anni, preside di Medicina, è stato eletto a fine giugno Rettore della Seconda Università di Napoli. A lui abbiamo chiesto quali saranno gli obiettivi che intende perseguire nei sei anni del suo mandato. Sono passati solo alcuni giorni dalla sua elezione alla guida della Seconda Università di Napoli. Quali sono stati i punti principali del suo programma rettorale? Innanzitutto la semplificazione dei processi amministrativi attraverso l informatizzazione: un aspetto che sarà utile per velocizzare i processi, per dare rapidamente risposta alle istanze dei docenti e del personale ma anche, ne sono convinto, per abbattere i costi. Credo che l informatizzazione, nel medio periodo, possa rappresentare un risparmio per l Ateneo. Un altro punto su cui ho molto insistito è la rivisitazione del numero dei dipartimenti e una rivalutazione dei settori scientifico-disciplinari che afferiscono a questi stessi dipartimenti per garantire una maggiore omogeneità. Occorre evitare che un settore scientifico possa essere frazionato su più dipartimenti. Ho sottolineato poi la necessità che vengano rivisti gli statuti e regolamenti conseguenti alla riforma Gelmini. È un passaggio importante per ridare nuovo slancio, in senso amministrativo e funzionale, ai dipartimenti che sono il cuore dell Università. Tra questi punti, quali intende realizzare da subito? Credo che gli interventi indicati siano tra loro complementari e indispensabili, tutti rivestono un carattere d urgenza. Per questo verranno affrontati in tempi stretti. Insieme a questi ritengo sia necessario affrontare anche quello che credo sia l aspetto cruciale per la vita del secondo ateneo e cioè la velocizzazione delle procedure per la costruzione del Policlinico di Caserta, uno dei nodi centrali per avvicinare la nostra università al territorio. Come intende affrontare, praticamente, la realizzazione del Policlinico? Occorre tenere presente che a tale scopo dobbiamo osservare percorsi obbligatori dettati dal fatto che siamo una pubblica amministrazione. Percorsi diversi da quelli che sono previsti per amministrazioni private in tema di edilizia. Tra le prime iniziative voglio istituire una commissione composta da persone di altissimo livello culturale e competenti nell ambito dell edilizia sanitaria che possa dare un contributo ed un valore aggiunto allo svolgimento delle pratiche e dei processi legati alla costruzione del Policlinico di Caserta. Ingegneri, architetti e medici in grado di rispondere rapidamente alle esigenze di realizzazione della struttura. Il rinnovo del protocollo con la Regione può rallentarne la realizzazione? No. Non c è nessun legame tra il rinnovo del protocollo con la Regione e la costruzione del Policlinico. Il finanziamento è diverso. Giuseppe Paolisso Resta comunque il problema del rapporto tra poli- 10 Sindacato Università

11 clinici universitari e SSN con la valorizzazione della componente universitaria? Questo è sicuramente un punto caldo ed è legato al tentativo di aziendalizzare i policlinici universitari, processo che per alcuni aspetti potrebbe sembrare plausibile. Occorre ricordare che nei policlinici universitari, oltre all aspetto assistenziale, va tenuto in grande considerazione l aspetto didattico e di ricerca che impedisce, per le sue peculiarità, di assimilare, se non in maniera superficiale, policlinici universitari e policlinici del servizio sanitario nazionale, nei quali, è bene ricordare, non vi è attività didattica né di ricerca. Sono proprio queste due funzioni a rendere i policlinici universitari particolari e ciò dovrebbe trovare riconoscimento nel protocollo d intesa ai fini dei finanziamenti da concedere. Verrà dunque potenziata l anima territoriale della SUN? Assolutamente sì, si tratta di un punto cruciale della mia campagna rettorale. Favorire, permettere e potenziare il radicamento della SUN sul territorio, considerando questa presenza come il punto di partenza della SUN verso ulteriori traguardi a livello nazionale ed internazionale. Dobbiamo immaginare il territorio casertano come una sorta di trampolino di lancio da cui decollare verso mete più ambiziose. Pensa che l offerta formativa possa essere modulata su questo tipo di esigenza? Sì, andremo a rimodulare l offerta formativa. Alcuni corsi di laurea rimarranno invariati perché tradizionali, formativi e capaci di attrarre studenti provenienti da altre regioni. Sicuramente, però, nell ambito della nostra offerta formativa cercheremo di dare risposte alle esigenze del territorio. Qual è la sua idea generale di Università? Quella di un Università statale, che possa permettere a tutti di studiare. È doveroso prendere coscienza del fatto che purtroppo non ci sono abbastanza soldi per tutti, per cui bisognerebbe essere in grado di incentivare, con le dovute cautele, anche l inserimento dei privati nel mondo dell Università. Il sistema di base però deve essere quello dell università pubblica. Cosa chiederebbe al ministro Giannini per il sistema universitario e per il suo Ateneo? Chiederei un forte supporto per la didattica e per la ricerca. In Germania, in tempo di crisi, sono stati fatti tagli significativi in tutti i settori, ma il sistema universitario invece è stato potenziato. In Italia abbiamo tagliato tutto o quasi compreso l Università. Chiederei perciò il maggior sforzo possibile per potenziare il nostro sistema universitario con finanziamenti adeguati, evitando di rimanere nello stato attuale. Come si presentano oggi gli Atenei del Sud Italia? Esistono due problemi di base: uno legato al frazionamento, o meglio, ad una proliferazione eccessiva di Atenei in tutto il Meridione che ha contribuito ad una polverizzazione dei finanziamenti e alla riduzione delle iscrizioni. Forse qualche operazione di accorpamento non sarebbe una cattiva idea. Andrebbero, poi, ed è questo il secondo problema, distribuite più equamente le risorse tra Nord e Sud con una loro utilizzazione più efficace. Di recente il CUN ha lanciato un allarme sul calo numerico del personale docente ed amministrativo, qual è la situazione nel suo Ateneo? Abbiamo un forte calo del personale, soprattutto docente. Ci sono settori scientifico-disciplinari privi di professori ordinari e altri con la sola presenza dei ricercatori. Il problema non è legato, ovviamente alle figure accademiche, ma si comprende bene che in questo modo si rischia di penalizzare l offerta didattica. Stiamo cercando di ottimizzare le risorse, avremmo la possibilità di reclutare validi giovani con significative esperienze all estero, ma non abbiamo le risorse per garantire a questi studiosi una dignità lavorativa e percorsi significativi di carriera. Sul fronte degli studenti, da docente di Medicina, come giudica l intento del Ministro di abolire i test d ingresso? Una pessima idea, una delle cose peggiori che il Ministro potesse proporre. Se è giusto far studiare tutti occorre però ricordare che medicina ha delle peculiarità. La prima è che è una laurea magistrale riconosciuta, con determinati criteri, in tutta Europa. Se cambiamo tali criteri viene meno il carattere europeo della laurea. Se aprissimo medicina a tutti gli studenti avremmo il grave problema di come e dove accogliere i ragazzi e anche la didattica non sarebbe adeguata da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Vogliamo laureare medici non preparati adeguatamente? Forse la Giannini dovrebbe rispondere a questo quesito. In conclusione, quali sono le urgenze del sistema universitario italiano? Due urgenze: i finanziamenti e il problema dei ricercatori a tempo determinato. I ricercatori sono tanti e purtroppo sono scarse, per loro, le possibilità di rimanere in ambito universitario. È come se formassimo i migliori meccanici del mondo senza assicurare loro un futuro nelle grandi aziende automobilistiche nazionali. Dobbiamo trovare un sistema per mantenere i migliori giovani che abbiamo. Non possiamo permetterci di formarli e poi mandarli all estero. Sindacato Università 11

12 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Andiamo al cuore del problema di Carmine Russo - Direttore Istituto ricerche sui problemi dello Stato e delle Istituzioni Con i provvedimenti adottati dal Governo sulla pubblica amministrazione e, in particolare, sul lavoro pubblico, siamo di fronte alla sesta stagione di riforme dell era repubblicana, la prima delle quali fu varata alla metà degli anni 70 con i primi provvedimenti di delegificazione del rapporto di lavoro e riconoscimento del ruolo della contrattazione. Sei riforme in circa quarant anni significa una media di sette anni di vita per ognuna; una progressione che già di per se lascia comprendere come forse la vera riforma dovrebbe essere fatta da un modello legislativo di cornice e poi da comportamenti e sostegno all organizzazione che non richiedano il continuo ritorno in Parlamento. Il fatto è che sulla pubblica amministrazione si concentrano giustamente attenzioni e aspettative sociali e sfortunatamente interessi e posizioni di potere che spingono ogni mutamento di maggioranza a immettere la propria dose e visione di soluzione del problema non sempre coerente con la esigenza di continuità comunque da garantire per dare serenità all ambiente organizzativo. Queste ricette hanno avuto talvolta il carattere dell intervento parziale di aggiustamento e talvolta (in occasione degli interventi definiti di riforma ) quello della sistematicità della revisione del modello, dando vita, nel combinato disposto delle due tipologie di caratteri, a incertezze di modello che si ripercuote necessariamente e sfavorevolmente sul comportamento degli attori organizzativi. In questa incertezza di modello ognuno degli attori organizzativi ha cercato, di volta in volta, di capitalizzare la propria situazione di favore normativo (ad esempio, la tutela collettiva nel corso degli anni 90 e le prerogative datoriali nel decennio successivo) dando vita ad un rincorrersi di riposizionamenti nell agone del confronto e della determinazione delle condizioni di lavoro che ogni addetto ai lavori conosce e sui quali pertanto è superfluo soffermarsi. In questa essenziale descrizione del panorama degli anni trascorsi, i provvedimenti adottati dal Governo in carica (d.l. 90 nel momento in cui scrivo queste note in fase di conversione; disegno di legge prevalentemente di deleghe che inizierà l iter nel prossimo autunno) hanno un po dell intervento selettivo e un po dell intervento sistematico (il che significa l assenza di un quadro coerente di riferimento) e, sposando un messaggio di attitudine politica fatta propria dal Presidente del Consiglio, dimostrano troppo spesso di essere stati scritti in modo veloce, e qualche volta quasi di fretta. In queste poche pagine non è certo possibile esaminare nel dettaglio le soluzioni adottate anche perché come accennato siamo ancora di fronte ad un decreto legge in via di conversione (anche se alla camera è stata posta la questione di fiducia sul testo uscito dalla commissione affari costituzionali) e a un disegno di legge che contiene molte deleghe con un periodo previsto di approvazione che tocca il biennio. Ma pure con queste cautele, è possibile individuare delle traiettorie di politica del diritto che sono sufficientemente stabili per poter essere evidenziate. Magari iniziando da quello che non c è e che proprio nella prospettiva di riequilibrare il clima tra attori organizzativi sarebbe stato il caso di prevedere. Il mondo delle pubbliche amministrazioni in questi anni di crisi è stato caratterizzato da una carenza di risorse finanziarie che non solo ha determinato tagli lineari di risorse e investimenti, ma anche il mancato rinnovo dei contratti di lavoro ormai dal Soprattutto nel comparto delle autonomie locali ma non solo sono state messe in crisi le soluzioni adottate dai contratti integrativi ponendo dubbi e incertezze sull interpretazione e l applicazione delle disposizioni contrattuali. Per entrambe le ragioni, sarebbe stato opportuno e utile chiarire il ruolo delle fonti nella regolamentazione del rapporto di lavoro, flessibilizzandone la gestione e affidando al secondo livello delle relazioni industriali, il compito di coniugare al meglio esigenze organizzative, carenze di risorse, eliminazione della spesa produttiva e condizioni di lavoro. Questa azione di riassetto delle fonti e della struttura della contrattazione avrebbe avuto bisogno di un rilancio del ruolo del contratto nazionale soprattutto in funzione di facilitazione del contratto integrativo. Al contrario niente di tutto questo si vede nella normativa contenuta nei due provvedimenti, dove anzi si ritiene che la contrattazione collettiva debba essere ulteriormente svilita e accentrata. L esatto contrario di quanto sarebbe necessario per aggredire in modo profondo le inefficienze e gli 12 Sindacato Università

13 sprechi organizzativi delle amministrazioni. Nello stesso filone di vuoti va inserito il rapporto tra forme di partecipazione e contrattazione collettiva. Nessun dubbio sul fatto che tra questi strumenti di azione sindacale c era bisogno di un riequilibrio per evitare eccessivi slittamenti negoziali verificatisi negli anni passati; sarebbe quindi stato opportuno e auspicabile una chiarificazione di ruoli da affidare ai contratti nazionali, seppur in una cornice definita dalla legge. Anche in questo caso si è preferito non affrontare il problema abbandonando la questione a contratti ormai superati sia per il passato del tempo, sia per il mutato ambiente organizzativo e finanziario nel quale le relazioni sindacali del settore pubblico operano. La gestione delle risorse umane in una situazione di crisi come quella che abbiamo descritto diventa un problema delicato e urgente, soprattutto se collegato al riassetto delle amministrazioni che deriveranno dalla riforma del titolo V della Costituzione e dal riassetto delle autonomie locali dal quale deve necessariamente conseguire anche quello della presenza dello stato sul territorio. Un azione così delicata che, con ogni probabilità, richiederà un ricorso alla mobilità professionale e territoriale sconosciuta negli anni passati, necessita di essere gestita con trasparenza e consenso. Nella logica di dimostrare che si fa tutto in fretta, i provvedimenti del governo non si preoccupano di queste elementari regole dell organizzazione e costruiscono gli istituti della mobilità e dell assegnazione di nuove mansioni in modo approssimativo dal punto di vista giuridico, sostanzialmente unilaterale nel primo caso e privo di qualsiasi forma di confronto addirittura conosciuto e praticato nel Sindacato Università 13

14 settore privato, in entrambi i casi. Un discorso più articolato occorre fare a proposito della dirigenza. Essendo questa (del dirigente) una figura professionale che si colloca come snodo tra la decisione politica e la funzione sociale, i punti critici sono rappresentati dalla sua selezione (e per selezione intendiamo il conferimento dell incarico) e dalla valutazione; tra questi due momenti si svolge la funzione gestionale. La delega contenuta nel disegno di legge si sofferma soprattutto sulla fase di selezione e di conferimento degli incarichi con soluzioni interessanti che cercano di coniugare professionalità del dirigente e discrezionalità dell amministrazione nella fase di conferimento, assegnando a Commissioni tecniche le fasi di reclutamento, formazione e selezione di una rosa di candidati per il conferimento e valutazione. Occorre naturalmente attendere la normativa di dettaglio contenuta nei decreti delegati: questo aspetto, che richiama l esperienza del Regno Unito, può essere seguito con interesse. Ciò non significa che il momento del conferimento dell incarico non sia importante ai fini dell autonomia: è evidente che il soggetto che conferisce l incarico, soprattutto se coincide con quello che opera la valutazione, può determinare un comportamento acquiescente anche a prescindere dalla predisposizione e dalla volontà individuale. Ma se al conferimento dell incarico con parametri di trasparenza e oggettività non corrisponde un adeguata strumentazione gestionale-funzionale di risultati attesi, l autonomia assicurata nel momento del conferimento finisce per sciogliersi al momento della valutazione. Il problema poi si sposta necessariamente al livello dei reali poteri gestionali che garantiscono alla funzione dirigenziale la possibilità di esercitarsi in forma autonoma. A questo proposito vanno distinti diversi elementi che costituiscono altrettante unità di misurazione del reale tasso di autonomia. Dico subito che su ognuno di questi punti i provvedimenti del governo sono lacunosi, contraddittori e anzi vanno in direzione opposta rispetto a quella auspicabile a. in primo luogo è fondamentale la partecipazione dirigenziale alla definizione degli obiettivi. Questo è un momento decisivo che andrebbe arricchito con analisi e monitoraggio della domanda per selezionare le priorità (obiettivi e risorse) e con confronti con i destinatari di quella funzione o di quel servizio anche per creare una trasparenza sociale su ciò che l amministrazione può o non può garantire con le risorse a disposizione. Questo momento di programmazione è fondamentale per garantire la metamorfosi della funzione da servizio pubblico a reale servizio al pubblico! b. È poi importante il sistema di contabilità pubblica. Proprio perché ci troviamo in una situazione di crisi in cui le risorse vanno prioritariamente cercate nell eliminazione della spesa improduttiva, è fondamentale affermare tecniche e strumenti di contabilità economica per centri di costo. Diversamente, l autonomia gestionale perde un elemento cardine della propria ragione d essere. c. Tra i poteri gestionali va poi considerato quello della gestione delle risorse umane. Negli ultimi anni i provvedimenti del Governo non fanno eccezione assistiamo a una forte rilegificazione e a un conseguente irrigidimento delle norme che regolano il rapporto di lavoro. È evidente che quanto più il rapporto di lavoro è formalizzato nella legge, meno è gestibile in base alle esigenze organizzative, e meno autonomo è il potere dirigenziale. d. La partecipazione sindacale e il ruolo della contrattazione collettiva sono, se utilizzati con chiarezza degli obiettivi e correttezza dei comportamenti reciproci, indispensabili elementi organizzativi, come dimostrano tutte le analisi anche in ambito comparato. Tali analisi hanno evidenziato come i modelli sociali che meglio hanno retto all impatto della crisi e sono riusciti a razionalizzare le risorse sono stati quelli che hanno potuto ricorrere a un sistema di relazioni sindacali responsabili. Il nostro modello di relazioni sindacali si fonda su regole (definite prima della crisi) che si basavano prevalentemente sul parametro del massimo di tutela col minimo di risorse e questo per responsabilità di tutti e soprattutto perché non sono mai stati chiari gli obiettivi e le risorse. L assenza di risorse certe deve orientare anche il modello di relazioni sindacali ad una semplificazione di procedure e efficacia dei confronti, soprattutto evidenziando l importanza del secondo livello come sede privilegiata per la razionalizzazione dell organizzazione. Anche su questo aspetto, i provvedimenti del Governo vanno in direzione opposta non solo perché non assume iniziative per il rinnovo dei contratti nazionali, ma soprattutto perché individua tra i criteri di delega l esatto opposto del decentramento della contrattazione e della valorizzazione della partecipazione, vivendo nell illusione che alla crisi si risponde accentrando, mentre, sia nel settore privato con la concorrenza globale, sia in quello pubblico, il patto di stabilità e i vincoli finanziari richiedono di privilegiare i diversi livelli organizzativi e decisionali. e. La trasparenza e l accesso sono altrettanti elementi che possono essere valorizzati in funzione di salvaguardia dell autonomia e della professionalità dirigenziale. Ma trasparenza e accesso non sono mera pubblicazione sui siti delle informazioni sul funzionamento delle amministrazioni, prevalentemente in funzione anticorruzione. Questi sono aspetti importanti che non vanno abbandonati, ma devono essere arricchiti da strumenti periodici di monitoraggio e di interlocuzione tra utenza e amministrazioni, che garantiscano che la trasparenza non sia solo una vetrina di cristallo chiusa, ma una porta di accesso e interlocuzione per il rapporto dirigente-utente e che, per questa via, la responsabilità dirigenziale trovi una ulteriore sponda alla esigenza (e convenienza) di un azione sociale e autonoma. Se sono garantiti questi elementi i provvedimenti di delega sono insoddisfacenti proprio su di essi assume una base di fattibilità, il rispetto di un modello retributivo prevalentemente basato sulla retribuzione di risultato ed una importanza diversa anche il momento della valutazione. A fronte di soluzioni parziali interessanti, manca un quadro di riferimento certo che possa risolvere problemi presentatisi negli scorsi anni e tracciare così un ambiente di responsabilità per i prossimi. 14 Sindacato Università

15 AFAM Accademia Danza: puntiamo sull eccellenza di Bruno Carioti - Commissario Accademia Nazionale di Danza Con l emanazione del Regolamento didattico che riorganizza tutte le attività formative relative alla formazione accademica, anche per l Accademia Nazionale di Danza, la riforma del sistema AFAM entra nella fase attuativa dopo un lungo e travagliato iter. Con il Regolamento didattico sono stati messi a ordinamento tutti i corsi di I livello (trienni) e di II livello (bienni) finalizzati al rilascio dei relativi diplomi accademici. Oggi l offerta formativa dell Accademia è così organizzata: a) tre trienni con diverso indirizzo: triennio ad indirizzo classico, triennio ad indirizzo contemporaneo e triennio ad indirizzo tecnico-compositivo (coreografico) che sarà attivato per la prima volta presso l Accademia Nazionale di Danza a partire dal prossimo anno accademico (2014/2015), dopo un esperimento avviato presso il Teatro Gesualdo di Avellino a partire dall anno accademico 2012/2013. b) due bienni articolati in due diversi ambiti: a. didattico, con due diversi indirizzi: classico e contemporaneo, b. tecnico compositivo, con un biennio ad indirizzo coreografico. Nel regolamento didattico entrato in vigore nel dicembre del 2013, sono altresì previsti tutti corsi caratteristici dell alta formazione quali Master, Corsi di specializzazione e Dottorati di ricerca che saranno avviati in un prossimo futuro. Con l avvio della formazione accademica, così come previsto nella legge di riforma 508/99, vanno ad esaurimento i vecchi corsi normali che hanno caratterizzato l attività dell Accademia dalla sua fondazione. Nel nuovo ordinamento è stato previsto un percorso pre accademico articolato, come il vecchio, in un percorso diviso in tre livelli con inizio dei corsi all età di 9 anni e naturale prosecuzione nei corsi dei trienni di I livello per il completamento della formazione dei futuri danzatori. Per quanto riguarda l offerta formativa nel segmento pre accademico, vi è da sottolineare che, accanto a questi corsi che si svolgono all interno dell Accademia Nazionale di Danza, sono stati attivati in questi anni i primi Licei ad indirizzo coreutico previsti all interno della globale riforma dei licei operata dal Ministro Gelmini. L Accademia Nazionale di Danza, in quanto unica struttura pubblica a livello nazionale dove, almeno fino a qualche anno fa, si svolgeva una formazione coreutica, si è fatta carico di vigilare su questo percorso di attivazione all interno dei Licei dei percorsi coreutici. Numerosi docenti dell Accademia sono oggi impegnati nel monitoraggio delle attività formative che si svolgono in tali istituzioni diffuse in tutta Italia. In particolare essi svolgono un azione di verifica preventiva dell idoneità delle strutture e, successivamente, provvedono a selezionare gli studenti da ammettere ai corsi e partecipano alle commissioni per l individuazione dei docenti che vengono impegnati nelle singole strutture. Il lunghissimo periodo di tempo trascorso dall approvazione della legge di riforma (dicembre 1999) al momento in cui il nuovo ordinamento è entrato in vigore (dicembre 2013), testimonia, in maniera inequivocabile, la difficoltà di attuare questa trasformazione, attesa per molti anni dal sistema formativo artistico italiano e che lo ha finalmente portato, come d altronde accade in tutto il resto del mondo, nel segmento dell istruzione formativa post secondaria. Ma questa Riforma nulla ha previsto per quello che riguarda il periodo di studi che necessariamente deve precedere l alta formazione, dimenticando che la formazione in ambito artistico con fini professionalizzanti in particolar modo per quello che riguarda la musica e la danza ha un percorso che non può non iniziare in età molto precoce e ha necessità di un rigore e di una disciplina di studio non riscontrabili in altri settori. È noto, infatti, che per chi vuole intraprendere a livello professionale la carriera di musicista e a maggior ragione quella di danzatore - la maggior parte del percorso formativo deve essere svolto proprio in quella fascia pre accademica che, secondo la riforma, non dovrebbe più esistere all interno degli Istituti Superiori di Studi Musicali (così si chiamano ora i Conservatori e gli Istituti Musicali Pareggiati) o dell Accademia Nazionale di Danza. Tale formazione dovrebbe essere di competenza dei Licei ad indirizzo musicale e coreutico, ma le esperienze fino ad ora avviate non fanno presagire nulla di buono rispetto ai risultati che conseguiranno gli attuali Sindacato Università 15

16 iscritti a tali istituti, soprattutto in prospettiva professionalizzante. Per quanto riguarda la danza vi è una ulteriore penalizzazione: mentre per la musica le SMIM (Scuole medie ad indirizzo musicale) garantiscono la possibilità di iniziare gli studi musicali in età abbastanza precoce (mediamente l età di ingresso alla scuola media è intorno agli 11 anni), per quanto riguarda la danza nulla è stata attivato nella fascia della scuola media. Per quanto riguarda la danza la formazione deve iniziare, per motivi legati allo sviluppo fisico della persona, in età addirittura più precoce di quella prevista per l ingresso alla scuola media. L Accademia Nazionale di Danza, analogamente a quanto fatto dai Conservatori, per ovviare a tale macroscopica carenza, ha autonomamente organizzato un percorso pre accademico che inizia dall età di 9 anni e prepara gli allievi ad entrare successivamente ai corsi accademici. Al di là delle considerazioni di carattere giuridico e normativo fin qui esposte, ritengo che quello che deve essere affrontato è soprattutto un discorso di carattere culturale. Come spesso ci ricordano i nostri politici, anche se poi spesso non trasformano i loro pensieri in fatti concreti, l Italia è il Paese della cultura e il nostro patrimonio non ha eguali in tutto il resto del mondo. A questo patrimonio appartiene anche la formazione artistica, musicale e coreutica. Lo Stato non può abbandonare questo settore e ha il dovere di intervenire per tutelare le grandi tradizioni che caratterizzano il nostro Paese. Nella nostra storia ci sono pittori, musicisti, danzatori che hanno posto il nostro Paese all attenzione del mondo come luogo dove la cultura e l arte trovano la loro massima espressione. Credo sia importante non dimenticare queste tradizioni ed intervenire perché vengano tutelate e valorizzate per quello che hanno rappresentato nel corso dei secoli e che rappresentano ancora oggi. I nostri Conservatori e le nostre Accademie sono piene di studenti che vengono da tutto il mondo proprio perché all estero si ha la consapevolezza del nostro primato in questo ambito (non è un caso che la percentuale di stranieri presenti nelle nostre istituzioni di formazione artistica è molto maggiore di quella dell università). A questo enorme interesse da parte di tutto il resto del mondo nei confronti della nostra formazione in ambito culturale, fa da contraltare il continuo taglio dei fondi a danno del sistema dell Alta Formazione Artistica e Musicale e il quasi totale disinteresse nei confronti dei problemi che quotidianamente assillano le nostre Istituzioni. Sono convinto che, in questo momento in cui tutti si rendono conto che per contrastare l avanzare delle nuove realtà economiche che si stanno affermando è fondamentale puntare sull eccellenza e sul Made in Italy. È necessario valorizzare questo settore, investendo adeguatamente per il rinnovo delle strutture e per dotarlo di norme adatte a renderlo competitivo a livello internazionale. Il nostro patrimonio culturale è un eccellenza che già universalmente ci viene riconosciuta. Per renderlo ancora più attrattivo non dobbiamo far altro che concedergli un po più di attenzione. I risultati, anche in termini meramente economici, sono garantiti. 16 Sindacato Università

17 UNIVERSITÀ Il Direttore Generale sempre più manager di Enrico Periti - past president CoDAU Enrico Periti Dal giugno di quest anno è Presidente del Co- DAU il collega Cristiano Nicoletti, attualmente Direttore Generale dell Università Stranieri di Perugia. È il primo Presidente CoDAU della nuova stagione dell Associazione che ha preso avvio con la definizione di un testo statutario in linea con quanto previsto dalla legge 240/10 Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l efficienza del sistema universitario, la quale, per la prima volta, ha creato l organo Direttore Generale. Lo stesso acronimo CoDAU ha oggi un significato diverso: da Convegno permanente dei Direttori amministrativi e dei Dirigenti amministrativi delle Università a Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie. Un cambio passo che è stato maturato negli ultimi anni e che ha portato tutta l Associazione, sostanzialmente unita, a definire il proprio spazio nel sistema universitario per contribuire alla gestione organizzativa e amministrativa delle università. Sono attualmente 80 le università che aderiscono all Associazione. Il percorso che è stato sviluppato per giungere al cambio statutario è stato stimolato dai contenuti proposti dal volume che ho curato con Sandro Mainardi e Claudia Picardo, Il governo manageriale delle Università: dal Direttore amministrativo al Direttore generale. Il lavoro pubblica l esito di due ricerche commissionate dall Associazione: una riguarda il profilo giuridico dell organo Direttore generale, in particolare i poteri organizzativi che gli competono, all interno di una ricostruzione storica sul ruolo del Direttore amministrativo fino alla L. 240/10; l altra analizza le attese dei Direttori amministrativi rispetto al nuovo scenario come indicato nella ricerca Regini-Turri Le modalità di attuazione della riforma Gelmini. Ciò che oggi caratterizza il ruolo del Direttore generale è l aspetto manageriale. Il Direttore amministrativo non era un manager, non sentiva il peso di far funzionare in modo più efficiente la sua organizzazione, piuttosto era interessato a tenere un equilibrio finanziario, a curarne la parte economico-contabile e a verificare la correttezza formale degli atti. L affermazione Il Direttore generale dentro agli atenei può assumere un ruolo importante gestendo l organizzazione in modo efficiente ed efficace; la parte tecnico-amministrativa non è un peso da sopportare, è linearità dei processi di lavoro, è trasparenza, è capacità di coniugare Sindacato Università 17

18 regole-norme con obiettivi strategici dell ateneo, può essere assunta per dare significato al concetto di managerialità. L introduzione del Direttore generale sposta anche alcune competenze che storicamente hanno caratterizzato il ruolo del Rettore: l attenzione per gli affari interni diminuisce mentre cresce l attenzione per le relazioni scientifico-internazionali, al Direttore generale vengono attribuite competenze dirette sul personale tecnico amministrativo e sul bilancio. Chi fa il manager non può non gestire le risorse umane. Risorse, rispetto a cosa? In questo senso il paradigma di governo all interno delle università va cambiando in modo molto netto. Come sappiamo le università vengono sovente definite come organizzazioni anarchiche per sottolineare la difficoltà di coordinare le persone che in esse lavorano rispetto a finalità condivise; questo vale per la parte accademica e anche per la parte tecnica amministrativa. Dire che tutto il personale tecnico amministrativo ha una filiera di responsabilità in capo al Direttore generale è iniziare a dare un ordine ad un dato anarchico. Quale logica manageriale occorre mettere in campo per segnare questo nuovo indirizzo? Le università sono organizzazioni produttrici di servizi e hanno negli studenti i primi soggetti che richiedono e beneficiano di tali servizi. In un mondo cristallizzato il fare burocratico riesce a garantire la riuscita della produzione, in un mondo dinamico, tecnologizzato, internazionalizzato, che deve fare i conti con una concezione spazio-temporale diversa da quella che ha fatto nascere la burocrazia, gli studenti sono gli attori principali della richiesta di sempre maggiore innovazione. Il vecchio modo di gestione delle risorse umane che caratterizzava il pubblico piuttosto che il privato non tiene più, cortocircuita! Il patto - pochi soldi, poco lavoro e stabilità dello stesso fino alla pensione - non riesce a garantire la soddisfazione delle necessità degli utenti-contribuenti che investono sulla formazione per il loro futuro. Immaginare, quindi, che le scelte di gestione vengano ancora fatte a partire dalla centralità del dipendente invece di porre al centro lo studente, è pura fantasia. Il problema è che le condizioni del nuovo stile di gestione delle risorse umane sembrano, per la storia del pubblico impiego, quantomeno strane : pochi soldi, molto lavoro, in continuo cambiamento negli strumenti e nelle funzioni, stabilità eccessiva perché la pensione non si raggiunge mai. Se questo è il quadro di riferimento, immediatamente si percepisce che le relazioni sindacali diventano importanti, direi strategiche, e richiedono che entrambe le parti siano consapevoli del ruolo nuovo che la contrattazione assume per lavorare meglio e garantire ai cittadini utenti, ovvero agli studenti, di poter disporre di sempre maggiori e più efficienti servizi. Se l università è, come è, fattore determinante per il rilancio del nostro Paese, il senso di responsabilità e la vision che la sostiene passa anche attraverso una reinterpretazione delle relazioni sindacali che devono diventare vero motore di cambiamento per le università. Un buon CoDAU serve al sistema universitario per garantire managerialità. L attuale fase storica è molto complicata: la riforma Gelmini è stata attuata senza le necessarie risorse economiche, anzi gli ultimi anni hanno visto una discesa netta dei finanziamenti statali alle università; una flessione negativa delle risorse in arrivo dalle imprese anche loro condizionate dalla crisi economica che sembra non finire; una flessione degli iscritti che significa anche minor denaro nelle casse degli atenei. Garantire managerialità significa garantire migliori servizi con meno risorse e con grado di soddisfazione dei lavoratori: obiettivo veramente difficile da raggiungere. I gruppi di lavoro dell Associazione, in questi ultimi anni, hanno prodotto riflessioni e documenti che hanno aiutato gli atenei a muoversi in modo coordinato su molte questioni: penso alla grande attività svolta dall Ufficio Studi coadiuvato dal Comitato Scientifico, ai Convegni annuali che hanno proposto sempre un dibattito estremamente qualificato sull attualità dei problemi. Quest anno il tema trattato sarà fare meglio per fare di più, con tutti gli attori istituzionali del sistema universitario, grazie alle pubblicazioni di diversi volumi riguardanti l introduzione della contabilità economica, la formazione della dirigenza, la contrattazione decentrata, ecc Una strada tracciata che è stata ben valutata anche dal nuovo Presidente in carica che, nel suo programma, ha rilanciato la presenza dell Associazione per i prossimi anni proprio partendo dal lavoro fin qui svolto. 18 Sindacato Università

19 Sindacato Università 19

20 ORIENTAMENTO Giovani, lavoro e social media di Sabrina Mossenta - Esperta di Reti e Social Media Il tema della scelta professionale per i giovani sta diventando una questione sempre più spinosa: in una società in rapida evoluzione, con un mercato del lavoro che ha subito drastici cambiamenti negli ultimi decenni, i titoli di studio che perdono progressivamente valore, orientarsi tra infinite offerte formative, opinioni contrastanti, previsioni contradditorie sul futuro dell economia e modelli di successo spesso discutibili è estremamente arduo. La maggior parte dei giovani è confusa, e probabilmente i giovani universitari lo sono ancora di più: scegliere un corso di studi che appassiona o quello che sembra offrire maggiori garanzie occupazionali? Portare a conclusione un ciclo di studi che non piace o ricominciarne da capo uno più entusiasmante? Laurearsi il più velocemente possibile anche a scapito della votazione o puntare a una media alta? Un semestre di Erasmus serve o è una perdita di tempo? E una volta terminati gli studi, i dubbi e le domande senza risposta aumentano ancora: come si sceglie uno stage? Come capire se un azienda è seria? Come farsi trovare dalle aziende? Cosa scrivere sul CV? A chi Sabrina Mossenta inviarlo? Come si gestisce un colloquio di lavoro? Accettare un lavoro che non piace o cercarne uno più entusiasmante? Tutte queste domande alla fine si possono ridurre a una sola: come si fa a trovare il lavoro ideale, quello che coinvolge e appassiona, dà un senso agli anni trascorsi sui libri e fa sentire soddisfatti e fiduciosi nel futuro? A una simile domanda in genere si tende a dare due risposte, entrambe sconfortanti: bisogna avere fortuna o potenti raccomandazioni. Senz altro, ma c è anche una terza via: più faticosa, ma alla lunga più efficace (la fortuna gira, i giochi di potere cambiano), più duratura nel tempo e, soprattutto, aperta a tutti. Si tratta di imparare a conoscere sé stessi, individuare le proprie passioni e perseguirle; accumulare esperienze di vita pratica che permettano di mettersi in gioco, capire i propri limiti ma soprattutto le proprie capacità e potenzialità; acquistare fiducia in sé, definire il proprio profilo professionale e avanzare in quella direzione; imparare a utilizzare i tanti mezzi a disposizione, anche i social, per costruire la propria carriera. I modelli economici, sociali e di lavoro sono cambiati drasticamente negli ultimi anni: la carriera non è più affidata all azienda, ma al singolo individuo. Stiamo assistendo a un autentica Job Revolution, in cui ognuno diventa artefice della propria vita professionale. Come e cosa fare? Innanzitutto capitalizzare al meglio gli anni universitari. L università non è e non va concepita come il prolungamento del liceo: non basta solo studiare, il semplice titolo di studio non garantisce più un radioso futuro professionale. È necessario stimolare i ragazzi ad accumulare esperienze formative collaterali e di vita pratica (soggiorni prolungati all estero, lavori saltuari, volontariato, corsi di approfondimento, vita autonoma), che li aiuteranno a misurarsi con il mondo reale, a sviluppare competenze trasversali e a conoscere da vicino le proprie attitudini e inclinazioni. È importante anche abituarli a fare rete, a scambiarsi informazioni e a fare domande: in questo senso, gli stessi docenti potrebbero costituire un valido aiuto, essendo un ponte tra loro e il mondo. 20 Sindacato Università

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