Incardinati e docili

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1 Copia 1,00. Copia arretrata 2,00 L O S S E RVATOR E ROMANO EDIZIONE SETTIMANALE Unicuique suum IN LINGUA ITALIANA Non praevalebunt Anno LXV, numero 8 (3.778) Città del Vaticano Giovedì 19 febbraio 2015 Francesco ha creato venti cardinali in un concistoro ordinario pubblico tenuto nella basilica vaticana Incardinati e docili E al termine l annuncio della proclamazione di quattro sante il prossimo 17 maggio L unico titolo di onore Il concistoro straordinario e la creazione di venti cardinali presi letteralmente da ogni parte del mondo mostrano con chiarezza l intento di Papa Francesco, mentre sta per iniziare il terzo anno del suo pontificato. Nel segno della comunione e della collegialità la preoccupazione centrale del Pontefice è la missione, i cui tratti sono delineati nella meditazione sull inno alla carità di san Paolo che Bergoglio ha svolto in due tempi, parlando ai nuovi porporati e poi celebrando con loro. E proprio sulla carità si misura l esemplarità a cui è ogni giorno chiamata la Chiesa di Roma con la sua curia. In questa Chiesa sono inseriti a titolo speciale i cardinali, espressione ora come mai prima di una cattolicità che il Papa ha descritto con efficacia: «Saper amare senza confini, ma nello stesso tempo fedeli alle situazioni particolari e con gesti concreti». Se infatti la Chiesa di Roma presiede nella carità, «ogni Chiesa particolare è chiamata, nel suo ambito, a presiedere nella carità». Per due giorni, nel concistoro straordinario, i cardinali di tutto il mondo hanno dibattuto e indiscutibilmente sostenuto, nella naturale e ovvia varietà delle voci, la riforma della Chiesa e della Curia romana, che è necessaria ed è stata voluta dal Pontefice in coerenza con le indicazioni emerse durante l ultima sede vacante. A loro e a tutti i fedeli Papa Francesco ha ricordato l essenza del Vangelo: «Per Gesù ciò che conta, soprattutto, è raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di D io». Questo aveva detto l a rc i v e s c o v o Bergoglio ai suoi fratelli convenuti a Roma per eleggerne il vescovo e questo ha ripetuto oggi ai nuovi cardinali: bisogna «uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle periferie essenziali dell esistenza», vincendo la ricorrente tentazione di somigliare al fratello maggiore nella parabola evangelica del figlio prodigo, perdonato dalla misericordia paterna. E sapendo che l unico titolo di onore del cristiano è la disponibilità a servire gli altri. g. m.v. Il Papa prega per l Ucraina e ricorda i copti egiziani uccisi Soluzioni pacifiche per la Libia Era gremita di fedeli la cattedrale di San Marco al Cairo dove nel pomeriggio del 17 febbraio il patriarca della Chiesa ortodossa copta, Teodoro II, ha celebrato la messa in suffragio dei ventuno cristiani egiziani barbaramente assassinati in Libia dai terroristi dell Is. «Più veniamo incardinati nella Chiesa che è in Roma e più dobbiamo diventare docili allo Spirito»: è la raccomandazione che Papa Francesco ha rivolto ai venti porporati creati nel corso del concistoro ordinario pubblico tenuto nella mattina di sabato 14 febbraio, nella basilica vaticana, alla significativa presenza del suo predecessore Benedetto XVI. Proprio nel binomio «incardinati» e «docili» il Pontefice ha individuato i tratti essenziali del ministero dei nuovi membri del Collegio cardinalizio. Chiamati ha spiegato a una dignità non onorifica, come indica il nome stesso di c a rd i n a l e, che evoca il c a rd i n e : dunque «non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onorificenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità». Ai porporati Francesco ha riproposto le caratteristiche della carità descritte nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi. Tra queste ha ricordato la magnanimità e la benevolenza, invitando ad «amare senza confini» ma anche a «non trascurare ciò che è piccolo» e ad avere «gesti benevoli per tutti». Il Papa ha poi messo in guardia dalla tentazione dell invidia e dell orgoglio e dal pericolo di guardare solo alla ricerca del proprio interesse personale. Soprattutto ha chiesto di non dare spazio all ira, in particolare a quella «trattenuta, covata dentro, che ti porta a tenere conto dei mali che ricevi»: questo, ha affermato, «non è accettabile nell uomo di Chiesa», perché «se pure si può scusare un arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore». Dal Pontefice anche un richiamo ad avere «un forte senso di giustizia» e a essere «persone capaci di perdonare sempre», di «dare sempre fiducia», di «infondere sempre speranza» e di «sopportare con pazienza ogni situazione e ogni fratello e sorella». Al termine del concistoro l annuncio che il prossimo 17 maggio saranno proclamate quattro sante. PAGINE 3, 4 E 5 Angelus in piazza San Pietro Paura di toccare Nel trentennale della gmg Esploratori della bellezza L incontro con il Secam Per non cedere alla nuova colonizzazione PAGINA 8-9 PAGINA 11 PAGINA 15 PAGINA 12

2 pagina 2 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 All udienza generale il Pontefice parla dei fratelli Dalla stessa carne È necessario «riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica»: lo ha detto Papa Francesco durante l udienza generale di mercoledì 18 febbraio, in piazza San Pietro. Proseguendo nel ciclo di catechesi dedicate alla famiglia, il Pontefice ha parlato dei fratelli. Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, dopo aver considerato il ruolo della madre, del padre, dei figli, oggi è la volta dei f ra t e l l i. Fr a - tello e s o re l l a sono parole che il cristianesimo ama molto. E, grazie all esperienza familiare, sono parole che tutte le culture e tutte le epoche c o m p re n d o n o. Il legame fraterno ha un posto speciale nella storia del popolo di Dio, che riceve la sua rivelazione nel vivo dell esperienza umana. Il salmista canta la bellezza del legame fraterno: «Ecco, com è bello e com è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132, 1). E questo è vero, la fratellanza è bella! Gesù Cristo ha portato alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell essere fratelli e sorelle, assumendola nell amore trinitario e potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità. Un incoraggiamento per il servizio svolto in mare e in particolare per le difficili operazioni di soccorso di profughi e migranti è stato rivolto da Papa Francesco alla Guardia Costiera italiana impegnata nel Mediterraneo. Nella sera di martedì 17 febbraio, tra le 19 e le 19.45, il Pontefice ha ricevuto nella residenza di Santa Marta una delegazione composta da otto tra ufficiali e sottufficiali una donna e sette uomini che hanno raccontato le loro esperienze concrete, toccanti e impressionanti. Al termine Francesco si è rivolto loro, manifestando la sua partecipazione e il suo apprezzamento per la missione svolta con coraggio e dedizione a favore dei più poveri, spesso in situazioni «ai limiti della vita e della morte, della speranza, della disperazione», perché, ha aggiunto, «prima di tutto» viene la «vita di quella gente». In particolare il suo pensiero è andato alla generosità della popolazione e delle autorità di Lampedusa, che hanno pagato un «prezzo molto costoso»: hanno perso turismo ed entrate, «ma hanno salvato Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina il rapporto tra fratelli, si apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l esempio di questo esito negativo. Dopo l uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: «Dov è Abele, tuo fratello?» (Gen 4, 9a). È una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione. E purtroppo, in ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di Caino: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4, 9b). La rottura del legame tra fratelli è una cosa brutta e cattiva per l umanità. Anche in famiglia, quanti fratelli litigano per piccole cose, o per un eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più. Questo è brutto! La fratellanza è una cosa grande, quando si pensa che tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza. Pensiamo un po : tutti conosciamo famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato; chiediamo al Signore per queste famiglie forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi che le aiuti a riunire i fratelli, a ricostituire la famiglia. La fratellanza non si deve rompere e quando si rompe succede Ricevuta una delegazione della Guardia costiera italiana Con coraggio e dedizione vite». Francesco ha ricordato il suo incontro con un ragazzo eritreo durante la sua visita nell isola l 8 luglio 2013: per ben cinque volte preso e venduto, fatto schiavo e torturato. In molti non capiscono ciò che voi fate, ha proseguito Francesco rivolgendosi ai militari, ma quando c è un ferito, occorre «fasciare le ferite, curarle, guarire quello che si può». Infine il Pontefice ha sottolineato che «alcuni Paesi d E u ro p a hanno risposto bene», ma la situazione è complessa, perché quello delle migrazioni «non è un problema morale che si può risolvere da un giorno all altro: è lavorare fra la vita e la morte». Da qui il ringraziamento conclusivo: «Vi ringrazio per quello che voi fate, davvero; perché rischiate la vita, lasciate la famiglia, un giorno, un capodanno, un giorno di festa, senza sapere se si possono salvare questi. E poi, quando tornate, l accusa di tanta gente: Pe rc h é perdere tempo? Finiamola!. Questo onora voi, onora la vostra forza. Io ho ammirazione per voi, davvero; mi sento piccolo» davanti «al lavoro che voi fate rischiando la vita, e vi quanto è accaduto con Caino e Abele. Quando il Signore domanda a Caino dov era suo fratello, egli risponde: Ma, io non so, a me non importa di mio fratello. Questo è brutto, è una cosa molto, molto dolorosa da sentire. Nelle nostre preghiere sempre preghiamo per i fratelli che si sono divisi. Il legame di f ra t e r n i t à che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, tra fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull intera società e sui rapporti tra i popoli. ringrazio di cuore per questo. Ma vi sostengo come posso: con le preghiere e le buone parole e l affetto». Hanno partecipato all incontro gli ammiragli Felicio Angrisano, comandante della Guardia Costiera, e Giovanni Pettorino, capo del reparto operativo, che ha guidato tutte le più difficili operazioni di soccorso in mare degli ultimi tempi; i tenenti di vascello Ciro Petrunelli, impegnato nel salvataggio della motonave Ezadeen, e Antonello Fava, attivo nel salvataggio della motonave Blue Sky, entrambe abbandonate con centinaia di migranti a bordo; i marescialli Marco Ancora, anch egli tra quanti hanno recuperato la motonave Ezadeen, e Roberto Mangione, che ha eseguito diversi interventi con la sua motovedetta; e i sottocapi Salvatore Finocchiaro, elicotterista, e Marianna Mari, che ha dato assistenza ai migranti per lo sbarco anche dopo i turni di servizio. La delegazione era accompagnata dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del Governo italiano, Maurizio Lupi, e da Giacomo Aiello, capo di gabinetto del ministro. Pablo Picasso «I due fratelli» (1906) La benedizione che Dio, in Gesù Cristo, riversa su questo legame di fraternità lo dilata in un modo inimmaginabile, rendendolo capace di oltrepassare ogni differenza di nazione, di lingua, di cultura e persino di religione. Pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: Questo è proprio come un fratello, questa è proprio come una sorella per me! È bello questo! La storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse personale. La fraternità in famiglia risplende in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap. I fratelli e le sorelle che fanno questo sono moltissimi, in tutto il mondo, e forse non apprezziamo abbastanza la loro generosità. E quando i fratelli sono tanti in famiglia oggi, ho salutato una famiglia, che ha nove figli?: il più grande, o la più grande, aiuta il papà, la mamma, a curare i più piccoli. Ed è bello questo lavoro di aiuto tra i fratelli. Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un esperienza forte, impagabile, insostituibile. Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana. I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno diritto di prenderci l anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli. Questo è il principio dell amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini. Vi suggerisco una cosa: prima di finire, mi mancano poche righe, in silenzio ognuno di noi, pensiamo ai nostri fratelli, alle nostre sorelle, e in silenzio dal cuore preghiamo per loro. Un istante di silenzio. Ecco, con questa preghiera li abbiamo portati tutti, fratelli e sorelle, con il pensiero, con il cuore, qui in piazza per ricevere la benedizione. Oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica: allora anche la libertà e l uguaglianza prenderanno la loro giusta intonazione. Perciò, non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura, della bellezza di un ampia esperienza fraterna di figli e figlie. E non perdiamo la nostra fiducia nell ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza, illuminata dalla benedizione di Dio. L OSSERVATORE ROMANO EDIZIONE SETTIMANALE Unicuique suum IN LINGUA ITALIANA Non praevalebunt Città del Vaticano o r n e o s s ro m.v a w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o.v a GI O VA N N I MARIA VIAN d i re t t o re Giuseppe Fiorentino v i c e d i re t t o re Gianluca Biccini co ordinatore Redazione via del Pellegrino, Città del Vaticano fax Servizio fotografico telefono fax photo@ossrom.va w w w. p h o t o.v a TIPO GRAFIA VAT I C A N A EDITRICE L OS S E R VAT O R E ROMANO don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Abbonamenti: Italia, Vaticano: 58,00 (6 mesi 29,00); Europa: 100,00 - $ U.S.; America Latina, Africa, Asia: 110,00 - $ U.S.; America del Nord, Oceania: 162,00 - $ U.S. Per informazioni, sottoscrizioni e rinnovi: telefono ; fax ; i n f o s s ro m.v a Pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Via Monte Rosa 91, Milano telefono /3003, fax s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e i l s o l e 2 4 o re. c o m

3 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 3 Pace per l Ucraina, per il Medio oriente e per il Nord Africa, in particolare per la Libia. Le aree di conflitto più calde nel mondo sono state al centro delle preoccupazioni espresse dal Papa nei saluti ai gruppi di fedeli presenti all udienza generale di mercoledì 18 febbraio, in piazza San Pietro. Appello in piazza San Pietro Pace per l Ucraina Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua francese, in particolare alla parrocchia caldea di Pantoise e ai numerosi giovani. Siccome comincia il tempo della Quaresima, vi invito a riscoprire di nuovo la bellezza della fraternità, a viverla e ad espanderla intorno a voi. Che Dio vi b enedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Giappone e Stati Uniti d America. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica! Un sentito benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca e di lingua neerlandese. Saluto in particolare il gruppo di studenti di diritto canonico provenienti da Monaco di Baviera e Augsburg, nonché la Confraternita della Beata Maria Vergine di Maastricht accompagnata dal Vescovo Mons. Frans Wiertz. A tutti auguro una visita fruttuosa a Roma, la città dei santi e dei fedeli di tutto il mondo. Il Signore vi protegga sempre sul vostro cammino. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i numerosi giovani, così come i gruppi provenienti da Spagna, Cile, Argentina e altri Paesi latinoamericani. Chiediamo al Signore, in questa Quaresima che oggi inizia, di benedire le famiglie e il loro dono generoso. Affinché in esse imparare a essere sempre fratelli. Grazie mille. Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i fedeli di Nogueiró e gli studenti e i professori dell «Agrupamento de Escolas de Viseu», vi incoraggio a scommettere su ideali grandi, ideali di servizio che allargano il cuore e rendono fecondi i vostri talenti. Fidatevi di Dio, come la Vergine Maria! Volentieri benedico voi e i vostri cari. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Terra In preghiera anche per Medio oriente e nord Africa La preghiera del Papa per la pace in Medio oriente, nel nord Africa e in Ucraina ha segnato l udienza generale del mercoledì delle Ceneri in piazza San Pietro. Francesco ha ricordato in particolare le vittime e i profughi e ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale perché si trovino soluzioni pacifiche ai conflitti. Accompagnati dai vescovi, a Roma per la visita ad limina, hanno subito fatto sentire la loro voce i cento ucraini venuti in pellegrinaggio espressamente «per pregare per la pace» nella loro terra. E proprio rivolgendosi direttamente a loro il Pontefice ha confidato di portare «nel cuore lo stesso desiderio». Nel segno «della memoria e della giustizia», Francesco ha quindi salutato i rappresentanti dell associazione che riunisce i sopravvissuti e i familiari delle vittime dell attentato del 18 luglio 1994 al centro ebraico Amia di Buenos Aires, nel quale persero la vita ottantacinque persone e i feriti furono oltre trecento. Nella prospettiva del dialogo con il mondo ebraico, significativa è stata anche la presenza di undici giovani studenti della Jewish high school di New York, a Roma per una settimana di incontri con la comunità ebraica italiana. Accanto a questo gruppo, la pittrice israeliana Rachel Timor, che ha donato a Francesco un dipinto del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Sempre dall Argentina, la realtà della Casa del Niño, che il movimento di Schoenstatt porta avanti nella periferia di Buenos Aires, è stata illustrata al Papa da Silvia Iglesias che spiega: «L obiettivo è assistere i bambini per toglierli dai pericoli della strada». Significativa, poi, la presenza del campione argentino di basket in carrozzella Adolfo Damián Berdún, con la famiglia. «La disabilità spiega non può mai essere un impedimento per vivere una vita dignitosa e neppure per praticare sport». Le tante iniziative per l Africa sono state presentate al Pontefice dal Gruppo Zambia per la vita che, da Frascati, organizza fin dal 1999 la spedizione annuale di container con materiale sanitario e scolastico. Tutto questo con il sostegno delle suore catechiste rurali del Sacro Cuore che, sulla scia della fondatrice madre Elisa Miceli, stanno accanto ai contadini e Santa, dall Iraq e dal Medio Oriente. Gesù ha illuminato, con l incarnazione, l esperienza della fraternità umana, aprendo i suoi orizzonti ad accogliere ogni uomo, specialmente i più bisognosi e poveri. Egli ha istituito la fraternità che oltrepassa ogni ostacolo di colore, di lingua e di cultura per abbracciare tutti gli uomini quando ci ha insegnato a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre nostro! Il Signore vi benedica e vi protegga tutti dal maligno! Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. Nello spirito dell o dierna catechesi ancora una volta incoraggio voi tutti a ricordare che la famiglia, le comunità di persone unite promuovono iniziative soprattutto per le giovani donne. Una «lettera di principi» per testimoniare i valori che contano veramente e per cui vale la pena lavorare, è stata consegnata al Papa dagli studenti portoghesi venuti da Viseu, accompagnati dalla loro insegnante di religione. Molti gli studenti presenti in piazza: due di loro sono anche saliti sulla jeep per dare la mano al Papa. Particolarmente numerosi anche gli ammalati che Francesco ha personalmente abbracciato. Tra i presenti Emanuela Marinelli, la studiosa della Sindone che ha consegnato al Pontefice il volume Luce dal Sepolcro, scritto con Marco Fasol. Inoltre è stato donato al Papa il libro I Vangeli, con la prima traduzione italiana dei testi evangelici realizzata da donne: Rosanna Virgili, Rosalba Manes, Annalisa Guida e Marida Nicolaci. Prima dell udienza, nei locali dell aula Paolo VI, il Papa ha benedetto la croce ecumenica che sarà ora portata in Argentina per le celebrazioni della Settimana santa. A guidare la delegazione il cardinale Walter Kasper. dall amicizia, le parrocchie, gli ambienti di lavoro, sono importanti luoghi per stringere legami fraterni. La ricchezza delle vostre amicizie, le buone relazioni reciproche, la sollecitudine per il prossimo s irradino sugli altri, affinché, grazie alla vostra esperienza, crescano nello spirito di carità evangelica, di dedizione e di solidarietà con i fratelli. Sia lodato Gesù Cristo. Saluto cordialmente i Vescovi dell Ucraina, Слава Ісусу Христу! (Sia lodato Gesù Cristo!) venuti in visita ad limina, come pure i pellegrini delle diocesi che li accompagnano. Fratelli e sorelle, so che tra le tante altre intenzioni che portate alle Tombe degli Apostoli c è la richiesta della pace in Ucraina. Porto nel cuore lo stesso desiderio e mi unisco alla vostra preghiera, perché al più presto venga la pace duratura nella vostra patria. Dio vi benedica! Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia. I bravi difensori della famiglia! Particolarmente ai delegati dei movimenti e delle associazioni di fedeli laici. Fratelli e sorelle, l Apostolo Paolo invita: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». Sentiamo all inizio del Tempo di Quaresima questo richiamo rivolto personalmente a ciascuno di noi e mettiamolo in pratica con generosità. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo! Vorrei invitare ancora a pregare per i nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani. Il Signore li accolga nella sua casa e dia conforto alle loro famiglie e alle loro comunità. Preghiamo anche per la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i profughi. Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Suore Catechiste Rurali del Sacro Cuore con l Asso ciazione Zambia per la Vita e il Presidio riabilitativo Villa Maria di Monticello Conte Otto. Il mio pensiero va ai giovani del Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale, che oggi, in diverse parti del mondo, si raccolgono in preghiera per l ora di adorazione eucaristica. Mi unisco spiritualmente a loro nell esprimere apprezzamento per questa iniziativa ed auspico che le nuove generazioni possano andare sempre più incontro a Cristo. Saluto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vostra vita spirituale: la pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirne la sua presenza amorevole; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli. Buona Quaresima a tutti!

4 pagina 4 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 Nel discorso al moderatore della Chiesa di Scozia ricordati gli egiziani assassinati Una testimonianza che grida «Il sangue dei nostri fratelli è una testimonianza che grida»: lo ha detto Papa Francesco ricordando la barbara uccisione di 21 egiziani copti avvenuta il Libia per mano delle milizie jihadiste. Il Pontefice ne ha parlato aggiungendo alcune frasi in spagnolo al discorso rivolto in italiano al moderatore della Chiesa di Scozia, ricevuto nella mattina di lunedì 16 febbraio. Delle parole pronunciate dal Papa diamo di seguito il testo integrale in italiano. Caro fratello Moderatore, cari fratelli e sorelle in Cristo, sono lieto di avere l opportunità di incontrarvi, quali rappresentanti della Chiesa di Scozia, e di condividere con voi il nostro comune impegno al servizio del Vangelo e della causa dell unità dei cristiani. Allo sviluppo della ricca tradizione storica e culturale della Scozia hanno contribuito illustri e sante figure cristiane appartenenti a diverse confessioni. L attuale stato delle relazioni ecumeniche in Scozia testimonia quanto ciò che, come cristiani, abbiamo in comune sia più grande di ciò che può dividerci. Su questa base, il Signore ci chiama a ricercare modi ancora più efficaci per superare vecchi pregiudizi e per trovare nuove forme di intesa e di collaborazione. Mi rallegra constatare che i rapporti tra la Chiesa di Scozia e la Chiesa cattolica si sono sviluppati, al punto che le sfide poste dalla società contemporanea vengono affrontate attraverso una riflessione comune e, in molti casi, siamo in grado di parlare con una sola voce su questioni che toccano da vicino la vita di tutti i fedeli. Nel nostro mondo globalizzato e spesso disorientato, una comune testimonianza cristiana è un requisito necessario per l incisività dei nostri sforzi di evangelizzazione. Siamo pellegrini e peregriniamo insieme. Dobbiamo imparare ad «affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell unico Dio» (Evangelii gaudium, 244). La fede e la testimonianza cristiana si trovano di fronte a sfide tali, che soltanto unendo i nostri sforzi potremo rendere un efficace servizio alla famiglia umana e permettere alla luce di Cristo di raggiungere ogni angolo buio del nostro cuore e del nostro mondo. Possa il cammino di riconciliazione e di pace tra le nostre comunità avvicinarci sempre di più gli uni agli altri, così che, mossi dallo Spirito Santo, possiamo portare a tutti la vita e portarla in abbondanza (cfr. Gv 10, 10). Mi permetto di ricorrere alla mia lingua madre per esprimere un profondo e triste sentimento. Oggi ho potuto leggere dell esecuzione di quei ventuno o ventidue cristiani copti. Dicevano solamente: Gesù aiutami!. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue confessa Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di confessare Cristo, chiedo di incoraggiarci l un l altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta dando forza, l ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani. Preghiamo gli uni per gli altri e continuiamo a camminare insieme nella via della saggezza, della benevolenza, della fortezza e della pace. Grazie. Per non abbandonarli di LU C E T TA SCARAFFIA A Tripoli il vescovo è rimasto nella sua spoglia cattedrale per non abbandonare i suoi fedeli. In un Paese completamente musulmano, per oltre un quarantennio come francescano e poi come vicario apostolico, Giovanni Innocenzo Martinelli è sempre stato al servizio degli ultimi della terra, in un territorio immenso e continuamente in trasformazione. Martinelli infatti si è occupato sempre dei migranti, non solo cristiani, arrivati in Libia per sfuggire a guerre e da qui cercare poi fortuna in E u ro p a. In una diocesi composta quindi in gran parte di disperati, donne e uomini di passaggio incontrati solo per breve tempo, ma nei momenti forse più duri e incerti della loro vita, il vescovo ha garantito i primi soccorsi e soprattutto offerto amore paterno. E in questi lunghi anni Martinelli è sempre andato loro incontro, per portare aiuto materiale e una parola di affetto e incoraggiamento, anche nelle terribili prigioni dove senza motivo apparente venivano spesso internati i profughi eritrei. Suoi fedeli sono anche le minoranze di immigrati arrivati per lavorare, che nel vescovo francescano hanno sempre trovato un punto di raccolta, un momento di comunità e di condivisione. Proprio per stare accanto a loro, a un gruppo di filippini impegnati in Libia soprattutto in lavori di assistenza negli ospedali, Martinelli non parte, pur ben consapevole di quello che sta rischiando. Quando sono andata a trovarlo nel 2008, mi ha raccontato come questi filippini con il loro lavoro, in silenzio, dessero una grande testimonianza di amore cristiano nella società libica. Nella sua modestissima abitazione accanto alla cattedrale ha saputo spiegarmi tanti aspetti del Paese dov è nato, dove vive e che considera suo. È un padre che rimane al suo posto, uomo di coraggio come il vicario apostolico di Bengasi, il francescano Sylvester Carmel Magro: per loro dobbiamo tutti pregare. All associazione Pro Petri sede il Pontefice chiede di pregare per la pace Abbiamo molto da ricevere dai poveri I poveri hanno bisogno del nostro sostegno materiale e spirituale; ma «nello stesso tempo noi abbiamo molto da ricevere dai poveri che accostiamo e che aiutiamo». Lo ha ricordato il Papa ai membri dell associazione Pro Petri sede, ricevuti lunedì 16 febbraio nella Sala del Concistoro. Cari amici, con gioia do il benvenuto a voi, membri dell Associazione Pro Petri Sede, in occasione del vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, con cui alimentate la vostra fede e manifestate la vostra fedeltà al Successore di Pietro. Esprimo gratitudine per il vostro impegno al servizio dei poveri. Il numero crescente di persone emarginate e che vivono in grande precarietà ci interpella e domanda uno slancio di solidarietà per dare loro il sostegno materiale e spirituale di cui hanno bisogno. E nello stesso tempo noi abbiamo molto da ricevere dai poveri che accostiamo e che aiutiamo. Alle prese con le loro difficoltà, essi sono spesso testimoni dell essenziale, dei valori familiari; sono capaci di condividere con chi è più povero di loro e ne sanno gioire, come ho potuto constatare anche nel mio recente viaggio apostolico in Asia. L indifferenza e l egoismo sono sempre in agguato. L attenzione ai poveri ci arricchisce ponendoci su una strada di umiltà e di verità. San Paolo scriveva ai Corinzi: «Che cosa possiedi che tu non l abbia ricevuto?» (1 Cor 4, 7). La loro presenza è un richiamo alla nostra comune umanità, alla fragilità della vita, alla dipendenza da Dio e dai fratelli. Vi invito pertanto, specialmente in occasione della Quaresima che sta per cominciare, a chiedere al Signore di donarvi un cuore misericordioso e povero, che conosca le proprie povertà e che si spenda per gli altri (cfr. Messaggio per la Quaresima 2015). Con il prezioso dono che fate oggi al Successore di Pietro, voi venite in aiuto di popolazioni duramente provate in diverse parti del mondo. Con questa solidarietà voi offrite loro anche il conforto spirituale di non sentirsi dimenticate nelle loro prove, e di conservare la speranza. Vi ringrazio vivamente di questo da parte loro. Vi invito anche a pregare con insistenza per la pace, affinché i responsabili politici trovino vie di dialogo e di riconciliazione. Cari amici, vi auguro che il vostro pellegrinaggio accresca in ciascuno il senso di appartenenza alla Chiesa, che è una grande famiglia, e la gioia di annunciare a tutti il Vangelo. Che la fraternità possa rafforzarsi tra voi così che possiate portare avanti la vostra missione al servizio dei poveri e dei piccoli, per i quali Gesù ha un amore di predilezione. Affidandovi all intercessione della Beata Vergine Maria, a san Pietro e ai Santi dei vostri Paesi, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, alle vostre famiglie e a tutti i membri della vostra Associazione. E, per favore, non dimenticate di pregare per me. Prima di congedarsi il Pontefice ha pronunciato a braccio queste parole. Ma prima di finire, vorrei aggiungere una parola. Penso al Belgio e all Olanda: questi due Paesi hanno riempito il mondo di missionari. E oggi sono in crisi vocazionale. Vorrei chiedere a voi di bussare al cuore di Gesù perché non si dimentichi della generosità che hanno avuto questi due Paesi in altri tempi. E ci mandi vocazioni, al Belgio e all Olanda, così la vita di fede può crescere di più. Voi lavorate con i poveri e amate i poveri, ma pensate anche ai poveri di fede, che non hanno fede perché non c è chi la predichi. Che il Signore invii sacerdoti per annunciare la fede. E per favore, pregate per le vocazioni nei vostri Paesi.

5 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 5 Il Papa ha offerto la messa a Santa Marta per i ventuno copti «sgozzati per il solo motivo di essere cristiani» Come martiri Ecumenismo del sangue La forza del nome di MANUEL NIN U n pomeriggio, passeggiando per Roma, cercavo delle bancarelle di fiorai. Da sempre amo i cactus, queste piante belle e sobrie, portate a una vita quasi ascetica tra la sabbia del deserto, piante austere anche nella fioritura: rari e pochissimi fiori ma di una bellezza unica. La ricerca mi portò quasi per caso da un fioraio dai tratti medioorientali. Mi accorsi che portava tatuata sul dorso della mano una piccola croce e gli chiesi se era cristiano. Mi disse che era copto ortodosso e che si chiamava Scenute. Di fronte al martirio dei copti in Libia, con accorate parole il Papa ha alzato ancora una volta la voce per annunciare, quasi fosse una professione di fede, l ecumenismo del sangue: «Dicevano solamente: Gesù aiutami. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani» e il loro sangue «è una testimonianza che grida». In questo modo Francesco ha riproposto il cammino dei cristiani di diverse confessioni, non ancora attorno all unico pane e all unico calice, ma già attorno all unico sangue versato per Cristo, per rendere testimonianza dell unico S i g n o re. Il Pontefice ha ricordato come l unica parola uscita dalla bocca dei martiri copti è stata «Gesù, CO N T I N UA A PA G I N A 13 «Offriamo questa messa per i nostri ventuno fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani». Lo ha detto Papa Francesco nella celebrazione presieduta martedì 17 febbraio nella cappella della Casa Santa Marta. «Preghiamo per loro ha aggiunto che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello Tawadros che soffre tanto». E proprio con il patriarca della Chiesa ortodossa copta, Tawadros II, il Papa ha parlato personalmente al telefono nel pomeriggio di lunedì 16, manifestandogli la sua profonda partecipazione al dolore per il barbaro assassinio compiuto dai fondamentalisti islamici. E assicurando anche la propria preghiera. Ripetendo le parole dell antifona iniziale «Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome» (salmo 31, 3-4), Papa Francesco ha aperto l omelia. Il brano del Libro della Genesi sul diluvio (6, 5-8; 7, ), proposto dalla liturgia del giorno, «ci fa pensare ha detto il Pontefice alla capacità di distruzione che ha l uomo: l uomo è capace di distruggere tutto quello che Dio ha fatto» quando «gli sembra di essere più potente di Dio». E così «Dio può fare cose buone, ma l uomo è capace di distruggerle tutte». Anche «nella Bibbia, nei primi capitoli, troviamo tanti esempi, dall inizio». Ad esempio, ha spiegato Francesco, «l uomo chiama il diluvio per la sua malvagità: è lui che lo chiama!». Inoltre «l uomo chiama il fuoco del cielo, in Sodoma e Gomorra, per la sua malvagità». Poi «l uomo crea la confusione, la divisione dell umanità Babele, la Torre di Babele per la sua malvagità». Insomma, «l uomo è capace di distruggere, noi siamo tutti capaci di distruggere». Ce lo conferma, sempre nella Genesi, «una frase molto, molto acuta: Questa malvagità era grande e ogni intimo intento del loro cuore del cuore degli uomini non era altro che male, sempre». Non è questione di essere troppo negativi, ha fatto notare il Papa, perché «questa è la verità». A tal punto che «siamo capaci di distruggere anche la fraternità», come dimostra la storia di «Caino e Abele nelle prime pagine della Bibbia». Un episodio che, appunto, «distrugge la fraternità, è l inizio delle guerre: le gelosie, le invidie, tanta cupidigia di potere, di avere più potere». Sì, ha affermato Francesco, «questo sembra negativo, ma è realista». Del resto, ha aggiunto, basta prendere un «giornale qualsiasi» per vedere «che più del novanta per cento delle notizie sono notizie di distruzione: più del novanta per cento! E questo lo vediamo tutti i giorni!». Ma allora «cosa succede nel cuore dell uomo?» è stato l i n t e r ro g a t i v o fondamentale proposto dal Papa. «Gesù, una volta, avvertì i suoi discepoli che il male non entra nel cuore dell uomo perché mangia questa cosa che non è pura, bensì perché esce dal cuore». E «dal cuore dell uomo escono tutte le malvagità». Infatti «il nostro cuore debole è ferito». C è «sempre quella voglia di autonomia» che porta a dire: «Io faccio quello che voglio e se io ho voglia di questo, lo faccio! E se per questo voglio fare una guerra, la faccio! E se per questo voglio distruggere la mia famiglia, lo faccio! E se per questo devo ammazzare il vicino, lo faccio!». Ma proprio «queste sono le notizie di ogni giorno» ha rimarcato il Papa, osservando che «i giornali non ci raccontano notizie di vita di santi». Dunque, ha proseguito rilanciando la questione centrale, «perché siamo così?». La risposta è diretta: «Perché abbiamo questa possibilità di distruzione, questo è il problema!». E così facendo, poi, «nelle guerre, nel traffico delle armi siamo imprenditori di morte!». E «ci sono i Paesi che vendono le armi a questo che è in guerra con questo, e le vendono anche a questo, perché così continui la guerra». Il problema è proprio la «capacità di distruzione e questo non viene dal vicino» ma «da noi!». Il dolore dei familiari degli egiziani copti trucidati in Libia (Reuters) «Ogni intimo intento del cuore non era altro che male» ha ripetuto, ancora, Francesco. Ricordando appunto che «noi abbiamo questo seme dentro, questa possibilità». Ma «abbiamo anche lo Spirito Santo che ci salva». Si tratta perciò di scegliere a partire dalle «piccole cose». E così «quando una donna va al mercato e trova un altra, incomincia a chiacchierare, a sparlare della vicina, dell altra donna di là: questa donna uccide, questa donna è malvagia». E lo è «nel mercato» ma anche «in parrocchia, nelle associazioni: quando ci sono le gelosie, le invidie vanno dal parroco a dire ma questa no, questo sì, questo fa». Anche «questa è la malvagità, la capacità di distruggere che tutti noi abbiamo». È su questo punto che «oggi la Chiesa, alle porte della Quaresima, ci fa riflettere». L invito del Papa è a domandarcene la ragione, a partire dal passo evangelico di Marco (8, 14-21). «Nel Vangelo Gesù rimprovera un po i discepoli che discutevano: ma tu dovevi prendere il pane No, tu!». Insomma i dodici «discutevano come sempre, litigavano fra loro». Ed ecco che Gesù rivolge loro «una bella parola: Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode». Così, «semplicemente fa l esempio di due persone: Erode è cattivo, assassino, e i farisei ipocriti». Ma il Signore parla anche di «lievito e loro non capivano». Il fatto è che, come racconta Marco, i discepoli «parlavano di pane, di questo pane, e Gesù gli fa: Ma quel lievito è pericoloso, quello che noi abbiamo dentro e che ci porta a distruggere. Guardatevi, fate attenzione!». Poi «Gesù fa vedere l altra porta: Avete il cuore indurito? Non vi ricordate quando ho spezzato i cinque pani, la porta della salvezza di Dio?». Infatti «per questa strada della discussione dice mai, mai si farà qualcosa di buono, sempre ci saranno divisioni, distruzione!». E continua: «Pensate alla salvezza, a quello che anche Dio ha fatto per noi, e scegliete bene!». Ma i discepoli «non capivano perché il cuore era indurito per questa passione, per questa malvagità di discutere fra loro e vedere chi era il colpevole di quella dimenticanza del pane». Francesco ha quindi esortato a prendere «questo messaggio del Signore sul serio». Con la consapevolezza che «queste non sono cose strane, non è il discorso di un marziano» ma sono invece «le cose che ogni giorno accadono nella vita». E per verificarlo, ha ripetuto, basta soltanto prendere «il giornale, niente di più!». Però, ha aggiunto, «l uomo è capace di fare tanto bene: pensiamo a madre Teresa, per esempio, una donna del nostro tempo». Ma se «tutti noi siamo capaci di fare tanto bene» siamo altrettanto «capaci anche di distruggere nel grande e nel piccolo, nella stessa famiglia: distruggere i figli, non lasciando crescere i figli con libertà, non aiutandoli a crescere bene» e così in qualche modo annullando i figli. E considerato che «abbiamo questa capacità», per noi «è necessaria la meditazione continua: la preghiera, il confronto fra noi» proprio «per non cadere in questa malvagità che tutto distrugge». E «abbiamo la forza» per farlo, come «Gesù ci ricorda». Tanto che «oggi ci dice: Ricordate. Ricordatevi di me, che ho versato il mio sangue per voi; ricordatevi di me che vi ho salvato, vi ho salvati tutti; ricordatevi di me, che ho la forza di accompagnarvi nel cammino della vita, non per la strada della malvagità, ma per la strada della bontà, del fare il bene agli altri; non per la strada della distruzione, ma per la strada del costruire: costruire una famiglia, costruire una città, costruire una cultura, costruire una patria, sempre di più!». La riflessione di oggi ha suggerito a Francesco di chiedere al Signore, «prima di incominciare la Quaresima», la grazia di «scegliere sempre bene la strada col suo aiuto e non lasciarci ingannare dalle seduzioni che ci porteranno sulla strada sbagliata».

6 pagina 6 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 Saluto del decano Per rispondere alle attese del presente Al l inizio dei lavori, il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha rivolto un saluto a Papa Francesco, di cui diamo ampi stralci. Francesco al concistoro straordinario Comunione e collegialità «Benvenuti in questa comunione, che si esprime nella collegialità»: sono le parole con cui Papa Francesco ha salutato giovedì 12 febbraio i cardinali riuniti nell aula del Sinodo per il concistoro straordinario sulla riforma della Curia romana. Fra loro anche diciannove dei venti ecclesiastici che sabato 14 hanno poi ricevuto la porpora. Cari fratelli, «com è bello e come è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal 133, 1). Con le parole del Salmo rendiamo lode al Signore che ci ha convocati e ci dona la grazia di accogliere in questa assemblea i 20 nuovi Cardinali. A loro e a tutti rivolgo il mio cordiale saluto. Benvenuti in questa comunione, che si esprime nella collegialità. Grazie a tutti coloro che hanno preparato questo evento, in particolare a Sua Eminenza Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio. Ringrazio la Commissione dei nove Cardinali e Sua Eminenza Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, coordinatore. Ringrazio anche Sua Eccellenza Marcello Semeraro, segretario della Commissione dei nove Cardinali: è lui che oggi ci presenta la sintesi del lavoro svolto in questi ultimi mesi per elaborare la nuova Costituzione Apostolica per la riforma della Curia. Come sappiamo, questa sintesi è stata predisposta in base a tanti suggerimenti, anche da parte dei capi e dei responsabili dei Dicasteri, nonché degli esperti in materia. La meta da raggiungere è sempre quella di favorire maggiore armonia nel lavoro dei vari Dicasteri e Uffici, al fine di realizzare una più efficace collaborazione in quell assoluta trasparenza che edifica l autentica sinodalità e la collegialità. La riforma non è fine a se stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti. La riforma, auspicata vivamente dalla maggioranza dei Cardinali nell ambito Già cinquanta le riunioni del Consiglio di cardinali Ha già tenuto una cinquantina di riunioni nel corso di otto sessioni in media una ogni due mesi il Consiglio di cardinali voluto da Papa Francesco per aiutarlo «nel governo della Chiesa universale» e «studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana». La sua nascita è stata annunciata il 13 aprile 2013 con un comunicato della Segreteria di Stato, nel quale si spiegava anche che esso scaturiva da «un suggerimento emerso nel corso delle congregazioni generali precedenti il Conclave» del marzo precedente, che aveva eletto Papa Bergoglio. Lo stesso Consiglio è stato poi costituito ufficialmente con chirografo pontificio del 28 settembre Nel documento si parlava tra l altro della configurazione dell organismo cardinalizio «nel modo che risulterà più adeguato», per poter essere «un u l t e r i o re espressione della comunione episcopale e dell ausilio al munus petrinum che l episcopato sparso per il mondo può offrire». Partendo da tali premesse il Consiglio è stato inizialmente composto da otto porporati: Bertello, Errázuriz Ossa, Gracias, Marx, Monsengwo Pasinya, O Malley, Pell e Rodríguez Maradiaga, con funzione di coordinatore. Dalla riunione del 28 aprile 2014 il Papa ha chiamato a partecipare stabilmente il cardinale Parolin, segretario di Stato, il quale è presente nel Consiglio come nono membro effettivo dalla riunione mattutina del 2 luglio Sin dal principio, il vescovo Semeraro svolge la funzione di segretario. Subito dopo l istituzione è stata avviata la raccolta del materiale. In particolare nell estate 2013 il cardinale Bertello ha avviato una consultazione riservata ai capi dicastero e ad altre personalità della Curia romana al fine di ottenere pareri. A essi furono aggiunti tutti quelli fatti delle Congregazioni generali prima del Conclave, dovrà perfezionare ancora di più l identità della stessa Curia Romana, ossia quella di coadiuvare il Successore di Pietro nell esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l unità di fede e la comunione del popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo. Certamente raggiungere una tale meta non è facile: richiede tempo, determinazione e soprattutto la collaborazione di tutti. Ma per realizzare questo dobbiamo innanzitutto affidarci allo Spirito Santo, che è la vera guida della Chiesa, implorando nella preghiera il dono dell autentico discernimento. Con questo spirito di collaborazione inizia il nostro incontro, che sarà fecondo grazie al contributo che ciascuno di noi potrà esprimere con parre s í a, fedeltà al Magistero e consapevolezza che tutto ciò concorre alla legge suprema, ossia alla salus animarum. Grazie. pervenire tramite il Papa e direttamente al segretario del Consiglio, per un totale di circa cento proposte di vario genere. I porporati membri a loro volta hanno anche loro richiesto o ricevuto proposte che sono continuate a giungere anche successivamente dagli episcopati delle rispettive aree geografiche di riferimento. Nelle sessioni tenutesi finora (1-3 ottobre e 3-5 dicembre 2013; febbraio, aprile, 1-4 luglio, settembre, 9-11 dicembre 2014; e 9-11 febbraio 2015) il ritmo di lavoro ha impegnato i membri al mattino e al pomeriggio, normalmente dalle 9 alle e dalle 16 alle 19. A tutti gli incontri è stato sempre presente Francesco, tranne i mercoledì mattina in cui era impegnato nelle udienze generali. Oltre alla riforma della Curia per la quale si è proceduto partendo dalla Segreteria di Stato e proseguendo con le Congregazioni e i Pontifici Consigli i lavori del Consiglio si sono occupati anche della revisione del regolamento delle assemblee sinodali, della preparazione della terza assemblea straordinaria dello stesso Sinodo, dell istituzione della Pontificia commissione per la tutela dei minori, delle audizioni della Commissione referente di studio e di indirizzo sull organizzazione della struttura economicoamministrativa della Santa Sede (Cosea) e della Pontificia commissione referente sull Istituto per le Opere di religione (Crior), della costituzione della Segreteria e del Consiglio per l economia, del comitato per la riforma dei media vaticani, di un progetto di ristrutturazione del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e di temi relativi al governo della Chiesa universale sui quali Francesco ha voluto domandare un parere e un contributo di riflessione al Consiglio di cardinali. In lei veneriamo il Successore di Pietro, posto dallo Spirito Santo alla guida della Chiesa di Cristo in quest ora importante della sua storia. A lei vogliamo dare tutta la nostra collaborazione. È una collaborazione dei singoli cardinali, ma è anche una collaborazione collegiale, nel solco tracciato dalla storia della Chiesa e ben sintetizzato nel Codice di diritto canonico, al canone 349. Alcuni di noi già svolgono questo lavoro nella Curia romana, lieti di poter svolgere tale missione accanto a lei, in questa amata Chiesa di Roma. La maggior parte dei confratelli cardinali provengono dalle varie parti del mondo e con la loro esperienza pastorale e con il loro impegno apostolico sono lieti di poter offrire al Successore di Pietro il conforto della loro presenza e l aiuto della loro collaborazione. Alcuni cardinali non hanno potuto essere presenti fra noi a causa dell età avanzata o della malferma salute. Avremmo dovuto essere 228, ma non abbiamo potuto raggiungere tale numero. Come non ricordare in questo momento il compianto cardinale Karl Josef Becker, della Compagnia di Gesù, che proprio l altro ieri, qui a Roma, è stato chiamato dal Signore alla vita eterna? Santo Padre, riuniti intorno a lei noi oggi sentiremo le varie proposte per l adattamento della costituzione apostolica Pastor bonus alle necessità dell ora presente. Nel secolo scorso san Pio X ci aveva dato, nel 1908, la costituzione apostolica Sapienti consilio. Nel 1967 il beato Paolo VI ci aveva dato sullo stesso argomento la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae e infine, nel 1988, san Giovanni Paolo II aveva riorganizzato la Curia romana con la costituzione apostolica Pastor bonus. Ora, di fronte alle nuove sfide del terzo millennio cristiano, ella ci ha chiamato a collaborare con lei per una migliore attività di questo cenacolo apostolico. Noi siamo qui per darle il nostro contributo, tenendo ben presente sia l esperienza del passato e sia le attese del presente, cercando di fare come l uomo del Vangelo che sa trarre dal suo tesoro nova et vet e ra, cose nuove e cose antiche (Ma t t e o, 13, 52). Lavoreremo fraternamente insieme.

7 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 7 I lavori del concistoro straordinario Confronto aperto e costruttivo L appuntamento era per le 9, ma già mezz ora prima Papa Francesco era nell aula del Sinodo. In piedi, davanti al tavolo della presidenza, pronto ad accogliere i cardinali convocati per il concistoro straordinario che alla vigilia della creazione di venti nuovi porporati si è riunito dal 12 al 13 febbraio per discutere la riforma della Curia romana. Francesco ha salutato i presenti uno a uno, scambiando con ciascuno qualche parola. E quella cordiale e non formale accoglienza era già l e s p re s s i o - ne concreta dell intenzione di valorizzare pienamente la partecipazione personale e collegiale. Insieme, i 146 cardinali (con i quali erano diciannove dei venti ecclesiastici che sabato hanno poi ricevuto la porpora) hanno cantato il Veni creator, invocando l assistenza dello Spirito Santo. Completata la preghiera dell Ora Terza, dopo i discorsi de l cardinale decano e del Pontefice, sono iniziati i lavori con la relazione del cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga che ha ripercorso storicamente l attività del Consiglio di cardinali, illustrandone il metodo di lavoro seguito in questi mesi e quella del segretario del Consiglio, il vescovo Marcello Semeraro, il quale è entrato nel dettaglio delle proposte per il progetto di riforma della Curia. Un intervento strutturato in due parti: la prima, più generale, riguardante i principi ispiratori e le linee guida della riforma, la seconda più specificamente dedicata alle due proposte che godono già di un processo avanzato di elaborazione: la creazione, cioè, di due nuovi dicasteri dedicati a laici, famiglia e vita, l uno, e a carità, giustizia e pace l a l t ro. In particolare la relazione del vescovo Semeraro ha richiamato la natura specifica della Curia romana e le sue funzioni costitutive, ipotizzandone una razionalizzazione e un riordinamento. Quanto alla Segreteria di Stato, ha sottolineato in particolare il suo ruolo di coordinamento o mo derazione dei vari settori della Curia: ruolo per il quale non si prevede l istituzione di una specifica figura aggiuntiva. Nel dettaglio il testo ha individuato i profili teologici di due grandi poli tematici ( laici famiglia e vita e carità giustizia e pace ) intorno ai quali potrebbero accorparsi gli attuali pontifici consigli e alcune pontificie accademie dando vita a due nuovi dicasteri. Nel cui ambito di attività sarebbero ricompresi settori già oggi ben delineati nell organigramma della Curia e altri di particolare attualità come per esempio la tutela dell ambiente naturale e l ecologia umana. Tra gli altri temi toccati, il criterio della sinodalità come dimensione fondamentale del lavoro di Curia e l esigenza di scegliere il personale privilegiando lo spirito di servizio e di responsabilità. Riguardo infine alla procedura da seguire nell opera di riforma, si è confermato che l iter sarà prevedibilmente lungo e si è indicata la possibilità come già avvenuto per l elaborazione della Pastor bonus di istituire una commissione ristretta incaricata di stendere un primo schema di nuova costituzione. Schema che potrebbe poi essere sottoposto al Consiglio dei cardinali per una prima valutazione, seguita da una consultazione tra porporati, vescovi e dicasteri. Infine una commissione cardinalizia dovrebbe incaricarsi della redazione del testo definitivo da sottoporre all a p p ro v a z i o n e del Papa. Ciò non toglie che alcuni provvedimenti possano essere realizzati in via sperimentale anche prima del varo della nuova costituzione. Nei dodici interventi seguiti alla relazione del vescovo Semeraro, si è parlato, tra l altro, del contesto teologico e giuridico della riforma, della necessità di considerare il contributo del collegio cardinalizio, del concistoro e del sinodo dei vescovi, del rapporto tra sinodalità e collegialità, dell esigenza di maggiore collaborazione e coordinamento nell attività dei dicasteri, del ruolo della Segreteria di Stato e della formazione permanente del personale. Il collegio cardinalizio ha espresso apprezzamento e incoraggiamento per l impegnativa riforma economica già avviata, sottolineandone i criteri di trasparenza, responsabilità, competenza e chiarezza. Nel pomeriggio del 12 febbraio, poi, altri ventotto interventi sul tema della riforma della Curia. In totale, nell intera giornata hanno parlato in quaranta. In un clima definito sereno, positivo e costruttivo, i temi più ricorrenti hanno riguardato il rapporto tra la Curia, le Chiese locali e le Conferenze episcopali. In proposito è tornata spesso la parola decentralizzazione, nel senso positivo della sussidiarietà che indica come il servizio da parte della Curia debba tener conto di ciò che si può fare bene anche a Principali modifiche alla «Pastor bonus» Prima delle recenti riforme in campo economico volute da Papa Francesco, le più significative modifiche legislative apportate alla costituzione apostolica Pastor bonus (Pb) del 28 giugno 1988 se si eccettuano i mutamenti dei nomi di alcuni dicasteri erano state realizzate attraverso sei motuproprio, uno a firma di Giovanni Paolo II e cinque di Benedetto XVI. Il primo in ordine di tempo è stato Inde a pontificatus, del 25 marzo 1993, con cui Papa Wojtyła ha soppresso il Pontificio Consiglio per il dialogo con i non credenti (artt Pb), unendolo al Pontificio Consiglio per la cultura (artt Pb); inoltre, lo stesso motuproprio ha creato la Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico (artt Pb), che era unita alla Congregazione per il clero, in una Commissione autonoma, cambiandone il nome in Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, con un certo opportuno contatto col Pontificio Consiglio per la cultura. Quanto a Papa Ratzinger con Ubicumque et semper, del 31 settembre 2010, ha istituito il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione; con Quaerit semper, del 30 agosto 2011, ha trasferito le competenze sulla dispensa super rato (art. 67 Pb) e sulle cause di invalidità della sacra Ordinazione (art. 68 Pb), che la Pastor bonus affidava alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, a un Ufficio stabilito presso la Rota Romana; con Pulchritudinis fidei, del 30 luglio 2012, ha unito la Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa al Pontificio Consiglio per la cultura; con Ministrorum institutio, del 16 gennaio 2013, ha trasferito le competenze sui seminari dalla Congregazione per l educazione cattolica alla Congregazione per il clero; e infine con Fides per doctrinam, nella stessa data ha trasferito la competenza sulla catechesi dalla Congregazione per il clero al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. livello di diocesi e Conferenze episcopali. Del resto, è stato rilevato, uno dei compiti della riforma è proprio quello di individuare cosa sia meglio affidare alla cura dei dicasteri romani e quali competenze, invece, possano essere attribuite in modo fruttuoso all ambito locale. Alcuni interventi hanno sottolineato l utilità e l importanza del servizio centrale della Santa Sede, tenendo conto soprattutto dell esp e- rienza di tanti Paesi o regioni in cui la Chiesa locale è in una situazione di debolezza e può così essere sottoposta a pressioni: in casi del genere, infatti, essa potrebbe trovare più facilmente sostegno e guida negli organismi della Santa Sede. Si è parlato, inoltre, della questione del coordinamento all interno della Curia, non solo limitatamente all aspetto funzionale ma anche in riferimento all esigenza che esso possa esprimere il senso della comunione. È fondamentale è stato detto creare comunione e valorizzare la sussidiarietà piuttosto che limitarsi a uno spirito efficientistico basato sul parlare di più o fare più riunioni. Riguardo alla dimensione internazionale, è stato messo in luce il fatto che la competenza della Segreteria di Stato nei rapporti con le organizzazioni mondiali è garanzia di coerenza di linee e posizioni. Da parte sua la Segreteria di Stato può e deve di fatto coinvolgere i dicasteri competenti, in modo che ci sia un unità di prospettive. Più in generale si è insistito sull opportunità di un maggiore coordinamento, anche attraverso l istituzione di organismi specifici. Nella discussione è stata ribadita inoltre la centralità della semplificazione come criterio condiviso, con la considerazione dell importanza di poter contare su personale qualificato per competenza e per spirito ecclesiale che provenga da diversi Paesi, di modo che la Curia rispecchi la ricchezza e la varietà della Chiesa. Il ruolo e la responsabilità dei laici, in particolare delle donne, e la loro presenza in posizioni di responsabilità nella Curia, sono stati al centro di altri interventi dei porporati. E alcuni hanno messo in rilievo come nella Pastor bonus ci siano aspetti positivi che non devono essere perduti. Dunque questo lavoro di riforma va posto in spirito di continuità e di ripresa con elementi permanenti dal punto di vista dell imp ostazione ecclesiologica. E sempre sulla riforma, è stata evidenziata l opp ortunità di procedere con un attuazione graduale delle decisioni e delle misure che sembrano mature. Senza attendere, quindi, necessariamente il completamento di tutta l opera, che richiederà tempi lunghi. Venerdì 13 hanno preso parte ai lavori 164 porporati. La mattinata è stata occupata in gran parte da un ampio resoconto a più voci sui temi dell economia e degli organismi economici. Hanno preso la parola i cardinali George Pell e Reinhard Marx, che hanno fatto il punto sull attività svolta dalla Segreteria per l economia e dal Consiglio per l economia. Ha preso la parola anche Joseph F.X. Zahra, vice coordinatore del Consiglio per l economia, che è stato alla guida della Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede (Cosea). E si è parlato dell Istituto per le opere di religione (Ior) e delle sue prospettive, di cui ha trattato il presidente Jean-Baptiste de Franssu. Dagli interventi è emerso un quadro informativo completo su tutte le questioni che riguardano la riforma dei dicasteri economici e il sistema dell economia. Negli interventi dei cardinali sono state approfondite alcune questioni particolari, ma soprattutto è stato espresso apprezzamento per questo cammino riorganizzazione del quadro dell amministrazione economica. Si è insistito, soprattutto, sui temi della trasparenza e della credibilità e si è ribadita l urgenza di debellare ogni forma di corruzione. Non è mancata la raccomandazione che gli aspetti positivi di questo tipo di riforma abbiano una più ampia diffusione anche nelle diocesi. Nel pomeriggio il concistoro si è chiuso con l intervento del cardinale Patrick Sean O Malley, che ha fatto il punto sul lavoro e sulle prospettive della Pontificia commissione per la tutela dei minori, di cui è presidente.

8 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 8/9 Papa Francesco ha creato venti cardinali Hanno giurato fedeltà e obbedienza al Papa e ai suoi successori, poi uno a uno sono saliti all altare della Confessione e inginocchiatisi davanti a Francesco hanno ricevuto dalle sue mani le insegne cardinalizie: è stato il momento più significativo del concistoro ordinario pubblico per la creazione di venti cardinali, svoltosi sabato mattina, 14 febbraio nella basilica vaticana. All appello mancava il colombiano José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales, che riceverà la berretta nella sua terra natale. Ai piedi dell altare, accanto ai porporati dell ordine dei vescovi, aveva preso posto Benedetto XVI. Una presenza significativa, come era già avvenuto nel concistoro del febbraio 2014, che è stata accolta da un prolungato applauso. E Papa Francesco, al termine della processione con cui ha fatto l ingresso in basilica, si è avvicinato al predecessore e lo ha salutato, ripetendo il gesto alla fine del rito. Di seguito pubblichiamo il testo dell allocuzione pronunciata dal Pontefice durante il concistoro. Cari Fratelli Cardinali, quella cardinalizia è certamente una dignità, ma non è onorifica. Lo dice già il nome c a rd i n a l e che evoca il c a rd i n e ; dunque non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onorificenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità. Voi siete c a rd i n i e siete i n c a rd i n a t i nella Chiesa di Roma, che «presiede alla comunione universale della carità» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 13; cfr. Ign. Ant., Ad Rom., Prologo). Nella Chiesa ogni presidenza proviene dalla carità, deve esercitarsi nella carità e ha come fine la carità. Anche in questo la Chiesa che è in Roma svolge un ruolo esemplare: come essa presiede nella carità, così ogni Chiesa particolare è chiamata, nel suo ambito, a presiedere nella carità. Perciò penso che l inno alla carità della Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi possa essere la parola-guida per questa celebrazione e per il vostro ministero, in particolare per quelli tra voi che oggi entrano a far parte del Collegio cardinalizio. E ci farà bene lasciarci guidare, io per primo e voi con me, dalle parole ispirate dell apostolo Paolo, in particolare là dove egli elenca le caratteristiche della carità. Ci aiuti in questo ascolto la nostra Madre Maria. Lei ha dato al mondo Colui che è «la Via migliore di tutte» (cfr. 1 Cor 12, 31): Gesù, Carità incarnata; ci aiuti ad accogliere questa Parola e a camminare sempre su questa Via. Ci aiuti col suo atteggiamento umile e tenero di madre, perché la carità, dono di Dio, cresce dove ci sono umiltà e tenerezza. Anzitutto san Paolo ci dice che la carità è «magnanima» e «benevola». Quanto più si allarga la responsabilità nel servizio alla Chiesa, tanto più deve allargarsi il cuore, dilatarsi secondo la misura del cuore di Cristo. Ma g n a n i m i - tà è, in un certo senso, sinonimo di cat- tolicità: è saper amare senza confini, ma nello stesso tempo fedeli alle situazioni particolari e con gesti concreti. Amare ciò che è grande senza trascurare ciò che è piccolo; amare le piccole cose nell orizzonte delle grandi, perché «Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo divinum est». Saper amare con gesti benevoli. Benevolenza è l intenzione ferma e costante di volere il bene sempre e per tutti, anche per quelli che non ci vogliono bene. L apostolo dice poi che la carità «non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d o rg o g l i o». Questo è davvero un miracolo della carità, perché noi esseri umani tutti, e in ogni età della vita siamo inclinati all invidia e all o rg o g l i o dalla nostra natura ferita dal peccato. E anche le dignità ecclesiastiche non sono immuni da questa tentazione. Ma proprio per questo, cari Fratelli, può risaltare ancora di più in noi la forza divina Dominique Mamberti, diaconia di Santo Spirito in Sassia. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, titolo di Sant Antonio in Campo Marzio. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., titolo di San Romano Martire. John Atcherley Dew, titolo di Sant Ipp olito. Edoardo Menichelli, titolo dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Tor Fiorenza. Pierre Nguyên Văn Nhon, titolo di San Tommaso Ap ostolo. Alberto Suárez Inda, titolo di San Policarpo. Charles Maung Bo, S.D.B., titolo di Sant Ireneo a Cento celle. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, titolo di Santa Maria Addolorata. Francesco Montenegro, titolo dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio. della carità, che trasforma il cuore, così che non sei più tu che vivi, ma Cristo vive in te. E Gesù è tutto amore. Inoltre, la carità «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse». Questi due tratti rivelano che chi vive nella carità è de-centrato da sé. Chi è auto-centrato manca inevitabilmente di rispetto, e spesso non se ne accorge, perché il risp etto è proprio la capacità di tenere conto dell altro, di tenere conto della sua dignità, della sua condizione, dei suoi bisogni. Chi è auto-centrato cerca inevitabilmente il proprio interesse, e gli sembra che questo sia normale, quasi doveroso. Tale i n t e re s s e può anche essere ammantato di nobili rivestimenti, ma sotto Titoli e diaconie dei porporati Concistoro ordinario pubblico nella basilica vaticana Incardinati e docili sotto è sempre il proprio interesse. Invece la carità ti de-centra e ti pone nel vero centro che è solo Cristo. Allora sì, puoi essere una persona rispettosa e attenta al bene degli altri. La carità, dice Paolo, «non si adira, non tiene conto del male ricevuto». Al pastore che vive a contatto con la gente non mancano le occasioni di arrabbiarsi. E forse ancora di più rischiamo di adirarci nei rapporti tra noi confratelli, perché in effetti noi siamo meno scusabili. Anche in questo è la carità, e solo la carità, che ci libera. Ci libera dal pericolo di reagire impulsivamente, di dire e fare cose sbagliate; e soprattutto ci libera dal rischio mortale dell ira trattenuta, covata dentro, che ti porta a tenere conto dei mali che ricevi. No. Questo non è accettabile nell uomo di Chiesa. Se pure si può scusare un arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore. Dio ce ne scampi e liberi! La carità aggiunge l Apostolo «non gode dell ingiustizia ma si rallegra della verità». Chi è chiamato nella Chiesa al servizio del governo deve avere un forte senso della giustizia, così Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B., titolo di Santa Galla. Ricardo Blázquez Pérez, titolo di Santa Maria in Vallicella. José Luis Lacunza Maestrojuán, O.A.R., titolo di San Giuseppe da Copertino. Arlindo Gomes Furtado, titolo di San Timoteo. Soane Patita Paini Mafi, titolo di Santa Paola Romana. José de Jesús Pimiento Rodríguez, titolo di San Giovanni Crisostomo a Monte Sacro Alto. Luigi De Magistris, diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in Via Lata. Karl-Josef Rauber, diaconia di Sant Antonio di Padova a Circonvallazione Appia. Luis Héctor Villalba, Titolo di San Girolamo a Corviale. Júlio Duarte Langa, titolo di San Gabriele dell Addolorata. che qualunque ingiustizia gli risulti inaccettabile, anche quella che potesse essere vantaggiosa per lui o per la Chiesa. E nello stesso tempo «si rallegra della verità»: che bella questa espressione! L uomo di Dio è uno che è affascinato dalla verità e che la trova pienamente nella Parola e nella Carne di Gesù Cristo. Lui è la sorgente inesauribile della nostra gioia. Che il popolo di Dio possa sempre trovare in noi la ferma denuncia dell ingiustizia e il servizio gioioso della verità. Infine, la carità «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Qui c è, in quattro parole, un programma di vita spirituale e pastorale. L amore di Cristo, riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo, ci permette di vivere così, di essere così: persone capaci di perdonare sempre; di dare sempre fiducia, Quattro nuove sante il prossimo 17 maggio perché piene di fede in Dio; capaci di infondere sempre speranza, perché piene di speranza in Dio; persone che sanno sopportare con pazienza ogni situazione e ogni fratello e sorella, in unione con Gesù, che ha sopportato con amore il peso di tutti i nostri peccati. Cari Fratelli, tutto questo non viene da noi, ma da Dio. Dio è amore e compie tutto questo, se siamo docili all azione del suo Santo Spirito. Ecco allora come dobbiamo essere: i n c a rd i n a - ti e docili. Più veniamo incardinati nella Chiesa che è in Roma e più dobbiamo diventare docili allo Spirito, perché la carità possa dare forma e senso a tutto ciò che siamo e che facciamo. Incardinati nella Chiesa che presiede nella carità, docili allo Spirito Santo che riversa nei nostri cuori l amore di Dio (cfr. Rm 5, 5). Così sia. La seconda parte del concistoro tenuto da Papa Francesco nella basilica vaticana sabato mattina, 14 febbraio, è stata dedicata al voto sulle cause di canonizzazione di Giovanna Emilia de Villeneuve, Maria di Gesù Crocifisso Baouardy e Maria Alfonsina Ghattas. Il Pontefice ha stabilito che le proclamerà sante domenica 17 maggio, insieme con la beata Maria Cristina dell Immacolata Concezione (al secolo Adelaide Brando, Napoli Casoria 1906) fondatrice della congregazione delle suore vittime espiatrici di Gesù Sacramentato, la cui canonizzazione era stata già decisa nel concistoro del 20 ottobre 2014, insieme a quella di Giuseppe Vaz, celebrata poi durante il viaggio in Sri Lanka, lo scorso 14 gennaio. Le quattro nuove sante sono tutte religiose: due sono della Terra santa, una è italiana e una francese. È toccata al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, la perorazione delle cause di canonizzazione. Salito sull altare ha presentato in breve le biografie delle tre beate: Giovanna Emilia De Villeneuve è nata a Toulouse, in Francia, il 9 marzo 1811, ed è morta di colera a Castres il 2 ottobre Fondatrice della congregazione delle suore dell Immacolata Concezione di Castres, è stata beatificata il 5 luglio 2009 da Benedetto XVI. Maria Alfonsina Danil Ghattas è nata a Gerusalemme il 4 ottobre 1843 ed è morta ad Ain Karem il 25 marzo Fondatrice della congregazione delle suore del Santissimo Rosario di Gerusalemme, è stata beatificata il 22 novembre 2009 sempre da Papa Ratzinger. La carmelitana Maria di Gesù Crocifisso (Mariam Baouardy) è nata a Nazaret, in Galilea, il 5 gennaio 1846 ed è morta a Betlemme il 26 agosto È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 13 novembre Papa Francesco ha quindi espresso la Perpensio votorum de propositis Canonizationibus, decidendo di iscrivere all alb o dei santi i nomi delle tre beate, aggiungendovi quello di Maria Cristina dell Immacolata Concezione e rendendo noto che la data stabilita per la canonizzazione è domenica 17 maggio. Infine l assemblea si è sciolta al canto del «Salve, Regina». Roma, 14 febbraio 2015 Il Sommo Pontefice Francesco ha tenuto questa mattina, sabato 14 febbraio 2015, nella Basilica Vaticana, il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi Cardinali, l imposizione della berretta, la consegna dell anello e l assegnazione del Titolo o della Diaconia. Il Santo Padre è giunto alle ore 11 nella Basilica e ha fatto una breve preghiera davanti alla Confessione. Preso posto sulla Cattedra, ha ricevuto dal Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Dominique Mamberti, primo tra i nuovi Cardinali, un indirizzo di saluto. Quindi il Papa, dopo aver pronunciato l orazione iniziale e dopo la proclamazione del Vangelo, ha tenuto l allo cuzione. Successivamente ha letto la formu- la di creazione dei Cardinali proclamando i loro nomi: Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Manuel José Macário do Nascimento Clemente, Patriarca di Lisboa (Portogallo); Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., Arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia); John Atcherley Dew, Arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda); Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia); Pierre Nguyên Văn Nhon, Arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam); Alberto Suárez Inda, Arcivescovo di Morelia (Messico); Charles Maung Bo, S.D.B., Arcivescovo di Yangon (Myanmar); Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, Arcivescovo di Bangkok (Thailandia); Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento (Italia); Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B., Arcivescovo di Montevideo (Uruguay); Ricardo Blázquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid (Spagna); José Luis Lacunza Maestrojuán, O.A.R., Vescovo di David (Panamá); Arlindo Gomes Furtado, Vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde); Soane Patita Paini Mafi, Vescovo di Tonga (Isole di Tonga); José de Jesús Pimiento Rodríguez, Arcivescovo emerito di Manizales (Colombia); Luigi De Magistris, Arcivescovo titolare di Nova, Pro-Penitenziere Maggiore emerito; Karl-Josef Rauber, Nunzio Ap ostolico; Luis Héctor Villalba, Arcivescovo emerito di Tucumán (Argentina); Júlio Duarte Langa, Vescovo emerito di Xai-Xai (Mozambico). Sono seguite l imposizione della berretta ai nuovi Cardinali, la consegna dell anello e l assegnazione a ciascuno di loro del Titolo o della D iaconia. La cerimonia è proseguita con il voto su alcune Cause di Canonizzazione e si è conclusa con la Benedizione Apostolica che il Santo Padre ha impartito ai presenti.

9 pagina 10 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 Durante la messa con i nuovi porporati il Pontefice ricorda che la Chiesa non deve emarginare ma reintegrare All incrocio di due logiche Festa in rosso porpora, con riflessi e sfumature di vari colori a seconda degli abiti, delle bandiere, delle etnie, delle lingue della variegata assemblea riunita a San Pietro. Europei, latinoamericani, africani, abitanti delle isole dell Oceania: tutti insieme per partecipare alla messa con diciannove dei venti cardinali creati da Papa Francesco nel concistoro di sabato. Intorno all Eucaristia presieduta dal Pontefice domenica mattina, 15 febbraio, erano 135 porporati concelebranti, tra i quali Sodano, decano del Collegio, e Parolin, segretario di Stato. «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». Gesù, mosso a compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» (cfr. Mc 1, 40-41). La compassione di Gesù! Quel patire con che lo avvicinava ad ogni persona sofferente. Gesù non si risparmia, anzi si lascia coinvolgere nel dolore e nel bisogno della gente, semplicemente perché Egli sa e vuole patire con, perché ha un cuore che non si vergogna di avere compassione. «Non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti» (Mc 1, 45). Questo significa che, oltre a guarire il lebbroso, Gesù ne ha preso su di sé anche l emarginazione che la legge di Mosè imponeva (cfr. Lv 13, ). Gesù non ha paura del rischio di assumere la sofferenza dell altro, ma ne paga fino in fondo il prezzo (cfr. Is 53, 4). La compassione porta Gesù ad agire in concreto: a re i n t e g ra re l e m a rg i - nato. E questi sono i tre concettichiave che la Chiesa ci propone oggi nella liturgia della Parola: la compassione di Gesù di fronte all e m a rg i n a - zione e la sua volontà di i n t e g ra z i o n e. E m a rg i n a z i o n e : Mosè, trattando giuridicamente la questione dei lebbrosi, chiede che vengano allontanati ed emarginati dalla comunità, finché perduri il loro male, e li dichiara impuri (cfr. Lv 13, ). Immaginate quanta sofferenza e quanta vergogna doveva provare un lebbroso: fisicamente, socialmente, psicologicamente e spiritualmente! Egli non è solo vittima della malattia, ma sente di esserne anche il colpevole, punito per i suoi peccati! È un morto vivente, come uno a cui suo padre ha sputato in faccia ( c f r. Nm 12, 14). Inoltre, il lebbroso incute paura, disdegno, disgusto e per questo viene abbandonato dai propri familiari, evitato dalle altre persone, emarginato dalla società, anzi la società stessa lo espelle e lo costringe a vivere in luoghi distanti dai sani, lo esclude. E ciò al punto che se un individuo sano si fosse avvicinato a un lebbroso sarebbe stato severamente punito e spesso trattato, a sua volta, da lebbroso. È vero, la finalità di tale normativa era quella di salvare i sani, p ro t e g g e re i giusti e, per salvaguardarli da ogni rischio, emarginare il pericolo trattando senza pietà il contagiato. Così, infatti, esclamò il sommo sacerdote Caifa: «È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera» (Gv 11, 50). I n t e g ra z i o n e : Gesù rivoluziona e scuote con forza quella mentalità chiusa nella paura e autolimitata dai pregiudizi. Egli, tuttavia, non abolisce la Legge di Mosè ma la porta a compimento (cfr. Mt 5, 17), dichiarando, ad esempio, l inefficacia controproducente della legge del taglione; dichiarando che Dio non gradisce Udienza ai reali di Tonga l osservanza del Sabato che disprezza l uomo e lo condanna; o quando, di fronte alla donna peccatrice, non la condanna, anzi la salva dallo zelo cieco di coloro che erano già pronti a lapidarla senza pietà, ritenendo di applicare la Legge di Mosè. Gesù rivoluziona anche le coscienze nel Discorso della montagna (cfr. Mt 5), aprendo nuovi orizzonti per l umanità e rivelando pienamente la logica di Dio. La logica dell amore che non si basa sulla paura ma sulla libertà, sulla carità, sullo zelo sano e sul desiderio salvifico di Dio: «Dio, nostro salvatore,... vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 3-4). «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Mt 12, 7; Os 6, 6). Gesù, nuovo Mosè, ha voluto guarire il lebbroso, l ha voluto toccare, l ha voluto reintegrare nella comunità, senza autolimitarsi nei pregiudizi; senza adeguarsi alla mentalità dominante della gente; senza preoccuparsi affatto del contagio. Gesù risponde alla supplica del lebbroso senza indugio e senza i soliti Lunedì 16 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza, nel Palazzo apostolico Vaticano, le loro maestà il re Tupou VI di Tonga e la regina Nanasipau u Tuku aho, che in seguito hanno incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato dall arcivescovo Paul R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Sua Maestà ha anzitutto espresso il suo compiacimento per la nomina del primo porporato originario dell arcipelago, il cardinale Soane Patita Paini Mafi, sottolineando l entusiasmo della popolazione e la presenza della regina e di numerosi tongani al concistoro ordinario pubblico dello scorso 14 febbraio. Nel prosieguo dei cordiali colloqui ci si è soffermati sui recenti sviluppi politici nel Paese e su alcuni aspetti della vita sociale ed economica, nonché sul positivo contributo della Chiesa cattolica in vari ambiti della società. Successivamente, vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli Stati insulari del Pacifico e ai problemi ambientali che alcuni di essi sono chiamati ad affrontare. rimandi per studiare la situazione e tutte le eventuali conseguenze! Per Gesù ciò che conta, soprattutto, è raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio. E questo scandalizza qualcuno! E Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo! Egli non pensa alle persone chiuse che si scandalizzano addirittura per una guarigione, che si scandalizzano di fronte a qualsiasi apertura, a qualsiasi passo che non entri nei loro schemi mentali e spirituali, a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica. Egli ha voluto integrare gli emarginati, salvare coloro che sono fuori dall accampamento (cfr. Gv 10). Sono due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti. Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l esclusione in annuncio. Queste due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: e m a rg i n a re e re i n t e g ra re. San Paolo, attuando il comandamento del Signore di portare l annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra (cfr. Mt 28, 19), scandalizzò e incontrò forte resistenza e grande ostilità soprattutto da coloro che esigevano un incondizionata osservanza della Legge mosaica anche da parte dei pagani convertiti. Anche san Pietro venne criticato duramente dalla comunità quando entrò nella casa del centurione pagano Cornelio (cfr. At 10). La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell integrazione. Questo non vuol dire sottovalutare i pericoli o fare entrare i lupi nel gregge, ma accogliere il figlio prodigo pentito; sanare con determinazione e coraggio le ferite del peccato; rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle p eriferie essenziali dell esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio; di seguire il Maestro che disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Lc 5, 31-32). Guarendo il lebbroso, Gesù non CO N T I N UA A PA G I N A 11

10 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 11 All Angelus l augurio agli orientali per il capodanno lunare Ritorno alle radici Quando si fa del bene a qualcuno non bisogna avere paura di guardarlo negli occhi e di toccarlo, così come ha fatto Gesù con il lebbroso guarito: lo ha raccomandato il Papa all Angelus di domenica 15 febbraio, in piazza San Pietro. CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 10 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In queste domeniche l evangelista Marco ci sta raccontando l azione di Gesù contro ogni specie di male, a beneficio dei sofferenti nel corpo e nello spirito: indemoniati, ammalati, peccatori... Egli si presenta come colui che combatte e vince il male ovunque lo incontri. Nel Vangelo di oggi (cfr. Mc 1, 40-45) questa sua lotta affronta un caso emblematico, perché il malato è un lebbroso. La lebbra è una malattia contagiosa e impietosa, che sfigura la persona, e che era simbolo di impurità: il lebbroso doveva stare fuori dai centri abitati e segnalare la sua presenza ai passanti. Era emarginato dalla comunità civile e religiosa. Era come un morto ambulante. L episodio della guarigione del lebbroso si svolge in tre brevi passaggi: l invocazione del malato, la risposta di Gesù, le conseguenze della guarigione prodigiosa. Il lebbroso supplica Gesù «in ginocchio» e gli dice: «Se vuoi, puoi purificarmi» (v. 40). A questa preghiera umile e fiduciosa, Gesù reagisce con un atteggiamento profondo del suo animo: la compassione. E compassione è una parola molto profonda: compassione significa p a t i re - c o n - l a l t ro. Il cuore di Cristo manifesta la compassione paterna di Dio per quell uomo, avvicinandosi a lui e toccandolo. E questo particolare è molto importante. Gesù «tese la mano, lo toccò... e subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato» (v. 41). La misericordia di Dio supera ogni barriera e la mano di Gesù tocca il lebbroso. Egli non si pone a distanza di sicurezza e non agisce per delega, ma si espone direttamente al contagio del nostro male; e così proprio il nostro male diventa il luogo del contatto: Lui, Gesù, prende da noi la nostra umanità malata e noi prendiamo da Lui la sua umanità sana e risanante. Questo avviene ogni volta che riceviamo con fede un Sacramento: il Signore Gesù ci to cca e ci dona la sua grazia. In questo caso pensiamo specialmente al Sacramento della Riconciliazione, che ci guarisce dalla lebbra del peccato. Ancora una volta il Vangelo ci mostrachecosafa Diodifronteal nostro male: Dio non viene a t e n e re una lezione sul dolore; non viene neanche ad eliminare dal mondo la sofferenza e la morte; viene piuttosto a prendere su di sé il peso della nostra condizione umana, a portarla fino in fondo, per liberarci in modo radicale e definitivo. Così Cristo combatte i mali e le sofferenze del mondo: facendosene carico e vincendoli con la forza della misericordia di Dio. A noi, oggi, il Vangelo della guarigione del lebbroso dice che, se vogliamo essere veri discepoli di Gesù, siamo chiamati a diventare, uniti a Lui, strumenti del suo amore misericordioso, superando ogni tipo di emarginazione. Per essere imitatori Messa con i nuovi cardinali reca alcun danno a chi è sano, anzi lo libera dalla paura; non gli apporta un pericolo ma gli dona un fratello; non disprezza la Legge ma apprezza l uomo, per il quale Dio ha ispirato la Legge. Infatti, Gesù libera i sani dalla tentazione del fratello maggiore (cfr. Lc 15, 11-32) e dal peso dell invidia e della mormorazione degli «operai che hanno sopportato il peso della giornata e il caldo» (cfr. Mt 20, 1-16). Di conseguenza: la carità non può essere neutra, asettica, indifferente, tiepida o imparziale! La carità contagia, appassiona, rischia e coinvolge! Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita! (cfr. 1 Cor 13). La carità è creativa nel trovare il linguaggio giusto per comunicare con tutti coloro che vengono ritenuti inguaribili e quindi intoccabili. Trovare il linguaggio giusto... Il contatto è il vero linguaggio comunicativo, lo stesso linguaggio affettivo che ha trasmesso al lebbroso la guarigione. Quante guarigioni possiamo compiere e trasmettere imparando questo linguaggio del contatto! Era un lebbroso ed è diventato annunciatore dell amore di Dio. Dice il Vangelo: «Ma quello si allontanòesimise aproclamareeadivulgare il fatto» (Mc 1, 45). Cari nuovi Cardinali, questa è la logica di Gesù, questa è la strada della Chiesa: non solo accogliere e integrare, con coraggio evangelico, quelli che bussano alla nostra porta, ma uscire, andare a cercare, senza pregiudizi e senza paura, i lontani manifestando loro gratuitamente ciò che noi abbiamo gratuitamente ricevuto. «Chi dice di rimanere in [Cristo], deve anch egli comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6). La totale disponibilità nel servire gli altri è il nostro segno distintivo, è l unico nostro titolo di onore! E pensate bene, in questi giorni in cui avete ricevuto il titolo cardinalizio, invochiamo l intercessione di Maria, Madre della Chiesa, che ha sofferto in prima persona l e m a rg i - nazione a causa delle calunnie (cfr. Gv 8, 41) e dell esilio (cfr. Mt 2, 13-23), affinché ci ottenga di essere servi fedeli a Dio. Ci insegni Lei che è la Madre a non avere paura di accogliere con tenerezza gli emarginati; a non avere paura della tenerezza. Quante volte abbiamo paura della tenerezza! Ci insegni a non avere paura della tenerezza e della compassione; ci rivesta di pazienza nell accompagnarli nel loro cammino, senza cercare i risultati di un successo mondano; ci mostri Gesù e ci faccia camminare come Lui. Cari fratelli nuovi Cardinali, guardando a Gesù e alla nostra Madre, vi esorto a servire la Chiesa in modo tale che i cristiani edificati dalla nostra testimonianza non siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con gli emarginati, isolandosi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale. Vi esorto a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, per qualsiasi motivo; a vedere il Signore in ogni persona esclusa che ha fame, che ha sete, che è nuda; il Signore che è presente anche in coloro che hanno perso la fede, o che si sono allontanati dal vivere la propria fede, o che si dichiarano atei; il Signore che è in carcere, che è ammalato, che non ha lavoro, che è perseguitato; il Signore che è nel lebbroso nel corpo o nell anima, che è discriminato! Non scopriamo il Signore se non accogliamo in modo autentico l emarginato! Ricordiamo sempre l immagine di san Francesco che non ha avuto paura di abbracciare il lebbroso e di accogliere coloro che soffrono qualsiasi genere di emarginazione. In realtà, cari fratelli, sul vangelo degli emarginati, si gioca e si scopre e si rivela la nostra credibilità! di Cristo (cfr. 1 Cor 11, 1) di fronte a un povero o a un malato, non dobbiamo avere paura di guardarlo negli occhi e di avvicinarci con tenerezza e compassione, e di toccarlo e di abbracciarlo. Ho chiesto spesso, alle persone che aiutano gli altri, di farlo guardandoli negli occhi, di non avere paura di toccarli; che il gesto di aiuto sia anche un gesto di comunicazione: anche noi abbiamo bisogno di essere da loro accolti. Un gesto di tenerezza, un gesto di compassione... Ma io vi domando: voi, quando aiutate gli altri, li guardate negli occhi? Li accogliete senza paura di toccarli? Li accogliete con tenerezza? Pensate a questo: come aiutate? A distanza o con tenerezza, con vicinanza? Se il male è contagioso, lo è anche il bene. Pertanto, bisogna che abbondi in noi, sempre più, il bene. Lasciamoci contagiare dal bene e contagiamo il bene! Al termine della preghiera il Pontefice ha rivolto un augurio ai popoli dell Estremo oriente in occasione del capodanno lunare e ha salutato i fedeli giunti in occasione del concistoro. Cari fratelli e sorelle, rivolgo un augurio di serenità e di pace a tutti gli uomini e le donne che nell Estremo Oriente e in varie parti del mondo si preparano a celebrare il capodanno lunare. Tali festività offrono loro la felice occasione di riscoprire e di vivere in modo intenso la fraternità, che è vincolo prezioso della vita familiare e basamento della vita sociale. Questo ritorno annuale alle radici della persona e della famiglia possa aiutare quei Popoli a costruire una società in cui si tessono relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Saluto tutti voi, romani e pellegrini; in particolare, quanti siete venuti in occasione del Concistoro, per accompagnare i nuovi Cardinali; e ringrazio i Paesi che hanno voluto essere presenti a questo evento con Delegazioni ufficiali. Salutiamo con un applauso i nuovi Cardinali! Saluto i pellegrini spagnoli provenienti da San Sebastián, Campo de Criptana, Orense, Pontevedra e Ferrol; gli studenti di Campo Valongo e Porto, in Portogallo, e quelli di Parigi; il Foro delle Istituzioni Cristiane della Slovacchia; i fedeli di Buren (Olanda), i militari statunitensi di stanza in Germania e la comunità dei venezuelani residenti in Italia. Saluto i giovani di Busca, i fedeli di Leno, Mussoi, Monteolimpino, Rivalta sul Mincio e Forette di Vigasio. Sono presenti molti gruppi scolastici e di catechesi da tante parti d Italia vedo i cresimandi di Galzignano.... Carissimi, vi incoraggio ad essere testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù nella vita di ogni giorno. A tutti voi auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e a r r i v e d e rc i!

11 pagina 12 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 Incontro con i vescovi di Africa e Madagascar (Secam) Per non cedere alla nuova colonizzazione Ci sono oggi «nuove e spregiudicate forme di colonizzazione» che minacciano il futuro del continente africano. Per questo Papa Francesco ha chiesto ai partecipanti al simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar ricevuti in udienza nella mattina di sabato 7 febbraio, nella Sala del Concis t o ro di puntare soprattutto sulla formazione dei giovani e di intensificare le iniziative per sostenere la famiglia e testimoniare la carità verso i più bisognosi. Cari Fratelli, questo incontro con voi, che rappresentate il Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), mi offre l opportunità di incoraggiare questa Istituzione, pensata e promossa dopo il Concilio Vaticano II per rendere un servizio alle Chiese locali in Africa. Tale servizio ha lo scopo di dare risposte comuni alle nuove sfide del Continente, affinché la Chiesa possa parlare a una sola voce, testimoniando la sua vocazione ad essere segno e strumento di salvezza, di pace, di dialogo, di riconciliazione. Per adempiere a questa missione è di grande importanza che il Simposio rimanga fedele alla propria identità: essere cioè un esp e- rienza viva di comunione e di servizio, specialmente ai più poveri. Questo cammino richiede che i Pastori rimangano liberi da ogni preoccupazione mondana e politica, rafforzino i vincoli di comunione con il Papa, attraverso la collaborazione con le Nunziature Apostoliche e con una comunicazione fluida e diretta con le altre istanze della Chiesa. In pari tempo, è necessario mantenere esperienze ecclesiali semplici alla portata di tutti, come pure strutture pastorali sobrie. L esp erienza insegna che le grandi strutture burocratiche analizzano astrattamente i problemi e corrono il rischio di tenere la Chiesa lontana dalla gente. E per questo è importante la concretezza: il concreto, che si possa toccare la realtà. Le giovani generazioni hanno bisogno soprattutto della vostra testimonianza: i giovani ci guardano. In Africa il futuro è nelle mani dei giovani, ed essi oggi sono chiamati a difendersi da nuove e spregiudicate forme di colonizzazione quali il successo, la ricchezza, il potere a tutti i costi, ma anche il fondamentalismo e l uso distorto della religione, e ideologie nuove che distruggono l identità delle persone e delle famiglie. La via più efficace per superare la tentazione di cedere a questi stili di vita così pericolosi è investire nel campo dell educazione. Essa sarà utile anche per contrastare la diffusa mentalità di sopraffazione e di violenza, come anche le divisioni su base sociale, etnica o religiosa. Ci si deve preoccupare soprattutto di offrire una proposta educativa che insegni ai giovani a pensare criticamente e indichi un percorso di maturazione nei valori (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 64). In questo percorso educativo, uno strumento importante è costituito dalla pastorale scolastica: sia nelle scuole cattoliche che in quelle pubbliche occorre coniugare il compito educativo con l annuncio esplicito del Vangelo (ibid., ). Per varie cause anche in Africa è in atto una certa disgregazione familiare; pertanto, la Chiesa è chiamata a valorizzare e incentivare tutte le iniziative in favore della famiglia, quale sorgente privilegiata di ogni fraternità, e fondamento e via primaria della pace (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 1994). In questi ultimi tempi, molti La giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani Mobilitazione per la libertà di EUGENIA BONETTI* L 8 febbraio, festa di santa Giuseppina Bakhita, è stata celebrata la prima giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani e le forme di schiavitù e sfruttamento, fortemente sostenuta da Papa Francesco. La data è significativa perché Bakhita, piccola schiava sudanese, liberata dalle catene e dalla sofferenza, ha saputo e potuto trasformare la sua vita, diventando modello e forza per tante persone che, come lei, ancora oggi sono vendute, comprate e sfruttate. Le agenzie dell Onu parlano di quasi 22 milioni di nuovi schiavi, portati da un Paese all altro per sfruttamento lavorativo o sessuale, per accattonaggio o vendita di organi, matrimoni forzati o adozioni internazionali illegali. E la lista delle nuove forme di schiavitù potrebbe allungarsi, se non riusciamo a capire che ogni persona è stata creata per essere libera, rispettata, tutelata, non per essere comprata e venduta, usata e gettata via. Con vergogna dobbiamo constatare che questi schiavi del nostro tempo sono molto più numerosi degli africani trasportati e trapiantati tre secoli fa nelle piantagioni americane di cotone e canna da zucchero. Le schiavitù moderne stanno prendendo forme nuove e sempre più sofisticate, anche perché producono un giro d affari illeciti enorme (circa 32 miliardi di dollari), secondo solo ai traffici di armi e droga. Ancora una volta le persone più povere e vulnerabili sono quelle più a rischio, mentre le nostre società diventano sempre più povere di valori e di umanità, incapaci di rispetto e accoglienza. Questa prima giornata mondiale contro la tratta, a lungo voluta e preparata dalle congregazioni religiose internazionali femminili e maschili proprio nell anno della vita consacrata, ha incontrato il forte sostegno di vari organismi vaticani coinvolti a titolo diverso nella lotta contro queste nuove forme di schiavitù. A livello globale hanno voluto accendere una luce contro la tratta con lo stesso Papa Francesco (alight-against-human-trafficking), per dire basta a tutte le forme di schiavitù nei Paesi di origine, transito e destinazione. Tra questi, anche l Italia, dove vengono ridotte in schiavitù da cinquanta a settantamila donne e minorenni per la richiesta di sesso a pagamento di milioni di clienti che, di giorno o di notte, cercano, usano e poi ributtano sulla strada come spazzatura creature di Dio considerate merce. Questa prima giornata ha mobilitato diocesi e parrocchie, laici e religiosi, organizzazioni varie e mezzi di comunicazione che hanno contribuito a ribadire, una volta di più e con maggior forza e tenacia, che la tratta di esseri umani e tutte le forme di schiavitù si possono e si devono debellare. Innanzitutto, però, bisogna rimuovere le cause per cui milioni di esseri umani nel mondo continuano a vivere in condizioni di povertà endemica o di guerra, di corruzione o violenza, di mancanza di libertà e prospettive; per questo, nel tentativo disperato di fuggire altrove, si trovano senza saperlo e volerlo nelle maglie di trafficanti e s f ru t t a t o r i. Costoro trovano però vaste zone grigie o addirittura complicità all interno delle nostre società, dove la tratta e lo sfruttamento non sono adeguatamente contrastate o perseguite. E persino quelle che dovrebbero essere organizzazioni di aiuto e sostegno alle vittime diventano parte di un meccanismo di corru- CO N T I N UA A PA G I N A 13 sacerdoti, religiosi e laici hanno intrapreso encomiabili opere a sostegno della famiglia, riservando speciale attenzione agli anziani, ai malati, ai portatori di handicap. Soprattutto nelle regioni più isolate e remote le vostre Chiese hanno proclamato il Vangelo della vita e, sull esempio del buon samaritano, hanno soccorso i più bisognosi. Una stupenda testimonianza di carità è stata resa anche di fronte alla recente emergenza del virus ebola, che ha colpito tante comunità, parrocchie e centri ospedalieri. Numerosi missionari africani hanno generosamente offerto la loro vita per rimanere accanto ai malati. Questa è una strada da percorrere sempre con rinnovato ardore apostolico! Noi, discepoli di Cristo, non possiamo non preoccuparci del bene delle persone più deboli; e dobbiamo anche suscitare l attenzione della società e delle Autorità pubbliche sulle loro condizioni di vita. Cari Fratelli, desidero esprimere il mio apprezzamento per il prezioso contributo di tanti sacerdoti, religiosi e fedeli laici nell annuncio del Vangelo e nel progresso sociale delle vostre popolazioni. Il vostro Simposio è anche un luogo di promozione della legalità, perché siano risanate le piaghe della corruzione e del fatalismo e per favorire l impegno dei cristiani nelle realtà secolari, in vista del bene comune. Il grande compito dell evangelizzazione, infatti, consiste nel far sì che il Vangelo permei la nostra vita così che noi, a nostra volta, possiamo portarlo agli altri. Per questo è importante ricordare che evangelizzare comporta la conversione, cioè il cambiamento interiore. Il processo di purificazione inerente all evangelizzazione significa accettare la chiamata di Cristo a convertirsi e credere nel Vangelo (cfr. Mc 1, 15). Come esito di questa conversione alla salvezza, non solo l individuo, ma l intera comunità ecclesiale viene cambiata, diventa sempre più un espressione viva di fede e di carità. La luce e la forza dello Spirito Santo sostengano i vostri sforzi pastorali. La Vergine Maria vi protegga, interceda per voi e per l i n t e ro Continente africano. Vi accompagni anche la mia benedizione. Per favore, pregate per me.

12 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 13 Nella mattina di giovedì 12 febbraio, il Papa ha ricevuto, nello studio dell Aula Paolo VI, la vicepresidente della Repubblica islamica dell Iran, Shahindokht Molaverdi Nella mattina di lunedì 16 febbraio Papa Francesco ha ricevuto in udienza Pynchas Brener, rabbino capo emerito della «Union Israelita de Caracas», e Seguito CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 5 Ecumenismo del sangue aiutami», quasi un eco della preghiera del cuore delle tradizioni, la preghiera di Gesù ripetuta da innumerevoli cristiani che invocano l unico nome in cui abbiamo la salvezza. Questa è stata la preghiera dei martiri copti, nel momento in cui hanno reso testimonianza della loro fede, in comunione con quell invo cazione del nome di Cristo Gesù, la stessa preghiera che lungo i secoli è stata ed è l invocazione quotidiana e continua di tanti uomini e donne cristiani, monaci e monache, pellegrini, martiri che lo invocano con fede: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore». L invocazione del nome che sulle labbra dei martiri copti, di tanti martiri cristiani dei nostri giorni, si riduce all essenziale, invocando colui che dà loro la forza: «Gesù, aiutami». La Chiesa copta, che dal II secolo in poi ha dato vita a una letteratura cristiana importante, a una linfa e a una vita che si esprime nella lingua degli antichi egiziani diventata lingua cristiana, il copto, parlata da milioni di cristiani in Egitto, copti ortodossi e cattolici, che lungo i secoli fino ai nostri giorni hanno lodato il Signore. Monaci e monache, padri e madri del deserto, padri e madri dei martiri, che nel deserto dell Egitto hanno cercato il solo e l unico, nella comunione con gli uomini. Uomini e donne che lungo il Nilo hanno vissuto e vivono nella comunione con il Signore e con i fratelli. La Chiesa copta, nata e cresciuta attorno ai monaci e agli asceti, nella scia di Antonio, Pacomio, Scenute. E nella scia di tanti martiri fino ai nostri giorni: uomini, donne, bambini, in Egitto e in Libia. Uomini e donne inermi, ma fermi unicamente nella forza del nome di Gesù. Una notizia di agenzia ha enumerato i nomi dei martiri copti della Libia: Milad, Youssif, Kirillos, Tawadros, Giorgios, Bishoi e tanti altri. Nomi legati a santi martiri e vescovi della Chiesa copta delle origini, nomi della Chiesa copta di oggi, nomi del martirologio del sangue comune a tutte le Chiese cristiane, patrimonio, forza e vanto di tutti i cristiani. Leggendo i sinassari e i martirologi di diverse tradizioni cristiane ci si accorge come i santi martiri dei primi secoli sono patrimonio comune a tutte le Chiese, senza distinzione di origine, attraverso vicende storiche diverse. E anche i nuovi martiri, dall Iraq e dalla Siria Cristo e san Mina (icona copta, VI secolo) fino all Egitto e alla Libia, dall Asia all Africa, scrivono col sangue il loro nome nel sinassario e nel martirologio di tutti coloro che invocano il nome del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza dei martiri. Questa mattina, finito il mattutino quaresimale nel Collegio greco, sono andato a trovare il fioraio Scenute per dirgli che gli ero vicino. E condividendo con lui l ecumenismo del sangue, gli ho ripetuto le parole di Papa Francesco: «Il sangue è lo stesso» e «testimonia Cristo». Giornata contro la tratta CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 12 zione e, in forme diverse, di sfruttamento, come raccontano le cronache degli ultimi tempi. E mentre alcuni gruppi politici gridano di chiudere le frontiere e di respingere gli immigrati che chiedono aiuto, dall altro lato abbiamo chi specula su queste persone per ottenere enormi guadagni. Quanta ipocrisia e disonestà anche nelle nostre società! E indigna la decisione di istituire aree a luci rosse nel quartiere Eur di Roma proprio negli stessi giorni e nelle stesse ore in cui varie organizzazioni, impegnate per il recupero delle vittime, stavano celebrando questa prima giornata mondiale, con lo scopo principale di creare maggiore sensibilizzazione e consapevolezza circa il fenomeno della tratta e della riduzione in schiavitù di migliaia di persone, soprattutto donne e minori, per lo sfruttamento sessuale. Ci sconvolge questa decisione, che è espressione dell incapacità di guardare in faccia il fenomeno nella sua complessità e drammaticità, di prendere misure adeguate per contrastare il traffico, di operare, anche e soprattutto a livello culturale, contro la mercificazione delle donne, e di proteggere le vittime. Per questo continueremo a chiedere libertà e dignità per gli schiavi e le schiave di oggi, contro tutte le forme di sfruttamento che tolgono alla persona la sua umanità per farne oggetto di possesso, di profitto o di piacere. *Missionaria della Consolata P re s i d e n t e dell Associazione Slaves no More

13 pagina 14 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 Per riflettere sulla Scrittura He Qi, «Sacrifice of Abraham» Domenica 1 marzo, II di Quaresima Assicurazione d a m o re A Palazzo Borromeo il tradizionale incontro per l anniversario dei Patti lateranensi Identità di vedute La Libia, le persecuzioni dei cristiani in Medio oriente e l immigrazione sono stati i temi centrali dei colloqui, svoltisi nel pomeriggio di martedì 17 febbraio, tra la delegazione della Repubblica italiana e quella della Santa Sede in occasione dell incontro a Palazzo Borromeo, sede della rappresentanza diplomatica italiana, per le celebrazioni degli anniversari dei Patti lateranensi (11 febbraio 1929) e dell accordo di modifica del Concordato (18 febbraio 1984). In Libia «la situazione è grave», occorre quindi «intervenire presto, ma qualsiasi intervento armato deve avvenire nel quadro del diritto internazionale» ha dichiarato, a conclusione del vertice, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. Nei colloqui ha aggiunto il segretario di Stato si è parlato della importanza di rilanciare un iniziativa diplomatica. «Ci sono ha sottolineato una minaccia e una situazione grave che esigono una risposta concorde della comunità internazionale». Sul tema dell immigrazione, le delegazioni si sono trovate d accordo sulla necessità di rafforzare le misure di assistenza ai profughi. «C è un dovere di carità, ma prima di tutto un dovere di giustizia» ha dichiarato a questo proposito il porporato. «Per le autorità italiane ci sono convenzioni internazionali alle quali sono obbligate; noi come Chiesa sottolineiamo principalmente l aspetto religioso della carità e della solidarietà». Il confronto si è inoltre concentrato sull importanza della famiglia nel tessuto sociale, sulla questione dei cappellani militari e sulle scuole paritarie. «È stata sottolineata l importanza di riconoscere il contributo che la scuola cattolica paritaria dà» ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. Accolti dall ambasciatore Francesco Maria Greco, per la Santa Sede erano presenti tra gli altri, oltre al cardinale Parolin, gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto, e Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati; i monsignori Peter Bryan Wells, assessore, e Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati. Erano presenti inoltre, insieme a numerosi porporati e prelati, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco e il segretario, vescovo Nunzio Galantino. La delegazione italiana era invece composta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, dai presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e da diversi ministri e sotto-segretari. di LEONARD O SAPIENZA È successo in Australia. Una ragazza passeggia a cavallo su una spiaggia. Improvvisamente sprofondano tutti e due nelle sabbie mobili. Dopo tre ore di tentativi, durante i quali la ragazza accarezza il cavallo, gli parla, lo incoraggia a resistere, i soccorritori riescono a salvare tutti e due. L episodio mi è venuto in mente leggendo le parole di san Paolo nella seconda lettura: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?». Sono parole che ci invitano a non temere nulla. Dio sta dalla nostra parte. Ci ama a tal punto che ha dimostrato il suo amore offrendo la cosa più cara che aveva: il suo Figlio. In Cristo ci ha dato tutto e ci ha detto tutto! «Dio non aveva un altro Figlio di riserva... In Cristo si è spogliato, rovinato per gli uomini» (A. Maillot). Tutto il resto non ci può mancare. Siamo al sicuro da ogni accusa e condanna, perché Cristo ci ha liberati dai peccati e continua a intercedere per noi. Cosa ci può essere di più consolante? «Sentirsi profondamente accettato e amato senza condizioni è la forza più grande della vita» (Raoul Foll e re a u ). Genesi 22, : Il sacrificio del nostro padre Abramo. Salmo 115: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. Romani 8, 31-34: Dio non ha risparmiato il proprio Figlio. Ma rc o 9, 2-10: Questi è il Figlio mio, l amato. Quand anche dovessimo fare la più triste delle esperienze di peccato, «Dio è colui che giustifica» (seconda lettura). È una assicurazione di amore che copre la nostra vita. Ed è stata pagata da Cristo. Come possiamo ricambiare tanto amore? Ce lo indica Dio nel Vangelo: «Ascoltatelo!». Ascoltiamo Cristo, la sua Parola, il suo insegnamento. È per la nostra vita e per la nostra felicità. Ascoltando Lui possiamo uscire fuori dalle sabbie mobili del peccato, del dubbio, del dolore... Ascoltando la sua Parola possiamo avere la luce che ci guida nelle tenebre della vita. Ripensiamo spesso a questa parola: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?». NOSTRE INFORMAZIONI Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Le Puy-en-Velay (Francia) il Reverendo Padre Luc Crépy, C.J.M., finora Procuratore Generale della Congregazione di Gesù e Maria (Eudisti). Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Dassa-Zoumé (Benin) il Reverendo Padre François Gnonhossou, S.M.A., Consigliere Generale della Società delle Missioni Africane. Il Santo Padre ha nominato Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (F.a.o., I.f.a.d. e P.a.m.) il Reverendo Monsignore Fernando Chica Arellano, Consigliere di Nunziatura. (12 febbraio 2015) Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo di Samarinda (Indonesia) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Yustinus Harjosusanto, M.S.F., finora Vescovo di Tanjung Selor. (16 febbraio 2015) Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Australia Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Adolfo Tito Yllana, Arcivescovo titolare di Montecorvino, finora Nunzio Apostolico nella Repubblica Democratica del Congo. (17 febbraio 2015) Lutto nell episcopato Monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola è morto martedì 17 febbraio, all età di 68 anni. Il compianto presule era nato in Grondone di Ferriere, diocesi di Piacenza-Bobbio, il 17 maggio 1946 ed era stato ordinato sacerdote il 4 novembre Eletto alla sede residenziale di Cesena-Sarsina il 3 dicembre 2003, aveva ricevuto l o rd i n a z i o n e episcopale l 11 gennaio Promosso a Modena-Nonantola il 27 gennaio 2010, era stato membro della Commissione episcopale della Cei per l evangelizzazione dei popoli e la cooperazione e vice presidente dei vescovi dell Emilia-Romagna. Le esequie sono state celebrate giovedì 19 febbraio nella cattedrale modenese dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.

14 numero 8, giovedì 19 febbraio 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 15 Nel trentennale della giornata mondiale della gioventù Esploratori della bellezza Giovanni Paolo II interceda per il nostro pellegrinaggio verso Cracovia «Voi giovani siete dei bravi esploratori! Nell invitarvi a riscoprire la bellezza della vocazione umana all a m o re, vi esorto anche a ribellarvi contro la diffusa tendenza» a banalizzarlo. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della gioventù 2015, che sarà celebrata a livello diocesano nella domenica delle Palme. È il secondo dei tre messaggi papali dedicati alle beatitudini evangeliche, che stanno scandendo l i t i n e ra r i o di preparazione al raduno internazionale in programma a Cracovia nel «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8) Cari giovani, continuiamo il nostro pellegrinaggio spirituale verso Cracovia, dove nel luglio 2016 si terrà la prossima edizione internazionale della Giornata Mondiale della Gioventù. Come guida del nostro cammino abbiamo scelto le Beatitudini evangeliche. L anno scorso abbiamo riflettuto sulla Beatitudine dei poveri in spirito, inserita nel contesto più ampio del discorso della montagna. Abbiamo scoperto insieme il significato rivoluzionario delle Beatitudini e il forte richiamo di Gesù a lanciarci con coraggio nell avventura della ricerca della felicità. Quest anno rifletteremo sulla sesta Beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). 1. Il desiderio della felicità La parola beati, ossia felici, compare nove volte in questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr. Mt 5, 1-12). È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità. Sì, cari giovani, la ricerca della felicità è comune a tutte le persone di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza. Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d infinito? I primi capitoli del Libro della Genesi ci presentano la splendida beatitudine alla quale siamo chiamati e che consiste in comunione perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con noi stessi. Il libero accesso a Dio, alla sua intimità e visione era presente nel progetto di Dio per l umanità dalle sue origini e faceva sì che la luce divina permeasse di verità e trasparenza tutte le relazioni umane. In questo stato di purezza originale non esistevano mas c h e re, sotterfugi, motivi per nascondersi gli uni agli altri. Tutto era limpido e chiaro. Quando l uomo e la donna cedono alla tentazione e rompono la relazione di fiduciosa comunione con Dio, il peccato entra nella storia umana (cfr. Gen 3). Le conseguenze si fanno subito notare anche nelle loro relazioni con sé stessi, l uno con l altro, con la natura. E sono drammatiche! La purezza delle origini è come inquinata. Da quel momento in poi l accesso diretto alla presenza di Dio non è più possibile. Subentra care. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande» (Veglia di preghiera a Tor Vergata, 19 agosto 2000: Insegnamenti XXIII/2, [2000], 212). 2. Beati i puri di cuore... Adesso cerchiamo di approfondire come questa beatitudine passi attraverso la purezza del cuore. Prima di tutto dobbiamo capire il significato biblico della parola cuore. Per la cultura ebraica il cuore è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della persona umana. Se la Bibbia ci insegna che Dio non vede le apparenze, ma il cuore (cfr. 1 Sam 16, 7), possiamo dire anche che è a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio. Questo perché il la tendenza a nascondersi, l uomo e la donna devono coprire la propria nudità. Privi della luce che proviene dalla visione del Signore, guardano la realtà che li circonda in modo distorto, miope. La bussola i n t e r i o re che li guidava nella ricerca della felicità perde il suo punto di riferimento e i richiami del potere, del possesso e della brama del piacere a tutti i costi li portano nel baratro della tristezza e dell angoscia. Nei Salmi troviamo il grido che l umanità rivolge a Dio dal profondo dell anima: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?» (Sal 4, 7). Il Padre, nella sua infinita bontà, risponde a questa supplica inviando il suo Figlio. In Gesù, Dio assume un volto umano. Con la sua incarnazione, vita, morte e risurrezione Egli ci redime dal peccato e ci apre orizzonti nuovi, finora impensabili. E così, in Cristo, cari giovani, si trova il pieno compimento dei vostri sogni di bontà e felicità. Lui solo può soddisfare le vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane. Come disse san Giovanni Paolo II: «è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocuore riassume l essere umano nella sua totalità e unità di corpo e anima, nella sua capacità di amare ed essere amato. Per quanto riguarda invece la definizione di p u ro, la parola greca utilizzata dall evangelista Matteo è kat h a ro s e significa fondamentalmente pulito, limpido, libero da sostanze contaminanti. Nel Vangelo vediamo Gesù scardinare una certa concezione della purezza rituale legata all esteriorità, che vietava ogni contatto con cose e persone (tra cui i lebbrosi e gli stranieri), considerati impuri. Ai farisei che, come tanti giudei di quel tempo, non mangiavano senza aver fatto le abluzioni e osservavano numerose tradizioni legate al lavaggio di oggetti, Gesù dice in modo categorico: «Non c è nulla fuori dell uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7, ). In che consiste dunque la felicità che scaturisce da un cuore puro? A partire dall elenco dei mali che rendono l uomo impuro, enumerati da Gesù, vediamo che la questione tocca soprattutto il campo delle nostre re l a z i o n i. Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò che può inquin a re il suo cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile, capace di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2). Se è necessaria una sana attenzione per la custodia del creato, per la purezza dell aria, dell acqua e del cibo, tanto più dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni. Questa ecologia umana ci aiuterà a respirare l aria pura che proviene dalle cose belle, dall amore vero, dalla santità. Una volta vi ho posto la domanda: Dov è il vostro tesoro? Su quale tesoro riposa il vostro cuore? (cfr. Intervista con alcuni giovani del Belgio, 31 marzo 2014). Sì, i nostri cuori possono attaccarsi a veri o falsi tesori, possono trovare un riposo autentico oppure addormentarsi, diventando pigri e intorpiditi. Il bene più prezioso che possiamo avere nella vita è la nostra relazione con Dio. Ne siete convinti? Siete consapevoli del valore inestimabile che avete agli occhi di Dio? Sapete di essere amati e accolti da Lui in modo incondizionato, così come siete? Quando questa percezione viene meno, l e s s e re umano diventa un enigma incomprensibile, perché proprio il sapere di essere amati da Dio incondizionatamente dà senso alla nostra vita. Ricordate il colloquio di Gesù con il giovane ricco (cfr. Mc 10, 17-22)? L evangelista Marco nota che il Signore fissò lo sguardo su di lui e lo amò (cfr. v. 21), invitandolo poi a seguirlo per trovare il vero tesoro. Vi auguro, cari giovani, che questo sguardo di Cristo, pieno di amore, vi accompagni per tutta la vostra vita. Il periodo della giovinezza è quello in cui sboccia la grande ricchezza affettiva presente nei vostri cuori, il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande. Quanta forza c è in questa capacità di amare ed essere amati! Non permettete che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato. Questo succede quando nelle nostre relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative. Vi prego: non abbiate paura di un amore vero, quello che ci insegna Gesù e che san Paolo delinea così: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13, 4-8). Nell invitarvi a riscoprire la bellezza della vocazione umana all a m o re, vi esorto anche a ribellarvi contro la diffusa tendenza a banalizzare l amore, soprattutto quando si cerca di ri- CO N T I N UA A PA G I N A 16

15 pagina 16 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 febbraio 2015, numero 8 CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 15 durlo solamente all aspetto sessuale, svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità. Cari giovani, «nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l importante è go dere il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, per sempre, perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. E abbiate il coraggio anche di essere felici» (Incontro con i volontari alla GMG di Rio, 28 luglio 2013). Voi giovani siete dei bravi esploratori! Se vi lanciate alla scoperta del ricco insegnamento della Chiesa in questo campo, scoprirete che il cristianesimo non consiste in una serie di divieti che soffocano i nostri desideri di felicità, ma in un progetto di vita capace di affascinare i nostri cuori! perché vedranno Dio Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuona continuamente l invito del Signore: «Cercate il mio volto!» (Sal 27, 8). Allo stesso tempo ci dobbiamo sempre confrontare con la nostra povera condizione di peccatori. È quanto leggiamo per esempio nel Libro dei Salmi: «Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Sal 24, 3-4). Ma non dobbiamo avere paura né scoraggiarci: nella Bibbia e nella storia di ognuno di noi vediamo che è sempre Dio che fa il primo passo. È Lui che ci purifica affinché possiamo essere ammessi alla sua p re s e n z a. Il profeta Isaia, quando ricevette la chiamata del Signore a parlare nel suo nome, si spaventò e disse: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono» (Is 6, 5). Eppure il Signore lo purificò, inviandogli un angelo che toccò la sua bocca e gli disse: «È scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato» (v. 7). Nel Nuovo Testamento, quando sul lago di Gennèsaret Gesù chiamò i suoi primi discepoli e compì Messaggio per la trentesima gmg il prodigio della pesca miracolosa, Simon Pietro cadde ai suoi piedi dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5, 8). La risposta non si fece aspettare: «Non temere; d ora in poi sarai pescatore di uomini» (v. 10). E quando uno dei discepoli di Gesù gli chiese: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», il Maestro rispose: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14, 8-9). L invito del Signore a incontrarlo è rivolto perciò ad ognuno di voi, in qualsiasi luogo e situazione si trovi. Basta «prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 3). Siamo tutti peccatori, bisognosi di essere purificati dal Signore. Ma basta fare un piccolo passo verso Gesù per scoprire che Lui ci aspetta sempre con le braccia aperte, in particolare nel Sacramento della Riconciliazione, occasione privilegiata di incontro con la misericordia divina che purifica e ricrea i nostri cuori. Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi v e d e re da noi. E come? mi potrete domandare. Anche santa Teresa d Avila, nata in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori: «Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via della p re g h i e ra come «un intimo rapporto di amicizia con Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita, 8, 5). Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un amico qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico! Provate a farlo, con semplicità. Scoprirete quello che un contadino di Ars diceva al santo Curato del suo paese: quando sono in preghiera davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e lui mi guarda» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2715). Ancora una volta vi invito a incontrare il Signore leggendo frequentemente la Sacra Scrittura. Se non avete ancora l abitudine, iniziate dai Vangeli. Leggete ogni giorno un brano. Lasciate che la Parola di Dio parli ai vostri cuori, illumini i vostri passi (cfr. Sal 119, 105). Scoprirete che si può v e d e re Dio anche nel volto dei fratelli, specialmente quelli più dimenticati: i poveri, gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati (cfr. Mt 25, 31-46). Ne avete mai fatto esperienza? Cari giovani, per entrare nella logica del Regno di Dio bisogna riconoscersi poveri con i poveri. Un cuore puro è necessariamente anche un cuore spogliato, che sa abbassarsi e condividere la propria vita con i più bisognosi. L incontro con Dio nella preghiera, attraverso la lettura della Bibbia e nella vita fraterna vi aiuterà a conoscere meglio il Signore e voi stessi. Come accadde ai discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-35), la voce di Gesù farà ardere i vostri cuori e si apriranno i vostri occhi per riconoscere la sua presenza nella vostra storia, scoprendo così il progetto d amore che Lui ha per la vostra vita. Alcuni di voi sentono o sentiranno la chiamata del Signore al matrimonio, a formare una famiglia. Molti oggi pensano che questa vocazione sia fuori moda, ma non è vero! Proprio per questo motivo, l intera Comunità ecclesiale sta vivendo un periodo speciale di riflessione sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Inoltre, vi invito a considerare la chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio. Quanto è bello vedere giovani che abbracciano la vocazione di donarsi pienamente a Cristo e al servizio della sua Chiesa! Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! A partire dal vostro sì alla chiamata del Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa e nella società. Non dimenticate: la volontà di Dio è la nostra felicità! 4. In cammino verso Cracovia «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). Cari giovani, come vedete, questa Beatitudine tocca molto da vicino la vostra esistenza ed è una garanzia della vostra felicità. Perciò vi ripeto ancora una volta: abbiate il coraggio di essere felici! La Giornata Mondiale della Gioventù di quest anno conduce all ultima tappa del cammino di preparazione verso il prossimo grande appuntamento mondiale dei giovani a Cracovia, nel Proprio trent anni fa san Giovanni Paolo II istituì nella Chiesa le Giornate Mondiali della Gioventù. Questo pellegrinaggio giovanile attraverso i continenti sotto la guida del Successore di Pietro è stata veramente un iniziativa provvidenziale e profetica. Ringraziamo insieme il Signore per i preziosi frutti che essa ha portato nella vita di tanti giovani in tutto il pianeta! Quante scoperte importanti, soprattutto quella di Cristo Via, Verità e Vita, e della Chiesa come una grande e accogliente famiglia! Quan- He Qi, «Road to Emmaus» ti cambiamenti di vita, quante scelte vocazionali sono scaturiti da questi raduni! Il santo Pontefice, Patrono delle GMG, interceda per il nostro pellegrinaggio verso la sua Cracovia. E lo sguardo materno della Beata Vergine Maria, la piena di grazia, tutta bella e tutta pura, ci accompagni in questo cammino. Dal Vaticano, 31 gennaio 2015 Memoria di san Giovanni Bosco

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