LA GESTIONE DELLE PROBLEMATICHE FITOSANITARIE DEL CASTAGNO
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1 38 39 LA GESTIONE DELLE PROBLEMATICHE FITOSANITARIE DEL CASTAGNO Giuseppino Sabbatini Peverieri, Tullio Turchetti, Alberto Alma, Pio Federico Roversi Numerose galle di cinipide su ramo di castagno
2 Il castagno europeo non solo costituisce una risorsa alimentare per l uomo, ma come peraltro accade per ogni altra pianta, i castagneti e i loro frutti rappresentano un substrato di sviluppo per una vasta schiera di organismi, definibili come fitofagi o fitoparassiti. In Italia sono circa 50 le specie di insetti che si sviluppano a spese del castagno, anche se poi solamente alcuni siano effettivamente dannosi alla produzione castanicola. Tra le principali specie dannose si ricordano sia le cidie, lepidotteri appartenenti alla famiglia dei tortricidi (Cydia fagiglandana, Cydia splendana e Pammene fasciana), sia il noto coleottero curculionide Curculio elephas, il balanino. Tra le patologie del castagno, si ricordano gli agenti del mal dell inchiostro e del cancro della corteccia, causate rispettivamente dalle specie funginee Phytophthora cambivora (insieme alla congenere P. cinnamomi) e Cryphonectria parasitica. A queste avversità del castagno, ormai da tempo diffuse, si è aggiunto il cinipide Dryocosmus kuriphilus, specie aliena di recente introduzione. In particolare, il cinipide ha comportato una forte perturbazione del sistema castagno, aggiungendo gli effetti dei suoi danni a quelli già prodotti dagli altri fitofagi e fitoparassiti, comportando ulteriori azioni di stress alle piante, sempre più debilitate dalle avversità. La gestione delle problematiche fitosanitarie del castagno è sempre stata una pratica complessa, di difficile riuscita e in molti casi anche inattuabile o con l ottenimento di risultati piuttosto deludenti. In passato venivano attuati prevalentemente interventi di tipo fisico-agronomico per il contenimento delle avversità. In tempi più recenti sono stati prospettati approcci diversi nel castagneto, legati essenzialmente alla difesa biologica, biotecnologica e microbiologica. Tuttavia il mercato rende disponibili anche numerosi formulati commerciali di prodotti di sintesi, la cui applicabilità deve essere attentamen- Sintomi del mal dell inchiostro: ingiallimenti fogliari e microfillia Sintomi del mal dell inchiostro: frutti di piccole dimensioni Sintomi del mal dell inchiostro: imbrunimenti al colletto Dryocosmus kuriphilus, adulto, galla e stadi larvali te verificata in ambienti come il castagneto da frutto e in considerazione del fatto che la maggior parte degli impianti in Italia si trova in aree boschive, dove è impossibile l impiego di prodotti chimici; è inoltre necessario mettere in evidenza che le applicazioni di tali prodotti hanno spesso fornito risultati contrastanti (alcuni successi alternati con altrettanti insuccessi). Queste difficoltà probabilmente sono legate all enorme difformità e complessità dell ecosistema castagno in Italia, sia da un punto di vista della struttura arborea che da quello stazionale; in questi contesti la distribuzione dei prodotti e delle sostanze attive incontrano svariati ostacoli. Contro cidie e balanino rimangono a tutt oggi praticabili gli approcci tradizionali; in particolare tali pratiche possono trovare ancora impiego nelle varie realtà castanicole di piccola e media impresa (la maggior parte delle strutture produttive in Italia) e dove si persegue l ottica di una produzione di elevata qualità alimentare, di rispetto dell ambiente e di conservazione dei metodi tradizionali di produzione (es. produzioni biologiche, DOP, IGP). Proponibili in queste realtà sono anche gli approcci ecosostenibili, quelli di origine biologica, in particolare la lotta basata su nematodi e funghi entomopatogeni o le tecniche di confusione sessuale. Purtroppo a oggi questi interventi necessitano ancora di ulteriori sperimentazioni per la loro corretta messa a punto. I risultati ottenuti in alcune sperimentazioni in campo con nematodi entompatogeni condotte nel settore castanicolo, indicano interessanti prospettive nel controllo delle cidie e del balanino. I nematodi entomopatogeni 40 41
3 più utilizzati nella lotta biologica appartengono ai generi Steinernema e, soprattutto, Heterorhabditis. Questi organismi svolgono la loro capacità di controllo delle popolazioni infestanti agendo sullo stadio larvale degli insetti nocivi. In particolare nel contesto del castagno, tali organismi intervengono sulle larve in fase di svernamento nel suolo. I nematodi entomopatogeni sono in grado di spostarsi nel terreno su sottili film acquosi alla ricerca di insetti da infettare e colonizzare, penetrando nell ospite attraverso le aperture naturali. Nell ospite, si susseguono diverse generazioni fino al suo completo sfruttamento e le nuove generazioni abbandonano l ospite e tornano nel suolo per la ricerca di altri insetti. La capacità di portare a morte le larve degli insetti colpiti viene esplicata dall azione di batteri simbionti che i nematodi stessi inoculano C. parasitica: cancro mortale C. parasitica: cancro cicatrizzante C. parasitica: cancro cicatrizzato C. parasitica: cancro intermedio Galle del Dryocosmus kuriphilus su giovane germoglio di castagno (MiPAAF, 2011) 42 43
4 nel corpo delle larve. Tali batteri causano la morte delle larve mediante la produzione di tossine, trasformandole in un substrato alimentare per i nematodi. I nematodi sono molto sensibili alle condizioni ambientali: le i nematodi distribuiti sul terreno non siano in grado di sopravvivere ai periodi estivi e pertanto la metodologia da adottare prevede l applicazione annuale, alla stregua di un biocida. Le tecniche applicative più correttemperature troppo basse, ma soprattutto la disidratazione del terreno ne minacciano la sopravvivenza. In considerazioni delle condizioni ambientali a cui sono soggetti i castagneti in Italia, è ragionevole supporre che te sono ancora in fase di sperimentazione, tuttavia si ritiene necessaria la presenza di almeno 1-1,5 miliardi di nematodi ad ettaro, ma probabilmente densità superiori possono condurre a risultati migliori. Rimane un 44 45
5 punto chiave nell applicazione: la sufficiente l umidità del terreno. È proponibile un doppio periodo di trattamento, uno coincidente con la fase di raccolta delle castagne ed uno primaverile, da eseguirsi in concomitanza di periodi piovosi che possano rifornire il terreno di sufficiente acqua. Tra gli impieghi di sistemi che prevedono organismi antagonisti al balanino e alle cidie, si ricorda anche l uso di funghi entomopatogeni, per lo più appartenenti ai generi Beauveria o Metarhizium. Nel caso della lotta contro il balanino e le cidie, la distribuzione dovrebbe avvenire nel periodo autunnale quando le larve iniziano ad uscire dai frutti colpiti, quindi prima che le larve si interrino nel suolo. In tal modo le larve si contaminano delle spore del fungo che poi germinando, le infetta e le colonizza. Tuttavia, una certa attività di traslocazione passiva delle spore in profondità nel terreno è possibile anche per effetto della traslocazione dell acqua delle piogge, andando così ad infettare anche le larve che non si sono contaminate in superficie. Anche in questo settore, come per i nematodi, si attendono le ulteriori necessarie conferme sull efficacia dell impiego e sulla messa a punto delle più corrette misure d applicazione, prima di proporre il sistema come un mezzo efficace per il contenimento delle popolazioni infestanti. Negli ultimi decenni si è prospettata anche la possibilità di intervenire mediante tecniche di confusione sessuale nel controllo delle cidie, in particolare nei confronti di C. fagiglandana e C. splendana. L individuazione dei loro feromoni sessuali ha permesso di procedere con approcci biotecnologici nel tentativo di controllare le loro popolazioni, attingendo da esperienze condotte nel settore dell agricoltura. Inoltre, recentemente, la possibilità dell impiego di sistemi automatizzati nella distribuzione dei prodotti ha reso più conveniente l impiego anche nei Galla secca di cinipide castagneti. La tecnica della confusione sessuale prevede una elevata concentrazione di feromoni sessuali (formulato sintetico) nell ambiente in modo da impedire ai maschi di localizzare con successo le femmine per l accoppiamento. Tuttavia si devono ancora attendere ulteriori conferme sull efficacia di questi interventi nei diversi contesti italiani e in ogni modo la tecnica non è applicabile nei casi di elevate densità delle popolazioni dell insetto fitofago, dove infine gli incontri casuali potrebbero comunque portare ad un numero rilevante di femmine fecondate nell ambiente e tale da non trovare poi riscontro in una effettiva riduzione dei danni sui frutti. Discorso a parte merita il cinipide del castagno Dryocosmus kuriphilus, introdotto accidentalmente in Italia all inizio degli anni 2000 e da qui diffusosi rapidamente ormai in tutta Europa. I danni arrecati dal cinipide sono evidenti ed eclatanti, comportando la completa defoliazione delle chiome delle piante, anche in castagni secolari ed imponenti. Casi di morte delle piante sono stati documentati solo per semenzali, ma la perdita di produzione in seguito alla defoliazione è stata documentata e lamentata ovunque, perdite che possono anche arrivare all ordine del 70-80% della produzione, o addirittura da azzerarla del tutto lì dove non risulta più conveniente nemmeno procedere alla raccolta del prodotto. In Italia la lotta al cinipide è stata attuata mediante l introduzione programmata sul territorio italiano del suo antagonista principale ottenuto dalle stesse aree di origine dell insetto nocivo, il Torymus sinensis. Questo parassitoide ha permesso nel giro di alcuni anni di contenere le popolazioni del cinipide sotto livelli accettabili, anche se con effetti diversi a seconda degli anni di introduzione e delle caratteristiche locali delle singole aree castanicole. I risultati ottenuti in molte aree italiane lasciano supporre una potenziale risoluzione della problematica, che dovrebbe essere costante nel tempo, secondo i principi della lotta biologica classica. Le problematiche fitosanitarie del castagno non sono comunque solo legate agli insetti, ma anche microorganismi fungini intervengono con gravi manifestazioni. Una storica avversità è il cancro corticale del castagno (Cryphonectria parasitica), patogeno proveniente dall areale asiatico e diffusosi in Nord America dove ha distrutto il castagno americano. In Europa, in un secondo momento, la comparsa fortuita dei ceppi ipovirulenti del patogeno, ha permesso la sopravvivenza della coltura del castagno. In presenza dell ipovirulenza, le piante sono in grado di circoscrivere l infezione, cicatrizzandola. Al giorno d oggi il cancro corticale del castagno sembra una patologia alquanto contenuta, ma tuttavia possono verificarsi delle recrudescenze dove gli impianti sono indeboliti da altre problematiche, come ad esempio le interazioni con il cinipide. Altra patologia nota da tempo è il mal dell inchiostro, malattia causata dagli agenti patogeni Phytophthora cambivora e P. cinnamomi. Questa malattia colpisce l appara- to radicale ed è diffusa in Europa già dalla fine dell ottocento, causando la morte sia di piante singole che di gruppi anche estesi. I sintomi della malattia sono: ingiallimento fogliare e microfillia, produzione di frutti di piccole dimensioni e soprattutto la presenza di imbrunimenti a fiamma sul colletto delle piante fino a circa 1 metro di altezza. Per il controllo del mal dell inchiostro sono fondamentali: la diagnosi precoce e gli interventi di tipo agronomico-colturale, come ad esempio la regimazione delle acque di scorrimento, la sospensione o riduzione della frequentazione del castagneto e provvedere al mantenimento di un buon livello di sostanza organica nel terreno. Tra le patologie di origine fungina, recentemente si è presentata una nuova ulteriore emergenza fitosanitaria: la mummificazione delle castagne, il cui agente patogeno sembra essere afferente al genere Gnomoniopsis. Questa patologia causa la completa perdita del prodotto colpendo le castagne all interno del frutto e senza alcun sintomo di presenza all esterno. Si tratta di una grave avversità che si sta manifestando in vari comprensori castanicoli italiani e per la quale Torymus sinensis 46 47
6 ancora non vi è sufficiente chiarezza sui processi biologici coinvolti nel manifestarsi della malattia, tanto meno sulle più corrette modalità di intervento. Si ritiene comunque in via generale che il mantenimento di una buona condizione vegetativa delle piante e di conseguenze l incremento della capacità di autodifesa, possano dare un significativo contributo al controllo della malattia. Nel complesso il castagno soffre di avversità difficilmente gestibili a causa della collocazione della maggior parte degli impianti in Italia, ovvero terreni montani, spesso di difficile accesso, con strutture arboree imponenti e piante ancora molto vecchie. Dall altro lato, è possibile intervenire sul castagno con una serie di trattamenti che permettono di mantenere lo stato di vigoria delle piante, sia con opportune potature, che intervenendo sulla fertilità del suolo. Una buona condizione di fertilità, consente di avere piante 48 49
7 più vigorose con una migliore tolleranza nel fronteggiare le avversità. La fertilità del suolo viene spesso compromessa nell ecosistema castagno a causa della repentina e pluriennale sottrazione di sostanza organica (asportazione di frutti, ricci, foglie, rami e rametti delle potature) o alla bruciatura dei residui in loco che costituiscono comunque una perdita di humus fertile. D altra parte la buona ferti- Giuseppino Sabbatini Peverieri Consiglio per la ricerca in agricoltura e l analisi dell economia agraria, Centro di ricerca per l agrobiologia e la pedologia Cascine del Riccio - Firenze Alberto Alma DISAFA, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino Grugliasco - Torino lità del terreno, costituisce un primo passo per l autodifesa del castagno verso le proprie avversità. Adottare tecniche di compostaggio in loco può contribuire al mantenimento della fertilità e dove questa risulti comunque carente, si può procedere al suo diretto reintegro mediante calibrati programmi di concimazione, oppure permettendo il pascolamento diretto, ad esempio, degli ovini. Tullio Turchetti Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante Sesto Fiorentino - Firenze Pio Federico Roversi Consiglio per la ricerca in agricoltura e l analisi dell economia agraria, Centro di ricerca per l agrobiologia e la pedologia Cascine del Riccio - Firenze Formulazione innovativa per vite, fruttiferi e colture orticole Thiopron è un fungicida a base di zolfo, formulato come sospensione concentrata in ragione di 825 g/l. Thiopron utilizza coformulanti speciali che gli permettono di aderire alle superfici vegetali senza ricorrere ad oli, né minerali, né vegetali. La minima dimensione delle micelle e l elevata resistenza al dilavamento massimizzano l efficacia del formulato. La sofisticata formulazione liquida in base acquosa garantisce una perfetta selettività anche nei più critici stadi di sviluppo. Rain free formulation Sospensione concentrata ad alta resistenza al dilavamento (formulazione base acqua). Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di zolfo, registrazione n. 13. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell uso leggere sempre l etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta. 50 UPL Italia s.r.l S. Carlo di CESENA (FC) Via Terni, tel fax italiacesena@uniphos.com
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