20 PRIMA PAGINA 2 PENA DI MORTE 11 PERSONA 22 DIALOGO 5 MIGRAZIONI 23 IMMIGRATI EUROPA ITALIA. ITALIA La nuova agenda. Un salto di qualità

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1 Sir n. 1 (1.527) 5 gennaio 2007 ANNO 19 SIR quotidiano The daily SIR ITALIA La nuova agenda Ampi consensi per il misurato ed esauriente discorso di fiņe anno del Capo dello Stato, primo per Giorgio Napolitano. Ci sono tutti i principali temi della politica interna ed estera e c è soprattutto una ripetuta rivendicazione del ruolo, delle potenzialità e delle prospettive del Paese, dell Italia nella sua identità nazionale, nella sua peculiare articolazione sociale, nella prospettiva europea. In questo ampio quadro tre elementi vale la pena sottolineare. Il primo è l esplicito ancoraggio istituzionale. Dobbiamo riscoprire le istituzioni non solo per fare ripartire al meglio il Paese, ma anche per uscire da una prolungata sindrome di instabilità da un lato e di attese palingenetiche dall altro. Riscoprire le istituzioni comporta ribadire l attualità e l importanza di un solido ancoraggio nei principi e negli indirizzi costituzionali: la Costituzione va ormai per i settant anni e con il recente referendum i cittadini hanno ribadito di non volere stravolgimenti. Lo hanno detto con chiarezza a tutti gli schieramenti politici che hanno cercato di cavalcare negli ultimi vent anni, questa o quella ipotesi di revisione. Stante anche l ultimo risultato elettorale - che ha visto i due poli divisi dal sei per mille dei voti - ci sono cose che devono essere sottratte all alternanza politica ed alle risse di attori deboli. Ridare alle istituzioni il ruolo che devono avere in una democrazia ben compaginata significa rinunciare a quel gioco a somma zero iniziato alla fine degli anni Ottanta che identificava nel cambiamento istituzionale (dai sistemi elettorali alla forma di governo) una scorciatoia al cambiamento politico. C è invece bisogno prima di tutto di buon governo e di senso di responsabilità. Siamo così al secondo elemento, l appello all impegno politico: non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. A chi guarda con occhio attento l evoluzione della società non può sfuggire in questi anni un nuovo fermento nei giovani, che dimostrano un nuovo interesse per la cosa pubblica. Sarebbe un danno gravissimo respingerli: d altro canto ogni generazione deve portare la propria sensibilità, le proprie attese e la propria originale capacità di intervenire in particolare proprio sui nuovi temi in agenda. A partire dal dialogo sulla vita e al confronto sulla realtà della famiglia, da cui non si può oggi prescindere. È il terzo punto: i nuovi temi, la nuova agenda delle questioni di etica pubblica, che non può essere trattata con vecchi schemi, come è emerso con evidenza già qualche anno fa a proposito della questione della fecondazione medicalmente assistita. Il presidente della Repubblica non ha mancato di ricordare la sua visita recente in Vaticano ed ha sottolineato la necessità di arrivare a scelte legislative in Parlamento che portino chiarezza ed evitino fratture. Serve una pacata e costruttiva rifl: essione, serve un maggior senso del limite e della responsabilità. D altro canto su famiglia e persona la nostra Costituzione è assai esplicita e costituisce per tutti un preciso e stringente riferimento. FRANCESCO BONINI ITALIA EUROPA 2 PENA DI MORTE Liberare le coscienze int. con T. Valentinetti 5 MIGRAZIONI Da Nazareth in poi Giornata mondiale 11 PERSONA Convergenza? Sì, ma a tutto tondo M. Doldi Che anno sarà? M. Olivetti 20 PRIMA PAGINA Un salto di qualità A. Giordano (Ccee) 22 DIALOGO Quando l altro è in festa Albania e Turchia 23 IMMIGRATI Una società di caste? Cittadinanza e diritto di voto Bisettimanale di informazione Editrice: Società per l Informazione Religiosa (SIR) s.p.a. Reg. Trib. Roma n. 581/88 del Presidente emerito: Giuseppe Cacciami Presidente: Vincenzo Rini Direttore: Paolo Bustaffa Stampa in proprio Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/B legge 662/96 filiale di Roma Abbonamento annuo: postale 130,00 - Internet 60,00 Versamento sul ccp n intestato a: SIR - Società per l Informazione Religiosa s.p.a. - Via Aurelia, Roma Direzione, redazione, amministrazione: Via Aurelia, Roma tel fax sir@agensir.it

2 PENA DI MORTE Liberare le coscienze Dalle ombre della vendetta e della violenza. Una risposta dal diritto internazionale Se crediamo nel rispetto della vita dobbiamo crederci sempre, a tutti i livelli.per questo diciamo che l embrione è vita come diciamo che non si può togliere la vita con la pena di morte. Lo afferma mons. TOMMASO VALENTINETTI, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Christi Italia, commentando la recente iniziativa del governo italiano di chiedere alle Nazioni Unite una moratoria sulla pena di morte, dopo il dibattito seguito all esecuzione, in Iraq, di Saddam Hussein e di altri. Come giudica l iniziativa del governo italiano contro la pena di morte? L iniziativa è stata lodevole. Va nella direzione del rispetto della vita, che è sacra ed inviolabile e non può essere mai toccata, anche quando ci troviamo davanti a persone che hanno commesso crimini efferati. Finalmente si pone il problema all interno di un consesso internazionale. La questione della pena di morte va infatti affrontata nella dimensione del diritto internazionale, dove tra i principi universali è compreso anche il diritto alla vita. Gli Stati dove ancora si esercita la pena di morte devono allora interrogarsi se veramente è una prassi da continuare. Il nuovo segretario dell Onu, Ban Ki-Moon, ha ritrattato la sua prima affermazione su questo tema sostenendo che ogni Stato deve decidere da solo. Ha riportato la questione in ambito internazionale. Sappiamo però che Usa, Russia e Cina e altri non hanno molta intenzione di desistere. Solo un organismo internazionale può affrontare la questione della pena di morte nell ambito del diritto internazionale, non lo possono fare i singoli Stati in nome di un diritto che va al di là della possibilità dello Stato di legiferare. Si sposta il soggetto del diritto: non è più lo Stato ma la comunità internazionale a dover prendere coscienza di quanto il valore della vita sia fondamentale. Perché un cristiano dovrebbe essere sempre contro la pena di morte? Se crediamo nel rispetto della vita dobbiamo crederci sempre, a tutti i livelli ed essere coerenti. Per questo diciamo che l embrione è vita come diciamo che non si può togliere la vita con la pena di morte. E poi la pena capitale viene concepita all interno di una logica vendicativa. Ma nel momento in cui esiste un processo e l accertamento di responsabilità, la pena dovrebbe essere un cammino verso il ravvedimento e la riabilitazione, per ridare alla persona quindi anche a Saddam Hussein - la capacità di comprendere di aver sbagliato. In questo cammino di rinascita trova poi spazio la logica di perdono, scelta nobile e capace di favorire gesti di riconciliazione. Ricordiamo il messaggio di Giovanni Paolo II di qualche anno fa: Non c è pace senza giustizia, non c è giustizia senza perdono. Anche se in molte circostanze si fa fatica a capire la logica del perdono, il cristianesimo non può rinunciare a questa dimensione, perché sarebbe come svuotarlo di una grossa parte della sua essenza e teologia, sulla quale si fonda la redenzione dell umanità. Se dovesse leggere alcuni segnali degli ultimi anni Non c è il rischio che in maniera sottile si insinui un cambiamento di coscienza pericoloso? Sicuramente il rischio esiste e lo avvertiamo anche nell opinione pubblica a noi vicina. Dobbiamo preoccuparcene ed essere convinti e convincenti nel dire che la strada della pena di morte, dell occhio per occhio, del dente per dente non porta al futuro. Occorre ribadire con la ragione che queste non sono state, non sono e non saranno mai scelte per fermare la violenza e costruire la giustizia e la pace. Occorre quindi essere promotori di una cultura e di una comunicazione capaci di liberare le coscienze da ombre di morte, vendetta e violenza.. A CURA DI PATRIZIA CAIFFA Sant Egidio, strumento barbaro del passato La pena di morte è uno strumento barbaro del passato, che aggiunge una morte a una morte già avvenuta e che non restituisce mai la vita alle vittime. Congela nell odio le famiglie delle vittime per anni e promette una guarigione impossibile. Non è un deterrente, non abbatte il numero dei delitti, ma abbassa lo Stato al livello di chi uccide, afferma una cultura di morte al livello più alto, proprio quello dello Stato e della comunità civile, mentre vorrebbe affermare una cultura di vita. E la dichiarazione del portavoce della Comunità di Sant Egidio, Mario Marazziti. La coscienza civile del pianeta, al momento della Costituzione del Tribunale Penale Internazionale, 50 anni dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell Uomo, anche per i reati di genocidio e contro l umanità aggiunge Marazziti - non prevede più la pena capitale, e per questo va incoraggiata con forza una moratoria universale delle esecuzioni capitali, primo passo verso l abolizione. Nessuno Stato e nessuna società civile può togliere quello che non può restituire. Più di metà dei Paesi del mondo continua il portavoce di Sant Egidio - è da tempo passato al fronte abolizionista, ma questi numeri non sono sufficienti. 2

3 PACE Quel grido ha 40 anni Dalla Populorum Progressio di Paolo VI al messaggio di Benedetto XVI Quaranta anni è un tempo ricorrente nell Antico Testamento, per la maturazione di una generazione, come quella che nel deserto attende l ingresso nella Terra Promessa. E quaranta anni sono passati da quando Paolo VI rivolse al mondo la grande enciclica Populorum Progressio. I popoli della fame interpellano oggi in modo drammatico i popoli dell opulenza. La chiesa trasale di fronte a questo grido d angoscia scriveva con forza papa Montini e affermava determinato: lo Sviluppo è il nuovo nome della Pace. Il 2007 segna il quarantesimo anno da quel grido tuttora drammaticamente vivo. Tuttora nel mondo l angoscia della fame non è stata vinta. Tuttora conviviamo con gli squilibri che vedono distrutte ogni anno derrate alimentari invendute superiori al fabbisogno alimentare delle popolazioni che hanno fame. Tuttora l ostinazione a non governare un mercato incapace di includere gli esclusi, per renderlo autenticamente libero e liberante, lede pesantemente la dignità della vita umana. Non stiamo parlando di una minoranza, ma di un miliardo e trecentomila persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, di due miliardi che vivono con meno di due dollari: la metà della popolazione mondiale! Sono cifre che ripetiamo spesso, con la sgradevole sensazione che il ripeterle possa renderle consuete e per questo accettabili. Pensando allo scandalo di queste cifre e al grido della Populorum Progressio Benedetto XVI propone il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007 nel quale ripropone il tema della universalità dei diritti umani e del dovere della corresponsabilità di tutti che, sola, consente di onorarli. I Messaggi per Giornata Mondiale della Pace, avviati da Paolo VI e proseguiti da Giovanni Paolo II hanno prodotto negli anni, quella che proprio papa Woytila ha definito una grammatica della Pace. Alcuni hanno segnato in modo profondo anche la cultura non cattolica. Due esempi per tutti: il famosissimo Ogni uomo è mio fratello del 1971, divenuto linguaggio universale, e il più recente Non c è Pace senza Giustizia, non c è Giustizia senza Perdono del Con il Messaggio per il 2007 Benedetto XVI ritorna a collocarsi nel sentiero dei suoi predecessori. Dopo un pensiero rivolto alla innocenza dei bambini, il papa introduce il tema che dà titolo al Messaggio: La persona umana cuore della pace. Benedetto ricorda, parafrasandola, la definizione di persona umana di Jacques Maritain, il filosofo caro a papa Montini, e parla della necessità di creare un autentico umanesimo integrale. Se la Pace, scrive Benedetto, è la capacità di vivere gli uni accanto agli altri intessendo rapporti di giustizia e di solidarietà allora questa dipende dal cuore degli uomini in cui è scritta la grammatica della legge naturale che delinea quelli che chiamiamo diritti universali. Di fronte al dibattito sulla negoziabilità o meno dei principi il papa fa notare la contraddizione di chi afferma l esistenza di diritti universali assoluti ma ne ritiene relativo il fondamento. I diritti che riconosciamo come dovuti alla persona umana sono fondati sulla sua natura. E per questo sono universali e inalienabili. Proprio questo riconoscimento allora non ammette indifferenza e provoca assunzione di responsabilità. Il Messaggio propone alcuni ambiti in cui oggi la violazione dei diritti è grave. Il mancato rispetto della vita innanzi tutto, che si constata nella fame come nell aborto, nell eutanasia e nel disporre della vita di chi non può difendersi, come gli embrioni. Anche l attentato alla libertà religiosa, afferma il papa, ferisce la pace. La libertà religiosa, come la libertà d espressione in genere, è la forma più alta di esercizio di umanità, quello nel quale l uomo si interroga sulla propria origine e scopre nella relazione con Dio e con gli altri uomini il significato della propria esistenza. Il papa indica ancora nelle gravi disuguaglianze, in sintonia con la Populorum Progressio, le ferite attuali alla pace: non c è solo un problema di fame, c è una più complessiva disuguaglianza nell accesso ai beni, che penalizza in particolare l Africa. Vi sono disuguaglianze più quotidiane e meno visibili tra uomini e donne. Preoccupante, inoltre, è la prospettiva degli squilibri nello sfruttamento energetico. Il papa si chiede, parlando delle regioni più povere del pianeta, Come reagiranno gli esclusi? richiamando alla mente la collera dei poveri di cui aveva parlato Paolo VI. Urge pertanto, pur nel quadro delle attuali difficoltà e tensioni internazionali, impegnarsi per dar vita ad un ecologia umana che favorisca la crescita dell albero della pace. È la frase che introduce la riflessione finale che ripropone il legame tra corresponsabilità internazionale nella estensione dei diritti di cittadinanza mondiale - come l aveva chiamata Giovanni Palo II e costruzione della Pace, passando attraverso il rafforzamento del sistema delle istituzioni e del diritto internazionali e non attraverso l armamento atomico, come alcuni stati sembrano preferire. La chiesa italiana ha celebrato anche quest anno la Marcia della Pace nella notte d avvio di un nuovo anno. La dedica alla fatica di costruire la Pace attraverso la lotta contro le disuguaglianze, rilanciando il Messaggio del papa e avviando il 40 anniversario della Populorum Progressio. A quarant anni di distanza la nostra generazione saprà dare risposte efficaci a quel grido d angoscia? Sapremo costruire e custodire l albero della Pace? È un impegno che chiama in causa personalmente chi scrive e chi legge queste righe. Sapremo essere responsabili dei nostri figli, dei nostri fratelli e di noi stessi? RICCARDO MORO 3

4 PACE: MARCIA 2006/2007 Una stella nel buio A Norcia il 31 dicembre Un no forte e chiaro contro ogni forma di guerra. È il messaggio partito dalla 39ª Marcia per la Pace sul tema la La persona umana, cuore della pace -, che si è svolta a Norcia il 31 dicembre, per iniziativa della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, Caritas italiana, Pax Christi, arcidiocesi di Spoleto-Norcia e comune di Norcia. Vi hanno partecipato circa tremila persone. Anche Benedetto XVI, al termine dell Angelus del 1 gennaio, ha fatto riferimento alla Marcia. RIDARE FORZA ALLA PACE. Dalla piccola Umbria ancora una volta è uscita una proposta alta destinata a fare molta strada in Italia e in Europa ha detto durante la manifestazione l arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. RICCAR- DO FONTANA -. La marcia ha evidenziato la maturità dei cristiani che si dichiarano a favore della pace e sanno mostrare le loro convinzioni, al di là dell apparato esterno, ma, dove necessario, anche con la visibilità. La giornata è iniziata con la preghiera ecumenica nella chiesa del Crocifisso, presieduta dal Metropolita Armeno di Lione, ZAKARIAN ARMEN, che si è detto molto felice di pregare insieme e parlare di pace: La Marcia che stiamo vivendo deve condurci tutti all amore fraterno, confidando nell amore di Dio. Tanti i vescovi presenti e i rappresentanti delle organizzazioni. Il buio nel mondo è fitto -, ha detto mons. VINCENZO PA- GLIA, vescovo di Terni-Narni-Amelia - ; la violenza barbara sembra non fermarsi neanche in questi giorni. E nostro compito ridare forza al Vangelo della pace. La pace è la trasfigurazione dei cuori, a partire dai nostri. Da Norcia possa partire una stella che illumini il buio di questo nostro mondo. Mons. DOMENICO SOR- RENTINO, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha esortato il popolo di Dio ad annunciare al mondo la pace, perché ne siamo la sorgente. ACQUA E PANE PER TUTTI. Durante la tavola rotonda al teatro civico di Norcia su Acqua e pane per tutti, il teologo SI- MONE MORANDINI, della Fondazione Lanza, ha parlato di ecologia della pace e etica sostenibile, invitando alla presa di coscienza che l acqua è un bene primario di tutti e che è necessario un impegno concreto per applicare la giustizia sociale nella ripartizione delle risorse. ROSARIO LEMBO, segretario del comitato italiano per il contratto mondiale dell acqua, ha affermato che l accesso all acqua è un bisogno, mentre la sua gestione oggi è diventata un servizio, una merce da comperare. Questi problemi possono essere superati secondo PRIMO DI BLASIO, segretario di Volontari nel mondo-focsiv, con un cambiamento di rotta nelle scelte di chi è al vertice delle istituzioni e negli investimenti. IL PERCORSO. Dopo la visita alle Marcite di Norcia, antica canalizzazione realizzata dai monaci benedettini per garantire frumento anche nei freddi inverni nursini, e la festa alla Palestra Nuova (con musiche e testimonianze su varie forme di conflitto: in famiglia, sociale, interiore e fra scienza e vita) i partecipanti si sono ritrovati in piazza S. Benedetto dove, ai piedi della statua del santo patrono d Europa, è stato posto il tripode con la fiaccola benedettina per la pace accesa nello scorso luglio in Georgia. Lungo il percorso, intervallati da canoni di Taizè e canti di pace, sono stati proposti per la riflessione testi di Madre Teresa di Calcutta, testimonianze di madri che hanno visto morire i loro figli in guerra, brani musicali e preghiere islamiche ed ebraiche. Lungo il percorso, ad ogni porta della città, rappresentanti delle diocesi umbre hanno consegnato alle autorità presenti una brocca d acqua e un sacco di terra. L acqua, frutto della vita, e la terra, frutto del lavoro, sono serviti per interrare e innaffiare un ulivo posto all interno della concattedrale - simbolo della pace, segno della giustizia. DIFENSORI DELL INDISPONIBILE. La giornata si è conclusa con la messa in concattedrale presieduta dal cardinale RENATO RAFFAELE MARTINO, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Appena giunto a Norcia, su sollecitazione dei giornalisti presenti, si è espresso sull uccisione di Saddam Hussein: La pena di morte ha dichiarato è un abuso. La vita umana va rispettata dal suo concepimento fino al naturale tramonto. Ciascun uomo gode dei diritti civili e politici e nessuna istituzione, internazionale o nazionale, può modificare questo stato di fatto. Non si può invocare la pace e fare scempio della libertà dell uomo, ha detto il card.martino nell omelia: Se amate veramente la pace, fatevi difensori dell indisponibile. La pace è vocazione nell alto e missione nel basso. Le offerte raccolte durante la celebrazione sono state devolute alle Caritas della Georgia e dell Armenia, per le rispettive mense dei poveri, con le quali l Arcidiocesi di Spoleto-Norcia collabora da da qualche anno. A CURA DI FRANCESCO CARLINI 4

5 MIGRAZIONI: GIORNATA MONDIALE 2007 Da Nazareth in poi Dedicata al tema della famiglia Sarà il tema della famiglia al centro della Giornata Mondiale delle Migrazioni che si celebrerà in tutto il mondo il prossimo 14 gennaio. Il fenomeno migratorio oggi coinvolge sempre più le famiglie dei migranti luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori, ha scritto BENEDETTO XVI nel messaggio per la Giornata dal titolo La famiglia migrante. Secondo il Papa se non viene assicurato una reale possibilità di inserimento e di partecipazione della famiglia immigrata è difficile prevedere un suo sviluppo armonico. LA FAMIGLIA MIGRANTE - Papa Ratzinger si sofferma sulle difficoltà, i disagi e la fragilità di milioni di migranti, profughi, rifugiati e delle loro famiglie, paragonate alla Famiglia di Nazareth, obbligata a rifugiarsi in Egitto per sfuggire all ira del re Erode. Nel suo dramma, osserva il pontefice, intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti. La famiglia è la protagonista della vicenda migratoria e, proporre questo tema spiega mons. LINO BORTOLO BELOTTI, presidente delle Commissione Cei per le Migrazioni - significa che la Chiesa invita le nostre comunità e i singoli credenti a guardare non da incuriositi o con l interesse semplicemente dello storico o del sociologo questo fenomeno della mobilità umana, ma con occhio che è espressione di una sincera partecipazione umana e cristiana a questa vicenda che soprattutto per noi italiani si trascina da generazioni. Il tema della famiglia - afferma mons. PIERGIORGIO SAVIOLA, direttore generale della Fondazione Migrantes - è sempre della massima urgenza e attualità, mai ripetitivo e sempre nuovo perché, anche se la famiglia nel disegno originario del Creatore rimane sempre la stessa, cambia però la società, la cultura, il complesso di valori o pseudovalori in cui, anche la famiglia migrante viene a collocarsi. LA GIORNATA MONDIALE DELLE MIGRAZIO- NI. La Giornata Mondiale delle Migrazioni si svolge annualmente. Negli anni scorsi si celebrava a livello nazionale (in Italia la terza domenica di novembre) mentre dallo scorso anno, per disposizione della Santa Sede, la Giornata si qualifica come Giornata mondiale da tenersi ovunque la seconda domenica dopo l Epifania. Quest anno la Giornata si celebrerà, quindi, il 14 gennaio, con modalità diverse secondo le differenti Chiese nazionali. LA SETTIMANA DI SENSIBILIZZAZIONE IN ABRUZZO-MOLISE. Ogni anno la Fondazione Migrantes della Cei promuove una settimana di sensibilizzazione in una regione. Quest anno la regione ecclesialstica scelta è stata quella dell Abruzzo-Molise dove sono state organizzate diverse iniziative che hanno riguardato i vari settori della mobilità. In Abruzzo-Molise - afferma mons. DOMENICO SCOTTI, delegato della Conferenza Episcopale per le Migrazioni - in questi anni si sta verificando, anche se non in modo massiccio, la presenza di immigrati: fratelli che ci interpellano e si rivolgono a noi per risolvere i loro problemi. A livello diocesano - ha scritto il presule in una lettera alle comunità parrocchiali in vista di questa giornata - va data una attenzione particolare agli immigrati cattolici: la conoscenza della loro provenienza sollecita la ricerca di qualche sacerdote o religioso della nazione di provenienza cui affidare l assistenza spirituale per sostenerli nel loro cammino di fede e per aiutarli ad inserirsi serenamente nel nostro ambiente. Per gli immigrati di altre religioni occorre - secondo mons. Scotti - sensibilizzare i cristiani ad una accoglienza, come è nella tradizione della nostra gente, con carità sostenendoli nel cammino di integrazione facendo loro dono della ricchezza umana. Accoglienza sollecita mons. Scotti anche per i circhi e luna park e i lavoratori del mare che vivono il duplice dramma della lontananza da casa e dell assenza forzata di un familiare. Per quanto riguarda i nomadi il presule promuoverà a breve una ricerca per conoscere la presenza dei rom e dei sinti nel territorio abruzzese e molisano per intraprendere insieme con i parroci e gli operatori pastorali una sensibilizzazione che tenga conto delle loro tradizioni e della loro storia, superando le incomprensioni che tante volte sorgono con le istituzioni e con gli abitanti circostanti. Capitolo a parte quello degli emigrati per i quali le chiese locali hanno sempre avuto una attenzione particolare con le visite di parroci e anche di alcuni vescovi nelle varie parti del mondo dove essi sono presenti. ALCUNI DATI. Nel mondo i migranti sono 191 milioni, di cui 20 milioni richiedenti asilo o rifugiati, ai quali si aggiungono milioni in situazione irregolare. In Italia gli stranieri - secondo il dossier Immigrazione Caritas-Migrantes -a fine 2005 sono mentre sono, invece, gli italiani residenti all estero secondo i dati forniti dal primo Rapporto sugli italiani nel mondo voluto dalla Fondazione Migrantes. A CURA DI RAFFAELE IARIA 5

6 DIOCESI Chieti, Teramo e Cosenza: dopo Verona Proprio in questi giorni, tre diocesi si danno appuntamento per fare il punto sul dopo Verona, a quasi tre mesi dall importante assise ecclesiale. Rendere visibile il grande sì della fede è il tema del Convegno diocesano di CHIETI-VASTO, presieduto dall arcivescovo, Bruno Forte; 648 i partecipanti, tra cui un folto gruppo di giovani, uno per parrocchia. Dall esistenza personale alla politica, dagli scenari internazionali all etica fondata sul rispetto della dignità della vita, dalla famiglia all educazione dei giovani, alle ragioni di speranza da offrire sempre di nuovo a chi ne è in autentica ricerca : questi, scrive mons. Forte nella lettera di invito, gli ampi spazi di presenza offerti alla testimonianza dei laici, il cui compito consiste nel costruire un giusto ordine sociale e politico, che deve essere certo formato al Vangelo, sostenuto nelle scelte di generosità e di dedizione, ma mai autorizzato a servirsi del nome cristiano o dell appartenenza ecclesiale per fini strumentali. La Chiesa locale: testimoni del Risorto è invece il tema del Convegno diocesano di TERAMO-ATRI, a cui parteciperà (oltre ai delegati delle parrocchie, movimenti e associazioni) anche il vescovo, Michele Seccia. L appuntamento di San Nicolò è il primo di quattro incontri che vedranno nei prossimi mesi la presenza in città di esponenti del mondo ecclesiale e culturali: Paola Bignardi (20 febbraio), Savino Pezzotta (17 marzo) e il card. Angelo Scola (22 marzo). Prospettive e itinerari ecclesiali dopo Verona è, infine, il tema del convegno dell arcidiocesi di COSENZA-BISIGNANO, per riproporre lo spirito e le indicazioni pastorali emerse dal convegno ecclesiale nazionale di Verona; la relazione principale è affidata a Giuseppe Savagnone, docente di filosofia e responsabile della pastorale della cultura in Sicilia. Le conclusioni saranno dell arcivescovo metropolita, padre Salvatore Nunnari. Casale Monferrato: parla il duomo Ero una piccola costruzione per raccogliere i primi cristiani, 1700 anni fa.... Ad intervistare il Duomo, quello di pietre, per chiedergli la memoria e il senso della sua vita ultramillenaria, è don Paolo Busto, direttore del settimanale diocesano di CASALE MONFERRATO, La vita casalese, che ha scelto di festeggiare così i 900 anni della consacrazione della cattedrale, avvenuta il 4 gennaio Partendo dalla priorità dalle persone sulle cose, e sottolineando la sostanziale differenza di significato tra urbs (la città di muri) e civitas (la città di persone), l autore dell intervista passa in rassegna la storia dei grandi personaggi che hanno dato vita al Duomo, ma anche quella delle anime grandi di semplici e umili fedeli che lo abitano ogni giorno, da quasi un millennio. Qui scrive don Busto nei giorni dell angoscia per le guerre, le pestilenze, le sofferenze personali, sono venuti a pregare, ad accendere una candela, quasi a esserci ancora quando dovevano tornare a casa. Qui sono stati fatti voti solenni durante gli assedi e le calamità, qui sono stati accolti i poveri, i feriti dei conflitti. Qui vengono i genitori a far vedere ai figlioletti la casa di Gesù, e poi diventati grandicelli li affidano al sacerdote, al parroco. Loreto: giovani in piazza Tutti a casa mia : si intitola così la grande festa di Capodanno organizzata in piazza dai giovani di LORETO, per salutare l arrivo di un nuovo anno speciale per la diocesi, l anno dell Agorà dei giovani italiani, nel corso della quale avverrà la visita di Benedetto XVI. Alla serata hanno partecipato circa un migliaio di persone, per la maggior parte giovani; ad animarla, tra gli altri, alcuni giovani artisti dalla Hope Music School. A metà serata informa la diocesi c è stato spazio anche per un fuori programma : il collegamento telefonico in diretta con l arcivescovo di loreto, Gianni Danzi, che impossibilitato a partecipare di persona all evento ha voluto comunque fare gli auguri ai giovani. In conclusione di serata è stata consegnata a tutti i partecipanti una lampada in terra cotta da accendere nelle proprie case, come memoria della lampada che ogni giorno arde all interno della Santa Casa. Termoli: no al vandalismo nelle chiese Amarezza per un gesto vandalico compiuto, nella notte di Capodanno, da balordi che non hanno alcun rispetto della nostra città, della bellezza del centro storico, degli edifici pubblici e, tantomeno, dei luoghi di culto. Ad esprimerli è mons. Gabriele Mascilongo, vescovo di TERMOLI, in merito alla scoperta di alcune donne del Borgo Antico che, entrando il 1 gennaio nella chiesetta dui S. Anna, hanno trovato a terra i vetri rotti delle finestre. Purtroppo gesti simili continua il presule non sono limitati alla notte di S. Silvestro ma si ripetono durante tutto l anno, soprattutto nelle ore serali e notturne. Gli abitanti della piccola comunità del paese vecchio invocano da tanto tempo più controllo e più attenzione per la propria incolumità e sicurezza. Di qui l appello del vescovo alle forze dell ordine e alle autorità comunali, affinché vogliano avere più a cuore il Borgo Antico, simbolo dell intera comunità termolese. 6

7 DIOCESI Da un anno all altro Bilanci del 2006 e prospettive per il 2007 La messa di ringraziamento, con il tradizionale Te Deum, e la prima celebrazione eucaristica del nuovo anno, dedicata alla Giornata mondiale della Pace, rappresentano in genere per le chiese locali un occasione per tracciare un bilancio dell anno appena trascorso e cominciare a delineare qualche prospettiva per quello appena iniziato. Ecco alcuni spunti, oltre a quelli raccolti nel servizio quotidiano ( TRE COSE BELLE DA RICORDARE. Le olimpiadi, la ripresa produttiva della Fiat e del sistema economico torinese, l inaugurazione della Chiesa del Santo Volto e del complesso che ospita la curia. Sono queste le tre cose belle da ricordare del 2006 per il card. Severino Poletto, arcivescovo di TORINO. Eventi - ha detto durante l omelia dell ultimo giorno dell anno al Santuario della Consolata - che ci provocano ad una riflessione spirituale. I giochi olimpici ha spiegato - hanno proiettato la città sulla vetrina mondiale e sono stati un momento importante di coesione e di lavoro comune per i cittadini. Sul miglioramento della produzione industriale il cardinale ha voluto sottolineare come i segnali positivi in atto servano a garantire condizioni di vita migliori, meno precariato e quindi maggior possibilità di stabilità per le famiglie e i giovani. Da questa crisi emerge secondo l arcivescovo l insegnamento spirituale che quando un problema lo vogliamo veramente risolvere, riusciamo a farlo, compiendo insieme i passi e le scelte giuste. A proposito della Chiesa del Santo Volto, Poletto ha ricordato che la bellezza e un modo concreto e visibile per rendere omaggio a Dio, offrendo a Lui le cose migliori che sappiamo realizzare. L ANTIDOTO ALLA GUERRA. Oggi ci sono nel mondo ben 33 guerre. E la guerra vuol dire condanna a morte per tanti, uomini e donne, bambini ed anziani. La guerra è il volto più mostruoso e violento della storia, e lascia il mondo peggiore di prima. A lanciare un invito ad iniziare l anno sulla via della pace è stato mons. Vincenzo Paglia, vescovo di TERNI-NARNI-AMELIA, che nella messa di inizio 2007 ha auspicato che lo Spirito del Signore trasformi i cuori delle nostre città e dei nostri paesi perché l odio, l invidia, la maldicenza, la sopraffazione, il disinteresse siano allontanati e cresca la solidarietà; trasformi il cuore del nostro paese perché non sia più traversato dall individualismo, dall interesse di singoli gruppi e dal crimine. Anche quest anno 24 persone ufficialmente, ma chissà quante altre nel nascondimento, hanno dato la vita, martiri cioè testimoni di Cristo e del suo Vangelo di salvezza : è ricordarlo è stato mons. Claudio Maniago, vescovo ausiliare di FIRENZE, che ha presieduto le celebrazioni di fine ed inizio anno al posto del vescovo, Ennio Antonelli, impegnato in un viaggio missionario in Camerun. Anche se lasciamo alle spalle un mondo che continua in modo pazzo e sconsiderato a offendere la vita dal concepimento al suo termine naturale; anche se concludiamo un anno in cui ancora si considera la pena di morte un rimedio giusto ha proseguito il presule la Chiesa continua a essere presente capillarmente soprattutto dove non c è nessuno o dove nessun altro vuole andare. IL VOLTO DELL ALTRO. Chi non sa rispettare l altro non saprà mai che cos è la giustizia: la grandezza di uno spirito si misura dalla sua capacità di rispettare tutto l uomo in ogni uomo. E un passo del messaggio di auguri ai fedeli per il Nuovo Anno firmato da mons. Bruno Forte, arcivescovo di CHIETI-VASTO, ed incentrato sul tema della giustizia e sulle sue conseguenze in ogni ambito della società contemporanea. Sulla pace come compito da costruire, ciascuno facendo la sua parte, nei comportamenti e nelle relazioni di tutti i giorni, in famiglia, nella comunità ecclesiale e in quella civile si è soffermato anche il card. Marco Cè, patriarca emerito di VENEZIA, nell omelia della messa di ringraziamento di fine anno, in cui ha denunciato le gravi ingiustizie esistenti nel mondo, le sofferenze di tanti uomini e donne nei paesi del sottosviluppo, la straziante situazione di tante infanzie violate e sofferenti a causa della fame, delle guerre, della povertà e delle malattie. UN SUPPLEMENTO DI FEDE. Si può ancora scommettere sulla vita di un figlio, sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di vita assicurato da una giusta e pacifica convivenza?. A chiederselo è mons. Cesare Nosiglia, vescovo di VICENZA, che nell omelia della messa per la Giornata mondiale della pace ha ammesso che la diffusa insicurezza e paura del futuro tarpano le ali della vita e dell amore e rendono tristi e indifferenti a tutto, poco inclini a credere e a sperare. Di qui la necessità, per il presule, di un supplemento di fede, che indichi la luce per camminare sereni, pur in mezzo alla complessità della cultura e del vissuto, e dia forza per proporre, nel cambiamento in atto, quei valori sicuri e condivisi, che rispondono alla dignità dell uomo e sono stati immessi da Dio nella sua stessa natura. A CURA DI M.MICHELA NICOLAIS 7

8 ASSOCIAZIONI - ENTI Ong italiane e pace in Somalia A ricordare il grande disagio e sbandamento nella popolazione, che ha come unico desiderio quello di vivere in pace, dopo gli scontri dei giorni scorsi a Mogadiscio e in altre città della Somalia è l ASSOCIAZIONE DELLE ONG ITALIANE, che ha contattato i suoi interlocutori nel Paese africano. Secondo le ultime notizie le forze governative somale, appoggiate da truppe etiopiche, hanno riconquistato tutti i territori del centro e del sud del Paese che erano finiti sotto il controllo delle Corti islamiche. Il premier somalo ha annunciato l adozione di una serie di misure per pacificare il Paese, primo fra tutti il disarmo dei civili e lo spostamento del governo da Baidoa a Mogadiscio. Le ong italiane, da decenni presenti in Somalia, non hanno mai creduto che la via delle armi potesse risolvere il problema somalo. Specie poi se le armi giungono con eserciti stranieri odiati o mal sopportati. La via del dialogo politico è necessaria ed è l unica che può, oggi, ridare qualche seria speranza. Le ong auspicano che il presidente e il primo ministro somalo, insieme alla comunità internazionale, siano lungimiranti e sappiano da un lato dialogare e negoziare con la società civile e le varie parti, comprese le Corti, e dall altro impedire il ritorno al passato con le prepotenze della fazioni e delle loro inaccettabili signorie. Altrimenti, sottolineano, dimostreranno la loro cecità. I giochi sono ancora aperti. Speriamo che l Europa concludono le ong italiane -, diversamente dalla negligenza e dal disinteresse dimostrati nel passato, sappia leggere la realtà, influire sui giocatori e pensare ad una politica propositiva e di sostegno ad un reale progetto di pacificazione, stabilizzazione e sviluppo dell area. L Italia potrebbe contribuirvi, dato il serio impegno mostrato finora. Salute mentale: famiglie chiedono direttiva Ue Protesta contro il diniego, da parte della Commissione europea, di una Direttiva comunitaria sulla salute mentale l Associazione CRISTIANI PER SERVIRE, che ha già fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell uomo. Il diniego è contenuto in una lettera dell Unità Direzione generale salute e tutela dei consumatori Direzione C della Commissione europea. Ma secondo l associazione la Direttiva europea è necessaria per la tutela dei diritti dei malati mentali, delle loro famiglie e per la sicurezza dei cittadini europei e a questo proposito cita una serie di dichiarazioni, convenzioni e raccomandazioni europee a tutela dei diritti dei disabili, che sarebbero in contrasto con tale diniego. Passionisti, dieci priorità per il futuro Un progetto unitario perché la CONGREGAZIONE DELLA PASSIONE in Italia possa rispondere alle esigenze della Chiesa e della società nel mondo d oggi e ridare slancio alla vita comunitaria, spirituale ed apostolica: è stato questo l obiettivo dell assemblea straordinaria dei passionisti italiani, riuniti dal 28 al 30 dicembre a Roma. In Italia sono circa 500 i passionisti, distribuiti in sei province religiose: vivono in circa 70 case, dal Nord alla Sicilia. Sono 2200 i passionisti in tutto il mondo. Presenti in 57 nazioni e organizzati in 25 province, 5 vice-province, 14 vicariati, una regione missionaria. Durante l incontro di Roma i circa 50 religiosi (Curie provinciali, delegati delle sei province al Capitolo generale e giovani religiosi) partecipanti all assemblea straordinaria hanno elaborato un progetto comune sul quale saranno chiamate a pronunciarsi le sei province italiane nei rispettivi capitoli provinciali, che si terranno dal mese di febbraio al mese di maggio 2006, presieduti dal Superiore generale, padre Ottaviano D Egidio. Il primo momento di verifica del progetto di ristrutturazione sarà il Sinodo generale dei Passionisti di tutto il mondo, fissato per il Per la ristrutturazione le aree o priorità sono dieci: la formazione; la scelta preferenziale per i giovani; l impegno per la giustizia, la pace e l integrità del creato; la comunicazione; il dialogo con il mondo della cultura, delle arti e delle scienze; la collaborazione con i laici; l ecumenismo e il dialogo interreligioso; la solidarietà nel personale e nell economia; la collaborazione internazionale per la comunità di vita e di apostolato; la revisione delle strutture di governo, di dialogo e delle entità giuridiche. 8

9 ASSOCIAZIONI - ENTI Urbaniana, nel convivio delle differenze Nel convivio delle differenze. Il dialogo nelle società del terzo millennio : è il tema del convegno, promosso dalla Facoltà di Missiologia della PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA, per approfondire le molteplici dinamiche dell incontro e del dialogo presenti e sempre più necessarie nelle nostre società multietniche e multiculturali. Il convegno si svolgerà l 11 e 12 gennaio a Roma, nella sede della Pontificia Università Urbaniana, dalle 8,30 alle 18,30, con quattro sessioni di studio. Interverranno, tra gli altri, i cardinali Ivan Dias e Paul Poupard, numerosi docenti di diverse materie, teologi, biblisti ed esperti di pastorale delle migrazioni. Durante il convegno sarà allestita una mostra d¹arte sui temi: Verso la luce: arte e religioni (V. Elefante) L altra faccia dell¹iraq (W. Pekandi) Di solo pane (V. Polak-Sahm). A Roma la befana è cittadina del mondo Si svolgerà a Roma il 6 gennaio (ore 15.30, Teatro Il Cantiere, via Gustavo Modena 92) la manifestazione di solidarietà, giunta alla undicesima edizione, intitolata La befana cittadina del mondo, promossa dalla SCUOLA DI PACE, in collaborazione con il Forum delle comunità straniere, il coro multietnico del Centro San Gregorio al Celio e il Teatro Il Cantiere. I bambini del coro multietnico canteranno 4 canzoni della tradizione popolare del Ghana, della Polonia, del Kenya e dell Italia. Dopo la festa e l incontro con la befana e i suoi regali, ci sarà uno spettacolo di clown e un rinfresco. Come consuetudine il 5 gennaio dalle 16 alle 20 e il 6 gennaio dalle 10 alle (al teatro Il Cantiere) verranno raccolti giocattoli nuovo o seminuovi (escluse le armi giocattolo) e il materiale didattico da destinare ai bambini del Libano e del Medio Oriente. Per informazioni: Divo Barsotti: a circa un anno dalla morte A circa un anno dalla morte di don Divo Barsotti (15 febbraio 2006), fondatore della Comunità dei figli di Dio, Casa San Sergio - la casa madre della Comunità ha organizzato un ciclo di 4 incontri in omaggio al «padre», proponendo un percorso di approfondimento nella conoscenza del cristianesimo russo. Barsotti infatti ha sempre avuto un particolarissimo amore per la Russia e per i suoi santi. Gli incontri, dal titolo «Nella Santa Russia. Omaggio a don Divo Barsotti» sono aperti a tutti. Il primo si terrà sabato 27 gennaio presso l oratorio della Misericordia di Settignano con inizio alle ore Sarà ospite padre André Louf che ci presenterà la figura e gli scritti di Isacco il Siro. André Louf è uno degli autori contemporanei più noti nell ambito della spiritualità monastica; per quanto riguarda Isacco il siro (vissuto nel VII secolo), il suo influsso letterario ed ascetico è grandissimo: i suoi scritti hanno avuto una grandissima importanza solo per fare un nome - nei romanzi di Dostoevskij. sabato 17 marzo interverrà Adalberto Mainardi, monaco di Bose, mentre sabato 28 aprile (presso il Santuario della Madonna del Sasso) padre Jeremy Driscoll parlerà sugli scritti di Evagrio Pontico, (un padre del deserto, dc). Ancora da definire la data dell ultimo incontro con il cardinale Tomas Spidlik. Csi, Toscana convegno sui circoli parrocchiali Lo sport sta tornando, anche se con fatica, all ombra del campanile. Merito soprattutto del Centro sportivo italiano che ha lanciato i circoli culturali sportivi parrocchiali: per offrire ai giovani proposte ricreative, ludiche e sportive organizzate, pienamente integrate con i ritmi, gli orari, le priorità adottate dalle comunità parrocchiali. Il Centro sportivo italiano pensa anche alla loro formazione. È destinato infatti agli animatori sportivi delle parrocchie - quelli già operativi e quanti sono interessati a diventarlo - il convegno regionale che si terrà dal 12 al 14 gennaio alla Casa per ferie «Villa Sabolini» a Colle Val D Elsa, in provincia di Siena (per iscrizioni inviare una a: direzionetecnicacsitoscana@fastwebnet.it). A Colle Val D Elsa gli animatori ascolteranno alcune relazioni e lavoreranno in laboratori insieme a psicologi, educatori, sacerdoti, dirigenti sportivi. «Sono una quarantina i circoli culturali sportivi parrocchiali presenti in Toscana - commenta Marcello Tognoni, direttore dell area formativa del Csi regionale - e 250 gli operatori che li animano». 9

10 MISSIONARI UCCISI 2006 Frutti di giustizia Lo scorso anno, a causa della fede, sono stati uccisi 24 tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici Penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento. Così Benedetto XVI, all Angelus del 26 dicembre 2006, ricordava quei numerosi militi ignoti della fede che pagano, anche con la vita, la loro fede in Cristo. Un ricordo che si affianca a quello degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso del 2006, il cui elenco, l agenzia internazionale Fides pubblica alla fine di ogni anno. Ne presentiamo una sintesi. Secondo Fides nel 2006 sono stati uccisi 24 tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici, uno in meno rispetto al L elenco non riguarda solo i missionari ad gentes, ma tutto il personale ecclesiastico ucciso in modo violento o che ha sacrificato la vita consapevole del rischio che correva, pur di non abbandonare il proprio impegno di testimonianza e di apostolato. I corpi di alcuni di loro rende noto l agenzia della Congregazione per l evangelizzazione dei popoli - sono stati trovati ore o giorni dopo il decesso, spesso vittime - almeno in apparenza - di aggressioni, rapine e furti perpetrati in contesti sociali di particolare violenza, degrado umano e povertà, che questi artigiani di pace cercavano di alleviare con la loro presenza e la loro opera. Dalla lista emerge che degli operatori pastorali uccisi nel erano originari dell America, 6 dell africa, 3 dell Asia, 1 dell Oceania e 5 dell Europa. Di questi ultimi 2 portoghesi e 3 italiani, don Andrea Santoro, mons. Bruno Baldacci e suor Leonella Sgorbati. AFRICA. Riguardo ai continenti dove nel 2006 sono state registrate il maggior numero di vittime, figura al primo posto l Africa, che ha visto la morte violenta di 9 sacerdoti, 1 religiosa e 1 volontaria laica. La nazione con il maggior numero di sacerdoti uccisi è il Kenya, con 3 sacerdoti morti violentemente, cui fa seguito la Nigeria, con 2 sacerdoti uccisi. L unica religiosa uccisa in Africa è suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, uccisa a Mogadiscio (Somalia), mentre la volontaria laica, di nazionalità portoghese, è stata uccisa in Mozambico. AMERICA. Il secondo continente per numero di vittime è l America, dove sono stati uccisi 6 sacerdoti, 1 religiosa ed 1 laico, cooperatore salesiano. Il Brasile è le nazione in cui la Chiesa ha pagato un duplice tributo di sangue. Tra le vittime in questo continente si conta anche una religiosa statunitense impegnata nel reinserimento sociale degli ex detenuti, che proprio da uno di loro è stata uccisa, ed un laico, cooperatore salesiano, ucciso in Guatemala, molto probabilmente per non essersi piegato a ricatti e corruzioni. ASIA. L Asia è stata bagnata dal sangue di 2 sacerdoti, una religiosa e un laico. In India sono stati uccisi un parroco ed un laico, mentre ad Ambon, nelle Molucche, teatro negli ultimi anni di sanguinosi scontri e violenze, è stata uccisa una religiosa. Ad essi va aggiunto il nome di don Andrea Santoro, missionario Fidei donum in Turchia, ucciso a Trabznon mentre era in preghiera nella sua chiesa. OCEANIA. Anche l Oceania ha versato il suo contributo di sangue alla causa del Vangelo con un religioso dei Fatebenefratelli ucciso a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. DATI Secondo Fides, nel decennio hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Una cifra in difetto poiché, afferma Fides, si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Il quadro riassuntivo del decennio successivo ( ) presenta 604 missionari uccisi. Un numero più elevato poiché tiene in conto il genocidio del Rwanda (1994) che ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico e la maggiore velocità dei mass media nel diffondere le notizie anche dai luoghi più sperduti. Infine, il conteggio non riguarda più solo i missionari ad gentes, ma tutto il personale ecclesiastico ucciso in modo violento. Il conto parziale degli anni vede un totale di operatori pastorali uccisi di 152 persone. A CURA DI DANIELE ROCCHI 10

11 PERSONA Convergenza? Sì, ma a tutto tondo Le parole di Benedetto XVI e quelle di Napolitano Il Messaggio della Giornata Mondiale per la Pace 2007 ha fatto registrare una singolare convergenza tra la Chiesa e alcune alte cariche dello Stato. Il Presidente della Repubblica ha risposto con una lettera alle parole di Benedetto XVI. Santità ha scritto G. Napolitano - ho letto con viva attenzione il Suo messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace; ne condivido pienamente la centralità assegnata come imprescindibile punto di riferimento di ogni azione in favore della pace alla persona umana, alla sua dignità, ai suoi inalienabili diritti e alle sue giuste esigenze. Nelle stesse ore, il vice premier M. D Alema ha inviato dal Brasile un pensiero al Card. T. Bertone, Segretario di Stato: Il nostro ingresso nel massimo organo decisionale dell Onu ci offre l occasione di intensificare e rendere ancora più concreto il nostro impegno per assicurare il miglior funzionamento di un organizzazione di cui il messaggio del Santo Padre riconosce il ruolo centrale a salvaguardia della pace e dei diritti umani. Queste parole, evidentemente, esprimono la stima di cui gode la Chiesa e di come sia apprezzato il suo impegno perché gli uomini vivano pacificamente e godano dei medesimi beni. Di questo non si può che rallegrarsi. Tuttavia, sembra urgente allargare il consenso anche agli altri temi umani, che stanno giustamente a cuore al Papa. In questa prospettiva sono significative le parole pronunciate da Mons. A. Bagnasco, Arcivescovo di Genova, nel suo primo discorso alla Città per il tradizionale Te Deum di fine anno. Egli ha lucidamente notato come verso la morale cattolica vi siano oggi due atteggiamenti: di grande consenso quando parla dei temi della pace, della non violenza, della giustizia, della sollecitudine per i poveri, del rispetto del creato... ma di sospetto o di irritato rifiuto quando tocca la vita umana, la famiglia, il matrimonio ( Omelia 31/12/06 ). Sembra che gli argomenti del secondo gruppo vadano risolti da ciascuno nella propria coscienza individuale, sotto il segno della libertà più assoluta. In questo orizzonte, il tema della libertà è un nervo particolarmente sensibile; sembra essere intesa non solo come un grande valore senza non potrebbe esistere l amore! ma come un valore talmente primo e assoluto da giustificare ogni nostra scelta, quasi che la moralità dipenda esclusivamente dalla libertà dell individuo. Ora, il vero bene della persona, ciò per cui una scelta è buona, è tale solo se contribuisce alla costruzione della persona nella sua globalità e non in quanto soddisfa una sua parte, un suo bisogno di ordine materiale o spirituale. E, poi, nessuna scelta si può dire completamente individuale e privata: poco o tanto, in un modo o nell altro tocca e coinvolge il bene di tutti. Soprattutto, quando entrano in campo i temi già ricordati della vita, della famiglia, del matrimonio, pilastri che fondano la convivenza e descrivono l autocoscienza che la società ha di se stessa, non possiamo rimanere a guardare indifferenti come se le cose non ci toccassero e con la salomonica giustificazione che nessuno è costretto, ognuno sceglie per sé. Sono in gioco ha continuato l Arcivescovo - le basi della nostra cultura; è in causa una visione individualistica oppure solidaristica dell uomo e della società. Anche su questo piano il mondo guarda all Italia se ha ancora qualcosa di proprio e di importante da dire all umanità, oppure se vorrà unirsi al coro. La Chiesa ha una sua precisa idea sull uomo, che si coglie adeguatamente nel suo riferimento costitutivo a Dio e da questo punto deve essere globalmente considerato. Ogni tema umano si inserisce in questa visione armonica, dove Dio non opprime l uomo, ma lo aiuta a realizzarsi. In questo terreno nascono insieme la promozione per la pace e quella per la famiglia, l ecologia per il cosmo e quella per l uomo. Ecco perché la convergenza per la pace si deve allargare a tutto tondo, facendo propri quei temi così importanti per il futuro del nostro Paese. E, per riflesso: come non è un indebita ingerenza quella della Chiesa parlare a favore della pace, così non lo è quella di intervenire a favore della famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Laddove questa convergenza non si realizzasse verrebbe il sospetto che si voglia davvero marginalizzare Dio dalla vita umana. Dominerebbe una visione a- religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c è posto per Dio, per un Mistero che trascenda la pura ragione, per una legge morale di valore assoluto, vigente in ogni tempo e in ogni situazione. Come, più volte indica Benedetto XVI, è urgente il compito far comprendere che senza Dio l uomo è perduto e che l esclusione della religione dalla vita sociale, in particolare la marginalizzazione del cristianesimo, mina le basi stesse della convivenza umana. Prima di essere di ordine sociale e politico, queste basi, infatti, sono di ordine morale. MARCO DOLDI 11

12 DISCORSO NAPOLITANO Questione di sostanza Il contributo delle donne alla crescita del Paese Nel discorso di fine anno 2006 il presidente della Repubblica si è soffermato, tra l altro, sul ruolo delle donne nella società, nella cultura e nella politica. Paola Bignardi, coordinatrice di Retinopera, tramite il Sir, risponde così alle parole di Giorgio Napolitano. Caro Presidente, ho ascoltato con sorpresa e con soddisfazione il passaggio che nel suo discorso di fine anno ha voluto dedicare alle donne. Da donna non più giovane, ho solitamente un atteggiamento di sospetto nei confronti dei riconoscimenti per le donne: temo sempre l inganno di un plauso da circostanza, che si spegne un attimo dopo che si è esaurita la parola. Penso alla sproporzione che esiste tra le dichiarazioni sulle donne spese negli ultimi decenni e la consistenza dell effettivo riconoscimento del contributo che esse recano alla vita della società: alla fatica che esse fanno per mandare situazioni di famiglia disgregate, o provate dalla povertà e della malattia; alla sofferenza di portare avanti, spesso da sole, maternità difficili; alle rinunce richieste per affrontare una vita professionale che deve fare i conti anche oggi con incomprensioni e discriminazioni, e comunque con la mancanza di aiuti per la cura educativa dei figli piccoli. Si pensi poi alla fatica che deve fare una donna per occupare posti di responsabilità ricoperti tradizionalmente dagli uomini: nessuno contesta che le donne lo possano fare, ma da loro si pretende molto di più di ciò che si chiede all uomo, compresa la rinuncia al loro stile femminile nell assumere impegni e compiti. Basta guardare alla scarsità delle donne presenti in politica, quasi metafora di riconoscimenti di diritto, smentiti dai fatti, conferma di quanto le pari opportunità siano un traguardo che è ancora tutto davanti a noi. Eppure nelle sue parole ho colto un senso nuovo di autenticità: mi sono parse quasi appello alle donne perché continuino a dare un contributo di cui il nostro Paese e il mondo intero hanno bisogno. Gli esempi che ha citato, riferendosi in particolare a Napoli, sono conferma di un modo non rituale di pensare alla responsabilità delle donne: due esempi di vita vera: uno che mostra la tenuta della donna nella straordinarietà di una situazione difficile; l altro, la tenuta di una giovane donna davanti all ordinaria difficoltà di aprire strade nuove non a se stessa come pure sarebbe suo diritto- ma alla ricerca e al futuro. Questo è il contributo che la maggioranza delle donne sta già dando: un contributo che resta lontano dai riflettori, ma che costruisce il tessuto sociale del nostro Paese, lo rende capace di affrontare le svolte difficili e di essere all altezza del futuro. Grazie, perché mi è parso che nelle sue parole ci sia una fiducia vera e un riconoscimento reale di ciò che le donne possono fare per affrontare i gravi problemi di cui lei stesso ha parlato nel suo discorso. Lei ha parlato soprattutto del bisogno di una politica diversa: meno rissosa, più capace di rispetto delle persone, di dialogo tra le posizioni, di confronto alla ricerca di ciò che è più importante per il bene di tutti, al di là dei personalismi che più facilmente dividono. Credo che la pazienza delle donne e la loro capacità di relazione potrebbe essere preziosa: non è solo questione di stile, quasi elemento accessorio, ma di sostanza, di possibilità o meno di arrivare a soluzioni dei problemi che siano orientati al bene comune. Vorrei chiederle di garantire che, soprattutto sulle questioni che riguardano la vita e la famiglia, non si giunga a decisioni costruite solo dagli uomini della politica, senza ascoltare e valorizzare realmente la sensibilità delle donne. Ci permetta davvero di toccare con mano, nelle scelte future del nostro Paese, la fiducia di cui lei ha parlato nella forza morale che anima tante donne e che può diventare fattore essenziale di progresso civile e di crescita dell economia e della società. Anche a lei, a nome di tante donne, buon anno! PAOLA BIGNARDI 12

13 SIR REGIONE: EMILIA ROMAGNA Dall osservatorio alla scelta Una valutazione d impatto familiare nella legislazione regionale Introdurre una valutazione d impatto familiare nella legislazione regionale per aiutare una maggiore equità fiscale, tributaria e tariffaria nei confronti delle famiglie. La proposta è contenuta in un progetto di legge presentato a dicembre all assemblea legislativa dell Emilia Romagna. L applicazione di tale 0norma, in accordo con i principi di equità sociale, sussidiarietà, adeguatezza e sostegno alla solidarietà familiare, imporrebbe alla Regione non solo la valutazione preventiva e motivata degli effetti delle proprie decisioni nei confronti della famiglia, ma anche di operare scelte che raccordino carico fiscale, tributario e tariffario alla composizione e al reddito del nucleo familiare. Il progetto di legge prevede l istituzione di un Osservatorio sulla valutazione d impatto familiare, mentre con cadenza biennale la Giunta regionale presenta e sottopone al voto dell Assemblea legislativa un rapporto che dovrà poi costituire la base di riferimento e orientamento per le politiche regionali. NON ABBASSARE LA GUARDIA. Andare incontro alla famiglia è una priorità per ANNALISA e PIERE- NEA VERNOCCHI, incaricati dell Ufficio regionale di pastorale familiare. Due spiegano sono le esigenze che emergono in quest ambito: da una parte vi sono i fidanzati che vorrebbero sposarsi, ma trovano ostacoli nel precariato lavorativo e nella difficoltà a trovare casa; dall altra i problemi legati alla natalità. L incertezza nell ambito dell occupazione porta a rinviare la scelta di formare una famiglia. Con un lavoro precario è già difficile accendere un mutuo e ancora più fare un figlio. Lunghe attese e rette elevate nei nidi, ad esempio, sono uno dei motivi che rendono difficile per la donna che lavora scegliere la maternità. I coniugi Vernocchi osservano con piacere come nel tempo alcuni Comuni della regione abbiano siglato convenzioni con servizi nido alternativi per ampliare l offerta, mentre sul costo delle rette occorrerebbe tener maggiormente in conto il carico familiare. Per questo, concludono, ben venga una valutazione, a livello legislativo, che tenga conto delle esigenze e delle difficoltà della famiglia, anche se bisogna tenere alta la guardia affinché non vada a finire come altre iniziative già intraprese in passato e poi abbandonate senza che avessero un impatto concreto sulla realtà, tra cui proprio un osservatorio sulla famiglia. MANCA UNA POLITICA FAMILIARE. In Emilia Romagna manca una politica per la famiglia, sostituita da una serie di provvedimenti per le pari opportunità e l aumento dell occupazione femminile, osserva RICCARDO PRANDINI, docente di sociologia della famiglia all Università di Bologna. La Regione ha scelto di adottare una politica amichevole nei confronti delle donne e delle madri, piuttosto che verso la famiglia, e penso che anche nell immediato futuro la volontà sia di proseguire in questa direzione. Ciononostante, la valutazione d impatto familiare è un idea su cui già da tempo si concentra l attenzione, anche a livello nazionale, perché va verso una definizione dei livelli assistenziali di base, ossia di quei parametri che determinano se una decisione politica è a favore o meno di determinate categorie di individui. Secondo ERMES RIGON, presidente del Forum delle associazioni familiari dell Emilia Romagna, la proposta sarebbe stata indubbiamente più significativa se fosse stata concertata tra diverse forze politiche trasversali. Tuttavia, ciò non toglie che si tratti di un azione positiva e significativa. Ma la mancanza di consenso rischia, per Grandini, di far cadere nel vuoto il progetto di legge. Se l argomento verrà ripreso a livello nazionale, è possibile che anche in Emilia Romagna se ne ragioni conclude il sociologo, ma partendo da una proposta proveniente dalla maggioranza e non, come è questa, dall opposizione. IL RUOLO DELL ASSOCIAZIONISMO. Rigon riprende la dicotomia tra individui e famiglie nelle politiche regionali. La Regione investe molto sugli individui che compongono la famiglia, ma non sulla famiglia in quanto tale, che manca di una rilevanza sociale propria, non è vista come un bene primario. Occupati a discutere di pacs e unioni di fatto, può capitare di perdere di vista i dati sulle disgregazioni familiari. Segnali preoccupanti, secondo Rigon. La Regione afferma dovrebbe dare un appoggio forte alla famiglia costituita, nella globalità dei suoi componenti, tenendo presente che è importante, in termini di costo sociale, che questa resti unita, tra i coniugi e con i figli. Il presidente del Forum evidenzia, infine, l importanza dell Osservatorio sulla valutazione d impatto familiare per entrare nella specificità di problemi e delle tematiche, purché abbia una presenza rilevante dell associazionismo, ad esempio dello stesso Forum delle associazioni familiari, che opera all interno della vita quotidiana e ha una chiara visione delle contingenze sul territorio. A CURA DI FRANCESCO ROSSI 13

14 MEDIA E 2007 Finirà lo spettacolo? Anche il tragico caso Saddam sollecita un ripensamento In questi giorni possiamo anche chiederci, in generale, che cosa ci ha soddisfatto e che cosa ci ha deluso, nel 2006, riguardo al modo in cui le notizie ci sono state date. E possiamo domandarci che cosa vorremmo ci portasse di diverso, nel nostro rapporto con i mezzi di comunicazione, il nuovo anno. Pensiamo ad esempio all ultimo caso che ha colpito la nostra sensibilità e le nostre coscienze: l esecuzione di Saddam Hussein. Com è stato presentata dai media questa notizia? Certo, essa ha fornito anche lo spunto per approfondire la situazione in Iraq, per tentar di capire, cioè, che cosa avrebbe comportato, nella lotta fra le varie fazioni di quel paese, la scelta di mandare a morte l ex dittatore. Inoltre questo avvenimento ha provocato una decisa presa di posizione, ad esempio da parte del governo italiano, contro la pena di morte. Ma, ripeto, in che modo l impiccagione di Saddam Hussein è stata considerata, per lo più, dall informazione televisiva? Essa è stata mostrata come uno spettacolo, uno spettacolo che è stato ripreso perfino dai telefonini dei boia. Si è trattato di una messa in scena: l esibizione di una vendetta, di un rito di morte celebrato a uso e consumo dei telespettatori della prima serata, divisi fra curiosità e raccapriccio. Ecco allora che cosa mi piacerebbe portasse a tutti noi, anzitutto, il 2007: una comunicazione che non è soggetta alle leggi dello spettacolo, che non fa necessariamente dell informazione un occasione d intrattenimento, che non cerca per prima cosa di stupire. Vorrei che nel nuovo anno i media potessero davvero essere il luogo in cui lo scambio delle idee viene promosso e facilitato, contribuendo al dialogo fra gli uomini, non già al loro fraintendimento. Vorrei insomma che la comunicazione portasse realmente alla creazione di uno spazio comune, stabilisse un nuovo areopago in cui tutti gli interlocutori siano chiamati a dire la loro. Come infatti viene detto dal Sommo Pontefice nel suo discorso in occasione dell ultima giornata delle Comunicazioni Sociali, i mezzi di comunicazione sociale sono una grande tavola rotonda per il dialogo dell umanità, ma alcune tendenze al loro interno possono generale una monocultura che offusca il genio creativo, ridimensiona la sottigliezza del pensiero complesso e svaluta la peculiarità delle pratiche culturali e l individualità del credo religioso. Questo pericolo è stato appunto corso in ambito comunicativo anche nel caso della condanna a morte di Saddam. Ma questo esempio ci consente di fare un altra breve riflessione. Lo abbiamo visto in televisione, lo abbiamo letto sui giornali: la sentenza, prima, e l esecuzione, poi, hanno dato il via alle solite prese di posizione da parte di alcuni uomini politici e ai consueti tentativi di guadagnare un po di visibilità commentando il fatto del giorno. Di più: queste prese di posizione hanno alimentato una polemica spicciola, per acuire le tensioni fra le parti. La notizia vera, quella della morte di Saddam, è passata così in secondo piano. E si è trasformata in un semplice pretesto per l ennesima dichiarazione del politico di turno: una dichiarazione da riportare in maniera calibrata, tenendo conto degli equilibri in campo. Ecco dunque a che cosa serve, fin troppo spesso, la comunicazione: non a informare, non a dare gli strumenti per comprendere meglio, non a favorire un intesa fra gli interlocutori, ma solo a manifestare efficacemente un opinione. Un opinione che tanto più è in grado di colpire lo spettatore quanto più viene espressa in maniera estrema e decisa. La comunicazione viene insomma asservita a un ideologia. Essa è chiamata a sostenerla, a diffonderla, a far sì che prenda il sopravvento. Il rispetto della verità diviene un elemento accessorio. Ecco pertanto che cosa ci auguriamo ancora per il 2007: una comunicazione che non dipenda da un ideologia, ma che metta al centro la persona e accetti la sfida di testimoniare la verità; una comunicazione che non serva a fomentare l odio, ma che sia al servizio della pace. Meglio di me, comunque, ha espresso questo auspicio papa Benedetto XVI, in occasione del suo discorso per la celebrazione della Giornata mondiale della pace: Urge [ ] impegnarsi per dar vita ad un ecologia umana che favorisca la crescita dell albero della pace. Per tentare una simile impresa è necessario lasciarsi guidare da una visione della persona non viziata da pregiudizi ideologici e culturali o da interessi politici ed economici, che incitino all odio e alla violenza. L augurio per il nuovo anno diviene così una richiesta d impegno per tutti gli uomini di buona volontà. ADRIANO FABRIS docente etica delle comunicazioni Università di Pisa 14

15 SADDAM HUSSEIN La pedagogia della forca Con il peggio del passato non si costruisce il futuro Se si crede, come si deve credere, che la vita umana è sacra, chi rende giustizia non può dare la morte nemmeno a chi ha ucciso se non vuole degradarsi a diventare un collega dell assassino. Per questo anche il peggiore dei carnefici va sottratto al carnefice. Questa idea, che ancora un secolo fa poteva sembrare un sogno delle anima belle, ha ormai il consenso della maggioranza degli uomini visto che la maggior parte degli stati del pianeta rifiuta oggi la morte. Per fortuna è la nostalgia del patibolo che sta diventando lentamente un utopia. Nemmeno il nuovo tribunale internazionale che si sta creando prevede la pena di morte. Nemmeno il tribunale che ad Arusha giudica i crimini del Ruanda ha potere sulla vita degli imputati anche se laggiù la vita è stata tolta a ottocentomila persone. E neppure il tribunale che a Phnom Penh si accinge a giudicare i capi dei Khmer Rossi può distribuire morte anche se in Cambogia la morte è stata distribuita a milioni di vittime. Se in Iraq si vuole, come si dice, portare la democrazia, il processo a Saddam Hussein era una buona occasione per dimostrare che le democrazie quasi sempre non portano con sé la pena di morte. Se si voleva far uscire l Iraq dal mondo dove si violano i diritti umani non ci si poteva non accorgere che, purtroppo, la pena di morte è una delle caratteristiche delle dittature del mondo arabo. Al contrario si è voluto usare il peggio del passato nella pretesa di costruire il futuro. Si è voluto usare la pedagogia della forca per dire anche agli analfabeti che il tiranno deposto era cattivo. Si è voluto usare il metodo dell alternanza dei peggiori regimi del Terzo Mondo dove chi lascia il potere lo deve fare solo facendosi portare via da una bara. Sappiamo che c è una lunga tradizione americana per cui, non contenti di vincere, bisogna anche punire chi è sconfitto. Si comincia con il presidente sudista Jefferson Davis messo in carcere dopo la resa nella guerra di secessione, si prosegue con la pretesa di processare il Kaiser Guglielmo II dopo la Grande Guerra per finire a Norimberga. Ma in Iraq è menzogna anche parlare di giustizia dei vincitori. Laggiù non si sa ancora chi vince e chi perde e nemmeno chi vincerà e perderà. L esecuzione di Saddam è solo una goccia che si aggiunge ad un pozzo di sangue ancora caldo e non ancora nero. E una vendetta che si somma a un mare di vendette dell ordine ormai di centinaia di migliaia di morti. E l odio curato con l odio, la violenza ammaestrata con la violenza, la rabbia dei sunniti esasperata dalla festa degli sciiti per cui, come diceva Gandhi, a forza di occhio per occhio alla fine saremo tutti ciechi. E quasi incredibile che chi professa di voler dedicarsi a tempo pieno alla lotta contro il terrorismo non abbia posto attenzione alla spregiudicata amministrazione dell immagine della morte che il terrorismo fa propria, al suo bisogno continuo di martiri per rendere sacra la causa e convincere alla imitazione sempre nuove reclute. Per gran parte del mondo arabo la forca di Bagdad rifornisce il terrorismo di un martire illustre e lava perfino la sua immagine di tiranno dentro la candeggina del sacrificio. Ed è infine desolante che, proprio mentre tutti almeno a parole sembrano convinti che ormai il rischio dell Iraq è la guerra civile e che per cercare di scongiurarla bisogna in qualche modo convincere i sunniti a collaborare per uscire da una crisi terribile, si pensi di incoraggiare i sunniti alla solidarietà con il nuovo stato con l impiccagione di colui che, a torto o a ragione, gran parte di essi hanno considerato il loro capo naturale per ventiquattro anni. ROMANELLO CANTINI 15

16 2007 Che anno sarà? In Europa e negli altri continenti Il 2007 annuncia alcune importanti scadenze per l Europa e promette la maturazione di alcuni processi da tempo in corso negli altri continenti. EUROPA Per l Europa l anno si è aperto con un ulteriore allargamento, appendice di quello realizzatosi il 1 maggio 2004 con l ingresso nell Unione europea di 10 Stati dell Europa centro-orientale. Dal 1 gennaio 2007 fanno parte dell Unione due ulteriori Paesi ex comunisti: la Romania e la Bulgaria. Si tratta di un incremento consistente dal punto di vista della popolazione (oltre 30 milioni di nuovi cittadini europei). In particolare, la Romania diventa il 7 Paese dell Unione per popolazione, ma è improbabile che con il reddito medio mensile di 260 euro dei suoi abitanti essa possa svolgere un ruolo attivo nell Unione. Il 2007 potrebbe riaprire anche il discorso sulla Costituzione europea: e la presidenza tedesca nel primo semestre dell anno potrebbe dare all Unione la leadership necessaria ad un rilancio. Ma il nuovo anno sarà soprattutto quello del cambio della guardia alla guida di due grandi Stati del continente, con la contestuale uscita di scena di due figure che hanno dominato la vita politica dell ultimo decennio: Tony Blair e Jacques Chirac. Le dimissioni di Blair dalla carica di Primo Ministro sono attese entro l estate: nella annuale conferenza del partito laburista svoltasi lo scorso settembre il Premier ha annunciato che sarebbe stata l ultima cui avrebbe partecipato come leader del partito. Blair non ha annunciato una data, ma il mese di aprile, in cui si compiranno dieci anni dal suo arrivo al n. 10 di Downing Street (un traguardo riuscito negli ultimi due secoli solo a Robert Liverpool e a Margaret Thatcher) potrebbe essere il momento giusto. Al suo posto andrà quasi certamente l attuale Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown, che da anni si sta scaldando a bordopista. Il nuovo leader laburista, che gode di un enorme prestigio in Gran Bretagna, erediterà però un partito col fiato corto: dopo dieci anni di governo, il Labour Party arranca nei sondaggi con otto punti di ritardo rispetto ai conservatori di David Cameron. In Francia l ormai certa conclusione dell era Chirac sarà segnata da un duello fra due cinquantenni, entrambi innovatori nel loro schieramento: il ministro dell Interno Sarkozy, portabandiera di un neogollismo rinnovato, e la presidente socialista della Regione Poitou-Charantes, Segolène Royal. Entrambi i personaggi si sono segnalati per la propensione a rompere schemi di ragionamento consolidati e per qualche tendenza populista. A tutto ciò la Royal aggiungerà il pizzico di novità e di colore della prima seria candidatura femminile all Eliseo. Nel resto d Europa non sono attesi appuntamenti elettorali di rilievo. Si voterà per rinnovare i parlamenti in Irlanda, Belgio (ove è nuovamente a rischio la sopravvivenza dello Stato nazionale), Finlandia, Svizzera, Croazia e, alle soglie del Continente, in Turchia. In Austria e in Olanda due lunghe crisi di governo post-elettorali potrebbero chiudersi con il ritorno alle urne, se i partiti non troveranno un accordo. Il 2007 potrebbe essere un anno importante per due vecchi microconflitti europei: quello nord-irlandese ove le istituzioni autonome potrebbero essere riattivate, dopo le elezioni parlamentari in calendario per il 7 marzo e quello basco, anche se il cessate il fuoco annunciato dall Eta la scorsa primavera è più che mai a rischio dopo il micro-attentato del 30 dicembre all aeroporto di Madrid. MEDIO ORIENTE Il Medio Oriente non smetterà di essere la spina nel fianco della politica internazionale. La ripresa del dialogo fra il governo israeliano di Ehud Olmert e il Presidente dell Autorità Palestinese Abu Mazen si intreccerà con lo scontro fra quest ultimo e il governo di Haniya, il primo ministro di Hamas. Sul fronte libanese, dopo la guerra fra Israele ed Hezbollah dell estate 2006 un conflitto ancor peggiore è in agguato: quello fra le due coalizioni (quella pro-siriana guidata da Hezbollah e quella antisiriana raccolta attorno al primo ministro Siniora) in cui è spaccato il Paese. Il rischio di una riedizione della guerra civile che dilaniò il Paese dei cedri dal 1976 al 1991 è davanti agli occhi di tutti ed è auspicabile che il suo ricordo abbia efficacia dissuasiva. L Irak, libero ormai dallo spettro di Saddam Hussein, affronta un anno cruciale per capire se potrà soprav- 16

17 2007 vivere come Stato o se l attuale guerra civile fra sciiti e sunniti aprirà la via alla formazione di tre entità indipendenti a base curda, araba-sunnita e sciita. Un simile scenario potrebbe essere il vero big bang della politica medio-orientale, mettendo in discussione i confini artificiali della mezzaluna fertile e riaprendo sia la questione curda (specie in Turchia), sia quella arabo-persiana, nell attuale confine irano-irakeno. Anche nel 2007 la politica del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarà uno dei grandi capitoli di discussione. La corsa al nucleare irakena assieme a quella della Corea del Nord terrà aperto il delicato dossier della proliferazione nucleare. Resterà aperto anche il tema della cosiddetta guerra al terrore: fronti caldi di questa saranno il conflitto in Afghanistan e le vicende interne del Pakistan (soprattutto nelle zone tribali al confine afgano). ASIA E OCEANIA Se il secolo ora enunciato sarà il momento dell Asia, occorrerà non distogliere gli occhi da India e Cina, le due grandi potenze in formazione. Esse avranno sempre più un ruolo globale non solo dal punto di vista economico, ma anche politico, rappresentando due modelli diversi, e quasi contrapposti, per l Asia di domani. Passata la luna di miele che ha seguito la sua ascesa al potere, il 2007 sarà un anno decisivo per il nuovo primo ministro conservatore giapponese, Shinzo Abe, fautore del superamento del pacifismo imposto al Sol Levante dalla Costituzione del 1946 e favorevole ad un ruolo più assertivo del suo Paese in Asia, specie di fronte alla minaccia nucleare nord-coreana. I militari che hanno preso il potere in Thailandia nello scorso settembre dovrebbero restituire il potere ai civili già nel corso dell anno, mettendo così fine ad una pa- rentesi inquietante, che interrompe una promettente transizione democratica. Agli antipodi tornerà alle urne l Australia, ove il primo ministro John Howard potrebbe cercare il quinto mandato elettorale o cedere il passo al suo ministro del tesoro, Costello. Con la sua leadership è in discussione il modello di una Australia assertiva sullo scacchiere dell Asia meridionale e del Pacifico, ove Howard è stato uno dei più stretti alleati di Bush. AMERICA Dopo la lunga serie di processi elettorali del 2006 (in vari Stati latino americani, ma anche in Canada e negli Stati Uniti), il 2007 potrebbe essere un anno interlocutorio per il continente americano. Negli Stati Uniti cominceranno a delinearsi i tratti della corsa alla successione di George W. Bush alla Casa Bianca, mentre il Presidente dovrà fare i conti con la nuova maggioranza democratica nel Congresso, cercare una via d uscita dal pantano irakeno e lavorare per un modus vivendi con i sempre più numerosi nemici che sono saliti al potere negli scorsi anni in America Latina. Il suo avversario principale, il Presidente venezuelano Hugo Chavez, continuerà a svolgere un ruolo da protagonista, soppiantando ormai Fidel Castro come incubo numero uno dell amministrazione Usa a sud del Rio Grande. Le sole elezioni importanti nell anno in corso saranno quelle previste in Argentina, ove il peronista Nestor Kirchner cercherà la rielezione, fronteggiato forse da un rivale del suo stesso partito. In Canada, invece, il primo ministro conservatore Stephen Harper dovrà dimostrare di avere il consenso per continuare a governare il Paese, che guida con un esecutivo di minoranza dal febbraio Il nuovo leader dell opposizione liberale, Stephane Dion (eletto il 2 dicembre), potrebbe lanciargli una sfida, costringendolo ad elezioni anticipate, già nel nuovo anno, ma non è da escludere che le elezioni slittino al Dion si muove sotto i migliori auspici cabalistici: tutti i suoi predecessori alla guida del suo partito (salvo uno, a fine ottocento) sono stati prima o poi Primi Ministri. AFRICA Il continente nero rischia di attraversare anche il 2007 come fonte solo di problemi e senza segni di speranza. Mentre sembra ridursi il conflitto in Congo dopo le elezioni del 2006 i due principali focolai di guerra restano il Darfur e la Somalia, cui si aggiungono per ora in tono minore l Uganda, la Costa d Avorio, le tensioni tra Eritrea ed Etiopia, e le inquietudini che attraversano la Nigeria (gigante africano con i suoi quasi cento milioni di abitanti). Proprio le elezioni nigeriane saranno il grande evento politico atteso nel nuovo anno, con la successione al Presidente Olesegun Obasanjo, che conclude il suo secondo mandato. Se la successione si realizzerà, sarà il primo passaggio di poteri fra due presidenti eletti democraticamente nella quarantennale storia del Paese. Oltre che in Nigeria si voterà anche in Senegal, ove a 81 anni il Presidente Abdoulaye Wade cercherà un secondo mandato. La sottoalimentazione, la depressione economica, l avanzata dell Islam nell Africa centrale e la diffusione dell Aids nella parte meridionale del continente saranno fra i grandi temi del 2007 africano. MARCO OLIVETTI Università di Foggia 17

18 RASSEGNA STAMPA Quotidiani nazionali Dopo l annuncio di due nuove impiccagioni a Bagdad, prosegue sui principali quotidiani nazionali del 4 gennaio il dibattito sulla pena di morte inflitta all ex dittatore iracheno. Col cappio continua la guerra : è il titolo dell editoriale pubblicato sulla STAMPA, con il quale Giovanni De Luna analizza il significato politico dell esecuzione di Saddam Hussein. Saddam scrive è stato giustiziato in una stanza dei servizi segreti prima usata per le torture; il boia erano tanti boia, mascherati, attenti a camuffarsi per non farsi riconoscere, un accolita di invasati che urlava insulti. In quelle immagini non c è un potere statuale legittimo e sovrano che celebra se stesso ma una banda che mette a morte il capo della fazione rivale. È la guerra civile irachena che è ancata in scenta ed è una guerra civile che ci restituisce la realtà totalmente postnovecentesca di quella esecuzione. L impiccagione di Saddam a Bagdad sostiene Paul Berman sul CORRIERE DELLA SERA si è rivelata un avvenimento doppiamente scandaloso, innanzitutto per la scena in se stessa, e successivamente per la reazione innescata nell opinione pubblica occidentale, in particolare in Italia. Per affrettare l esecuzione, il primo ministro Nuri Kemal al-maliki ha aggirato una legge che richiedeva l approvazione di altri due leader politici, e un altra ancora che prescriveva di attendere che fosse trascorsa una festività sunnita: in poche parole, aggirando la legalità stessa. Secondo l autore dell articolo, le vergognose immagini dell impiccagione di Saddam devono farci rabbrividire dall orrore davanti a uno Stato incapace, davanti alla violenza di piazza e davanti a quello che potrebbe davvero trasformarsi nel fallimento finale dell intervento contro Saddam. Ma le scende di indignazione che hanno accolto l esecuzione di Saddam dovrebbero anche farci rabbrividire dall orrore davanti all incapacità della nostra società di riconoscere i movimenti fascisti per quello che sono realmente, davanti ala moderna cecità per il crimine del genocidio. Sulla REPUBBLICA, Arturo Zampaglione intervista l ex governatore di New York, Mario Cuomo, sulla richiesta di una moratoria dell Onu sulla pena di morte, avanzata dall Italia. Secondo il politico americano, l Italia ha avuto coraggio e ha fatto la cosa giusta anche se nessun altro seguirà la sua strada. Sono battaglie di principio, queste, che vanno al di là dei calcoli politici e che si misurano in una prospettiva storica. Quanto all impiccagione di Saddam Hussein, Cuomo commenta: Ci siamo abbassati ai suoi standard, perdendo un occasione per mostrare all Iraq e al mondo la strada della civiltà. Sarebbe stato meglio lasciarlo per sempre in carcere. È stata una prova di pura brutalità, da basso impero romano, che rischia di ispirare nuove vendette e violenze. Sulla necessità del coinvolgimento dell Unione europea attorno alla proposta italiana si sofferma Francesco Paolo Fulci, ex ambasciatore al Palazzo di Vetro, intervistato da Umberto De Giovannangeli sull UNITÀ, secondo il quale per arrivare alla moratoria universale sulla pena di morte occorre in primo luogo trovare il consenso all interno dell Unione europea perché sia essa ripresentare la mozione in sede di Assemblea generale. Ciò darebbe ancora più forza, politica prima ancora che numerica, alla battaglia per la moratoria della pena di morte. Una battaglia di civiltà che avrebbe una chiara impronta europeista. Lo stesso segno che l Italia intende dare alla sua presenza nel Consiglio di Sicurezza. Dei primi consensi europei alla proposta italiana parla il SOLE 24 ORE, che cita l appoggio per ora incassato da Francia e Germania e ospita un analisi di Sebastiano Maffettone sulla questione dei presunti distinguo riguardo alla pena capitale. Secondo il filosofo, non l esecuzione del raìs non è stata un errore politico, ma una scelta moralmente non giustificabile, cioè inaccettabile da un punto di vista universale (che non richiede uno specifico retroterra culturale o religioso). Se ciò è vero come io credo fermamente allora è ben possibile che il senso di ingiustizia provocato dalla morte di Saddam per ragioni morali abbia importanti conseguenze politiche. Tra queste, il filosofo cita i dubbi diffusi sulla sincerità della politica degli Stati Uniti, e per conseguenza anche dell Occidente e delle Nazioni unite, in materia di diritti umani, che già esistono nel mondo asiatico e in quello arabo-islamico e che rendono più difficili i rapporti internazionali. Il fatto che molte persone vedano l esecuzione di Saddam, e il processo che ha portato a essa, come un ingiustizia morale conclude Maffettone non può che rafforzare questo tipo di sospetto. Ben venga l iniziativa italiana per la moratoria, ma nulla accadrà finché non si risolve la questione di fondo. A parlare è Massimo Cacciari, intervistato da Francesco Dal Mas su AVVENIRE. Sono soltanto chiacchiere - spiega il filosofo - quelle di chi accoglie in qualsiasi forma la possibilità della pena di morte, della violenza e del genocidio e poi contesta la visione della politica come relazione essenzialmente tra amico e nemico. 18

19 RASSEGNA STAMPA Settimanali diocesani Il caso Welby, l esecuzione di Saddam Hussein, la ricerca della pace nelle zone di conflitto e le questioni della vita sono solo alcuni dei temi che campeggiano negli editoriali dei settimanali diocesani pubblicati tra la fine del 2006 e questo inizio di Sono almeno tre le emergenze per il 2007 sulle quali si sofferma nel suo editoriale sul CORRIERE CESENATE, Francesco Zanotti (5/01/07). Innanzitutto, dopo la tragica fine del tiranno di Bagdad, restano sempre in primo piano l urgenza e la necessità di una politica internazionale che riveda i piani e gli sviluppi dell ultimo triennio Tutto il Medio Oriente continua ad essere una polveriera che minaccia l intero pianeta. Una seconda questione è data dalle sfide etiche. Le questioni della vita, che vanno dal riconoscimento di persona umana all embrione per giungere alla dignità di ogni uomo fino alla sua naturale morte, annota Zanotti - non sono ormai più scontate per tutti. Anzi, in maniera più o meno strisciante, si sta facendo strada una mentalità contraria, che indica nella completa disponibilità della propria esistenza il limite etico dell agire umano. Da ultimo la famiglia, vero luogo in cui spesso ci si arrocca, ma anche baluardo in cui tanti sanno trovare un solido rifugio. Continuare a parlare di pacs, di unioni di fatto e di diritti per le convivenze significa per Zanotti non avere a cuore il bene della cellula più importante della nostra società. O si darà corpo alle domande di milioni di cittadini che ogni giorno faticano nel silenzio e nell operosità, oppure lo sfaldamento del nostro tessuto sociale potrà essere un rischio davvero concreto. Parte dal messaggio del Papa per la giornata della pace 2007, l editoriale di don Vincenzo Tosello, direttore di NUOVA SCIN- TILLA di Chioggia (5/01/07). C è consonanza di fondo afferma - sulla necessità dell impegno comune per la costruzione della pace e sulla centralità della persona umana come condizione imprescindibile per l autenticità e la solidità della costruzione. Non si costruisce la pace se si continua a concepire la politica come potere di una parte sull altra e non come servizio al bene di tutti. Non si opera per la pace se si persiste nell adottare la guerra come via di soluzione delle tensioni internazionali; né se il sogno di altri stati continua ad essere quello di dotarsi di armi nucleari... La pace resta un illusione se non ci si educa al rispetto della vita umana, di ogni vita, dall inizio alla fine e se non si legifera e non si provvede in conseguenza, in difesa della vita come della famiglia È un lavoro profondo di educazione e di coerenza, che non riguarda solo altre persone o altre nazioni, ma noi stessi e la nostra Italia. Sul caso Welby si sofferma don Giorgio Zucchelli, direttore del NUOVO TORRAZZO di Crema (30/12/06) che scrive: si sono sentite molte polemiche attorno alla negazione dei funerali religiosi pubblici da parte del Vicariato di Roma, resa nota con un comunicato stampa il 22 dicembre scorso. Il Vicariato di Roma aveva precisato di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn ; ). Non vengono meno però la preghiera della Chiesa per l eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti. Secondo Zucchelli che anticlericali dichiarati e convinti abbiano chiesto funerali pubblici religiosi, non può non far sorgere qualche dubbio. È ovvio che in questo caso si trattava di una provocazione. È fin troppo ovvio che i funerali religiosi pubblici per Welby sarebbero stati strumentalizzati: Ecco, la Chiesa tollera ormai l eutanasia!. Subdolo tranello nel quale il Vicariato, che avrà riflettuto a lungo e seriamente sul caso, non ha voluto giustamente cadere. Negando i funerali pubblici conclude il direttore - la Chiesa ha voluto affermare che Dio non è solo Misericordia, ma anche Verità. E che questa Verità va pur detta con coraggio, anche se costa. Che Dio è il Dio della vita e non della morte. L esecuzione di Saddam Hussein al centro dell attenzione di don Vincenzo Rini, direttore de LA VITA CATTOLICA di Cremona (5/1/07), che si chiede se oggi questo supplizio abbia ancora senso e, inoltre, se nella difficile situazione irakena la morte del rais serva alla pacificazione o ad un peggioramento della situazione sempre più orientata verso la guerra civile. Parlando del confronto, che ha aperto un dibattito polemico nel mondo politico italiano, tra la morte dell ex Rais e di Mussolini, don Rini scrive che la condanna di Saddam non è stata frutto di una rabbia popolare scomposta e incontrollabile come accadde per il dittatore italiano - ma di un regolare processo Il 1945 è lontano, mentre è attuale l odio tribale che contrappone sciiti, sunniti e curdi La pena di morte è superata dalla storia; la vendetta politica non promette equità e giustizia. Men che meno democrazia. Con queste premesse temiamo che sia ancora lunga la strada verso la pace in quel martoriato Paese. 19

20 PRIMA PAGINA Un salto di qualità Cristiani ed Europa: pensieri e impegni per il 2007 DA PAESI E DA SEDI ISTITUZIONALI D EUROPA Marc Aellen (E*) Eric de Beukelaer (B) Miriam Diez Bosch (E) Gianni Borsa (E*) Charles Buttigieg (M) John Coughlan (E*) Brenda Drumm (EIR) Jean-Dominique Durand (F) Juan Velarde Fuertes (E) Mario Galgano (CH) Nicolas Gasparakis (GR) Marian Gavenda (SK) Gian Andrea Garancini (E*) Martin Horalek (CZ) Thomas Jansen (D) Andrej Saje (SL) Erich Leitenberger (A) Georges Marovitch (TR) Iva Mihailova (BG) Gabriel M. Nissim (E*) Sarah Numico (E*) Theo Péporté (L) Csongor Szerdahelyi (U) Zeljko Tanjic (HR) Francisc Ungureanau (R) Frank Turner (GB) Victor Khroul (RU) (E*) Sedi istituzionali europee RELIGIOUS INFORMATION SERVICE SERVICIO DE INFORMACIÓN RELIGIOSA SERVIZIO INFORMAZIONE RELIGIOSA SERVICE D INFORMATION RELIGIEUSE RELIGIÖSER NACHRICHTENDIENST Come europei abbiamo iniziato il 2007 con la percezione che è necessario un salto di qualità. Abbiamo le domande legate al processo di unificazione. È vero che esso procede e che l Europa sta archiviando la tragedia di un muro che la divideva - la Romania e la Bulgaria il 1 gennaio sono entrate nell Ue, la Slovenia ha scelto l Euro -, ma insieme emerge sempre più la domanda se l Ue sia capace di accogliere altri inquilini e su cosa l Ue sia in grado di offrire ai propri membri. La Presidenza tedesca dell Ue potrà rilanciare il dibattito sul Trattato costituzionale o la questione sarà inesorabilmente rimandata? Quali indicazioni verranno dalle votazioni in Francia? Ci interroghiamo sui rapporti dell Europa verso gli altri continenti: quale il suo contributo per la pace nel Medio Oriente? Come l Europa è in grado di reggere il confronto con l imponente emergere politico ed economico della Cina e dell India? Come collaborare con l Africa per renderla protagonista sulla scena mondiale, superando i gravi problemi sociali? Come affrontare le grandi urgenze planetarie legate all ambiente? Altri gravi interrogativi riguardano le questioni etiche legate alla vita, dove è in gioco la realtà stessa della persona umana: nel 2007 molti Paesi europei affronteranno dibattiti e legislazioni che riguardano la sperimentazione sugli embrioni, l eutanasia, la famiglia. Il rischio è che l Europa affronti queste domande nella solitudine, perché non sa più che Dio cammina sulle sue strade. La solitudine è una brutta compagna. Se il Cielo è chiuso sulle strade dell Europa, tutto si gioca nei limiti del terrestre e dello storico. Si possono tentare grandi imprese, ma se la morte è l ultima parola, dove possiamo trovare un senso definitivo per il nostro agire, un fondamento ai nostri valori, una luce per dire chi è la persona umana, una base alla fratellanza tra tutti gli abitanti del pianeta? Se manca un apertura alla trascendenza rischiamo scelte con brevi orizzonti e ci accontentiamo di compromessi su un minimo comun denominatore. Il 2007 ci riservi il coraggio di tentare un salto di qualità per trovare un consenso in alto, dove ognuno possa offrire il contributo più profondo e più vero per il bene comune. Il cristianesimo abbia dei testimoni autentici e coerenti e riceva spazio e comprensione per offrire un apporto che può riservare sorprese alla stanca Europa. Nell agenda dei cristiani europei ci sono appuntamenti preziosi. Quando il 25 marzo si celebrerà a Roma e a Berlino il 50 del Trattato di Roma, fondativo della Comunità europea, le Conferenze episcopali dei Paesi Ue realizzeranno a Roma un convegno per riscoprire la visione e i valori dei padri fondatori e il senso della cittadinanza europea. Il 4-9 settembre tre mila cristiani di tutti i Paesi del continente si riuniranno a Sibiu, in Romania, per la terza assemblea ecumenica europea, per pensare e vivere il tema: La luce di Cristo illumina tutti. I vescovi europei e africani hanno concordato una serie di incontri sul tema della migrazione per approfondire la comune responsabilità: il primo incontro si realizzerà in Ghana a novembre. A giugno a Roma si riuniranno professori delle università europee per riflettere sul nuovo umanesimo. La solitudine chiude gli orizzonti e genera paura e tristezza, specie tra i giovani. La grande notizia è che l uomo non è solo perché Dio esiste, si è incarnato e lo ama fino al dono della vita. Questa la novità che può dare all Europa il coraggio di un salto di qualità. ALDO GIORDANO segretario generale Ccee 20

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