b. I rapporti Ilo fra 2006 e 2007

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1 LAVORO Indice a. Definizione b. I rapporti Ilo fra 2006 e 2007 c. Focus: Lavoro minorile d. Quadri riassuntivi e. Links 1 / 7

2 a. Cosa intendiamo per lavoro? Il dizionario De Agostini definisce lavoro : l attività nella quale si impegnano le forze manuali o intellettuali per l'esecuzione di un'opera, per l'esercizio di un mestiere o di una professione. Una descrizione semplice che però non affronta la complessità del tema nei suoi innumerevoli risvolti,ne tanto meno indica la ricchezza del patrimonio di riflessione che la chiesa cattolica ha prodotto sul tema. L ampia riflessione sul lavoro fatta dalla Dottrina Sociale della Chiesa sul tema ci può aiutare meglio a comprendere la complessità sottesa ed in valori di riferimento In particolare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa curato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ci invita a riflettere sul fatto che: - Il lavoro deve essere opera non di schiavi, ma di uomini; esso è vera vocazione, mezzo per sviluppare la persona umana, esecuzione della volontà di Dio, perciò deve essere tutelato dalle leggi, giustamente retribuito, diritto di tutti. La disoccupazione è dunque male morale, oltre che economico-sociale, della società. - Ed ancora sottolinea con vigore al numero 287 che il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene per l'uomo: un bene utile, degno di lui perché adatto appunto ad esprimere e ad accrescere la dignità umana. La Chiesa insegna il valore del lavoro non solo perché esso è sempre personale, ma anche per il carattere di necessità. Il lavoro è necessario per formare e mantenere una famiglia, per avere diritto alla proprietà, per contribuire al bene comune della famiglia umana. La considerazione delle implicazioni morali che la questione del lavoro comporta nella vita sociale induce la Chiesa ad additare la disoccupazione come una «vera calamità sociale», soprattutto in relazione alle giovani generazioni. - Indicando al numero 288 come il lavoro è un bene di tutti, che deve essere disponibile per tutti coloro che ne sono capaci. La «piena occupazione» è, pertanto, un obiettivo doveroso per ogni ordinamento economico orientato alla giustizia e al bene comune. Una società in cui il diritto al lavoro sia vanificato o sistematicamente negato e in cui le misure di politica economica non consentano ai lavoratori di raggiungere livelli soddisfacenti di occupazione, «non può conseguire né la sua legittimazione etica né la pace sociale». b. Il lavoro tragedia globalizzata: il rapporto dell International Labour Organization (ILO) 2006 e prime analisi 2007 Il numero totale delle persone disoccupate nel mondo è aumentato nel 2005 e sono 2 milioni ogni anno le persone che muoiono da cause legate al lavoro. Vengono inoltre stimati ogni anno in 270 milioni gli incidenti sul lavoro e 160 milioni i casi di malattie professionali. Secondo il rapporto annuale dell ILO Global Employment Trends (gli sviluppi del mercato mondiale del lavoro) sul lavoro, la disoccupazione continua a crescere e i giovani costituiscono la metà dei disoccupati nel mondo. La forte crescita economica non ha controbilanciato l aumento delle persone in cerca di lavoro, in particolare tra la vasta e crescente schiera di giovani disoccupati. 2 / 7

3 Il rapporto segnala l incapacità della maggior parte delle economie a convertire la crescita del prodotto interno lordo (PIL) in creazione di posti di lavoro o aumento dei salari, che unito ai molteplici disastri naturali e all aumento dei prezzi delle risorse energetiche, colpisce in modo particolarmente duro la categoria dei lavoratori poveri. Il rapporto dell ILO rileva che nonostante il PIL globale sia cresciuto del 4,3 per cento nel 2005, solo 14,5 milioni degli oltre 500 milioni di lavoratori poveri nel mondo sono riusciti a superare la soglia di povertà di un dollaro al giorno. Inoltre, nel 2005, degli oltre 2,8 miliardi di lavoratori nel mondo, 1,4 miliardi non guadagnano ancora abbastanza per portare loro stessi e le proprie famiglie al di sopra della soglia di povertà dei 2 dollari al giorno la stessa cifra di 10 anni fa, fa notare l ILO. Il Rapporto di quest anno mostra ancora una volta che la crescita economica da sola non risponde adeguatamente alle necessità dell occupazione globale. «Tutto ciò sta ritardando la riduzione della povertà in molti paesi» ha dichiarato Juan Somavia, Direttore Generale dell ILO. «Stiamo affrontando una crisi del lavoro a livello globale di proporzioni gigantesche e una carenza di lavoro dignitoso che non potrà scomparire da sola. Per affrontare queste problematiche abbiamo bisogno di nuove politiche e nuove pratiche». Nonostante che le stime dei governi affermino che il tasso di disoccupazione è rimasto invariato dopo essere sceso al 6,3 per cento in due anni, l ILO sostiene al contrario che se molte più persone sono attualmente «al lavoro», allo stesso tempo, molte altre sono più che mai disoccupate. Il Rapporto dell ILO aggiunge che quasi la metà dei disoccupati nel mondo è costituita da giovani tra i 15 e i 24 anni e che la loro probabilità di rimanere disoccupati è tre volte superiore a quella degli adulti. L ILO definisce questo dato «critico», dal momento che i giovani rappresentano solo il 25 per cento della popolazione in età lavorativa. Un altro dato significativo rilevato dall ILO è che la quota del totale di occupati nel settore dei servizi è aumentata in tutte le regioni negli ultimi 10 anni con un unica eccezione, il Medio Oriente e il Nord Africa. Se il settore dei servizi continuerà a crescere a questi ritmi, molto presto supererà quello dell agricoltura che detiene il primato nel creare occupazione. Il rapporto ha anche evidenziato che il divario occupazionale tra donne e uomini si è ridotto nell ultimo decennio benché rimanga ancora ampio. Nel 2005, il 52,2 per cento delle donne adulte era occupato, rispetto al 51,7 per cento del Nel 2005, le donne costituivano circa il 40 per cento della forza lavoro globale. Secondo il rapporto, la tendenza delle donne economicamente attive nel mercato del lavoro varia da regione a regione. Mentre il numero delle donne attive in America Latina e Caraibi è diminuito, in Medio Oriente e Nord Africa si è registrato un aumento della partecipazione femminile a partire da livelli estremamente bassi. Complessivamente, la tendenza all aumento dei tassi di partecipazione alla forza lavoro tra le donne registrato negli anni 80 e primi anni 90 si è arrestata in regioni come il sud-est asiatico e l Asia del Sud ed è invertita nell Europa dell Est e Centrale (non UE), nei paesi dell ex Unione Sovietica, Asia dell Est e Africa sub-sahariana. 3 / 7

4 Il rapporto evidenzia alcune tendenze regionali sui quali occorrerà prestare attenzione Il maggiore aumento della disoccupazione si è registrato in America Latina e nei Caraibi: in queste aree il numero dei disoccupati è aumentato di quasi 1,3 milioni, pari ad un aumento dello 0,3 per cento del tasso di disoccupazione che raggiunge il 7,7 per cento. Anche nei paesi non UE dell Europa Centrale ed Orientale e nei paesi ex sovietici, il tasso di disoccupazione è passato dal 9,5 per cento nel 2004 al 9,7 per cento nel Nei paesi sviluppati e nell Unione Europea, il tasso di disoccupazione ha segnato un ribasso dal 7,1 per cento nel 2004 al 6,7 per cento nel In Asia, i tassi di disoccupazione non sono cambiati in modo significativo. In Asia dell Est, la disoccupazione si mantiene al 3,8 per cento, rimanendo la più bassa al mondo. In Asia del Sud, la disoccupazione è del 4,7 per cento mentre nell Asia del Sud-Est e nel Pacifico, il tasso è del 6,1 per cento. Con una disoccupazione al 13,2 per cento nel 2005, il Medio Oriente e l Africa del Nord rimangono le regioni dove si registra il più alto tasso di disoccupazione al mondo. Con il 9,7 per cento di persone disoccupate, l Africa Sub Sahariana registra il secondo tasso più alto al mondo. La regione registra inoltre il più alto tasso di lavoratori poveri, facendo quindi sentire tutta l urgenza di fronteggiare il deficit di lavoro dignitoso. Il rapporto tra occupazione e popolazione - ovvero la proporzione di persone occupate sull insieme della popolazione in età lavorativa - varia da regione a regione. Il rapporto più alto si registra in Asia con il 71,1 per cento nel Tuttavia, questa regione ha anche segnato la variazione più importante nell ultimo decennio con una diminuzione del 3,5 per cento. Il Medio Oriente e l Africa del Nord segnano il rapporto più basso con il 46,4 per cento nel I lavoratori poveri che vivono con meno di un dollaro al giorno sono diminuiti in tutte le regioni tranne che in Africa sub-sahariana dove sono aumentati di 2,5 milioni e nel Medio Oriente e in Africa del Nord dove il loro numero è rimasto più o meno invariato. Il numero dei lavoratori poveri che vivono con meno di due dollari al giorno è diminuito solo in Europa Centrale e Orientale (non UE) e nei paesi ex sovietici, in America Latina e nei Caraibi, e, in modo più significativo, in Asia dell Est. Il numero è invece aumentato in Asia del Sud-Est e nel Pacifico, in Asia del Sud, nel Medio Oriente, in Africa del Nord e in particolare nell Africa sub-sahariana. Secondo il rapporto, l impatto sulla povertà e l occupazione è dovuto anche all aumento dei costi energetici che varia da regione a regione. In Asia per esempio (regione ben avviata in vista del raggiungimento dell Obiettivo di Sviluppo del Millennio nel dimezzare la povertà entro il 2015), l impatto sulla povertà sarà significativo solo se l aumento dei costi energetici perdurerà. In Africa subsahariana invece (dove fin d ora sembra impossibile raggiungere l Obiettivo sul dimezzamento della povertà) le ripercussioni dell aumento dei costi energetici sono considerevoli già sul breve periodo e, sul lungo termine i segnali incoraggianti registrati sino ad oggi nella lotta contro le povertà in alcuni paesi, potrebbero addirittura sfumare. Secondo il rapporto, oggi è molto più diffusa, soprattutto in Africa, la convinzione per cui la riduzione della povertà può essere ottenuta solo attraverso la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. La maggiore consapevolezza dell importanza di collocare il tema dell occupazione al centro delle politiche 4 / 7

5 economiche e sociali, come testimonia il Vertice delle Nazioni Unite del 2005, segna un importante passo in avanti. Alcuni approfondimenti in breve sul lancio del Rapporto 2007 I dati sul mercato del lavoro in ordine alla disoccupazione rimangono sostanzialmente invariati rispetto all anno precedente. L ILO indica solo un modesto miglioramento delle condizioni dei cosiddetti working poor (lavoratori che vivono con meno di 2 $ al giorno). In sintesi possiamo aggiungere alcune tendenze comuni presenti in tutto il mondo nel rapporto 2007: Le persone giovani in genere hanno maggiore difficoltà degli adulti nel mercato del lavoro. Le donne non hanno le stesse opportunità che gli uomini. La mancanza di un lavoro decoroso rimane diffusa C è una condivisa opinione che l unica via sostenibile per ridurre la povertà sia offrire un lavoro decoroso e che questo sia dovuto ad un non adeguato sviluppo del capitale umano piuttosto che da una discrepanza fra offerta e domanda nel mercato del lavoro. b. Focus per approfondire: La diffusione del lavoro minorile nel mondo Il compendio della Dottrina Sociale della Chiesa affermando al n. 296 che Il lavoro minorile, nelle sue forme intollerabili, costituisce un tipo di violenza meno appariscente di altri, ma non per questo meno terribile. Una violenza che, al di là di tutte le implicazioni politiche, economiche e giuridiche, resta essenzialmente un problema morale. Questo l'ammonimento di Leone XIII: «Quanto ai fanciulli si badi a non ammetterli nelle officine prima che l'età ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche, intellettuali e morali. Le forze, che nella puerizia sbocciano simili all'erba in fiore, un movimento precoce le sciupa, e allora si rende impossibile la stessa educazione dei fanciulli» evidenziando come la piaga del lavoro minorile, ad oltre cento anni di distanza, non è stata ancora debellata. Nel mondo i bambini ed i ragazzi con età compresa tra i 5 ed i 17 anni impegnati in attività sono circa 352 milioni: il 23% del totale della popolazione infantile mondiale. Di questi, circa 211 milioni, ossia il 60% del totale, sono minori con età compresa fra i 5 e i 14 anni, l 88% dei quali impegnati in attività lavorative che pregiudicano gravemente le condizioni fisiche e/o la morale del minore. a) Paesi Sviluppati Nei Paesi sviluppati (tutti i Paesi Occidentali con alcune eccezioni come per esempio il Sud Africa), il lavoro minorile è presente, seppur con un impatto decisamente minore rispetto al resto del mondo. Il totale di minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 17 anni ammonta a circa Che corrisponde più o meno al 9% del totale della popolazione infantile di questi Paesi e al 4,3% del totale dei minori lavoratori nel mondo. I minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 14 anni sono circa : il 2,1% del totale della popolazione infantile dei Paesi sviluppati è circa l 1,2% del totale dei minori lavoratori nel mondo con meno di 15 anni. a.1 Italia In Italia secondo l Istat lavorano ragazzi tra i 7 e 14 anni e circa 31 mila di essi possono definirsi letteralmente sfruttati. 5 / 7

6 Secondo la ricerca Istat possono essere considerati economicamente attivi (con lavori quindi anche all'interno del nucleo familiare o comunque parziali o stagionali) bambini tra i 7 e i 10 anni, tra gli 11 e i 13 anni e ragazzi di 14 anni. Sulla media della popolazione dell'età corrispondente lavorano circa 3,1 ragazzi: 0,5% del totale dei ragazzi tra i 7 e i 10 anni, il 3,7 tra gli 11 e i 13 anni e l'11,6% dei quattordicenni. Possono, invece, essere considerati sfruttati, bambini, lo 0,66% dei ragazzi nella stessa fascia d età. I più sfruttati, secondo l Istat, sono i quattordicenni, il 2,74% del totale. Purtroppo dalla indagine dell Istat rimangono esclusi i minori non residenti, per lo più di nazionalità non italiana, spesso oggetto di sfruttamento (accattonaggio,..). b) Paesi in transizione economica I Paesi in transizione economica sono quelli che stanno passando a sistemi di economia di mercato. In questi Paesi si stima che i minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 17 anni siano circa , ossia il 10% del totale della popolazione infantile di riferimento nell area considerata. Nei Paesi in transizione economica E presente circa il 2,4% del totale dei minori economicamente attivi nel mondo. I minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 14 anni sono , circa il 3,8% del totale della popolazione con età inferiore ai 15 anni presente nella regione considerata e lí1,1% del totale dei minori lavoratori al di sotto dei 15 anni presenti nel mondo. c) Asia e Pacifico Lo zona geografica dell Asia e del Pacifico comprende Paesi tra i più popolosi del mondo tra cui l India e la Cina. In questa parte del mondo infatti il totale di minori lavoratori è altissimo, si stima che siano circa tra i 5 ed i 17 anni: il 25% del totale della popolazione infantile della regione considerata e il 61% del totale dei minori lavoratori presenti in tutto il mondo. I minori lavoratori con età inferiore ai 14 anni sono circa : il 19% del totale della popolazione infantile di riferimento e circa il 60% dei minori lavoratori con meno di 15 anni presenti nel mondo. In termini assoluti è quindi questa la parte del mondo in cui e presente il numero più alto di minori lavoratori. Ma ciò è dovuto al fatto che si tratta anche della regione con un maggior numero di bambini ed adolescenti. d) America Latina Nei Paesi dell America Latina si contano circa minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 17 anni: il 20% del totale della popolazione infantile di riferimento ed il 7,9% del totale dei minori lavoratori nel mondo. I minori lavoratori con età inferiore ai 15 anni sono circa , numero che corrisponde al 16% del totale della popolazione infantile di riferimento e all 8,3% del totale dei minori lavoratori con età inferiore ai 15 anni nel mondo. e) Africa L Africa è la regione con un maggior impatto del lavoro minorile, inteso come rapporto tra totale della popolazione infantile e minori lavoratori.nella zona dell Africa subsahariana, la zona più povera del continente africano, i minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 17 anni sono circa : il 32% circa del totale della popolazione infantile della regione considerata e circa il 19% del totale dei minori lavoratori del mondo. I minori lavoratori con età inferiore ai 15 anni sarebbero circa , ossia circa il 28,8% del totale della popolazione infantile di riferimento nella zona considerata e il 23% del totale dei minori lavoratori con età inferiore ai 14 anni presenti nel mondo. f) Nord Africa Nei Paesi del Nord Africa sono presenti circa di minori lavoratori con età compresa tra i 5 ed i 17 anni, che corrispondono al 18,7% del totale della popolazione infantile della regione considerata e al 6% del totale dei minori lavoratori nel mondo. 6 / 7

7 In riferimento ai minori di 15 anni, si calcola che siano circa : circa il 15,2% del totale della popolazione infantile di riferimento e il 6,4% del totale dei minori lavoratori con meno di 15 anni presenti al mondo. c.1. Le principali tipologie di lavoro svolte dai minori a. Il lavoro familiare e il lavoro domestico Una tipologia diffusa di lavoro minorile è quello svolto nel contesto del nucleo familiare: lavori domestici, al lavoro vero e proprio nel contesto di piccole unità produttive a conduzione familiare, al lavoro nei campi di proprietà dei genitori nei contesti rurali. b. Il lavoro di strada Questo tipo di lavoro è diffuso soprattutto nei contesti urbani delle grandi metropoli dei Paesi in via di Sviluppo. I minori lavoratori di strada svolgono svariate attività: dalla vendita di cibi o bevande, alla distribuzione di giornali, alla lucidatura delle scarpe. Questo tipo di attività il più delle volte sono pregiudizievoli per il minore non tanto per il tipo di lavoro, quanto piuttosto per il contesto in cui viene svolto. Infatti la strada è per loro un ambiente pericoloso. I rischi a cui sono esposti sono molti e di fatto la strada rappresenta il contesto più favorevole per il coinvolgimento in attività che sono classificate come peggiori forme di lavoro minorile: per esempio il traffico di droga o la prostituzione. c. Il lavoro nel settore industriale Il lavoro minorile è un fenomeno frequente anche in settori diversi da quello informale. Si pensi al settore industriale o al settore agricolo, in particolare nel contesto di attività estensive come le piantagioni. d. Le peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile L ILO stima che siano circa 8,4 milioni i minori impiegati nelle peggiori forme di lavoro minorile (schiavitù, traffico, di minori, schiavitù da debito, reclutamento nei conflitti armati, prostituzione e pornografia). f. Quadri riassuntivi del rapporto ILO Disoccupazione nel mondo, 1995,2000, (milioni) Anno Totale 157,3 177,2 191,4 191,1 189,6 191,8 Maschi 92,7 104,7 113,0 112,8 111,7 112,9 Femmine 64,7 72,5 78,5 78,3 77,9 78,9 Tassi di disoccupazione nel mondo, 1995,2000, (percentuali) Anno Totale 66,9 66,2 66,2 66,2 66,2 66,2 Giovani 58,9 56,2 56,2 56,2 56,2 56,2 Adulti 69,7 69,6 69,6 69,5 69,4 69,4 Link eace_doc_ _compendio-dott-soc_it.html 7 / 7

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