Gli Amici di Laura Concorso in ricordo della amica e compagna Laura Delfini

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1 Gli Amici di Laura Concorso in ricordo della amica e compagna Laura Delfini donne diritti e lavoro

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3 Per ricordare Laura 30 maggio 2014 Il concorso donne diritti e lavoro è nato dal proposito di portare avanti una forte passione che ha permeato la vita lavorativa, sindacale e personale di Laura. Una vita condivisa a livelli diversi e specifici con la sua famiglia, gli amici e con le persone con cui ha lavorato, in particolare il sindacato: ad esso ha dedicato il suo tempo con amore, dedizione e competenza. Una passione, la sua, che si manifestava nel tener presente sia la persona con le sue forze, debolezze, capacità, competenze, disagi, frustrazioni, sia l obiettivo da raggiungere: fosse un chiarimento su una questione che presentava divergenze, un contenzioso da risolvere, un riconoscimento da ottenere. Lo sfondo era sempre riconducibile al diritto : fosse espresso come diritto della persona a vedere riconosciute e comprese le proprie perplessità, emozioni, pensieri, fatiche; il diritto di chi, lavoratrice/lavoratore, necessitava di essere difesa/o nelle sue mansioni, competenze, ricompense, o, ancora, il diritto di vedere riconosciuta la dignità della persona senza distinzione di sesso, razza, religione. Il concretizzare la possibilità di proporre questo concorso è sembrata una risposta all esigenza di passare alle nuove generazioni la necessità e l importanza di riflettere su ciò che si è ottenuto attraverso l impegno, il coraggio e la determinazione di molte e molti al mantenere viva la consapevolezza che molto ancora rimane da fare nella concretezza del quotidiano con la partecipazione di tutte e tutti al portare avanti la voglia di capire, di comprendere, di esserci che Laura ci ha insegnato Se il concorso ha potuto svolgersi è stato per l impegno che ragazze, ragazzi e docenti hanno manifestato, per il tempo che hanno dedicato a scrivere e a riguardare i testi, per la passione che si legge dietro questi Il comitato del concorso 3

4 Il lavoro in fabbrica Tutte le immagini sono per gentile concessione dell Ivres Associazione veronese di documentazione, studio e ricerca. Biblioteca e archivio storico Via L. Settembrini, n Verona Tel Fax info@ivres.it 4

5 gli elaborati: EMANUELE ROSSIGNOLI con LA MIA GIORNATA NON È POI COSÌ MALE VISAN MARIA con CARO DIARIO CACCIATORI AURORA con PUNTO E BASTA SARTORI LINDA con IERI, OGGI E DOMANI BIANCA PEFTULOGLU con la storia di BAGESHRI MAGGIO GLORIA con STORIA DI UNA DONNA HALIMA ZINAF con MI CHIAMO ISABELLA NICCOLO NARDI con DONNA VERA VANGIEL con LE DONNE ALESSIA LAGUARDIA con SIAMO IN QUATTRO: SARA, MIRIAM, MARTA E VANESSA. GIULIA NEGRINI con A DROP IN THE OCEAN FRANCESCA PERETTI con LA LIBERTA E UN DIRITTO DI TUTTI MARTINA PADOVANI con UN INCONTRO SPECIALE SERENA DANESI con IO CE LA POSSO FARE NICOLE ZERBONI con PENSIERI INTIMI EMMA POLI con PROMESSA SPOSA Per la sezione Gruppo Classe: Classe terza sezione D della scuola secondaria di primo grado M. Mazza. Gli studenti: AMBROSI GIACOMO, CHIEPPE GIACOMO, CHIEPPE ILENIA, CORSO MATTEO, GALLO MATTIA, GIANELLO MATTIA, FASOLI LEONARDO, RACHIDI AMINE, TOSI LUCA. 5

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7 PUNTO E BASTA C'era un tempo in cui dicevano a noi donne... che non importava imparare a leggere e a scrivere, perché tanto servivamo solo a fare figli; che non dovevamo pensare a noi stesse, ma a servire il maschio che ci stava accanto; che non dovevamo interessarci di come andava il mondo, tanto c'era l'uomo che votava e decideva per noi; che non dovevamo sognare di cambiare le cose, perché le cose erano sempre andate così punto e basta. Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti e tanto è stato fatto per migliorare. Certo, la strada è ancora lunga, ma noi non siamo stanche di camminare! CACCIATORI AURORA 7

8 BAGESHRI La storia che vi vogliamo raccontare narra di una ragazza chiamata Bageshri. Questa è ora una donna adulta, forte e determinata nella lotta per i diritti umani, in particolare quelli femminili. Il suo interesse iniziò per una vicenda che visse in prima persona, ai tempi del liceo. Noi la conoscemmo quando venne a vivere in Italia assieme alla sua famiglia. Erano originari dell India, ma la madre, il fratello e lei si erano trasferiti nel nostro paese per poter lavorare e garantire un istruzione al figlio maschio, mentre il padre aveva deciso di non andare con loro, poiché doveva concludere alcuni affari. Fortunatamente, qui vige una legge secondo la quale tutti i ragazzi, indifferentemente dal sesso, sono obbligati ad andare a scuola fino al compimento dei sedici anni, quindi anche la ragazza ebbe l opportunità di studiare. Bageshri fu perciò inserita nella nostra classe nel mese di gennaio. Inizialmente fummo proprio noi le prime ragazze ad interessarci di lei e, nonostante sia brutto da dire, il resto dei compagni cercava di evitarla, poiché era diversa da noi. Il primo mese lo trascorremmo insieme, come normali ragazze che vivono il difficile periodo dell adolescenza. Tuttavia, lei sembrava più adulta, come se sapesse qualcosa di più sulla vita. Supponiamo sia perché in India le cose non vanno molto bene, guerre, carestie, e malattie colpiscono la maggior parte della popolazione. Delle cose che ci raccontò, l argomento che ci rimase più impresso fu quello riguardante i matrimoni forzati tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i quattordici e i sedici anni. Lei non pensava che questo sarebbe potuto succederle, era interessata solamente allo studio e ai suoi doveri in famiglia. Tuttavia, un giorno di fine marzo ricevette una lettera da suo padre: solo qualche parola, nessun cenno di affetto, di dispiacere nei suoi confronti, solamente un obbligo, quello di sposarsi con un ragazzo di cui non conosceva il nome, né i tratti del viso e tantomeno il carattere. Ci comunicò la notizia con le lacrime agli occhi, dicendoci che avrebbe dovuto partire non appena fosse finito l anno scolastico. Per noi questa era una cosa inverosimile, non credevamo possibile che questo potesse accadere veramente e ritenevamo i matrimoni forzati cose dell altro mondo. D altra parte, tutte le cose che accadono nel resto del pianeta ci sembrano inverosimili finché non le viviamo sulla nostra pelle o su quella di una persona a noi vicina. 8

9 Per i suoi genitori il fatto che lei non finisse il liceo non era un problema, anzi era solo un risparmi di soldi, che quindi potevano essere usati per mandare il fratello all Università, dato che l istruzione maschile era considerata di maggior importanza rispetto a quella femminile. Nonostante Bageshri sapesse che probabilmente alla fine l avrebbe avuta vinta il padre, provò a battersi contro quest obbligo, che le negava il diritto allo studio e quello di poter scegliere l uomo accanto al quale passare il resto della vita. Arrivò presto il giorno in cui sarebbe dovuta partire. Andammo a salutarla e lei ci disse addio senza versare una lacrima, anche se sapevamo che dentro il suo cuore era distrutto. Promise di scriverci e effettivamente arrivarono lunghissime lettere in cui ci scrisse tutto quello che era successo. Ci fece sapere che appena arrivata nella sua vecchia casa il padre non la salutò nemmeno se non dopo averle ordinato di vestirsi elegantemente poiché sarebbero andati a conoscere immediatamente la famiglia del fidanzato. Così indossò uno dei suoi vestiti indiani migliori e poco dopo erano già in viaggio verso la casa del futuro sposo. Quando entrò nell imponente casa si ritrovò di fronte due visi austeri di quelli che, probabilmente, sarebbero stati i suoi suoceri; dietro a loro spuntava la testa di un ragazzo, alto e robusto, con i tratti del viso marcati. Bageshri non moriva dalla voglia di conoscerlo ma doveva farlo. Prima le due famiglie si salutarono in modo molto formale, poi si trasferirono in una stanzetta in cui, tra una tazza di tè e l altra iniziarono a parlare del matrimonio. Sarebbe stato sontuoso poiché alla famiglia del ragazzo i soldi non mancavano, ma allo stesso tempo molto tradizionale. Dalle lettere la nostra amica ci fece capire tutto il disgusto che provava nel sentire quelle persone parlare della sua vita, come un giocattolo nelle loro mani, e alla fine scoppiò, si alzò in piedi e pronunciò queste esatte parole: Sapevo che il mio momento sarebbe arrivato, quello in cui avrei dovuto sposare un ragazzo la cui identità mi è ignota. Ho tentato di dimenticare questo dovere ma ora è il mio turno di parlare. Questo è l ultimo giorno in cui posso gridare, battere i pugni su un tavolo, l ultimo giorno in cui posso dire la mia opinione e il mio parere senza avere il timore di subire violenze, fisiche o mentali. Questa è la mia unica possibilità per tentare di ribellarmi alle ingiustizie di questa terra, agli obblighi che questa gente mi impone. Io non voglio sposare questo ragazzo di cui fatico a ricordare il nome, e del quale dimenticherò la faccia non appena uscirò da questa casa. Io non voglio sposare questo ragazzo del quale non conosco il carattere, che potrebbe essere tenue e dolce oppure l esatto contrario. Questi sono gli stessi motivi per i quali anche lui dovrebbe combattere, al fine di avere giustizia, di vederci riconosciuti i nostri diritti. Io voglio studiare e, se mai deciderò di farlo, voglio sposare un uomo che amo e non uno sconosciuto. 9

10 Detto questo la nostra amica uscì dalla stanza e chiudendosi in bagno. In quel piccolo stanzino pianse molto ma con un orecchio ascoltava quello che succedeva. Capì che aveva lasciato tutti di stucco, era stato un disonore per la famiglia, ma non le importava. Finalmente era riuscita a dire quello che tanto le premeva. Poi sentì dei passi, forse quelli del ragazzo, e una porta aprirsi e chiudersi nel silenzio totale dei genitori, ancora sconvolti. Poco dopo, altri passi, ma non di una sola persona. La porta si aprì e si richiuse nuovamente con un tonfo, seguito dal silenzio. La nostra amica decise di uscire per vedere la scena e si trovò davanti due giovani che si baciavano, in un modo che lei non avrebbe mai potuto fare con quel ragazzo. Evidentemente le sue parole avevano smosso qualcosa nel suo petto e anche lui aveva deciso di reagire. Solo in quel momento Bageshri capì che quel matrimonio avrebbe portato tanto dolore a lei quanto al ragazzo. Da quel momento, l'ultima lettera che ci arrivò fu per dirci che stava tornando in Italia e il resto della storia ci fu raccontato a voce. il padre si amareggiò talmente per ciò che aveva visto che decise di annullare il matrimonio. Ed infine, in un caldo pomeriggio estivo, il postino le recapitò una busta con i più sentiti ringraziamenti del ragazzo appena conosciuto e un mucchio di soldi per permetterle di studiare. Passarono gli anni ed ora siamo qui, ancora amiche. Ognuna di noi è riuscita ad inseguire il suo sogno e lei ha deciso di fondare un'associazione. Qui, gli iscritti possono contribuire al pagamento di libri per studiare da donare alle ragazze indiane. Alcuni dei più ricchi sostengono mensilmente una ragazza e grazie a questo, Bageshri riesce a migliorare la vita di molte persone. Il ragazzo che avrebbe dovuto sposare è ora un suo caro amico che è venuto a vivere proprio nel nostro paese assieme alla moglie, la stessa donna che Bageshri conobbe quel fatidico giorno in India, ed stato con lui e grazie a lui che ha fondato l'associazione. Noi non possiamo nemmeno immaginare il bene che ci ha fatto questa ragazza permettendoci di sapere cosa accade nel mondo e finalmente, andando a manifestare in India per i diritti delle donne, possiamo dire che qualcosa di positivo nella nostra vita l'abbiamo fatto anche noi, ma si può sempre fare di più, con la sola speranza di ricevere in cambio un sorriso. BIANCA PEFTULOGLU 10

11 Concorso: donne, diritti, lavoro. Introduzione: Alcuni ragazzi della classe terza sezione D della scuola secondaria di primo grado M.Mazza, per capire il vero significato della festa della donna, hanno intervistato i loro nonni e i loro genitori sul tema della conquista dei diritti da parte delle donne. Abbiamo ritenuto opportuno trascrivere la loro testimonianza in un racconto dialogato per rimanere fedeli alla loro esperienza. Tale racconto può essere tradotto in forma teatrale. Protagonisti: nonno Valdino e nonna Idelma (novantenni), i loro figli Fara e Giuseppe con i rispettivi consorti Ezio e Najat, i nipoti Matteo e Yasmine, rispettivamente di 8 e 15 anni e Francesco di 30 anni. CONVERSAZIONI IN FAMIGLIA: GENERAZIONI A CONFRONTO Nonno Valdinio: Idelma...hai sentito anche tu un festoso chiacchierio provenire dal giardino? Nonna Idelma: Che sorpresa! Fara, Giuseppe, Ezio, Najat cosa fate tutti qui ma non siete soli, ci sono anche i nostri adorati nipotini. Valdino vieni a vedere! Tutti entrano e si siedono nel salotto buono di casa e uno dei nipoti, Matteo, il più piccolo, offre alla nonna un mazzo di mimose mentre i più grandi cominciano a raccontare come avrebbero trascorso la serata e cosa avrebbero indossato. Nonna: Parlate della festa della donna naturalmente, e poi mi avete omaggiato con le mimose! Ma quale significato ha per voi questa festa? Perché si festeggia proprio l otto marzo? Matteo: sappiamo che è la festa della donna! 11

12 Yasmine: A scuola ci hanno raccontato che l 8 marzo 1908, a New York, 129 operaie morirono mentre cercavano di difendere i loro diritti, per migliorare la propria vita. Francesco: oggi si festeggia la lotta per l emancipazione femminile, la conquista delle pari opportunità! Nonno: Già, noi siamo anziani e non andiamo certo a festeggiare, ma ricordiamo bene le donne erano considerate quasi delle schiave, tanti doveri e pochi diritti, le prime ad alzarsi al mattino e le ultime a spegnere la lucere non certo per andare a feste o per leggere romanzetti e poi la maggior parte delle donne era analfabeta. Nonna: Quanto sono stata fortunata; i miei genitori, pur essendo nati nell ottocento, hanno fatto tanti sacrifici per farmi studiare, nonostante le devastazioni e le sofferenze causate dalla guerra. Fara e Giuseppe (in coro): sì, lo sappiamo, sei andata a scuola, sei orgogliosa di aver vissuto in un epoca di grandi trasformazioni Nonna: Le trasformazioni, il progresso abbiamo seguito le lotte che le donne hanno combattuto attraverso comizi, manifestazioni, cortei per gridare la parità tra uomo e donna in tutti i campi e per la tutela della lavoratrice madre. Fara: Hai ragione! Le donne hanno cambiato il loro modo di vivere e con l istruzione e il lavoro hanno conquistato indipendenza e uguaglianza e ora sono rispettate tanto quanto gli uomini. La vera emancipazione femminile è iniziata dopo la seconda guerra mondiale quando parteciparono alle prime elezioni libere e iniziarono il faticoso cammino per affermare la loro presenza attiva nella società e nella politica del nostro paese. Nonna: Lo ricordo bene quel periodo, le donne alle urne! In seguito agli eventi storici, noi ragazze cominciammo a fare propaganda politica e, convinte di trasmettere amor patrio, passavamo di porta in porta per convincere le donne ad esercitare il loro primo diritto conquistato: il voto. Da quel momento sono iniziate le nostre vittorie e le nostre conquiste: il diritto all istruzione, il diritto di lavorare al di fuori delle mura domestiche, il diritto ad essere rispettate come donne e come madri, come lavoratrici. Nonno: Le lotte femminili del 1968 le abbiamo vissute attraverso i vostri occhi; vi abbiamo visto sfilare nei cortei cittadini e abbiamo discusso con voi di problemi 12

13 sociali, politici, di parità tra uomo e donna. Quanta strada ha fatto il movimento femminile! Pensate a quante donne hanno messo la loro vita al servizio dell umanità e hanno salvato molte vite grazie alla ricerca scientifica. Pian piano le donne sono arrivate anche ad occupare ruoli importanti nella vita politica della nostra povera Italia. Giuseppe: Oggi la donna è rispettata e valorizzata in tutto il mondo occidentale, ma io consiglierei a tutte le donne di rimanere se stesse e di conservare il loro ruolo all interno della famiglia, Regine del focolare domestico si diceva cosi?! Ezio: Nonostante tutto questo, assistiamo ancora a fenomeni di discriminazione, ma la donna con la sua intelligenza e caparbietà saprà certamente controllarli. Fara: Nell ambiente lavorativo c è ancora troppo maschilismo e alcuni settori dell economia sono ancora di esclusiva competenza maschile per non parlare delle violenze di cui ancor oggi le donne sono vittime. Nonna: Mi chiedo, infatti, quale parità è stata raggiunta se ancor oggi la donna è sfruttata, violentata, maltrattata, uccisa da chi la considera un oggetto di proprietà? Quante violenze, persecuzioni, discriminazioni dobbiamo ancora sopportare? Agli inizi del secolo scorso, le donne morivano nelle fabbriche, oggi, nel 2014, le donne muoiono ancora per affermare quei diritti che sono propri della persona umana quali la dignità, il rispetto delle proprie emozioni, la difesa della propria vita. Najat: Anche nel paese da cui provengo, le donne sono state spinte ad agire a causa della discriminazione e della violenza subita nel mondo del lavoro e in famiglia. Giuseppe: cerchiamo di allargare i nostri orizzonti! Se guardiamo in quale modo vive la donna nel resto del mondo ci sembrerà impossibile pensare a come possa sopportare tante ingiustizie, violenze, emarginazione Najat: Fortunatamente anche nel mondo arabo l istruzione ha permesso alla donna di mostrare le proprie capacità nascoste e valorizzate la propria persona, la propria dignità di persona umana e di combattere contro la sottomissione all uomo. La sua vita è cambiata molto ed è riuscita a conquistarsi il posto che le spetta nella vita politica e sociale del proprio paese. 13

14 Sicuramente questo cambiamento ha anche degli aspetti negativi come stare molto tempo fuori di casa e questo influisce sull educazione dei figli e sul suo ruolo all interno della famiglia. Nonna: Cari figli miei, quando venite a trovarmi e mi mostrate la vostra stanchezza e mi raccontate la quotidiana lotta per conciliare lavoro e famiglia, mi sembra di sentire sulle spalle il peso di questa lotta che non è ancora terminata e mi scorrono davanti agli occhi tutti gli aspetti positivi dell emancipazione femminile. Io penso che valga la pena riflettere su tutte quelle conquiste che hanno reso la donna protagonista della storia italiana. Protagonista attiva, testarda, ostinata, orgogliosa di partecipare alle nuove sfide politiche. Najat: io mi sento di dare questo consiglio a tutte le donne: Sii sempre donna, metti davanti ai tuoi occhi la tua dignità, non è importante superare l uomo o arrivare al suo livello, la cosa più importante è crescere insieme, uomo e donna nel reciproco rispetto e nella fiducia delle capacità di ciascuno. Nonno: Vi confido un segreto: Tutto ciò che fate, fatelo con amore! Ambrosi Giacomo, Chieppe Giacomo, Chieppe Ilenia, Corso Matteo, Gallo Mattia, Gianello Mattia, Fasoli Leonardo, Rachidi Amine, Tosi Luca. 14

15 STORIA DI UNA DONNA Mi chiamo Nair, o meglio Rosetta, ho vent anni e lavoro in una sartoria. Ogni mattino mi sveglio alle quattro, mi preparo e parto a piedi per il lavoro, che purtroppo è parecchio lontano da casa mia. Ho iniziato il mio lavoro durante la guerra, avevo sedici anni. Decisamente non è stato facile, specialmente perché la sera ero terrorizzata all idea che da un momento all altro la mia casa potesse andare a fuoco per una bomba quando Pippo sorvolava sulla mia casa, e io con un lumino ricamavo le lenzuola per preparare la dote delle mie sorelle. Eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale e in campagna erano moltissimi coloro che si nascondevano per sfuggire alla guerra. Durante la giornata andavo in sartoria insieme a mia sorella Maria, nel pomeriggio andavo a scuola di cucito finita la terza elementare, persino con la neve fino alle sette di sera e poi tornata a casa cenavo e talmente stanca mi addormentavo sfinita. Mi tengo stretto il lavoro, perché, essendo donna, non ho avuto una buona istruzione, in quanto mio padre riteneva che le donne dovessero occuparsi solo ed esclusivamente della famiglia o della campagna. Aspetto persino a sposarmi rispetto alle mie sorelle, quasi tutte sposate in giovane età, non perché non ami Giuseppe, ma perché voglio assaporare ancora per un po la libertà di avere un lavoro e un mio stipendio anche se basso, malgrado lo debba consegnare a mio padre per aiutare la mia famiglia piuttosto numerosa. In casa siamo in undici, i miei genitori, Erminia e Angelo, i genitori di mia madre Bianca ed Eugenio, le mie cinque sorelle e mio fratello. Giuseppe, il mio fidanzato invece vive con sua madre e suo padre e ha due fratelli. Viene a trovarmi solo due volte alla settimana, perché è questo che permette mio papà. Usciamo raramente e solo con il suo permesso. 15

16 So già che quando mi sposerò sarò un po più libera, ma non potrò più lavorare, perché sarò troppo occupata a badare ai miei bambini, a prendermi cura di mio marito, a pulire e a cucinare. Non avrò il tempo di vedere qualche amica se non al mercato per fare la spesa. Sono abituata ad aiutare le mie sorelle e mia mamma con le pulizie, so cucinare molto bene, ma non riesco a capacitarmi dell idea che dovrò abbandonare il mio lavoro, che mio permette di vedere persone diverse e di creare dei bei vestiti. Penso che tutte le donne abbiano il diritto al lavoro, inoltre noi donne possiamo fare le stesse cose degli uomini, come alla fine della prima guerra mondiale altre donne prima di me, come mia mamma lavoravano nelle industrie belliche. Una donna molto importante come Marie Curie era una scienziata e ha vinto due premi Nobel per la chimica e per la fisica, Jane Austen è stata una delle prime scrittrici donne malgrado le discriminazioni maschiliste. Sono grata alle donne che hanno avuto la forza e il coraggio di combattere contro l uomo e di aver permesso a tutte le donne compresa me di poter lavorare, il diritto di voto e anche se non sufficiente, un istruzione elementare. Spero che un giorno i miei figli e i miei nipoti possano capire quanto per me e altre donne sia stata dura vincere certi modi di pensare. Sono convinta che noi donne abbiamo potuto, possiamo e potremo fare grandi cose nella storia per crescere e combattere contro le discriminazioni. Abbiamo sicuramente delle grosse potenzialità che nessuno vuole comprendere perché ciò significherebbe ammettere che anche noi esistiamo, che siamo intelligenti, e che abbiamo molte risorse da offrire sia a coloro che amiamo sia agli altri. Spero che questa mia testimonianza possa essere d aiuto alle donne che si nascondono e che hanno paura di confrontarsi, di incontrarsi e di farsi conoscere. MAGGIO GLORIA 16

17 Mi chiamo Isabella. Sono madre di tre figli e ho sempre vissuto in un paesino di Verona con mio marito. Siamo sempre stati una famiglia modesta. Mio marito lavorava come operaio e il suo stipendio era appena sufficiente a farci andare avanti. Io facevo i lavori di casa e mi occupavo dei bambini. Finché non iniziò la guerra. Nei primi tempi a noi non cambiò nulla dato che l Italia era rimasta neutrale. Però, poi, gli interventisti vinsero sui neutralisti e, nel 1915, l Italia entrò in guerra. La notizia non mi sconvolse più di tanto, finché non seppi che mio marito sarebbe dovuto andare al fronte a combattere. Sapevo perfettamente che, senza di lui, la famiglia sarebbe andata in rovina. A meno che io non avessi cominciato a lavorare. A quel tempo, però, le donne come me non potevano accedere alla scuola superiore né tantomeno all università. Inoltre il lavoro nelle fabbriche dava un piccolo guadagno all uomo, figurarsi alle donne, a cui il salario veniva molto diminuito rispetto a quello dell uomo. E se lo stipendio di mio marito bastava appena a farci andare avanti, il mio che aiuto poteva dare alla famiglia? La sera prima della partenza di mio marito piansi tutte le mie lacrime. Avevo paura. Volevo che i miei figli avessero tutto ciò di cui avevano bisogno, ma non ero neanche sicura di poterli sfamare come si deve. E poi, desideravo ardentemente che andassero a scuola e non che rimanessero analfabeti come la maggior parte della gente. Mio marito mi calmò dicendomi che potevo prendere il suo posto in fabbrica oppure potevo chiedere un lavoro come bracciante, nonostante fosse riluttante al lavoro per la donna. Ciò voleva dire che non avrei avuto molto tempo per la casa, ma poco importava, dovevo lavorare. Il giorno dopo accompagnai mio marito alla stazione e lo saluti ricordandogli di scrivermi presto. Nel pomeriggio, dopo le mie sei ore in fabbrica, andai a chiedere lavoro come lavorante agricola. Rimasi stupita, vedendo, davanti al comune, delle donne, più o meno della mia età, che urlavano. Molte avevano dei cartelli con su scritto cose come UGUAGLIANZA DELLE DONNE o VOTO ALLE DONNE. Non li capii tutti dato che i cartelli erano sia in Italiano che in Francese e Tedesco. Ero affascinata. 17

18 Mi sembrava così strano che quelle donne avessero il coraggio di opporsi a ciò che era stato deciso per loro. Un desiderio di ribellarmi mi faceva sentire vicina a quelle donne, ma una paura fredda mi invase il petto: se avessi protestato anch io che ne sarebbe stato dei miei figli? Le proteste sarebbero potute durare per giorni, o anche mesi senza dare risultati e io non avevo tempo. La determinazione prese il posto della paura: dovevo difendere i diritti miei, e di tutte le altre donne. Gli stipendi dovevano essere gli stessi per uomini e donne. Decisi che di mattina avrei lavorato in fabbrica e il pomeriggio avrei lottato per l emancipazione della donna. In casa avrei risparmiato il più possibile con i soldi. I mesi passarono, e tra una lettera e l altra di mio marito, continuavano le proteste; scioperi della fame, volantini Ricorrevano a ogni mezzo pacifico per farci sentire e finalmente ci fu un progresso. In fabbrica lo stipendio era aumentato ed era uguale per le donne e per gli uomini. Ero veramente contenta e questo accese in me la voglia di continuare e di lottare per il voto delle donne. Stavo cambiando. Una volta pensavo sempre a cosa avrebbe detto mio marito di una cosa che stavo facendo; invece adesso stavo lottando perché la nostra dignità e la nostra uguaglianza venisse accettata sapendo perfettamente che lui era contro a questi ideali. Mi sentivo libera. Durante i mesi di protesta decisi di seguire con le mie compagne dei corsi di Italiano gratuiti con un professore che si era offerto di istruirci. Ero praticamente analfabeta e me ne vergognavo molto. Feci grandi sforzi per riuscire a fare tutto ma fui felice del risultato: in poco tempo imparai a leggere e scrivere correttamente. Il professore mi prese in simpatia subito, vedendo quanto mi interessassi a imparare, e mi regalò un libro. Così iniziai a leggere anche a casa. Tutto andava molto bene, io e i miei figli eravamo felici e con lo stipendio della fabbrica aumentato riuscivamo a tirare avanti senza troppa fatica. Un giorno arrivò una lettera. Pensai che fosse una lettera di mio marito. Era da tanto che non mi scriveva, strano che me ne accorgessi solo in quel momento. La aprii e andando avanti nel leggere i miei occhi si offuscarono di lacrime. Era morto. 18

19 Caddi in ginocchio e piansi, piansi tutto il mio dolore. I miei figli vennero da me e mi abbracciarono confusi. Mi avevano visto felice fino alla mattina prima e adesso piangevo, non potevo biasimarli. Piansero anche loro e io non potevo vederli così. Così mi alzai e mi lavai la faccia. Poi mi guardai allo specchio e pensai.. Avevo un lavoro, ero riuscita a lottare per far sì che lo stipendio mi appagasse. Fino a poco prima della guerra nessuno si aspettava che una donna lavorasse.. La donna deve stare a casa e accudire i figli, La donna è inferiore all uomo. Avevo dimostrato che tutto questo non è vero. Ero diventata autonoma. Il dolore per la morte di mio marito era forte ma sapevo che in quel tempo durante la sua assenza ce l avevo fatta da sola. E avrei continuato così. Sperai che dal cielo lui mi potesse vedere e che si sentisse orgoglioso o che in qualche modo si ricredesse.. Questo mi fece ricordare che dovevo continuare la mia lotta.. Volevo che il voto si estendesse alla donna, volevo che la donna potesse fare tutti i tipi di lavoro, volevo che la donna fosse considerata come un essere umano, esattamente come l uomo.. Avevo raggiunto degli obiettivi ma dovevo continuare. Intanto, però, avevo raggiunto una grande vittoria in me stessa: ero consapevole dei miei diritti e credevo in me. HALIMA ZINAF 19

20 DONNA Dolce la tua presenza, bella la tua grazia, forte la tua passione, grande il tuo cuore, si compie in te il miracolo della vita. NICCOLÒ NARDI 20

21 LE DONNE Le donne sono come le rose belle e meravigliose, I loro petali nel sole prendono uno splendido colore. Come le onde del mare vedi loro danzare. Sono forti e coraggiose non hanno loro paura da loro é l`uomo sono un dono della natura. VANGJEL VERA 21

22 IERI, OGGI E DOMANI Proprio l altro giorno, mentre cercavo il libro di matematica, trovai il libretto personale, e improvvisamente mi ricordai di quell avviso molto importante che dovevo far firmare. - Mamma, potresti firmare questo avviso? - Certo, arrivo! Subito dopo aver letto e visto la comunicazione, mia mamma mi disse: - Ma lo sai che una volta, quando ero giovane, la nonna, firmava con il cognome del nonno invece che con il suo? - E perché? Tu non firmi col cognome del papà! - Perché tanto tempo fa, quando ti sposavi, era come se il cognome del marito diventasse automaticamente il tuo. Mentre adesso ci si può firmare con il proprio cognome anche da sposate. In effetti una volta ho letto che le donne non avevano neppure il diritto di votare! E strabiliante pensare che la quotidianità delle donne di oggigiorno, tempo fa era un lontano ideale. Il diritto di voto da parte delle donne è stato approvato solamente nel 1946, ma soffermandoci a pensare, possiamo capire quanta fatica hanno fatto le donne per conquistare questo importante diritto. Questa prima conquista è stata un punto di partenza, infatti, grazie alla Costituzione, le donne riacquistarono parità, anche sul fronte politico: ora le donne possono votare, e perciò esprimersi, esporre la propria opinione, una cosa impensabile all epoca. Altro traguardo importante fu quello dei diritti sul lavoro: grazie alle leggi, esiste la parità salariale tra uomo e donna e, in caso di gravidanza, le donne sono anche tutelate. Al contrario di tempo fa, quando venivano fatte partorire nelle fabbriche perché costrette a lavorare fino all ultimo giorno. Una volta una donna, non avrebbe mai potuto fare il magistrato; oggi sì. Una volta l adulterio femminile era reato; oggi no. Una volta alle donne veniva affidato solo il compito di pulire la casa e di badare ai figli; oggi sono anche donne d affari. Da cinquant anni a questa parte i progressi per l emancipazione delle donne hanno fatto passi da gigante; nonostante ciò credo che ci sia molto altro da fare. 22

23 Non è sufficiente emanare una nuova legge o scrivere un nuovo capitolo della costituzione: bisogna anche fare in modo che tutto ciò diventi parte concreta della mentalità sociale. E questo lo possiamo fare solo noi donne, con la determinazione e consapevolezza che in quarant anni ci hanno consentito di smuovere montagne di ostacoli, di resistenze, di sorde passività, come scrisse Nilde Iotti. Alla luce di tutto ciò ho imparato ad apprezzare la mia quotidianità di donna; per rispetto verso tutte quelle donne che hanno lottato anche per me, e per rispetto verso me stessa in quanto donna, trasmetterò ai miei figli, maschi o femmine che siano, non solo l importanza di mantenere con orgoglio i diritti acquisiti, ma anche di combattere per i propri ideali, come abbiamo fatto noi donne in tutti questi anni. Non avrei mai pensato che un gesto così semplicemente quotidiano come firmare il libretto personale con il proprio cognome, potesse custodire una parte così preziosa della mia storia di donna. SARTORI LINDA 23

24 Siamo in quattro: Sara, Miriam, Marta e Vanessa. Quattro amiche, quattro ragazze che non si separano mai, quattro persone che farebbero di tutto pur di stare sempre insieme. Viviamo tutte a Bari, la nostra città natale, in un quartiere periferico chiamato San Paolo. Non un gran quartiere, purtroppo. Ci vivono tante famiglie poco raccomandabili, ma c è pure tanta brava gente che in questo quartiere si è vista assegnare una casa popolare, un alloggio in uno di quei casermoni brutti da vedere come ce ne sono tanti nelle periferie delle grandi città. Ognuna di noi ha una propria storia, accomunata dalle difficoltà che le nostre famiglie devono affrontare ogni giorno per andare avanti. Il papà di Sara non c è più da diversi anni ormai. E scappato all estero, non so dove, insieme al padre di Miriam per sfuggire ad una vendetta di un gruppo di spacciatori del quartiere. Ebbene si, erano spacciatori di droga anche loro e sembra che abbiano cercato di fregare i loro amici. Qualcuno gli ha consigliato di sparire prima che lo facessero loro. Il papà di Marta invece, piccolo boss del quartiere, si trova in galera. Una notte di due anni fa, alcuni poliziotti sono andati a bussare alla sua porta e lo hanno portato via. Concorso in rapina aggravata dissero alla moglie, ma credo che ci sia dell altro. Il mio di padre, purtroppo, non l ho mai conosciuto. Da giovane mia madre ha avuto una relazione con un ragazzo che stava facendo il militare nella nostra città. Si sono conosciuti in un locale e si sono frequentati per un po. Lui poi è andato via dicendole Torno a prenderti, stai tranquilla. Mi congedo, trovo un lavoro e torno. Non è più ritornato, ma in compenso sono arrivata io, il frutto di una notte di passione tra due giovani che forse hanno bruciato le tappe un po troppo in fretta. Lui aveva 18 anni e lei ne aveva 15. Non ho trascorso una bella infanzia. Sono cresciuta a casa della nonna che aveva altri sei figli a cui badare. Vi lascio immaginare, spazi ristretti, tutto in comune e abiti usati dalle zie più grandi di me. Il nonno, poverino, faceva il pescatore e riusciva a malapena a guadagnare il necessario per sfamarci tutti. Oggi ho 18 anni e vivo con la mamma ed il suo nuovo compagno, un uomo di 35 anni che dice di volerle bene, ma che spesso la picchia quando sono soli in casa. I soldi che guadagna facendo lavoretti saltuari non bastano mai e ogni scusa è 24

25 buona per litigare. La scorsa settimana mi ha detto che quell occhio nero se lo era procurato andando a sbattere contro la porta, ma io so bene che non è così, perché di notte la sento piangere, da sola sul divano, pregando il Signore che lo faccia cambiare. Lei, lo ama. Adesso basta però. Basta a questa vita di stenti e sacrifici. Basta alle rinunce ed alla paura di andare in giro per strada guardandosi alle spalle al minimo rombo di motocicletta o sgommata d autovettura per il timore di ritrovarsi nel bel mezzo di un conflitto a fuoco. Domani parto. Vado in Germania con le mie amiche. La cugina di Marta, che lì ci vive da due anni ormai, ci ha trovato un lavoro. Come cameriere, ufficialmente. Andremo a lavorare in locale notturno, invece. Uno di quei locali in cui ci sono piste da ballo con pali e luci soffuse. Uno di quei locali in cui se sei carina e ci sai fare, guadagni un sacco di soldi. La cugina di Marta dice che riusciremo a guadagnare in un paio di sere, quello che facendo le cameriere guadagneremmo in un mese. Basterà fare qualche extra, accettare praticamente di andare in camera con i clienti ed il gioco è fatto. Più tempo trascorri con il cliente e più guadagni. Il tutto sarà annaffiato con dello Champagne che non può mancare. Non vedo l ora di cominciare, anche se il pensiero mi rattrista un po. Non avevo mai pensato che un giorno avrei fatto questa scelta, ma che ci posso fare? Bisogna pur vivere. Non voglio farlo per sempre però; giusto lo stretto necessario per guadagnare i soldi sufficienti per comprarmi una bella casa e tutte quelle cose che ho sempre desiderato. Vestiti, cellulare, borse, scarpe. Poi basta. Smetterò. Mi farò una famiglia e mi dedicherò ai miei figli. Nel frattempo però Non giudicatemi, cos altro potrei fare??? ALESSIA LAGUARDIA 25

26 A DROP IN THE OCEAN Ultimo giorno di lavoro e anche oggi esco dall'ufficio tardi. Scendo dal palazzo e prendo il solito taxi che mi porta sino alla stazione ferroviaria di Milano. Mentre guardo le gocce di pioggia che si abbattono sul finestrino, mi tornano in mente alcuni ricordi... *flashback* mamma, mamma! Si Marta? Perché devi andare al lavoro anche con la mia sorellina in pancia... potreste stare male Piccola mi rendo conto che è un rischio ma altrimenti perderei il lavoro *fine flashback * Poi mi sono ricordata del colloquio di lavoro che ho fatto poco tempo fa: *flashback * Allora sentiamo lei dov'è che ha studiato? All'università... Se possibile vorrei sapere il perché di questo amore verso la nostra lingua. Innanzi tutto credo che ogni parola abbia un universo e questo mi incuriosisce; poi la ricchezza e la saggezza di una lingua riescono a rendermi libera nel mio pensiero E perché vuole diventare giornalista? Con una mente come la sua potrebbe diventare qualcuno di davvero importante! Vede, è il sogno di tutti diventare famosi e la storia è piena di grandi donne e grandi uomini che hanno lasciato il segno e che vengono ricordati nei libri. È lecito ambire a sogni grandiosi e avere molte aspettative, ma a volte sono le piccole vite, quelle della gente comune che vedi passeggiare per le strade, a rendere il mondo migliore. Ecco io voglio essere come loro e raccontare le loro storie e le loro conquiste *fine flashback * Signora mi scusi siamo arrivati Oh! Mi ero incantata, mi scuoto velocemente dal leggero torpore che mi avvolgeva e mi decido a pagare. Grazie mille e arrivederci! Dopodiché salgo sul treno e mentre aspetto di arrivare a destinazione leggo il mio amato libro di citazioni. Oggi ne trovo una particolarmente interessante, che mi fa riflettere parecchio. È una breve frase di una francese di nome Simone de Beauvoir. 26

27 #non si nasce donne: si diventa!# Non so perché ma in questo momento mi sento enormemente orgogliosa perché credo di essere diventata una vera donna, con i suoi pregi ma anche con i suoi bei difetti che lotta ogni giorno per gridare al mondo Ehi! Sono qui ci sono anch'io! Scesa dal treno raggiungo la mia auto e arrivo finalmente a casa. Mio marito è già rientrato e ha già preparato la cena. Così dopo averlo salutato, mi siedo a tavola con un certo languorino. Essendo pur sempre una giornalista, di certo le parole non mi muoiono in bocca così inizio a riflettere ad alta voce coinvolgendo Fabio Sai oggi stavo riflettendo su quanta strada abbiano fatto le donne per raggiungere il diritto di restare a casa in maternità: per esempio ricordo che mia mamma andava al lavoro anche se incinta... Hai ragione! Pensa a quanto sei fortunata! Seriamente non ti farebbe pena lasciare che una donna lavori per portare a casa qualche spicciolo perché poi le donne venivano pagate meno degli uomini... Un po' come nella Seconda Guerra Mondiale! La guerra porta molte brutte cose. Comunque credo che le donne diventano libere solo quando scelgono di essere donne! Insomma quelle non erano donne erano schiave Spero solo di essere in grado di scegliere la strada che mi porterà ad essere orgogliosa del mio essere donna! Oh ho avuto un'idea: se scrivessi un libro su questo argomento Bell'idea! L'orgoglio di essere donna di Marta Corso! Rido. Suona un po' strano sentirlo ad alta voce. Sì perché anche se siamo una piccola goccia in un oceano, quell'oceano non sarebbe lo stesso senza di noi perché ogni donna è unica! Donne sempre e per sempre! Allora un brindisi alle donne! GIULIA NEGRINI 27

28 LA MIA GIORNATA NON È POI COSÌ MALE Sono uscita dal mio ufficio circa cinque minuti fa e ora mi aspetta il viaggio verso la scuola media per andare a votare il nuovo sindaco della città. Dopo dovrò andare a prendere Davide, il mio figlio maggiore, alla palestra dove gioca a basket e poi Lucia, la mia seconda figlia, in piscina. Accompagnare Davide a basket non è molto impegnativo, solo due volte la settimana, mentre Lucia va dal lunedì al venerdì e diventa già più complicato. Tornando a me arrivo alle urne, dove trovo alcune mamme dei compagni di Davide con cui aggancio una conversazione. Parliamo del voto e apprendo che molte delle altre madri non vengono a votare per l uno o l altro motivo: perché non sanno chi votare, non hanno voglia, non hanno tempo dopo aver votato saluto le altre mamme e vado verso la palestra dove prendo su Davide e torno a casa. A meta raggiunta mi stendo stravolta sul letto e mi addormento, mentre mio figlio comincia i compiti. All improvviso Davide mi scuote per svegliarmi e mi ricorda che devo andare in piscina. Me ne ero proprio dimenticata! Mi preparo, prendo la macchina e in tutta fretta volo verso la piscina. Lì trovo Lucia che mi aspetta e salendo in macchina si lamenta dell orario. Per tutto il viaggio in macchina lei sta dietro il cellulare a scrivere alle sue amichette e io invano cerco di conversare per sapere cos ha fatto oggi e avere un po di compagnia. Quando arrivo a casa penso se ho ancora qualcuno da recuperare in giro per il mondo e arrivo alla conclusione che finalmente posso riposare, ma ben presto mi raggiunge il terribile pensiero che devo fare i mestieri di casa. Comincio a fare la lavatrice quando Lucia comincia a invocare il mio aiuto per i compiti. C hi me lo ha fatto fare? Vado nella camera con lei e comincio ad aiutarla con matematica. Finalmente arriva a casa Marco, mio marito, anche lui stravolto dal lavoro. Gli chiedo subito di fare la lavatrice e lui acconsente. Sia lodato Gesù Cristo! Almeno ho sposato l uomo giusto, che mi dà una mano in casa. Dopo che i ragazzi hanno apparecchiato la tavola (non possono vivere solo di rendita) Marco prepara la cena e andiamo a letto tutti insieme. Finalmente a letto comincio a pensare alla giornata appena trascorsa: Mi sono alzata presto per portare i figli a scuola e sono andata al lavoro. Sono andata a votare e ho discusso con le altre mamme. Ho preso Davide e per poco non lasciavo Lucia in piscina tutto il giorno. Arrivo a casa con l illusione di riposare 28

29 e invece devo sbrigare le faccende e aiutare Lucia. Infine, almeno la cena la prepara mio marito. Nel complesso non è stata la migliore delle giornate, ma un altro pensiero mi raggiunge: se mi metto nei panni di una donna qualsiasi del passato, mi domando che cosa avrei fatto al posto suo. Non sarei andata a lavorare. Non avrei potuto votare e discutere con le altre madri. Lucia sarebbe rimasta a casa. Avrei dovuto faticare molto di più, perché mio marito non mi avrebbe mai aiutato. A prima vista non sembra tanto, ma comincio a riflettere su ciascun punto. Se non fossi andata a lavorare non avrei alcuna autonomia economica e dovrei essere alla mercé di mio marito per comprare qualsiasi cosa. Inoltre, non avrei la soddisfazione di ricevere i soldi per aiutare la famiglia a tirare avanti e mi sentirei come un parassita. Non avrei potuto votare e dire la mia su chi ci governa ora e questo mi dà un senso di oppressione e di libertà negata alle donne. Pensando poi alle altre donne che non sono venute a votare mi sembra un insulto a coloro che nel passato si sono battute strenuamente per il diritto al voto e che magari hanno anche dato la vita per la loro causa. Lucia non si sarebbe divertita andando a nuotare con i suoi amici e non avrebbe mai cominciato a praticare uno sport, mentre sarebbe rimasta a casa a fare i mestieri, senza neanche andare a scuola e farsi una cultura. Infine, la cena l avrei dovuta preparare io, come avrei dovuto fare tutte le faccende domestiche, magari mi avrebbe aiutato Lucia ma personalmente preferisco sia a scuola, senza esclusione o pausa. Penso a quelle povere donne del passato semi-schiavizzate dagli uomini e che, se non fosse stato per le lotte condotte da altre donne, sarebbe così anche al giorno d oggi e forse anche peggio. Benedico quelle sante donne e rifletto, chiedendomi se avrei avuto il loro stesso coraggio. No. Ma comunque bisogna vedere le circostanze e gli stimoli che hanno spinto quelle donne a rivendicare la loro posizione, ma in cuor mio penso proprio che sarebbe stato difficile rivoltarmi contro quegli schiavisti. Concludo la mia riflessione pensando che non sarei resistita molto nel passato e che la situazione di quel passato non è poi forse così lontana, probabilmente in certi paesi è ancora così. Sorrido, mi giro nel letto e considero che i sacrifici che faccio tutti i giorni non sono poi così esagerati come paiono a prima vista: è un prezzo da pagare per continuare a vivere meglio di quelle donne che mi hanno preceduta. EMANUELE ROSSIGNOLI 29

30 San Giovanni Lupatoto, 24 marzo 2014 Caro diario, non mi spiego come mai quando ci riferiamo al sostantivo uomo, pensiamo subito al termine maschio e non a donna! Sul libro di geografia che ho qui accanto c'è scritto L'uomo sulla Terra che significa uomini e donne; sul libro di storia leggo Morirono di uomini durante la Seconda Guerra Mondiale, come se le donne fossero tutte sopravvissute a quel conflitto. Perché mai inconsciamente non badiamo più al fatto che siamo sottovalutate, che i diritti che oggi godiamo nel 2014 sono quelli che i maschi hanno da secoli? Ovviamente, non tutte le donne hanno aspettato una concessione da parte dei maschi e, per fortuna, hanno formato dei gruppi che protestavano per ottenere diritti uguali. So che il fenomeno della discriminazione delle donne non è un fatto recente. Al tempo dei Romani la ragazza veniva assegnata allo sposo, con cui doveva avere figli per poi allevarli; il pilastro principale della famiglia e della casa era comunque il marito. La tradizione imponeva che il primogenito portasse il nome del padre, che fosse maschio o femmina. Ti pare giusto? Le ragazze non andavano ad una vera e propria scuola, ma stavano a casa con la madre che insegnava loro a ricamare, a cucinare e a suonare diversi strumenti. Oggi sarebbe inimmaginabile, non credi? 30

31 I ragazzi, invece, avevano il proprio maestro che li istruiva in modo approfondito. Se nascevano dei gemelli, la moglie era accusata di aver tradito il marito e, dopo essere stata uccisa, venivano giustiziati anche i gemelli. Questo non succedeva solo con i Romani, ma anche presso i Babilonesi, i Greci e altri popoli antichi. Nel Medioevo, la situazione non cambiò molto e la donna non aveva certo pieni diritti e libertà! Ho letto sul libro di storia di seconda media che accadeva spesso che durante il parto la madre rischiasse di morire, ma che c'erano alcune vecchie signore che riuscivano a salvare sia lei che il suo bambino. Quelle vecchie venivano considerate streghe e, se erano scoperte, venivano mandate al rogo. Moltissime donne fino al XVI secolo morirono bruciate vive o a seguito di torture. Durante le rivoluzioni industriali nel Settecento e nell'ottocento nelle fabbriche, lavoravano soprattutto donne e bambini per dodici ore al giorno con metà salario rispetto agli uomini. Durante la Belle Époque si formarono i primi gruppi di donne, le suffragette, che diffondevano i loro ideali, rivendicando il diritto di voto. Sono sulla copertina del mio libro di storia di terza, sopra uno strano mezzo, ma sarà perché l'autrice si chiama Rosa Alba Leone ed è una donna? Nel secolo scorso ci sono state le cosiddette femministe che volevano la parità tra uomo e donna, stipendi uguali, possibilità di chiedere il divorzio, di abortire, di avere un posto fisso di lavoro e molto altro. Molta strada è stata fatta in Europa, ma cosa dovremmo pensare dell'africa o di alcuni paesi asiatici dove sembra di essere ancora ai tempi della prima rivoluzione industriale, con donne schiave o pagate pochissimo. 31

32 Caro diario, mi stupisco che ancora oggi il mondo sia così e non so come fare per cambiarlo. In Italia una donna ogni tre giorni viene uccisa e nella maggior parte dei casi dal partner. Anche gli stupri e i maltrattamenti sono le principali cause di denunce da parte delle donne. Shirin Ebadi è un'avvocata iraniana, l'unica laureata in legge nel suo paese. Leggendo in questi giorni la sua biografia, mi stupisco scoprendo che abbia dovuto fare ampie e lunghe proteste per riottenere il posto di lavoro che le fu sottratto, in quanto donna. Mi chiedo sempre come mai, nel corso di tutti questi secoli di storia dai Romani ad oggi, resti questo ampio divario tra uomini e donne... Spero che un giorno saremo tutti uguali, anche se diversi, nel vero senso della parola. Senza distinzione di sesso come è scritto nella nostra Costituzione... Per ora ti saluto, caro diario. Ciao a presto! VISAN MARIA 32

33 LA LIBERTÀ È UN DIRITTO DI TUTTI Marta fin da piccola era sempre stata una ragazzina leale e pronta a difendere il prossimo. Era cresciuta in una famiglia di onesti lavoratori e con grandi sacrifici suoi e della famiglia er riuscita a laurearsi in Biologia. Durante gli anni universitari aveva svolto lavori umili per riuscire a guadagnare i soldi necessari per pagare la retta. Era sua volontà riuscire a pagarsi da sola la retta, visto che negli ultimi anni, la sua famiglia si trovava in difficoltà economica a causa della perdita del lavoro del padre, perché la ditta in cui lavorava era fallita. Il sogno di Marta, come forse quello di tante altre ragazze, era quello di trovare un lavoro piacevole ma che le permettesse di seguire anche la famiglia. Appena laureata infatti iniziò a cercare lavoro, ma gli unici impieghi che riusciva a trovare erano lavori stagionali o precari che non gli permettevano di fare progetti per il futuro e soprattutto di pensare ad una famiglia. Già da anni, Marta rimandava il matrimonio con Fabio, fiduciosa che prima o poi la situazione sarebbe cambiata decise comunque di sposarsi, visto che il lavoro di Fabio, anche se con tanti sacrifici, permetteva loro di pagare l affitto dell appartamento. Dopo numerosi impieghi Marta finalmente riuscì a trovare lavoro in una ditta alimentare che, però, al momento dell assunzione le fece firmare una lettera in bianco. La giustificazione del responsabile del personale, appena Marta chiese spiegazioni in merito, fu che il modulo, per comodità, sarebbe stato compilato in un secondo momento con i dati per l assunzione. A Marta piaceva moltissimo il suo nuovo impiego; finalmente con un colpo di fortuna, ma soprattutto con tanto impegno era riuscita a realizzare i suoi sogni. Gli anni passarono velocemente e Marta si era dimenticata di quel foglio bianco firmato al momento dell assunzione, ci pensò però il responsabile del personale a ricordarglielo. Infatti, appena Marta gli comunicò che aspettava un bambino e che il lavoro che svolgeva era un rischio per la sua gravidanza, lui prese dalla cassaforte il foglio e le comunicò: Queste sono le sue dimissioni. Marta era incredula e non capiva per quale motivo venisse licenziata vista la maturata esperienza lavorativa e l impegno e la dedizione dimostrati negli anni lavorativi. Iniziò quindi la sua battaglia per far valere i suoi diritti di madre lavoratrice e chiese aiuto ad altre donne che erano nella sua stessa condizione e che si impegnavano a far valere i diritti delle donne nel mondo del lavoro. In questo modo venne a conoscenza di storie e situazioni molto simili alla sua. Provò quindi nuovamente a cercare un impiego ma la risposta era sempre la stessa: Non assumiamo donne con figli piccoli. 33

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