Nel giro di questi ultimi mesi lo scenario politico è

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Nel giro di questi ultimi mesi lo scenario politico è"

Transcript

1

2 EDITORIALE il Prc tra elezioni e congresso Nel giro di questi ultimi mesi lo scenario politico è profondamente mutato. Ancora alla fine dell anno scorso, discutevamo dell azione del governo Prodi, dei rapporti tra il nostro partito e il resto della maggioranza, della «verifica» imposta da alcune gravi decisioni dell esecutivo (a cominciare dal Protocollo sul welfare e dal percorso seguito per la sua conversione in legge). E discutevamo del rinvio del Congresso nazionale di Rifondazione comunista che la segreteria nazionale del Partito aveva proposto proprio in ragione della concomitante «verifica» di governo. Insistevamo, allora, sull urgenza di un bilancio dei primi due anni di legislatura: sulla necessità di un serio confronto, in seno al Partito, riguardo alla nostra partecipazione al governo e alle scelte politiche che l avevano avviata. E chiedevamo che tale confronto costituisse la sostanza politica di quella vasta consultazione del corpo militante di Rifondazione comunista che avrebbe dovuto a sua volta orientare il confronto con il governo, definendo i contenuti della «verifica» e i criteri di valutazione dei suoi risultati. Oggi resta ben poco di quello scenario. Il secondo governo Prodi rimane in carica solo per l ordinaria amministrazione. La legislatura cominciata appena due anni fa è già finita. Le nuove elezioni incombono. Ovviamente è venuta meno la possibilità e la ragione stessa di qualsiasi confronto politico-programmatico con l esecutivo. Per contro, il tema all ordine del giorno è adesso una campagna elettorale che si annuncia assai complicata, specie per il nostro partito e per le altre forze di alternativa. Contro i partiti della sinistra giocherà in primo luogo la logica del voto utile, tanto più potente in un contesto americanizzante, nel quale viene affermandosi uno sche- * DEPUTATO PRC-SE, DIREZIONE NAZIONALE ** SENATORE E COORDINATORE NAZIONALE ESSERE COMUNISTI, PRC-SE ALBERTO BURGIO* E CLAUDIO GRASSI** ma bipartitico. Non è improbabile che, pur di impedire il ritorno al potere di Berlusconi, Fini e Bossi, parte dell elettorato della sinistra dia il voto al Pd, nella speranza di procurargli il cospicuo premio di maggioranza che la legge vigente riserva alla lista o alla coalizione di maggioranza relativa. Ma pesano anche altre ragioni. Il governo uscente non ha certo dato buona prova di sé agli occhi dei settori più avanzati dell elettorato di quella che fu l Unione. Non ha saputo rispondere alle domande poste dal lavoro dipendente, alle prese con il dramma della precarietà e con un emergenza salariale che la recessione alle porte e la crescente marginalità della nostra economia minacciano di rendere ancor più acuta. Ha sistematicamente ignorato le attese del popolo della pace accrescendo le spese militari, progettando la costruzione della nuova base militare di Vicenza e rifiutando di prendere in considerazione anche solo l ipotesi di un graduale ritiro delle nostre truppe dall Afghanistan. Non ha fatto nulla sul terreno dei diritti civili (non riuscendo nemmeno a legiferare in materia di coppie di fatto) e della laicità, sino all ultima, penosa esibizione di subalternità offerta in occasione del mancato intervento del papa all inaugurazione dell anno accademico della «Sapienza». Non ha mantenuto nemmeno la promessa di cancellare le peggiori leggi di Berlusconi (la 30 e la Bossi-Fini), di arginare lo strapotere mediatico del capo della destra e di risolvere lo scandalo del conflitto di interessi. In questo desolante quadro, il vergognoso spettacolo di Napoli e di parte della Campania sommerse dai rifiuti rischia di apparire la plastica rappresentazione di un fallimento generale, che ha tuttavia colpito soprattutto gli interessi e le ragioni delle fasce sociali meno protette. Tra le quali la delusione è diffusa e rischia di alimentare la propensione all astensionismo. Un simile scenario pone in risalto soprattutto le pesanti 1

3 2 responsabilità delle forze di maggioranza che hanno contribuito alla conclusione anticipata della XV legislatura e negato al governo la possibilità di recuperare consensi correggendo i propri errori e colmando le lacune più gravi della propria azione. Ci riferiamo al sen. Dini, che non ha esitato a ricattare il governo pur di conquistare benemerenze presso i vertici confindustriali e i massimi dirigenti del centrodestra. Ci riferiamo al ministro Mastella, che ha formalmente aperto la crisi di governo in risposta alle iniziative giudiziarie assunte dalla magistratura nei confronti suoi, della moglie e di numerosi dirigenti e amministratori locali del suo partito. Ma ci riferiamo soprattutto al capo del neonato Partito democratico. Il quale sacrificando al dialogo con Berlusconi il lavoro svolto a suo tempo dal ministro Chiti ha assunto sul delicato terreno della riforma elettorale iniziative che hanno provocato la frantumazione dell Unione e rigenerato una destra sino a poche settimane prima in grave crisi e del tutto priva di prospettive. Sta di fatto che oggi è già di nuovo tempo di elezioni. Le forze della sinistra debbono ora fare appello alla propria determinazione. Alle proprie energie. Alla propria capacità di riconquistare una credibilità che questa esperienza di governo ha messo a repentaglio. Debbono farlo non solo e non tanto perché il Partito democratico ha annunciato di essere indisponibile a una coalizione analoga a quella costruita nel Al contrario. Debbono farlo nella consapevolezza che l Unione ha fallito per ragioni profonde, che chiamano in causa le molteplici culture politiche e i diversi orientamenti programmatici delle sue componenti. È una sfida serissima, gravida di rischi. Che tuttavia deve essere raccolta e, possibilmente, trasformata in una opportunità: nell occasione propizia alla rielaborazione delle proprie ragioni e alla valorizzazione delle proprie risorse intellettuali e morali. Ma se questi sono, a grandi linee, i principali mutamenti verificatisi nel giro degli ultimi due mesi, numerosi e complessi sono i problemi che la nuova situazione pone sul tappeto. Si tratta ora di metterli sia pur sommariamente a fuoco, per prepararsi agli importanti appuntamenti che ci attendono nelle prossime settimane. Procediamo dunque con ordine, prendendo le mosse per l appunto dalla questione che occupa il primo posto nell agenda politica del nostro partito. Come va Rifondazione comunista alle elezioni ormai imminenti? Con quali programmi? In quali sistemi di alleanze? In quali liste? Con quale simbolo elettorale? Le quattro forze politiche della sinistra già accordatesi sull opzione della lista unitaria (imposta da soglie di sbarramento molto elevate, soprattutto al Senato, per le coalizioni) e sulla figura del candidato-premier (individuato nella persona di Fausto Bertinotti) hanno deciso di adottare il «segno grafico» con i colori dell arcobaleno presentato lo scorso dicembre in occasione degli «stati generali» della sinistra. Niente simboli dei partiti. In particolare, niente falce e martello. Che per riprendere le parole di Bertinotti ciascuno è libero di «portare nel cuore», ma che qualcuno non avrebbe visto di buon occhio sulla scheda elettorale. Che cosa ne pensiamo? Come valutiamo tali decisioni, delle quali sembra non si possa ormai che prendere atto? Ecco, appunto, cominciamo proprio da qui. Si fa un gran dispendio di retoriche della partecipazione, della democrazia, del rispetto delle regole. Si promuovono, a parole, intransigenti campagne contro il potere, contro le logiche verticistiche, contro l uso arbitrario dell autorità. Per non parlare delle crociate contro lo stalinismo, al centro di due congressi nazionali del nostro partito. Tutto bene. Peccato che tanti solenni proclami naufraghino drammaticamente alla prova del fuoco. Chi ha stabilito che, per la prima volta nella sua storia, il Partito della Rifondazione comunista vada a elezioni politiche nazionali senza il proprio simbolo, senza quei segni del lavoro e delle lotte proletarie la falce e il martello la difesa dei quali fu, diciotto anni fa, uno dei motivi della nascita del Prc, contro l iniziativa liquidatoria della Bolognina voluta da Occhetto e dai suoi più stretti collaboratori? Chi ha preso questa grave decisione, che rischia di provocare non soltanto pesanti effetti negativi sul piano elettorale, ma anche una generale crisi di fiducia nel corpo allargato dei nostri iscritti? Prima di qualsiasi questione di merito, si pone qui, con ogni evidenza, un serio problema di rispetto delle regole democratiche. Un problema gigantesco. Perché non può credibilmente esservi un partito che lotta per la democrazia nel Paese e al tempo stesso vìola fondamentali regole democratiche al proprio interno. Tre mesi fa il com-

4 pagno Giordano e tutta la segreteria nazionale chiesero adducendo ragioni che ci parvero fondate un rinvio del Congresso. Promisero in quella occasione che la pausa sarebbe stata occupata da una capillare consultazione del Partito circolo per circolo, federazione per federazione sulla «verifica di governo» allora all ordine del giorno. Costatiamo che su scelte di non minore rilevanza il gruppo dirigente ha ritenuto di imboccare una strada tutt affatto diversa. Sul simbolo e il candidato-premier si è deciso nel chiuso delle stanze della segreteria. Non si è voluto consultare né il corpo del Partito, né a differenza di quanto è avvenuto in altri partiti della sinistra gli organismi dirigenti territoriali e centrali ai quali, anche a norma di statuto, spetta di deliberare su tali materie. C è di peggio. I nostri organismi nazionali la Direzione e il Comitato politico sono stati convocati a giochi fatti, quasi a voler restaurare fuori tempo massimo una regolarità di facciata. Troviamo tutto ciò molto grave. Comprendiamo quindi bene la contrarietà manifestata in questi giorni da migliaia di compagne e compagni, il dissenso formalizzato in tanti ordini del giorno di circoli e Comitati federali. Comprendiamo questa protesta e ci auguriamo che il gruppo dirigente non commetta l errore di sottovalutarne l importanza e il significato politico. Non è cieca passione, è lucida determinazione. Che noi sosterremo a viso aperto in una battaglia per la difesa del Partito e per la democrazia interna. Detto del metodo, veniamo al merito delle scelte compiute. Anche su questo terreno sono molte le ragioni del nostro dissenso. Ma limitiamoci alla ragione secondo noi decisiva: proprio quella del simbolo e della rimozione di falce e martello. Perché è una questione decisiva? Non abbiamo forse letto i tanti articoli, le tante dotte disquisizioni di chi argomenta che un simbolo è, dopo tutto, solo un simbolo? Un segno esteriore? Una banalità? Sicché chi viceversa lo considera un aspetto dirimente e si batte per il mantenimento della falce e martello non sarebbe in torto soltanto perché resterebbe legato a una simbologia vecchia, obsoleta, «novecentesca». Ma rivelerebbe per di più una concezione povera e statica di sé e della politica, una concezione «museale», abbarbicata a futili icone identitarie. Bene. Noi chiediamo che si spieghi allora perché mai una questione marginale è stata tuttavia drammatizzata proprio da chi oggi si affanna a sostenerne l irrilevanza. Non siamo certo noi ad avere posto il problema del simbolo. A noi quello del nostro partito va benissimo. Gli siamo affezionati e oltre a ciò sappiamo quanto valore ha per tanti EDITORIALE nostri compagni e compagne, per tanti comunisti di questo Paese che non hanno alcuna intenzione di rinunciarvi o di trasformarlo in un fatto puramente interiore, quasi si trattasse dell insegna di un credo religioso. La questione è stata posta in modo ultimativo da chi falce e martello non vuole per nessuna ragione nel simbolo della propria lista elettorale. Sta quindi a chi non ha voluto la falce e martello spiegare perché. E svelare il mistero della rilevanza decisiva di qualcosa che si dichiara al tempo stesso banale. È chiaro che le cose non stanno affatto così. E pensiamo che sia il caso di dismettere stucchevoli astuzie, che a lungo andare diventano semplici ipocrisie. È la faccia cattiva della politica quella che si affida a calcolate ambiguità per potere poi procedere a forza di fatti compiuti. In realtà chi ha aperto la guerra sul simbolo dei comunisti sa benissimo che cosa sono i simboli in politica. Sa che sono segni distintivi, che identificano i soggetti nella misura in cui ne richiamano storia, cultura e volontà. Sa che sono cifre codici sintetici di quel che di saliente ciascun soggetto porta con sé e di ciò che lo costituisce nella sua specificità. D altronde ci pare lo abbia detto in modo molto chiaro, benché implicitamente, proprio il compagno Mussi quando, alla vigilia degli «stati generali» della sinistra, dichiarò che lui «i conti con la falce e martello» li ha definitivamente chiusi nel Che genere di conti? Di che cosa si trattava? Quella dichiarazione sarebbe del tutto incomprensibile se, parlando del simbolo, il compagno Mussi non avesse inteso riferirsi a ciò che il simbolo evoca, cioè al comunismo, alle sue idee e alla sua storia. E difatti il compagno Mussi nell 89 scelse una strada del tutto differente dalla nostra. Seguì Occhetto nella Bolognina. Contribuì convintamente allo scioglimento del Pci, entrò nel Pds e coerentemente ne assecondò le ulteriori mutazioni, arrestandosi solo del che gli diamo volentieri atto dinanzi alla soglia del Partito democratico. Di questo, naturalmente, si tratta. E di questo di serissimi giudizi politici, non di banali 3

5 4 «segni grafici» o di altre amenità si sarebbe dovuto discutere tra noi, evitando di risolvere tutto con artifici dialettici. Il punto è molto semplice. Come comprendiamo che chi ancor oggi rivendica la Bolognina non veda di buon occhio il simbolo dei comunisti e del movimento operaio, così per parte nostra noi rivendichiamo quel simbolo e ci opponiamo alla sua cancellazione. Che consideriamo sbagliata sia sul piano culturale (dove tradisce la subalternità all ideologia dominante), sia sul piano politico (poiché sono moltissimi in tutta Italia le compagne e i compagni che provano sconcerto e sdegno per la decisione di espungere la falce e martello dal simbolo sotto il quale si presentano alle elezioni i candidati di Rifondazione comunista). E qui si pone un altro problema, a dir poco inquietante. Come si giunge, di norma, a una decisione condivisa quando si muove da propositi diversi? Naturalmente si cerca di mediare. E, nel mediare, si tiene conto anche delle rispettive forze degli interlocutori. Senonché in questo caso a prevalere è stata proprio la forza più esigua, che è riuscita miracolosamente a imporre tutte le proprie condizioni. È ben strano che a fronte di due partiti comunisti (che insieme, alle elezioni del 2006, hanno raccolto oltre l 8% dei voti) e di un terzo partito (i Verdi) che non avanza riserve di principio contro la falce e martello (come dimostra il simbolo con cui si è presentato due anni fa al Senato) a prevalere sia stata proprio la Sinistra democratica, una forza politica accreditata dai sondaggi allo 0,9%. Si converrà che c è qualcosa di paradossale in tutta questa vicenda. Almeno a prima vista, viene spontaneo pensare che se le forze prevalenti nell ambito della sinistra in primo luogo Rifondazione comunista avessero voluto far pesare le proprie ragioni, sarebbe stato difficile impedirglielo. Viene quindi spontaneo ritenere che se nella discussione sul simbolo (e vedremo cosa accadrà riguardo al programma, che dovremmo affrettarci a definire) il nostro gruppo dirigente avesse difeso la falce e martello, oggi non avremmo un «segno grafico» indistinto e senza storia. E i comunisti di questo Paese non sarebbero costretti, per la prima volta da sessant anni a questa parte, a rinunciare al simbolo delle lotte operaie e contadine, quasi si trattasse di vergognarsene o di trattarlo alla stregua di un anticaglia da relegare in soffitta. Contro tale esito e contro le forzature che lo hanno propiziato la nostra battaglia è stata e sarà esplicita. Cercheremo di dare voce all ampio e crescente dissenso interno, che è venuto diffondendosi in tutte le componenti del Partito, al di là delle diverse sensibilità che lo articolano. A Livorno, in occasione dell anniversario della nascita del Pcd I, e ancora a Roma, nell assemblea pubblica del 16 febbraio, abbiamo percepito intorno a noi un forte sentimento di fiducia da parte delle compagne e dei compagni che hanno a cuore, sopra tutto, la difesa del nostro Partito, il suo rafforzamento strutturale, il suo radicamento territoriale, il rilancio di quel lavoro di ricerca e di riflessione che è il cuore politico del progetto della rifondazione comunista. Abbiamo avvertito limpidamente la domanda che questo sentimento, che ci riempie di orgoglio e che sentiamo come fonte di impegno, porta con sé. Non deluderemo queste attese. Continueremo a batterci con tutte le nostre forze contro qualsiasi spinta allo scioglimento di Rifondazione comunista, da chiunque essa provenga. Ma a nostra volta chiediamo alle compagne e ai compagni che condividono questa nostra battaglia di tenere duro, di non lasciarsi sopraffare dallo scoramento e dalla rassegnazione. Di rimanere nel Partito, dove questa battaglia va combattuta. Nessuna energia dev essere sottratta a questo cimento.

6 EDITORIALE Veniamo così a un ultima questione, non meno rilevante di quelle affrontate in precedenza. È in corso una campagna elettorale molto difficile. Il clima politico nel Paese è pesante. La destra mostra propositi di rivalsa di cui si moltiplicano ogni giorno le avvisaglie. La crociata sanfedista contro la legge 194 cela una volontà di vendetta contro le donne e le loro conquiste di libertà e di autodeterminazione. Gli accenni di Berlusconi al ripristino della controriforma pensionistica varata dal suo governo servono a mobilitare le componenti oltranziste del padronato, decise a scaricare sul lavoro tutte le difficoltà del nostro sistema produttivo. Nelle scuole e nelle periferie urbane si moltiplicano gli episodi di squadrismo razzista e fascista, nei confronti dei quali le forze dell ordine mostrano talvolta una inaccettabile tolleranza. Purtroppo i dirigenti del Partito democratico non paiono avvedersi di quanto accade. Hanno deciso che il rapporto con l avversario deve essere gentile, armonico. E nel nome di questo presupposto rimuovono la realtà. O, peggio, fanno proprie talune ragioni della controparte. Per questo, da oggi al 13 aprile, tutte le nostre energie dovranno essere mobilitate nel sostegno alle forze della sinistra. È necessario per la nostra gente, è necessario per il Paese. In cima alle nostre preoccupazioni debbono porsi i drammatici problemi lasciati irrisolti dal governo uscente. I salari più bassi d Europa, falcidiati dal carovita e dal fiscal drag che Prodi si era impegnato a restituire. La precarietà che dilaga e genera ansia e povertà. La scarsa sicurezza sul lavoro, che si traduce nelle stragi quotidiane. Le discriminazioni di milioni di lavoratori immigrati, che una legge infame costringe all illegalità ed espone al ricatto dei padroni. Le missioni militari che ancora vedono nostri soldati sui fronti di guerra, mentre nuove nubi si addensano sui cieli dei Balcani, in Libano, in tutto il Medio Oriente. L esperienza negativa del governo dell Unione e la coscienza dei gravi errori commessi dal nostro Partito in questi due anni il grave ritardo nel riconoscere la dire- zione di marcia del governo, la troppa timidezza nel criticarla non debbono frenarci nella battaglia elettorale. Al contrario. Debbono essere uno sprone nella ricerca di soluzioni efficaci e nell espressione delle nostre ragioni. Ma dopo le elezioni che ci auguriamo vedranno una netta affermazione delle forze della sinistra si aprirà una nuova fase, al centro della quale si colloca il VII Congresso nazionale di Rifondazione comunista. A questo appuntamento occorre prepararsi sin d ora, con la consapevolezza della sua importanza. Proprio per la portata degli avvenimenti susseguitisi dal 2005 a oggi quello che ci attende non sarà un congresso di ordinaria amministrazione. Il Partito ha un vitale bisogno di discutere in modo franco e approfondito di quanto è accaduto nel corso di questi anni. Per ritrovare la propria strada ha l esigenza di capire, di fare finalmente un bilancio delle scelte via via compiute dal gruppo dirigente. Basti qui un rapido cenno. Al Congresso di Venezia prevalse la linea dell alleanza incondizionata con Prodi sulla base di una tesi (la presunta «permeabilità» dell Ulivo alle istanze dei movimenti) che i fatti hanno totalmente smentito. E nei confronti della quale già allora una parte del Partito aveva manifestato le proprie riserve. Rimanendo inascoltata. Ricevendo, anzi, attacchi e censure di inusitata violenza. È venuto poi il governo Prodi: più di ogni altro generoso con le imprese e ligio ai dettami di Maastricht e ai desiderata di Washington e della Nato. Occorrerà valutare l atteggiamento tenuto dal nostro Partito nei confronti di questo governo, e capire in che misura la linea governista prevalsa a Venezia abbia influito su di esso. E ancora. Come abbiamo detto, la crisi di governo è stata determinata dall avventurismo di Walter Veltroni, che ha spaccato l Unione. Dovremo tuttavia interrogarci anche sul ruolo svolto dal Prc in questa vicenda, e segnatamente sulle posizioni assunte man mano che si dispiegava l iniziativa veltroniana in tema di riforma della legge elettorale. Vi è infine la parti- 5

7 6 ta del percorso unitario a sinistra, che ha visto il gruppo dirigente del Partito passare improvvisamente da una linea di indifferenza (praticata tra il 1998 e il 2003) a una propensione organizzativistica, che rischia ora di mettere in discussione l autonomia di Rifondazione comunista. Di tutto questo si tratterà di discutere nel prossimo congresso, che dovrà avviarsi all indomani delle elezioni di aprile. Si tratterà pertanto di un occasione importante, per il futuro del nostro Partito e per il carattere delle relazioni tra le sensibilità che lo compongono. A questo proposito ricordiamo che nei mesi scorsi si era aperta una nuova fase, improntata alla ricerca dell unità e tesa al rafforzamento del Prc. L attuale gruppo dirigente sembrava volersi lasciare alle spalle uno stile di direzione escludente che aveva esasperato le divisioni e indebolito gravemente il Partito. L anno scorso la Conferenza di organizzazione di Carrara aveva rappresentato, agli occhi di tante compagne e compagni, l avvio di una nuova e promettente stagione sulla quale anche noi avevamo investito. A quell investimento non intendiamo nemmeno ora rinunciare. Nella misura in cui dipenderà da noi, continueremo a lavorare anche in futuro per l unità interna e per una gestione collegiale e democratica di Rifondazione comunista. D altra parte non possiamo non vedere come le recenti scelte e le forzature compiute dal gruppo dirigente del Partito abbiano messo in difficoltà il percorso unitario e rischino di comprometterlo. Ce n è abbastanza per dire che il nostro VII Congresso nazionale avrà luogo in uno scenario complesso. Tanto più, quindi, sarà necessario che ciascuno conduca la propria battaglia con misura e senso di responsabilità. Noi la nostra la proseguiremo come sempre tenendo ferma la bussola sui valori che ci hanno sin qui guidato: l autonomia del Partito, l unità politica delle forze di alternativa. Di più. Consapevoli della delicatezza del momento, siamo determinati a batterci al fianco di tutte le compagne e di tutti i compagni che condividono con noi questi valori. Siamo convinti che il Partito abbia bisogno di intrapren- dere una strada nuova, bandendo lacerazioni che impediscono la partecipazione e frustrano le tante risorse e capacità di cui è in possesso. Più in generale, nel momento in cui il Partito democratico e la destra di Berlusconi e Fini si accordano per dare vita a un sistema bipartitico che neghi rappresentanza politica agli interessi del lavoro e dei soggetti sociali meno protetti, è il nostro Paese che ha più che mai bisogno di un forte partito comunista con basi di massa. Sappiamo che questa convinzione non è solo nostra, che essa è condivisa dalla stragrande maggioranza delle compagne e dei compagni che in tutti questi anni hanno sostenuto il Partito con il loro generoso lavoro quotidiano. È giunto il momento di mettere a valore questo grande patrimonio. Non solo nell interesse di Rifondazione comunista, ma anche per il bene della nostra gente e di tutta la sinistra italiana.

8 ESTERI Cuba, dignità e forza di una rivoluzione intervista a Rodney A. Lopez Clemente ambasciatore in Italia della Repubblica Socialista di Cuba INTERVISTA DI BRUNO STERI* SI PARLA DI «RISVEGLIO» DELL AMERICA LATINA, DI UNA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI E DELLA PARTECIPAZIONE POPOLARE. LA PRESENZA OGGI NEL CONTINENTE DI GOVERNI PROGRESSISTI E DI PRESIDENTI CHE, CIASCU- NO SECONDO UN SUO AUTONOMO PROGETTO, PUNTANO A UN INDIPENDENTE INTE- GRAZIONE CONTINENTALE RENDE CUBA MENO SOLA CHE IN PASSATO, NELLA SUA OPPOSIZIONE ALLE MIRE COLONIALI DEL POTENTE VICINO STATUNITENSE. TALI PO- SITIVI SVILUPPI POSSONO CONSOLIDARSI E COMPIERE PASSI ULTERIORI? 7 Il nostro paese continuò a portare avanti la sua volontà di integrazione che risale ai tempi in cui il nostro Eroe Nazionale José Martí proclamava che l America era una sola, dal Rio Bravo fino alla Patagonia Tali sviluppi possono ovviamente continuare a consolidarsi nella stessa misura in cui ogni paese del continente riuscirà a disfarsi della zavorra della dipendenza dagli Stati Uniti e a intraprendere un proprio cammino, come già sta avvenendo in molti paesi del continente. Il progetto di integrazione economica regionale attraverso l Alba offre oggi prospettive favorevoli per definire accordi di collaborazione tra tali popoli, impensabili soltanto pochi anni fa. In questo senso, l esperienza della Rivoluzione Cubana offre a quei popoli l esempio che si può seguire un cammino di sviluppo indipendente, pur essendo un paese piccolo e con poche risorse, soprattutto perché ha saputo resistere per quasi cinque decadi al più ferreo e brutale blocco economico, finanziario e commerciale della potenza imperialista più aggressiva della storia. Bisogna ricordare che all inizio della Rivoluzione, quando gli Stati Uniti imposero a Cuba un isolamento quasi totale dal resto dei paesi del continente nell Organizzazione degli Stati Americani (Osa), con l unica eccezione del Messico, il nostro paese continuò a portare avanti la sua volontà di integrazione che risale ai tempi in cui il nostro Eroe Nazionale José Martí proclamava che l America era una sola, dal Rio Bravo fino alla Patagonia. E tale volontà si è consolidata perché sapevamo di contare sull appoggio e la solidarietà dei popoli di quelle nazioni, estranee al cedimento dei governi pro-imperialisti. Oggi quei popoli si sono ridestati e mostrano apertamente la loro opposizione al nord «turbolento e brutale» che li ha sempre disprezzati. In quel contesto Cuba mantiene oggi relazioni diplomatiche piene con 30 paesi della regione, con i quali sviluppa stretti rapporti in ogni campo dato che, come previsto dalla nostra Costituzione, abbiamo «una identità comune e la necessità storica di procedere insieme verso l integrazione economica e politica per conquistare la vera indipendenza». ANCORA UNA VOLTA, LE NAZIONI UNITE HANNO ESPRESSO UN VOTO QUASI UNA- NIME (CON LE SOLITE ISOLATE ECCEZIONI) CONTRO IL BLOCCO STATUNITENSE NEI CONFRONTI DI CUBA. A QUESTO RIGUARDO, COME VEDI LA PROSPETTIVA, ANCHE ALLA LUCE DELLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI IN USA? * DIRETTORE DI «ESSERE COMUNISTI» In un determinato momento della storia il blocco degli Stati Uniti contro Cuba dovrà scomparire secondo quanto da vari anni viene reclamato quasi

9 8 unanimemente dalla comunità internazionale in tutte le votazioni alle Nazioni Unite. Dobbiamo però essere obiettivi e non farci illusioni nei confronti dell imperialismo nordamericano, anche se qualcuno parla di venti di cambiamento nello scenario politico in vista delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. E dobbiamo ricordare che il nostro paese ha visto passare, nel corso di quasi cinque decadi di Rivoluzione, ben 10 amministrazioni nordamericane senza che sia esistita una volontà esecutiva di porre fine a tale politica aggressiva. Alla vigilia della votazione alle Nazioni Unite, nello scorso mese di ottobre, della Risoluzione Cubana contro il Blocco e di fronte all annuncio del Presidente George W. Bush di nuove misure contro Cuba, il ministro delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, Felipe Pérez Roque, rese nota, in relazione a tali misure, la nostra posizione di principio e che cosa deve essere la reale agenda del governo nordamericano per porre fine al blocco. Quella posizione, che dato lo spazio riassumerò, si articola in 12 punti rispetto ai quali il Presidente e il governo degli Stati Uniti devono: 1. rispettare il diritto dei cubani alla loro indipendenza, sovranità e libera determinazione; 2. cessare immediatamente la loro politica di aggressione e di minacce contro Cuba; 3. smettere di intervenire rozzamente negli affari interni di Cuba e rinunciare alla erronea idea di fabbricare un opposizione interna a Cuba con i soldi degli Stati Uniti; 4. porre fine alle azioni sovversive contro Cuba e alla guerra radio-televisiva; 5. togliere immediatamente e senza condizioni il blocco genocida contro Cuba, per cui devono essere abrogate varie leggi e far si che il Congresso proceda in tal senso; 6. eliminare la proibizione dei viaggi a Cuba degli statunitensi, che rappresenta una violazione di un diritto previsto dalla loro Costituzione, ed eliminare la proibizione delle visite dei familiari ai cubani che lì vivono; 7. cessare di incoraggiare l emigrazione illegale da Cuba ed eliminare la criminale Ley de Ajuste Cubano (legge che, a differenza di quanto viene applicato ad altre nazionalità, conferisce immediatamente lo status di emigrante ai cittadini cubani che riescono a giungere in territorio statunitense emigrando illegalmente); 8. cessare le aggressive campagne di propaganda sporca, di menzogne contro Cuba per le quali impiega considerevoli risorse; 9. liberare i cinque combattenti antiterroristi cubani, prigionieri politici rinchiusi nelle carceri nordamericane; 10. estradare in Venezuela o processare negli Stati Uniti il terrorista Luís Posada Carriles, oggi libero grazie alle macchinazioni delle più alte autorità nordamericane; 11. chiudere immediatamente il centro di tortura che hanno creato nella Base Navale di Guantánamo e la cui esistenza ancora oggi difendono, nonostante la ripulsa mondiale, e restituire a Cuba il territorio che occupano illegalmente contro la nostra volontà; 12. cessare le pressioni dirette a che la comunità internazionale appoggi la loro già fallita politica contro Cuba. In questi dodici punti è definita la nostra politica di principio rispetto al blocco genocida, e nulla ci farà recedere da essa. E se un giorno un amministrazione nordamericana avesse in agenda la cessazione del blocco contro Cuba, sia la benvenuta, sempre che fosse disposta a farlo in maniera incondizionata e sulla base del rispetto della nostra sovranità e dei nostri diritti rappresentati in questi dodici punti. NONOSTANTE I TEMPI DIFFICILI E L OSTILITÀ DI CHI NON CESSA DI OPE- RARE CONTRO LA RIVOLUZIONE SOCIA- LISTA CUBANA, SAPPIAMO DI UN RIN- NOVATO CLIMA DI FIDUCIA E DI UNA SODDISFACENTE CRESCITA ECONOMICA: RESA ANCHE POSSIBILE DA NUOVE RE- LAZIONI COMMERCIALI E SCAMBI DI RISORSE UMANE (AD ESEMPIO CON VE- NEZUELA E CINA). È COSÌ? Uno dei temi preferiti dai nemici della Rivoluzione Cubana in qualsiasi latitudine del mondo, è quello della critica alla nostra economia che hanno cercato di presentare come un grande fallimento. Tuttavia, è stato nel campo economico in cui la Rivoluzione ha dimostrato una enorme capacità di resistenza nel far fronte, per quasi cinque decadi, al blocco economico più intenso e di più lunga durata di tutta la storia economica. Se consideriamo che durante tutto questo tempo il blocco ci ha scippato oltre milioni di dollari, cifra equivalente a quasi due anni del nostro attuale Prodotto Interno Lordo (Pil), bisognerebbe domandarsi che altro tipo di economia avrebbe potuto resistere a tale impatto, anche solo per un paio d anni e non per quasi mezzo secolo come invece ha fatto Cuba. Ma c è di più: con la scomparsa dell antica Unione Sovietica, il nostro paese venne sottoposto, dalla sera alla mattina, all urto del mercato mondiale neoliberista, solo e con un blocco doppiamente rafforzato che ci portò ad adottare misure di sussistenza conosciute come il Periodo Speciale. Sono trascorsi soltanto 16 anni dall inizio di quei giorni difficili per il nostro paese e già oggi Cuba mostra, dopo un così breve periodo di tempo, una vitalità nel suo sviluppo economico che risulterebbe impensabile per un qualsiasi altro paese aggredito e crudelmente sottoposto a blocco come il nostro. Gli indici della ripresa economica degli ultimi anni sono impressionanti in quanto tra il 2004 e il 2007 il nostro paese ha accumulato un incremento del 42,5% del suo Pil. Nel 2007 l incremento del Pil è stato del 7,5%, inferiore al 10% programmato ma superiore al 5,6% di quello dell America Latina, regione dove Cuba occupa il quinto posto tra i 33 paesi conteggiati dalla Cepal. In questo contesto però Cuba occu-

10 ESTERI In questo contesto Cuba occupa il primo posto per quanto concerne la distribuzione delle entrate combinata con un alto indice di sviluppo umano e una adeguata sostenibilità ambientale pa il primo posto per quanto concerne la distribuzione delle entrate combinata con un alto indice di sviluppo umano e una adeguata sostenibilità ambientale. In tal senso, non si tratta soltanto di valutare lo sviluppo delle relazioni commerciali di Cuba con il Venezuela e con la Cina oltre che con altri paesi con i quali commerciamo come l unica possibilità di apertura verso gli indici di crescita che oggi la nostra economia mostra, dato che dietro a questo esiste una impressionante struttura di risultati sociali che riflettono la maturità e la coesione del nostro popolo per resistere e andare avanti, insieme al nostro Partito e ai suoi dirigenti, che ha reso possibile il funzionamento ordinato del paese, senza confusioni né paralisi nei momenti più critici, nel quadro di una realtà economica come la nostra in cui si combinano la edificazione del socialismo, il blocco elevato al livello di isteria anticubana e la condotta obbligata nell ambito di una economia mondiale globalizzata e neoliberista. DAL TUO INSEDIAMENTO QUI IN ITALIA A OGGI, HAI AVUTO MODO DI GUARDA- RE DA VICINO ALLE VICENDE POLITICHE DEL NOSTRO PAESE ED HAI, NEL CON- TEMPO, CERTAMENTE PRESO ATTO DELLA SISTEMATICA OPERA DI DISIN- FORMAZIONE MEDIATICA IN RIFERI- MENTO ALLA REALTÀ CUBANA E ALLA SUA RIVOLUZIONE (COSÌ COME A QUEL- LA VENEZUELANA). COME GIUDICHI IL LAVORO DELLE FORZE POLITICHE E AS- SOCIATIVE CHE SI PONGONO SUL TER- RENO DELLA SOLIDARIETÀ CON CUBA E CON IL VENEZUELA E QUALI SUGGERI- MENTI PUOI DARE IN PROPOSITO? Forse la parola suggerimenti non è il termine più adeguato, dato che siamo rispettosi del diritto di ognuno. Ma sicuramente siamo consapevoli di ciò che significa difendere il nostro progetto sociale e le nostre idee nel bel mezzo di numerose campagne di menzogne e di disinformazione sulla nostra realtà che esistono in ogni parte del mondo, non soltanto in questo paese, e alle quali da quasi cinque decadi siamo abituati. E, allo stesso modo, accogliamo con simpatia e sentimenti di rispetto tutti coloro che in qualche misura contribuiscono a manifestare la loro amicizia e la loro solidarietà nella difesa di Cuba. La solidarietà è, ed è stata sempre, un principio essenziale della nostra Rivoluzione e una costante nel nostro sviluppo politico. Conosciamo molto bene la portata di questa parola, perché il nostro popolo è stato, è e sarà portatore e recettore di una solidarietà piena e disinteressata. Come si sa, per quanto riguarda il contesto italiano, fin dagli inizi della Rivoluzione Cubana abbiamo potuto contare su grandi amici (e non possiamo dimenticare che nella spedizione del Granma era presente il partigiano italiano Gino Doné Paró) che ci ammirano, ci rispettano e ci stimolano per i nostri risultati e per le nostre sfide. Amici che sono stati presenti in momenti difficili, molto difficili, che hanno condiviso con noi preoccupazioni e incertezze e, soprattutto, fiducia piena e ottimismo nella forza della Rivoluzione. Amici che conoscono le nostre imperfezioni e non si permettono il diritto, sterile e banale, di essere l ombra critica di una realtà che costruisce, giorno dopo giorno, un progetto di giustizia sociale partendo dalle nostre condizioni e possibilità. A tutti essi Cuba, la sua Rivoluzione, il suo popolo, riconosce l ardimento, la fermezza e il coraggio necessari per rimanere accanto a una piccola isola, aggredita continuamente dal governo più reazionario e guerrafondaio che abbia mai conosciuto l ordine mondiale. Ovviamente, esistono anche rapporti di mutuo rispetto con le diverse formazioni politiche di questo paese e con personalità dello scenario italiano che sviluppiamo partendo da una diplomazia che si fonda sulla stretta osservanza dei principi basilari del diritto internazionale, come il rispetto della sovranità, dell indipendenza e dell integrità territoriale degli Stati, e dell autodeterminazione dei popoli. 9

11 Kosovo, una voragine che ci riguarda 10 Ho intervistato recentemente lo scrittore Peter Handke. Tra le tante cose giuste e quelle sbagliate che mi ha detto ce n è una che mi ha colpito e che in realtà già subodoravo. Peter Handke mi ha detto: «Attenti a quelli che vanno in tv a dire io sono un esperto dei Balcani, adesso vi dico io quello che bisogna fare. Attenti, perché finora sono stati la peste dei Balcani». Cerchiamo dunque, per quanto è possibile, in occasione di una riflessione della sinistra, di essere il più possibile rossi o arcobaleno se volete. E anche un po solamente un po meno esperti. TOMMASO DI FRANCESCO* UNA CRISI NEL VUOTO DI GOVERNO Del resto questo saggio atteggiamento ce lo chiede il presente politico. È caduto il governo Prodi e si è aperta una stagione perfino più oscura, contorta e pericolosa. E adesso le questioni internazionali che chiedono un nuovo e più radicato movimento contro la guerra e che pretendono non solo competenza ma intervento governativo, che fine faranno? L interrogativo è più che legittimo, alla luce di quanto per esempio sta accadendo in Medio Oriente e nella devastata Palestina. Ed è altrettanto legittimo per il Kosovo, nodo internazionale arrivato all ordine del giorno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e della Commissione europea e insieme interno alle scelte sul campo: mentre rimbalzano gli annunci di autoproclamazioni d indipendenza bella e pronta da parte del premier kosovaro-albanese Hashim Thaqi, che ribadisce «l abbiamo concordata con l appoggio di Ue e Usa». Nodo che è stato il primo tema centrale delle elezioni presidenziali in Serbia, che al primo turno hanno visto prevalere, con una forte avanzata del 10%, Tomislav Nikolic, candidato dei Radicali serbi, la forza ultranazionalista il cui leader è Vojslav Seselj che si è autoconsegnato all Aja per subire un processo per crimini di guerra. E al secondo turno, con molti capovolgimenti di fronte, il candidato filo-occidentale Boris Tadic. È dunque legittimo chiedersi: che accadrà ora? O meglio. Che fine farà il ruolo che ha avuto il governo italiano? Quest ultimo caratterizzato per una ambiguità sostanziale: essere a favore dell indipendenza e allo stesso tempo dilazionarla nel brevissimo tempo, una volta di un anno, come nel 2006, poi di uno o due mesi, dopo le elezioni a Belgrado come se questo annuncio non influisse lo stesso sul voto dei serbi e ultimamente per procrastinarle a marzo perché stavolta la dubbiosa Spagna di Zapatero teme il precedente per il suo indipendentismo basco: non già quello estremista dell Eta che ha già detto che l indipendenza del Kosovo sarà il precedente, ma quello della nazione basca governata dall autonomismo dei principali partiti di quella componente statuale che già vive una forma di limitata sovranità interna alla costituzione spagnola. Ma non si è limitata a questo la responsabilità dell Italia. All ultimo vertice dei 27 capi di stato e di governo dell Unione europea ha promosso e fatto approvare la «Missione civile e di polizia» per Che senso ha avuto lamentarsi per la scelta scellerata e menzognera di guerra di George W. Bush contro l Iraq, se non si è stati consapevoli del precipizio della «guerra umanitaria» che era stato aperto tre anni prima da uno schieramento internazionale democratico (era alla Casa bianca il democratico Bill Clinton) e con un voto italiano bipartisan, legittimato solo da un castello di provocazioni e menzogne? *GIORNALISTA DE «IL MANIFESTO»

12 ESTERI il Kosovo, nel dichiarato intento di gestire di fatto l indipendenza, per costruire uno strumento dell Ue che possa contraddire e sostituire come in Bosnia Erzegovina il quadro legale che, secondo il diritto internazionale e la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza Onu, riconosce sul Kosovo la sovranità della Serbia. Insistendo sorprendentemente, in ogni sede internazionale, che ora il Kosovo è questione europea non dell Onu. Così, fino all ultimo, esattamente nel periodo tra il primo e il secondo turno delle presidenziali serbe a cavallo tra gennaio e febbraio, l Unione europea ha tirato fuori dal cappello una sorta di «linea preferenziale» per l ingresso della Serbia nell Ue, ma non già l Asa, l Accordo istituzionale di adesione previsto per i paesi esterni dell Est: questo come risultato al ribasso di una mediazione all interno dell Unione con l Olanda e il Belgio, coinvolti con i caschi blu nella vicenda tragica di Srbrenica, che nega il diritto alla Serbia di entrare se non c è la consegna dei criminali di guerra Karadzic e Mladic (consegna che la nuova leadership democratica di Belgrado ha sempre osteggiato e di cui non è in grado di garantire la cattura). Insomma, che fine farà tutto questo adesso? Perché tutto lascia presagire che la tensione, anche militare, sul campo aumenterà. Il Kosovo diventerà disbrigo delle cose correnti? Oppure, com è prevedibile, entrerà ancora una volta in una nuova stagione italiana bipartisan? Quella stessa stagione che fu all origine della scelta della guerra «umanitaria» della Nato nel E la Sinistra ha qualcosa da dire? 11 MEMORIA DELLA GUERRA DELLA NATO Ecco un punto di riflessione. Quella guerra del marzo 1999 fu illegale, venne fatta senza l Onu e contro l Onu. Mise in scacco l autonomia stessa dell Europa e permise agli Stati uniti di non perdere l occasione per riprendere in mano la guida effettiva dell Alleanza atlantica. E fu il precedente ecco la parola che torna e tornerà per le altre guerre «umanitarie». Che senso ha avuto lamentarsi per la scelta scellerata e menzognera di guerra di George W. Bush contro l Iraq, se non si è stati consapevoli del precipizio della «guerra umanitaria» che era stato aperto tre anni prima da uno schieramento internazionale democratico (era alla Casa bianca il democratico Bill Clinton) e con un voto italiano bipartisan, legittimato solo da un castello di provocazioni e menzogne? E soprattutto cancellando la possibilità che la controversia interna all ex Jugoslavia potesse essere composta da una mediazione internazionale in corso quale era la missione dell Osce. Cancellando con essa i principi dell articolo 11 della nostra Costituzione che dice espressamente di rifiutare la guerra come mezzo di composizione delle controversie internazionali. Il punto è che non solo non ci sono state consapevolezza né autocritica. Il fatto è che questa guerra viene rivendicata come fondativa e costituente, fondativa delle radici interventiste del Partito democratico (lo ha espressamente detto Walter Veltroni al «lancio» del nuovo partito al Lingotto); costituente perché l iniziativa bellica da quel momento in poi in Italia viene considerata la prova della capacità istituzionale di una leadership o di un solo leader a guidare l azione di governo. Essere all altezza, insomma. All altezza dei cacciabombardieri La guerra venne motivata per ragioni umanitarie morti titolava il «New York Times», Sessantamila vittime «Libération», Cinquantamila uccisi «Le Monde». Ma quei giornali (non proprio gli ultimi) non hanno fatto nemmeno un titolo arrivarono solo 15 righe della Reuters quando il 6 settembre 2001 la Corte suprema di Pristina, sotto l egida dell Onu, ha sancito che i miliziani serbi nel furono responsabili sì di violenze ai danni della popolazione albanese, ma non di genocidio. Del resto il Tribunale dell Aja, con la sua inchiesta diretta, trovò il seppellimento di duemila morti effettivi,

13 12 per lo più tutti caduti in combattimento. Non solo: la Corte di Pristina in quel dibattimento ha dichiarato di avere le prove che il drammatico esodo di persone rimaste in attesa sul confine e tutte rientrate dopo 78 giorni di guerra non fu provocato dai miliziani serbi, come ci venne detto in quei giorni, ma dal terrore di essere colpiti dalle bombe della Nato. Un terrore più che giustificato, viste infatti le stragi efferate tra la popolazione civile, sia in Serbia che tra gli albanesi in Kosovo, i cosiddetti effetti collaterali che una straordinaria indagine di Amnesty International ha dimostrato essere omicidi deliberati per terrorizzare la popolazione civile accusa con cui Amnesty, inascoltata dalla giustiziera procuratrice Carla Del Ponte, ha chiesto l incriminazione dei leader della Nato. Il fatto è che fino al 24 marzo 1999, data d inizio dei raid aerei, il Kosovo poteva essere paragonato ad altrettante crisi indipendentiste dell Europa, e c erano stati percentualmente rispetto agli ultimi 30 anni meno morti che nell Irlanda del Nord e nei Paesi Baschi. C erano sfollati e profughi dell una e dell altra parte, in tutto dice un documento dell Onu del gennaio 99, e assassini etnici dell una e dell altra parte. Come testimonia la condanna a 25 anni di carcere per stragi contro serbi e rom commesse nel 1998, comminati dal Tribunale dell Aja a Ramush Haradinaj, «macellaio in divisa» dice Carla Del Ponte, ex leader dell Uck ed ex premier kosovaro albanese. Alla fine la farsa di Rambouillet (il diktat con cui si pretendeva di mettere l intera ex Jugoslavia sotto controllo della Nato) e il casus belli inventato della strage di Racak, come ha dimostrato il documento dei medici legali impegnati dall Onu, hanno fatto il resto per attivare la guerra a tutti costi. I RAID ATLANTICI PER UNA SECESSIONE ETNICA Non sorprenda questa digressione sulla guerra. Perché non solo quella guerra, con tante vittime civili, non fu la «soluzione». La verità è anzi che fu l occasione ghiotta perché gli Stati uniti riprendessero in mano le sorti dell Alleanza atlantica che tentava di ridefinirsi in chiave europea, tornando a condizionare gli inadeguati budget militari dei maggiori stati europei, che a quel punto diventava la vera cartina di tornasole dell accettabilità o meno dei nuovi regimi «democratici» nati a Est. Essere adeguati alla Nato e alle sue guerre e spese militari è diventata da quel momento in poi tout court la prova di democraticità non certo il rispetto dei diritti umani e delle minoranze. E soprattutto da quella guerra l Alleanza atlantica, che si era incredibilmente sostituita all autorità delle Nazioni unite, si è trasformata da strumento di difesa dall aggressione da est ormai inesistente, visto che il Patto di Varsavia in realtà non c era più da nove anni in strumento di offesa, contraddicendo persino la carta costitutiva del Patto atlantico del E così, per sviluppo oggettivo da quella guerra, la Nato già nell aprile 99 e poi a fine anno a Washington stabilì la sua sfera d influenza e d intervento in tutto il mondo, in ogni area di crisi siamo alle origini della «guerra preventiva» assolutamente bipartisan, tant è che oggi la Nato sostiene la guerra in Afghanistan ed è pronta a proiettarsi in aree come il Maghreb o il Libano, impensabili solo prima del È decisiva dunque la comprensione della natura di quella guerra non solo per capire le nostre responsabilità, ma soprattutto per comprendere il nodo perverso della questione indipendenza. Giacché ora emerge con paradossale evidenza balcanica che quella guerra di bombardamenti aerei che durò 78 giorni, che distrusse la metà delle infrastrutture dell ex Jugoslavia, colpendo fabbriche e ospedali, facendo scempio di migliaia di civili, per la quale non è stato autorizzato alcun processo internazionale né sono stati attivati finanziamenti per risarcire i danni di guerra, insommma quella guerra che abbiamo voluto cancellare in questi lunghi nove anni, invece che per motivi umanitari era stata preparata per allestire una secessione etnica nei Balcani. Ancora un ultima indipendenza etnica. Non contenti del disastro iniziale provocato già nel con i riconoscimenti delle indipendenze di Slovenia e Croazia (che aprirono il precipizio della Bosnia Erzegovina) autoproclamatesi indipendenti sulla base delle rispettive etnicità. Ecco un punto fondamentale: alla base delle difficoltà strutturali dell attuale Unione europea c è un delitto storico, perché la sua autorevole e unitaria sovranazionali-

14 ESTERI Quel trattato di pace venne assunto con un voto dal Consiglio di sicurezza dell Onu che approvò la Risoluzione Per quello finì la guerra. Non per altro. Era ed è quindi legittimo attendersi il rispetto di quel trattato tà fonda la sua credibilità sulla legittimazione della distruzione della Federazione jugoslava. È fra l altro avvenuto tutto nello stesso fatidico Mai dall Europa arrivò il monito alle milizie nazionaliste che dilaniavano quel paese entrate in Europa solo se rimarrete uniti. Arrivò l esatto contrario: apriremo le porte ai nazionalismi che diventeranno Stato. Alimentando così la guerra. Questo disse l Europa. LA PACE CHE HANNO VOLUTO STRACCIARE Comunque quella guerra finì, dopo i 78 giorni di bombardamenti che ebbero anche il merito di far incrudelire perfino di più la repressione serba sul campo e perfino di rafforzare il potere di Slobodan Milosevic intorno a cui, sotto i bombardamenti atlantici, si stringeva l esercito e la stessa popolazione colpita. Quella guerra finì con Belgrado disposta a un accordo di pace. Nella tenda di Kumanovo nel giugno del 1999 la pace venne controfirmata. Stabiliva che le truppe della Nato potessero entrare in Kosovo dal quale si ritirava l esercito serbo, garantendo che la sovranità sulla regione restava a Belgrado con la riconsegna alla sua autorità dopo sei anni. Quel trattato di pace venne assunto con un voto dal Consiglio di sicurezza dell Onu che approvò la Risoluzione Per quello finì la guerra. Non per altro. Era ed è quindi legittimo attendersi il rispetto di quel trattato. Ma molto sarebbe dipeso dalla gestione dell amministrazione delle Nazioni unite Unmik e dell occupazione militare della missione internazionale Kfor-Nato. Infatti a partire dall ingresso dei soldati della Nato e dall insediamento dell Unmik cominciò sul campo una operazione dell Uck l armata di miliziani della quale la Nato era diventata l aviazione precostituita a tavolino di contropulizia etnica a danno di tutte le altre minoranze, a partire dai serbi e dai rom, per continuare con le esecuzioni dei cosiddetti «albanesi moderati». Su questi lunghi nove anni d inferno in Kosovo vorrei richiamare la vostra attenzione. Perché sono stati anni di silenzio dei media, il Kosovo è praticamente scomparso dall agenda delle informazioni internazionali salvo la parentesi eclatante dei pogrom del marzo 2004, proprio mentre aumentavano sul campo la tragedia e le difficoltà. Invece che gestire la Pace di Kumanovo la Nato e soprattutto l Unmik hanno fatto il contrario: spesso e volentieri sono stati a guardare i linciaggi dei serbi e dei rom, a osservare da lontano gli incendi dei monasteri fatti saltare con la dinamite. Si contano duemila vittime, altrettanti desaparecidos, 150 chiese ortodosse distrutte, serbi e altrettanti rom fuggiti nel terrore. E che non torneranno più, dispersi nelle baraccopoli della Serbia a pesare con gli altri profughi da Bosnia Erzegovina e Croazia sulla miseria e sul rancore dei serbi. E mentre questo accadeva, arrivava sull arcaicità dei traffici delle mafie locali a innestarsi la modernità quasi sempre corrotta della macchina degli aiuti internazionali. Fino a determinare il grande affare Kosovo. Che, nonostante sul suo terreno si siano consumate carriere politiche e militari, resta con il 60% di disoccupazione e alla mercé del malaffare diventato leadership di potere, un paese che vive di assistenza internazionale. Ma dove è nata una superclasse di nuovi manager super-ricchi. Dove non c è stato di diritto, rispetto delle minoranze e del metodo democratico, rispetto dei diritti umani. Dove è fallito ogni vasto e vero progetto di ritorno dei profughi, dove le minoranze vivono in enclave protette dai carri armati. E dove, come summa di disprezzo per il diritto internazionale, nel frattempo gli Stati uniti hanno edificato Camp Bondsteel presso Urosevac, la più grande base militare d Europa, anche con l intento, nemmeno malcelato, di usarla come Guantanamo d Europa come dimostrano le precise denunce del Consiglio d Europa. Eppure la mancanza di ogni standard democratico per avere una indipendenza, prima timida condizione che avrebbe potuto aprire le porte europee e occidentali a un cambiamento di status, ha dato il posto alla scelta scellerata da parte della comunità internazionale di accettare l indipendenza che in seguito avrebbe garantito questi standard (sic). È il diritto internazionale variabile, una nuova disciplina universitaria che alligna sulle pagine de «la Repubblica», dove Antonio Cassese ha prima proposto «la confederazione tra Serbia e Kosovo» perché, ha spiegato, altrimenti l indipendenza avrebbe aperto il vaso di Pandora nei Balcani e non solo, e dopo soli dieci giorni si è schierato per l indipendenza perché, ha sostenuto, 13

15 14 non costituisce lesione del diritto internazionale. Come se le Risoluzioni del Consiglio di sicurezza non fossero costitutive del diritto internazionale stesso. LE TRATTATIVE CHE HANNO FATTO FALLIRE E siamo arrivati alla scadenza pattuita del , quando l eredità della malagestione Unmik e la coscienza sporca occidentale, dimenticando l esistenza della Risoluzione 1244, hanno partorito il topolino dell inviato Matthi Ahtisaari, che è sceso in campo per proporre alle parti una cosiddetta «mediazione» sullo status del Kosovo, facendo subito balenare la possibilità dell indipendenza già rivendicata da Pristina. Fuori dai trattati di pace, questo atteggiamento ha immediatamente rilanciato gli appetiti mai sopiti in tutti i Balcani delle identità etniche e di quelle storiche più o meno distorte. Una domanda. Che mediazione può essere quella che è fatta da un arbitro come Ahtisaari favorevole all indipendenza del Kosovo e che ha come unico termine di trattativa l indipendenza e solo l indipendenza? Così quella iniziativa è fallita. Come è fallita quella della trojka negoziale (Ue, Usa e Russia) nominata in sostituzione di fronte al fatto che la Serbia e la Russia avevano respinto il ruolo da battistrada di Ahtisaari. Nel marzo 2007 George W. Bush in persona è arrivato a Pristina, passando per il boulevard Clinton, ad assicurare davanti al popolo kosovaro albanese che gli Stati uniti avrebbero riconosciuto l indipendenza anche da soli, anche se fosse stata proclamata in modo unilaterale. È accaduto così che quel miraggio rappresentato in modo così concreto e prepotente, ha impedito che andasse a buon risultato invece un negoziato che è stato assai prezioso. Protagonista la nuova Serbia democratica non più Milosevic, nel frattempo morto all Aja dove potevano incriminarlo per le due stragi certe delle quali era responsabile, quella della famiglia Jashari, di miliziani dell Uck e quella delle sparizioni di 92 miliziani ritrovati in un pullman interrato in territorio serbo. Invece era accusato di tutto e di essere il responsabile di tutte le guerre balcaniche che avevano visto ben sette fronti di guerra, alcune delle quali senza che Milosevic fosse ancora al potere o non più al potere o addirittura mediatore di pace come a Dayton con tanto di ringraziamenti della Casa bianca. La nuova Serbia democratica, consapevole del limite di riproporre semplicemente lo statu quo ante, ha avanzato rigorose proposte di modifica dell autonomia del Kosovo, pur sempre all interno della sovranità della Serbia. QUALE ALTERNATIVA ALLORA? Infatti da Belgrado, di fronte alla controproposta della formula reiterata dalla leadership kosovaro albanese che ha sempre ripetuto solamente la frase: «Vogliamo l indipendenza, niente di meno dell indipendenza» che nonostante il maquillage degli esperti internazionali che hanno lavorato sulla cosiddetta costituzione, poggia il suo fondamento sull identità etnica è arrivata la proposta di una «autonomia al 95%» al Kosovo. Oltre c è solo il seggio all Onu e l esercito, il resto è una sorta nemmeno malcelata di vera e propria sovranità. A sostegno della sua posizione il governo di Belgrado ha portato l esempio dell Arcipelago delle Aaland (unità amministrativa finlandese con una storia indipendentista molto simile a quella balcanica), dello statuto cinese di Hong Kong, e dell italiano Alto Adige, punto di riferimento quest ultimo delle rivendicazioni dello stesso ex presidente e leader kosovaro albanese Ibrahim Rugova. Alla fine niente da fare. Tutto rientrato. Il comunicato ufficiale anche del nostro ministro degli esteri ha sancito che il negoziato è fallito. Invece avrebbe potuto continuare e potrebbe riprendere anche in questa situazione di pericolosissima tensione e scontro. Questa è una possibilità reale e di compromesso: una co-sovranità sul Kosovo, sia serba che anche se nulla potrà più essere come prima, è impossibile negare visto il valore fondativo del Kosovo per l identità di quel popolo e allo stesso tempo albanese. Attenti a vedere l «Europa reale» che abbiamo davanti ai nostri occhi. Possiamo auspicare una soluzione europeista, e anzi che il Kosovo sia alla fine la «prima» svolta, la prima regione sovranazionale, io ribadisco a doppia sovranità. Ma bisogna vedere con occhi disincantati quale Europa unitaria abbiamo realisticamente realizzato. Insomma, la Spagna accetterebbe che il Paese basco entri nella Ue come prima regione indipendente, o noi la Padania, o l Irlanda del Nord per la Gran Bretagna, la Corsica per la Francia? Perché dovremmo chiedere l esperimento al martoriato Kosovo? Certo, di necessità virtù. Ma siamo a una situazione nella quale il Belgio, sede degli organismi Comunitari, dopo una inutile trattativa inter-etnica di mesi e mesi, resta senza governo alla mercé di tensioni inter-etniche e ha istituito un tavolo negoziale tra la componente fiamminga e vallona sennò il paese, sede delle istituzioni comunitarie, si spacca. Deve farlo il Kosovo l esperimento allora? Ora poi che la crisi si è vieppiù internazionalizzata con l arrivo sulla scena della Russia, in soccorso con il veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite all isolamento forzato della Serbia; un arrivo in parte strumentale e strategico visto anche l accordo energetico Gazprom-Nis con Belgrado, ma anche identitario panslavista e soprattutto centrato sul nodo degli indipendentismi del Caucaso per i quali l indipendenza del Kosovo è punto di riferimento reale. Come irreale appare la risposta sempre pronta di chi suggerisce di non allarmarsi e di non sollevare questioni di sovranità perché «tanto poi tutti entrano nell Europa»: insomma che motivo c è di preoccuparsi se poi arriva la superiore legalità di un organismo sopranazionale. Una domanda: ma allora, proprio di fronte a questo ingresso salvifico, perché concedere una ulteriore sovranità nazionale, anzi etnica, con il riconoscimento di una indipendenza unilaterale? Insistiamo. Questa della co-sovranità che non può pre-

16 scindere dal riconoscimento della sovranità della Serbia, è l unica possibilità democratica capace di allontanare gli spettri incombenti del nazionalismo, l unica capace di rispondere alla provocazione che nell area dei Balcani ma anche nel mondo sarebbe rappresentata dal riconoscimento internazionale dell indipendenza del Kosovo contro il diritto internazionale. A nessuno può sfuggire l evidenza che la stessa comunità internazionale che vuole la secessione del Kosovo dalla Serbia, pretende che la Bosnia Erzegovina uscita dall ormai incerta ed etnica pace di carta di Dayton, resti artificialmente unita. Sarà un precedente l indipendenza del Kosovo, anzi «il» precedente. Se nell area si legittima di fatto una configurazione statuale possibile della Grande Albania vedi il quotidiano coinvolgimento di Tirana nell indipendenza e il via vai di leader albanesi macedoni che fine farà la Macedonia con la sua forte e irrequieta minoranza albanese, dove Tetovo è la culla dell irredentismo shiptaro di tutta la regione; e che fine farà la Bosnia Erzegovina dove l Alto commissario spinge ad azzerare la Repubblica Srpska per forzare una unità unilaterale mentre i serbi di Bosnia Erzegovina, anche di fronte all eventuale indipendenza del Kosovo, sono pronti a unirsi alla Serbia? Visto che di fatto i croati dell Herceg Bosna vivono istituzionalmente collocati in Croazia per le cui elezioni interne votano regolarmente da tempo pur essendo di un altro stato. E che fine farà lo stesso Kosovo dove non è esclusa la forzatura di un pronunciamento secessionista delle enclave con maggiore presenza serba, Kosovska Mitrovica e Gracanica, in realtà non voluto da Belgrado che cerca di salvare l intera partita e in qualche modo neanche dalla Chiesa ortodossa, perché il Kosovo è anche Kosmet, Kosovo e Metohja (Terra della Chiesa) e perché la separazione delle zone serbe taglierebbe l area della Drenica e la presenza dei maggiori e più significativi monasteri ortodossi come quello di Decani. Anche se la stessa Chiesa, sul crinale della fine del Patriarcato di Pavle, non è immune da un profondo radicalismo: è stato l autorevole vescovo del Kosovo Artemje del monastero di Gracanica a chiedere a Belgrado la mobilitazione dell esercito come mezzo deterrente contro la proclamazione d indipendenza. ESTERI LE RESPONSABILITÀ DELL EUROPA L indipendenza è per D Alema «irreversibile», l Europa «deve essere unita, sarà un test decisivo». Secondo D Alema «Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna sono chiamate ad agire come un solo paese» perché «è nell interesse di tutti procedere al riconoscimento del nuovo status del Kosovo». «Quando ci troveremo di fronte a questa dichiarazione d indipendenza dovremo prenderne atto e siccome i kosovari diranno siamo indipendenti sotto l autorità europea l Europa deve assumersi questa responsabilità. E intende farlo». Certo «non con una cambiale in bianco» ma attraverso il riconoscimento di una indipendenza controllata per un certo periodo, cioè il Piano Ahtisaari, respinto dalla Serbia perché partiva dall indipendenza, e in sede internazionale dalla Russia. Quello di Massimo D Alema è stato un tentativo esplicito di riportare tutto in sede Ue come se l Unione europea fosse innocente di fronte al precipizio dei Balcani per smantellare il ruolo del Consiglio di sicurezza dell Onu e le stesse Nazioni unite. «Il fatto che l Europa intenda agire in modo unitario seguendo le indicazioni delle Nazioni Unite è una buona notizia anche se mi lascia scettico», ci ha dichiarato il generale Fabio Mini ex comandante della Nato. Se invece l unità è ricercata per smantellare quel poco di legittimità rimasta all Onu, allora ne diventa l estrema unzione. Ritengo che al di là delle parole apodittiche la stessa Unione Europea non abbia alcuna intenzione di alterare il quadro delle Nazioni Unite, anche se queste in Kosovo hanno clamorosamente fallito su tutta la linea. I motivi sono essenzialmente due: l Unione non è in grado di sostituirsi alle Nazioni Unite neppure se lo volesse. Non ne ha la forza e non ne ha l autorità neppure per una situazione regionale come quella del Kosovo proprio per le implicazioni globali che questa ha. Inoltre, l Unione è già parte integrante del fallimento delle Nazioni Unite in Kosovo. Il cosiddetto pilastro della Ricostruzione era ed è gestito dall Unione. Avrebbe dovuto rappresentare anche il perno per un cambio sostanziale di stile di vita delle popolazioni e avrebbe dovuto far decollare un Kosovo non vincolato alle politiche socio-economiche della ex-jugoslavia». «L economia è il fallimento più grave del Kosovo ha concluso l ex generale della Nato quello che ha vanificato un minimo di benessere che avrebbe consentito il ritorno dei rifugiati, l attenuarsi delle rivendicazioni e delle vendette e il ristabilimento di una vera sicurezza. Tutto questo non è avvenuto e si sono sprecati anni e risorse infinite per essere ancora, e forse peggio, alla situazione del Se alle ultime elezioni oltre la metà dei kosovari albanesi non è andata neppure alle urne significa che hanno perduto la fiducia in tutte le organizzazioni internazionali che hanno preteso di dettare le condizioni. Oggi più che della negazione di qualsiasi compromesso da parte serba e albanese, bisognerebbe prendere atto della perdita di prestigio e autorevolezza di tutte le organizzazioni internazionali agli occhi dei kosovari serbi e albanesi. Bisognerebbe affrontare il problema con una buona dose di umiltà e forse si otterrebbe qualcosa. Con la tendenza attuale si avalla una posizione estremista e un atto unilaterale con altrettanto estremismo e unilateralismo a scapito dell intero quadro generale istituzionale». E L INVENZIONE DELLA «MISSIONE» UE Di fronte alla consapevolezza di muoversi fuori dal diritto internazionale sancito dalla Risoluzione 1244 e per definire un nuovo quadro di legalità alternativo e conflittuale con quello esistente finora unitario (tutti i paesi del Consiglio di sicurezza, Usa compresa, hanno approvato la 1244 che riconosceva la sovranità della Serbia) ha avvia- 15

17 16 to il vertice dei 27 paesi dell Unione europea la definizione di una «commissione civile e di polizia»: il «nulla osta» è stato dato martedì 5 febbraio con l astensione di Cipro, che teme la proclamazione d indipendenza della Repubblica turco cipriota di Cipro nord. Contrari al riconoscimento unilaterale d indipendenza del Kosovo, oltre a Cipro, sono la Grecia, la Romania, la Slovacchia e la Spagna, per il nodo degli indipendentismi e minoranze interne. Mentre scriviamo la «missione civile e di polizia» troverà la sua definitiva convalida il 18 febbraio al vertice dei ministri degli esteri della Ue per essere poi operativa, dice Bruxelles, il 19 giugno. Quale è il quadro di legalità di questa «missione» in rapporto alla Risoluzione 1244 (votata dal Consiglio di sicurezza con assunzione della Pace di Kumanovo, giugno-luglio 1999) che riconosce invece la sovranità della Serbia sul Kosovo? «Per la sostituzione di una missione Onu con una di un organizzazione regionale ci ha risposto in una intervista sempre il generale Fabio Mini, ex comandante della Nato in Kosovo ed esperto di diritto internazionale c è bisogno di una nuova risoluzione. Non lo dice il dottore, ma il buon senso e il rispetto per l intera organizzazione. Sfortunatamente entrambi appaiono ai minimi storici e allora tutto diventa possibile. L escamotage che mi sembra sia stato adottato è quello di considerare la missione Europea sempre sotto il cappello dell Onu perché comunque la missione della presenza militare di sicurezza rimane invariata sotto il controllo della Nato». «In ogni caso senza una chiara presa di posizione del Consiglio di Sicurezza la missione parte malissimo. Tuttavia partirebbe malissimo anche se ci fosse una nuova risoluzione per una volta tanto sincera. Il cambio di responsabilità ha continuato il generale Mini, la chiusura della missione Unmik- Onu, la decisione di lasciare Kfor-Nato e l orientamento a riconoscere l atto unilaterale d indipendenza da parte dei kosovari albanesi dovrebbero essere sanzionati da una risoluzione che ammettesse il fallimento di Unmik e di tutte le iniziative dell Onu; dovrebbe elencare quali nuovi sviluppi abbiano portato al passaggio di mano, e questi non ci sono. Dovrebbe ammettere l impotenza internazionale di fronte alle pressioni di alcune lobbies, dovrebbe ammettere l inconsistenza del tessuto istituzionale kosovaro finora realizzato, dovrebbe ammettere che dopo nove anni il Kosovo non è in grado di gestire neppure un autonomia controllata e nel frattempo lo si considera indipendente». E l ex comandante della Nato ha così concluso amaramente: «Una nuova risoluzione che dovrebbe elencare tutti i paesi e i territori che possono rivendicare lo stesso trattamento di favore a partire da Taiwan, dall Irlanda del Nord, dai Curdi iraniani, iracheni, turchi e siriani, dai paesi caucasici in lotta con la Russia, da quelli africani, dai Baschi in Spagna e Francia, dagli Uyguri, dagli Hui e dai Mongoli in Cina e così via. Dovrebbe dire quale regola fondamentale rimane valida per dare una parvenza di legittimità a un ordine mondiale sfasciato. Dovrebbe infine dire cosa vogliono fare dei Balcani i soloni delle nazioni che si agitano nelle varie campagne elettorali. Gli accordi e la logica di Dayton cade e così cade la Bosnia Erzegovina, si riapre la questione della Voivodina, del Sandjak, degli albanesi della Macedonia e di quelli della valle di Presevo in Serbia, di quelli in Grecia, oltre a quelli di Mitrovica, di Strepce, Gracanica, Decane, ecc. e infine dovrebbe indicare chi si debba far carico di gestire le conseguenze di un tale atto». Ancora il generale Mini ha risposto così alla nostra domanda su cosa pensasse del fatto che nell Unione europea rispondono di muoversi su una «interpretazione creativa» dell articolo 10 della Risoluzione 1244, che parla del ruolo d intervento del Segretario generale dell Onu che però secondo l articolo dovrebbe intervenire per applicare la Risoluzione non per cancellarla accettando una proclamazione unilaterale d indipendenza: «Creare significa trarre dal nulla. Tutto il mondo pensa che dietro l Europa ci sia qualcosa di concreto oltre ai sogni della mia generazione e alle fantasie di quelle successive. Se non c è nulla, allora che creino pure, ma che si preoccupino anche di gestire il casino creato». Ecco il punto. Nonostante la consapevolezza diffusa di questa drammaticità, l atteggiamento del ministro degli esteri Massimo D Alema è stato da ultima spiaggia. Perché l «incerto» ministro degli esteri D Alema un ora e mezza prima dello scioglimento delle Camere in Italia, ha annunciato il sì al riconoscimento dell indipendenza autoproclamata del Kosovo insieme alla missione civile e di polizia Ue, per applicare ha dichiarato il Piano Ahtisaari che prevedeva una indipendenza controllata (ma quel piano è fallito nei negoziati, perché dimenticarlo?). Con l invio di «200 italiani», lì dove abbiamo inviato altri 550 alpini nelle ultime settimane. Non l ha discusso il governo e nemmeno il parlamento. Siamo al fatto compiuto. Eppure una missione internazionale così delicata davvero non è disbrigo di affari correnti, come il riconoscimento di una indipendenza unilaterale, giustificata in questi giorni dalla Farnesina come mezzo per «non isolare e proteggere in Kosovo i 2683 soldati italiani». È purtroppo vero il contrario: in primo luogo le comunità civiche delle enclave serbe hanno espresso la volontà di boicottare la «missione civile e di polizia» della Ue, in secondo luogo i soldati italiani della Kfor- Nato sono lì a difendere la Risoluzione 1244 che riconosce la sovranità della Serbia sul Kosovo; decidere il contrario vuol dire metterli in un quadro non di maggiore legalità ma di aperta illegalità e perfino di paradossale conflitto con la «missione civile e di polizia» della Ue che invece va a gestire l indipendenza. Visto che non è stato possibile fare come in Bosnia Erzegovina, dove la Nato ha dato il passo a una missione Ue: lì c era l accordo del Consiglio di sicurezza dell Onu, qui quell accordo non c è, anzi c è conflitto aperto. NON ACCADRÀ «NULLA»? ACCADRÀ IL NULLA Quanto a incertezza, la crisi del Kosovo non ha eguali.

18 ESTERI Tutti alla fine sono rimasti appesi alla data promessa per la proclamazione unilaterale d indipendenza. Prima era assolutamente certo il 7 febbraio, e allora tutti a correre a Pristina. Poi, forse, era il 13 secondo fonti del governo serbo o più credibilmente hanno sussurrato dalle ville del potere a Pristina, il 17 febbraio, come ha scritto anche il giornale Koha Ditore e ha annunciato il ministro serbo degli affari kosovari Slobodan Samardzic ricevendo a Belgrado l inviato Ue. Proprio il giorno dopo, il 18, il vertice dei ministri degli esteri dell Unione europea darà l avallo alla «missione civile e di polizia» che andrà a gestire l indipendenza. Perché Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia riconosceranno subito l indipendenza anche se proclamata in modo unilaterale, dentro un Europa sempre più incerta e divisa. Già la stessa «missione civile e di polizia» non è stata approvata al vertice europeo di martedì da Cipro che teme l indipendenza della parte turca dell isola, mentre assai dubbiosi sull indipendenza restano Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. Fuori dal diritto internazionale della Risoluzione 1244, la «missione civile e di polizia» va a definire un improbabile quadro legale in alternativa alla missione Nato, com è accaduto per la Bosnia con l accordo dell Onu. Stavolta è contro il Consiglio di sicurezza dell Onu dove la Russia annuncia il veto anche contro gli Stati uniti che hanno alimentato l indipendenza e la considerano cosa loro e già fatta. Ora si aspetta anche che il nord Kosovo, l area di Kosovska Mitrovica proclami la sua controindipendenza. Ma non è così. Non perché, come dice qualcuno, «in realtà non accadrà nulla» è la frase che abbiamo sentito nel febbraio 1992 a Sarajevo dove la guerra scoppiò ad aprile, e poi a febbraio 2003 prima dell uccisione del premier Zoran Djindjic a Belgrado. Perché una proclamazione di Kosovska Mitrovica taglierebbe via le zone dei monasteri ortodossi della Drenica e le enclave del sud ci raccontano al Patriarcato. E soprattutto perché, ci dice Ljubomir Kljakic, assistente-ministro per i rapporti con le missioni internazionali, l obiettivo è quello di rivendicare che le enclave serbe, a partire da quelle del nord, proclamino semmai la loro «appartenenza alla Serbia». Lo stesso impegno è stato concordato con i sindaci e i consigli civici delle enclave più importanti del nord oltre Kosovska Mitrovica, Svecan, Leposavic, Dzubin Potok. Il governo serbo, con la missione in Kosovo del ministro per gli affari kosovari Slobodan Samardzic ha chiesto ai responsabili della Kfor Nato alla presenza del generale Usa William Wolf e del vicecomandante della polizia Unmik Larry Wilson, sempre americano, presso la base Nato di Notting Hill. ha chiesto e ottenuto garanzie che, nel caso di violenze, «devono agire rispettando il loro mandato, proteggendo la vita e i beni dei cittadini serbi». Se questo atteggiamento dovesse cambiare e questi patti non venissero rispettati, nessuno può escludere, tantomeno il governo serbo che potrebbe appellarsi alla Risoluzione 1244 e a quella unitaria del parlamento serbo di dicembre, anche un intervento con la forza per proteggere i serbi del Kosovo. Accadrà «il nulla», il vuoto dell insidia e del pericolo che abbiamo conosciuto dal 1991 al 2002 nei Balcani. IL MASSIMO DELLA FRETTA L Unione europea per influenzare il voto tra il primo turno delle presidenziali vinte dall ultranazionalista Tomislav Nikolic e il secondo turno, poi vinto dal filoeuropeo Boris Tadic, ha offerto non il tanto atteso Accordo di adesione (la Serbia, il più grande dei paesi ex jugoslavi, è l unico a non goderne) ma una liberalizzazione dei visti e una sorta di «linea preferenziale» per l adesione tra nove anni praticamente, niente. All Accordo vero e proprio si sono opposte Olanda e Belgio che chiedono prima la consegna all Aja dei super-ricercati Ratko Mladic e Radovan Karadzic. Come se i protagonisti della nuova Serbia che hanno cacciato Milosevic, a partire dal premier Vojslav Kostunica, avessero qualcosa a che spartire con Mladic. Nelle stesse ore della misera carota della «linea preferenziale d adesione» arrivava dalla Ue anche la decisione della «missione civile e di polizia»: un ricatto bello e buono. Che ha trovato terreno fertile nelle divisioni a Belgrado subito dopo la vittoria, di misura, di Boris Tadic (il 50,5% sul circa 48% di Nikolic). È stato subito scontro: tra il neopresidente che intendeva firmare anche l offerta limitata di Bruxelles chiudendo un occhio sull evidente ricatto, e il premier Kostunica che ha accusato l Ue di volere costringere la Serbia «a diventare il primo governo che riconosce l indipendenza del Kosovo». Così è saltata la firma attesa per il 5 febbraio tra Belgrado e Bruxelles del «quasi accordo d adesione», con ira furente del Commissario all allargamento Olli Rehn che ha accusato Kostunica di «ostruzionismo». La vittoria di Tadic è stata una buona notizia per la Serbia che vuole accedere all Europa e una altrettanto buona per l Europa che vede avvicinarsi una nazione che per troppo tempo e di certo non per colpe collettive è rimasta fuori dal circuito degli stati. È però un errore pensare che Tadic possa o abbia intenzione di barattare il Kosovo con l ammissione della Serbia all Unione Europea. Non può sfuggire a lui, e tanto meno a Kostunica, che legare l accesso della Serbia all Europa all indipendenza del Kosovo significa sottostare a un vero e proprio ricatto. La Serbia di Kostunica non è nuova ai compromessi. Milosevic è stato consegnato in cambio di una congrua ripresa degli aiuti finanziari, ma qui la situazione è diversa: la Serbia non sta cedendo un presunto criminale a un tribunale internazionale, ma deve cedere la propria sovranità su una parte del paese che verrà gestita da chi deve ancora fare i conti con il tribunale internazionale. Se questo nella nostra logica è equivalente non lo è per quella di nessun serbo anche se smaliziato e desideroso di entrare in Europa come Tadic. «Forse da noi la voglia di chiudere le partite in sospeso prima delle ferie induce a passi affrettati, ma in questo caso la fretta ci ha dichiarato il generale 17

19 18 Fabio Mini è del tutto fuori luogo ed è anche un cambio sostanziale della politica ufficiale. Non dimentico che la posizione italiana è sempre stata per la prosecuzione del dialogo e non per l avallo delle iniziative unilaterali. Senza soluzione di compromesso tra le parti il problema del Kosovo è destinato a ingigantirsi e a costituire un precedente gravissimo per l intero diritto internazionale. Il sostegno al dialogo, a prescindere dal tempo necessario, non sembrava una posizione assunta per traccheggiare, ma per esprimere una politica forte di rispetto del quadro del diritto internazionale di fronte a pressioni legittime o fuori luogo di altri paesi interessati a modificarlo in maniera subdola e surrettizia. In realtà ha concluso il generale Mini, proprio con l elezione di Tadic le prospettive di dialogo e di soluzione positiva e concordata sono aumentate, a pensar male ci si coglie sempre, forse la fretta e l ineluttabilità servono proprio a evitare che il dialogo riprenda». I FUOCHI D ARTIFICIO Sul campo è perfino peggio. Con maquillage e teatro. L indipendenza è cosa fatta per Hashim Thaqi (Il serpente). Ma la costituzione? In una Pristina dov è un continuo via vai di leader albanesi dell area il governo fa intendere che la bandiera c è già. Dovrebbe essere, forse, tricolore e avere in campo i «confini» del Kosovo e le «stelle». È giusto interrogarsi se siano quelle dell Europa o quelle, più affidabili, degli Stati uniti che hanno costruito il Kosovo come zona franca per traffici oscuri. Bisogna poi evitare l accusa di volere la Grande Albania, che tutti ripetono di non auspicare ma che invece è sempre più evidente. Così verrà usata ogni dissimulazione per una costituzione almeno formalmente non etnica. C è stato caos al tavolo tra esperti internazionali e leader albanesi nella definizione degli articoli costituzionali. Per evitare che a tutti appaia una proclamazione etnica come fu per Slovenia e Croazia, invece che il riferimento al «Kosovo patria degli albanesi» ci sarà la formulazione «patria dei kosovari». Quindi, mutuando l ambiguità che fu già usata dalla Comunità internazionale per riconoscere l indipendenza della Bosnia Erzegovina dove «bosniaci» erano tutti, ma tutti subito autoproclamati l un contro l altro e subito in guerra fra loro, ecco il principio dell etnonimo «kosovaro». Che, se riconosce la legittimità sia degli albanesi kosovari che dei serbi kosovari, che dei rom kosovari, di fatto ammette il diritto a una patria per i soli kosovari rimasti. Vale a dire gli albanesi, perché nel frattempo c è stata una contropulizia etnica feroce quanto nascosta dai media: sono stati cacciati serbi e rom, distrutti 150 monasteri ortodossi, con 1800 persone assassinate e altrettanti desaparecidos. E senza riconoscere il diritto al ritorno per i profughi serbi e rom fuggiti nel terrore negli ultimi otto anni, un ritorno promesso dall Unmik ma mai realizzato. Così alla fine Thaqi ha scoperto una famiglia serba, gli Slavkovic, sopravvissuta chissà come nel villaggio di Rubovac, e rivolto a questa rarità antropologica ha chiesto di «restare nel Kosovo di tutti». Mentre l Onu purtroppo si aspetta l eso- do di migliaia e migliaia di persone, per gli albanesi invece sarà festa grande: Pristina ha stanziato più di 10 milioni di euro per le celebrazioni. Da Belgrado il «filoeuropeo» Boris Tadic manda a dire al contrario che la proclamazione unilaterale «non avrà alcun valore» e sempre il presidente serbo al vertice di Monaco sulla sicurezza, ha ribadito l 8 febbraio: che «l indipendenza unilaterale costerebbe cara perché sarebbe il precedente che fa precipitare i Balcani», che la Serbia «non intende rinunciare al 15% del proprio territorio, eguale in questo a ogni altro stato sovrano», e che «non vuole essere messa nella condizione di scegliere tra Kosovo e Europa» con chiaro riferimento al ricatto Ue della vaga promessa di adesione all Europa per avere in cambio il consenso all indipendenza unilaterale di Pristina. Si annunciano fuochi d artificio. Ma i fuochi sono tutti accesi. Comunque sia, per favore, evitiamo di pensare che sia troppo tardi e che tutto è già stato deciso e proclamato. Questa crisi è aperta. Spetta anche a noi indirizzarla verso una stagione che non sia più di guerra. 10 febbraio 2008

20 ESTERI le fantasie americane dei «progressisti» italiani razzismo e antifemminismo dischiudono la prospettiva di una vittoria repubblicana a novembre LUCIO MANISCO* * GIORNALISTA E SAGGISTA L «altramericanismo» la credenza in un America diversa, liberale, progressista, pacifica, dedita ai diritti civili del «bill of rights», riemersa sul palcoscenico elettorale statunitense dopo sette anni di devastazioni busheviche con le candidature alla presidenza dell afroamericano Barak Obama e della signora Hillary Rodham Clinton è un fenomeno bizzarro, aberrante ed endemico che in Italia, molto più che in Europa, condiziona e distorce giudizi e valutazioni su quanto sta avvenendo nel grande impero d occidente. La doccia fredda del 5 maggio, il super-duper Tuesday delle 24 primarie, non ha alterato minimamente questo strumentale filoamericanismo di ritorno che ha contagiato persino i due quotidiani della nostra sinistra cosiddetta radicale: la contesa pressoché paritaria tra Billary (due presidenti al prezzo di uno per la Casa Bianca) definita impietosamente da Jane Fonda «un portavoce del patriarcato in vagina e gonnella» e il keniota-americano Obama che non riesce ancora a raccogliere un consenso se non universale almeno decisamente maggioritario nel suo elettorato etnico, sarebbe solo un incidente di percorso che verrà risolto dalle prossime primarie negli stati della Louisiana, Washington, Virginia, Ohio, Texas e comunque alla vigilia della convenzione democratica d estate, magari con un «ticket» unitario per la Presidenza e la vice-presidenza. Un «ticket» che con configurazione anche diversa sarebbe destinato a trionfare sul repubblicano John McCain il quale sui temi della guerra oggi in Irak e domani contro l Iran si è meritato a pieno titolo il nomignolo di nuovo Bush agli steroidi. Anche senza questo esito del voto reale, quello del primo martedì di novembre, gli «altramericanisti» sono convinti che le candidature di una donna e di un nero ai vertici della campagna elettorale democratica rappresentino un cambiamento radicale, una vera e propria rivoluzione copernicana nella storia, negli orientamenti e nel costume politico degli Stati Uniti d America. In apparenza non hanno del tutto torto anche se nella realtà l emergere dei due candidati ha assunto tutti gli aspetti di un «freak event», di una anomalia del sistema pre-elettorale Usa, dei suoi finanziamenti corporativi plurimiliardari spalmati solo su personaggi «non alternativi» e dai loro programmi politici a encefalogramma piatto: vedi l eliminazione dei Kucinich e degli Edwards, vedi l allineamento più o meno mascherato di Hillary e Obama all avventurismo militare, alla guerra permanente e al terrorismo del presente inquilino della Casa Bianca, vedi al di là dell audacia della speranza e degli accorati lamenti per le decine di milioni di poveri, di cittadini privi di assistenza sanitaria, di vittime dei subprime mortage loans gettate sul lastrico con preavviso di quattordici giorni vedi al di là di tutto questo la loro sostanziale adesione all iniqua politica fiscale e al folle indebitamento pubblico dell Amministrazione al potere. Ecco perché appare oggi ininfluente ogni previsione a breve tempo sui finanziamenti milionari a cui potrà ancora attingere Obama a differenza di 19

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA Accompagnare i nostri figli nel cammino dell amore di Rosangela Carù QUALE EDUCAZIONE IN FAMIGLIA? Adolescenti Genitori- Educatori Educazione 1. CHI E L ADOLESCENTE?

Dettagli

GIORNATA DEL VOLONTARIATO. Torino 7 aprile 2013. regionale a tutti i volontari piemontesi che hanno accolto l invito a

GIORNATA DEL VOLONTARIATO. Torino 7 aprile 2013. regionale a tutti i volontari piemontesi che hanno accolto l invito a GIORNATA DEL VOLONTARIATO Torino 7 aprile 2013 Desidero porgere un caloroso saluto a nome dell intera Assemblea regionale a tutti i volontari piemontesi che hanno accolto l invito a partecipare a questa

Dettagli

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da Data una funzione reale f di variabile reale x, definita su un sottoinsieme proprio D f di R (con questo voglio dire che il dominio di f è un sottoinsieme di R che non coincide con tutto R), ci si chiede

Dettagli

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe GIANLUIGI BALLARANI I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe Individuarli e correggerli 1 di 6 Autore di Esami No Problem 1 Titolo I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli

Dettagli

Da dove nasce l idea dei video

Da dove nasce l idea dei video Da dove nasce l idea dei video Per anni abbiamo incontrato i potenziali clienti presso le loro sedi, come la tradizione commerciale vuole. L incontro nasce con una telefonata che il consulente fa a chi

Dettagli

J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO. Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo

J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO. Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo L utopia dell educazione L educazione è un mezzo prezioso e indispensabile che

Dettagli

La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen

La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen Il datore di lavoro Richard Mann Circa un anno e mezzo fa, nell ambito del progetto Integrazione di persone disabili presso la Posta, abbiamo assunto una nuova

Dettagli

FACCIAMO I CONTI UN LIBRO BIANCO DEL PRC DI SC ANDICCI

FACCIAMO I CONTI UN LIBRO BIANCO DEL PRC DI SC ANDICCI FACCIAMO I CONTI UN LIBRO BIANCO DEL PRC DI SC ANDICCI Se ritenete di qualche interesse questo libro bianco fatelo circolare; se avete commenti, suggerimenti, osservazioni anche critiche da fare scrivere

Dettagli

INTERVENTO DELL ON. CARFAGNA Nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. 26 novembre 2014

INTERVENTO DELL ON. CARFAGNA Nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. 26 novembre 2014 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente 836 INTERVENTO DELL ON. CARFAGNA Nella Giornata internazionale per l'eliminazione

Dettagli

Indice. Presentazione p. 7 Una grande prova di democrazia di Domenico Pantaleo

Indice. Presentazione p. 7 Una grande prova di democrazia di Domenico Pantaleo Indice Presentazione p. 7 Una grande prova di democrazia di Domenico Pantaleo PARTE PRIMA - La RSU 11 Capitolo I Che cosa è la RSu 13 Capitolo II Come lavora la RSu 18 Capitolo III - Il negoziato: tempi

Dettagli

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo.

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo. DALLE PESATE ALL ARITMETICA FINITA IN BASE 2 Si è trovato, partendo da un problema concreto, che con la base 2, utilizzando alcune potenze della base, operando con solo addizioni, posso ottenere tutti

Dettagli

IL BUDGET 04 LE SPESE DI REPARTO & GENERALI

IL BUDGET 04 LE SPESE DI REPARTO & GENERALI IL BUDGET 04 LE SPESE DI REPARTO & GENERALI Eccoci ad un altra puntata del percorso di costruzione di un budget annuale: i visitatori del nostro sito www.controllogestionestrategico.it possono vedere alcuni

Dettagli

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Premessa All arrivo di un nuovo volontario l intero sistema dell associazione viene in qualche modo toccato. Le relazioni si strutturano diversamente

Dettagli

PROMUOVERSI MEDIANTE INTERNET di Riccardo Polesel. 1. Promuovere il vostro business: scrivere e gestire i contenuti online» 15

PROMUOVERSI MEDIANTE INTERNET di Riccardo Polesel. 1. Promuovere il vostro business: scrivere e gestire i contenuti online» 15 Indice Introduzione pag. 9 Ringraziamenti» 13 1. Promuovere il vostro business: scrivere e gestire i contenuti online» 15 1. I contenuti curati, interessanti e utili aiutano il business» 15 2. Le aziende

Dettagli

Come fare una scelta?

Come fare una scelta? Come fare una scelta? Don Alberto Abreu www.pietrscartata.com COME FARE UNA SCELTA? Osare scegliere Dio ha creato l uomo libero capace di decidere. In molti occasioni, senza renderci conto, effettuiamo

Dettagli

Scopri il piano di Dio: Pace e vita

Scopri il piano di Dio: Pace e vita Scopri il piano di : Pace e vita E intenzione di avere per noi una vita felice qui e adesso. Perché la maggior parte delle persone non conosce questa vita vera? ama la gente e ama te! Vuole che tu sperimenti

Dettagli

(15) Le nostre idee per un programma per l Europa. Leader, candidati e programma vincenti

(15) Le nostre idee per un programma per l Europa. Leader, candidati e programma vincenti (15) Le nostre idee per un programma per l Europa. Leader, candidati e programma vincenti 61 I. L Europa che vogliamo II. III. IV. I valori del Partito popolare europeo L Europa delle libertà L Europa

Dettagli

La Leadership efficace

La Leadership efficace La Leadership efficace 1 La Leadership: definizione e principi 3 2 Le pre-condizioni della Leadership 3 3 Le qualità del Leader 4 3.1 Comunicazione... 4 3.1.1 Visione... 4 3.1.2 Relazione... 4 pagina 2

Dettagli

COME AVERE SUCCESSO SUL WEB?

COME AVERE SUCCESSO SUL WEB? Registro 3 COME AVERE SUCCESSO SUL WEB? Guida pratica per muovere con successo i primi passi nel web MISURAZIONE ED OBIETTIVI INDEX 3 7 13 Strumenti di controllo e analisi Perché faccio un sito web? Definisci

Dettagli

Relazione attività esercizio 2012

Relazione attività esercizio 2012 Relazione attività esercizio 2012 maggio 2013 Il Sentiero di Morena fonda le sue radici nella storia pluriennale di un gruppo di fami-glie della provincia di Ascoli Piceno che praticano direttamente o

Dettagli

GRUPPI DI INCONTRO per GENITORI

GRUPPI DI INCONTRO per GENITORI Nell ambito delle attività previste dal servizio di Counseling Filosofico e di sostegno alla genitorialità organizzate dal nostro Istituto, si propone l avvio di un nuovo progetto per l organizzazione

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA Tutti gli anni, affrontando l argomento della divisibilità, trovavo utile far lavorare gli alunni sul Crivello di Eratostene. Presentavo ai ragazzi una

Dettagli

Socio/relazionale: partecipazione attiva al gioco, in forma agonistica, collaborando con gli altri

Socio/relazionale: partecipazione attiva al gioco, in forma agonistica, collaborando con gli altri Federazione Italiana Pallacanestro Settore Giovanile Minibasket e Scuola Lezioni Integrate Minibasket I Fondamentali con palla Traguardi di Competenza. Partiamo dalle linee guida: Motorio/funzionale padronanza,

Dettagli

Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile

Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile Pagina 2 Contenuto Il progetto TIDE...4 Il manifesto TIDE...6 La nostra Dichiarazione...8 Conclusioni...12 Pagina 3 Il progetto TIDE Verso un

Dettagli

La Resistenza Italiana SPIEGATA DAGLI ALUNNI DELLA 3 E

La Resistenza Italiana SPIEGATA DAGLI ALUNNI DELLA 3 E La Resistenza Italiana SPIEGATA DAGLI ALUNNI DELLA 3 E Cosa è la resistenza? La Resistenza italiana, comunemente chiamata Resistenza, anche detta "Resistenza partigiana" o "Secondo Risorgimento", fu l'insieme

Dettagli

EDUCAZIONE AMBIENTALE NEI PARCHI DEL LAZIO

EDUCAZIONE AMBIENTALE NEI PARCHI DEL LAZIO EDUCAZIONE AMBIENTALE NEI PARCHI DEL LAZIO ( ) Pasolini diceva che le cose ci educano. E i latini dicevano che la goccia scava la pietra. Allo stesso modo, per quanto infinitesimo sia il loro peso sia

Dettagli

STATUTO ASSOCIAZIONE GIOVANI BANCA di CREDITO COOPERATIVO Giuseppe Toniolo CAPO I - PRINCIPI FONDAMENTALI

STATUTO ASSOCIAZIONE GIOVANI BANCA di CREDITO COOPERATIVO Giuseppe Toniolo CAPO I - PRINCIPI FONDAMENTALI STATUTO ASSOCIAZIONE GIOVANI BANCA di CREDITO COOPERATIVO Giuseppe Toniolo CAPO I - PRINCIPI FONDAMENTALI Art. 1 - L Associazione L Associazione GIOVANI BANCA di CREDITO COOPERATIVO Giuseppe Toniolo (GIOVANI

Dettagli

Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015

Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015 Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015 Signori Giudici del Tribunale, Nelle conclusioni di questa mattina,

Dettagli

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Mentore Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Vision Creare un futuro migliore per le Nuove Generazioni Come? Mission Rendere quante più persone possibili Libere Finanziariamente Con

Dettagli

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI 1. Vai a visitare un cliente ma non lo chiudi nonostante tu gli abbia fatto una buona offerta. Che cosa fai? Ti consideri causa e guardi

Dettagli

Capitolo 3: Cenni di strategia

Capitolo 3: Cenni di strategia Capitolo 3: Cenni di strategia Le "Mobilità" L obiettivo fondamentale del gioco è, naturalmente, catturare semi, ma l obiettivo strategico più ampio è di guadagnare il controllo dei semi in modo da poter

Dettagli

Osservatorio ISTUD - seconda Survey: Aziende italiane e mercato unico europeo

Osservatorio ISTUD - seconda Survey: Aziende italiane e mercato unico europeo - seconda Survey: Aziende italiane e mercato unico europeo Quesito 1 In linea generale ritieni positiva la tendenza di molti paesi europei a cercare di proteggere alcuni settori ritenuti strategici per

Dettagli

liste di liste di controllo per il manager liste di controllo per il manager liste di controllo per i

liste di liste di controllo per il manager liste di controllo per il manager liste di controllo per i liste di controllo per il manager r il manager liste di controllo per il manager di contr liste di liste di controllo per il manager i controllo trollo per il man liste di il man liste di controllo per

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTI DI PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLA CULTURA DI PACE

PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTI DI PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLA CULTURA DI PACE CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO (SETTIMA LEGISLATURA) PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTI DI PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLA CULTURA DI PACE PERIODO 2004-2006 * Allegato alla deliberazione consiliare

Dettagli

Camera dei Deputati 449 Senato della Repubblica. xiv legislatura disegni di legge e relazioni documenti

Camera dei Deputati 449 Senato della Repubblica. xiv legislatura disegni di legge e relazioni documenti Camera dei Deputati 449 Senato della Repubblica Camera dei Deputati 450 Senato della Repubblica Camera dei Deputati 451 Senato della Repubblica Camera dei Deputati 452 Senato della Repubblica Camera dei

Dettagli

Ogni anno, l 8 Marzo si celebra la "Festa della donna". Ma perché è stata istituita? E perché proprio l 8 Marzo? Questa data ricorda una terribile

Ogni anno, l 8 Marzo si celebra la Festa della donna. Ma perché è stata istituita? E perché proprio l 8 Marzo? Questa data ricorda una terribile Ogni anno, l 8 Marzo si celebra la "Festa della donna". Ma perché è stata istituita? E perché proprio l 8 Marzo? Questa data ricorda una terribile tragedia, avvenuta l 8 Marzo 1908, a New York, negli Stati

Dettagli

data, non solo i martiri di Nassiriya, morti per cercare di fermare la guerra civile presente in Iraq, ma anche tutti coloro che hanno perso la vita

data, non solo i martiri di Nassiriya, morti per cercare di fermare la guerra civile presente in Iraq, ma anche tutti coloro che hanno perso la vita Costituita in memoria di Piero Salvati, carabiniere e poi funzionario della Pubblica Amministrazione, ottimo maresciallo dell ANC di Tortona, mancato all affetto dei suoi cari e dei suoi tanti amici il

Dettagli

Articoli apparsi sulla stampa serba in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolic (9 ottobre 2012)

Articoli apparsi sulla stampa serba in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolic (9 ottobre 2012) Articoli apparsi sulla stampa serba in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolic (9 ottobre 2012) POLITIKA Napolitano e Nikolic, Non si devono porre nuove

Dettagli

IL FASCISMO 1919-1943

IL FASCISMO 1919-1943 IL FASCISMO 1919-1943 Origini del fascismo 1919-1921 Il fascismo prende il potere 1922-1924 Diventa una regime totalitario di massa (dittatura) 1925-1943 Le origini del Fascismo 1919-1921 Dalla crisi economica

Dettagli

PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana

PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana giugno 2011 PARLARE Livello MATERIALE PER L INTERVISTATORE 2 PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri

Dettagli

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................

Dettagli

Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2)

Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2) Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2) Riprendiamo l analisi interrotta nel corso della precedente lezione b) struttura dialogica del fatto educativo Per rispondere a criteri ermenutici, l

Dettagli

Manifesto dei diritti dell infanzia

Manifesto dei diritti dell infanzia Manifesto dei diritti dell infanzia I bambini costituiscono la metà della popolazione nei paesi in via di sviluppo. Circa 100 milioni di bambini vivono nell Unione europea. Le politiche, la legislazione

Dettagli

INTERVENTO DI GUY VERHOFSTADT, PRESIDENTE DEL GRUPPO ALDE AL PARLAMENTO EUROPEO

INTERVENTO DI GUY VERHOFSTADT, PRESIDENTE DEL GRUPPO ALDE AL PARLAMENTO EUROPEO 50 i dossier www.freefoundation.com INTERVENTO DI GUY VERHOFSTADT, PRESIDENTE DEL GRUPPO ALDE AL PARLAMENTO EUROPEO Radio Radicale, 23 settembre 2012 25 settembre 2012 a cura di Renato Brunetta 2 Domenica

Dettagli

La mediazione sociale di comunità

La mediazione sociale di comunità La mediazione sociale di comunità Percorso di formazione destinato agli operatori e alle operatrici del numero verde contro la tratta della Provincia di Milano Elvio Raffaello Martini Agosto 2008 MartiniAssociati

Dettagli

Progetto educativo per bambini 2014 I NUOVI MEZZI EDUCATIVI I MASS-MEDIA: CONOSCIAMO BENE IL LORO OPERARE NELLA NOSTRA SOCIETA?

Progetto educativo per bambini 2014 I NUOVI MEZZI EDUCATIVI I MASS-MEDIA: CONOSCIAMO BENE IL LORO OPERARE NELLA NOSTRA SOCIETA? Progetto educativo per bambini 2014 I NUOVI MEZZI EDUCATIVI I MASS-MEDIA: CONOSCIAMO BENE IL LORO OPERARE NELLA NOSTRA SOCIETA? Sac. Don Magloire Nkounga Dott. D Ambrosio Giuseppina 1 Quando ci possono

Dettagli

LA CRISI ECONOMICA NEL NORDEST: il punto di vista delle imprese

LA CRISI ECONOMICA NEL NORDEST: il punto di vista delle imprese FONDAZIONE LEONE MORESSA Via Torre Belfredo 81/d 30171 Mestre (Venezia) Tel: 041-23.86.700 - Fax: 041-98.45.01 Email: info@fondazioneleonemoressa.org Web: www.fondazioneleonemoressa.org LA CRISI ECONOMICA

Dettagli

Class CNBC Intervista al Group CEO, Mario Greco

Class CNBC Intervista al Group CEO, Mario Greco 12/03/2015 Class CNBC Intervista al Group CEO, Mario Greco Giornalista: Dott.Greco questo bilancio chiude la prima fase del suo impegno sulla società. Qual è il messaggio che arriva al mercato da questi

Dettagli

Roberto Farnè Università di Bologna

Roberto Farnè Università di Bologna Roberto Farnè Università di Bologna Ora l apertura della parte scientifica a questi lavori, per capire innanzitutto il senso di questo appuntamento. Non abbiamo bisogno, nessuno di noi credo abbia bisogno

Dettagli

La strage di Capaci raccontata da Tina Montinaro

La strage di Capaci raccontata da Tina Montinaro La strage di Capaci raccontata da Tina Montinaro Venerdì 17 aprile, è venuta nella nostra scuola signora Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, uno dei tre uomini di scorta che viaggiavano nella

Dettagli

SEMINARIO DI CULTURA POLITICA PD Milano - Zona 7

SEMINARIO DI CULTURA POLITICA PD Milano - Zona 7 SEMINARIO DI CULTURA POLITICA PD Milano - Zona 7 GLOBALIZZAZIONE PARTITO LAVORO WELFARE IL LAVORO a cura di Paolo Raffaldi & Corrado Angione DAL PASSATO: LA SINISTRA ED IL LAVORO... Secondo quali modalità

Dettagli

NUOVA CULTURA DELLA SICUREZZA, DUE GRANDI VERITA

NUOVA CULTURA DELLA SICUREZZA, DUE GRANDI VERITA NUOVA CULTURA DELLA SICUREZZA, DUE GRANDI VERITA Non si è raggiunto l obiettivo! E necessario inaugurare un grande cantiere fatto di: Cultura della sicurezza Tecnologia della sicurezza Prevenzione Controlli

Dettagli

Cosa ci può stimolare nel lavoro?

Cosa ci può stimolare nel lavoro? a Cosa ci può stimolare nel lavoro? Quello dell insegnante è un ruolo complesso, in cui entrano in gioco diverse caratteristiche della persona che lo esercita e della posizione che l insegnante occupa

Dettagli

Convegno GIOVANI E LAVORO Roma 13-15 ottobre 2008

Convegno GIOVANI E LAVORO Roma 13-15 ottobre 2008 Convegno GIOVANI E LAVORO Roma 13-15 ottobre 2008 L Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro in collaborazione con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile e l Ufficio Nazionale per l Educazione,

Dettagli

ROADSHOW PMI CREDITO E PMI. IMPRESE, CREDITO E CRISI DELL ECONOMIA. Ricerca a cura di Confcommercio Format

ROADSHOW PMI CREDITO E PMI. IMPRESE, CREDITO E CRISI DELL ECONOMIA. Ricerca a cura di Confcommercio Format ROADSHOW PMI CREDITO E PMI. IMPRESE, CREDITO E CRISI DELL ECONOMIA Ricerca a cura di Confcommercio Format Milano 22 maggio 2009 Il 73,7% delle imprese avverte un peggioramento della situazione economica

Dettagli

risulta (x) = 1 se x < 0.

risulta (x) = 1 se x < 0. Questo file si pone come obiettivo quello di mostrarvi come lo studio di una funzione reale di una variabile reale, nella cui espressione compare un qualche valore assoluto, possa essere svolto senza necessariamente

Dettagli

APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944)

APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944) APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944) Posizione della Santa Chiesa Queste apparizioni della Madre di Dio non hanno ancora ottenuto il verdetto di autentica

Dettagli

Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro?

Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro? Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro? Marco Deriu docente di Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa, Università Cattolica per

Dettagli

Convegno Rapporti dall Europa

Convegno Rapporti dall Europa Spunti per l intervento dell On. Sandro Gozi Premio Grinzane Cavour Convegno Rapporti dall Europa Saluto augurale dell On. Sandro Gozi Giovedì 27 settembre 2007 Torino 1 Nel marzo scorso, l Europa ha festeggiato

Dettagli

Comune di Lugo REGOLAMENTO CONSULTA COMUNALE DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE, DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE

Comune di Lugo REGOLAMENTO CONSULTA COMUNALE DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE, DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE Comune di Lugo REGOLAMENTO CONSULTA COMUNALE DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE, DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE Anno 2004-2005 REGOLAMENTO CONSULTA COMUNALE DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE, DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE

Dettagli

RINNOVO DELLA CONSULTA DEGLI STUDENTI DELL ISIA DI FIRENZE TRIENNIO 2010/2013. Elenco e Programmi dei candidati

RINNOVO DELLA CONSULTA DEGLI STUDENTI DELL ISIA DI FIRENZE TRIENNIO 2010/2013. Elenco e Programmi dei candidati RINNOVO DELLA CONSULTA DEGLI STUDENTI DELL ISIA DI FIRENZE TRIENNIO 2010/2013 Elenco e Programmi dei candidati ISIA Firenze, aprile 2010 ELENCO DEI CANDIDATI PER LA CONSULTA DEGLI STUDENTI TRIENNIO 2010-2013

Dettagli

Accogliere e trattenere i volontari in associazione. Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

Accogliere e trattenere i volontari in associazione. Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Accogliere e trattenere i volontari in associazione Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Accoglienza Ogni volontario dovrebbe fin dal primo incontro con l associazione, potersi sentire accolto e a proprio

Dettagli

PROPOSTA DI DELIBERA

PROPOSTA DI DELIBERA COMUNE DI COMO PROPOSTA DI DELIBERA Oggetto: ISTITUZIONE DEL REGISTRO DELLE DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI VOLONTA Il consiglio comunale di Como Premesso che: - Con l espressione testamento biologico (o anche

Dettagli

Resoconto «scuola in movimento» per l'anno scolastico 2013/14

Resoconto «scuola in movimento» per l'anno scolastico 2013/14 22/01/2015 Resoconto «scuola in movimento» per l'anno scolastico 2013/14 Strutture diurne 1. Situazione di partenza «scuola in movimento» è un programma di portata nazionale dell Ufficio federale dello

Dettagli

Alessandro Ricci Psicologo Psicoterapeuta Università Salesiana di Roma

Alessandro Ricci Psicologo Psicoterapeuta Università Salesiana di Roma Alessandro Ricci Psicologo Psicoterapeuta Università Salesiana di Roma LA COPPIA NON PUO FARE A MENO DI RICONOSCERE E ACCETTARE CHE L ALTRO E UN TU E COME TALE RAPPRESENTA NON UN OGGETTO DA MANIPOLARE

Dettagli

DICHIARAZIONE DI VOTO DELL ON

DICHIARAZIONE DI VOTO DELL ON a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente 148 DICHIARAZIONE DI VOTO DELL ON. CENTEMERO IN MERITO ALLA DISCUSSIONE DELLE MOZIONI CONCERNENTI

Dettagli

DIMENSIONI CRITERI INDICATORI

DIMENSIONI CRITERI INDICATORI Allegato 4 - Manerbio META EDUCATIVA: autonomia in ambito scolastico (classe 4/5 scuola primaria) DIMENSIONI CRITERI INDICATORI GESTIONALE OPERATIVA Uso degli strumenti Conoscere gli strumenti necessari

Dettagli

Report di valutazione studiolegalebraggio.it

Report di valutazione studiolegalebraggio.it Roma, li 15/01/2013 Report di valutazione studiolegalebraggio.it Il presente documento è redatto allo scopo di mostrare e analizzare le performance del sito web a due mesi e mezzo dalla pubblicazione online,

Dettagli

Guida Strategica per gli Imprenditori

Guida Strategica per gli Imprenditori Guida Strategica per gli Imprenditori Scopri la Formula atematica del Business 1 La Tavola degli Elementi del Business Come in qualsiasi elemento in natura anche nel Business è possibile ritrovare le leggi

Dettagli

UNIONE EUROPEA - DIZIONARIO

UNIONE EUROPEA - DIZIONARIO UNIONE EUROPEA - DIZIONARIO Amalto Cristina, Bargiggia Federico, Pagani Carolina, Spreafico Daniele, Ronchi Davide, Rubino Gianluca, Triscornia Emma, Zara Francesco ATTO NORMATIVO: In diritto un atto normativo

Dettagli

PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA)

PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA) Cilap eapn Italia PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA) PROGRAMMA LIFELONG LEARNING GRUNDTVIG 2012 PARTENARIATO DI APPRENDIMENTO (No. 2012-1-IT2_GRU06_37625_1)

Dettagli

Il settore moto e il credito al consumo

Il settore moto e il credito al consumo Il settore moto e il credito al consumo Rapporto di ricerca ISPO per Marzo 2010 RIF. 1201V110 Indice 2 Capitolo 1: Lo scenario pag. 3 Capitolo 2: Il Credito al Consumo: atteggiamenti 13 Capitolo 3: Il

Dettagli

SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO

SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO CHE COS È È un programma di mobilità che permette ai giovani di impegnarsi nel volontariato in un paese diverso da quello di residenza per un periodo non superiore ai 12 mesi.

Dettagli

MANIFESTARE RISULTATI ESTRATTO

MANIFESTARE RISULTATI ESTRATTO MANIFESTARE RISULTATI ESTRATTO Abbiamo pensato di proporti un breve, pratico ed utile estratto del Corso Manifestare Risultati. È la prima volta che condividiamo parte del materiale con chi ancora non

Dettagli

da 2 a 5 giocatori, dai 10 anni in su, durata 30 minuti

da 2 a 5 giocatori, dai 10 anni in su, durata 30 minuti da 2 a 5 giocatori, dai 10 anni in su, durata 30 minuti OBIETTIVO Il vincitore è colui che, dopo due round di gioco, delle sue 11 ordinazioni, ne ha consegnate il maggior numero. CONTENUTO DELLA SCATOLA

Dettagli

Salvatore Salamone. Manuale d istruzione per. Coppie che. Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE! ... tutto sommato un libro d amore

Salvatore Salamone. Manuale d istruzione per. Coppie che. Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE! ... tutto sommato un libro d amore Salvatore Salamone Manuale d istruzione per Coppie che Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE!... tutto sommato un libro d amore CAPITOLO 18 Voler avere ragione Spesso le coppie incontrano delle barriere insormontabili

Dettagli

REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE. della Regione

REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE. della Regione REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE della Regione Art. 1 Costituzione E costituita su delibera della ConVol nazionale la Rete regionale ConVol della Regione come articolazione regionale della ConVol nazionale,

Dettagli

QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO. La valutazione dovrà essere espressa in scala da 1 (per niente) a 5 (pienamente).

QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO. La valutazione dovrà essere espressa in scala da 1 (per niente) a 5 (pienamente). QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO Gentile genitore, le sottoponiamo il presente questionario anonimo al termine dell incontro a cui ha partecipato. La valutazione da lei espressa ci aiuterà a capire

Dettagli

La Trottola. Questa è una storia vera ma, se l avessi inventata, mi premierei per la fantasia! Questo e-book fa parte della collana Punture di Vespe

La Trottola. Questa è una storia vera ma, se l avessi inventata, mi premierei per la fantasia! Questo e-book fa parte della collana Punture di Vespe Questo e-book fa parte della collana Punture di Vespe La Trottola Questa è una storia vera ma, se l avessi inventata, mi premierei per la fantasia! Questo documento è stato realizzato da MarcaturaCe.Net.

Dettagli

REGOLAMENTO COMUNALE DELLA CONSULTA DEGLI STRANIERI. Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 81 del 30-10-2012

REGOLAMENTO COMUNALE DELLA CONSULTA DEGLI STRANIERI. Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 81 del 30-10-2012 REGOLAMENTO COMUNALE DELLA CONSULTA DEGLI STRANIERI Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 81 del 30-10-2012 Entrato in vigore il 2.11.2012 INDICE Art. 1 Istituzione Art. 2 Finalità Art.

Dettagli

IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale.

IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale. IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale. Gestione e sviluppo richiedono oggi comportamenti diversi

Dettagli

RACCOLTA FIRMA PER L INTRODUZIONE DEL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI DEL COMUNE DI VERONA

RACCOLTA FIRMA PER L INTRODUZIONE DEL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI DEL COMUNE DI VERONA RACCOLTA FIRMA PER L INTRODUZIONE DEL REGISTRO DEI TESTAMENTI BIOLOGICI DEL COMUNE DI VERONA Premesso che: - l articolo 32 della Costituzione Italiana afferma che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale

Dettagli

La crisi del sistema. Dicembre 2008 www.quattrogatti.info

La crisi del sistema. Dicembre 2008 www.quattrogatti.info La crisi del sistema Dicembre 2008 www.quattrogatti.info Credevo avessimo solo comprato una casa! Stiamo vivendo la più grande crisi finanziaria dopo quella degli anni 30 La crisi finanziaria si sta trasformando

Dettagli

non siamo bambole Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna

non siamo bambole Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna non siamo bambole Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna siamo non bambole Cercasi donne appassionate che vogliono cambiare la politica e migliorare il Paese Vorrei che la conferenza delle donne dell

Dettagli

ESERCITAZIONE OSSERVARE UN ALBERO

ESERCITAZIONE OSSERVARE UN ALBERO L esercizio richiesto consiste nella scelta di un albero e il suo monitoraggio/racconto al fine di sviluppare l osservazione attenta come mezzo per la conoscenza del materiale vegetale. L esercitazione

Dettagli

MOCA. Modulo Candidatura. http://www.federscacchi.it/moca. moca@federscacchi.it. [Manuale versione 1.0 marzo 2013]

MOCA. Modulo Candidatura. http://www.federscacchi.it/moca. moca@federscacchi.it. [Manuale versione 1.0 marzo 2013] MOCA Modulo Candidatura http://www.federscacchi.it/moca moca@federscacchi.it [Manuale versione 1.0 marzo 2013] 1/12 MOCA in breve MOCA è una funzionalità del sito web della FSI che permette di inserire

Dettagli

LA TERAPIA DELLA RICONCILIAZIONE

LA TERAPIA DELLA RICONCILIAZIONE Premise 1 LA TERAPIA DELLA RICONCILIAZIONE Ci sono varie forme di riconciliazione, così come ci sono varie forme di terapia e varie forme di mediazione. Noi qui ci riferiamo alla riconciliazione con una

Dettagli

INTRODUZIONE I CICLI DI BORSA

INTRODUZIONE I CICLI DI BORSA www.previsioniborsa.net 1 lezione METODO CICLICO INTRODUZIONE Questo metodo e praticamente un riassunto in breve di anni di esperienza e di studi sull Analisi Tecnica di borsa con specializzazione in particolare

Dettagli

C. Parla con i collaboratori e poi stabilisce degli obiettivi. D. Lascia al gruppo la completa responsabilità della situazione.

C. Parla con i collaboratori e poi stabilisce degli obiettivi. D. Lascia al gruppo la completa responsabilità della situazione. QUESTIONARIO SULL EFFICACIA E FLESSIBILITA DELLA LEADERSHIP Di Paul Hersey e Kenneth Blanchard ISTRUZIONI Si presume che Lei sia coinvolto in ognuna delle seguenti 12 situazioni. Legga attentamente ogni

Dettagli

INTRODUZIONE AI CICLI

INTRODUZIONE AI CICLI www.previsioniborsa.net INTRODUZIONE AI CICLI _COSA SONO E A COSA SERVONO I CICLI DI BORSA. Partiamo dalla definizione di ciclo economico visto l argomento che andremo a trattare. Che cos è un ciclo economico?

Dettagli

SISTEMA di GESTIONE QUALITÀ Non Conformità ed Efficacia delle Azioni Correttive Preventive

SISTEMA di GESTIONE QUALITÀ Non Conformità ed Efficacia delle Azioni Correttive Preventive SISTEMA di GESTIONE QUALITÀ Non Conformità ed Efficacia delle Azioni Correttive Preventive Il sistema di gestione della qualità a cui mi riferisco è quello relativo alla norma ISO-9001:2000. Prima di entrare

Dettagli

Regole del gioco UNO CONTENUTO DELLA CONFEZIONE: 108 Carte così distribuite: 19 Carte di colore Rosso che vanno dallo 0 al 9

Regole del gioco UNO CONTENUTO DELLA CONFEZIONE: 108 Carte così distribuite: 19 Carte di colore Rosso che vanno dallo 0 al 9 Regole del gioco UNO CONTENUTO DELLA CONFEZIONE: 108 Carte così distribuite: 19 Carte di colore Rosso che vanno dallo 0 al 9 19 Carte di colore Blu che vanno dallo 0 al 9 19 Carte di colore Giallo che

Dettagli

i dossier ALITALIA: PARLA IL MINISTRO LUPI www.freefoundation.com www.freenewsonline.it 16 ottobre 2013 a cura di Renato Brunetta

i dossier ALITALIA: PARLA IL MINISTRO LUPI www.freefoundation.com www.freenewsonline.it 16 ottobre 2013 a cura di Renato Brunetta 661 www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com ALITALIA: PARLA IL MINISTRO LUPI 16 ottobre 2013 a cura di Renato Brunetta INDICE 2 L intervista al Corriere della Sera Sull entrata di Poste

Dettagli

Questionario Conosci l Europa

Questionario Conosci l Europa Questionario Conosci l Europa L Antenna Europe Direct Isernia della Camera di Commercio di Isernia opera sul territorio come intermediario tra l'unione europea ed i cittadini a livello locale. La sua missione

Dettagli

Un'altra difesa è possibile

Un'altra difesa è possibile Un'altra difesa è possibile Campagna per il disarmo e la difesa civile. Se vuoi la PACE prepara la PACE... fiscale in sede di dichiarazione dei redditi. Obiettivo L obiettivo è quello della costituzione

Dettagli

queste domande e l importanza delle loro risposte, per quanto concerne questo lavoro.

queste domande e l importanza delle loro risposte, per quanto concerne questo lavoro. ABSTRACT La presenti tesi affronterà i problemi legati ai diritti umani, focalizzandosi specificatamente sul trattamento e lo sviluppo di questi diritti in Cina e nelle sue due Regioni Amministrative Speciali,

Dettagli

VERSO LE REGIONALI 2015

VERSO LE REGIONALI 2015 VERSO LE REGIONALI 2015 COMMITTENTE SOGGETTO CHE HA EFFETTUATO IL SONDAGGIO NUMEROSITÀ DEL CAMPIONE METODOLOGIA DATE IN CUI È STATO EFFETTUATO IL SONDAGGIO LIGURIA CIVICA DIGIS SRL 1.000 CASI CATI 13-14

Dettagli

Lavorare in Rete. a cura di Nunzia Coppedé. Nulla su di Noi senza di Noi. Formazione EmpowerNet

Lavorare in Rete. a cura di Nunzia Coppedé. Nulla su di Noi senza di Noi. Formazione EmpowerNet Lavorare in Rete Nulla su di Noi senza di Noi a cura di Nunzia Coppedé Cosa significa lavorare in rete Significa lavorare con diversi attori per affrontare insieme una causa comune La rete informale Le

Dettagli