I caymani LAVORATORI METTONO AL SICURO DAL TORNADO GUSTAV UN RISTORANTE DI GEORGE TOWN, A GRAND CAYMAN /FOTO BRENNAN LINSLEY-REUTERS INTERVISTA

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1 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 SPED.IN ABB. POST. - 45% ART.2 COMMA 20/ BL 662/96 - ROMA ISSN ANNO XLIII. N. 81. VENERDÌ 5 APRILE 2013 EURO 1,50 LAVORO Cgil e Fiom: via l articolo 8, la legge «Fiat» anti-contratti Susanna Camusso e la Cgil chiedono (al governo che verrà) l abrogazione dell articolo 8, la legge che Sacconi ideò nel 2011 per accontentare la Fiat di Marchionne. D accordo la Fiom di Maurizio Landini: «Ma servono anche regole su rappresentanza e democrazia» PAGINA 4 LA GUERRA IN SIRIA Jihad, affari e sesso. Boom di arrivi dalla Tunisia Sempre più giovani salafiti partono dal paese nordafricano per andare a combattere contro il regime di Damasco. Convinti dalla prospettiva di aiutare i «fratelli», spartirsi il bottino di guerra e approfittare della speciale fatwa che gli concede una «sposa» per poche ore PAGINA 8 Una rosa è una rosa, è una rosa. Chi vorreste vedere al Quirinale? E perché? Lo abbiamo chiesto ai nostri editorialisti LA TERNA Bevilacqua, Azzariti pagina 2 I caymani 200 italiani figurano tra i 130mila ricchi evasori, svelati da un inchiesta giornalistica globale: un altro abisso che divide i super-ricchi dai super-poveri. Un giro d affari di 32mila miliardi di dollari. Spuntano i nomi di politici e oligarchi di mezzo mondo PAGINA 6 GOVERNO Renzi col turbo irrita anche il Quirinale F ate presto. La proposta politica di Matteo Renzi è un titolo a effetto, lo stesso dei giornali ai tempi del terremoto (1980) e poi nei giorni dello spread. Il sindaco di Firenze accomuna nelle responsabilità il segretario del suo partito e Berlusconi. «Bisogna smettere di pensare ai destini dei leader politici e pensare al paese», dice. Non esattamente un gesto di cortesia verso Bersani, che replica seccato, e una gaffe con il Quirinale, che Renzi deve correggere: «Napolitano è una certezza». Ma lalineadelsindacoè chiara: chiede lelargheintese tra Pd e Pdl o in alternativa il voto. Così da poter tornare in campo. In fondo è la stessa idea di Berlusconi, gli fanno notare i suoi avversari nel Pd. La tregua nel partito è abbondantemente finita. PAGINA 2 LAVORATORI METTONO AL SICURO DAL TORNADO GUSTAV UN RISTORANTE DI GEORGE TOWN, A GRAND CAYMAN /FOTO BRENNAN LINSLEY-REUTERS INTERVISTA Orfini al sindaco di Firenze: «Adesso il nuovo Pd per la Terza Repubblica, con dentro Vendola» DANIELA PREZIOSI PAGINA 3 MOVIMENTO 5 STELLE Grillo «top secret» alla prova di forza Andrea Fabozzi S i potrebbe cominciare cercando una via di mezzo tra «l incubo assembleare» che adesso riconoscono anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle, costretti in lunghe assemblee quotidiane dove si vota per come votare e per quando votare (nessuna ironia è autorizzata a sinistra), e il decisionismo di Beppe Grillo che non si accontenta più di dettare la linea agli eletti del suo movimento e prova a imporla anche agli elettori. CONTINUA PAGINA 3 ECONOMIA TRASLOCATA Mario Pianta N ulla è più dove dovrebbe essere. A Palazzo Chigi non c è un governo uscito dal voto, ma la proroga di un gruppo di «tecnici» - chiamati in emergenza un anno e mezzo fa - che alla conta di febbraio hanno avuto l 11% dei voti. Di possibili governi non si discute in Parlamento, ma sul blog di Grillo, al Palazzo Vecchio di Firenze o nelle residenze di Berlusconi. Il regista della formazione del governo non è a Palazzo Chigi, ma al Quirinale. E, da lì, le consultazioni sifanno con Francoforte, al telefono con Draghi. Ieri il presidente della Banca centrale europea ha annunciato che l Europa sarà in recessione per i primi sei mesi di quest anno, che la crisi morde anche il centro del continente e che la sua politica non cambierà: moneta (relativamente) facile - soprattutto per le banche pericolanti e austerità senza tregua: spesa pubblica da tagliare, liberalizzazioni da fare, salari da abbassare. È qui non a Bruxelles, non a Roma - il centro della politica,enon solo economica: è stato Draghi a avvertire ieri gli speculatori a non sottostimare il «capitale politico» investito in Europa sull euro. Se a Roma si ha la sensazione che la politica sia evaporata, l International Consortium of Investigative Journalists ci ha ufficialmente informato che l economia ha traslocato. Non è più nella Milano «capitale morale», nel triangolo industriale, nella Terza Italia dei distretti, nei palazzi romani delle grandi imprese ex pubbliche. Si è trasferita lontano dai lavoratori e dal fisco, nientemeno che nel «paradiso»del capitalismo. Ci sono qui 100 mila persone, i ricchi di 170 paesi, 120 mila imprese, il cuore dell economia mondiale. Per i poveri mortali della Ue, vuol dire 1000 miliardi di euro di minori entrate fiscali e molti milioni di posti di lavoro in meno. Per isuper-ricchi vuol dire ripulire capitali illegali, profitti esentasse, scatole cinesi delle proprietà aziendali, sfuggire a ogni regola della pur sregolata finanza. CONTINUA PAGINA 6 FRANCIA PAGINA 6 E su Hollande, dopo il ministro, precipita anche il suo «tesoriere» ANNA MARIA MERLO DOMANI CON IL MANIFESTO SCIENZA Il vaccino per l aviaria e la rotta ad Oriente SARA SESTI, BENEDETTO VECCHI l PAGINA 10 COREE Pyongyang: «Pronto l attacco atomico contro gli Usa» BIANI TELEVISIONE Nell inferno dell Iraq il ghigno di Dick Cheney GIULIA D AGNOLO VALLAN l PAGINA 12 L annuncio «surreale» dell esercito nordcoreano, che sposta le sue testae missilistiche verso la costa a est. Le basi Usa in Giappone obiettivi possibili, la Casa bianca respinge «minacce e provocazioni» intanto, dopo avere inviato nell area cacciabombardieri che armano testate atomiche, attiva il sistema antimissile a Guam e in Alaska. Ma a Seul pensano alla possibilità di una missione diplomatica per una soluzione pacifica PIERANNI PAGINA 7

2 pagina 2 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 POLITICA Il sindaco va all attacco, cominciando da Bersani: «Decidete, la Chiesa fa prima». Renzi Il segretario accusa il colpo. Anche Napolitano replica: non stiamo perdendo tempo «Fonzarelli» irrita il Colle Battesimo di fuoco (amico) per le consultazioni sul Quirinale del leader Pd, che ieri ha incontrato Monti. «Noi saggi siamo inutili»: la gaffe di Onida peggiora la situazione ROMA «S iamo ancora qua». Pier Luigi Bersani risponde con una laconica e amara citazione di Vasco Rossi al secondo giorno di pressing mediatico di Matteo Renzi. Che dopo due interviste fiume su Repubblica e sul Corriere della sera in cui accusa il segretario di irresolutezza e immobilismo, è tornato alla carica. Ancora da Firenze, con la spavalderia di un Fonzie, il protagonista della popolare e vecchia serie Happy days che ha emulato, almeno nell abbigliamento, nella sua comparsata tv a Amici: «Decidetevi, sono passati più di 40 giorni dalle elezioni. Persino la Chiesa che non è un modello di speditezza è riuscita a organizzarsi velocemente», stavolta dice, «Fate presto. Le soluzioni tecniche si trovano, ma bisogna volerle e smettere di pensare ai destini dei leader politici, e pensare ai problemi del Paese». Entrata molto pop, quella del sindaco di Firenze sul segretario. Non per questo meno dura. Se ne risente persino il capo dello stato Napolitano, che secondo le dicerie di palazzo non nutrirebbe antipatia verso il rottamatore. «Personalmente non credo che stiamo perdendo tempo», replica, a richiesta dei cronisti. Ma nel Pd scoppia il caso: i bersaniani attaccano e escludono la possibilità di un governo Pd-Pdl. Eppure le parole di Renzi interpretano lo stato d animo di molti big, che non si scoprono ma vedono come fumo negli occhi l oggettivo avvicinarsi del voto. I suoi lo difendono, sottolineando che non ce l aveva con il capo dello stato. Applausi a scena aperta dalla truppa Pdl, finita all angolocon l iniziativa del Colle e insperatamente resuscitata dall esplosione della polemica dentro il centrosinistra. Alla fine il sindaco è costretto a correggersi. «Napolitano è un assoluta certezzaperilpaese. Darela colpadella situazione di difficoltà al presidente della Repubblica è una barzelletta». Barzelletta o gaffe che sia la sua, o entrambe le cose, la rentrée alla grandedi Renzi al centro della scena politica terremota la già difficile situazione di Pier LuigiBersani, ora alle prese con la sceltadiuna rosadicandidatialcolle. Una scelta cruciale: che disegnerà chiaramente la maggioranza con la quale il Pd vuole eleggere il capo dello stato: e cioè quella con cui vorrebbe andare al governo subito dopo. Ieri il leader Pd ha incontrato Monti. Un colloquio «davvero positivo», ha detto all uscita, rinnovando una promessa di collaborazione sulla scelta del futuro inquilino del Colle. Ma la proposta del Pd è la stessa di sempre: un nome condiviso e poi «un governo di cambiamento». Bersani ribadisce al premier in carica che non c è all orizzonte una collaborazione con il Pdl. Scelta civica è altrettanto inchiodata sul modello della «strana maggioranza» di Monti. E così la strada di trovare la nuova maggioranza passando per una convergenza sul Colle è sempre più accidentata. Per questo dal Pd si moltiplicano gli appelli a Napolitano perché accetti un nuovo mandato. Anche perché ieri un «papabile» siè clamorosamente autoescluso con un altrettanto clamorosa gaffe. È Valerio Onida, il «saggio» costituzionalista non sgradito a Berlusconi e neanche al Movimento 5Stelle. Ma è caduto nella trappola del programma radiofonico la Zanzara: una telefonata confidenziale dell astronoma Margherita Hack, che gli chiede lumi sul lavoro dei «ricognitori» quirinalizi. «Inutile», le confessa, «Berlusconi è anziano, speriamo che decida di godersi presto la vecchiaia» e «presto, prestissimo si tornerà al voto». È però un imitatrice. Scopertoil trappolone, Onidasirimangia tutto e si scusa. Ma è la prova provata di quello che sostiene il Pdl, che infierisce e attacca senza pietà: «Napolitano sciolga i saggi». d.p. SPINELLI, ZAGREBELSKY, RODOTÀ Legalità repubblicana, fuori dalle opportunità RODOTÀ, BONINO, CACCIARI Serve un innovatore che sia anche un custode Piero Bevilacqua L e ultime settimane del settennato di Giorgio Napolitano sono state un po una rivelazione del segreto compromesso su cui si è retto, in Italia, il potere politico nazionale negli ultimi vent anni. Come non vedere, dietro la prudenza estrema del Presidente - certo motivata da una situazione obiettivamente difficile e complessa - anche una ispirazione di fondo, una bussola politica di carattere strategico? Negare a Bersani la possibilità di verificare in parlamento l esistenza di una fiducia a un suo possibile governo è parte di una logica di compromessofraidue maggioripartiti, Pd e Pdl, che ha condizionato pesantemente la politica della sinistra tradizionale. Tale compromesso ha privato per due decenni l Italia di un partito d opposizione, vale a dire di quel sistema istituzionale di critica, vigilanza, controllo, che rende le democrazie un organismo vivo e trasparente. La trasformazione del ceto politico in oligarchia, in casta, comitato d'affari, emersa in forme clamorose dalle cronache, è frutto di questo compromesso. L elezione di un nuovo presidente della Repubblica può contribuire a spezzare tale linea. Aspiriamo a un capo dello stato che si faccia interprete di un idea di legalità repubblicana non condizionata dalle opportunità della lotta politica. Troppo vilipesa è stata la Costituzione negli ultimi tempi. Vogliamo un difensore intransigente della nostra Carta, prima che un uomo super partes. Dovendo fare dei nomi, penso prima di tutto a Barbara Spinelli, giornalista di Repubblica. La sua elezione, dopo quella di Laura Boldrini, avrebbe un effetto simbolico dirompente, in un paese in cui da anni il potere politico ha il volto di maschi incanutiti dalla routine. In tutti questi anni, la Spinelli ha espresso una critica di altissimo livello della società italiana e soprattutto dei limiti della costruzione europea. Ma penso anche a due personalità di indiscutibile prestigio: Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà. Il primo ha dato contributi ineguagliati, per finezza e dottrina, in molti campi del sapere e soprattutto su quella complessa sfera dell'organizzazione sociale che è la democrazia. Il secondo è il nostro maggiore teorico dei diritti, impegnato da decenni a elevare la civiltà giuridica del nostro paese e dell Europa. Obiettare che sono di sinistra è meschino, ubbidisce alla vecchia logica da cui dobbiamo uscire. CHI AL QUIRINALE? UNA ROSA E UNA ROSA E ANCORA UN ALTRA ROSA La primavera si fa attendere ma le rose sbocciano numerose. Sono le rose di nomi per la carica di presidente della Repubblica. Da oggi anche noi presentiamo le nostre. Abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri collaboratori di indicare tre nomi di donne o uomini che vedrebbero volentieri al Quirinale, e di motivare in poche righe la scelta. È un gioco, nell attesa che il 18 aprile le Camere comincino a riunirsi in seduta comune per eleggere il successore di Giorgio Napolitano. Un intermezzo, più o meno come i dieci saggi che sono stati chiamati al Colle per discutere, e discutendo riempire il vuoto dello stallo politico. Fino a quando i grandi elettori si pronunceranno, rimettendo in moto il confronto sul governo. Ma non è solo un gioco. I collaboratori del manifesto sono un pezzo importante dell intellettualità di sinistra di questo paese, aspettiamo con curiosità di vedere il quadro delle proposte che verrà fuori. Magari in parlamento troveremo grandi elettori disposti ad accettare consigli. Ieri intanto Pier Luigi Bersani, che rivendica al suo partito un diritto di iniziativa, ha cominciato i suoi incontri per definire una possibile intesa tra i partiti. Ha visto a palazzo Chigi Mario Monti, leader dei centristi di Scelta Civica. Da quel gruppo ieri è venuta un indicazione favorevole alla riconferma di Napolitano, ipotesi che piacerebbe molto anche al centrodestra: ieri a ribadirlo è stato l ex ministro La Russa. Ma nella partita del Colle hanno sempre contato molto i franchi tiratori. Diversi parlamentari, anche in questo caso in maggioranza Pdl, si stanno esprimendo per Emma Bonino. Romano Prodi, invece, secondo molte ricostruzioni giornalistiche sarebbe il candidato «di rottura» sul quale potrebbe indirizzarsi il Pd in caso di mancato accordo con Berlusconi. Il professore bolognese ha fatto smentire ieri di aver già ottenuto un via libera informale da Beppe Grillo. Mentre non si registrano polemiche sulla candidatura di Franco Marini. Gaetano Azzariti I l prossimo capo dello stato dovrà fare i conti nell immediato con una situazione assai critica. Sarebbe però sbagliato pensare solo al presente: non si elegge un presidente dellarepubblica, che dovràgarantireilsistema costituzionale per i prossimi sette anni, esclusivamente per risolvere una crisi di governo, per quanto essa possa essere ingarbugliata. È necessario avere uno sguardo più lungo. Il prossimo presidente dovrà essere capace di percepire il mutamento in atto nel nostro paese, ma non si dovrà far trascinare dalla corrente. Una personalità che sia in grado di cogliere il cambiamento e allo stesso tempo rimanere custode del nostro sistema costituzionale. Dovràinsomma armonizzare l ondata crescente volta alla trasformazione del sistema politico con la logica ferma del sistema costituzionale. Una persona solida, con forte capacità politica e alta sensibilità istituzionale. Il primo nome che corrisponde a queste caratteristiche è certamente quello di Stefano Rodotà. Per la sua biografia di studioso, sempre attento ai valori costituzionali, ma anche interprete del nuovo. Un sicuro difensore del sistema costituzionale che ha costantemente criticato le troppe chiusure del nostro sistema giuridico e istituzionale. Fare arrivare dentro il «Palazzo» questa capacità di lettura del nuovoriconducendolaalla nostratradizionale dimensione costituzionale è un compito essenziale, di cui il garante della costituzione deve farsi carico, oggi più di ieri. Rodotà peraltro riuscirebbe a coniugare la sua riconosciuta capacità di studioso con una vasta esperienza politica. E questo è essenziale per un istituzione, qual è la presidenza della Repubblica, che esprime un istanza di «garanzia politica». Anche Emma Bonino potrebbe essere una presidente con analoghe caratteristiche di rigore istituzionale (la sua esperienza anche a livello internazionale è stata unanimemente apprezzata) e fedeltàaiprincipicostituzionali. È già stata candidata alla presidenza della Repubblica in passato, ma sempre è apparsa una candidatura estranea agli equilibri politici consolidati. Ora che noncisonopiùequilibripoliticidi sorta, potrebbe essere la volta buona. Una presidente non estranea alla politica, ma espressionediunadiversa politica. Ilterzo nomepotrebbe essere quello di Massimo Cacciari. In fondo il capo dello stato deve essere un profeta del nuovo, il cui sguardo però deve essere rivolto al passato, ai valori - anche se un poco decadenti - della nostra civiltà. E in questo il filosofo-politico veneziano è certamente un maestro. C è da sperare che il prossimo presidente sia eletto con un ampia maggioranza da questo parlamento, ma è essenziale che la scelta garantisca il futuro della nostra costituzione repubblicana.

3 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 3 POLITICA Sinistra Includere Sel. La proposta del giovane turco «per non tornare al voto con lo stesso schema di prima: dobbiamo ascoltare il paese fino in fondo» FECONDAZIONE ETEROLOGA, SI TORNA ALLA CONSULTA Il Tribunale civile di Milano ha stabilito che il divieto di fecondazione eterologa, previsto dalla legge 40, si pone in contrasto con alcuni principi costituzionali, tra cui il diritto fondamentale all autodeterminazione della coppia, il principio di eguaglianza tra coppie e il diritto alla salute. I giudici chiedono ancora una volta alla Consulta di pronunciarsi sulla legge 40 che ha per l ennesima volta ha subito una bocciatura. La Consulta interrogata in passato aveva rinviato la questione ai tribunali interessati dai ricorsi (Milano, Catania e Firenze) di fatto legittimando il divieto, stavolta però dovrebbe pronunciarsi nel merito: dovrà dire se il no all eterologa previsto dalla legge 40 si scontri o meno con il dettato costituzionale. CASELLI VS GRASSO, IL CSM APRE L ISTRUTTORIA Parte l istruttoria del Csm dopo la lettera inviata a palazzo dei Marescialli dal procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli nella quale avanzava una richiesta di tutela dopo le «accuse e le allusioni suggestive» da parte del presidente del Senato Pietro Grasso, ospite della trasmissione di La7 «Piazza Pulita». La prima Commissione del Csm, che ha il compito di valutare se ci siano o no i margini per un intervento a difesa del procuratore, ha deciso di acquisire il video dell intervento di Grasso che aveva criticato le inchieste condotte come una «gogna pubblica», ma non è scontato che accolga la richiesta di Caselli perché per dare la tutela occorre che la lesione del prestigio non riguardi semplicemente il singolo magistrato ma l istituzione che rappresenta. PIERLUIGI BERSANI /FOTO EMBLEMA A SINISTRA MATTEO RENZI /TAM TAM Daniela Preziosi «R enzi fa un errore. L alternativa non è "o governo con il Pdl o voto". Il governo con il Pdl non è un opzione. L alternativa è "o governo Bersani per cambiare il paese, o voto". E le priorità del governo che serve al paese, sono quelle di Bersani, a partire dall attenzione alla questione sociale. Ma mi sembra che anche Renzi stia arrivando a questa conclusione». Tanto per cominciare è già una notizia che Matteo Orfini, leader della sinistra del partito - i cosiddetti giovani turchi fin qui opposti all ala renziana - dica che Renzi fa solo un errore. Infatti aggiunge subito: «Quindi è un errore anche dire che se non c è il governo Bersani non c è il voto». È quello che sostiene Renzi, ma anche Bersani. Invece io dico, dalla notte del voto, che un governo qualunque non ha senso. Se il governo Bersani non si riesce a fare, l unicaalternativa èilvoto. Lavogliadicambiamento degli italiani va interpretata fino in fondo. Allora Renzi ha ragione: se Bersani dice no alle larghe intese e no al governissimo, ma no anche al voto, il risultato è la palude. MOVIMENTO 5 STELLE Grillo, strategia anti dissenso Vertice segreto con gli eletti DALLA PRIMA Andrea Fabozzi Si potrebbe, ma si rischierebbe così di non cogliere il legame che c è tra questi due aspetti delle dinamiche grilline. Il cesarismo in fondo si fa forza dell assemblearismo, che tiene impegnata la «macchina» della delegazione parlamentare e nel frattempo diffonde nell etere e nella rete una parvenza di democrazia interna. L uscita di Grillo contro gli elettori che avrebbero sbagliato a votare 5 stelle se adesso avanzano dubbi sulla linea «isolazionista» è allora rivelatrice. È insieme l ammissione che un malcontento nella «base» esisterealmente - non è solo opera dei troll - ma che non è possibile una sintesi tra chi vuole far giocare il movimento nel campo della politica per come è adesso e chi invece punta al dissolvimento del campo e di tutti i suoi giocatori. La sintesi è solo nell iniziativa del leader, frenetica anche per coprire le difficoltà appena vengono fuori - ieriper esempioicommentiall intervista del primo «dissidente» parlamentare sono stati immediatamente reindirizzati sul più comodo tema della privatizzazione della Rai. Per cui è fatica sprecata cercare una coerenza nella successione delle esternazioni di Grillo, provare a tenere insieme la dichiarata sovranità del dibattito in rete e l annuncio che chi dissente è in errore, l apertura ai militanti di Casapound e la chiusura a chi tutto sommato vedrebbe bene un presidente della Repubblica condiviso con il Pd e Sel. L ortodossia grillina vuole che i parlamentari si impegnino allo stremo nello studio delle proposte di legge, ma non si concedano dubbi sulle scelte politiche di fondo. I marò in India e i debiti della pubblica amministrazione sono certamente MATTEO ORFINI «Renzi sbaglia, non si può fare un governo con il Pdl» Un Pd nuovo e con Vendola cose assai importanti - per citare due argomenti sui quali deputati e senatori a 5 stelle hanno fatto bella figura in parlamento - ma la scelta del capo dello stato per i prossimi sette anni non lo è meno. Di questo però non si parla, a meno di non accettare, come il capogruppo al senato, il quotidiano passo indietro dopo la correzioneimpostadalblog. Oameno di non avere la forza di reggere il dissenso, come può accadere agli eletti che hanno alle spalle precedenti militanze politiche - variante non purissima del «cittadino» a 5 stelle. È vero, nessuno poteva aspettarsi un Beppe Grillo cultore della libero pensiero: in piena campagna elettorale invitò anche gli interni al movimento che facevano troppe domande ad andare «fuori dalle palle». Ma il modo in cui Grillo e Casaleggio si chiudono all ascolto dei loro stessi parlamentari non lasciapresagireunfuturo serenoper il movimento. L ostilità produce scontri e poi rotture, prevederle non è difficile. A chi chiede maggiore condivisione, Grillo continua a rispondere nominando motu proprio nuovi commissari alla comunicazione. Eppure potrebbe essere indotto a una maggiore prudenza proprio dal diffondersi della «fronda». Qualche segnalec è: era stato infatti stabilitoche chi avesse votato in dissenso dal gruppo si sarebbe dovuto dimettere, ma chi ha votato Grasso è stato «perdonato». Si era annunciata la radiazione degli ospiti dei talk-show, ma per il primo ospite è stato chiuso un occhio. E ieri sera dal blog non era ancora piovuto l anatema contro il deputato Tommaso Currò. Chissà che Grillo oggi non riesca a convincere ancora tutti i suoi parlamentari, o tutti quelli che lo incontreranno alla periferia di Roma. Convocati, però, senza renderli edotti del luogo. Un mezzo sequestro. Colpa, al solito, dei giornalisti. Ma infatti alternativa al governo Bersani non c è. Tra l altro lo stesso Napolitano ha tolto dal campo gli argomenti sulla drammatizzazione dell eventuale voto quando ci ha spiegato che un governo intanto c è, quellomonti, e chepuògovernarefinoalle elezioni, con l ausilio delle commissioni speciali. Ma che si voti fra due mesi, fra sei o un anno, noi dobbiamo riprendere l iniziativa politica. Ho letto che il Pd è contrario all insediamento delle commissioni parlamentari. Nonso dovelo abbiamodeciso, ma io invece credo che le commissioni si debbano insediare. L idea di un parlamento che non può fare nulla se non ratificare le decisioni di un governo con caratteristiche del tutto peculiari, è un idea che non sta né in cielo né in terra. Abbiamo bisogno che il parlamento, l unico legittimato dalle elezioni, faccia qualcosa. Masenon ci saràilgoverno Bersani, vuole stare un anno con un governo in proroga? Non dico questo. Ma intanto non dobbiamo perdere un giorno: il parlamento si deve attivare per risolvere alcuni dei tanti problemi. Stare nelle camere a far nulla è una follia. Dopodiché è impensabile ripresentarsi al voto con lo stesso quadro politico di prima. Alle elezioni è successo qualcosa. E non possiamo pensare che il cambio dell offerta politica si risolva con il cambio di chi vince le prossime primarie. Abbiamo bisogno di aprire un processo nuovo checambiilsistemapolitico italiano, eche cambi la qualità dell offerta di governo. Cosa significa? Capire cos ha funzionato e cosa no. Il tema che emerge è l enorme disagio sociale, e dobbiamo preparare una risposta all altezza. Epoi nonha piùsensomantenere le divisioni di una volta. Le due sinistre riconoscono nel campo dei socialisti e democratici europei un punto di riferimento: possiamo ragionare su qualcosa di nuovo che unisca le sinistre e costruisca un rapporto con quelle forze che hanno vinto fuori dagli schemi tradizionali, da De Magistris a Pisapia a tutto quel mondo civico che gira intorno al centrosinistra? È l occasione del prossimo congresso del Pd: anziché che una conta fra aspiranti leader, facciamone un momento in cui sanare la frattura della sinistra e contribuire a offrire al paese qualcosa di nuovo, forte, credibile. Sel è il vostro principale alleato. E anche in questi giorni in parlamento si sta comportando da pontiere con le aree civiche, e anche grilline. Perché da dentro il Pd dovrebbe farlo meglio? Intanto perché europeizzare il sistema politico è comunque un passo avanti. Poi perché consentirebbe di mettere insieme MATTEO ORFINI forze ed energie per ripensare quello debbono essere oggi i partiti. Su questo siamo in ritardo. Apriamo una grande discussione, senza l ossessione degli interessi delle scatoledipartenza. Ragioniamo sucomeil Pd possa diventare il luogo in cui tutto questosi incontra, cambia la qualità dell offerta politica. E si lavora tutti insieme a ridefinireunaforzachevuoleessere ilfuturo del paese. Faremmo del Pd il partito che chiude davvero la seconda Repubblica e apre la Terza. La proposta di Renzi è diversa. Schematizzo: lui apre a destra, lei a sinistra. Non so cosa ne pensa Renzi, sarebbe utile discutere con lui di questo più che di Happy days. Comunque è un fatto che oggi Renzi non riproponga più lo schema che haseguito nelleprimarie. Epoiionondico che bisogna rompere con i moderati. Serve un campo largo di alleanze, per questo dobbiamo avere chiaro chi siamo noi: una grandeforza popolare, ingrado dicoinvolgere e che sant iddio non abbia paura di confrontarsi con il paese. Né di andare al voto, se dovesse succedere. Lei crede che Monti si alleerebbe con un partito con dentro Vendola, visto che già maltollera lei e Fassina? Il risultato del voto interroga tutti, ma Monti è quello che ha perso più rovinosamente di tutti le elezioni. Si sarà ormai reso conto che dire che Vendola è poco adatto a governare quando si sta con gli amici di Polverini e Scopelliti fa ridere. O dire che l alfiere del cambiamento è Casini, e non Vendola. La scoppola che ha preso gli ha fatto capire che quell impianto parla a pochi, e cioè a quanti hanno preso. Anche lei, come Renzi, pensa che Bersani stia troppo fermo? Bersanista facendo l unicacosa possibile: provare a dare una soluzione allo stallo uscito dalle elezioni. La sua ipotesi di governo del cambiamento è l unica possibile. Ma mentre facciamo questa battaglia, nonpossiamo passare il tempo a inseguire la dichiarazione di giornata: dobbiamo aprire una prospettiva politica. Il rischio delle elezioni c è e noi non possiamo arrivarci impreparati. E aggiungo: diamoci tutti una calmata. Sia Renzi, nei toni delle interviste, sia quelli che gli rispondono che lui è come Berlusconi. Comunque vadano le prossime primarie, è un fatto che non tutti quelli che hanno votato Renzi poi hanno votato Bersani, e sarebbe successo lo stessoincaso contrario. Lescorie delleprimarie non si sono riassorbite. La prossima volta dobbiamo usarci più garbo e capire che il nemico non è tra noi. La sfida sarà complicatissima contro Grillo e Berlusconi, se perdiamotempo alitigare fradinoi è una sciagura. Lo dico da noto esagitato, è un autocritica. Sta dicendoin altre parole che la sinistra non presenterà un suo candidato contro Renzi, nel caso? Non sto parlando di candidati. Sto proponendo di fare delle cose. Aprire una discussione politica e sulla base di quella scegliere un candidato. L idea che se cambiamo cavallo e lasciamo tutto com è si vincono le elezioni è una sciocchezza. Renzi parla di un job act. Non sappiamo ancora che significa, ma intanto dice che il lavoro è una priorità. Mi pare un bel passo avanti. Stefano Fassina nel 2012 scrisse un libro, Il lavoro prima di tutto, e il fatto che oggi Renzi pronunci almeno lo stesso titolo lo considero un successo egemonico. Il giuslavorista di Renzi alle primarie era Pietro Ichino. E ora invece saggiamente sposa almeno l agenda delle priorità di Fassina. Bene. Torniamo a Sel. Questa sua proposta apriràa Vendola un bel problema, da sinistra. Lasciamo stare le letture politiciste di chi ci attacca da sinistra e chi si spaventa a destra: roba vecchia, disastrosa. Chi attacca Sel da sinistra o è scomparso, o non ha preso un consenso tale da preoccupare Sel. E comunque non dobbiamo aver paura di fare una discussione con la sinistra che esiste, che è forte. Non possiamo stare fermi, e occuparci di quello che succede fra una settimana. A proposito, che succede? Come il Pd sceglierà la sua rosa di candidati al Colle? Siamo in una fase nuova, dobbiamo essere trasparenti sulla scelta dei criteri e del profilo. Il prossimo capo dello stato deve essere una personalità non rappresentativa solo di una parte. Il voto racconta di un Italia divisaintre. Dobbiamo trovarefigure non di parte ma rappresentative di tutti. Una così c è, e sta già al Quirinale. Se davvero non è disponibile, bisognerà trovare qualcuno che si avvicini al suo profilo. DEBITI P.A. Draghi invita l Italia a fare il decreto. E Bruxelles pone paletti «invalicabili» L Ue a Monti: occhio a deficit e fiscal compact Matteo Bartocci D a Francoforte, vero governo dell Europa, il presidente della Bce Mario Draghi lascia invariato il costo del denaro e invitapolitici incrisi e sempre più delegittimati a fare di più: «E essenziale che i governi dell'eurozona intensifichino le riforme strutturali» e «proseguano con il consolidamento fiscale e la ristrutturazione del sistema finanziario. La Bce non può compensare la mancanza d azione dei governi». Se la cura dell austerity non funziona, insomma, raddoppia la dose. Tra «falconi» e «falchetti» la discussione del board della Bce non è stata semplice. Draghi in conferenza stampa affronta per la prima volta l argomento Cipro bollando come «poco intelligente» la scelta iniziale di tassare i depositi sotto i 100mila euro. Avverte esplicitamente che quel modello di bail out «non è ripetibile» e che il presidente dell eurogruppo, il falco olandese Jeroen Dijsselbloem, è stato «frainteso». Draghi annuncia lo studio di eventuali misure «non convenzionali» a sostegno dell euro e en passant parla anche dell Italia, ammettendo la telefonata dei giorni scorsi con Napolitano e invitando Monti a saldare i debiti dello stato con le imprese: «La misura di stimolo più importante che un paesepossa dareè restituiregli arretrati, chein alcuni casi valgono diversi punti di Pil», ha detto il governatore. Tra il dire e il fare però c è di mezzo l Ue. Il governo italiano è sempre più traballante. Il consiglio dei ministri potrebbe riunirsi domani per il varo di una seconda bozza che Monti ieri ha discusso per un ora al telefono con Bruxelles (e con Bersani a Palazzo Chigi). Anche l Abi alza la voce e dice che i debiti sono 100 miliardi, 10 in più di quelli calcolati da Bankitalia (secondo quanto deciso in parlamento, le banche avrebbero i rimborsi in seconda battuta). L Ue alterna freno e acceleratore, contribuendo alla confusione. Il commissario economico Rehn e il vicepresidente Tajani (Pdl) invitano l Italia a sbloccare i crediti, ma allo stesso avvertono che i vincoli europei sono invalicabili. Bruxelles non è disposta «a firmare assegni in bianco» e vuole che siano inserite «clausole di salvaguardia» che impediscano di aggirare gli impegni presi: non solo il deficit massimo al 2,9% del Pil ma anche il rispetto del fiscal compact, cioè la riduzione di un ventesimo del debito pubblico (almeno 40 miliardi di tagli). Una manovra correttiva, lacrime e sangue, sembra inevitabile.

4 pagina 4 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 LAVORO SINDACATO Messaggio di Camusso e Landini al governo che verrà: la legge di Sacconi per la Fiat demolisce i contratti Cgil e Fiom: «L articolo 8 va abrogato» I casi di Paderno Dugnano e Golden Lady. Il leader Fiom: «Ti lasciano da solo davanti all impresa». La segreteria Cgil: «Tornare all accordo del 28 giugno» Antonio Sciotto L a Cgil si mette in moto verso la nuova stagione politica (ancora densa di incognite) e sindacale (piena invece di alcune certezze: la crisi e una legislazione che non aiuta). E lo fa ribadendo una richiesta che Susanna Camusso ha già declinato con chiarezza in campagna elettorale: «L articolo 8 deve essere abrogato». La legge, voluta dal ministromaurizio Sacconi per accontentare Sergio Marchionne e la Fiat, è in realtà un potentissimo demolitore dei contratti nazionali e di tutte le tuteledei lavoratori: varata il13 agosto del 2011 (non a caso, in piena estate), prevede che un qualsiasi accordo aziendale possa derogare non solo al contratto nazionale ma anche alle leggi. «Vuol dire non solo cancellare i diritti, ma anche lo stesso sindacato», avverte il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, ieri presente anche lui a un seminario sul tema a Roma, organizzato dalla Rivista giuridica del Lavoro della Cgil, a cui hanno partecipato i principali segretari di Corso d Italia, giuslavoristi e costituzionalisti. Certo non è per nulla facile capire chi e se mai qualcuno potrà raccogliere l appello della Cgil, dei metalmeccanici e di tutte le altre categorie, visto che il prossimo governo è ancora di là da venire e potrebbe avere una «formazione» non vicina alle posizioni del sindacato. Ma intantola Cgilcontratta, e studia. Analizza le conseguenze che ha già avutol articolo 8neiquasidueannidalla sua entrata in vigore, con i tentativi disperati di arginarne la penetrazione. Ma invece la legge voluta da Sacconi agisce, eccome: in un azienda di Paderno Dugnano, ad esempio, la Fiom ha ritirato la firma quando si è resa conto che l accordo, applicando l articolo 8, andava a ledere diritti fondamentali dei lavoratori. Dall altro lato, al contrario, alla Golden Lady la Cgil ha deciso di accettare la citazione della lex sacconiana in premessa di un intesa che ha garantito il lavoro dipendente a oltre unmigliaio di associatiin partecipazione: «Abbiamo diluito nel tempo l applicazione della legge Fornero, ma in questo modo abbiamo ottenuto la stabilizzazione», spiega Ivano Corraini, responsabile dell Area Giuridico e Vertenze della Cgil. Insomma, tra gli ideali e la necessità di «sporcarsi le mani» nella contrattazione, la Cgil cerca un equilibrio dignitoso: sapendo che non è scontato che l invocata abrogazione dell articolo 8 arrivi, e non sapendo quando, intanto si deve lavorare mentre questo è in vigore. Maurizio Landini ricorda che «questa legge è stata richiesta esplicitamente dalla Fiat per coprire gli accordi che aveva fatto, primo tra tutti quello di Pomigliano». «Più volte ci è stato detto ha aggiunto il leader della Fiom chepomigliano sarebbe stato un caso irripetibile: e invece vediamo che èdiventato ilmodello, e chesacconi ha portato a termine una strategia a lungo termine cominciata con la legge 30. Mentre noi, e le nostre forze politiche, abbiamo sottovalutato quello che succedeva: non ci rendiamo conto che in questo modo non solo vogliono cancellare il contratto nazionale, le tutele costituzionali e le leggi a garanzia di chi lavora, ma anche noi stessi, il sindacato». «I lavoratori hanno bisogno della protezione assicurata dal diritto del lavoro, perché è normale che siano più deboli rispetto all impresa, soprattutto nella crisi e nel confronto a livello aziendale ha concluso Landini Per questo oltre a cancellare l articolo 8, dobbiamo porre le basi per una vera rappresentanza e democrazia nei luoghi di lavoro, facendo in modo di avere una legge che impedisca i contratti separati e i ricatti». Umberto Carabelli, dell Università di Bari, uno degli autori del numero speciale della Rivista giuridica del lavorodedicato alla «LeggeFiat-Sacconi», ha analizzato a sua volta la genesi dell articolo 8, e la sua anticostituzionalità: dalla legge 30 (o «Biagi») che con la certificazione già smontava la centralità della legge, passando per il Collegato Lavoro, che indeboliva i giudici, fino all ultimo «regalo» disacconi. Dopoquell accordo confederale del 28 giugno 2011, «che pure apriva ai contratti decentrati, ma lasciando il controllo centrale a quelli nazionali», che sancì l intesa tra Susanna Camusso e la Confindustria di Emma Marcegaglia, ma che poi fu attaccato pesantemente da Marchionne, che pretese appunto l articolo 8 dal governo Berlusconi. Serena Sorrentino, segretaria Cgil, ribadendo alla politica la richiesta di «cancellare l articolo 8», afferma che intanto si deve cercare di tornare il più possibile allo spirito del 28 giugno, d intesacon le imprese quando si riesce, senza accettare accordi al ribasso, e insieme lavorando per un accordo - e magari una legge sulla rappresentanza e la democrazia. NUOVI INVESTIMENTI E UN COMPRATORE Ripartono i forni della Richard Ginori F orni da riaccendere per far fronte alle ordinazioni; proroga dell'esercizio provvisorio; un compratore alla finestra, e nuovobandod astaper il22aprileprossimo. Tuttebuonenotizie per larichard Ginori, chedainizio anno sta vivendola paradossale realtàdi essere un azienda fallita che continua ad avere il suo secolareappeal. Nei negozirimasti e sulmercato giapponese le ceramiche di qualità marchiate Ginori si vendono ancora bene. Di qui, e su pressione di lavoratori, sindacati e Comune di Sesto Fiorentino, il curatore fallimentare Andrea Spignoli ha deciso di far partireilavoriper ristrutturare e riaccendere i due principali forni della fabbrica, con un investimento di circa un milione preso dagli incassi realizzati negli ultimi mesi dai negozi della Richard Ginori. Lo stesso Spignoli, incontrando la Rsu, ha confermato che un soggetto industriale italiano ha presentato un offerta al Tribunale di Firenze per rilevare l azienda. La proposta prevede un offerta di 13 milioni e la rioccupazione immediata di 230 lavoratorisugli attuali305. Questi due elementisono subito diventati la base della nuova asta fissata per il 22 aprile. Il nuovo bando pubblicato sul sito della Richard Ginori riconferma la vendita di un lotto unico (marchio, fabbrica e partecipazioni), e la richiesta di un «motivato piano industriale». Eventuali rilanci partiranno da un minimodi 200 milaeuro. Nella premessa al bando vienepuntualizzata l offerta già pervenuta ai giudici fallimentari. Il piano industriale dei nuovi potenziali acquirenti prevede una estensione della gamma di prodotto nel settore degli articoli per la tavola, indicando l'impegno a investire «sostanziali risorse» per sostenere i piani produttiviinun otticadimedio-lungotermine, e «sostenere ivaloridel made in Italy attraverso la valorizzazione, formazione e mantenimento delle risorse umane qualificate in Italia». ri. chi. STOP DELOCALIZZAZIONI Domani a Catania, Roma, Napoli e Palermo Flash mob per salvare i call center I lavoratori Almaviva Contact di Catania, Palermo, Roma e Napoli scendono domani in piazza, per uno speciale flash mob: una protesta contro le delocalizzazioni. L appuntamento è per le 18 (le modalità sulle pagine Facebook dei diversi gruppi organizzatori). La società Almaviva, della famiglia romana dei Tripi, da anni occupa le pagine dei giornali perché è il gruppo che ha rilevato la storica Atesia, il primo call center che ha dato avvio alle lotte dei precari. La campagna è sostenuta dal sito di informazione L Isola dei cassintegrati. L idea del flash mob in contemporanea con altre città parte dalla Almaviva di Catania, recentemente colpita dalla notizia degli esuberi. La RsuSlcCgil IsabellaCassibbaha dato l input a tutte le altre sedi: «Organizzate un flash mob nella vostra città! Mettete a disposizione degli stand per far firmare I SEGRETARI DELLA CGIL E DELLA FIOM, SUSANNA CAMUSSO E MAURIZIO LANDINI. NELLA CONFUSIONE POLITICA E NELLA CRISI ECONOMICA E DELL UNITÀ CON CISL E UIL, I DUE LEADER HANNO RITROVATO UNA COMPATTEZZA, E DA QUALCHE MESE AGISCONO D INTESA. NONOSTANTE QUESTO, LA CGIL RESTA COMUNQUE UN ORGANIZZAZIONE SPESSO DIVISA DA CORRENTI INTERNE E DIBATTITI ACCESI /FOTO EMBLEMA una petizione contro la delocalizzazione. Uniti si vince!» Palermo ha già sperimentato una delocalizzazione verso l Albania, e teme esuberi; Catania e Napoli si sono scontrate con la committente Vodafone: nel capoluogo campanosono da poco stati dichiarati 400 esuberi; nella città etnea si parla di cig, e secondolacgil 11 milapersone rischierebbero il posto in tutto il settore. I dipendenti romani sperimentano una «delocalizzazione» in Italia: 632 operatori in cig straordinaria verso il licenziamento, mentre Almaviva ha già aperto con i sussidi pubblici una sede a Cosenza, verso cui ha deviato diverse commesse. Coinvolti a Roma i Cobas; i confederali, oltre ai sindacati di base, a Catania e Napoli; a Palermo è attiva la Cisalcom. Ecco come si svolgerà ad esempio l evento a Roma: «Allo scoccare delle 18 chiunque passi davanti al centro commerciale Cinecittà 2, dovrà congelarsi e restare immobile per 60 secondi, al termine dei quali tutti urleremo per tre volte in coro "No alla delocalizzazione!"», spiega Raffaele Carbotti, lavoratore di Almaviva Contact. A Roma si attende, per giugno, l esito di un indagine avviata dall Ispettorato del Lavoro. LE MOTIVAZIONI DEL SÌ AI DOMICILIARI «I Riva coscienti del danno a Taranto» L a prima sezione penale della Cassazione ha depositato ieri le motivazioni sul perché lo scorso 16 gennaio convalidò i domiciliari nei confronti del patron dell Ilva Emilio Riva (nella foto), del figlionicola e dell exdirettore, LuigiCapogrosso. La Suprema Corte, nella sentenza 15667, ha sottolineato che il tribunale del Riesame di Taranto il 7 agosto 2012, attraverso «argomenti logici e immuni da interne contraddizioni» abbia evidenziato come «il disastro ambientale» nella vicenda Ilva «era certamente riconducibile anche alla gestione successiva al 1995, quando è subentrato il gruppo Riva nella proprietà e gestione dello stabilimento e che gli accertamenti effettuati hanno chiarito che l inquinamento è attuale». La Cassazione ha quindi sposato il teorema del Riesame, ricordando la «pervicacia e spregiudicatezza dimostrata dai Riva e Capogrosso, che hanno perseverato nelle condotte delittuose, nonostante consapevoli della gravissima offensività per la comunità e per i lavoratori e delle loro conseguenze penali» del grave problema ambientale creato dalle emissioni dell industria già perseguite negli anni, che hanno causato la «contaminazione di terreni, acque ed animali destinati all alimentazione in un area vastissimachecomprendel abitatodi Tarantoepaesivicinitalidaintegrare i contestati reati di disastro doloso, omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, avvelenamento di acque». In merito al pericolo di reiterazione del reato, per la Cassazione il parere positivo espresso dal Tribunale è legittimo nonostante gli indagati non ricoprano più incarichi aziendali. Del resto, si legge nella sentenza, «i Riva hanno tuttora la proprietà e sono titolari del gruppo Riva». Stesso discorso per l ex direttore Capogrosso «tuttora dipendente Ilva». gi. leo. SIENA/NUOVO COLPO DI SCENA Multe milionarie al Monte dei Paschi La vicenda del Monte Paschi di Siena, con i suoi risvolti politici, economici e finanziari si arricchisce di un nuovo capitolo: ieri sono fioccate multe per oltre 5 milioni di euro per i vecchi vertici dell istituto di credito senese. «La procedura di notifica è stata avviata», spiega la Banca d Italia; le sanzioni saranno pubblicate sul Bollettino di vigilanza dell istituto guidato da Ignazio Visco, «quando sarà completato l iter previsto dalla normativa». Le multe, individuali, sono relative alle violazione del controllo dei rischi e alle carenze degli organismi di controllo. Gli importi elevati derivano dalla gravità degli elementi riscontrati e le multe più pesanti, per oltre 500 mila euro, sono state emesse a carico dell ex presidente del MontePaschi, Giuseppe Mussari, e dell ex direttore generale dell'istituto senese, Antonio Vigni. Mentre invece per l ex responsabile dell area finanza della banca toscana, Gianluca Baldassari, la sanzione ammonterebbe a circa 400 mila euro. Tutto il vecchio consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni è stato colpito dalle sanzioni di Bankitalia, e sono stati multati anche tutti i componenti del vecchio collegio sindacale, e due ex dirigenti dell area finanza. ri. chi. NEW YORK /RADDOPPIARE I SALARI Fast food workers in rivolta per la paga La rivolta è solo all inizio. Ieri uno sciopero a sorpresa ha bloccato oltre 50 fast food di New York, al grido: «Sindacato, dignità e una paga per vivere». I lavoratori chiedono a catene come McDonald s e Wendy s, diffusissime negli Usa, non solo di permettere la formazione del sindacato (del tutto assente) ma anche l aumento dei salari, anzi il loro raddoppio: la paga oraria dovrebbe passare da 7,25 dollari a 15. Oltre 400 operatori di griglia e banconisti hanno incrociato le braccia, bloccando l attività di ristorazione in diverse zone della Grande Mela. Un lavoratore di Kfc, la catena del pollo «Kentucky Fried Chicken», Joe Barrera, di 22 anni, ha spiegato: «Da oltre sette anni lavoro nel settore, abbiamo tutti le nostre lamentele, ma nessuno le ha mai dichiarate pubblicamente. Finalmente le persone si sono stancate della mancanza di rispetto, dell essere sotto-pagati, dei carichi eccessivi di lavoro, di non avere orari e turni regolari». Lavoratori di Burger King, Domino s, Papa John s, Taco Bell e Pizza Hut hanno scioperato insieme a quelli dei marchi già citati. I 7,25 dollari sono la paga minima disposta dalla legge, ma non bastano: «Io, se fossi pagato di più, potrei iscrivermi al college e avere una fidanzata ha concluso Barrera Insomma comincerei a vivere invece di sopravvivere».

5 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 5 Roberto Ciccarelli ROMA T rentino, nato a Cles, fratel Franco Decaminada è stato dal 2004 al dicembre 2011 incaricato dai Figli dell'immacolata Concenzione della gestione del comparto Idi-Sanità di Roma, dopo il San Raffaele di Milano una delle più grandi aziende ospedaliere di proprietà del Vaticano. L Idi controlla anche l ospedale San Carlo di Nancy e Villa Paola, in provincia di Viterbo, oltre a una dozzina di case di cura e orfanotrofi in tutta Italia, una sezione farmaceutica che fattura 20 milioni di euro all'anno. La congregazione è un colosso presente in tutto il mondo, con sedi aperte dall'argentina alla Guinea equatoriale, dal Congo alle Filippine fino all'albania. Ieri Decaminada è stato messo agli arresti dominiciliari nella sua abitazione romana con le accuse di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta per il fallimento della società di formazione Elea acquisita dai fratelli «concezionisti» nel 2006 (poi fallita), emissione di fatture false per operazioni inesistenti. Come tutti i frati appartenenti a questo ordine Fratel Franco ha fatto voto di povertà. Il 4 giugno 2012 aveva promesso di donare alla Congregazione la villa «l'ombrellino» a Magliano vicino a Orbetello, un immobile extralusso con parco di 23 mila metri quadrati di terreno e parco, vicino alle terre dove si produce il morellino di Scansano. L aveva pagata un milione di euro sottratti ai bilanci dell'ospedale che ha diretto per sette anni. Voleva trasformarla in un centro di preghiera. Ma il Gip Antonella Capri non gli ha creduto. Nella sua ordinanza di 20 pagine scrive che si tratta di un«inquinamento probatorio» per alleggerire la propria posizione processuale e per mettere al sicuro l'immobile». L inchiesta si chiama «Todo Modo». Reminiscienza sciasciana scelta dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, insieme ai sostituti Giuseppe Cascini e Michele Nardi che hanno messo agli arresti in carcere Domenico Temperini, amministratore di Idi-farmaceutici e direttore protempore del comparto Idi-Sanità, nonché ex amministratore delegato di Elea, e Antonio Nicolella, componente del Cda dell'elea e della società lussemburghese Ibos II S.A., nonché socio di un'omonima società congolese. Ieri a Roma e provincia erano ancora in corso 14 perquisizioni con l'impiego di 50 militari della Guardia di Finanza. Altre dieci persone sono state denunciate tra l altro per riciclaggio e appropriazione indebita. «Castità, obbedienza, povertà» recita la regola dell'immacolata LUCCA P raticamente tutti i soggetti che avevano chiesto di essere parte civile nel processo per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 sono stati ammessi. E fra le 117 richieste di costituzione accettate (su 120), oltre a quelle della Cgil, del sindacatodeimacchinistiorsae dimedicinademocratica, ci sono anche 13 rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza delle Ferrovie di tutta Italia. «Una notizia importante commenta soddisfatta Daniela Rombi dell associazione delle vittime "Il mondo che vorrei" perché questo non è solo un processo per noi mamme che abbiamo perduto dei figli. E un processo per la sicurezza sul lavoro». Questa chiave di lettura è confermata dall ordinanza del giudice dell udienza preliminare Alessandro Dal Torrione: «L ammissibilità deveessere estesaa tuttiirls spiega ilgup perla specificità e particolarità dell incidente ferroviario in esame, per alcuni versi (ci si riferisce alla rottura dell assile del carro cisterna, ndr) ricollegabile alle precipuecaratteristichedel convoglio ferroviario in transito, proveniente dal nord Italia e che si stava dirigendo verso sud, di modo che, come si sostiene nel relativo atto di costituzione, puòparlarsi in ipotesi di un rischio generalizzato per tutti i ferrovieri italiani, non circoscrivibile alla sola area geografica dove il disastro ha avuto luogo. L ipotetico danno Concezione fondata nel 1857 da Luigi Maria Monti con lo scopo di curare la tigna dei contadini e formare gli orfani secondo il dettato evangelico. Ai suoi danni, padre Decaminada, già autore del libro «Maturità affettiva e psicosessuale nella scelta vocazionale», si sarebbe appropriato di 4 milioni di euro, 2,1 prelevati in contanti e altri 1,8 milioni da altre società. Temperini avrebbe distratto 350 mila euro di fondi. Quest'ultimo si sarebbe schermato con due società, la Elea spa e l'elea Fp scarl, per sottrarre altri fondi all'ente religioso con un complesso giro di fatture false. Entrambe le società risultano avere ricevuto dalla Provincia Italiana della Congregazione 11,5 milioni di euro. Il «tesoro» accumulato sarebbe dunque di 14 milioni di euro. «Todo modo» è nata nel dicembre 2011 a seguito di un esposto dei dipendenti dell'idi che lamentavano il mancato versamento degli stipendi. Furono loro a segnalare le prime irregolarità in una gestione con un buco finanziario da 550 milioni di euro. Un dissesto apparentemente inspiegabile visto che, ai tempi d'oro, l'idi fatturava 140 milioni di euro, riceveva dalla regione Lazio 90 milioni all'anno, e guadagnava per le sue prestazioni fino a 70 mila euro al giorno. Solo dal 5 per mille l'idi ricevevatrai150e i200milaeuro. Il Vaticano, e Tarcisio Bertone in persona, hanno commissariato l'azienda per venire a capo dei bilanci impazziti. Il cardinale Giuseppe Vesaldi è stato messo alla guida dei padri «concezionisti». Il 24 ottobre 2012 è stata presentata la richiesta di ammissione al concordato preventivo. Dal 30 marzo l'istituto è in amministrazione controllata anche dal governo. Il ministro alle attività produttive Corrado Passera ha nominato alla guida dell'ospedale in via Monte di Creta Massimo Spina, manager del BambinGesù, CarmelaRegina Silvestri e Stefania Chiaruttini. Dopogli arrestidiieri, la doppia giunta dei commissari dovrà occuparsi del nuovo piano industriale. Girano voci sul licenziamento di 404 persone, di cui 97 medici, e si parla di un taglio di 120 posti letto. La proposta di licenziare 404 persone, di cui 97 medici, è contenuta nel piano industriale elaborato ITALIA ROMA Arrestato padre Decaminada, ex gestore dell ospedale vaticano Idi, sottratti 14 milioni in nome dei poveri LUCCA Duro colpo per gli avvocati che difendono le ferrovie Strage di Viareggio, il giudice ha ammesso 117 parti civili I parenti delle vittime: «Potremo farci sentire in tutte le fasi del processo» LA CAPPELLA DELL OSPEDALE IDI /FOTO EIDON, A DESTRA LA PROTESTA DEI LAVORATORI non ha dunque rilevanza esclusivamente locale, ma interessa tutto il territorio nazionale, proprio perché le condotte di reato attribuite agli imputati, in ipotesi, si concretizzano in violazioni delle normativein materiadi sicurezzaneiluoghi dilavoroe tutela della salute dei lavoratori». Per i familiari delle 32 vittime della strage la decisione del gup Dal Torrione equivale a una vittoria politica. E poco importa che sia stata bocciata la richiesta di costituzione di parte civile per la loro associazione: «Il comitato è stato escluso perché si è costituito dopo la strage e lo sapevamo spiega Daniela Rombi - ma in quanto parti lese potremo presentare memorie in tutte le fasi del processo. Va bene così, l importante è che le parti civile sono moltissime, e che quella di oggi è una sconfitta per gli avvocati delle Ferrovie». Il gup ha infatti accettato anche le richieste di citazione come responsabili civili delle Fs, di tre società del Gruppo (Trenitalia, Rete ferroviariaitalianae Fs logistica); digatx RailAustriae GatxRailGermania, rami europeidella multinazionale proprietaria dei carri cisterna che trasportavano gpl, uno dei quali deragliò a causa di un assile corroso, delle Officine Jungenthal di Hannover (di proprietà Gatx, dove non era stata rilevata la corrosionedell assile), e dellacimariparazionidovel assile fu montato nel marzo 2009, tre mesi prima del terribile disastro. La prossima udienza è fissata per il 3 giugno. (r.ch.) da sei esperti. A loro avviso, il debitodipenderebbe dalcostodelpersonale che pesa sul bilancio per l'87%. Una cifra contestata dai sindacati (vedi intervista a fianco), anche perché giustificherebbe il licenziamento di persone che negli ultimi sette mesi hanno lavorato gratuitamente per mantenere la continuità del servizio. Ignazio Marino, candidato alle primarie del centrosinistra romano, esprime solidarietà ai lavoratori, mentre il presidente della regione Zingaretti esprime fiducia nell'operato della magistratura. Il sindaco di Roma Alemanno denuncia «l'opacità nel rapporto tra proprietà, i sindacati e i lavoratori. Ora è importante risanare la struttura e garantire i posti di lavoro». Giorgio Salvetti VARESE R icordate le sette sorelle. Che le maggiori compagnie petrolifere mondiali abbiano il vizio di fare cartello è una costante della storia da quando il mondo gira grazie all oro nero. Sarà per questo che i prezzi di benzinae gasolio in Italianonscendono neppurequando la quotazione del petrolio cala? La risposta non sorprendente è sì. E questa volta c'è una conferma ufficiale e molto dettagliata che apre anche interessanti sviluppi sul piano giudiziario a favore dei consumatori. La procura e la Guardia di finanza di Varese hanno chiuso un indagine durata un anno che ha preso in esame tutta la filiera del prodotto, dai pozzi alla pompa, nel periodo tra il gennaio 2011 il marzo Il gip del tribunale di Varese ha preso in esame il fatto che sette compagnie petrolifere Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api - avrebbero illecitamente aumentato il prezzo del carburante. Sono ipotizzati i reati di rialzo e ribasso fraudolento, manovre speculative sulle merci e truffa. Il gip per competenza ha trasferito gli atti aitribunalidiromae Milanodove hanno sede i vertici delle compagnie coinvolte. La procura di Varese si è mossaa seguitodiun espostodelcodacons che era stato inviato anche ad altri tribunali. Le Fiamme gialle hanno scrupolosamente analizzato tutte le fasi di formazione dei prezzi alla pompa in base alla rete distributiva e consultando anche i documenti relativi a iniziative e istruttore già compiute dall Autorità garante della concorrenza e del mercato e dal ministero dello Sviluppo Economico. Ne è risultato un quadro molto complesso ma piuttostochiaro. Intantoè emerso che i prezzi medi dei carburantiin Italiasono ipiù altid Europa seguiti da quelli di Cipro e Malta. In parte la mancata concorrenza è dovuta a difetti della retedistributivae almancatosviluppo dei rivenditori no logo e del servito fai da te. Ma soprattutto i finanziari hanno accertato una serie di operazioni di compra-vendita appositamente studiateper mantenereprezzialti indipendentementedalle quotazioni del greggio. In particolare, secondo le Fiamme gialle varesine, le compagnie tramite transazioni commerciali intercompany chiamate Transfer pricing cedevano e riacquistavano petrolio da imprese consociate conildoppio obiettivodi ottenere risparmi fiscali e pompare i prezzi. Inoltre operavano speculazioni di finanza derivata ad hoc per rialzare il prezzo del greggiodi loro proprietà. La causaprincipaledeiprezzialti scrive la Guardia di finanza di Varese - è «attribuibile, oltre che ad U na delle voci più sorprendenti del bilancio dell Idi, che Natale Di Cola, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Roma e Lazio, definisce «allegro» è quello dei «superminimi» decisi dal super-manager «concezionista» Decaminada. «Si tratta di 2 milioni e 515 mila euro all anno di incentivazioni ad personam elargiti in maniera discrezionale, non legati alla progressione di carriera, e destinati al personale medico e del comparto». Scorporandole, le cifre assumono ben altra consistenza. Ad un dirigente sanitario andavano euro, ad un dirigente amministrativo euro, al direttore del personale euro, ad un caposala euro. «Alcuni incentivi - continua Di Cola - superavano mila euro gli stipendi. Anche il commissario Profiti parla di una "gestione allegra" e si riferisce a queste cifre». Per lungo tempo il Vaticano non ha detto nulla, anche davanti all esposto dei lavoratori del novembre Si dice che Decaminada avesse carta bianca. Voi cosa avete fatto? Siamo stati lasciati da soli. Lei ricorda bene quel novembre. Per la prima volta un ospedale legato al Vaticano non paga gli stipendi. Noi saliamo sui tetti il 9 novembre. E capiamo che la situazione è grave. Così inizia il calvario per 1600 persone: scioperi, manifestazioni. Abbiamo fatto anche una petizione, e facciamo un esposto alla procura. Un mese dopo Decaminada si ritira... Diciamo che scompare. Arrivano altri manager, ma senza poteri. La politica non dice nulla, salvo poi ricordarsi dei lavoratori in campagna elettorale per le regionali. Zingaretti si è impegnato, lo incontreremo il 10 aprile. Abbiamo passato mesi nella più totale opacità, e poi dall estate 2012 gli stipendi sono stati bloccati del tutto. A Natale dieci lavoratori hanno passato le feste sul tetto. Alla fine se ne sono accorti anche i media e le inchieste si sono moltiplicate. Dopo mesi di promesse e bugie è arrivato il commissariamento del Vaticano, insieme a 404 procedure di mobilità, atto propedeutico al licenziamento. Secondo il commissario Profiti il buco dell Idi dipende dal costo del personale. Lei è d accordo? Non è così. Il personale aveva un costo alto, ma certo non raggiunge l 87% delbilancio. Ilgrossodel debito è stato creato dalla gestione. Sarà la magistratura ad accertare le responsabilità, ma è certo che c erano prestazioni fornite dall Idi che non erano riconosciute dalla regione che non le rimborsava. Perché allora continuavano a fornirle? Non lo sappiamo, lo scopro con lei adesso. Quello che è certo è che il costodelpersonalenonha provocato il debito, anche se bisogna riconoscere lanecessità diunamigliore organizzazione del personale. Tocca al nuovo management provvedere. Siamo abbastanza soddisfatti, non è come prima, anche se ancora non abbiamo avuto ancora tutte le informazioni. Il punto interrogativo resta il nuovo piano industriale. Quello di novembre l abbiamo rigettato. C è un impegno a tornare al confronto. La crisi dell Idi deriva dal costo di gestione che è più alto delle entrate. Questa situazione risale a molti anni fa. Che cosa chiedono i sindacati? Avremmo potuto chiedere il fallimento dell Idi, ma responsabilmente non l abbiamo fatto. Le condizioni di vita dei lavoratori si sono fatte durissime in questi mesi. Sono andati avanti grazie alla commovente solidarietà dei pazienti e del quartiere. L Idi e il San Carlo pesano sull economia del quadrante. Per la crisi chiudono bar, pizzerie, farmacie. Noi vogliamo salvaguardare queste persone che per mesi hanno lavorato gratis. Siamo disposti a ragionare con la regione e la proprietà su cassa integrazione, pre-pensionamenti e contratti di solidarietà. Anche un uso intelligente di queste leve servirà a diminuire i costi. Ro. Ci. Varese / CLASS ACTION CODACONS: 7 SORELLE SOTTO INCHIESTA Benzina, le compagnie pompano il prezzo I LAVORATORI Natale Di Cola (Fp-Cgil) «Il buco da 550 milioni dipende dalla gestione» una crescente domanda di energia dei paesi emergenti, al ruolo rilevantedeifondidi investimento in commodity sulle materie prime (come petrolio, rame, argento, oro, ecc.) e agli Etf sul petrolio» - ovvero ai fondi indicizzatiquotati inborsa intemporeale come semplici azioni - sui quali agivano investitori potenti come per esempio le banche o direttamente le compagnie petrolifere. Si tratta di un business colossaledifronte al qualelapiccolaprocuradivarese, e iconsumatori, sembrano impotenti. Sembraesserne consapevole anche il procuratore di Varese Maurizio Grigo che ha paragonato l indaginea un ottimatesi di laureache fornisce «informazioni al consumatore sulla formazione deiprezzi. Un buon lavoro di cui ora «potranno avvalersianchealtre procure». La risposta delle compagnie non si è fatta attendere. L Up (Unione petrolifera) si è detta incredula e sconcertata è ha precisato: «Dal provvedimento del gip di Varese emergerebbero semplici ipotesi investigative. Ne consegue che, allo stato, ogni affermazione in merito alla presunta esistenza di reati accertati è del tutto infondata». Il Codacons, però, ha già messo in campo una serie di iniziative a tutela dei consumatori. Ha presentato un ricorso al tribunale del riesame di Varese perché sequestri subito i contratti di venditadi benzinaegasolioin quanto, spiega, «sono presenti sul territorio di Varese moltissimiautomobilisti truffati». Ma soprattutto ha lanciato una class action aperta a 34 milioni di automobilistiitaliani alla quale si può aderire sul sito

6 pagina 6 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 EUROPA Giuseppe Acconcia T empi duri per i plutocrati di tutto il mondo. Wikileaks ha l aria di un piccolo scandalorispetto allaportata del nuovo leak che coinvolge oligarchi e politici che hanno i loro beni in paradisi fiscali. A portare alla luce gli evasori miliardari è stata l indagine del Consorzio internazionale dei giornalisti d inchiesta (Icji) che unisce testate di 86 paesi. Una frode dalle dimensioni senza precedenti: due milioni e mezzo di file di 130 mila titolari di conti correnti e investimenti tramite 12 mila società offshore, per somme sottratte al fisco dei 170 paesi di provenienza tra i 21 mila e i 32 mila miliardi di dollari. Le banche impegnate a fornire ai propri clienti compagnie coperte dal segreto nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali vanno da Ubs a Credit Suisse e Deutsche Bank, che da sola avrebbe creato oltre 300 società di comodo. L indagine è partita da una soffiata, trasmessa alla Icji, di 12 mila società coinvolte in 170 paesi. Per un giro d affari da 32mila miliardi di dollari Giuseppe Grosso MADRID «L a OFFSHORELEAK Da Washington a Baku, da Parigi a Mosca, la stampa inchioda i «furbetti globali» I plutocrati la fanno «franca» due impiegati della Commonwealth Trust Limited, delle isole Vergini britanniche, e dalla Portcullis Trustnet, con base a Singapore e sedi nelle isole Cayman, Cook e Samoa. E così ieri le prime pagine di Guardian, Washington Post, Le Monde e Sueddeutsche Zeitung hanno raccolto le rivelazioni che coinvolgono i «furbetti globali». Da Londra si rende noto che comparetrai nomidei plutocrati il premier georgiano Bidzina Ivanishvili, insieme ad oligarchi pachistani, thailandesi e indonesiani, oltre al britannico, Neil Gaitely, direttore della Tamalaris Consolidated Ltd, società che per la Ue opera per conto della compagnia di navigazione statale iraniana. In Francia lo scandalo investe il tesoriere del presidentefrançois Hollande mentre al centro dell inchiesta in Italia ci sono noti commercialisti. Ma le rivelazioni toccano le élites politiche e finanziarie di tutto il mondo, nessuno escluso, cominciandoconl ex ministrodelle Finanze della Mongolia e vice presidente del parlamento, Bayartsogt Sangajav, titolare di un conto segreto in Svizzera e detentore di una società offshore cinese, che avrebbe depositato milioni di dollari senza dichiararli quando era a guida della Banca asiatica dello sviluppo. Per arrivare poi a Imee Marcos, figlia del presidente filippino. Mentre in Azerbaijan è coinvolto il capo di Stato Ilham Aliyev e la sua famiglia, proprietari di holding nelle isole Vergini, gestite da Hassan Gozal, uomo d affari della Btp con contratti pubblici a Baku. In Russia emergono i nomi di politici vicini al presidente Putin tra cui Olga Shuvalova, moglie del vice primo ministro russo Igor Shuvalov, all origine di una transazione con una società con sedi alle Bahamas. Ben 4 mila americani figurano nella lista dell Icij tra cui Denise Rich, moglie di un magnate del petrolio, graziato dall allora presidente Clinton dopo essere stato condannato per frode fiscale. DeniseRich ha raccoltoper anni i fondiper lecampagne elettorali del Partito democratico e ha depositato 144 milioni di dollari inuntrustdelleisole Cook. Èrecidivo anche l avvocato ed ex politico canadese, Tony Merchant, legge è uguale per tutti», aveva detto il re nel suo ultimo discorso alla nazione e lo ha ribadito il giudice José Castro (il magistrato che indaga sul caso di corruzione che sta travolgendo il genero del monarca Iñaki Urdangarín), spiegandola decisione di iscrivere nel registro degli imputati anche l infanta Cristina, secondogenita di Juan Carlos I e moglie di Urdangarín. Dopo averla lambita, il fango della corruzione macchia direttamente anche la casa reale, che finora aveva cercato di mantenere l infanta (e quindi il nome dei reali di Spagna) fuori da questo scandalo che potrebbe costare caro al prestigio, già in picchiata, della monarchia. O persino altronodelre, cheinizia avacillare sotto l uragano delle tangenti in famiglia e dai numerosi scivoloni degli ultimi mesi. Tutti motivi che accrescono la tensione nelle stanze reali, dove con malcelato disagio si attende la cruciale deposizione di doña Cristina, fissata per il prossimo 27 aprile nel tribunale di Palma di Maiorca. Una data da ricordare, perché, per la prima volta, un membro diretto della famiglia reale siederà al banco degli imputati. Il giudice ha motivato la storica decisione facendo riferimento ad una «necessaria cooperazione» di Cristina di Borbone nelle attività illecite dell Institúto Nóos, la fondazione diretta dal marito insieme al socio Diego Torres. La versione di Urdangarìn Secondo i magistrati l istituto avrebbe utilizzato il nome della casa reale e dell infanta per intascare tangenti milionarie in marito della senatrice Pana Merchant. Non è sconosciuto al fisco, infatti nel 1998 in un conto offshore depositò 800 mila dollari. In Spagna è coinvolta nello scandalo una collezionista d arte, la baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, vedova del miliardario Thyssen, usava le holding per comprare opere d arte DALLA PRIMA Mario Pianta SPAGNA I magistrati: «Doña Cristina copriva i traffici del marito» Casa reale e infanta coinvolte in un mega-sistema di tangenti cambio di patrocini e appoggi istituzionali. Il tutto - secondo la versione di Urdangarín - all insaputa della figlia del re. Una versione un po fragile, in realtà, soprattuttose siconsidera che l infanta faceva parte del direttivo dell istituto e che il socio di Urdangarín, Diego Torres, nel tentativo di scampare al suo destino di vittima sacrificale, ha messo a disposizione dei giudici delle dalle quali risulterebbe che doña Cristina riceveva dal marito aggiornamenti sulle malversazioni che avvenivano all ombra dello scudo borbonico. E infatti, anche per il giudice Castro, qualcosa UNA BANCA NELLE ISOLE CAYMAN e rivenderle a Christies e Sotheby s. A bloccare indagini che potrebbero inchiodare i più grandi evasori di sempre ci pensano per ora le convenzioni internazionali sul segreto bancario. Mentre Berlino chiede almeno allastampa trasparenza nel rivelare i dati. In quest élite del capitalismo da pescecani sono 200 i nomi (e i prestanome) italiani, che potremo leggere presto ma la maggior parte li conosciamo già, senza dover aspettare le rivelazioni di «Offshoreleaks». Come sappiamo già che quest élite ha in manogranparte delpaese: idieciitalianipiùricchi celo diconoidati Banca d Italia posseggono una ricchezza pari a quella dei tre milioni di italiani più poveri. Una geografia messa sottosopra, una politica spaesata, un potere impermeabile alla democrazia, l aristocrazia che concentra le ricchezze, i ricchi al di sopra della legge: la «terza repubblica» ci sta riportando all ancien régime. Contro questo vuoto, questa cancellazione di ogni democrazia, una proposta concreta l ha avanzata Giulio Marcon sul manifesto di venerdi scorso: una grande piazza, o cento piazze, per raccogliere e rendere visibile l Italia che vuole cambiare rotta, che non si arrende a questa deriva feudale. La data giusta potrebbe essere il 25 aprile. non torna: «Sebbene non vi siano indizi inconfutabili che indichino un intervento diretto dell infanta nella gestione dell Institúto Nóos - si legge sulla relazione del magistrato - ve ne sonoaltriche segnalano un suo consenso all utilizzo della parentela con il re da parte di Urdangarín e Torres». La casa reale - che presenterà ricorso - ha dichiarato di rispettare la decisione del tribunale ma si è detta «sorpresa per il cambio di direzione adottato dal giudice», che solo un mese fa aveva evitato di iscrivere l infanta tra gli imputati. Eppure non c è molto di cui sorprendersi. Stupisce, semmai, il ritardo con cui i magistrati hanno chiamato in causa la figlia del re. Un ritardo che, fino alla notizia dell imputazione, aveva alimentato voci di una possibile immunità di doña Cristina. Izquierda unida: era ora Le reazioni politiche mantengono, per ora, un profilo basso, che fa presagire la tempesta dopo la quiete. Il Pp - anch esso colpito da un gravissimo scandalo di corruzioneeconsapevoledi unapossibile imputazione di suoi dirigenti valenziani nel caso Nóos - si è prudenzialmente schermito dietro un richiamo al «rispetto della giustizia», e così ha fatto il Psoe, anche se, tra i denti, entrambi i partiti temono per la stabilità istituzionale del paese. Più incisiva Izquierda unida: «Meglio tardi che mai», ha dichiarato il coordinatore Cayo Lara lodando la determinazione del giudice Castro. GLI ITALIANI Commercialisti, hacker e gioiellieri ROMA U n ex commercialista dello studio di Giulio Tremonti, un hacker coinvolto nei dossier illeciti Telecom. E poi due noti commercialisti milanesi e tre famiglie di imprenditori e gioiellieri. Sono quattro dei circa 200 italiani (per nessuno sono stati riscontrati illeciti) che figurano nel database sul paradisi fiscali messo a punto dall International consortium of investigative journalist di cui si parla nel numero dell Espresso in edicola oggi. Gaetano Terrin è uno di loro. Nel settembre del 1997, quando nelle Cook Island in Polinesia il finanziere americano Adrian A. Alexander fondò il Claudius trust, era uno «stretto collaboratore» del professor Giulio Tremonti», come si descriveva nel curriculum, e lavorava nel suo studio come commercialista. Del trust Terrin venne nominato protector», vale a dire una sorta di custode il cui compito era quello di valutare la fattibilità e convenienza delle operazioni finanziarie. Al settimanale, che lo ha interpellato, Terrin ha spiegato: «Ho svolto questo incarico a titolo personale lo studio Tremonti non c entra». Nome noto anche quello di Fabio Ghioni, ex responsabile della security di Telecom e protagonista dei dossier illegali raccolti su politici, giornalisti e imprenditori. Ghioni sarebbe stato il proprietario, anzi il «benificial owner» del Constant Surge Investiments Lrd (Csi) con sede nelle British VirginIsland, nelmardelle Antille. «E una offshore - scrive l Espresso - costituita nel giugno del 2006, sette mesi prima che Ghioni venisse arrestato a Milano». La sua scheda «riporta il nome della banca alla quale chi voleva costituire quella società si è rivolto per istruire una procedura di nominee service, un serviziodi fiduciario, insommailclassico prestanome». Ghioni nega di avere a che fare con il Csi. «Non ne so nulla», ha detto. «Non so nemmeno dove siano le Virgin Island. Non ne ho la più pallida idea». Poi ci sono i fratelli Oreste a Carlo Severgnini, «due vip della piazza finanziaria milanese», commercialisti, professionisti che hanno avuto incarichi nei più importanti gruppi italiani. A loro farebbero riferimento pure altre due entità domiciliate nei paradisi fiscali. Infine una dynasti finanziaria avviata da Silvana Inzadi in Carimati di Carimate, attiva nel campo dei gioielli, che nel 2002 «risulta avere dato vita a una complessa struttura di trust nelle Cook Islands che intreccia tre famiglie». A sorpresa tra i benificiari del trust figurano tre enti caritatevoli: l Unione italiana ciechi, la Lega italiana per la lotta all Aids (Lila) e il Centro per il bambino maltrattato. Tutti hanno negato di aver mai ricevuto soldi. Ma allora perché figurano? Secondo il settimanale, che cita un finanziere svizzero, la loro presenza sarebbe servita «per proteggere il trust da eventuali indagini di magistrati». m.d.c. IN FRANCIA Anche il tesoriere di Hollande alle Cayman Anna Maria Merlo PARIGI P er il momento non ci sarà un rimpasto, ha affermato dal Marocco Hollande, che vuoledare l impressione di restarecalmo di fronte alla grave crisi causata dalla confessione di Jérôme Cahuzac. «Andrò fino in fondo ha aggiunto non ho nulla da temere dall applicazione dei testi di legge, quando esistono, e dai nuovi testi». Hollande crolla nei sondaggi. E un altra tegola si è abbattuta ieri sulla sua testa: secondo le rivelazioni dell inchiesta Offshore Leaks, il «tesoriere» della campagna elettorale di Hollande, Jean- JacquesAugier, compare nella lista dei francesi che hanno società nei paradisi fiscali: si tratta di due società nelle isole Cayman, controllate attraverso una holding finanziaria, Eurane. Augier, che era compagno di Hollande all Ena, ammette l investimento ma aggiunge che non ha nulla da rimproverarsi, che è legale muovere i capitali, che ha investito in collaborazione con dei soci cinesi e non ha mai avuto vantaggi fiscali in Francia. La notizia mette in ulteriore difficoltà il presidente che si era fatto eleggere 11 mesi fa affermando che «la finanza è il mio nemico». È la collusione tra politica e affari che mina la credibilità di Hollande, del governo Ayrault e di tutta la classe politica. Ad aprire il conto all Ubs in Svizzera di Cahuzac era stato un avvocato vicino al Fronte nazionale, Philppe Péninque. La destra, all attacco sul caso Cahuzac, ieri ha preso anch essa un colpo con la rivelazione che qualche giorno prima dello scoppio dello scandalo della frode fiscale del ministro del bilancio, 20 deputati Ump avevano presentato una proposta di legge a favore di un amnistia fiscale per favorire il rimpatrio dei miliardi di euro fuggiti all estero, con una mini-tassa del 5% e senza conseguenze penali. La destra inoltre ha di nuovo accusato Pierre Moscovici, il ministro delle Finanze, di aver coperto la frode di Cahuzac. Lui denuncia la manovra come «indegna» e dice di aver lasciato lavorare la giustizia. Ieri, il primo ministro Jean- Marc Ayrault ha chiesto ufficialmente a Cahuzac di rinunciare alle indennità per gli ex ministri. Manuel Valls, ministro degli Interni, e Bernard Cazeneuve, nuovo ministrodel Bilancio, hanno ripetuto di essersi sentiti «traditi» dalle menzogne di Cahuzac. L ex ministro, dicono i pochi amici che gli sono rimasti, è «un uomo distrutto». Sul fronte politico, il governo cerca una risposta adeguata al dramma, dopo il mezzo flop delle tre misure di trasparenza proposte mercoledì da Hollande. C è chi invoca un rimpasto profondo del governo, con una nuova compagine ristretta a 17 ministri. Ma un rimpasto avrebbe poco senso, dicono altri, senza un vero messaggio politico. L unica strada è partire all attacco dell austerità europea, contestareicorsettidel FiscalCompact, ma i toni che sta prendendo la discussionenel Psevocano piuttostouno scatto di orgoglio per «riprendere in mano il proprio destino», dice la ministra verde Cécile Duflot. Secondo Jean-Luc Mélenchon, in prima linea nell attacco a Hollande, ci vuole «una risposta politica forte». Per il leader di Front de Gauche le proposte di Hollande seguite al dramma di Cahuzac sono solo «un cataplasma su una gamba di legno», mentre il presidente dovrebbe «svelare la verità», perché «l indignazione non basta».

7 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 7 CRISI ATOMICHE COREE Pyongyang sposta le testate Masudan a est. Il Pentagono: scudo antimissile a Guam e in Alaska «Attacco nucleare agli Usa, siamo pronti» IL LEADER NORDCOREANO KIM JONG-UN ALLA FRONTIERA CON IL SUD. A DESTRA, IL CACCIA USA F-22 DI NUOVA GENERAZIONE /FOTO REUTERS Simone Pieranni PECHINO N ella giornata che si è aperta con la notizia di una Nord Corea pronta a bombardare Stati Uniti e Sud Corea, ci sono stati alcuni avvenimenti che segnano un momento storico nell escalation coreana. Le minacce della Corea del Nord hanno di fatto finito per intensificare in tutta l area una mobilitazione militare che finirà per determinare assetti geopolitici anche in futuro. Se può essere escluso un conflitto nucleare, di sicuro gli interessi in ballo sono tanti. GliStati Uniti hanno velocizzato l opera di difesa della propria base di Guam, attraverso le procedure per l attivazione del sistema di difesa Terminal High Altitude Area Defense System che in realtà era previsto per il Inoltre Washington ha predisposto i sistemi anti missile in Alaska, uno dei territori «target» delle sparate dialettiche nord coreane. La crisi ha un raggio d azione elevato, molto di più delle probabili capacità degli armamenti nord coreani che secondo gli esperti non consentirebbero più di un attacco convenzionale. Anche la Corea delsud hapassato ore di allerta ieri, quando la Corea del Nord ha annunciato lo spostamento sulla propria costa est di missili Musudan con gittata tra i 3mila e i 4mila chilometri, salvo poi dichiarare apertamente che si sarebbe trattato di un lancio nell ambito di non ben precisate «esercitazioni». L annuncio dell esercito nordcoreano. Le basi Usa in Giappone obiettivi possibili. La Casa bianca: no minacce. E a Seul pensano ad una missione diplomatica al Nord GUERRA/PACE E se invece dell Armageddon... Pio d Emilia I l giovane Kim, che immagino rimpianga i festival pbell - che per Kim. Che in- Nasr e soprattutto Kurt Cam- rock dove era solito andare vece pare si sia già sbarazzato sotto falso nome quanvece do studiava a Ginevra, e Barack Obama in realtà stanno annusandosi, per vedere se possono fare la storia (cioè la pace, che è molto più difficile della guerra che sanno fare tutti, specie gli Stati uniti). Ma tra «ciarpume» militare a Pyongyang e imbecilli guerrafondai a Washington c è poco da stare allegri e tranquilli. Il problema è più per Obama che non ha più una politica estera decente, oramai sono anni che è in mano al Pentagono - e lo dimostrano degli zii «tutori» impostido gli per testamento dal padre e abbia trovato il modo di farsi rispettare dai generali. Queste minacce - assolutamente senza senso - probabilmente sono il prezzo che devepagare, in attesadi uno «storico» vertice che in realtà nessuno, tranne lui e forse il presidente statunitense vorrebbero (contrari Russia, Giappone e anche la Cina, a cui fra l altro la sfrontatezza del regime nordcoreano è sempre più indigesta, ma che preferisce mantenerlo le dimissioni/ come pedina strategica di estromissioni progressive di quei pochi che nell Amministrazione americana avevano una «visione», tipo Vali scambio e di pressione). Insomma, e se invece dell Armageddon si avvicinasse la pace? Pechino «non controlla» Lanovitàe l importanzadella giornata inoltre, risiede anche nelle voci che sono serpeggiate in Cina, a segnare ormai un passaggio decisivo circa la considerazione che Pechino ha di Pyongyang. Nella mattinata asiatica di ieri, è circolata la notizia secondo la quale un funzionario dell esercito cinese avrebbe sostenutochepechino nonha più controllo sul giovane Kim Jongun. Questa imbeccata, ad un media giapponese, potrebbe essere collegata a quanto circola negli ambienti dei funzionari cinesi e pare anche nell ambito dell intelligence americana: ovvero che questa escalation di Kim sia in realtà espressamente rivoltaalla Cinapiùcheagli Stati Uniti. Sembrerebbe dunque che l accettazione del Dragone delle sanzioni (che per la prima volta lacinasi èanche premurataaffinché fossero effettive), proprio in un periodo dell anno in cui pare che le richieste di aiuto della Corea del Nord aumentino, avrebbe spinto il giovane Kim a provare a liberarsi dell eredità del padre meno apprezzata (ovvero una sudditanza completa nei confronti della Cina) per alzare il prezzo della sua esistenza in quanto «stato cuscinetto», quindi funzionale alle esigenze geopolitiche di Pechino. Oppure, come sostenuto da fonti cinesi, Kim Jong un avrebbemessosul piatto dellabilancia la possibilità di crollare, con orde di nord coreani alla ricerca di un rifugio e di un lavoro proprio in Cina. Aspettando il collasso Ed ecco che i movimenti di truppe cinesi degli scorsi giorni sul confine troverebbero un altra lettura: non tanto una predisposizione alla difesa della Corea del Nord, quanto una sorta di preparazione ad un collasso del regime e con esso la necessità di controllare potenziali esodi. Se fosse questa la situazione, le intenzioni della Cina diventano ancora più rilevanti nell ottica della risoluzione della crisi. Ieri i coreani pare abbiano chiesto ai cinesi un incontro a Pyongyang. I cinesi avrebbero risposto in modo negativo, dicendosi eventualmente disposti ad incontrare un delegato coreano, ma a Pechino. Secondo il JoongAng Ibo, uno dei tre principali quotidiani sudcoreani, e il suo reporter Hyung-kyu, la genesi di questa «rottura» avrebbe origine in un periodo precedente alle sanzioni. Pechino avrebbe provato a mandare a Pyongyang prima Wu Dawei, rappresentante speciale per gli affari della penisola coreana, poi dopo gli esperimenti nucleari Li Zhaoxing, ex ministrodegli Estericinese. LaCorea del Nord in entrambi i casi avrebbe rifiutato gli incontri e Pechino «frustrata» dai rifiuti avrebbe deciso per l appoggio alle sanzioni e un cambio di rotta nei confrontidello storico alleato. Infine, nella serata asiatica, secondo Korea Real Time, del Wall Street Journal, tra i responsabili dell amministrazione di Seul comincerebbe a circolare l idea di inviare personale diplomatico a nord del 38esimo parallelo per trovare una soluzione pacifica alla tensione delle ultime ore. IRAN-NUKE In Kazakistan il negoziato dei 5+1 Al via ad Almaty in Kazakistan il round negoziale dei 5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e Germania) sul programma nucleare iraniano. A margine dello scorso incontro di fine febbraio, sempre in Kazakistan, si sono registrati timidi segnali di distensione. A rappresentare l'iran ci sarà il negoziatore Saeed Jalili che chiede il riconoscimento internazionale al diritto di Tehran di arricchire l uranio secondo il Trattato di non proliferzione. Per il 5+1 parteciperà l'alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton, che ha espresso «cauto ottimismo» per i nuovi colloqui. Secondo l'ultima proposta avanzata, l'iran non dovrebbe chiudere il suo secondo impianto per l'arricchimento dell'uranio, accettando in cambio la «riduzione delle capacità» del sito di Fordo. Inoltre, le riserve iraniane di uranio arricchito al 20 per cento, stimate dall'aiea in 167 kg, dovrebbero essere trasformate in combustibile per il reattore destinato alle ricerche mediche situato vicino Tehran. (giu. acc.) Pyongyang e la «bomba», una lunga stagione di negoziati e confronto I l 27 luglio 1953 si conclusero i negoziati di pace che diedero vita alla fine della guerra di Corea, con la penisola divisa in due. Negli anni 50 la Corea del Nord comincia la propria avventura nucleare, con l assistenza da parte della ex Unione Sovietica. È nel 1959 che iniziano le vere attività a Yongbyon, dove si trova il reattore riaperto nei giorni scorsi, disattivato proprio nell ambito del piano di de-nuclearizzazione della penisola. Nel 1969 comincia l utilizzo di Yongbyon come luogo di sviluppo di armi nucleari, secondo l intelligence cinese, riportate dalla Brooking Institution. Nel 1974 la Corea del Nord entra a far parte dell Agenzia internazionale per l energia atomica, e per questo le sue attività nucleari cominciano ad essere monitorate. Nel1986ilreattoredi Yongbyoncominciaufficialmente a produrre uranio. Nel luglio 1994 Kim Il-sung, il della Corea del Nord, muore diventando Presidente Eterno. Gli succede il figlio, Kim Jong-il. Nel 1998 gli Stati Uniti accusano Pyongyang per lo sviluppo di un sito nucleare segreto, senza mai trovare le prove. Nell agosto 2003 cominciano i dialoghi a sei tra Cina, Corea del Nord, gli Stati Uniti, Corea del Sud, Russia e Giappone. Gli Stati Uniti richiedono lo smantellamento totale degli apparati nucleari della Corea del Nord, ma Pyongyang risponde negativamente. I colloqui a sei saranno sospesi nel febbraio 2005, per essere ripresi nel settembre dello stesso anno. A ottobre 2006 c è il primo test nucleare effettuato da Pyongyang, cui seguono sanzioni internazionali. Nel maggio 2009 la Corea del Nord svolge il suo secondo test. Partono sanzioni ancora più cospicue. Nel marzo del 2010 la nave sudcoreana Cheonan affonda: la responsabilità sarebbe di un siluro nord coreano. Dicembre 2011: Kim Jong-il, Caro Leader della Corea del Nord, muore e gli succede il figlio, Kim Jong- un. Nell aprile 2012 la Corea del Nord effettua il lancio di un satellite: tentativo non riuscito. Nel dicembre 2012 ci riprova e ci riesce. L Onu approva nuove sanzioni e la Corea del Nord promette un nuovo test nucleare. Nella mattina dello scorso 12 febbraio terremoti artificiali vengono registrati in Sud Corea e in Giappone. Poco dopo arriva la notizia circa la causa: la Corea del Nord ha effettuato il suo terzo test nucleare. Riuscito perfettamente secondo Pyongyang. E l inizio dell ultima escalation voluta dal governo nord coreano. Partono infatti le critiche internazionali e l 8 marzo Pyongyang annuncia di considerare abrogato l armistizio con il Sud del (s. pie.)

8 pagina 8 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 INTERNAZIONALE ARGENTINA La capitale e la sua provincia sommerse dalla pioggia, più di 50 le vittime di una catastrofe annunciata Buenos Aires, le colpe della tragedia Filippo Fiorini BUENOS AIRES C hi nei momenti di tregua concessi dalle tremende piogge argentine dell ultima settimana ha attraversato le strade allagate di Buenos Aires e La Plata, racconta che le poche persone incontrate, si salutavano tra loro con affetto, anche se prima non si erano mai viste. La tragedia li aveva fatti amici. Oggi, la stessa tragedia che ha ucciso 55 persone, rende amici i politici, unendoli in un patto tacito, stipulato sulle macerie di interi quartieri allagati, almeno fino alla fine dell emergenza. Se ci fossero riuscite quando ancora c era il sole, le persone a salutarsi e i politici a collaborare, forse oggi non parleremmo di alcuna strage. Nonostantetuttiisuoi record - oltre 300 millimetri di pioggia in due ore, che secondo fonti extra ufficiali Gli esperti accusano: edilizia scatenata a scapito di un sistema fognario in deficit Michele Giorgio GERUSALEMME N on si placa tra i palestinesi lo sdegno per la morte in carceredi Maysara Abu Hamdiyeh e per l uccisione, l altraseravicinotulkarem (Cisgiordania), di due adolescenti colpiti da spari di soldati israeliani. Nei Territori occupati però non cresce solo la rabbia. È forte l attesa, soprattutto tra i più giovani, per l attacco #OpIsrael contro i maggiori siti web di Israele, annunciato per domenica 7 aprile dal collettivo Anonymous. L iniziativa, spiegano gli hacktivists, è tesa a «liberare Gaza e la Palestina», a denunciare «gli abusi dei diritti umani da parte di Israele» e segue quella di fine marzo quando Anonymous, attraverso il gruppo turco affiliato Red Hack, ha diffuso i nomi di 35 mila israeliani, con indirizzi e telefoni, che hanno incarichi in politica, nei ministeri e nei servizi di sicurezza. Anonymous ha già scatenato un deciso attacco ai siti israeliani durante l offensiva militare «Colonna di Nuvola» lanciata da Tel Aviv contro Gaza lo scorso novembre. «L attacco alla popolazione di Gaza, al popolo palestinese o a qualsiasi altro gruppo del Servizio Meteo Nazionale superano ogni dato registrato dal 1956 ad oggi - il fortissimo temporale che ha appena colpito la capitale argentina e la sua provincia non aveva in sé i numeri per fare i 55 morti, i 20 scomparsi, i evacuati e gli incalcolabili danni materiali che gli si attribuiscono finora, eppure, li ha fatti lo stesso. Dietro all amplificazione di un disastro che ha sorpreso tutti, ci sarebbe secondo diversi esperti una serie di responsabilità di ordine politico e organizzativo, ma soprattutto, di natura umana, tra cui la proliferazione edilizia di palazzine, autostrade, centri commerciali, baraccopoli e sottopassaggi, a scapito di un sistema fognario in deficit o del tutto assente. Alla fine del 2010 il manifesto scriveva che un tribunale di Buenos Airesavevabloccato uncantiere incittà, perché la società italiana Ghella, che ci lavorava, era sospettata di conflitto di interessi con l amministrazione municipale che le aveva concesso l appalto. Precisamente, si stava costruendo un doppio canale sotterraneo per intubare il Maldonado, un fiume carsico che, a ogni pioggia un po sopra le righe, esondava allagando i grandi incroci della zona nord della capitale. Il 10 luglio dell anno successivo i tempi dell industria avevano battuto quelli della legge: l opera era stata inaugurata, dopo aver proceduto all ombra dei ricorsi giudiziari presentati dalla compagnia. Lo stesso giorno, il sindaco di centrodestra, Mauricio Macri, controparte pubblica nel conflitto di interessi che si era denunciato, veniva rieletto e iniziava un mandato che tuttora svolge. Con quel taglio di nastro, il Maldonado diventava il primo della lunga serie dei cosiddetti «tunnel di sollievo» che il Comune sta ancora costruendo: opere sotterranee, monumentali e costosissime il cui scopo sarebbe quello di evitare gli allagamenti, ma che per alcuni sono invece la ragione del loro aggravarsi. L architetto Adolfo Rossi, per esempio, fa parte di quel gruppo di tecnici illustri secondo cui la cura è peggio del ISRAELE/PALESTINA Ancora sdegno per la morte in cella di Hamdiyeh E Anonymous va alla «cyberguerra» verrà considerato come una violazione degli obiettivi del collettivo Anonymous di proteggere i popoli del mondo... Fratelli e sorelle di Anonymous, vi invitiamo a protestare contro il governo israeliano e qualsiasi alleato della forza ostile», affermò su youtube una persona con il volto nascosto dall ormai celebre maschera. Non sono noti gli esiti di quel Tel Aviv prende molto sul serio la minaccia di attacco informatico per domenica 7 aprile primodecisoattacco. Certoè che Israele sta prendendo molto sul serio quanto è in corso di preparazione per il 7 aprile, che la stampa considera «potenzialmente invalidante». Anonymous, assieme aicollettivicuginisector404e RedHack, darà il via ad una cyber offensiva con l intento «di cancellare Israele dalla Rete». Secondo Shai Blitzblau, della Maglan Defense Information Technologies Research, l attacco potrebbe bloccare i siti governativi così come le principali banche e società di carte di credito. Se militarmente Israele non teme confronti in Medio Oriente, nel cyber world è molto più vulnerabile. I suoi sistemi di protezione, che pure sono tra i più avanzati al mondo, non si sono dimostrati impenetrabili. Ciò ha sminuito i successi che, in senso contrario, Israele ha (o avrebbe) ottenutoneiconfrontidi paesi "nemici", a cominciare dall Iran che circa un anno fa, stando a notizie riferite dalla stampa mondiale, sarebbe rimasto vittima di un cybervirus orginato da Israelee Usacheavrebbeparalizzato per qualche tempo i sistemi delle sue centrali nucleari. Da parte sua il sistema finanziario di Israele è stato oggetto di attacchi informatici nei primi mesi del 2012 con danni per due delle maggiori banche del paese, Hapoalim e Leumi, nonché delle tre principali società di carte di credito - Isracard, Leumi Card e Visa Cal. Prese di mira anche le infrastrutture critiche. Lo scorso settembre Yiftach Ron-Tal, presidente del consiglio della Israel Electric Corporation, riferì di migliaia di tentati attacchi cibernetici al giorno. L esercito ha definito la "cyberwar" come l arena della quinta guerra, a fianco di terra, mare, aria e spazio. «Il 7 aprile LA «PRESIDENTA» KIRCHNER CONSOLA LA POPOLAZIONE COLPITA DALL ALLUVIONE NEL QUARTIERE POVERO DI VILLA MITRE, A BUENOS AIRES. E GLI ALLAGAMENTI NELLA CITTÀ DI LA PLATA. SOTTO, I FUNERALI DI MAYSARA ABU HAMDIYEH A HEBRON /FOTO REUTERS contagio: «I canali non funzionano, perché non c èla sufficiente inclinazione per lo scolo», ripete dalla tribuna dell ong che ha fondato per annunciare su basi matematiche, apocalissi come questa. Parole e calcoli che ora vengono rafforzati anche dal collega Manuel Ludueña, che ieri ha scritto sul quotidiano conservatore La Nacion che «probabilmente, non sisarebbe mai dovuto intubare i fiumi Maldonado, Medrano e Vega», perché fanno parte di quelle «megastrutture per dominare la natura che - invece - provocano problemi sempre più gravi», per esempio, ostruendo le falde. Questo per Buenos Aires, mentre a La Plata, che conta 48 morti nel quartiere di casette unifamiliari di Tolosa, e dove governa l ex pilota di offshores Daniel Scioli, in alleanza precaria con la presidente Cristina Kirchner, era stato intubato il fiume Non ultimo un mare di immondizia abbandonata in strada durante un conflitto sindacale Del Gato: stessa tecnica, stesso risultato della capitale. Poi, c è la questione immondizia. Nello scorso mese di novembre il sindacato degli spazzini, Agoec, ha iniziato uno sciopero a singhiozzo contro il licenziamento di un centinaio di operai, attualmente impiegati nella maxi discarica di Norte 3, ormai arrivata a saturazionee prossima allachiusura. Nel corso del conflitto, ancora irrisolto, l immondizia è rimasta in strada per periodi di settimane, infilandosi nei tombini e otturando le fogne delle città che oggi sono state prostrate. Al tavolo dei negoziati con gli spazzini, siedono gli stessi Macri e Scioli, che si giustificano davanti agli alluvionati anteponendo la portata inedita della sciagura. Eppure erano già stati avvertiti tre mesi fa, quando precipitazioni intense, ma minori, avevano già allagato per un metro scarso le zone che oggi sono state completamente sommerse. A Cristina, che non è esente dalle colpe, nonè restatoche farsiportare in elicottero nei luoghi più colpiti dal disastro, camminare tra la gente disperata e rispondere alle grida d accusa. Come a mostrare che un gesto genuino oggi, può cancellare i rancoridiieri, anchese forse poidomani si ripresenterà il problema. prevede Shai Blitzblau - gli hacker proveranno a entrare con cavalli di Troia nei server dei primi 100 siti web israeliani, per poi infettare il maggior numero possibile di utenti». La guerra virtuale in ogni caso fa meno male delle armi. Ieri migliaia di palestinesi hanno partecipato ai funerali di Amr Nasser, 17 anni, e Naji Balbisi, 18 anni, uccisi mercoledì sera durante una manifestazione al posto di blocco militare di Anabta (Tulkarem), di protesta per la morte in carcere del detenuto Maysara Abu Hamdiyeh. La versione palestinese parla di lanci di sassi contro il check point. Il portavoce militare di una bottiglia incendiaria scagliata contro i soldati che hannorisposto sparando. Duegiovani vite spezzate che accrescono la tensione che da giorni attraversa Cisgiordania e Gerusalemme Est e non risparmia Gaza. Ieri un razzo e tre colpi di mortaio sono stati sparati verso il sud di Israele dalla Striscia, bombardata due giorni fa dall aviazione dello Stato ebraico per la prima volta dallo scorso novembre. Poco dopo si è saputo che la polizia di Hamas ha arrestato dei salafiti coinvolti nei lanci. A Hebron migliaia di persone hanno preso parte ai funerali di Abu Hamdiyeh. Secondo il ministro per i prigionieri politici Issa Qaraqe l autopsia ha rivelato che il detenuto non è stato curato in modo tempestivo e con terapie idonee. UNGHERIA ORBAN SI DIFENDE DOPO ACCUSE ESPERTI ONU Il governo ungherese del discusso premier Viktor Orban ha respinto le critiche lanciate mercoledì dagli esperti delle Nazioni Unite, Magdalena Sepulveda e Raquel Rolnik che avevano rimproverato il parlamento di Budapest per aver votato un emendamento alla Costituzione che inasprisce la legislazione contro i senzatetto, nonostante il parere negativo espresso precedentemente dalla Corte suprema. «Con questo emendamento il parlamento ungherese istituzionalizza la criminalizzazione dei senza fissa dimora e sancisce in Costituzione la discriminazione e la stigmatizzazione delle persone senza casa», hanno assicurato le due esperte. Dal canto il governo ungherese ha negato ogni accusa. «La Costituzione non criminalizza i modi di vita dei senzatetto - si legge in un comunicato del ministero degli Esteri - ma consente alle autorità di limitare l'accesso a determinati luoghi pubblici e di chiedere al senza tetto di muoversi nell'interesse dell'ordine pubblico, della sicurezza pubblica, della salute pubblica e la salvaguardia dei valori culturali», hanno assicurato le autorità di Budapest. MALI FABIUS VOLA A BAMAKO E PROMETTE ELEZIONI A LUGLIO Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, è in visita ufficiale a Bamako, in Mali, per insistere sulla necessità della riconciliazione e di elezioni presidenziali a luglio, nonostante la situazione rimanga instabile nel nord del paese. Durante la missione, Fabius ha in programma diversi incontri con le autorità locali e con i rappresentanti dei partiti politici. Dallo scorso 11 gennaio, la Francia è impegnata, con un totale di circa 4 mila uomini, nella guerra contro i fondamentalisti islamici che si sono arroccati nel nord del Mali. Il presidente francese, François Hollande ha tuttavia annunciato che il ritiro del contingente francese comincerà a fine aprile, quando Parigi potrebbe passare il testimone a una futura forza di peacekeeping dell'onu. REPUBBLICA CENTRAFRICANA IL SUDAFRICA ANNUNCIA IL RITIRO DELLE SUE TRUPPE Il Sudafrica ha deciso di ritirare i suoi soldati dalla Repubblica centrafricana. Lo ha annunciato il presidente Jacob Zuma spiegando che l'accordo tra i due Paesi non è più valido da quando, il 24 marzo scorso, è stato deposto l'ex presidente François Bozizé. «Abbiamo preso la decisione di ritirare le nostre truppe», ha detto Zuma secondo quanto riferito dalla radio e dalla televisione statale, al termine di un vertice straordinario sul futuro della Repubblica centrafricana tenutosi mercoledì sera a N'Djamena. I ribelli della coalizione Seleka hanno conquistato Bangui il 24 marzo scorso, costringendo alla fuga il presidente Bozizé. Durante il golpe sono rimasti uccisi 13 soldati sudafricani. Ma le autorità del Benin si sono dette ieri pronte ad accogliere il deposto presidente centrafricano François Bozizé qualora questi presentasse una richiesta ufficiale in tal senso: lo ha reso noto il ministro degli Esteri del Benin, Nassirou Bako-Arifari. «Il Benin è stato sollecitato (dai capi di Stato e di governo dell'africa centrale, riunitisi ieri a N'Djamena) e se il Presidente Bozizé presenterà una richiesta ufficiale il Benin presterà ascolto», ha spiegato Bako Arifari in una conferenza stampa.

9 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 9 SIRIA TUNISIA Boom di combattenti arruolati per il conflitto siriano. Un business benedetto da governo e salafiti Jihadisti da esportazione tra fede, sesso e sangue Giuliana Sgrena TUNISI I giovani tunisini che vogliono rischiare la vita, invece di attraversare il Mediterraneo su un mezzo di fortuna con la possibilità di finire in fondo al mare oppure rinchiusi in uncentro di identificazione ed espulsione (Cie) italiano, possono dirigersi in Siria per combattere con l Esercito libero siriano. A offrire l alternativa sono i salafiti, l ala islamista più radicale. L arruolamento avviene nelle moschee, molte delle quali sono controllate dai salafiti (circa 400) non solo tunisini: molti imam arrivano dalla Siria e dai paesi del Golfo. Le moschee più note per questa attività sonoal Fath, nel centroditunisi, Ennassr, Ettadhamen o la grande moschea di Ben Arous e molte altre. Succursali delle moschee sono le associazioni caritatevoli a capitale misto (siriano, libanese, qatariota...) come Karama wa Horrya, Arrahma, Horrya wa Insaf. A rivelare questi nomi sono i jihadisti tunisini che sono tornati a casa. Si torna solo quando, a causa di ferite che spesso provocano handicap, non si è più in grado di combattere. Il matrimonio a ore Gli argomenti per convincere i giovania partire sono i soliti: la necessità di aiutare i fratelli siriani nel jihad e l esaltazione della guerra santa, la spartizione del bottino di guerra e, in caso di morte, la promessa del paradiso con le vergini. Ma i combattenti non devono più aspettare la morte per avere donne. Un religioso saudita, Mohamed al Arifi, ha, infatti, emesso una fatwa per rendere religiosamente compatibile il «matrimonio jihadista», ovvero un matrimonio di piacere (può dura solo qualche ora) che permetta ai combattenti di soddisfare i loro appetiti sessuali. È stata stabilita anche l età delle ragazze: dai 14 anni in su. Lo sfruttamento sessuale è stato scoperto dopo che numerose famiglie tunisine avevano denunciato la scomparsa di ragazze giovani. Poi un rapporto diffuso dalla stampa araba ha confermato l esistenza delle «schiave del sesso». Quando non bastano le tunisine i jihadisti si rifanno con le ragazze rifugiate nei campi profughi siriani in Giordania, le rapiscono e le stuprano, come ha rivelato un reportage della tv britannica Channel 4. Dopo l arruolamento vi è la ALEPPO, COMBATTENTI DELL «ESERCITO LIBERO SIRIANO»/FOTO REUTERS Gli argomenti per convincere i giovani tunisini a partire sono i soliti: l aiuto ai «fratelli», soldi e il paradiso con le vergini in caso di morte. E ora, grazie a una «fatwa», per avere delle donne non è più indispensabile il martirio preparazione religiosa un vero e proprio lavaggio del cervello - che estranea l aspirante jihadista dalla famiglia. Molte famiglie testimoniano questo cambiamento: «Non era più come prima, non parlava più, si chiudeva nella sua camera, era inaccessibile, era diventato l ombra di se stesso. Una vera metamorfosi: sguardo, gesti, obiettivi, sentimenti non mi ascoltava più», racconta al quotidiano tunisino La Presse una madre disperata. Dopo la morte del figlio maggiore in Siria ora è il minore che sta seguendo la sua strada. La famiglia di Y. abita a Le Kram un quartiere di Tunisi dove nello scorso inverno le partenze sono state numerose. Non si tratta solo di giovani ma anche di padri di famiglia che abbandonano la moglie e bambini piccoli senza nessun sostentamento. Ci sono però anche famiglie che hanno approfittato della partenza di un familiare ottenendo dei soldi che hanno permesso loro di aprire un negozio, comprare o migliorare la casa, oppure semplicemente di sopravvivere. A volte è un parente anziano a speculare sull arruolamento di un nipote giovane. «Ma per la maggior parte non è così - ci racconta una giornalista tunisina -, questo business favorisce soprattutto i reclutatori e anche il governo». L accusa è rivolta al leader islamista Rachid Ghannouchi. Presidente di Ennahdha - senza incarico di governo ma vero ispiratore della politica tunisina, soprattutto quella estera, per i suoi legami con i regimi del Golfo Ghannouchi è accusato di essere il vero responsabile dell operazione. È lui, infatti, ad avere rapporti con i salafiti. Il leader di Ennahdha nega il coinvolgimento del suo partito: «Non consigliamo» questi giovani a partire - aggiunge il ministro degli Affari religiosi - ma «non abbiamo il diritto di impedirglielo». Tuttavia un simile reclutamento con partenza dall aeroporto di Tunisi non può certo passare inosservato, quindi la complicità delle autorità è evidente. Non solo. I mercenari della religione L organizzazione, il reclutamento, l addestramento, il finanziamento e la spedizione in Siria sono contenuti nell accordo Burhane Ghalioun-Mustafa Abdeljelil del dicembre L accordo prevede una cooperazione militare tra le "rivoluzioni" libica e siriana, al quale i salafiti tunisini ed Ennahdha hanno aderito. È stato lo stesso Ghannouchi a partecipare a un incontro che si è tenuto a Tripoli, l 11 dicembre 2011, nel corso del quale è stato sancito l accordo. Al summit erano presenti anche il teologo dei Fratelli musulmani Youssef Khardhaoui, di origini egiziane ma che vive a Doha, e il ministro degli esteri del Qatar, che rivelano la sponsorizzazione del Qatar a tutta l operazione. Prima della Siria i jihadisti tunisini erano impegnati in Libia, il paese confinante quindi senza problemi di accesso, ed è proprio qui che si sono costituiti i primi gruppi partiti per la Siria. Ancora adesso i tunisini, dopo l arruolamento, partono per la Libia, dove avviene l addestramento militare. Infine il trasferimento in Turchia, da dove si entra in Siria. La famiglia i giovani sono spesso studenti, ma vi sono anche laureati a volte con un buon lavoro viene abbandonata improvvisamente, senza nessuna comunicazione. Poi LA GUERRA Proteste dopo le rivelazioni del «Washington Post» Sostegno anche armato ai ribelli Damasco ammonisce la Giordania D amasco ammonisce la Giordania glieri» militari straniecazione dei «consi- dal continuare ad ri che assistono i ribelli, ospitare i programmi di addestramento organizzati dagli Stati uniti e da altri Paesiafavore deiribellisiriani. La protesta diffusa dai giornali vicinial presidente Bashar Assad, fa riferimento a notizie pubblicate dal Washington Post e altri mezzi d informazione sul crescente coinvolgimento di Amman nel sostegno, si stanno con- centrando gran parte delle attività armate contro il governo centrale. Jihadisti e Els hanno capito che dal confine meridionale sarà più facile puntare su Damasco, distante poche decine di chilometri rispetto alle centinaia con il Nord e l Est del pae- anche armato, se, dove l opposiziocentrando che dietro le quinte viene offerto, ai ribelli. Notizie ALEPPO, CIVILI TRA LE MACERIE DOPO UN RAID AEREO/FOTO REUTERS nesiriana già controlla diverse aree. chetrovano conferma anche Da parte sua nell annuncio fatto dal pre- mier giordano Abdallah Nassur della possibilità che il suo governo realizzi una «zona cuscinetto» interritorio siriano, lungo ilconfine, dove accogliere i rifugiati che attualmente cercano riparo nel regno hashemita. In realtà questa fascia di territorio servirebbe ad offrire ai combattenti anti-assad un area protetta e a stabilire una testa di ponte per i rifornimenti di armi all Esercito libero siriano (Els), la milizia ribelle, e anche alle formazioni jihadiste, come il Fronte al Nusra, che di recente hanno preso il controllo di varie postazioni sul versante siriano del Golan. Nel sud della Siria, forse su indi- Bashar Assad ha accusato la Lega araba di illegittimità per aver ceduto il seggio della Siria ai rappresentanti della Coalizione Nazionale dell opposizione. Intanto gli oltre 40 morti registrati negli scontri di ieri aggravano il bilancio totale di 70 mila vittime che ha fatto sino ad oggi la guerra civile siriana. mi.gio. arriva una telefonata dalla Libia, dalla Turchia, l ultima dalla Siria. Tutte le chiamate sono fatte da numeri non richiamabili. Poi più nulla. Le famiglie spesso cercano notizie del figlio, fratello, marito su Internet, facebook. Inutilmente, i jihadisti cambiano nome e diventano abu Yousef, abu Khaled, abu Mokdad, etc. Poi, improvvisamente, arriva una chiamata da Tunisi da uno che si definisce un «fratello» e annuncia la morte del congiunto, la famiglia deve essere orgogliosa di avere un martire da commemorare, uno che ha combattuto nella Jabhat al Nusra. A volte, il giorno dopo, il «fratello» fa scivolaresottola porta uncd conil filmato dei funerali del martire. Dunque, meglio non avere notizie, ma le famiglie sono sempre più angosciate e nelle settimane scorse sono uscite allo scoperto, anche se non vogliono far conoscere i loro nomi perché temono rappresaglie da parte dei salafiti. Non si conoscono i numeri esatti, le fonti tunisine parlano di oltre jihadisti tunisini in Siria, per la stampa algerina invece sarebbero , comunque la maggior parte dei combattenti stranieri a fianco dell Esercito libero siriano sarebbero libanesi e tunisini. I tunisini non sono nuovi a simili avventure militari, le prime spedizioni sono state per la liberazione della Palestina, poi in Libano, in Iraq e soprattutto in Afghanistan e persino in Cecenia. Tuttavia le prime spedizioni non sono paragonabili all attuale flusso verso la Siria. Nemmeno un appello di Abu Yadh, salafita e leader di AnsarAchariaa, èriuscitoa fermare i jihadisti. Temendo un complotto americano, Abu Yadh, che in passato aveva incitato al jihad, ora voleva fermare le partenze con un appello ai giovani «a non andare a morire in Siria». Inutilmente. Il fascino della guerra santa Ad attrarre i jihadisti, oltre alla propaganda che passa anche attraverso le tv, le promesse dei salafiti, le facilitazioni favorite dalla mancanza di controlli alla frontiera, vi è anche il fascino del jihad (guerra santa) e soprattutto l idea di andare a combattere nella Jabhat al Nusra (il fronte al Nusra), un organizzazione legata ad al Qaeda in Iraq. Creata il 23 gennaio 2012, viene descritta come la componente più aggressiva e resistente delle forze ribelli, i commando d élite formati quasi totalmente da jihadisti non siriani. Si servono anche di kamikaze. Determinanti sono stati i combattenti di Jabhat al Nusra nella battaglia di Aleppo. L obiettivodi questofronte è rovesciare il regime di Assad per formare uno stato islamico con l applicazione della sharia e restaurare il califfato. E dovunque arrivano mettono in pratica i loro obiettivi. Nei quartieri di Aleppo dove si sono accampati esponendo la bandiera nera del jihad, hanno vietato il fumo, l alcol, imposto alle donne il velo. Se sei etichettato come kafir (infedele, magari solo perché porti i jeans) non puoi più fare niente, nemmeno uscire di casa, ha testimoniato un profugo scappato in Turchia. Il comandante militare di Jabhat al Nusra è Abu Mohamed al Golani, ma il fronte ha anche un commissario religioso, uno sheikh, una sorta di supervisore. Il problema per la Tunisia non è solo l arruolamento dei giovani per il jihad in Siria e la possibilità, o la probabilità, che possano morire nei combattimenti, ma capire cosa succederà quando torneranno a casa se non dovessero trovare un altra causa per arruolarsi. Finirà come in Algeria o Egitto con il ritorno dei jihadisti dal fronte afghano? Gli ingredienti non mancano: la Tunisia è diventato un punto di snodo di trafficanti di armi, droga e riciclaggio di denaro sporco che alimenta il terrorismo.

10 pagina 10 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 CULTURA SCIENZA CONTAGIOSA Sara Sesti E letta «mente rivoluzionaria» dalla prestigiosa rivista americana Seed nel 2008, Ilaria Capua è nota a livello internazionale per i successi in campo scientifico nello studio dei virus influenzali, così come per la determinazione con la quale difende le sue posizioni sulla ricerca. Il suo libro I virus non aspettano (Marsilio, 2012, pp. 180, 16 euro) ci fa ben comprendere il motivo per cui, eletta nel febbraio2013alla Cameradeideputati, abbia accettato di entrare in politica: «Il mestiere del ricercatore non è solo microscopi, stanzette buie e libri, la scienza è prima di tuttocondivisione di informazioni, di valori, di metodo, di risultati ed è anche, purtroppo o per fortuna, politica: in questosenso, la coltivazione di rapporti, essere nel posto giusto al momento giusto, la visibilità sono fondamentali per portare avanti i progetti in cui si crede». Nata a Roma nel 1966 da genitori benestanti, laureata in medicina veterinariaall università di Perugia (a Roma la Facoltà manca), si è specializzata presso l università di Pisa e ha conseguito un dottorato di ricerca all università di Padova. Ricercatrice in virologia è direttrice dell Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Legnaro, vicino a Padova, e ha ricevuto prestigiose onorificenze, entrando nella classifica dei cinquanta scienziati top di Scientific American e ottenendonel settembre 2011 il prestigioso Penn Vet Leadership Award, il massimo riconoscimento nel Ricercatrice globetrotter, Ilaria Capua ha studiato l influenza aviaria trovando il vaccino suo settore. In questo suo libro, Capua racconta con molta sincerità e con una buona dose di ironia «aneddoti privati, incontri straordinari e esperienzesurreali», fornendo il ritratto di una donna normale - sposata a un ricercatore e mamma di una bambina ancora piccola - e nello stesso tempo straordinaria, che si è imposta all attenzione mondiale con le sue scoperte e con le sue decisioni controcorrente. La politica del virus UNA SCENA DAL FILM «CONTAGION» DI STEVEN SODERBERGH, 2011 A contatto con la paura Fin dagli inizi della sua carriera di ricercatrice, si è dedicata allo studio dei virus emergenti, quelli che passano da un animale all uomo facendo un salto di specie come Ebola, Hiv, Sars e molti altri che sono causa di gravi epidemie e pandemie. La sua prima esperienza sul campo avvenne in Africa nel 1996 dove era scoppiata una grave epidemia di febbre emorragica causata da struzzi infettati da zecche. Ilaria era appena trentenne, desiderosa di «fare qualcosa di buono per il mondo» e venne spedita a Johannesburg da un funzionario dell UnioneEuropea, perfare ilpunto sulla «Crimean Congo Haemorrhagic Fever». Qui conobbe Bob Swanepoel, guru della virologia, con cui collaborò ricevendo molti preziosi insegnamenti. L esperienza sudafricana le insegnò tra le altre cose anche la paura, quella che si prova quando si ha a che fare con i virus più letali e si è costretti a indossare uno scafandro perché ogni contatto potrebbe risultare mortale. «È proprio questa paura che ti aiuta a rimanere sempre vigile e a tenere la mente aperta». Riuscì a portare a termine con successo la sua difficile missione e imparò per la prima volta a stendere quei dossier, «complicati come opere di ricamo al tombolo», sulla cui base le autorità internazionali devono prendere decisioni molto delicate sull opportunità di aprire o meno scambi commerciali tra paesi. Da allora non si è più fermata. I maggiori meriti della sua carriera scientifica sono due e sono riferiti agli esiti delle sue ricerche condotte nel 2000 e nel Nel 2000 ha sviluppato «Diva» (Differentiating Vaccinated from Infected Animals), la prima strategia di vaccinazione contro l influenza aviaria che ha consentito di sradicare con successo una grave epidemia, permettendone il controllo senza abbattere tutti gli animali coinvolti. Tra il 1999 e il 2000, il suo laboratorio presso l Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie era stato scelto come riferimento a livello nazionale nel cercare di contrastare un epidemia di influenza aviaria che in Italia, solo fra Veneto e Lombardia, aveva provocato diciassette milioni di morti di volatili. Un pericolo per la salute umana e un danno enorme per l economia. Il metodo «Diva» In quegli anni era vietato vaccinare i volatili perché non c era modo di distinguere quelli già infetti, nel gruppo di quelli vaccinati. L Unione Europea ordinava l abbattimento di tutti gli animali per evitare di mettere sul mercato alimentare o di esportare anche animali portatori sani di virus, che avrebbero potuto contagiare l uomo o altri allevamenti. Con i giovani ricercatori del suo gruppo (erano solo in cinque), Ilaria decise di cercare una strategia in grado di distinguere gli anticorpi dei polli vaccinati da quelli dei polli infetti, ciò avrebbe permesso, quindi, di vaccinarli, invece di sterminarli tutti a ogni ritorno del virus. Per mesi lavorò a ritmi febbrili, vegliandogiorno e nottesugliesperimentiin atto e alla fine riuscì a mettere a punto con successo il metodo Diva, primo test capace di individuare gli anticorpi indotti dal vaccino da quelli prodotti dopo il contagio del virus. Fu un successo tutto italiano, diventato oggi una metodica raccomandata da organizzazioni internazionali come Oie, Fao e Unione Europea; un risultato che ha dimostrato le potenzialità di eccellenza della nostra ricerca. PROPRIETÀ INTELLETTUALE Un potere ormai brevettato Benedetto Vecchi La sentenza contro Novartis segnala il baricentro asiatico dell economia globale L a sentenza della Corte Suprema contro la Novartis è stata ritenuta storica, perché apre un altro capitolo nella storia dei brevetti. Da una parte, l India ha affermato la propria sovranità nazionale sulla proprietà intellettuale dopovent anni digovernoglobale, attraverso la Wto (Organizzazione mondiale del commercio). Sugli effetti della sentenza ha già scritto un intervento Nicoletta Dentico («il manifesto», 3/4/2013), che ha sottolineato come la sconfitta di Big Pharma apre la strada ad analoghe iniziative da parte di altri paesi. Strada tuttavia iniziata dal Sudafrica per i farmaci anti-aids e continuata dal Brasile su altre medicine salva-vita. Sono questi tre paesi, assieme alla Cina, che hanno con forza chiesto una modifica dei trattati internazionali sulla proprietà intellettuale. Ogni volta si è vista all opera una inedita alleanzatraimovimenti sociali e governi nazionali dai primi contestati per le loro politiche sociali e economiche. Non è la prima volta che tale convergenza parallela si manifesta. L aspetto che invece è rimasto in ombra attiene al mutamento nei rapporti di forza globali. Con la sentenza della Corte Suprema indiana, infatti, diventa evidente lo spostamento del baricentro dell economia mondiale non dall asse atlantico (Europa e Stati Uniti) non versoilpacifico (ilegamitragiappone, Cina e West Coast statunitense), bensì proprio in Asia. La Cina, come anche l India, sono ormai potenze economiche, che aspirano a veder riconosciuto l equivalente politico del loro potere. È inutile ricordare che Pechino ha avviato quinquennali programmi che puntano a trasformare la world factory in una società della conoscenza (e dell armonia, aggiungeil partito comunista), così come è noto che l India non solo ha sviluppato un importante settore industriale, ma sta diventando, facilitata da un diffuso uso dell inglese, un nodo «pesante» nella produzionedi innovazione tecnologica grazie alla presenza di molte imprese high-tech. Il governo indiano sta seguendo, come il vicino cinese, politiche economiche «neoliberiste». L avversione verso le norme internazionali sulla proprietà intellettuale non nasce quindi dall adesione alle denunce contro la biopirateria dellemultinazionali farmaceutiche e del settore agro-alimentare, che hanno brevettato conoscenze sviluppate nel corso di millenni da parte dei contadini indiani. Nel governo a New Dehli non siedono neppure entusiasti del software open source. Più realisticamente, nel Congresso indiano è prevalsa una scelta che punta a contestare le norme sulla proprietà intellettuale in nome dell industria nazionale. Daannilesocietà farmaceuticheindianesi sonoinfatti caratterizzate per dinamismo competitività rispetto le loro (avversate, al momento) sorelle svizzere, tedesche, statunitensi. Siamo ovviamente nella fase aurorale di un industria nazionale. Sono cioè brave a «copiare», a riprodurre, ma il governo indiano sta favorendo una maggiore integrazione tra università e centri di ricerca privasti al fine da facilitare vere e proprie «invenzioni». In altri termini, quello che emerge in India, e in misura maggioreincina, èuno scenario che vi è visto già in passato proprio nel Nord del pianeta. Nella fase ascendente dello sviluppo di un settore produttivo, i governi hanno una politica di laissez faire sulla proprietà intellettuale, riducendo al minimo il controllo sul rispetto di leggi su brevetti e copyright. Ma una volta che tali settori sono sviluppati, diventano i più intransigenti difensori della proprietà intellettuale per proteggere le imprese nazionali dai concorrenti. Questa volta, però, l incognita sono i movimenti sociali, che hanno rivendicato, in India, come propria vittoria la sentenza della Corte Suprema. Non è quindi detto che il governo indiano non deva vedersela nel prossimo futuro proprio con loro. È questa la vera vittoria da salutare: la capacità dei movimenti sociali di incidere nei rapporti di forza sia a livello locale che su quello globale. Adesso il laboratorio dà lavoro a settantacinque persone circa, la metà pagate con fondi internazionali: «Sono diventata un imprenditrice» dice Capua, che ogni anno concorre con progetti per aggiudicarsi fondi europei e mondiali, cercando così di ottenere i miliardi di euro indispensabili per la ricerca e per la formazione di personale proveniente anche da altri paesi. Nel 2006, a fronte della minaccia epidemica in Africa causata da «avian virus», sfidò il «modo di operare» dell Organizzazione mondiale della sanità relativo al deposito delle sequenze genetiche di ceppi altamente patogeni di influenza aviaria, fondamentali per prepararediagnostici e vaccini. Con ungesto di ribellione contro la loro privatizzazione, depositò la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1, che il suo laboratorio aveva sequenziato per primo al mondo, in una banca dati aperta a tutti anziché in una privata ad accesso limitato. «Non solo stanze buie e microscopi, in questo mestiere urge la condivisione di informazioni» Contro l interesse dei pochi L Oms l aveva invitata a registrare la sequenza genetica del virus in un database accessibile a pochi laboratori, offrendole in cambio la password, ma Ilaria Capua rifiutò. Scelse di diffonderla, usando piattaforme digitali ad accesso libero (GenBank), liberalizzando quindi anche la possibilità di produrre il vaccino. «Avevo l opportunità di stimolare un cambiamento, scegliendo di condividere con la comunità scientifica delle informazioni fondamentali invece che tenerle perme favorendol interessedi pochi e magari rischiando di causare una grave emergenza sanitaria». Questa presa di posizione rivelò per la prima volta l esistenza segreta del database dell Oms protetto sui dati genetici dei virus, e diede vita a un acceso dibattito internazionale sulla condivisione interdisciplinare dei dati genetici e portò a cambiare la politica delle organizzazioni internazionali in materia di trasparenza dei dati, con il pregevole risultato di ottimizzare le strategie per affrontare minacce globali come le pandemie. Ilaria Capua racconta poi come il successo e la fama ottenuta con Diva l abbiano trasformata in una ricercatrice globtrotter, sempre in viaggio dalla Georgia, al Messico fino al Giappone. Consapevole dell importanza dei traguardi raggiunti, la scienziata che il mondo ci invidia non si ritiene una «martire votata alla scienza», ma semplicemente una donna che crede in quello che fa e che è stata in grado di sfruttare le opportunità che la vita le ha presentato, nonsenzafaticae difficoltà, conciliando il ruolo di mamma («il lato A») con il lavoro («il lato B»). Nell ultima parte del libro invita le donne a valorizzare «il lato B» della loro vita, a «tirare fuori la grinta, i denti, le unghie, la forza ela capacitàorganizzativache solo le donne hanno». E soprattutto a osare. «Osiamo immaginare di vincere un premio Nobel, di diventare un grande cardiochirurgo che salva la vita alle persone o qualcuno che ha avuto un idea rivoluzionaria. Immaginiamo di essere la prima donna che Osiamo per noi stesse, per quello in cui abbiamo creduto, ma anche per il nostro paese, per i nostri figli».

11 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 11 CULTURA oltre tutto GRANDI MAESTRI PER PICCOLE SCULTURE Inaugura domani, 6 aprile, a Pistoia, presso Palazzo Sozzifanti la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», curata da Lara-Vinca Masini, con opere tratte dalla collezione di arte di Loriano Bertini. In rassegna, ci sarà la parte più recente della raccolta del collezionista: circa duecento opere, quasi tutte di piccole dimensioni, per un excursus lungo la storia dell arte del XX secolo: dall Espressionismo al Cubismo fino al Futurismo, il Concettualismo, Op Art e Poesia Visiva. I due settori più ricchi sono quelli della scultura tra le due guerre e della scultura postbellica e contemporanea, che si riferiscono in maniera più diretta al concetto di opera plastica, indipendentemente dalla successione dei vari movimenti che hanno percorso il Novecento. SAGGI Due monografie dedicate al rapporto tra Gilles Deleuze e Maurice Merleau-Ponty Pagine dedicate a un dialogo impossibile Fabrizio Denunzio P oche citazioni, soprattutto in nota, e in massima parte dopo il Prima in Francis Bacon. Logica della sensazione, poi in L immagine-movimento,infoucault, einfine nela piega. Leibniz e il barocco. I testi richiamati: Il dubbio di Cézanne, Il cinema e la nuova psicologia, Fenomenologiadella percezione e Il visibile e l invisibile. A questo gramo sistema di corrispondenze è statospessoricondotto ilrapporto di Gilles Deleuze con Maurice Merleau-Ponty. Anche perché i richiami alle opere di quest ultimo si risolvono quasi sempre in poche battute: al sentire fenomenologico nel caso della pittura, alle condizioni naturali della percezione in quello del cinema, al superamentodell intenzionalità secondo in Husserl tramite la piegatura dell «essere» nel libro su Michel Foucault; e all interpretazione della monade nella monografia leibniziana. In più, bisogna tenere conto che spesso questi richiami sono fatti per distanziarsi dalla concezione merleaupontiana (pittura e cinema) o per apprezzarne di sfuggita il valore (monade e piega, su quest ultima si era già espresso favorevolmente in un nota di Differenza e ripetizione). In baseaquestiindicatori è stato valutato come periferico il posto di Merleau-Ponty nella produzione deleuziana. Un legame tenuto in piedi da episodiche citazioni all interno di percorsi teorici divergenti Rinaldo Censi I l nome dell autore è scritto in bianco: Simon Starling. Più in basso, sempre in bianco, il titolo: Black Drop Ciné-roman. Il fondo è nero. Al centro, spostato verso destra, un rettangolo grigio. Sembra un quadro informale. È la copertina di un libro affascinante, di formato rettangolare, pubblicato dall intraprendente Humboldt, casa editrice votata ai racconti di viaggio e ai «libri d artista», come questo che teniamo tra le mani (il 7 verrà presentato a Miart), composto da una serie di fotografie accompagnate da brevi didascalie. La prima che incontriamo riporta, a caratteri differenti, il titolo del libro, troncato dalla dicituraciné-roman. Fondo nero e scritta bianca. In bianco e nero come tutto il resto che vedremo. Segue la fotografia di una tavola di montaggio. Poi due mani che posizionano una striscia di pellicola tra gli ingranaggi. Nella quarta, l estremità della pellicola viene fissata su uno dei due piatti. La successiva ci dona in plongée la vista della tavola di montaggio. Nel piatto superiore scorre l immagine, in quello inferiore il suono. La sesta mostra il visore della tavola di montaggio, che riporta il titolo già notato nella foto numero uno: Black Drop. Stessa grafica e stesso carattere. Dunque? Le fotografie che stiamo sfogliando sono i fotogrammi di un film, e questo libro non è che uno strano travelogue scientifico-didattico, il cine-romanzo, il défilé cartaceo, puntuale e preciso, inquadratura per inquadratura, di un film il cui titolo è Black Drop. Il sistema di montaggio orizzontale che abbiamo visto fissato nella foto è uno Steenbeck. Prima dell esplosione del montaggio digitale, era su questa tavola che prendeva forma il materiale accumulato durante le riprese. Ed è qui che Simon Starling ha montato il suo A DESTRA, UNA FOTO DI GILLES DELEUZE. A SINISTRA, RITRATTO DI MAURICE MERLEAU-PONTY Tra dissonanze e risonanze A scuotere questa consolidata certezza è venuto il volume 13 di «Chiasmi International» (Mimesis, pp. 569, euro 30), rivista dedicata allo studio dell opera di Merleau-Ponty che presenta, in questo numero, il dossier «Merleau- PontyeDeleuze: dissonanze erisonanze». Impreziosisce la raccolta di interventi, un brevissimo testo di Deleuze tratto da una lezione su Leibniz tenuta a Vincennes-Saint Denis il 20 gennaio del 1987, in cui il filosofo francese riassume la posizione di Merleau-Ponty rispetto ad Heidegger e alla monade leibniziana. Lo scuotimento, però, è duratopoco: néquesta brevenota, né gli interventi tanto quelli schierati a favore della dissonanza (quello di Pierre Rodrigo che lavora nella direzione dell anti-fenomenologismo di Deleuze), quanto quelli favorevoli alla risonanza (quello di Claudio Rozzoni che sancisce l alleanza tra i due filosofi in nome della comune lotta contro il cartesianesimo) sono sufficienti a dimostrare la centralità di questo rapporto. La nota deleuziana, perché è un semplice sunto «didattico», non basta a fare assurgere Merleau- Ponty al rango di «intercessore» (alleato con cui pensare le questioni filosofiche) o di «oppositore» (di quelli del calibro di Hegel). Gli interventi, sia quando lo rifiutano che quando lo accettano, partono dal presupposto che per Deleuze il confronto con Merleau-Ponty sia decisivo. E così non è, gli indicatori testuali lo dimostrano. Undiscorso apartemerital intervento di Pierre Montebello perché dà vita ad un operazione interpretativa molto interessante, questa sì capace di scuotere l autore, consapevole tanto della scarsità dei riferimenti testuali su cui fondare il rapporto tra i due filosofi, quanto dell antifenomenologismo di Deleuze, sposta ilfuocodelconflitto altrove: «Deleuze ha chiaramente giocato Bergson contro Merleau-Ponty». Laragionedi questa opposizione così radicale, a parere di Montebello, sta nel mondo in cui la fenomenologia pensa il rapporto mondo-soggetto, cioè un mondo prodotto dal soggetto, un mondo ancora troppo umano. A ciò Deleuze opporrebbe il soggetto bergsoniano come derivata del mondo, come «un caso della natura». È come se Montebello ci dicesse: buttate all aria queste quattro note di Deleuze su Merleau-Ponty, non è lì che troverete le ragioni del conflitto, se questo c è si gioca su di una posta più importante, l interpretazione di Bergson. Questo gesto teorico è importante per l avanzamento che fa compiere agli studi deleuziani: si pensichela «posta» Bergson non compare mai in La chair et le pli: Merleau-Ponty, Deleuze ela multivocità dell essere (Mimesis, pp. 206, euro 16) di Nicolò Seggiaro. Lo scuotimento suscitato dalla lettura del saggio di Montebello, però, deve essere usato in un altra direzione: non in quella che decreterebbe ora la centralità del rapporto tra Deleuze e Merleau- Ponty mediata dal conflitto sull interpretazione del bergsonismo, ma sulla complicità che attraverso l opera di Bergson si crea tra i due autori. Che non ci sia conflitto, ma complicità è presto dimostrato: film. Si fa presto a comprendere che quel quadro informale che campeggia in copertina nonè altro che unfotogramma graffiato e trasparente del film. Simon Starling l ha realizzato nel Il 6 giugno del 2012 il pianeta Venere è transitato davanti al sole. Un evento piuttosto raro, visto che si verificherà di nuovo nel Starling era lì con la sua macchina da presa 35 millimetri. Ha filmato il passaggio calibrando il tempo di esposizione: un fotogramma per secondo. Si tratta del medesimo accorgimento approntato da Pierre Jules César Janssen, l inventore del revolver fotografico (1873), il quale si era diretto in Giappone nell ottobre del 1874 per filmare l identico evento astronomico. «La lastra fotografica è la retina dello scienziato», amava ripetere. La «Black Drop» è un escrescenza, un legamento che unisce i lembi del pianeta con il bordo del Sole. Qualcosa come una figura appiattita, bidimensionale, che scivola lungo la superficie solare, per poi svanire, inghiottita dal nero del cosmo. La definizione migliore l ha data Thomas Pynchon nel suo Mason & Dixon: «Una specie di lungo Filamento nero nel 1956, sotto la direzione di Merleau-Ponty, esce il volume collettivo Le philosophes célèbres, la voce Bergson è scritta dal giovane Deleuze che punta la sua lettura sul concetto di intuizione come metodo dell intera filosofia bergsoniana. Nel 1960 Merleau- Ponty, nel saggio Divenire dibergson, rivendica l intuizione come momento fondamentale della produzione teorica di Bergson a partire dal Nel 1966 esce Il bergsonismo di Deleuze che, in una nota, scrive: «Merleau-Ponty dimostra molto bene come, secondo Bergson, il tema della simultaneitàconferma unavera filosofia della "coesistenza"». Una tarda connessione Questo insieme di riferimenti, se da un lato dimostra l assenza di conflitto, dall altro ha senso solo se la complicità che fonda ha una ricaduta sulla teoria sociale contemporanea. Nella voce Bergson, Deleuze intende per coesistenza il coesistere, nella concezione del tempo di Bergson, del passato e del presente nella durata interiore del I pochi punti di contatto tra i due filosofi aiutano nello sviluppo di una puntuale analisi delle relazioni sociali soggetto. Nel saggio Divenire di Bergson, questa coesistenza temporaleviene trasformatada Merleau-Ponty nel reciproco percepirsi, intersecarsi e avvolgersi dell insieme delle durate che sono tutti i soggetti. Quella che nel 1966 Deleuze definisce come filosofa della coesistenza in realtà è una sociologia dell intersoggettività che, oggi come oggi, vuol dire un unica cosa: le nostre esistenze individuali dipendono sempre più dalla «connessione» con quelle delle altre. La coesistenza, allora, diventa pienamente intellegibile attraverso l attuale società delle reti. LIBRI D ARTISTA «Black Drop Ciné-roman» di Simone Starling verrà presentato il 7 a Miart Atlante in frames dell eclissi solare lacollega tutt ora al Lembo Solare, anchese si è decisamente spostato sulla sua Faccia, a somiglianza di una Goccia d Inchiostro lì lì per cadere dalla Penna di uno Scrivano svagato». Nel corso dei secoli viene descritta, disegnata, fissata su lastra fotografica dagli osservatori, ponendovari grattacapi interpretativi. Il libro, così come il film, riassume secoli di frustrazionieconfutazioni scientifiche, sispostalungo i secoli, ci parla di camere oscure, immagini fissate da Keplero, da Jeremiah Horrocks, otturatori, dettagli meccanici e filmati della Nasa, osservatori astronomici costruiti su cime montuose e false ricostruzioni della superficie lunare, ricalcate su quelle di crateri vulcanici (James Nasmyth pubblica il suo The Moon Considered as a Planet nel 1874). Si sofferma su L eclipse di Georges Méliès (1907), i viaggi del Capitano Cook verso Thaiti. A Point Venus egli osserva, insieme all astronomo Charles Green, la «Black Drop». Venere transita davanti al sole, nel Quelle che Starling ci racconta e ci mostra sono storie, avventure scientifiche. Storie in cui siosserva il cielo (come nel magnifico film di Jeanne Liotta, sette anni tra osservatori astronomici) e si alimentano ossessioni. Registrare e analizzare le immagini che sfuggono all occhio umano: Janssen, Muybridge, Marey e poi Lumière. Da questo punto di vista, Black DropCiné-roman pone ilcinemacomela tecnica in grado di portare a compimento scoperte scientifiche. Il cinema vi appare anche malinconicamente come l ultima macchina creata nell era delle macchine. Comprendiamo allora meglio quei gesti, i dettagli di mani che toccano pellicola, la tagliano. Sono gesti che tra poco spariranno completamente. Starling li inserisce nel suo splendido atlante fotografico, come parte cruciale di questo straordinario balzo scientifico. POESIA VISIVA Emilio Isgrò, l arte di cancellare le parole dall oblio Tiziana Migliore P er Emilio Isgrò il mestiere di poeta visivo deve far aprire gli occhisuifenomeni diassuefazione. Un libro recente, Come difendersi dall arte e dalla pioggia (edizioni Maretti, pp. 268, euro 22), mostra il risvolto politico dell ostinata cancellatura per cui è noto. Redattore del Gazzettino in gioventù, intuisce la forza della parola opaca, negativa. Nel libro che raccoglie articoli apparsi su riviste e quotidiani, dal 71 al 2012, Isgrò tenta di cancellare verbalmente ciò che oggi rende il mondo esausto: l abitudine a una «Parart» piatta, autoreferenziale e sola, «a comando per agiati parvenu». Non è disimpegnata. Si impegna rispecchiando un altra scala di valori, diversa, per esempio precisa Isgrò dall assiologia di chi ha scritto il patto sociale di un popolo in pericolo, la nostra Costituzione. In un Lamento di Lorenzo De Medici, introduttivo al volume, Isgrò immagina che sia Il Magnifico a biasimare questa «pararte». È una pioggia «da tutti i buchi, / datuttiipori», checadedentroe«ributta indietro». Aste e successo mediatico di fronte ai quali il mecenate invoca armi di difesa. L interlocutore è il poeta Isgrò e, attraverso lui, il lettore-spettatore, che il discorso diretto chiama alla critica. Se pareba boves, alba pratàlia aràba et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba. Da cinquant anni Isgròsvelle dalterreno le certezze su cui ci assestiamo, causa di torpore. I primi libri anneriti, anonimi, espongono un universo filantropico, partecipativo: /per dirgli/ que-sta parola/ (1964); /capito/ /che/ /stesse/ /accadendo/ /un/ /altro/ (1965). Isgrò non ara «bianchi prati», come l amanuense dell indovinello veronese. Sparge invece un seme nero su un patrimonio culturale normalizzato: dall Odissea all Inno di Mameli, dai Vangeli all Enciclopedia Treccani, dal Corano ai codici ottomani, fino alla Costituzione della Repubblica italiana. Un oltraggio, certo, ma all usura, al disuso o al cattivo uso di questa summa. China e acrilico nero coprono e rinfacciano una scrittura che è già «sotto cancellatura», perché caduta nell oblio. Isgrò la presentifica così, traccia di comportamenti deleteri e antidoto alla pioggia torrenziale, che devasta e annacqua. Ne La Costituzione cancellata (2010) si contano tre superstiti: i termini /una/ /indivisibile/ minora/ ta/. Il volume, curato da Beatrice Benedetti, è diviso in sette sezioni e include un prologo e un epilogo, rispettivamente una conversazione con Arturo Schwarz (1998) e un intervista conalberto Fiz (2007). Ititoli di alcuni capitoli Volpi e leoni, Terremoti e tecnologie, Disdetta italiana indicano il dissenso di Isgrò, che ricusa l «artista vedette» e imputa a un «piano Marshall» certe strategie nazionali, come il preferire Rauschenberg a Fontana. Particolarmente mordace è la sezione Manifestini. Con il «brevetto rivoluzionario» della cancellatura Isgrò si ricollega ai movimenti d avanguardia, operativi nel modificare il corso delle cose. Nel 2012, al Mart, cancella perciò il Manifesto del Futurismo. La tecnica warholiana della riproduzione in serie serve all artista siciliano per una distruzione «beatrice» (Mallarmé), di iniziazione al cambiamento. Ha questo senso il gigantesco seme d arancia installato a Barcellona Pozzo di Gotto, sua città natale. Tufo impastato con sabbie vulcaniche, pomice in polvere e resine antisismiche. Schwarz, primo editore e collezionista di Isgrò, stana l alchimia nascosta nel monolite. Dell arancia cancellata rimane un seme che è principio di differenziazione, energia locale, offerta civica per la rinascita.

12 pagina 12 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 Cinema VISIONI «Are You Listening» di Kamar Ahmad Simon ha vinto «Cinéma du Reel», il festival parigino dedicato al documentario. In retrospettva i film di Anand Patwardhan Storie intime, incontri, ritratti collettivi. Le immagini cercano una nuova e diversa cifra «politica» Narrare il mondo in una relazione Da «Fifì urla di gioia» di Mitrahani, a «Le Terrain» di Anquetil, il festival ha rivelato una nuova tendenza nel confronto con la realtà Giulia D Agnolo Vallan NEW YORK «N on sono mica Dick Cheney!». Così, secondo POLITI- CO.com, si sarebbe difeso Barack Obama in un recente incontro aporte chiuseconlaconferenza democratica al Senato che gli sta dando filo da torcere sulla questione dei droni. In occasionedeldecimoanniversario dell invasione in Iraq (16 marzo 2003), per chiavesse avuto nostalgia del «vicepresidente più potente della storia Usa», occasionalmenteribattezzato con inomi dei tre cattivissimi di Star Wars -Darth Vader, Darth Sidious e Palpatine - ma anche Dr. Evil (il cattivo di Austin Powers), Mr. Burns (quello dei Simpson), The Dark Lord (Il signore degli anelli) Oswald Cobblecot (il Pinguino dei Batman) e Big Time (il soprannome che gli aveva dato George W. Bush), la rete via cavo Showtime aveva in programma un documentario. The World According to Dick Cheney, diretto da R.J. Cutler (nominato all Oscar per The War Room, sulla prima campagna elettorale di Bill Clinton) non è, come ci si sarebbe potuti aspettare, laclassicabiografia nonautorizzata che ripercorre la nefandezze di Cheney (da segnalare nel genere Bush s Brain, su Karl Rove) o il gran ritratto shakeasperiano di un uomo politico che riconsidera la sue scelte alla luce della Storia, come aveva fatto Robert McNamara in The Fog of War, di Erroll Morris. BAHMAN MOHASSESS IN «FIFI URLA DI GIOIA», A FIANCO SCENA DA «OSIEMNNASTRA» DELLA REGISTA POLACCA MARTA PRUS Dopo averlo corteggiato a lungo, R.J. Cutler è riuscito a convincere l ex numero due di W a concedergli una lunga intervista. «Non passo molto tempo a riflettere sui miei difetti», esordisce Cheney tranquillo, roseo e un po dimagrito dopo il trapianto di cuore. Ha l aria di uno con la coscienza a posto e poco preoccupato dei suoi indici di gradimento: «gli uomini che trascorrono troppo tempo a cercare di essere benvoluti non ottengono molto. Se hai bisogno di farti amare va a Hollywood». Ildoccorre velocesull infanzia inwyoming, dove Cheney sifidanza giovanissimo con l attuale moglie, Lynne. Sarebbe stata lei, con un out out deciso, a rimetterlo sulla strada giusta, dopo che era stato espulso due volte da Yale (odierà sempre l aura elitaria dell Ivy Leagueesilaureerà inveceall UniversitàdelWinsconsin) edue arrestiper guida in stato di ubriachezza. I sixties, per Cristina Piccino S e la retrospettiva (curata con passione politica da Nicole Brenez) dedicata al cineasta indiano Anand Patwardhan ci ha offerto una lettura assai lucida del suo paese (per questo i suoi film sono stati censurati o addirittura messi al bando daii canali televisivi indiani), il festival parigino Cinéma du Reel, che si è chiuso con la vittoria - nel concorso internazionale - di un giovane cineasta del Bangladesh, Kamar Ahmad Simon, e del suo Are You Listening, ha posto al centro ancora una volta le molte questioni aperte sul cinema del reale. Filmare la realtà è un gesto difficile, che richiede molta pazienza, e soprattutto un progetto (di cinema) forte. Non è sempre evidente, e spesso le storie che vivono sullo schermo quando si tratta del cosiddetto «cinema del reale» tendono a concentrarsi sul proprio soggettodimenticando unaspetto sostanziale: il ruolo delle immagini. Nella selezione 2012, il concorso francese ha tra i premiati anche Casa di Daniela De Felice, un film che indica una certa tendenza almeno all interno del festival parigino dove ha esordito alla direzione Maria Bonsanti. Il lavoro cioè su un intrecciopersonale che può allargarsi - il filmdi De Felice è una specie di diario della memoriafamiliare - coinvolgendo unariflessione sul gesto di filmare, appunto, e sul cinema stesso. Ne è un esempio anche Fifi urla di gioia di una giovane regista iraniana, Mitra Farahani, una filmografia già abbastanza importante alle spalle (tra i titoli Just a Woman con cui ha vinto il Teddy Bear alla Berlinale nel 2009, e Tabous ) che si mette sulle tracce di un artista iraniano scomparso dal paese e, così almeno dice la leggenda che gli si è formata intorno, dopo averedistruttoquasitutte lesueopere. Lo ritrova in un albergo romano (intuiamo dallo scorcio che si intravede dalla finestra nel quartiere Flaminio, più o meno intorno all Auditorium). Bahman Mohassess ha lasciato l Iran nel 1954, quando Mossadegh vene rovesciato dal colpo di stato (complici Gran Bretagna e Stati uniti che non tolleravano la nazionalizzazione delle concessioni petroliferi sino ad alloranelle loromani) che riportònelpaese lo Shah. Anni dopo le sue opere vennero messe al bando dal regime khomeinista, macerto difficilmenteavrebbe trovatoun suo spazio in quel contesto un artista insofferente, anarchico, apertamente omosessuale come lui. Alla regista rimaneva un ritratto filmato realizzato molti anni prima che lo mostrava a lavoro con la sigaretta incollata alle labbra. Poi il ritrovamento, in che modo dice la suavocefuori campo, non me lo chiedete. Fifi urla di gioia, prende il titolo da uno dei quadri dell artista, uno dei pochi sopravvissuti che lo ha seguito sempre perché, come racconta ai due collezionisti arabi amici della cineasta. Il suo protagonista accavalla ricordi, commenti, battute sul divano dove controlla la sua malattia. «Fifi sono io, siete voi», grida ai due, dunque un ribelle, un ragazzo che ama i ragazzi e si diverte a vivere questo suo desiderio. A Roma ne ha conosciuti tanti, volti antichi, un po da ragazzetti, allora la città era sua. «Dipingere era come respirare per me» dice, e intanto si perde davanti alla tv, in una estate romana caldissima, lasciandosi cullare dall amato Gattopardo viscontiano, uno dei film che ama di più. Perché Bahman Mohassess non esce più dicasa, fumasempre attaccatoalle suesigarette ma non vede più nessuno. La stanza per lui è un mondo, affollato dai segmenti della sua vita. E però Fifi non è un ritratto dell artista nell intimità della solitudinee dellapauradifronte aunanuova commissionechelo obbligaa confrontarsi coi suoi fantasmi, la debolezza che ormai gli impedisce di dipingere ancora una volta. È piuttosto una relazione che racconta, quella tra la cineasta e il suo soggetto a cui lei si avvicina lentamente fino a entrare nel recinto del suo privato. E assistere col pudore del «fuoricampo» (nel sensochenonla vediamo) alla suamorte, forse questo un passaggio di troppo, il rantolo dell addio, qualcosa che lascia filtrareun po di senso voyeur disturbante nella sua violenza che pone necessariamente ulteriori interrogativi. Una relazione è anche Le Terrain di Bijan Anquetil, che filma il quotidiano di un accampamento rom a Saint-Denis, nella periferia parigina. Il suo non è cinema di osservazione, e anzi dichiara una presenza evidente; spesso le donne che sono protagoniste si rivolgono a lui apertamente, gli offrono un pasto, gli fanno domande. È chiaramente un altro tipo di complicità che prende vita ma anche in questo caso al centro c è la fiducia necessariatrailcineasta eisuoisoggettiperché possa accedere nel loro «interno». Peraltro Anquetil ha passato un anno nell accampamento, prima che venissero spostati altrove, e il suo film diviene perciò anche una sorta di memoria comune di quel luogo e del vissuto. In qualche modo questo tipo di approccio rivendica una sua «politicità» che al di là del soggetto narrato si pone delle domande sul modo di raccontarlo, e perciò sulla sostanza delle immagini assumendone i rischi, che siano il voyeurismo o una banalizzazione del quotidiano. Ma la scommessa è proprio qui, anche perché questa relazione ( pure Casa di De Felice loèvistoche lemitologiefamiliariaffiorano nel confronto tra la regista e la madre) finisce col coinvolgere anche chi filma, e in uno modo diverso, persino «sovraesposto» come nel caso di Fifi oinel Otro Dia di Ignacio Agueiro, dove il regista cileno decide di filmare chi suona alla sua porta, mendicanti, disoccupati, tossici... E intanto lascia scorrere nel suo obiettivo gli oggetti della casa, una memoria privatissima, che risale all incontro dei suoi genitori, alle fotografie dell infanzia, a quello spazio di giardino dove nel silenzio si ascolta il canto degli uccelli. La relazione qui si allarga, si moltiplica, diviene specchio del paese. Privato e collettivo. Televisione/INTERVISTA ALL EX VICEPRESIDENTE AMERICANO SU SHOWTIME Nel pozzo oscuro dell Iraq il sorriso sinistro di Cheney sua ammissione, sono uno shock, l esperienza più formativa della sua gioventù, seguita immediatamente dopo dall incontro con Donald Rumsfeld che, portandolo con sé prima alla Casa Bianca di Nixon e poi a quella di Ford (dove li chiamavano i pretoriani del presidente) ne fece, a trentatré vicecapo di gabinetto più giovane della storia. Convinto sostenitore della prima invasione in Iraq (era il ministro della difesa di Bush Sr.), Cheney è stato uno dei principali architetti della fiction che ha portato alla seconda - falsi dati presentati al Congresso e all Onu sulle armi di distruzione di massa di Saddam, terrorismo psicologico nei confronti del pubblico attraverso la manipolazione dei media. Anche lì Cheney non fa una piega: abbiamo agito per proteggere l America. Ma come la mette col fatto che le armi di distruzione di massa alla fine non c erano? Abbiamo trovato le prove che intendeva svilupparle. E gli interrogatori straordinari? Il waterboarding? Ci hanno aiutati tantissimo. Non lo considero tortura. Nulla attacca, peggio che Teflon. Alla fine, Cheney non solo non si pente: con quel suo sorriso sinistro, proprio in chiusura del film, garantisce che se si tornasse indietro nel tempo «rifarei tutto esattamente nello stesso modo» (e qui va evocato il più letterario tra i soprannomi del Vp: pit of infinite darkness, pozzo di oscurità infinita). Perrileggereveramenteil decenniobuio del post 11 settembre attraverso lo sguardo di uno dei suoi artefici principalibisogneràquindi aspettareil documentario che Erroll Morris sta facendo su Donald Rumsfeld. Nelfrattempo, il mondosecondo Dick Cheney (titolo che è veramente la migliore descrizione possible del film), fa ancor oggi una paura terribile. PAPPI CORSICATO Ossessione estetica L «altro volto» dell immaginario Silvana Silvestri ROMA C apita raramente che in una conferenza stampa di cinema si finisca a parlare di Max Ophüls o di Billy Wilder, piuttosto che dinumeri dicopie, ma per un film di Pappi Corsicato in uscita l 11 aprile, Il volto di un altra, è inevitabile, perché in ogni scena un meccanismoinquietante ci riporta aun classico o a un Bmovie. Gli zombi in bende candide che nell incipit si muovono nel parco altoatesino sono però decisamente riferimenti ai politici in tv, trionfo della chirurgia estetica, del risciacquo del sangue, del trapianto, di agghiaccianti apparizioni. «Ma nonè unfilmsull essere e sull apparire, avverte Pappi Corsicato, mi divertiva fare una variazione come si fa nella musica, sul tema dei media, su cosa succede oggi. Oggi che ci va bene tutto e il contrario di tutto, che ogni cosa ha una doppia lettura, in un senso di totale sbandamento. Quello che succede in questo film è una sequenza dei miei scombinati pensieri». Così ha convocato come protagonisti i belli del cinema e della tv con senso dell umorismo, Alessandro Preziosi e Laura Chiatti che, assicurano, si sono trovati a fare un lavoro non certo semplice, anzi, il contrario di quello che fa un attore: antinaturalismo per Chiatti, far sentire l attorecherecita indicazione perpreziosi, un andare contro natura insomma, ma è con questo segreto che la commedia di Corsicato prende forma: licenziata dallo show dove il marito, mago della chirurgia estetica cambia i connotati in diretta, lei ha un incidente automobilistico che lasfigura, ma forselasvoltaè tendereun tranello all assicurazione. «Arte, musica, cinema, estetica, moda, ho messo tutto quello che mi piace nel film», continua Corsicato e certo l incontro con Gianni Romoli alla sceneggiatura (oltre che alla produzione con Tilde Corsi) ha creato una bella sinergia cinefila: «Il lavoro di sceneggiatura è stato lungo, dice Gianni Romoli, costruito su due piste, una narrativa sui personaggi e un altra di Pappi che aveva come idea le forme del raccontare. Discutevamo dei film visti, delle storie amate, suggestioni di forme, di generi molto vari, dalle più sofisticate ai cessi che precipitano sulla testa. Non si voleva essere ostici, era necessario che l intreccio fosse estremamente semplice. Noi sceneggiatori (Romoli e Monica Rametta ndr) gli fornivamo molto materiale e lui asciugava, asciugava». Iaia Forte, «musa» e qui «madre» nel senso di suora, cattiva come tutti i personaggi del film compresi i tirolesi, riporta sullo schermo le cappellone degli anni cinquanta, le ridanciane sisters americane: «Difficile fare le cose che ti chiede Pappi, commenta Iaia Forte, mi aveva chiesto di incarnare la negazione dell evidenza così questa suora è insieme portatrice divalori e la loro cancellazione». Attenzione però, non si tratta del giochino delle citazioni: «Il riferimento ai generi è sempre stato dominante, non come citazione, ma come rielaborazione» dice il regista e Romoli aggiungeche nella memoria i filmpresenti a priori erano Franjou, Howard Hawks per i ritmi, per il dialogo, l amatissimo Non per soldi ma per denaro di Billy Wilder. E Almodovar aggiunge Pappi e poi tutti i film che ha «costretto» i suoi attori a vedere come l imprescindibile Lettere a una sconosciuta che Preziosi evoca, visto al festival di Torino «che mi ha fatto capire il cinema di Pappi e la regia».

13 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 13 VISIONI Serena Valietti MILANO «W e are the 99%», una maggioranza tenuta in scacco da un 1% che detiene la fetta più ampia della ricchezza mondiale. Dallo Zuccotti Park di New York occupato il 17 settembre 2011, questo slogan del movimento Occupy Wall Street arriverà anche nella Spagna messa in ginocchio dalla crisi, dove mesi prima 50 mila persone avevano invaso Madrid. A quasi due anni dal 15 maggio degli Indignados arriva 99%, il settimo album in studio della band ska-punk nata nel 1994 a Vallecas. «Siamo noi il 99% spiega il chitarrista della band Joxemi noi che manifestiamo, ma anche i poliziotti con cui ci si scontra», come si vede sulla cover del disco, dove quella cifra marchia sia il ragazzo, sia l'agente. «Due anni dopo il movimento (degli Indignados ndr) non è scomparso, sta cercando di diventare un gruppo politico: molti sono d'accordo, altri no. Dopo la discesa in piazza però, bisogna dare un seguito a quello che si è smosso, anche se si perde il romanticismo delmovimento. Comeè successoda voi con Grillo: una storia romantica di un umorista che dice la verità con le battute, poi le cose sono cambiate: quando ci si mette in gioco è più facile essere criticati rispetto a quandononsifanulla. Bisogna entrarein politica anche per cambiare la politica stessa, da fuori non si fa niente. Sono rimasto perplesso però dalla questionecasa Pound, pur capendo le idee di Grillo e il buttare tutto giù e cambiare : se sei antifascista certe cose non le puoi fare». Propriodicambiamenti e ribellione parla il primo singolo di 99%, dal titolo Canto a la Rebelión: «La ribellione fa pensare a Zapatisti o al Che, manonè conle armiche siottengono le cose, ti ammazzano in un attimo e se non ti uccidono, la stampa ti sputtana. È con piccoli cambiamenti che potremmo fare la differenza, ma la gente non rinuncia neanche all'auto per andare a lavorare». Un alternativa per Joxemi è «l'islanda, dove si è deciso di non pagare il debito e ripartire, è vero però che sono in pochi e tutti d'accordo. In Spagnae Italia invece la gente pensa solo a sé». Poi il suo sguardo va al Venezuela: «Chavez è morto il giorno dell'uscita (spagnola) del nostro cd, mi è dispiaciuto tantissimo, nel suo paese avevovisto dei miglioramenti, la povertà stava diminuendo. La Spagna è stato il paese più antichavista A PARIGI IL CALCIO SU GRANDE SCHERMO Inaugurato ieri con una serata speciale al cinema Max Linder, il primo Festival del film sul calcio, organizzato dal centro artistico e culturale Point Ephemere. Titolo: «La Lucarne», che nel gergo calcistico transalpino indica l'angolo alto della porta, dove il palo incontra la INTERVISTA Joxemi degli spagnoli Ska P parla del nuovo cd «99%» «La rivoluzione? Si fa con piccoli cambiamenti» che abbia mai conosciuto: le notizie suchavez chearrivavanoeranosolo negative. Invece quando sono stato in Venezuela c'era una tv che parlava malissimo di lui e mi sono detto strano che un dittatore non chiuda un canale così, come invece avrebbe fatto Franco». Quasi 40 anni dopo la Spagna non teme più un Generale, ma la perdita del lavoro: «La gente viene pagata di meno ed è più ricattabile. Gli spagnoli ora vanno in Ecuadora cercare un lavoro». Eppure un isola felice c è, gli Ska-P la cantano nel pezzo Marinaleda, «un paese nel sud della Spagna, retto da Gordillo, un socialista vecchia maniera, «Gli Indignados vogliono diventare un gruppo politico. Non tutti però sono d accordo» dove tutti guadagnano circa 1200 euro al mese, che non è tanto, ma lo diventa dato che il comune per 15 euro al mese ti dà un terreno per costruirti da solo la casa. L'utopia di cui tanto parliamo lì funziona». Così questa storia circola oltre confine tramite la musica, «che non può cambiare il mondo, ma la testa della gente un po sì». Anche se le cose non cambiano facilmente, come emerge in «Ali Babà, un pezzo sui politici, sull'ondadi Españava bien, una nostra canzone vecchia, ma attuale», che diceva È che la Spagna va molto bene/va molto bene per i soliti di sempre. «Ogni settimana c'è un nuovo scandalo, come quello dei 22 milioni in Svizzera del Partito Popolare. A noi piacerebbe un'alternativa, come la vostra di Grillo. Perché andare avanti con quelli che sappiamo già essere pericolosi?». Un critica politica Joxemi la ritrova in «Rino Gaetano, con il suo Nun te reggae più. Diceva le nostre stesse cose, ma quanti anni prima?! Oggi ci sono la Banda Bassotti e i Talco, per il resto la scena ska-punk è calata molto in questianni, l'hovisto girandol'italia con i No Relax - band ska-core fondata con la compagna Micky, ex Bambole di Pezza ndr-, come è calata l'attività dei centri sociali. È così anche in Spagna. In una situazione come questa a fine anni '70 sono arrivati i Clash, con idee forti: magari qualcosa di simile c è già e non lo stiamo comprendendo, come all'inizio non è stato compreso il punk, magarisalteràfuoriqualcosa conun nome diverso, fatto da ragazzi con vestiti normali e teste piene di idee. Le creste che si vedono in tv non significano più niente». Anche l'indipendenza a ogni costo si è stemperata, non solo per Manu Chao, già criticato per il passaggio a una major, ma anche per Ska-P, che distribuiscono 99% con Warner: «Penso si debbano lasciare le cose a quelli che le sanno fare. Non siamo in grado di fare una distribuzione mondiale come band». L'unica data degli Ska-P in Italia è fissata per il 13 aprile al Mediolanum Forum di Assago (Milano) VIDEOGAMES Disney chiude LucasArt, centocinquanta licenziamenti Un laconico comunicato stampa e una bomba viene sganciata sul rutilante mondo dei videogames. A soli cinque mesi dall'acquisizione miliardaria,lucasart, marchio storico del settore, sospende le produzioni dei giochi, compreso l'attesismo Star Wars L annuncio dato da Miles Perkins, portavoce della casa, è arrivato un po a sorpresa dopo che appena sei mesi fa la Disney acquisito sia LucasFilm che LucasArts per una cifra intorno ai 4 miliardi di dollari, aprendo però un dibattito sul futuro della divisione videolettori. Fondata da 31 anni, la Lucrata era «esplosa» negli ottanta grazie a tutta una serie di opere dedicate a Indiana Jones, e i primi lavori legati a Guerre Stellari, come «Rebel Assault», «Dark Frakes», «Knights of the Old republica», ma nei primi anni 2000 aveva cominciato un lento e inesorabile declino, producendo una serie di giochi - come «Empire at war»,«the Force Unleashed», che si erano rivelati veri flop. La chiusura dell'azienda comporterà anche la perdita di almeno 150 posti. I personaggi e le storie verranno appaltati ad altri sviluppatori, anche se la fonte citata da Kotaku ritiene persino improbabile questa ipotesi. traversa. «Il calcio è uno degli sport più diffusi, e ogni anno nuovi registi vi si interessano. Il nostro obiettivo è di dare visibilità a delle opere che portano uno sguardo innovativo ed eterodosso su questo sport universale», spiegano in un messaggio introduttivo gli organizzatori, sottolineando l'importanza di «promuovere i valori GLI SKA P IN UNA IMMAGINE RECENTE MOSCA La misteriosa morte di Pasha P 183, zar della street art russa Arianna Di Genova I protagonisti di Pulp Fiction John Travolta e Samuel Jackson - che prendono a fiondate i passanti nei tunnel della metropolitana. Ma anche il ragazzo rivoltoso che accende una micciasotto auncavalcaviastradalee ipoliziottiintenuta antisommossachetentano di sfondare una porta di fronte a spaesati cittadini e studenti arrabbiati: in questo «pezzo» c è una data annotata, 19 /8/91, il fallito colpo di stato dei comunisti. E poi, ancora, la sua opera più famosa: quei giganteschi occhiali caduti nella neve e rovesciati (un palo della luce a simulare la stanghetta) la cui trovata era così arguta da provocare un invidia blu a qualsiasi pubblicitario americano. Il celebre street artist russo, conosciuto come Pasha P 183 questo il suo nome di battaglia sui muri di Mosca è morto lunedì scorso in circostanze misteriose. È stata la compagnia teatrale Teatralnoye Delo, che gli aveva commissionato scenografie e paesaggi per il musical Todd, a dare la notizia della sua scomparsa, provocando sconcerto fra i suoi fans e l immediata propagazione in rete di omaggi e ricordi. Pasha potrebbe essersisuicidato, avevasolo29 anni. Ilwriter russo, più volte arrestato per la sua attività illegale e notturna, raramente si è concesso ai media e per questo (oltre che per la sua modalità tendenzialmente figurativa e narrativa di «incursione metropolitana») è stato paragonato a Banksy. Ma nelle sporadiche interviste rilasciate aveva preso le distanze dal collega. Anzi, era sembrato piuttosto infastidito dal paragone con l altro graffitista, specificando che erano stati necessari ben 14 anni per mettere a punto la sua particolarissima arte e che il suo messaggio era molto diverso da quello di Banksy. «Capisco perfettamente che entrambi abbiamo una causa comune, ma non ho mai cercato di emulare lui o chiunque altro aveva detto al Guardian nel Utilizzo le canzoni di Egor Letov e Konstantin Kinchev come fonte di ispirazione, non personaggi pubblici». Pasha forse considerava quel «cugino acquisito» un po troppo mainstream. Se proprio doveva cercare di somigliare a qualcuno, preferiva chiamare in causa i poeti: loro scrivevano su fogli di carta, lui sui muri. Considerava una forma di protezione civile esprimere le proprie idee, anche per gli altri, i «lettori» della città. Pasha odiava il binomio commerciale arte-vita né gli piaceva l arricchimento per pochi della nuova Russia. Per provocazione, aveva dipinto mega barrette di cioccolato su un blocco di cemento così «nessuno le avrebbe potute comprare». Mai vendere se stessi, ammoniva. Politico con le sue apparizioni anti-putin e i suoi riots disseminati per Mosca, Pasha disdegnava qualsiasi collocazione e si professava anarchico. Concedendo solo una manciata di dettagli sulla sua vita, circondando di mistero la sua identità, aveva contribuito a creare una certa mitologia del bad boy prodigioso: dopo l università (disegno ma anche studi giuridici) era stata la volta di una cascata di lavori - esperto di computer, fotografo, cameraman, regista e anche psichiatra infantile. Il suo ultimo impegno creativo, le scene del musical rock Todd, lo avevano impegnato tanto da fargli postare questa frase su Facebook: «Ho compiuto qualcosa di colossale. Se muoio domani, almeno lascerò qualcosa dietro di me». positivi» trasmessi dalla pratica calcistica e di «sviluppare il dibattito» sul tema. 15 tra film, corti, lungometraggi e una mostra fotografica nel programma che fra i film propone «Substitute», girato dall'ex calciatore Vikash Dhorasoo prima e durante i Mondiali del 2006, e «Zidane» di Douglas Gordon e Philippe Pareno. ManiFashion Chi ha paura di Saint Laurent? Michele Ciavarella C inquantacinque anni dopo il suo debutto da Christian Dior, 51 anni dopo la fondazione del suo marchio, 47 dopo aver fondato il prêt-à-porter, 5 anni dopo la sua morte, il nome di Yves Saint Laurent torna ad agitare la moda. È bastato che alla direzione creativa del marchio fosse chiamatohedi Slimaneperché il nome del genio che ha rivoluzionato la moda del suo tempo e inventato quella della seconda metà del 900 sconvolgesse di nuovo gli apparati costituiti delle alte gerarchie conservatrici e bigotte del fashion world. È il destino del nome: tanto Saint Laurent ha sconvolto le certezze dell alta borghesia della metà del secolo scorso, quanto Slimane cerca di fare da levatrice alla HEDI SLIMANE, DIRETTORE CREATIVO DI SAINT LAURENT moda (che ancora non c è) di questo secolo. Saint Laurent ha usato le armi della borghesia contro la stessa borghesiaper trasformare la moda in un prodotto culturale della (sua) contemporaneità e ha regalato alle donne la libertà del nude look e il tailleur pantaloni (è solo qualche esempio). Slimane sta lavorando per abbattere la definizione di genere (maschile/femminile oggi tenuti sione che il malinteso significato di lusso ha portato in tutto il settore, comprende poco e viene accusato di portare il nome di Saint Laurent al livello estetico delle catene di vestiti a bassissimo costo mentre mantiene i prezzi alti del prêt-à-porter. Forse, rileggere un po la storia della moda, e quella di Saint Laurent, farebbe bene. A soli 21 anni, Yves Saint forzatamente separati), Laurent viene salutato cosione sull annullamento del significato di status symbol insito nella moda che si è confusa con il lusso, sull abbattimento della falsità ideologica della moda democratica stabilito dalle catene di fast fashion; sta abolendo il valore intoccabile degli archivi e me «il piccolo principe che ha salvato la moda francese» (Christian Dior, di cui eraassistente, eramorto per un infarto qualche mese prima). Nel 1962 fonda, con il compagno Pierre Bergé, il suo marchio e comincia a disegnare la moda del secondo valorizzando il significato Novecento. Nel 1966 na- che è alla base del marchio, e cioè sconvolgere le certezze per dare alla moda la consistenza dei tempi in cui nasce. Slimane, quindi, sta lavorando più al recupero del valore corruttivo proprio di sce Rive Gauche: Saint Laurent viene accusato di voler distruggere la moda (e anchedi essere comunista, come suggerisce il Gauche del marchio) perché mette il suo nome al servizio dell industria Saint Laurent che alla conservazione dell abbigliamento di una postuma permettendo a chiunque monumentalità: sta adottando, cioè, lo stesso metodo che Yves ha usato nel 1966, quando ha inventato il prêtà-porter (che vuol dire moda l accesso alla moda. La storia gli ha dato ragione, tanto è vero che civestiamo ancoracon l estetica immaginata da lui, il prêt-à-porter è di- pronta da indossare, ventata la moda per tutti. quindi prodotta industrialmente e venduta nei negozi) con il marchio Rive Gauche, portando lo stile e i significati Nel 2013, Slimane sta recuperando il metodo rivoluzionario di Saint Laurent anziché copiare i vestiti dell ar- della sua Haute chivio. Ora, ha scelto Mari- Couture verso un pubblico più ampio e fu accusato di voler distruggere l esclusività della moda che nasceva ed era venduta tra gli stucchi degli atelier. Slimane, insomma, sta facendo un lavoro che il mondo della moda di oggi, viziato dalla confulyn Manson come testimonial della pubblicità. Apriti cielo! È un approccio che spaventa molti bigotti della moda. Ma è un approccio che potrebbe far nascere quella moda del Terzo Millennio che tutti stiamo ancora aspettando. TORNA DALL 8 AL 16 AGOSTO IN SARDEGNA TIME IN JAZZ Trenta concerti, dall 8 al 16 agosto, per «Time in jazz», la manifestazione sotto la direzione artistica di Paolo Fresu che si tiene ogni anno in Sardegna. Il festival porta sui vari palchi allestiti a Berchidda, in provincia di Olbia-Tempio, e in altri 12 centri del nord Sardegna, Joshua Redman, Django Bates, Jaques Morelenbaum, Ludovico Einaudi, Medeski Martin & Wood. Il titolo caratterizzante del 2013 è il «quinto elemento» «Un tema apparentemente labile e misterioso - spiega Fresu - che 'tocca religione e filosofia, medicina e psicologia ma anche chimica, astrologia e pensiero offrendoci spunti interessanti per divagare intorno al tema attraverso la musica e l'arte». In cartellone anche Daniele Di Bonaventura, Mauro Ottolini, Tino Tracanna, i percussionisti del Parco della Musica Contemporanea Ensemble, oltre ai sardi Salvatore Maiore, Francesca Corrias, la Funky Jazz Orchestra, la Banda Musicale Bernardo De Muro di Berchidda e lo stesso Paolo Fresu. Inaugurazione a bordo a bordo di una nave in viaggio dalla Penisola alla Sardegna, sopra la quale si esibiranno Fresu e Di Bonaventura.

14 pagina 14 il manifesto VENERDÌ 5 APRILE 2013 COMMUNITY EMILIA ROMAGNA Sabato 6 aprile, ore 17 CANZONE D AUTORE Nell ambito della rassegna (6 aprile-11 maggio) presentazione del libro di Dino Landi: «Tra miseria e povertà: infanzia e fanciullezza vissute nel dopoguerra sulla Vena del Gesso» (Carta bianca, 2012) introduzione di Roberto Rinaldi Ceroni sarà presente l'autore. Biblioteca comunale Luigi Dal Pane, Castel Bolognese (Bo) LAZIO Venerdì 5 aprile, ore ALBERTA BIGAGLI La scrittrice e poetessa toscana in un reading che vede la partecipazione di Marco Cinque (letture e musiche dal vivo). Circolo Aleph, vicolo del Bologna, 5, Roma Sabato 6 aprile, ore SANDRO MEDICI Assemblea plenaria del Comitato civico della Repubblica romana. Ordine del giorno «La costruzione della lista - profilo, metodo, regole - per la presentazione delle candidature nella lista elettorale cittadina e nelle liste municipali. Comunità Ostiense, Via Ostiense 152/B LOMBARDIA Venerdì 5 aprile, ore 21 CYBER RESISTANCE Una tre giorni (4, 5 e 6 aprile) dedicata alla condivisione dei piaceri sui nuovi media, con workshop, dibattiti, presentazioni e esposizioni. Stasera (21) lo speciale «A noi piace pensarti lì» con Domenico Gallo e Giuliano Spagnul. Cantiere, via Monte Rosa, 84, Milano Venerdì 5 aprile VINYL VILLAGE Festival dedicato ai maniaci collezionisti del vinile (5,6 e 7 aprile), con dibattiti, incontri, proiezione di film, collezionismo e vintage. Bellusco (Monza e Brianza) Sabato 6 aprile, ore 17 CITY MARATHON Aspettando la Milano City Marathon - Running e solidarietà: lo sport come diritto e forma di riscatto sociale, giornata di incontri e dibattiti. Si inizia con un dibattito (17) dal titolo «Ricordando i Campionati Europei di atletica di Budapest 1998 sono presenti i maratoneti Stefano Baldini, Danilo Goffi, Vincenzo Modica, Giovanni Ruggiero», - a seguire: presentazione dell'iniziativa «Run for Africa, Run with Africa». Ingresso libero. La Casa delle culture del mondo, via Giulio Natta 11, Milano PIEMONTE Venerdì 5 aprile, ore 18 CIRO IMPARATO Presentazione del libro di Ciro Imparato «Nel libro La tua Voce può cambiarti la vita» (Sperling & Kupfer). Un metodo semplice e immediato che ci insegna a usare la voce per creare un'impressione positiva nel nostro interlocutore fin dal primo istante, esprimendo il meglio di noi. LIbreria Coop Torino, piazza Castello, 113, Torino TRENTINO ALTO ADIGE Venerdì 5 aprile, ore DAL TRAMONTO DEL CAPITALISMO Incontro dibattito sul tema «Dal tramonto del capitalismo. All'alba dei popoli. Il progetto socialista dell'alba latino americana». Con Luciano Vazapollo, introduce e coordina il dibattito Elena Baiguera Beltrami. Aula Magna del Museo Tridentino di Scienze Naturali via Calepina, 14a Trento Tutti gli appuntamenti a: eventiweb@ilmanifesto.it Perché la sinistra dovrebbe scegliere una legge elettorale proporzionale Una tradizione nefasta: dalla legge Acerbo alla legge truffa fino alla "porcata" di oggi G iorgio Napolitano ha ragione: il parlamento italiano dovrebbe abolire l'attuale legge elettorale che è una porcata. La riforma dovrebbe riportare a un sistema proporzionale non maggioritario, l'unico che può garantire la rappresentatività reale degli elettori e quindi un governo condiviso dai cittadini. Il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo hanno attualmente la maggioranza alle Camere e potrebbero eliminare subito il Porcellum, che nel 2005 fu votato dalla maggioranza berlusconiana e leghista con un colpo di mano. Ma la sinistra dovrebbe respingere tempestivamente e con forza anche il presidenzialismo proposto recentemente da Berlusconi, soprattutto in una Italia dove - caso unico al mondo (neppure in sudamerica e in Russia) - al padrone della televisione e dei giornali è stato concesso di partecipare alle elezioni falsando la corretta competizione elettorale. E le eventuali modifiche costituzionali non dovrebbero essere discusse nel chiuso delle bicamerali formate dai partiti; si dovrebbe fare come in Islanda, dove i cittadini hanno dibattuto la nuova Costituzione su Internet, l hanno condivisa e infine votata con oltre i due terzi dei voti. La sinistra dovrebbe riprendere l'iniziativa sui due temi centrali per la democrazia: oltre la riforma del sistema elettorale, anche (con grande cautela) della Costituzione italiana. Per chi è democratico e, a maggior ragione, per chi è di sinistra non ci dovrebbe essere alcun dubbio: il sistema proporzionale - basato sul semplice principio ugualitario un uomo un voto è certamente da preferire a qualsiasi altro astruso e complicato meccanismo. Con il proporzionale tutte le diverse opinioni politiche presenti nel corpo elettorale possono trovare un'adeguata rappresentanza parlamentare. Senza il perverso trucco del premio maggioritario previsto sia dal Porcellum attuale (falsamente proporzionale) che dal Mattarellum precedente (sostanzialmente uninominale), con il sistema proporzionale il numero dei voti espressi dagli elettori genera un numero proporzionale di eletti. Qualsiasi libro di testo di scienze politiche spiega nel capitolo iniziale che il proporzionale garantisce le minoranze e i partiti di minoranza; così come i sistemi maggioritari distorcono la rappresentatività del voto per promuovere artificialmente la governabilità. Il voto dei cittadini non è più uguale, la democrazia è palesemente distorta. Il sistema proporzionale ha poi un vantaggio molto semplice: nella storia non ha mai potuto essere utilizzato per restringere gli spazi d agibilità democratica. Spesso le tecniche elettorali sono state manipolate per favorire regimi autoritari: così hanno fatto i fascisti, i comunisti, i gollisti e, prima ancora, i termidoriani, i bonapartisti, ecc. Ma nessuna di queste manipolazioni ha potuto fare uso del meccanismo proporzionale. Tutte invece hanno fatto ricorso ai modelli maggioritari, come la famigerata legge Acerbo del 1923 voluta da Benito Mussolini, e poi la legge truffa del 1953 che dava un premio di maggioranza a I bambini tra loro si amano? «Certo». «Sì». «No. Non possono». «Sì, si amano». «Un po si amano, un po fanno finta. L amore è sempre così». «Io amavo un bambino, però non posso dire il nome, non voglio. Anche lui mi amava. Ma dopo è arrivata a scuola un altra bambina e mi ha lasciato. Io ci sono stata male un po, ma non molto. A scuola ci sono altri bambini e io sono ancora giovane, perché ho solo sei anni». Non mi dite che siete tutti innamorati! «Io, Nicholas e Salvatore amiamo Sharon perché ha i capelli lunghi, biondi. Lei ci ama tutti e tre perché gioca sempre con noi, ma forse ama più Nicholas perché anche lui ha i capelli biondi». «Il mio fidanzato non vuole che io gli dò i bacini perché si mette a ridere e tira via la testa perché è timido». «Quando ho chiesto alla mia fidanzata se mi amava, si è messa a ridere, poi mi ha detto che anche lei mi amava. Ci siamo amati cinque giorni. Era all inizio di quest anno, all inizio della prima elementare». Chi una volta si è innamorato, mi spiega come se ne è accorto? «Perché quando sei vicino a lui ti emozioni, il cuore ti batte più forte». «Io amo uno di quinta: biondo. L ho scoperto perché certe volte pensavo a lui e mi voltavo. Anche se non c era». «Io ho detto alla maestra il bambino che mi piace. Lei ha detto che è un po grande per me, però non so cosa farci: se me lo immagino sempre vuol dire che sono innamorata! chi raggiungeva il 51%, e la legge Calderoli, unica in Europa, peggiore di quella Acerbo, che regala la maggioranza dei seggi a chi arriva primo anche solo con il 20% dei voti. Il sistema proporzionale, nato con il liberalismo di John Stuart Mill, si è diffuso in Europa dopo la prima guerra mondiale insieme al suffragio universale e ai partiti di massa cattolici, socialisti e comunisti. Non a caso il proporzionale è di gran lunga il sistema più utilizzato in Europa (anche se nessuno lo dice). Solo il Regno Unito, la Francia, la Grecia e Con Lucia Uva Come Luigi Manconi, e spero molti altri, mi dichiaro corresponsabile e correo con Lucia Uva. E mi chiedo come sia possibile che «... l indagine disposta dal giudice su quanto successo in quella caserma a Giuseppe 4 anni fa rimanga chiusa nella scrivania del PM e fra poco sarà troppo tardi e cadrà in prescrizione». Non è troppo banale oltre che offensivo far finire in niente l indagine sulla morte di Giuseppe? Ma questa notizia Enrico Grazzini Germania, Svizzera, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca e Olanda hanno democrazie mature e governi stabili senza presidenzialismi o meccanismi maggioritari. In Italia dovremmo aver imparato che il Porcellum o il Mattarellum hanno favorito una deriva berlusconiana POSTA Prioritaria lettere@ilmanifesto.it I BAMBINI CI PARLANO Sull amore Giuseppe Caliceti della prescrizione non merita l indagine della Procura competente sul Pm che ha indagato il caso Uva? Giuseppe Barnato Solidarietà alla famiglia Hamdiya Esprimiamo la nostra affettuosa vicinanza a Fidaa Abu Hamdiya e alla sua famiglia per la morte dello zio Maysara Abu Hamdiya, prigioniero politico palestinese, da tempo malato di cancro e non curato in modo adeguato, a cui è stato negato il diritto di morire circondato dai propri cari. Rispetto per la dignità di tutti i prigionieri e le prigioniere Donne in Nero, Padova Mia mamma ha detto: Al cuore non si comanda! Poi mi ha suggerito, all intervallo, di andare vicino a lui e dire: Ciao! Però non l ho ancora fatto perché sono un po timida». Qualcuno si è mai accorto che qualcuno si era innamorato di voi? Come? «Io. Perché me l ho ha detto, allora ho capito». «A me lo ha scritto su un foglietto, in stampatello». «Ho capito che una bambina di seconda mi amava perché giocavano a lupo. Io ero il lupo e lei si faceva sempre prendere apposta. Io mi avvicinavo, lei rimaneva ferma davanti a me. Io dicevo: Tu devi scappare, io devo l Italia perseguono una logica maggioritaria. Germania, Svizzera, Spagna, nord Europa (Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, Olanda, ecc) hanno un regime proporzionale, puro o misto, mentre il sistema uninominale - che è intrinsecamente maggioritario perché, come dice il nome, uno solo viene nominato e tutti gli altri perdono anche se sono la maggioranza - è stato adottato soprattutto dalle democrazie anglosassoni (Usa, UK, Canada) e dalla Francia. L uninomale maggioritario, come il Mattarellum, tende a tagliare le ali eccentriche e a favorire la convergenza dei partiti verso il centro. Secondo gli scienziati politici conservatori è utile perché assicura la governabilità. Svizzera, Germania e i paesi nordici hanno però governi molto stabili con il sistema proporzionale. I sistemi uninominali maggioritari hanno un altro fondamentale difetto: sono spesso accompagnati dal presidenzialismo (come negli Usa e in Francia), un retaggio della monarchia, il sogno di tutti i conservatori, dalla Trilaterale in avanti, passando per la P2, ovvero il sogno di concentrare il potere in un uomo solo per "affrontare l'emergenza". Preoccupa che il partito democratico voglia ritornare al Mattarellum; tuttavia non stupisce troppo dal momento che anche l'ex Pds con D'Alema era pronto a (contro)riformare la Costituzione in senso presidenzialista insieme a Berlusconi e Fini; e dal momento che Veltroni vorrebbe copiare il sistema americano dove i partiti sono comitati elettorali. Il Pd ritiene evidentemente che il sistema uninominale maggioritario potrebbe eliminare le formazioni alla sua sinistra e favorire la formazione di un suo governo, ma si sbaglia: il maggioritario favorisce la destra e Berlusconi. Stupisce invece che una formazione di sinistra come Sel di Nichi Vendola proponga di tornare al Mattarellum, e non sia schierato a favore del proporzionale. Paradossalmente è più a sinistra Grillo dichiarandosi a favore del proporzionale, contro i tentativi presidenzialistici berlusconiani. La destra punta a snaturare la Costituzione, instaurare il presidenzialismo ed eliminare l'equilibrio tra i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. La sinistra e i democratici devono difendere la nostra Costituzione, ma non possiamo essere solo conservatori: occorre anche affrontare i pericoli sopravvenuti dopo la nascita della Costituzione del Da allora la situazione è molto cambiata, esiste ormai la necessità di prevedere che le carte costituzionali erigano barriere alte e robuste all'influenza esorbitante della finanza, delle corporation e delle lobby sulla politica e sul gioco democratico. Occorrerebbe cominciare a introdurre elementi di democrazia economica nella Costituzione, per l'autogoverno dei beni comuni, per il diritto e il dovere dello stato di promuovere il welfare, l'occupazione e lo sviluppo sostenibile, per la democrazia industriale nelle aziende. Ma le questioni costituzionali sono ovviamente molto complesse. Dopo la crisi finanziaria che minacciava di rovinare il paese, in Islanda nel 2010 è stato eletto un Consiglio Costituzionale formato da 25 persone che hanno messo a punto i principi fondamentali della nuova Carta costituzionale. Sulla bozza presentata al Parlamento è stata poi aperta una consultazione durata più di un anno attraverso i social media on line per raccogliere le opinioni e le proposte degli islandesi. Nell'ottobre del 2012 un referendum ha finalmente votato la nuova Costituzione con una maggioranza di oltre due terzi dei cittadini. Un esempio prezioso per gli altri paesi. prenderti. Non sai come si gioca? Ma lei veniva sempre più vicina a me». Che significa che due bambini si amano? Stanno insieme? Come si comportano? «Due che si amano hanno gli occhi brillanti». «Tra loro non si picchiano». «In fila per due, si tengono sempre per mano». «Se lei non ha ancora finito di fare la cartella, lui lo aspetta». «Io tutti i giorni chiedo a Carla se lei mi ama e lei dice di sì». «Non sono arrivato primo in palestra e piangevo, la mia fidanzata mi ha detto di non piangere». Che differenza c è tra l amore dei grandi e quello dei bambini? «I grandi si possono sposare». «I bambini non possono fare i figli, perché loro sono ancora figli». «Per me noi bambini è meglio che studiamo e basta. Se proprio vogliamo potremmo giocare a papà e mamma, per allenarsi ci sono le bambole».

15 VENERDÌ 5 APRILE 2013 il manifesto pagina 15 il manifesto DIR. RESPONSABILE Norma Rangeri CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Benedetto Vecchi (presidente), Matteo Bartocci, Norma Rangeri, Silvana Silvestri, Luana Sanguigni il nuovo manifesto società coop editrice REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, Roma via A. Bargoni 8 FAX , TEL REDAZIONE redazione@ilmanifesto.it AMMINISTRAZIONE amministrazione@ilmanifesto.it SITO WEB: TELEFONI INTERNI SEGRETERIA 576, ECONOMIA 580 AMMINISTRAZIONE ARCHIVIO POLITICA MONDO CULTURE 540 TALPALIBRI VISIONI SOCIETÀ 590 LE MONDE DIPLOM LETTERE 578 iscritto al n del registro stampa del tribunale di Roma autorizzazione a giornale murale registro tribunale di Roma n ilmanifesto fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L ITALIA annuo 260 semestrale 135 versamento con bonifico bancario presso Banca Etica intestato a il nuovo manifesto società coop editrice via A. 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Ma rispondono all Europa dei mercati Ugo Mattei tiratura prevista S abato scorso Napolitano ha annunciato lanomina di un nuovoorgano costituzionale che propongo di chiamare, senza necessità di esplicitare l inquietante assonanza, il Gran Consiglio del Riformismo. Il Gran Consiglio non è organo esecutivo, perché il Presidente ha preferito confermare il governo in carica, accogliendo la posizione del teorico della prorogatio, il collega Becchi, senza curarsi della ratio dell art. 94 Cost., per cui «entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia». E vero che Monti non è stato mai sfiduciato dalle vecchie Camere, ma è anche vero che adesso c è un nuovo Parlamento. Se poi vogliamo dirla tutta, neppure Berlusconi, che di voti a febbraio ne ha presi ben più di Monti, era stato sfiduciato quando fu accompagnatoalla porta da Napolitano su indicazione della Bce. Tuttavia, il problema adesso non è la natura costituzionale di un governo dimissionario in prorogatio da mesi, che seguita a prendere impegni con l Europa cui deve poi rispondere il popolo, ma quella del neonato Gran Consiglio del Riformismo, il quale se non è un surrogato del governo, non può neppure considerarsi un organo del legislativo, anche se sembra avere il compito di produrre proposte di legge per guidare i lavori del nuovo Parlamento. Una tale funzione, sostitutiva della presidenza delle due Camere, sarebbe forse potuta essere assegnata ad un nuovo organismo dal Parlamento, con una legge (probabilmente costituzionale) non certo dal Capo dello Stato, le cui prerogative sono disciplinate molto chiaramente dagli art. 87 e 88 della Costituzione. Il Gran Consiglio, sebbene debba preparare "le riforme", non è neppure una commissione bicamerale per la riforma costituzionale, che va istituita per legge costituzionale, ma è qualcosa di diverso ancora. Bisogna risalire a Francesco Cossiga per trovare un precedente. Il picconatore, sebbene in un contesto e con funzioni molto diverse, istituì a un certo punto la Commissione Paladin, dalnome delcostituzionalista che lapresiedette, per far luce sui poteri presidenziali nel caso di dichiarazione di guerra. Ma in quel caso il compito era di definire i poteri del Quirinale, non di condizionare quelli altrui, vuoi del Parlamento, vuoi del presidente successivo. Insomma, il Gran Consiglio del Riformismo è davvero è un istituzione extra ordinem nel diritto italiano, somigliando piuttosto a quella curia regis, di cui si dotò Guglielmo di Normandia nel lontano 1066, destinata a un brillante futuro nello sviluppo della monarchia costituzionale britannica. A voler essere costituzionalmente rigorosi, anche se mi rendo conto che il testualismo interpretativo non è di moda, ci si potrebbe domandare se non costituisca etimologicamente un attentato alla Costituzione (art. 90, Cost.), il tentativo di modificarla ex abrupto sovrapponendoun nuovoorganismoconfunzionicostituzionali, che per quanto si spera limitatamente nel tempo, in ogni caso modifica il normale funzionamento della macchina costituzionale. In effetti, l atto cui il Presidente della Repubblica (art. 92 comma 2) era costituzionalmente chiamatoeraquello dinominarel incaricatodi formareun nuovogovernoilqualeavrebbedovutochiederelafiduciaentro10giorni alparlamento ed essere in ogni caso in carica finché non se ne fosse nominato uno nuovo. Il modo costituzionalmente rituale di adempiere a tale alto dovere, era di discendere dal più votato in giù nella nomina di tale Presidente incaricato, per esplorare a seguito di un dibattito parlamentare, le imprevedibili circostanze di un voto prima nell una e poi nell altra Camera. In effetti, nelle condizioni attuali di un sostanzialepareggiofra treforze politiche, richiedere a Bersani o altri di dimostrare «una solida maggioranza parlamentare» altro non poteva essere che la preparazione della mossa istitutiva del Gran Consiglio del Riformismo. Quest organo diun riformismo chenon è più democrazia serve da un lato a imporre la grande coalizione politica, esito voluto per diverse ragioni, da Napolitano dal Pdl e da Grillo, ma non per ora dalla coalizione Bersani-Vendola né certo dal popolo italiano, dall altra a "rassicurare i mercati". Infatti, nel caso di fallimento dell asse Bersani\Monti, la Grande Coalizione era l esito voluto dall Europa e dai mercati, istituzioni le cui direttive Napolitano interpreta in modo ben più letterale rispetto a quanto non faccia con il fraseggio della Carta Fondamentale. Secondo il nostro diritto e la nostra venerata prassi costituzionale, se Bersani non fosse riuscito a ottenere la fiducia in Parlamento, Napolitano avrebbe dovuto vedere se per caso ciò non fosse stato possibile a qualcuno indicato dal Movimento 5 Stelle (secondo soggetto politico più votato dopo Italia Bene Comune, ancorché primo partito). Infine, se anche costui non fosse riuscito a trovare una maggioranza, sarebbe stato per qualcuno indicato dal Pdl. Questo lineare processo costituzionale, con protagonista un Presidente della Repubblica coerente con il suo attuale ruolo costituzionale (l Italia è una repubblica parlamentare, non un modello presidenziale e neppure semi-presidenziale), avrebbe potuto completarsi nei quindici giorni da riempire vista l indisponibilità di Napolitano (questa assolutamente sì nei suoi poteri) a dimettersi. Tutto ciò sarebbe avvenuto, come previsto dalla Costituzione, con un aperta e democratica discussione parlamentare seguita da uno o più voti di fiducia, senza Gran Consiglio del Riformismo e senza ipoteche sul prossimo inquilino del Quirinale (sempre che davvero se ne riesca ad avere un altro). La nostra Costituzione indica un cammino tortuoso e difficile ma aperto e democratico. In effetti, è proprio la normalità democratica in Italia a essere temuta dall Europa, dai mercati e dalle loro vestali pronte a tradire lettera e spirito di una Costituzione pensata per un popolo libero e sovrano. Istituendo il Gran Consiglio del Riformismo, Napolitano può dare il segnale che i mercati vogliono e quindi potrà salvarci un altra volta: tranquilli! il ritorno alla democrazia, sospesa con Monti, non è ancora all orizzonte. L Italia continuerà sempre più diligentemente a "fare le riforme". Giuliana Beltrame, Emmanuele Curti* I l tempo della crisi politica, sociale, culturaleed economica sta mettendo in evidenza i nodi che abbiamo davanti a noi: le forme stravolte della rappresentanza, la incapacità delle classi politiche europee, non solo di quella italiana, ad affrontare il disastro prodotto dall affidamento agli "spiriti animali" della finanza delle sorti di milioni di cittadine e cittadini, la devastazione di uno spazio pubblico di relazione, non sostituibile dalla solitudine frammentata della connessione virtuale. Tutto questo diventa sempre più drammaticamente chiaro, così come diventa sempre più importante mettere in campo capacità, intelligenza e passione dando vita ad un nuovo sistema di relazioni e linguaggi. In questa fase assolutamente nuova dobbiamo ripartire per costruire, consci dell enorme ricchezza che c è in questo nostro paese, rappresentata dalle molteplici esperienze diffuse sul territorio, dall'ampia serie di movimenti, saperi, iniziative di resistenza e di lotta al dominio del mercato, e dei poteri finanziari. Tutto questo in nome di una difesa della bellezza contro la devastazione del territorio, di valorizzazione di un agricoltura buona per chi lavora e per i prodotti che produce; di un sapere non riducibile a valutazione meritocratica ma leva di crescita di consapevolezza critica della cittadinanza; di affermazione di un modello vero dei beni comuni, a partire dalle lotte per la ripubblicizzazione della gestione dell acqua, contro una logica di privatizzazione sempre più insidiosa e pervasiva e, infine, per ribadire il diritto al lavoro e per un lavoro rispettoso dei diritti della salute e della dignità delle persone, donne e uomini, nativi e migranti. Questo voto ha manifestato con evidenza il fallimento del governo dei mercati e ha segnalato la richiesta di una rinnovata autentica democrazia dei cittadini, decretando peraltro il fallimento di quello che restava di una sinistra storica. Quei modelli sono vecchi, disusi, incapaci di essere portatori di un esperienza maturata negli anni. Abbiamo bisogno di forme nuove di un governo dei cittadini ed è necessaria una proposta seria e organica, cheesca anchedaquestabipolarizzazione partiti/grillini. Riconoscendolaforza di Grillo e del Movimento 5 Stelle, dobbiamo anche segnalare l inquietudine che provoca: non solo perché costretto da un liquido rapporto fra mondo virtuale e un leader maximo, ma anche perché immobilizzato a urlare una serie di "no" senza produrre una visione omogenea alternativa di società, sollevando punti che appaiono meri tecnicismi, isolati, senza una coerente visione sociale. Ed in questadisorganicità si annulla la differenza tra destra e sinistra, l idea stessa di democrazia, la sottovalutazione della radicalità dei diritti civili e sociali, il ruolo del lavoroe del sindacato, lerisposte alla crisi sociale, economica ed ambientale. Bisogna invece lavorare alla costruzione di un tessuto di relazioni, attraverso la presenza nei conflitti come luoghi di elaborazione collettiva per riportare nella dimensione politica l'intera vita di donne e uomini, le loro storie e speranze. Una rete di corpi intermedi che superi l'abisso che oggisepara la società dalle istituzioni (ex)rappresentative, senza cadere nelle forme ambigue di un altro populismo proprietario. Dove le tante esperienze nascoste di un Italia che cambia (a partire da comunità come quella dei No Tav) diventino maestre di modelli alternativi. Dobbiamo avviare, con modalità e linguaggi efficaci, un percorso aperto e inclusivo - di autoformazione e crescita, rimettendo al centro di un dibattito politico sempre più surreale una vera e propria agenda politica: democrazia e Costituzione, Europa e rinegoziazione-ristrutturazione del debito, lavoro e lotta alla precarietà, piani industriali nel segno della riconversione ecologica; beni comuni e cultura/conoscenza; reddito di cittadinanza, nuove forme di welfare. Sentiamo anche l'esigenza di un progetto che abbia un respiro internazionale per coordinarsi con analoghe esperienze europee (e mediterranee) non solo per opporsi alla sovranità delle banche, all'ossessione del debito e ai nazionalismi riemergenti, ma anche per rifuggire dal mito di una globalizzazione imposta da questo modello e, attraverso il dialogo, costruire nuovi vocabolari culturali e politici. Un anno fa abbiamo iniziato il nostro cammino, consapevoli della sua necessità: ci siamo anche confrontati con i limiti della corsa alle elezioni verificando che cambiare si potrà solo se si prenderà atto delle responsabilità di una radicale modificazione del concetto di rappresentanza, nel sentirci nuovi soggetti della decisione politica. Da questa consapevolezza e dalla presa d atto del cataclisma in cui ci troviamo, il 13 aprile a Firenze, al teatro Puccini, ripartiremo per costruire, attraverso il confronto, nuovi punti di intersezione fra livelli locali, nazionali e internazionali, con la piena consapevolezza del nostro essere rappresentanza in un nuovo cammino comune. *coordinatori di A.L.B.A. NUOVA FINANZA PUBBLICA Un forum per ripartire Roberto Errico Ci siamo già incontrati decine di volte sul territorio, mentre la speculazione faceva a pezzi i nostri titoli di debito pubblico, stretti tra l attacco allo stato sociale e le pressioni dell Europa che conta, quelle dei grandi potentati finanziari, della Bce, degli euro burocrati. Con lo spettro della Grecia utilizzato come arma di minaccia e la svendita del patrimonio pubblico come unica alternativa. Abbiamo discusso, ci siamo confrontati, e abbiamo infine capito. Le nostre lotte passate, per i beni comuni, contro le grandi opere, a favore di una riconversione ecologica dell economia, da sole non bastano. Ci siamo impegnati per anni ad arginare privatizzazioni, tagli al welfare, disastri ambientali camuffati da sviluppo economico. Ed ora, nel passaggio cruciale di una crisi che oramai investe in pieno non solo il tessuto economico ma minaccia il senso stesso della democrazia, è finalmente giunto il momento di andare oltre. Di passare dalla difesa sacrosanta di diritti e territori all attacco di dispositivi che stanno garantendo l ordinato impoverimento del 99% della popolazione a vantaggio di pochi. A partire dall assemblea nazionale del Teatro Valle a Roma in febbraio, partecipata da oltre 350 attivisti e cittadini, ci siamo resi conto della centralità della battaglia contro la 13 APRILE Cambiare si potrà, discutiamone a Firenze logica del debito pubblico e contro la gestione privatistica del risparmio dei cittadini, portata avanti da enti a controllo pubblico come Cassa Depositi e Prestiti. Ci siamo rivisti a Trezzano sul Naviglio (Mi), il mese successivo, ospiti del progetto RiMaflow, un esperienza innovativa di costruzione dal basso di un nuovo modello di fabbrica, completamente autogestita dai lavoratori dopo l abbandono da parte della multinazionale, proprietaria del sito per la produzione di componenti automobilistiche. In quella sede abbiamo approfondito i legami L esito elettorale consiglia a tutti una riflessione sulla nostra giovane esperienza tra austerità, crisi finanziaria e attacchi al lavoro, e abbiamo compreso l importanza di impegnarci in una battaglia per riprendere il controllo del credito e orientarlo verso progetti mutualistici e di utilità sociale. Ora è il momento di passare all azione. Il 13 aprile movimenti, attivisti e cittadini convergeranno su Firenze per sancire la nascita del «Forum per una Nuova Finanza Pubblica e Sociale». Apriremo una nuova pagina nell Aula Battilani dell Università di Firenze. Abbiamo acquisito competenze, voglia e consapevolezza dei nostri mezzi. Ora servono gambe, fiato, testa e cuore per costruire insieme una campagna che partendo dalla finanza sappia immaginare un futuro alternativo per il paese e l Europa.

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