Il Codice di prevenzione incendi
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1 Il Codice di prevenzione incendi Sezione G Generalità G1 - Termini e definizioni Claudio Giacalone Dirigente Addetto Comando provinciale Vigili del fuoco di Milano
2 Codice di prevenzione incendi Decreto Ministero dell interno 3 agosto 2015 Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n Gazzetta Ufficiale n. 192 del 20 agosto 2015, Supplemento Ordinario n. 51
3 G.1 Termini, definizioni e simboli grafici Sezione G Generalità G.1 Termini, definizioni e simboli grafici G.2 Progettazione per la sicurezza antincendio G.3 Determinazione dei profili di rischio delle attività Sezione S Strategia antincendio Sezione V Regole tecniche verticali Sezione M Metodi
4 Termini, definizioni e simboli grafici Premessa Riferimenti Prevenzione incendi Normazione volontaria Attività Soggetti Geometria Compartimentazione Esodo Gestione della sicurezza antincendio Opere e prodotti da costruzione Resistenza al fuoco Reazione al fuoco Protezione attiva Operatività antincendio Aree a rischio specifico Sostanze e miscele pericolose Atmosfere esplosive Alimentazioni elettriche Ascensori Ingegneria della sicurezza antincendio Tolleranze Simboli grafici Sigle e linguaggio Indice analitico
5 Termini, definizioni e simboli grafici G.1.2 Riferimenti 1. Per le definizioni non ricomprese nel presente capitolo si può fare riferimento alla norma UNI CEI EN ISO Sicurezza in caso di incendio Vocabolario ed in generale alle norme UNI, EN, ISO di riferimento.
6 G.1.3 Prevenzione incendi 1. Prevenzione incendi: funzione preminente di interesse pubblico diretta a conseguire, secondo criteri uniformi sul territorio italiano, gli obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell'ambiente attraverso la promozione, lo studio, la predisposizione e la sperimentazione di norme, misure antincendio, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare l'insorgenza di un incendio e degli eventi ad esso comunque connessi o a limitarne le conseguenze. 2. Beni economici (o beni): mezzi materiali o immateriali in grado di soddisfare i bisogni dell'uomo e dotato di un prezzo positivo. 3. Regola tecnica di prevenzione incendi (o regola tecnica): disposizione normativa cogente in materia di prevenzione incendi.
7 G.1.3 Prevenzione incendi 4. Regola tecnica orizzontale (RTO): regola tecnica di prevenzione incendi applicabile a tutte le attività. Ai fini del presente documento è considerata regola tecnica orizzontale l'insieme dei capitoli compresi nelle sezioni Generalità, Strategia antincendio e Metodi. 5. Regola tecnica verticale (RTV): regola tecnica di prevenzione incendi applicabile ad una specifica attività o ad ambiti di essa, con specifiche indicazioni, complementari o sostitutive a quelle previste nella regola tecnica orizzontale. 6. Profilo di rischio: indicatore speditivo della gravità di rischio di incendio associata all'esercizio ordinario di una qualsiasi attività. 7. Strategia antincendio: combinazione delle misure antincendio finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza antincendio.
8 G.1.3 Prevenzione incendi 8. Misura antincendio: categoria omogenea di strumenti di prevenzione, protezione e gestionali per la riduzione del rischio di incendio (es....). Ad esempio: resistenza al fuoco, reazione al fuoco,compartimentazione, esodo Protezione attiva: insieme delle misure antincendio atte a ridurre le conseguenze di un incendio, che richiedono l'azione dell'uomo o l'attivazione di un impianto. 10. Protezione passiva: insieme delle misure antincendio atte a ridurre le conseguenze di un incendio, non incluse nella definizione di protezione attiva. 11. Livello di prestazione (performance requirement): specificazione oggettiva della prestazione richiesta all'attività per realizzare la misura antincendio.
9 G.1.3 Prevenzione incendi 12. Soluzione conforme (deemed to satisfy provision): soluzione progettuale di immediata applicazione nei casi specificati, che garantisce il raggiungimento del collegato livello di prestazione. Le soluzioni conformi sono soluzioni progettuali prescrittive che non richiedono ulteriori valutazioni tecniche (es. La distanza di protezione è pari a 5 m. ). 13. Soluzione alternativa (alternative solution): soluzione progettuale alternativa alle soluzioni conformi. Il progettista è tenuto a dimostrare il raggiungimento del collegato livello di prestazione impiegando uno dei metodi di progettazione della sicurezza antincendio ammessi. Le soluzioni alternative sono soluzioni progettuali prestazionali che richiedono ulteriori valutazioni tecniche (es. La distanza di separazione deve essere calcolata imponendo irraggiamento massimo dal focolare verso l'obiettivo pari a 12,6 kw/m2 ).
10 G.1.3 Prevenzione incendi 14. Soluzione in deroga: soluzione progettuale per la quale è richiesta l'attivazione del procedimento di deroga, cosi come previsto dalla normativa vigente. Il progettista è tenuto a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza antincendio impiegando uno dei metodi di progettazione della sicurezza antincendio ammessi. 15. Metodo di progettazione della sicurezza antincendio: metodo di progettazione specificato nel capitolo G.2 del presente documento. 16. Prodotto per uso antincendio: materiale, componente, dispositivo, apparecchio per il quale, in relazione alla valutazione del rischio connesso al suo impiego, e prevista una caratterizzazione delle prestazioni antincendio.
11 G.1.7 Geometria Capitolo G.1 1. Piano: superficie calpestabile. 2. Piano di riferimento del compartimento: piano del luogo sicuro esterno verso cui avviene prevalentemente l'esodo degli occupanti del compartimento e da cui accedono i soccorritori. Se non è presente piano con tali caratteristiche, si considera il piano di accesso dei soccorritori con le migliori caratteristiche di operatività antincendio (Capitolo S.9). Per ogni compartimento è determinato un unico piano di riferimento, che generalmente corrisponde con la strada pubblica o privata di accesso. La determinazione del piano di riferimento del compartimento è riportata nel progetto. 3. Quota di piano: dislivello tra il piano ed il relativo piano di riferimento del compartimento cui appartiene. 4. Altezza antincendio: massima quota dei piani dell'attività. Sono esclusi i piani con presenza occasionale e di breve durata di personale addetto (es. vani tecnici).
12 G.1.7 Geometria Capitolo G.1 5. Quota del compartimento: dislivello tra il piano del compartimento ed il relativo piano di riferimento. In caso di compartimento multipiano si assume il dislivello maggiore in valore assoluto. (es. per il piano più elevato di compartimento fuori terra, per il piano più profondo di compartimento interrato). 6. Compartimento o piano fuori terra: compartimento o piano avente quota non negativa. 7. Compartimento o piano interrato: compartimento o piano avente quota negativa. 8. Superficie lorda di un ambito: superficie in pianta compresa entro il perimetro interno delle pareti delimitanti l'ambito. L'ambito può riferirsi all'intera attività o a parte di essa( piano, compartimento, area a rischio specifico...) Se l'ambito è multipiano o vi sono soppalchi si intende la somma delle superfici lorde di tutti i piani.
13 G.1.7 Geometria Capitolo G.1 9. Superficie utile di un ambito: porzione di superficie di un ambito efficace ai fini della funzionalità richiesta. Ad esempio, per superficie utile delle aperture di ventilazione si intende la superficie del varco misurata al netto di eventuali ostruzioni (es. telaio, grata, alette,...). 10. Altezza media di un locale (hm): media pesata delle altezze hi di un locale con la proiezione in pianta della porzione di superficie Ai della superficie di altezza hi: hm=σi hi Ai /ΣiA 11. Distanza di sicurezza esterna: distanza minima misurata in pianta tra il perimetro di ciascun elemento pericoloso di un'attività ed i seguenti elementi esterni al confine dell'attività e da preservare: a. i confini di aree edificabili, b. il perimetro del più vicino fabbricato, c. il perimetro di altre opere pubbliche o private.
14 G.1.8 Compartimentazione 1. Spazio a cielo libero: luogo esterno alle opere da costruzione non delimitato superiormente. 2. Spazio scoperto: spazio avente caratteristiche tali da contrastare temporaneamente la propagazione dell'incendio tra le eventuali opere da costruzione che lo delimitano. Nota Le caratteristiche dello spazio scoperto si trovano nel capitolo S.3 S Spazio scoperto 1. Lo spazio scoperto è uno spazio a cielo libero o superiormente grigliato, anche delimitato su tutti i lati, avente: a. superficie lorda minima libera espressa in m2 non inferiore a quella calcolata moltiplicando per 3 l'altezza in metri della parete più bassa che lo delimita; b. distanza fra le strutture verticali che delimitano lo spazio scoperto non inferiore a 3,50 m.
15 G.1.8 Compartimentazione 3. Compartimento antincendio (o compartimento): parte dell opera da costruzione organizzata per rispondere alle esigenze della sicurezza in caso di incendio e delimitata da prodotti o elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la resistenza al fuoco. Qualora non sia prevista alcuna compartimentazione, si intende che il compartimento coincida con l'intera opera da costruzione. 4. Filtro: compartimento antincendio nel quale la probabilità di innesco dell'incendio sia resa trascurabile, in particolare grazie all'assenza di inneschi efficaci ed al ridotto carico di incendio specifico qf ammesso. Nota Le caratteristiche del filtro si trovano nel capitolo S.3 Filtro 1. Il filtro è un compartimento antincendio avente: a. classe di resistenza al fuoco non inferiore a 30 minuti; b. due o piu porte almeno E 30-Sa munite di congegni di autochiusura; c. carico di incendio specifico qf non superiore a 50 MJ/m2. Capitolo G.1
16 G.1.9 Esodo 1. Sistema d'esodo: insieme delle misure antincendio di salvaguardia della vita che consentono agli occupanti di raggiungere un luogo sicuro in caso d'incendio. 2. Luogo sicuro: luogo esterno alle costruzioni nel quale non esiste pericolo per gli occupanti che vi stazionano o vi transitano in caso di incendio. Le caratteristiche del Luogo sicuro si trovano nel capitolo S.4 3. Luogo sicuro temporaneo: luogo interno o esterno alle costruzioni nel quale non esiste pericolo imminente per gli occupanti che vi stazionano o vi transitano in caso di incendio. Da ogni luogo sicuro temporaneo gli occupanti devono poter raggiungere un luogo sicuro. Le caratteristiche del Luogo sicuro temporaneo si trovano nel capitolo S.4
17 G.1.9 Esodo 4. Spazio calmo: luogo sicuro temporaneo ove gli occupanti possono attendere assistenza per completare l'esodo verso luogo sicuro. Se lo spazio calmo è contiguo e comunicante con una via d'esodo, non deve costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo e deve garantire la permanenza in sicurezza degli occupanti in attesa dei soccorsi. 5. Affollamento: numero massimo ipotizzabile di occupanti. 6. Densità di affollamento: numero massimo di occupanti assunto per unità di superficie lorda dell'ambito di riferimento (persone/m2). 7. Via d'esodo (o via d'emergenza): percorso senza ostacoli al deflusso appartenente al sistema d'esodo, che consente agli occupanti di raggiungere un luogo sicuro dal luogo in cui si trovano. 8. Via d'esodo orizzontale: porzione di via d'esodo a quota costante o con pendenza non superiore al 5%.
18 G.1.9 Esodo 9. Via d'esodo verticale: porzione di via d'esodo che consente agli occupanti variazioni di quota con pendenza superiore al 5%. 10. Corridoio cieco (o cul-de-sac): porzione di via d'esodo da cui è possibile l'esodo in un'unica direzione. Il corridoio cieco termina nel punto in cui diventa possibile l'esodo in più di una direzione, indipendentemente dai luoghi sicuri temporanei eventualmente attraversati dalla via d'esodo. 11. Scala d'esodo: scala appartenente al sistema d'esodo. 12. Rampa d'esodo: rampa, anche carrabile, appartenente al sistema d'esodo. 13. Percorso d'esodo: passaggio di comunicazione facente parte di via d'esodo orizzontale che conduce dall'uscita dei locali dedicati all'attività fino all'uscita di piano o all'uscita finale.
19 G.1.9 Esodo 14. Uscita finale (o uscita d'emergenza): varco del sistema di esodo che immette in luogo sicuro. 15. Lunghezza d'esodo: distanza che ciascun occupante deve percorrere lungo una via d'esodo dal luogo in cui si trova fino ad un luogo sicuro temporaneo o ad un luogo sicuro. La lunghezza d'esodo è valutata con il metodo del filo teso senza tenere conto degli arredi mobili. Nota Qualora ciascuna via d'esodo attraversi più luoghi sicuri temporanei fino a giungere al luogo sicuro di destinazione, si considera la distanza effettiva percorsa per raggiungere il primo dei luoghi sicuri temporanei attraversati dalla via d'esodo. Si riportano esempi nell'illustrazione G.1-4. Nota Nel caso di un edificio servito da almeno due vie d'esodo verticali indipendenti, ciascun piano autonomamente compartimentato è considerato luogo sicuro temporaneo per gli altri piani ed anche per le vie d'esodo verticali protette. Pertanto la lunghezza d'esodo da ogni punto interno alle vie d'esodo verticali può terminare all'accesso del piano sottostante.
20 G.1.9 Esodo Capitolo G.1
21 G.1.9 Esodo 16. Larghezza della via d'esodo: larghezza minima, dal piano di calpestio fino all'altezza di 2 m, misurata deducendo l'ingombro di eventuali elementi sporgenti con esclusione degli estintori è valutata lungo tutto il percorso. Tra gli elementi sporgenti non vanno considerati i corrimano e i dispositivi di apertura delle porte con sporgenza non superiore ad 80 mm. 17. Larghezza unitaria delle vie d'esodo (o larghezza unitaria): indice quantitativo della potenzialità di una via d'esodo in relazione al profilo di rischio Rvita dell'attività. E convenzionalmente espressa dalla larghezza in millimetri necessaria all'esodo di un singolo occupante (mm/persona). 18. Esodo simultaneo: modalità di esodo che prevede lo spostamento contemporaneo degli occupanti fino a luogo sicuro.
22 G.1.9 Esodo 19. Esodo per fasi: modalità di esodo di una struttura organizzata con più compartimenti, in cui l'evacuazione degli occupanti fino a luogo sicuro avviene in successione dopo l'evacuazione del compartimento di primo innesco. Si attua con l'ausilio di misure antincendio di protezione attiva, passiva e gestionali. 20. Esodo orizzontale progressivo: modalità di esodo che prevede lo spostamento degli occupanti dal compartimento di primo innesco in un compartimento adiacente capace di contenerli e proteggerli fino a quando l'incendio non sia estinto o fino a che non si proceda ad una successiva evacuazione verso luogo sicuro. 21. Protezione sul posto: modalità di esodo che prevede la protezione degli occupanti nel compartimento in cui si trovano.
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