Essere laici nella chiesa e cristiani nel mondo, oggi.

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1 Essere laici nella chiesa e cristiani nel mondo, oggi. O. PREMESSA Il primo nome con il quale si definiscono i cristiani nella sacra scrittura è quello di credenti. Il primo nome, secondo Luca, è oi pisteusantes, (At2,44) cioè i credenti, quelli che hanno posto la loro fiducia in Gesù Cristo. Il primo nome fu quello di credenti, e il secondo quelli della via (At9,2) dove indicava sì un percorso di fede, ma anche uno stile di stare in mezzo agli altri. Riscopriamo questi due termini: credenti che vivono di fede e che hanno una via nell abitare nel mondo. Il terzo nome fu quello di cristianoi, (At11,26) e cioè unti come lo è il Cristo. Questi discepoli che percorrono la via di Gesù formano la chiesa, una comunità di chiamati, un termine che non ha una degna traduzione in italiano, perché ecclesìa esprime un adunanza di chiamati da un altro, non esiste un termine italiano equivalente. Ecclesia è l insieme dei chiamati dove il soggetto della chiamata è Dio. I cristiani sono uomini e donne che stanno nel mondo senza esenzioni e senza fughe di alcun tipo. In questo senso va detto che se col battesimo diventano il corpo di cristo, è altresì vero che questa identità dovrebbe renderli testimoni, cioè persone che sono credibili perché lo testimoniano prima che con le parole, dal modo in cui vivono. E danno perciò vita a comunità credibili! Infine i cristiani sono persone che hanno creduto all amore (1GV), definizione che non troviamo altrove. Un amore che non dobbiamo meritare, che Dio ci offre, un amore che vince la morte. Ecco chi sono dunque i cristiani. Prima e più profondamente di ogni ulteriore specificazione. Quindi anzitutto credenti, quelli della via, discepoli e discepole di Gesù Risorto. Il dibattito storico, lo conosciamo bene, ha mostrato bene come il termine laico (da laòs) sia stato introdotto per un uso interno alla chiesa per un bisogno di distinzione dal clero, un termine che veicolava una ben nota visione di chiesa superata (?)- corretta dal Vaticano II. Tuttavia come dicono diversi acuti commentatori, nel complesso il Concilio è rimasto piuttosto incerto nel definire il limite all interno del quale l autonomia dei laici può essere considerata legittima. Sono in diversi a dire che fondamentalmente il Concilio sembra pensare ancora i laici, come scrive Giuliano Zanchi, un esercito ausiliare dell opera evangelizzatrice di cui la gerarchia ministeriale mantiene la piena strategia 1. Una certa interpretazione da parte dei Vescovi e dei preti dell azione Cattolica, può aver contribuito a questa visione? Potrebbe essere questo uno dei suoi elementi di debolezza attuali? Da qui la nascita dei laici impegnati, la cui identità profonda era/è ancora esageratamente dipendente dal modello pastorale/clericale. Di fatto non si completa l uscita da una visione ecclesiale determinata dall idea di una sostanziale subordinazione del laicato rispetto alle direttive della gerarchia. Qualche passo in avanti LAICI NELLA CHIESA 1. L identità del laico oggi non è più dicibile per via negativa (il non religioso...il non prete ). Si rimanda piuttosto alla chiamata/vocazione cristiana che accomuna tutti i battezzati nel cercare il Regno di Dio e di anticiparlo in questa terra attraverso il proprio lavoro e la propria presenza nel mondo (un mondo, finalmente dopo molti secoli di dura contrapposizione, guardato dalla chiesa con simpatia e amicizia). Il laico, è perciò un chiamato 1 Cfr. G. ZANCHI, I laici nella chiesa. Fede evangelica e realtà secolare. In: LA RIVISTA DEL CLERO ITALIANO 7/8,

2 ad essere per tutti, anche per i non credenti, un collaboratore di Dio, un amico di Dio (lo si dice dei santi) perché venga il suo regno nella vita degli uomini, nel loro vivere insieme, nel loro tempo, nella loro cultura, nel loro mondo... Tutti siamo ugualmente chiamati con le nostre specifiche competenze e sensibilità, a fare in modo che attorno a noi cresca il regno di Dio e il nostro tempo possa sperimentarne già ora alcuni dei suoi segni liberatori. Ognuno certamente lo farà con i propri doni e le proprie capacità. La mission però è la stessa. Appare però molto evidente a tutti che le forme del rapporto tra i laici e la gerarchia cattolica hanno ancora molta strada da fare! Su quale siano le forme migliori di questo rapporto si tratta di una riflessione ancora molto aperta. 2. Laici nella chiesa credo allora possa voler significare una riscoperta di una comune chiamata che ci spinge a coltivare una maggiore competenza spirituale, teologica ecclesiale ed umana, competenza che avrà come conseguenza di: a) Vivere la missione cristiana affidataci da Dio che possiamo raccogliere nella richiesta di essere luce della terra e sale del mondo. E una chiamata a cui non possiamo disertare! Morirebbe la nostra fede. La fede del laico (in quanto fede di ogni battezzato) cresce nella misura in cui si scioglie come lievito nella pasta del mondo in cui vive! E la pasta è questo mondo che, come scriveva De Lubac nel lontano 1937, obbliga a prenderlo su serio: Dio agisce nella storia. Dio si rivela per mezzo della storia. Più ancora, Dio si inserisce nella storia conferendole così una consacrazione religiosa, che obbliga a prenderla su serio. Le cose temporali di cui parlava il Concilio possiamo tradurle con ogni situazione professionale, affettiva, sociale, nella quale vieni a trovarti. Lì dentro, e non in parrocchia, sarai chiamato a non disertare la tua chiamata rispondendo con competenza umana e sapienza evangelica. Ritengo che ci sia ancora un certo anomalo sbilanciamento verso la parrocchia e le sue attività/strutture interne, che rischia di far coincidere la maturità cristiana con l impegno parrocchiale! Pessimo servizio alla fede e alla missione! b) Sentirsi autorizzati a prendere parola pubblicamente all esterno e all interno della chiesa, ed ad assumerne le conseguenze. Non abbiamo bisogno di laici più o meno impegnati (pessima definizione!), o di laici clericalizzati (di cui vediamo un certo ritorno anche grazie a certi movimenti ecclesiali), ma di discepoli e discepole innamorati del Signore Gesù Cristo e della missione che ha loro affidato. c) Essere protagonisti della vita di fede della comunità a cui si appartiene con parresià e sensibilità evangeliche. 3. Laici nella chiesa penso possa dire anche una rinnovata consapevolezza della propria dignità battesimale, in forza della quale la verità non è patrimonio esclusivo di alcuni (nemmeno del magistero), ma il suo svelamento avviene solo nel confronto e nel dialogo tra tutti i credenti, illuminati dallo Spirito, in un paziente percorso di ascolto reciproco, sotto la custodia della Parola di Dio. Il laico nella chiesa è colui/colei che si sottopone alla comune fatica di ricerca del bene e del vero, dentro un percorso spirituale e intellettuale serio e condiviso. Ma ci sono sedi concrete di un tale confronto? 4. Laici nella chiesa significa anche il riconoscimento di questa chiamata che domanda alla stragrande maggioranza dei cristiani di cercare di realizzare il regno di Dio dentro le multiformi e variegate situazioni della vita, in un autonomia di interpretazione pratica a cui sono chiamati dalla loro missione profetica, regale e sacerdotale in forza del battesimo. Questo significherà che sulla maggior parte delle questioni inerenti la vita sociale, politica, culturale, economica, occorrerà riconoscere l autonomia delle scelte dei laici, quando prese in una coscienza evangelicamente formata e illuminate dalla preghiera, dall Ascolto della parola di Dio e dalle competenze professionali acquisite con la propria intelligenza e studio. 2 2

3 Il magistero, se non dialoga con grande umiltà con la componente laicale del popolo di Dio non è completo, e potrebbe anche rivelarsi inutile o di ostacolo al cammino dello Spirito Santo e all evangelizzazione del mondo contemporaneo. Scrive acutamente Severino Dianich: La preoccupazione odierna dovrebbe, invece, dirigersi alle difficoltà che gli interventi della gerarchia nella cosa pubblica, dovuti o non dovuti che siano, creano non di rado ai fedeli impegnati nella proposta della fede ai non credenti 2. Non si capisce come il magistero possa parlare a nome della chiesa ascoltandone solamente una piccola parte! CRISTIANI NEL MONDO Cristiani nel mondo significa essere consapevoli di una chiamata che non è solo per te, ma perché il Regno possa svilupparsi e crescere secondo il disegno del Padre per il bene di tutti. In tre punti raccolgo allora quello che ritengo possa essere lo statuto dei cristiani nel mondo: 1. I cristiani sono cittadini? Ad una prima risposta affermativa e scontata, va fatto seguire un discorso in modo serio. All inizio della loro storia i cristiani se la sono posta. Cittadini di Israele, pagani dell impero. Il vangelo non forniva nessuna forma di governo, tuttavia nell insegnamento di Gesù c era qualcosa parole capaci di ispirare un comportamento che mostrava una differenza. Essi avevano una tale capacità a mostrare una loro identità, tanto che si è arrivati a leggerli come un terzo genere (II secolo), che non era vero, ma certamente mostravano una differenza nell ethos e nella comprensione del potere politico, e quindi del rapporto con la società nella quale erano una minoranza significativa. Il problema è quando si è minoranza e non si è significativi per nessuno!!! Papa Benedetto XVI aveva coniato la bellissima definizione di minoranze creative che forse ci apre la strada nel ripensare la nostra collocazione attuale nella società italiana. Ecco perché le comunità cristiane sparse nel mediterraneo suscitavano domande, diffidenze, persecuzioni, ma tutto questo non fermava la dilatazione della fede nell impero. Per questo nei padri apostolici troviamo testimonianze su come collocarsi nella società e nella polis. Troviamo già nel nuovo testamento accenti diversi ma significativi. In apocalisse la storia è letta come svelamento di un potere totalitario che beve il sangue dei martiri e delle vittime, un impero nei confronti del quale il giudizio è molto negativo e dipendeva da una parola di Gesù in verità i capi delle nazioni le governano ma tra voi non sia così. In altri testi paolini l apostolo chiede di intercedere per quelli che stanno al potere dicendo che c è bisogno di un autorità politica/giuridica nella polis (romani); all inizio del II secolo in un momento di maggior pace tra cristiani e potere politico i cristiani si chiedono come possono partecipare alla costruzione della società e qui abbiamo un testo straordinario: la lettera a Diogneto. Si parla dei cristiani e l autore dice il loro statuto. Ciò che li contraddistingue dagli altri non è il territorio, la lingua, gli abiti, città proprie, ma hanno uno stile di vita che può sembrare paradossale: sono in patria ma come stranieri paroicoi coloro che mettono su la tenda e la disfano velocemente e facilmente; partecipano a tutto come cittadini, ogni terra straniera è patria per loro, rifuggono ogni localismo; si sposano come gli altri ma non espongono i loro nati, che significa che se nasceva un figlio debole non lo si lasciava morire (come invece era costume dei romani), mettono in comune la tavola (la condivisione) ma non i letti (c era già la fedeltà coniugale). La lettera afferma che Dio ha assegnato loro una missione così importante che non è lecito loro disertare. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare In quei cristiani c era una cittadinanza leale, ma anche una vita segnata dalla differenza cristiana che implicava scelte, azioni comportamenti che avevano un immediata incidenza 2 S. DIANICH, La chiesa dopo la chiesa, in: Il Regno Attualità, 14/2013, p

4 politica, sociale, economica. Amare gli altri fino al dono della propria vita, anche quando ci sono nemici, anche quando sono stranieri, fino a condividere i beni lavorare per essere artefici di giustizia e pace parole di Gesù che i cristiani cercavano di realizzare. Fin dall inizio del cristianesimo è emersa una concezione diversa tra fede e politica di quella ebraica o di quella islamica che, ancora oggi, risente ancora del modello teocratico. Gesù con alcune parole ha posto subito una distinzione tra potere politico e cristianesimo. I cristiani non sempre l hanno compreso bene! Distinzione ripresa dal Vat II con intelligenza. Gv P.II nella NovoMillenioIneunte afferma che è di grande importanza in una società pluralista che si abbia una giusta visione tra comunità politica e chiesa, e chi si faccia una chiara distinzione tra le due sfere, perché c è un potere politico che non deve diventare teocratico e dentro la chiesa un ordine che non deve modellarsi a quello politico. 2. RAPPORTO TRA CHIESA E SOCIETA Come ci collochiamo nella società? L autonomia tra stato e chiesa è accettato da tutti, ma la definizione di laicità richiede una continua revisione. La laicità deve essere ridefinita tenendo conto di alcuni nuovi elementi socio-culturali. L emergenza del soggetto e dell individuo ci impone di ridire il termine. I desideri diventano oggi dei diritti. Baumann descrive la nostra società come di turisti consumatori in cui vige il primato di fare esperienze, dentro le emozioni. E venuta meno la preoccupazione della solidarietà. Lo stato sarebbe nella condizione solamente di riconoscere dei diritti. Di fronte ad una gran massa di indifferenti e agnostici anche in Italia (al di là delle dichiarazioni forse arriviamo al 17%, ) siamo in una condizione di minoranza. Ora questa situazione di pluralismo di fedi ed etiche diverse, compreso il concetto di uomo, ci porta a dover custodire la nostra identità cristiana senza cadere nel rigetto degli altri, ma nello stesso tempo vivendo un incontro e un dialogo nel quale conservare la propria identità. Oggi abbiamo la tendenza a dire che una religione vale l altra, una cosa vale l altra. Questo perché abbiamo una fede debole; ci troviamo in una situazione nuova in cui la laicità va affermata ma anche messa a fuoco: tale principio ricorda la necessità di una giusta separazione dei poteri; la non confessionalità dello stato permette a tutte le religioni di lavorar per il bene di tutti; ma noi vediamo oggi una situazione in cui i cristiani o sono afoni, oppure finiscono per invocare la fede come un appartenenza semplicemente culturale. Gli uni tendono a strumentalizzare la fede (fede come bandiera), ma anche il rischio di cristiani che non hanno più il coraggio di lasciarsi ispirare dal vangelo e non si fanno più sentire nell agorà pubblica. A parte qualche Vescovo, c è qualche laico cristiano che si fa sentire oggi in Italia? E quelli che si fanno sentire godono forse di una qualche considerazione? 3. SULLA DIFFERENZA CRISTIANA Nei vangeli le parole di Gesù su Cesare sono forti, decisive, profetiche. I re delle genti le governano.ma tra voi non così. Questo non dice solo il potere ma una differenza di comportamento, di stile! Non una comunità contro il mondo in una logica di disprezzo, ma di una differenza che instaura una comunità alternativa, che vuole l umanizzazione e una migliore qualità di convivenza. Voi siete il sale della terra il lievito del regno! Nella società regna il così fan tutti, ma i cristiani non possono accettarlo e sono richiesti di reagire a questa omologazione dicendo si può fare diversamente. Da qui penso che i cristiani devono fare alcune opzioni concrete e assolutamente necessarie: 3.1. opzione per i poveri (questo è la specificità del cristianesimo). Richiede l amore del prossimo. Un prossimo che come dice il filosofo ZOIA (filosofo non credente) è morto! Noi oggi crediamo di amare il prossimo ma in realtà ne amiamo uno virtuale (quanti pensano di amare al prossimo perché con un sms diamo dei soldi a qualcuno.). Amare il prossimo è rendere vicino chi è lontano, e dargli la nostra presenza. Noi uccidiamo il prossimo. Gesù al prossimo non ha mai dato denaro ma li incontrava, dava la sua presenza! Ma noi diamo la nostra presenza a qualcuno? 4 4

5 Qui si tratta di dare la nostra presenza, non delle cose o dei soldi. Chi sono i poveri oggi? Qualcuno mette anche i giovani, almeno in Italia, in questa categoria. Come ci stiamo ponendo di fronte ad essi? Come è il nostro impegno per contenere la loro povertà? Le famiglie di cosa sono povere? Abbiamo il problema davanti agli occhi? 3.2. Opzione per l umanizzazione e la pienezza della vita: ciò richiede che i cristiani sappiano rendere eloquenti le loro convinzioni sulla difesa della vita umana e della dignità della persona. Di fronte alla violenza della guerra e della violenza dobbiamo reagire. Cosa facciamo di fronte al razzismo di ritorno, alla violenza sulle donne e sugli anziani, all omofobia, alla violenza sui bambini e sui traffici di organi ecc? Abbiamo un magistero che ci dice che la difesa della vita è difesa di tutta la vita, dalla guerra, dalle ingiustizie, dalle varie forme di oppressione. Questo è nostro campo di impegno ma dobbiamo renderci comprensibili anche dai non cristiani, dai non credenti, per non sembrare dei talebani, dei fondamentalisti. Dobbiamo spiegare le nostre ragioni in termini umani e comprensibili ad un mondo che non ha più il linguaggio cristiano né i riferimenti valoriali che fino ad alcuni decenni fa, almeno in Italia, erano ancora sostanzialmente cristiani. Anche sul linguaggio con il quale proponiamo i nostri valori forse dobbiamo fare qualche ragionamento un po meno ideologicamente marcato! 3.3. Lo stile dei cristiani nella compagnia degli uomini, lo stile è tanto importante quanto il contenuto del messaggio. So che la vostra associazione ha riflettuto già parecchio su questo tema. Gesù insiste più sullo stile che non sui contenuti quante parole di Gesù sullo stile.non possiamo annunciare un Gesù che racconta un Dio di misericordia e umile con stile arrogante, toni forti, atteggiamenti che appartengono alla militanza mondana. Perciò dobbiamo resistere alle tentazioni di mostrare i muscoli. La fede non è questione di numeri, ma di convinzione profonda, di grandezza di animo. Lo stile dei cristiani dipende dall ascolto del vangelo che è Gesù Cristo. CONCLUDENDO Laici nella chiesa e cristiani nel mondo: discepoli del Signore e per questo uomini e donne che lavorano con passione e intelligenza perché il mondo divenga più umano e ogni comunità cristiana non diserti mai dal mandato missionario che Gesù le affida, quello di essere sale e luce anche per chi, senza nessun grazie, le sta accanto e qualche volta, anche solo con la scusa di un caffè, avrebbe voglia di fare due chiacchere su Dio e sulle cose preziose e vere della vita! d. Giampaolo Ferri 5 5

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