Direzione Agricoltura. Documenti per l assistenza tecnica. Ricerca applicata in frutticoltura Sintesi dei risultati 2007

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1 Direzione Agricoltura Documenti per l assistenza tecnica Ricerca applicata in frutticoltura Sintesi dei risultati 2007 TORINO APRILE

2 Direzione Agricoltura Pubblicazione a cura di : Regione Piemonte - Assessorato Agricoltura, Tutela della fauna e della flora Direzione Agricoltura Settore Servizi di Sviluppo Agricolo Coordinamento editoriale: Teodora Trevisan Coordinamento tecnico: Luisa Ricci Tutti i progetti di ricerca, riportati nel testo, sono stati finanziati dalla Regione Piemonte. Il coordinamento è stato affidato al Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l Ortofrutticoltura Piemontese CReSO che ha realizzato le attività in collaborazione con varie istituzioni scientifiche. CONSORZIO DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE PER L ORTOFRUTTICOLTURA PIEMONTESE 2

3 La Regione Piemonte, nell ambito del programma regionale di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola, ha promosso numerosi progetti finalizzati a migliorare la competitività delle nostre produzioni frutticole. Si è pertanto ritenuto utile presentare i risultati delle prove sperimentali affidate nel 2007 al CReSO Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l Ortofrutticoltura Piemontese e svolte in collaborazione con numerose istituzioni scientifiche. La pubblicazione è suddivisa in due sezioni. Nella sezione di innovazione varietale sono riuniti i risultati finalizzati alla messa a punto di liste di programmazione varietale per l individuazione di cultivar di elevata qualità e adatte ai nostri areali frutticoli. Nella sezione riferita alla tecnica colturale, invece, sono raccolti i risultati ottenuti in prove di difesa e prove di tecniche agronomiche. Un attenzione particolare è rivolta alle tecniche innovative e rispettose dell ambiente. Il nostro augurio è che questa pubblicazione possa essere una fonte di utili informazioni per i tecnici e gli operatori del settore frutticolo, sempre più attenti e consapevoli dell importanza della qualità delle nostre produzioni e dell esigenza di coltivare mediante tecniche a ridotto impatto ambientale. Mino Taricco Assessore all Agricoltura della Regione Piemonte 3

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5 INDICE INNOVAZIONE VARIETALE... pag. 3 Introduzione... pag. 5 Caratterizzazione climatica... pag. 5 Melo... pag. 11 Pesco... pag. 20 Albicocco... pag. 34 TECNICA COLTURALE... pag. 45 Introduzione... pag. 47 Situazione fitosanitaria... pag. 49 Principi attivi non ammessi in Allegato I... pag. 51 SPERIMENTAZIONI DI DIFESA... pag. 53 Indagini bioetologiche sui miridi dannosi per il pesco e definizione di strategie di difesa ecocompatibili... pag. 54 Aggiornamenti sulle strategie di difesa finalizzate al controllo dell afide lanigero (Eriosoma lanigerum) del melo... pag. 61 Indagini sulle popolazioni di roditori arvicolidi che provocano danni agli impianti di melo ed actinidia e sullo stato di utilizzo della strategia di difesa consigliata agli operatori... pag. 68 Indagine sulle popolazioni di piralide (Ostrinia nubilalis Hüb.) e prove preliminari di strategie di difesa... pag. 76 Indagine sulla presenza di ragno rosso (Panonychus ulmi) e dei suoi antagonisti su melo e pesco... pag. 81 Prova di difesa dal nematode galligeno Meloidogyne spp. su actinidia... pag. 88 Indagine entomologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia... pag. 93 Indagini preliminari su eulia (Argyrotaenia pulchellana) e sulle possibili strategie di difesa... pag. 99

6 Aggiornamento sulla nuova modalità di confusione sessuale mediante distribuzione in soluzione liquida... pag. 104 Indagine sulla diffusione dei giallumi europei delle drupacee e sul ruolo degli insetti vettori... pag. 110 Definizioni della corretta modalità di gestione dell 1-MCP (1-methylcyclopropene) su melo, actinidia e susino con attenzione agli effetti di contenimento delle alterazioni in post-raccolta... pag. 116 Indagine micologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia... pag. 127 SPERIMENTAZIONI DI TECNICA AGRONOMICA... pag. 131 Definizione della modalità d impiego dei diradanti 6-benziladenina (BA) ed Ethephon sui gruppi varietali Gala e Fuji... pag. 132 Indagine sugli ipotetici effetti collaterali dell impiego di miscele di gibberelline... pag. 138 Indagine sulle modalità d impiego dell impollinazione di supporto in sospensione acquosa... pag. 143 Verifica sulle modalità d uso di fitoregolatori di sintesi su actinidia e sulle conseguenze per la conservazione dei frutti... pag. 154 Verifica sulla possibilità di migliorare la qualità dei frutti e ridurre i costi di produzione con l introduzione della potatura lunga... pag. 162

7 Innovazione Varietale Rilievi e osservazioni

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9 Introduzione La disponibilità di nuovi materiali, cultivar e portinnesti, è notevolmente aumentata negli ultimi anni con positive ricadute sull innovazione varietale dei fruttiferi, essenziale per la competitività della frutticoltura regionale rispetto agli altri bacini di produzione. I recenti programmi di miglioramento genetico, nazionali ed internazionali, hanno introdotto caratteri innovativi riguardo a: epoca di maturazione, adattabilità ambientale, qualità organolettica, qualità estetica e qualità tecnologica. La ricca e variegata gamma di nuove cultivar e portinnesti ottenute e licenziate da parte di Costitutori/Editori, rende indispensabile la continuità e la tempestività della sperimentazione, con la selezione di materiali compatibili con il pedoclima regionale ed in linea con le attuali esigenze qualitative e merceologiche. Il gruppo di lavoro di Innovazione Varietale del CReSO, coordinato dal dott. Lorenzo Berra in collaborazione con il dott. Cristiano Carli, svolge questa attività presso il proprio Centro Ricerche per la Frutticoltura di Manta. I risultati della sperimentazione si traducono in un documento di programmazione per i nuovi impianti, le liste delle varietà consigliate che vengono proposte all attenzione dei frutticoltori e degli operatori commerciali. Il CReSO ha a tal fine costituito, sulla base del proprio dettato statutario, un Comitato tecnico Innovazione di prodotto e scelte varietali, incaricato di definire gli obiettivi dell innovazione varietale, valutare i risultati della sperimentazione, seguendo l attività in campo nel corso della stagione e formalizzare l aggiornamento delle liste di programmazione varietale. Queste tengono conto degli obiettivi merceologici perseguiti dalla filiera frutticola regionale e dagli equilibri domanda/offerta. Le liste di programmazione, adottate dalle Organizzazioni di Produtori (OP) nei programmi operativi previsti dal Reg. CE 2.200/96, prevedono due suddivisioni funzionali. - Cultivar ammesse, dove sono collocate le cultivar che hanno superato i vari livelli di sperimentazione, sia parcellare nell azienda sperimentale, sia estesa sul territorio in aziende di riferimento, rappresentative dell areale frutticolo regionale. - Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo, sono inseriti i nuovi materiali che hanno dimostrato buone potenzialità, ma che richiedono ulteriori conferme, in funzione dei risultati ottenuti dalla sperimentazione estesa. Di seguito sono riportati i rilievi e le osservazioni relativi alla campagna frutticola 2007 e le liste di programmazione aggiornate a febbraio 2008 di melo, pesco e albicocco. Le cultivar descritte sono tutte in osservazione presso il Centro di Manta. Caratterizzazione climatica Le attività della sezione Innovazione Varietale sono svolte presso il Centro Ricerche per la Frutticoltura del CReSO, situato nel Comune di Manta (CN). Le coordinate geografiche sono: 44 36' 32'' latitudine Nord ' 28'' longitudine Est. L azienda Sperimentale dispone di una superficie di 8 ha di terreno, a giacitura pianeggiante, di origine fluvio-glaciale, franco-sabbioso a reazione sub-acida, con altitudine media di 405 m slm. I rilievi meteorologici sono riportati nel prospetto riassuntivo e visualizzati nei grafici allegati. L andamento climatico 2007 è stato caratterizzato da precipitazioni inferiori alla serie storica. Riguardo alla loro distribuzione, il grafico evidenzia che si sono concentrate particolarmente nei mesi di maggio-giugno ed agosto. Le temperature medie sono state superiori di oltre tre gradi centigradi, 5

10 rispetto alle medie, nel periodo gennaio-aprile. Questo anomalo andamento ha provocato un importante anticipo delle fasi fenologiche. La fioritura dell albicocco è iniziata 25 giorni prima rispetto alle medie storiche. La precoce Goldrich a fine febbraio e la tardiva Tonda di Costigliole il 6 marzo. Non si sono tuttavia evidenziati danni da gelate primaverili. Nel pesco l anticipo è stato di oltre 20 giorni; Rich Lady l 8 marzo, Stark Red Gold il 15 marzo. Nel melo l anticipo si è ridotto a due settimane. Dal 29 marzo di Pink Lady al 9 aprile di Crimson Crisp. Le temperature medie nei mesi estivi sono state invece inferiori alle media storica, determinando una progressiva riduzione dell anticipo delle epoche di maturazione passato dai 20 giorni dell albicocco ai 10 del melo. Mese Medie mensili della temperatura ( C) Temperature estreme Min Max ore 8 ore 19 (m+m)/2 (m+m+h8+h19)/4 minima massima Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic A Precipitazione (mm) Numero giorni MESE pioggia e neve fusa con precipitazione totale massima >= 1mm Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre A

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15 Melo 11

16 La melicoltura piemontese ha assunto un assetto varietale in contro tendenza rispetto agli altri areali di produzione nazionali. L insieme delle varietà a buccia rossa (Gala, Delicious Rosse, Fuji, Braeburn) ha raggiunto il 70% della superficie coltivata. Golden Delicious è scesa sotto il 30%, mentre il resto è composto da varietà minori o in fase di diffusione. La lista di programmazione riportata in tabella, elenca i migliori cloni dei principali gruppi varietali consigliati per i nuovi impianti nell areale piemontese e le cultivar che si sono distinte per caratteristiche qualitative innovative, buone performance agronomiche e resistenza a patogeni chiave del melo. Di seguito, una breve descrizione delle peculiari caratteristiche dei materiali suddivisi per tipologie varietali. Gruppo Gala La maggior parte delle selezioni di Gala oggi disponibili non si differenziano in modo significativo per sapore, pezzatura, o altre caratteristiche: sono tutte di elevata produttività, ottima qualità e contemporanea epoca di maturazione. I criteri di valutazione sono l estensione, l intensità e l entità di striatura del sovraccolore. Si sono distinte due tipologie di frutti, in funzione della presenza o meno di striature. Clone Editore Data di raccolta 2007 Caratteristiche Dalitoga Davodeau Ligonnière E un clone di Gala a maturazione precoce con 15 gg di anticipo rispetto allo standard. La colorazione non raggiunge livelli soddisfacenti Baigent Brookfield Davodeau Ligonnière Schniga Schnitzer KSB Simmons Buckeye Cadamon Annaglo Valois E il clone di riferimento nella lista di programmazione. Presenta una colorazione molto estesa unita ad una striatura intensa e ben marcata, in linea con le richieste del mercato. Sotto il profilo merceologico non si distingue da Brookfield. E in corso un intenso lavoro di selezione per ridurre la percentuale di regressione del colore. La colorazione è estesa, brillante e molto luminosa. La tipologia di colorazione, prevalentemente uniforme, può rappresentare un limite per alcune destinazioni commerciali. L estensione del sovraccolore è elevata e brillante. L intensità di striatura è più fine, ma inferiore del 10-15% rispetto al clone di riferimento. 12

17 Cherry Gala Star Fruits Galaxy Evolution CIV Galaxy Selecta Valois Non si differenzia rispetto agli altri cloni per l epoca di maturazione. Non si sono rilevati anticipi nella comparsa del colore. La percentuale di sovraccolore si avvicina a quella del clone di riferimento. L entità di stiratura è inferiore di circa il 15% rispetto al testimone. Selezione di Galaxy con percentuale maggiore di sovraccolore rispetto al clone standard, prevalentemente striato. Selezione di Galaxy con elevata percentuale di sovraccolore rispetto al clone standard, prevalentemente striato. Gruppo Red Delicious Si è raggiunta un estrema semplificazione nella lista delle varietà consigliate sia nella tipologia SPUR che nella STANDARD. Cultivar Editore Data di raccolta 2007 Sandidge Superchief Valois Caratteristiche E il clone di riferimento per gli SPUR. Ha sostituito nei nuovi impianti le storiche Red Chief e Scarlet Spur. L estensione del sovraccolore è completa, mantenendo però striature evidenti. Red Cap Kiku Elevata estensione del sovraccolore, rosso molto intenso, di tipologia uniforme. Red Kan Red Delicious Jeromine Valois Feno Elevata estensione del sovraccolore, rosso molto intenso, di tipologia uniforme. E il clone STANDARD di riferimento. L estensione del colore è totale, al pari dei nuovi cloni spur, luminoso e brillante. La qualità gustativa delle standard è superiore alle varietà spur. E la varietà per rilanciare il consumo delle Delicious Rosse sul mercato interno. 13

18 Gruppo Golden Delicious Non ci sono novità di rilievo nel gruppo. Il clone di riferimento rimane Golden B, da riservare negli areali altimetricamente più vocati. Cultivar Editore Data di raccolta 2007 Caratteristiche Golden B Clone di riferimento. Da riservare negli areali altimetricamente più vocati KE Goldrosio Feno Leratess Pink Gold Davodeau Ligonnière Mutazione di Golden Delicious, di pari epoca di maturazione. Da verificare la sfaccettatura. Componente acidula superiore rispetto a Golden. Mutazione di Golden Delicious, interessante per la sfaccettatura, purtroppo non costante. E risultata sensibile ai colpi di sole Gruppo Braeburn I più recenti cloni sperimentati hanno rinnovato l immagine della Braeburn originaria, migliorandone l aspetto e riducendone la sensibilità a fisiopatie. Anche in questo gruppo si sono distinti due gruppi in funzione della tipologia di colorazione. Cultivar Mariri Red Joburn Editore Davodeau Ligonnière Davodeau Ligonnière Data di raccolta Caratteristiche E il clone di riferimento per la tipologia uniforme. Clone dall aspetto ben distinto rispetto alla cv originaria. La colorazione rosso intensa, risulta estesa su gran parte dell epidermide, con scarse striature. E il clone di riferimento per la tipologia striata. Presenta elevata estensione del sovraccolore, rosso intenso, con sfumature aranciate ed evidenti striature. Royal Braeburn Valois Estensione del sovraccolore non superiore ai cloni standard, di tipologia striata. 14

19 Gruppo Fuji Il gruppo è caratterizzato da un importante limite agronomico: l alternanza di produzione. La sperimentazione del Centro Ricerche è volta a selezionare un frutto non solo molto buono ma anche di piacevole aspetto. Cultivar Editore Data di raccolta 2007 Caratteristiche Fiero September Wonder CIV Clone di Fuji a maturazione precoce. Colorazione intensa e brillante di tipologia uniforme. Aztec Zhen Valois Ampiamente diffuso in sperimentazione estesa ha evidenziato una colorazione rossa brillante, intensa ed estesa, di tipologia uniforme. Raku Raku CIV Clone di riferimento nella tipologia di colorazione striata. Fubrax Kiku Kiku Colorazione di tipologia striata con elevata estensione. Ha sostituito il clone Kiku 8 Brak. Spike Fuji CIV Clone di Fuji ad habitus spur. Cultivar resistenti a ticchiolatura Nell ambito delle resistenti a ticchiolatura ci sono novità interessanti che vanno a coprire buona parte del calendario di maturazione. Le loro caratteristiche, sia agronomiche che qualitative, sono ormai al medesimo livello delle varietali convenzionali, con l evidente vantaggio di agevolare protocolli di difesa a basso impatto ambientale 15

20 Cultivar Dalinbel Antares Editore Davodeau Ligonnière Data di raccolta Coop 39 Crimson Crisp Valois CIV G 198 Modì * CIV Ariane* Sarl Novadi Caratteristiche Elstar simile (Elstar x Sel. 3191). Matura una decina di giorni dopo Gala. Il frutto, di grossa pezzatura, ha un aspetto attraente con colorazione rosso viva estesa sul 40-60% della buccia. La polpa è consistente, croccante e succosa. Il sapore è buono ed aromatico, di tipologia acidula. Albero di facile gestione con produttività elevata e costante. Segnalata sensibilità ad oidio. Selezionata dal Prof. J. Janick nell ambito del programma PRI (USA). Matura qualche giorno prima di Golden. Il frutto presenta una tipologia estetica innovativa tra le TR: il colore rosso intenso e luminoso è esteso sull 80-90% della buccia. La polpa è fine, succosa e piacevolmente croccante. Molto buono il sapore, equilibrato ed aromatico. Incrocio di Gala x Liberty ottenuto dal CIV a Ferrara. Matura in epoca Golden Delicious. Il frutto è di aspetto attraente: forma allungata e colorazione rosso porpora estesa sulla quasi totalità della buccia. La polpa è soda con tenore zuccherino ed acidità elevate, di buon sapore. La produttività è elevata e costante. Distribuita in esclusiva. Pezzatura medio-piccola. Aspetto caratteristico, forma appiattita, colore rosso con lenticelle evidenti. Sapore buono, dolce ed equilibrato. Distribuita in esclusiva. Golden Orange ISF Trento Golden-simile di riferimento nell ambito del gruppo resistenti a ticchiolatura. Dalinette Choupette Davodeau Ligonnière Ottenuta in Francia da una partnership INRA Ligonnière. In epoca di maturazione Fuji si è distinta per le pregevoli caratteristiche qualitative. Il frutto di buona e regolare pezzatura ha un aspetto caratteristico. Il colore rosso intenso interessa il 70% - 80% della buccia. La polpa è soda, croccante, succosa. Il sapore, di tipologia acidula, è molto buono e, dopo conservazione, particolarmente aromatico. La produttività è elevata e costante. Altre tipologie varietali

21 Tra le numerose cultivar in prova presso L'Az. Sperimentale del CReSO, sono di seguito descritte alcune tra le novità potenzialmente più interessanti. Cultivar Rubicon Dalinip Editore Davodeau Ligonnière Davodeau Ligonnière Data di raccolta Caratteristiche Gala-simile. Aspetto molto attraente: forma e calibro simili a Gala. Sovraccolore rosso intenso, luminoso e brillante esteso su oltre il 90% della buccia. Polpa soda, croccante e succosa. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Da verificare la produttività. Mutante di Pinova a maturazione più precoce. Albero di scarsa vigoria. Anticipa il clone standard di circa 20 giorni. Presenta sovraccolore rosso aranciato, striato più esteso rispetto a Pinova. Sapore buono. Maturazione scalare. Presenza di seconda fioritura. Evelina TM Roho 3615 (S) Feno Pinova-simile con colorazione intensa ed estesa, molto attraente, superiore al clone standard. Dalitron Davodeau Ligonnière Aspetto Golden-simile, con presenza di sfaccettatura. Sapore buono, dolce ed aromatico. Da verificare la produttività. Goldor Davodeau Ligonnière Incrocio Elstar x Golden. Matura una settimana prima di Golden. Forma appiattita, pezzatura media. Colorazione gialla priva di sovraccolore. Sapore buono, dolce con elevata acidità. Da verificare regolarità di produzione e conservabilità. Milwa Junami (Diwa) * KSB Incrocio complesso [(Idared x Maigold) x Elstar]. Pezzatura medio-piccola. Forma regolare con colorazione attraente (60% di sovraccolore rosso). Sapore ottimo, molto dolce con equilibrata componente acidula. Distribuita in esclusiva. 17

22 Nicoter Kanzi Better Fruit La Flamboyante Mairac KSB Ambrosia* PICO Nicogreen Greenstar Better Fruit Gold Pink Gold Chief * Zanzi Caudle Camela * Valois Ottenuta dall incrocio Gala Must x Braeburn. Pari epoca di Golden Delicious. Pezzatura media, uniforme. Forma molto regolare. Colore rosso brillante esteso sul 60% dell epidermide. Sapore buono, dolce ed equilibrato. Distribuita in esclusiva. Incrocio di Gala x Maigold. Matura in epoca Golden. Buona produttività. Pezzatura simile a Golden ma forma tronco-conica breve. Aspetto attraente, colore rosso brillante sul 60% della buccia. Sapore buono, acidulo. Buona serbevolezza. Sensibile a vitrescenza. Ottenuta in British Columbia (Canada). Matura circa una settimana dopo Golden Delicious. Il sapore ottimo, il tenore zuccherino è elevato e bassa acidità. La polpa è succosa. L aspetto è attraente, bicolore con sfumature rosa-rossastre sul 50-60% della buccia. L albero è di media vigoria, con portamento eretto. La produzione, distribuita prevalentemente su lamburde, è elevata e costante. Pezzatura medio-grossa, forma tronco-conica con umboni appena pronunciati. Distribuita in esclusiva. D. Estival x Granny S.. Matura qualche giorno dopo Golden. Pezzatura elevata. Aspetto simile a Granny Smith ma con sapore meno acido. Distribuita in esclusiva. Ottenuta dall incrocio Starkrimson x Golden Del. dal DCA-Università di Bologna. Il frutto è di aspetto molto attraente. La forma è molto allungata con umboni pronunciati; il punto di forza sta nella sfaccettatura rosata-aranciata, estesa sul 20-40%. Matura in media quindici giorni dopo Golden Delicious, con ampia finestra di raccolta. La polpa è fine, compatta, succosa, di buon sapore equilibrato ed aromatico. Albero compatto semi-spur, di elevata e costante produttività. Buona la conservabilità. Libera impollinazione di Red Delicious, ottenuta nel Washington (USA). Matura in media circa due settimane dopo Golden Delicious. La sperimentazione estesa ha evidenziato che questa cv, dalle ottime caratteristiche qualitative, esprime buone performance solo negli areali altimetricamente più elevati. Forma tipo Red Delicious, ma priva dei caratteristici umboni; colore con striature evidenti. La polpa à soda, croccante e succosa. Il sapore, equilibrato nella componente dolce/acida, è eccellente ed aromatico. Distribuita in esclusiva. 18

23 Lista di programmazione 2008 Melo Gruppo varietale Cultivar ammesse Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo Gala Baigent Brookfield Annaglo Simmons Buckeye Cherry Gala Delicious rosse Sandidge Superchief (spur) Jéromine (standard) Golden Delicious Golden B Braeburn Mariri Red (uniforme) Joburn (striato) Fuji Raku Raku (striato) Fubrax Kiku (striato) Aztec Zhen (uniforme) Resistenti a ticchiolatura Coop 39 Crimson Crisp Grigia di Torriana Dalinbel Antares CIV G 198 Modì * Dalinette Choupette Ariane* Altre Ambrosia * Caudle Camela * Gold Pink Gold Chief Marchio registrato * Cultivar diffuse in esclusiva 19

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25 Nettarine a polpa gialla Le nettarine a polpa gialla possono essere divise in due distinte tipologie merceologiche. Big Top Zaitabo*, una delle cultivar più diffuse al mondo, ha dato origine ad uno standard caratterizzato da forma tondeggiante, con sovraccolore rosso intenso, esteso alla quasi totalità dell epidermide. La tipologia tradizionale ha come cultivar di riferimento Venus (Orion) ed è caratterizzata da forma oblunga mediamente simmetrica, con sovraccolore esteso sull % della buccia. Cultivar/selezione Editore Data di raccolta 2007 Diamond SF Big Top-simile. Bright * Aspetto attraente con elevata estensione del sovraccolore. Forma del frutto regolare. Sapore buono, equilibrato. Polpa aderente, di buona Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Pezzatura inferiore a Big Top ma buona per l epoca. Presenza di scatolato e rugginosità (da verificare) Debole dell albero consistenza. Big Haven IPS Prima produzione Honey Haven * Frutto di tipologia Big Top-simile. Buona pezzatura, da confermare. Aspetto molto attraente. Rugginosità assente. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, dolce con importante componente acidula ed aromatica. New Top Zaitodeu * IPS Elevata rusticità e produttività elevata Aspetto attraente, colorazione intensa (Big Top-simile) Scatolato assente, rugginosità fine Sapore compromesso da elevata componente acida. Pezzatura media per l epoca (A prevalente), pari a Big Top ma più difficile da ottenere Tenuta di maturazione inferiore a Big Top. vigore Albero di vigoria inferiore a Big Top Epoca di fioritura media 21

26 Big Top Zaitabo * IPS E la cv di riferimento per l epoca Aspetto e sapore eccellenti Elevatissima tenuta di maturazione Produttività non sempre soddisfacente Attenzione alla corretta epoca di raccolta Sensibile a rugginosità e screpolature in annate sfavorevoli M Prima produzione Big Top-simile in epoca molto interessante. Da verificare pezzatura e sensibilità alla rugginosità. Sapore ottimo, molto dolce ed aromatico di tipologia sub-acida. Polpa di buona consistenza. Spring Bright* SF Aspetto attraente: forma rotonda, regolare; colore brillante, esente da rugginosità Sapore molto buono, equilibrato Honey Kist * IPS Elevata rusticità: entità di fioritura e produttività elevate Aspetto attraente, colorazione intensa (Big Top-simile) Sapore buono, sub-acida come Big Top, con elevato tenore zuccherino e aroma Miluna * FR Rusticità e produttività elevate. Buona pezzatura, anche in relazione al carico produttivo Forma tondeggiante, colorazione di tipologia Nectaross Sapore buono, equilibrato 22 Fioritura e germogliamento precoci Pezzatura inferiore a Big Top Sensibile al sovraccarico Pezzatura media, inferiore a Big Top Tenuta di maturazione inferiore a Big Top Vigoria inferiore a Big Top e difficoltà di rinnovo Polpa semi-aderente al nocciolo Attualmente non disponibile per problemi di corretta rispondenza varietale in fase di moltiplicazione e diffusione

27 Independence Libera Riferimento per la data Amiga * FR Albero di medio vigore, di facile gestione; elevata produttività e rusticità Grossa pezzatura. Polpa di buona consistenza Alitop * ISF Forlì Elevata rusticità. Grossa pezzatura. Colore rosso intenso su fondo giallo-verde. Sapore molto buono, dolce, sub-acido. Polpa di buona consistenza. Diamond Ray * SF Aspetto molto attraente, Big Top-simile. Sapore ottimo, acidulo ma compensato da elevata componente zuccherina. Ottima tenuta di maturazione, che consente raccolta al momento ottimale. Sapore discreto Sensibilità allo scatolato (piante giovani) Presentazione, forma e colore simili a Venus Forma oblunga, regolare. Presenza di rugginosità Pezzatura media (A prevalente), risente del sovraccarico. Elevata vigoria. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva acidità). Nectaross ISF Roma Riferimento Orion * ISF Roma Bella copia di Venus, frutto con forma più regolare Frutto Orion-simile Max * CRPV Produzione elevata e costante Epoca di fioritura intermedia Positivi i riscontri della sperimentazione estesa. Elevatissima tenuta di maturazione in pianta. Da avviare alla sperimentazione estesa. Di riferimento per l epoca 23

28 Sweet Red * CONVI Rusticità Albero di medio vigore e portamento aperto Sapore buono Ottima attitudine al postraccolta Colorazione tipo Stark Red gold, con colore di fondo verde alla raccolta Il colore di fondo - verde chiaro alla raccolta - vira al giallo oro in conservazione Attenzione al sovraccarico su branche deboli, che compromette la struttura dell albero Pesche a polpa gialla In lista sono presenti due tipologie di frutto distinte: Rich Lady-simili, caratterizzate da albero di elevato vigore, portamento assurgente e frutti completamente colorati, di buona pezzatura con scarsa tomentosità. Rome Star (Elegant Lady)-simili, presentano colorazione meno intensa ed estesa, con un bel colore di fondo giallo ancora visibile ed albero equilibrato, di più facile gestione. Cultivar/selezione Editore Data di raccolta 2007 Coraline Monco * SF Colorazione attraente. Sovraccolore meno cupo rispetto a Ruby Rich, con evidente marezzatura. Forma rotondo-oblata con apice molto incavato Sapore buono, dolce ed aromatico Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Pezzatura buona per l epoca (da verificare) Attenzione diradamento al 24

29 Ruby Rich Zainoar * IPS Buona pezzatura e aspetto attraente Sapore più equilibrato, meno acido di Royal Gem Buona tenuta di maturazione Royal Glory Zaifer * IPS Riferimento Earlirich Zairiala * IPS Frutto di tipologia Rich Lady. Pezzatura elevata. Colorazione intensa ed attraente. Sapore buono, tendenzialmente acidulo (attenzione alla corretta epoca di raccolta). Difficile gestione dell albero (vigore elevato, portamento assurgente) Epidermide sensibile alle lavorazioni post-raccolta Comportamento vegetoproduttivo tipo Rich. Difficile gestione dell albero (vigore elevato, portamento assurgente) Red Haven Libera Riferimento Rich Lady * MFS Riferimento Azurite Monnoir * SF Frutto di tipologia Rich simile. Buona pezzatura, forma regolare. Colorazione intensa ed attraente. Sapore buono ed equilibrato Vista Rich IPS Copia di Rich Lady. Zainobe * Albero di medio vigore, portamento assurgente, con maggior facilità di rivestimento di rami. Scarso rinnovo vegetativo, da verificare. Rusticità non superiore a Rich Lady. Di riferimento per l epoca Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. In sostituzione di Royal Glory. Buona tenuta di maturazione In sostituzione di Rich Lady. 25

30 Red Moon * CIV Albero di facile gestione. Colorazione di tipologia tradizionale. Forma rotonda, regolare, assenza di scatolato. Sapore buono. 26 Pezzatura media (A prevalente), ma uniforme Tenuta di maturazione soddisfacente. Scelta di rami di buon vigore e diradamento intenso e precoce. Vigore medio, portamento aperto. Royal Summer IPS Prima produzione Zaimus * Buona pezzatura. Forma rotonda, regolare. Aspetto attraente: colore di fondo giallo chiaro con sovraccolore rosso intenso striato. Sapore molto buono, dolce, aromatico di tipologia sub-acida. Conquise * Cep Inn Rusticità elevata. Forma tondeggiante. Colore attraente, rosso intenso con evidente marezzatura. Sapore buono, equilibrato. Summer Rich * IPS Frutto di grossa pezzatura (AA prevalente) tipo Rich Miglior ramificazione di Rich Lady Diamond SF Colorazione intensa ed Princess * attraente Buon sapore, equilibrato Pezzatura media ma omogenea. Media rusticità Completa il calendario Ruby Rich Vista Rich Pezzatura media (A prevalente) Rammollimenti a partire dalla cavità peduncolare Maria Marta Libera Riferimento Grenat Monafi * SF Elevata rusticità Aspetto simile a Diamond Princess, con colorazione più intensa Buon sapore, sub-acido Privilegiare rami di buon calibro, per migliorare pezzatura ed evitare difetti di forma Forma poco simmetrica Da verificare pezzatura e tenuta di maturazione

31 Royal Lee Zaipela * IPS Prima produzione Aspetto attraente: buona pezzatura, forma tondeggiante regolare. Colorazione rosso sfumato di buona estensione. Sapore molto buono, elevata componente dolce e bassissima acidità. Produttività soddisfacente, Rome Star * ISF Roma Riferimento Zee Lady IPS Rusticità media Zaijula * ben distribuita, albero di facile gestione Presentazione tipo Elegant Lady, con maturazione posticipata di circa una settimana Sapore molto buono Summer Lady * SF Colorazione intensa ed estesa. Pezzatura medio-elevata (A, AA) Buon sapore Albero di medio vigore, di facile gestione Fiore campanulaceo, fioritura mediotardiva Produce su rami misti di buon vigore, di cui si riveste facilmente Rusticità media Positivi i risultati dalla sperimentazione estesa rosaceo, mediotardiva, di media entità Fiore fioritura 27

32 Pesche a polpa bianca La domanda di pesche e nettarine a polpa bianca negli ultimi anni si è costantemente ridotta a causa delle loro peculiari caratteristiche. Consistenza della polpa e resistenza alle manipolazioni sono inferiori rispetto alle polpa gialla, con limiti agronomici e commerciali. Cultivar/selezione Editore Data di raccolta 2007 Onyx Monalu * SF Forma rotonda regolare. Colorazione attraente con marezzatura rosata. Sapore molto buono, dolce ed aromatico. Alipersiè * ISF Forlì Albero di facile gestione, vigore medio e portamento aperto. Buona produttività Aspetto molto attraente: forma rotonda, regolare, colorazione intensa. Sapore buono Buona tenuta di maturazione Caprice * SF Elevata rusticità Aspetto attraente. Forma rotonda, regolare Sapore buono, equilibrato. Alirosada * ISF Forlì Grossa pezzatura (AA prevalente), colorazione più intensa di Rosa del West; Forma rotonda e regolare; uniformità di pezzatura. Sapore buono, equilibrato Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Pezzatura medio-piccola da verificare. Pezzatura interessante per l epoca (A, AA) Sensibile al sovraccarico. Pezzatura media. Tenuta di maturazione soddisfacente per una bianca. In sostituzione di Maria Bianca Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. Da verificare pezzatura e tenuta di maturazione in pianta In sostituzione di Rosa del West 28

33 Melina Craucail * SF Forma rotonda, regolare. Aspetto attraente Aliblanca * ISF Forlì Colorazione di tipologia Michelini, ma più intensa ed estesa. Produttiva e di buona pezzatura Sapore molto buono Pezzatura piccola per l epoca Sapore discreto, acidulo. In sperimentazione estesa, per la sostituzione di Michelini Nettarine a polpa bianca Cultivar/selezione Editore Data di raccolta 2007 Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Turquoise Monprime * SF Aspetto molto attraente. Colore rosso intenso molto esteso. Pezzatura buona per l epoca. Sapore buono, con bassa acidità. Cristal Monries * SF Prima produzione Forma rotonda regolare. Pezzatura buona per l epoca Aspetto molto attraente: colore rosso intenso di elevata estensione. Sapore buono equilibrato. Silver Splendid Ossani Produttività buona Grossa pezzatura. Colorazione attraente Sapore buono Forma irregolare Presenza di scatolato Consistenza e tenuta di maturazione medie. 29

34 Magique Maillarmagique * EP Pezzatura elevata. Forma rotondo-oblunga, regolare. Sapore buono, dolce con bassa acidità Aspetto molto attraente. Sovraccolore rosso intenso, brillante esteso su oltre il 90% dell epicarpo. Silver Giant Ossani Aspetto attraente, forma tondeggiante, più regolare di altre pari epoca Pezzatura elevata (AA, AAA) Sapore ottimo Germogliamento precoce, dunque più esposta al freddo primaverile Assenza rugginosità di Tenuta di maturazione discreta per una polpa bianca Legenda SIGLA EDITORE SIGLA EDITORE Marchio registrato CIV Consorzio Italiano Vivaisti ISF CRA - Istituto Sperimentale per la Frutticoltura * Protezione brevettuale EP Euro-Pépinières MFS Mondial Fruit Sélection FR Frunova Romagna SF Star Fruits IPS International Plant Selection Cep Inn Cep Innovation 30

35 Lista di programmazione 2008 Nettarine a polpa gialla Cultivar ammesse ± Red Haven Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo -11 Diamond Bright * Big Top - Zaitabo * -2 Amiga * 9 12 Alitop * Diamond Ray * 14 Nectaross 20 Orion * 28 Max 28 Sweet Red * 31 Cultivar non ammesse Antares Lydi Star Red Delight Ambra Maeba Top Scarlet Red Beltop Maria Carla Supercrimson Diamond Jewel Maria Elisa Super Red Eureka Maria Laura Summer Grand Flavor Gold Mary Star V3 Forlivese Gioia May Diamond Gransun Midred Laura Morsiani 51 Marchio registrato * Protezione brevettuale 31

36 Lista di programmazione 2008 Pesche a polpa gialla Cultivar ammesse ± Red Haven Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo Ruby Rich - Zainoar * Early Rich - Zairiala * Vista Rich - Zainobe * 3 Red Moon * 4 Summer Rich * 8 Diamond Princess * 9 Rome Star * 16 Zee Lady - Zaijula * 22 Summer Lady * 33 Cultivar non ammesse Crown Princess Pontina Fayette Promesse Françoise Royal Glory Franca Royal Gem Lizbeth Red Elegant Lolita Springbelle O Henry Weinberger Marchio registrato * Protezione brevettuale 32

37 Lista di programmazione 2008 Pesche e Nettarine a polpa bianca Cultivar ammesse ± Red Haven Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo Alipersiè * (PB) 5 Magique Maillarmagie * (NB) 6 Alirosada * (PB) 12 Silver Giant * (NB) Aliblanca * (PB) Marchio registrato * Protezione brevettuale 33

38 Albicocco 34

39 Negli ultimi decenni il calendario di offerta delle albicocche è radicalmente cambiato; si è passati da un assortimento varietale che copriva cinquesei settimane, considerando la complementarietà Nord-Sud, a quello attuale di oltre due mesi ma in rapida dilatazione nei segmenti di maturazione precocissima ed extra-tardiva. Di seguito, una breve descrizione delle peculiari caratteristiche dei materiali in ordine di maturazione. Cultivar / Selezione Data di raccolta 2007 Wonder Cot * (2) Grossa pezzatura per l epoca. Aspetto molto attraente con colore di fondo aranciato e sovraccolore rosso brillante sul 30% dell epidermide. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, dolce equilibrato e aromatico. Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Autoincompatibile. Forma ovata, presenza di umbone. Aurora * Consistenza della polpa insufficiente e scarsa tenuta di maturazione in pianta. Spring Blush EA 3126 TH (1) Grossa pezzatura per l epoca. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, aromatico, con equilibrata componente acidula. Buona tenuta di maturazione in pianta. Autoincompatibile. Riferimento 35

40 Lilly Cot * (2) Elevata rusticità. Buona pezzatura, forma ovata, regolare. Colore aranciato intenso, attraente. Sapore buono, buccia acidula. Polpa di buona consistenza. Buona tenuta di maturazione in pianta. Chrisgold Regipeal * (2) Forma ovata di media pezzatura. Colore attraente con sovraccolore rosso intenso. 36 Parzialmente autofertile. Sapore discreto, con elevata componente acidula. Albero di facile gestione. Tenor Orp 1 * (3) Forma ovata, asimmetrica. Colorazione attraente. Sapore buono, dolce e aromatico. Da verificare tenuta di maturazione in pianta e produttività. Autoincompatibile. Sweet Red Red Sylver * (1) Forma rotonda e regolare. Buona pezzatura. Colore aranciato intenso con estesa sovraccolorazione rosso brillante. Sapore buono, aromatico, buccia acidula. Pinkcot Cotpy * (1) Albero di media vigoria con portamento aperto e basitono, di facile gestione. Produttività elevata e ben distribuita su dardi e rami misti. Colore aranciato intenso, con sovraccolore rosso vivo sul 30-50% della buccia, molto attraente. Pezzatura elevata ed uniforme, forma tondeggiante regolare. Ottima tenuta di maturazione e conservabilità. Autoincompatibile. Maturazione scalare. Buccia delicata. Sapore buono per l epoca, con discreta componente aromatica. Autoincompatibile. Elevata tolleranza al cracking in condizioni di piovosità in preraccolta.

41 Sylred * (1) Grossa pezzatura. Colorazione attraente, fondo aranciato con sfumatura rosso brillante. Forma oblata, Polpa succosa, di buona consistenza. Magic Cot * (2) Pezzatura molto grossa. Forma tondeggiante. Aspetto molto attraente, colore di fondo aranciato intenso con elevato sovraccolore rosso (40%). Polpa consistente e succosa. Sapore buono, equilibrato Soledane* (3) Buona produttività. Frutto tondeggiante, di media pezzatura e piacevole aspetto. Tom Cot Toyaco* (2) Goldbar Toyiba * (2) Forma oblunga, regolare. Aspetto molto attraente: aranciato intenso con sovraccolore rosso brillante. Polpa succosa, sapore buono, aromatico Aspetto attraente. Colore aranciato con sovraccolore rosso intenso sul 40% della buccia. Forma rotonda regolare. Sapore discreto, buccia acidula. Maturazione scalare. Cascola pre-raccolta. Autoincompatibile Epidermide sensibile agli sfregamenti. Autoincompatibile Polpa di scarsa consistenza. Sapore discreto. Maturazione disforme del frutto Lesioni alla cavità peduncolare allo stacco Pezzatura insufficiente per l epoca. Sensibile al carico produttivo. Sensibile a Pseudomonas spp. Sapore medio. Richiede diradamento precoce ed accurato. Autofertile. Autoincompatibile 37

42 Perle Cot * (2) Aspetto molto attraente, colore di fondo aranciato intenso con elevata percentuale (> 50%) di sovraccolore rosso brillante. Pezzatura buona. Forma rotonda, molto regolare. Tollerante al cracking. Polpa di buona succosità e consistenza. Sapore buono, equilibrato. Buona tenuta di maturazione in pianta. Orangered Bhart * (3) Autoincompatibile Impegnativa gestione agronomica. Produttività incostante. Sensibilità a sfregamenti. AM Buona produttività. Frutto con forma ovata, regolare di buona pezzatura. Colorazione attraente: colore di fondo aranciato intenso con estesa sfaccettatura. Sapore molto buono, dolce, con equilibrata componente acidula. Sweet Cot Toyuda* (2) Yamato * (2) Albero di elevato vigore, con portamento aperto. Produttività elevatissima. Pezzatura buona. Aspetto attraente. Sapore eccellente. Pezzatura elevata. Forma rotonda. Aspetto attraente, fondo aranciato con sovraccolore rosso intenso. Sensibilità a batteriosi da Pseudomonas spp. Sapore mediocre, poco dolce con elevata componente acida. Albero di facile gestione. Foglie tipicamente ripiegate a doccia. Di riferimento Autoincompatibile. Fruttifica sia su dardi sia su rami misti. 38

43 Big Red EA 4006 * (1) Prima produzione. Forma rotonda, regolare. Colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso vivo molto esteso. Sapore buono: dolce, con componente acidula concentrata nella buccia. Autoincompatibile. Robada * (3) Albero di medio vigore, basitono. Elevata attitudine al rivestimento di rami misti. Produttività elevata, concentrata prevalentemente sui rami misti corti. Colorazione molto attraente, colore di fondo arancio luminoso con sfaccettature rosso brillanti. Forma rotonda, regolare. Buona tenuta di maturazione. Fioritura medio-precoce. Sensibilità a sfregamenti. Pezzatura media (50-60 g), molto uniforme. Sapore discreto, equilibrato. AM Produttività buona. Frutto di forma ovata e buona pezzatura. Colore aranciato chiaro con sovraccolore a distribuzione puntiforme. Sapore buono, molto dolce ed aromatico. Orange Rubis * (4) Elevata rusticità. Buona pezzatura. Elevato sovraccolore rosso intenso e brillante su fondo aranciato verdastro. Polpa molto succosa. Sapore molto buono: dolce, aromatico ed equilibrato. Goldrich Calibro molto grosso. Ottima tenuta di maturazione. Maturazione del frutto disforme. Scarsa consistenza della polpa e tenuta di maturazione in pianta Colorazione inferiore agli standard attuali. Sapore mediocre. Sensibilità a maculatura. Autoincompatibile. Richiede precauzioni nelle fasi di manipolazione. Scarsa sensibilità a batteriosi da Pseudomonas spp. Autoincompatibile. Cultivar di riferimento 39

44 Flavor Cot Bayoto * (2) Albero di medio vigore. Elevata rusticità. Forma oblunga-ovata, regolare Colore aranciato, scarso sovraccolore. Sapore eccellente molto dolce ed aromatico. Buona tenuta di maturazione in pianta. Segnalate, in annate sfavorevoli screpolature alla cavità peduncolare. Autofertile. Fruttifica prevalentemente su rami misti. Fioritura mediotardiva. Laycot * (3) Ottima presentazione: colore, forma e pezzatura. Sapore molto buono. Consistenza elevata e ottima tenuta di maturazione. San Castrese Kioto * (1) Elevata rusticità. Albero di media vigoria con portamento aperto e basitono, di facile gestione. Produttività elevata e ben distribuita su dardi e rami misti. Forma rotonda-oblata, regolare con apice incavato. Colorazione attraente, aranciata con sfaccettatura rossa luminosa sul 35 50% della buccia. Buon sapore, equilibrato. Elevatissima tenuta di maturazione. Sensibile a fessurazioni peduncolari e apicali in annate climaticamente sfavorevoli. Sensibile a batteriosi da Pseudomonas spp. Riferimento Pezzatura media. Sensibile al sovraccarico. Sbucciature alla cavità peduncolare durante lo stacco. Autoincompatibile. Autocompatibile. Richiede diradamento precoce e accurato. 40

45 AM Elevata produttività. Frutto di buona pezzatura con forma tondeggiante e regolare. Colorazione attraente. Sapore ottimo, molto dolce (15,7 Brix), equilibrato con intensa componente aromatica. Hargrand Buona pezzatura. Ottimo sapore. 41 Aspetto povero. Epidermide sensibile alle manipolazioni. AM Elevata rusticità. Forma e pezzatura del frutto come Tonda di Costigliole. Aspetto attraente, fondo aranciato chiaro con 30% di sovraccolore rosso. Sapore ottimo, dolce (16 Brix) ed aromatico. Bergarouge Avirine * (3) Frutto di buona pezzatura. Colore di fondo aranciato con presenza di sovraccolore rosso intenso sul 30% della buccia. Sapore buono, dolce, aromatico con buccia spessa leggermente acidula. Forma ovata mediamente asimmetrica. Maturazione disforme. Fessurazioni della sutura a livello della cavità peduncolare. Autoincompatibile Di riferimento Pieve * Prima produzione Frutto: forma ovata, buona pezzatura. Colorazione attraente: colore di fondo aranciato ed esteso sovraccolore rosso intenso. Sapore buono, dolce con elevata componente aromatica. Buccia spessa ed acidula. Da verificare la tenuta di maturazione. Harrow Red * (3) Buona produttività. Grossa pezzatura. Frutto ellittico con cavità peduncolare profonda. Colore aranciato con esteso sovraccolore rosso intenso. Sapore molto buono, dolce aromatico ed equilibrato. Tonda di Costigliole Sapore e aroma eccellenti. Rusticità e produttività costanti. Elevata percentuale di frutti con apice fessurato e sutura aperta alla cavità peduncolare Aspetto povero. Maturazione scalare.

46 Harval * (3) Prima produzione Forma ovata-ellittica, irregolare. Pezzatura media. Aspetto attraente: colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso intenso sul 15% della buccia. Sapore discreto, equilibrato. Zebra Priboto * (2) Frutto di grossa pezzatura. Forma oblunga, regolare. Colore aranciato privo di sovraccolore. Presenta sutura evidente e caratteristica. Elevata tenuta di maturazione in pianta. Buona tolleranza al cracking Bergeron Autoincompatibile. Sapore tendenzialmente acidulo. Aspetto attraente. Sapore scarso. Riferimento Tardirouge Revlar * (3) Jenny Cot Larclyd * (2) Bergecot Servien* (2) Buona pezzatura. Colore giallo verdastro con sovraccolore rosso (20%) Buone produttività e pezzatura. Buon sapore, equilibrato ed aromatico Buona pezzatura. Forma ovata tondeggiante poco regolare Colore di fondo giallo verdastro con sovraccolore rosso sul 30% della buccia Polpa semi-spicca Forma irregolare (guance asimmetriche) Sapore medio, acidulo Colore aranciato con scarso sovraccolore sulla guancia matura, verdastro sull'altra. Maturazione disforme. Polpa semi-spicca Sapore medio, equilibrato Maturazione del frutto disforme Distribuita in esclusiva. Distribuita in esclusiva. 42

47 Boucheran Boutar* (3) Pezzatura elevata. Colore di fondo giallo verdastro con sovraccolore rosso sul 30% della buccia. Polpa semi-spicca. Forma poco regolare. Sapore medio, equilibrato ma poco aromatico Maturazione del frutto disforme. Editori (1) Escande (2) Cot International (3) Star Fruits (4) Euro Pepinieres (p) Protezione brevettale Marchio registrato 43

48 Lista di Programmazione 2008 Albicocco Cultivar ammesse ± Laycot * Cultivar ammesse alla sperimentazione di pieno campo -25 Spring Blush EA3126 Pinkcot Cotpy* Perle Cot *e Robada * Flavor Cot Bayoto *e Laycot * 0 Kioto* + 3 Tonda di Costigliole Zebra Priboto *e Marchio registrato * Protezione brevattuale e Distribuita in esclusiva Cultivar non ammesse: Alba, Amabile Vecchioni, Caldesi 2, Castelbrite, Dulcinea, Fracasso, Giada, Giulia, Harcot, Harogem, Héléna du Roussillon, I. Liverani, M. Matilde, Mandorlon, Noemi, Pellecchiella, Perla, Sajeb, Tardif de Bordaneil, Tyrinthos, Veecot. 44

49 Tecnica Colturale Sperimentazioni e divulgazione

50

51 Introduzione Il gruppo di lavoro di Sperimentazione Tecnica Colturale del CReSO, il cui responsabile è il dott. Graziano Vittone, è dedicato alle attività di sperimentazione e di conseguente divulgazione dei risultati di tutto ciò che attiene le tecniche colturali e le strategie di difesa della frutticoltura piemontese. Con la presente pubblicazione si presentano i risultati di parte delle attività di studio condotte nel Attività di sperimentazione La sperimentazione condotta dal CReSO è caratterizzata da una connotazione marcatamente applicativa evidenziata ad esempio dal fatto che le prove non sono confinate a livello di laboratorio o campo sperimentale ma sono sempre svolte in impianti di aziende private locali. Tutte le prove hanno infatti come obbiettivo prioritario l acquisizione di informazioni che possano essere immediatamente trasferite agli operatori attraverso i tecnici frutticoli i quali peraltro sono coinvolti nella scelta delle aziende presso le quali viene svolta l attività. Il gruppo di lavoro è impegnato in diverse attività di sperimentazione a finanziamento privato e pubblico. Le prove a finanziamento pubblico consentono di condurre verifiche in modo indipendente e approfondito per la possibilità di proseguire l attività per più anni. Il gruppo di lavoro è innanzitutto titolare di diversi progetti di durata pluriennale a finanziamento regionale o nazionale che vengono qui di seguito elencati: - Progetto regionale CIPE: La regolazione delle macchine irroratrici per i trattamenti alle colture arboree, con particolare riferimento alla scelta dei volumi di distribuzione e della velocità dell aria (collaborazione con il Dipartimento di Economia e Ingegneria Agraria, Forestale e Ambientale dell Università degli Studi di Torino); - Progetto Interregionale: Sviluppo di metodi innovativi di gestione dei frutti nella fase di postraccolta: definizione degli indici di raccolta in funzione della qualità di consumo e delle modalità di conservazione e commercializzazione (collaborazione con i maggiori centri di ricerca nazionali); - Progetto regionale CIPE: Produzione di Drupacee in Piemonte: monitoraggio, prevenzione e controllo di funghi fitopatogeni e micotossine per garantire la sicurezza alimentare (collaborazione con il Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro- Forestali dell Università degli Studi di Torino); - Bando regionale per linee: drupacee minori in Piemonte: problemi fitopatologici e difesa postraccolta (collaborazione con il Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali dell Università degli Srudi di Torino). L impegno prevalente è tuttavia rappresentato dall attività negoziata con la Regione Piemonte (Programma di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola in frutticoltura e orticoltura 2007) monitorata annualmente da un Comitato Tecnico composto da operatori del settore (tecnici, agricoltori, ) che individua quali prove avviare. Ciascuna di queste prove è condotta con la supervisione di un docente universitario scelto tra i maggiori esperti a livello nazionale per ciascun argomento. I risultati di questo programma sono illustrati nel presente testo. Le finalità riguardano l aggiornamento delle tecniche colturali per l individuazione di processi produttivi o aspetti di tecnica colturale e di conservazione che consentano una valorizzazione delle produzioni frutticole regionali attraverso il miglioramento della qualità dei prodotti ed il contenimento dei costi colturali con particolare attenzione alla sicurezza alimentare, alla salute degli operatori ed alle risorse naturali mediante una riduzione dell impatto ambientale. Lo stretto collegamento con il settore produttivo principalmente con il servizio tecnico garantisce alla sperimentazione un ruolo trainante per la messa a punto delle tecniche di coltivazione del frutteto. Le sperimentazioni dell attività negoziata regionale si dividono in: - Aggiornamento e definizione di nuove strategie di difesa. Le azioni di ricerca sono volte ad affrontare le principali problematiche emerse all attenzione degli operatori negli ultimi anni e 47

52 in alcuni casi si occupano di quegli agenti che seppur ancora latenti possono rappresentare un fattore di rischio nell immediato futuro per il settore frutticolo. Le attività sono per lo più riconducibili a studi sulla biologia degli agenti avversi o a indagini sulle strategie di difesa mediante l impiego razionale e controllato di agrofarmaci a basso impatto ambientale resi disponibili dalla ricerca di settore. Si tratta di prove riguardanti prevalentemente fitofagi ma non mancano di volta in volta studi su funghi e organismi quali virus, batteri e fitoplasmi. - Miglioramento della qualità delle produzioni con tecniche agronomiche. Con queste attività si ricercano, in modo diverso per le diverse specie coinvolte, soluzioni per l ottenimento di frutti di elevata qualità organolettica con forma regolare e pezzatura adeguata alle moderne esigenze del mercato. Queste caratteristiche sono, infatti, pre-requisiti commerciali indispensabili per qualificare produzioni di primo piano nel panorama frutticolo regionale. Attività di divulgazione e monitoraggio Il processo di trasferimento dei risultati della ricerca avviene attraverso azioni divulgative che si traducono a livello operativo in: - comunicazioni ai tecnici di base e di magazzino afferenti al coordinamento tecnico attraverso incontri specifici, riunioni di coordinamento frutticolo settimanale e bollettini inviati via e- mail; - comunicazioni ai frutticoltori per mezzo di appositi incontri divulgativi. Il gruppo di lavoro raccoglie ed elabora, anche mediante adeguati supporti informatici costantemente aggiornati, dati che consentono un monitoraggio sul territorio delle principali avversità delle colture frutticole. A questo scopo vengono impiegati modelli previsionali per la ticchiolatura del melo e per i fitofagi chiave sia del pesco che del melo. Oltre ai supporti informatici, importanti monitoraggi vengono realizzati attraverso esami ti tipo analitico che consentono di ottenere indicazioni in merito alla previsione di insorgenza della butteratura amara e permettono, ad esempio, di controllare il corretto funzionamento degli erogatori della confusione sessuale. Recentemente, allo scopo di fornire informazioni puntuali in merito al continuo cambiamento del panorama degli agrofarmaci e dei residui massimi ammessi (sia nei paesi comunitari che extracomunitari), il CReSO ha creato una banca dati in grado di fornire ai tecnici tutte le informazioni in merito in tempo reale. Considerando l importanza di questo ultimo punto si riporta all interno della pubblicazione l elenco dei principi attivi revocati che si potranno impiegare in frutticoltura solo più nel Per ogni lavoro presentato sono indicate tutte le persone che hanno collaborato allo svolgimento della prova. Si intende inoltre ringraziare ancora Aldo Galliano, responsabile della sperimentazione fino al 2006, il quale, oltre ad aver avviato il gruppo di lavoro di sperimentazione di tecnica colturale, ha iniziato e condotto con serietà molte delle prove i cui risultati sono qui presentati oltre a rendersi successivamente disponibile a fornire preziosi consigli. 48

53 Situazione fitosanitaria Nonostante i timori iniziali per un avvio eccezionalmente anticipato, il decorso climatico della stagione 2007 si è rivelato favorevole per la maggior parte delle specie frutticole. Inoltre, grazie alla scarsa piovosità primaverile e alla puntuale applicazione in campo delle indicazioni fornite dai modelli matematici previsionali, non si sono verificate emergenze fitosanitarie. In collaborazione con i tecnici frutticoli del coordinamento CReSO, anche per il 2007, è stata condotta un indagine al fine di verificare l andamento fitosanitario sia per il pesco che per il melo. Nei grafici riportati sono segnalate in rosso le avversità maggiormente presenti nei frutteti per la campagna 2007, in giallo quelle mediamente presenti ed in verde quelle poco presenti. Fig. 1: Situazione fitosanitaria del melo nel elevata presenza in campo media presenza in campo bassa presenza in campo Afide grigio Afide lanigero Afide verde Antonomo Batteriosi Carpocapsa Carpocapsa (confusione) Cemiostoma Cydia molesta Eriofide Eulia Filloptosi Litocollete Marciume del colletto Mosca della frutta Per il melo (Fig. 1) l avversità principale è rappresentata dalla butteratura amara, in quanto altre avversità presenti in campo, come gli afidi (afide verde e afide lanigero) sono stati correttamente controllati e quindi non hanno fatto registrare danni elevati. Anche le arvicole rappresentano un problema costante di non facile risoluzione visto le ridotte possibilità di lotta. Il 2007 è stato caratterizzato anche da una discreta presenza di oidio e per quanto riguarda i fitofagi, di eulia. Piuttosto bassa invece è stata la presenza di carpocapsa in particolar modo negli appezzamenti in cui negli anni precedenti si è applicata la confusione sessuale anche se si è registrata sulle varietà medio tardive (Golden Delicious e Red Delicious) una certa presenza di frutti bacati ad opera della III generazione. Il favorevole andamento climatico e le scarse precipitazioni primaverili hanno consentito anche di avere anche una bassa incidenza di ticchiolatura. Oidio Piralide Ragnetto giallo Ragnetto rosso Scopazzi Sesia Tentredine Ticchiolatura Topi Zeuzera Alternaria Archips Butteratura amara (in campo) Cocciniglia di San Josè 49

54 Fig. 2: Situazione fitosanitaria del pesco nel elevata presenza in campo media presenza in campo bassa presenza in campo Cocciniglia di San Josè Butteratura amara (in campo) Archips Alternaria Zeuzera Topi Ticchiolatura Tentredine Sesia Scopazzi Ragnetto rosso Ragnetto giallo Piralide Oidio Mosca della frutta Marciume del colletto Litocollete Filloptosi Eulia Eriofide Cydia molesta Cemiostoma Carpocapsa (confusione) Carpocapsa Batteriosi Antonomo Afide verde Afide lanigero Afide grigio Per il pesco (Fig. 2) il 2007 è stata un annata particolarmente favorevole infatti a parte la cicalina, che ha colpito in particolare i giovani frutteti, le principali avversità di questa specie hanno registrato una bassa presenza nei frutteti. La Cydia molesta, fitofago chiave di questa coltura, ha fatto registrare popolazioni più elevate negli appezzamenti fuori confusione, ma comunque nel complesso la sua presenza rispetto alle annate passate è stata più ridotta, infatti non si sono registrati danni particolari alla raccolta. Le avversità che si evidenziano per il 2007 sono anche l oidio, i cancri rameali e, per i fitofagi, il tripide estivo e quello fiorale e l eulia, ma la loro presenza è comunque modesta. Da alcuni anni fortunatamente l Anarsia lineatella non rappresenta un pericolo e nel 2007 anche alcuni fitofagi emergenti come i miridi sono stati poco presenti in campo e non hanno causato danni alla raccolta. 50

55 Principi attivi non ammessi in Allegato I impiegabili solamente per il 2008 Qui di seguito riportiamo l elenco dei principi attivi che per la Dir. CEE 91/414 esauriranno il loro impiego nel corso del In tabella sono riportati tutti i principi attivi in corso di revoca, anche quelli non previsti dalle norme tecniche della Regione Piemonte. PRINCIPIO ATTIVO FORMULATO TERMINE ULTIMO DI IMPIEGO Carbaryl Sevin ecc 21/11/2008 Diazinon Diazol ecc 06/12/2008 Fenitrothion Sumit ecc 25/11/2008 Hexaconazole Anvil ecc 22/05/2008 Malathion Smart ecc 06/12/2008 Metomyl Entomil ecc 19/3/2009 Oxydemeton-methyl Metasistox ecc 21/11/2008 Phosalone Zolone ecc 22/06/2008 Tiodicarb Skipper ecc 25/11/2008 Triclorfon Torex ecc 21/11/2008 Principi attivi non ammessi in Allegato I e non più impiegabili PRINCIPIO ATTIVO FORMULATO TERMINE ULTIMO DI IMPIEGO Azinfos metile Gusathion ecc 31/12/2007 Bromopropylate Neoron 31/12/2007 Cartap Sanvex ecc 30/06/2007 Endosulfan Sutene ecc 02/06/2007 Vamidothion Kilval ecc 31/12/2007 Metalaxyl Ridomil ecc 14/06/

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57 Sperimentazioni di difesa 53

58 Indagini bioetologiche sui miridi dannosi per il pesco e definizione di strategie di difesa ecocompatibili Marco Pansa 2, Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Aldo Galliano 1, Graziano Vittone 1, Luciana Tavella 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve Negli ultimi anni sono stati segnalati in pescheti dell areale cuneese, in particolare in aziende frutticole ubicate in un territorio ad elevata densità di colture cerealicole e foraggere, danni sui frutti genericamente attribuiti a miridi ma soltanto in parte confrontabili con quanto osservato in precedenti esperienze sperimentali. Pertanto nel triennio sono state condotte ricerche volte ad accertare l effettiva responsabilità dei miridi nel determinare queste alterazioni, verificare il ruolo svolto dai cereali autunno-vernini nell attrarre e incrementare le popolazioni, valutare l efficacia insetticida di sostanze attive impiegate in peschicoltura al fine di contenere i danni senza aumentare ulteriormente i costi di produzione delle aziende e soprattutto l impatto sulla salute umana e ambientale. In linea generale le maggiori densità di miridi sono state rilevate in pescheto sulle piante erbacee negli interfilari adiacenti ai cereali autunno-vernini e il danno nei casi più gravi ha interessato l 8% della produzione. Tuttavia non è stata evidenziata una corrispondenza fra quantità di miridi presenti nel pescheto ed entità di danno sui frutti e ciò rende ancora più difficile l impostazione e la gestione della difesa contro questi fitomizi estremamente mobili. Occorre comunque una corretta gestione della copertura erbosa intervenendo con sfalci alternati negli interfilari prima che le piante erbacee raggiungano uno stadio fenologico poco gradito ai miridi e vengano quindi abbandonate. Fra le sostanze attive saggiate chlorpiryfos-methyl è stata quella che ha fornito i migliori risultati causando una mortalità del 100% in tempi rapidi sia in laboratorio che in semicampo. Introduzione A partire dall inizio degli anni 90, in alcuni areali del comprensorio frutticolo del sud Piemonte, sono stati segnalati danni su drupe di pesco nella fase di ingrossamento frutti; indagini sperimentali avevano consentito di individuare come fitofago responsabile il miride Lygus rugulipennis, definirne la bioetologia e progettare strategie di lotta per contenere i danni. Dopo un decennio, nel quale non erano più stati segnalati sintomi attribuibili all attività trofica del miride, a partire dal 2003 sono ricomparsi, in modo economicamente significativo, danni sui frutti sia di pesche che di nettarine genericamente attribuiti a miridi ma solo in parte confrontabili con quanto osservato nelle esperienze sperimentali precedenti. Tali alterazioni sono state segnalate prevalentemente in alcune aziende frutticole ubicate in un territorio caratterizzato da elevata densità di colture cerealicole e foraggere. Pertanto nel triennio , attraverso indagini di laboratorio e di campo, si è cercato di accertare l effettiva responsabilità dei miridi nel determinare tali alterazioni e di verificare il ruolo svolto dai cereali autunno-vernini nell attrarre e incrementare le popolazioni. Inoltre, sono state condotte prove per valutare l efficacia insetticida nei riguardi di L. rugulipennis di sostanze attive (s.a.) impiegate in peschicoltura contro altri fitofagi al fine di contenere i danni senza 54

59 aumentare ulteriormente i costi di produzione delle aziende e soprattutto l impatto sulla salute umana e ambientale. Materiali e metodi Le attività descritte sono state effettuate, per la parte di campo, sul territorio dei comuni di Lagnasco e di Fossano (provincia di Cuneo) e, per la parte di laboratorio, presso le strutture del Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente dell Università di Torino. Dinamiche di popolazione in agroecosistemi peschicoli Le indagini sono state condotte nel triennio , in pescheti dell areale cuneese nei quali erano stati segnalati negli anni precedenti danni attribuibili a miridi. Nei 13 pescheti esaminati nel triennio gli interfilari erano mantenuti inerbiti e veniva adottata la tecnica dello sfalcio alternato. La quasi totalità dei pescheti, nei quali erano stati osservati danni da miridi negli anni antecedenti, erano confinanti con appezzamenti di cereali autunno-vernini (frumento tenero o orzo). Per rilevare la presenza dei miridi nell agroecosistema pescheto sono stati effettuati campionamenti periodici da maggio ad agosto sulle piante erbacee degli interfilari di pesco partendo dall interfilare adiacente ai cereali, quando presente, e spostandosi gradualmente a distanze regolari all interno dell arboreto, oltre che sui cereali autunno-vernini confinanti. Per il campionamento, sulle piante erbacee della parte centrale dell interfilare, sono stati eseguiti 10 passaggi con retino entomologico per 3 ripetizioni. I miridi sono stati anche campionati nei campi di cereali autunno-vernini confinanti, effettuando 10 passaggi con retino per 10 ripetizioni sul lato più prossimo ai pescheti, nella parte centrale dell appezzamento. Gli insetti così raccolti sono stati poi prelevati con aspiratore entomologico, posti in provette di vetro e portati in laboratorio per la successiva determinazione. Nel 2005 nell areale esaminato sono state collocate anche 15 trappole cromotattiche gialle. Nei pescheti sono stati inoltre eseguiti controlli sui frutti dallo stadio di frutto-noce sino a maturazione per accertare la comparsa dei sintomi (nel 2005 e nel 2006) e un rilievo dei danni alla raccolta. Nel 2006 è stato valutato anche l effetto sulla densità di miridi in pescheto di un trattamento a base di piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari confinanti con cereali autunno-vernini in 2 arboreti dell area saluzzese, confrontando le popolazioni di fitofagi nelle parcelle trattata e non trattata. Prove di lotta Per contenere le popolazioni di L. rugulipennis sono state saggiate nel triennio le seguenti sostanze attive (s.a.): chlorpyrifos-methyl, malathion, phosmet, etofenprox, thiacloprid, thiametoxam, indoxacarb, spinosad e abamectin, molte delle quali sono impiegate comunemente nelle strategie di difesa integrata nei pescheti. Per ogni s.a. è stata valutata la tossicità diretta in prove di laboratorio e di semicampo; per quelle saggiate nel 2005 è stata verificata anche la persistenza in prove di semicampo. In laboratorio è stata inoltre calcolata la dose letale 50 (DL 50 ) delle s.a. che hanno determinato una mortalità alla dose di etichetta superiore al 50%. Prove di laboratorio. Per accertare la tossicità diretta e definire la DL 50 sono state effettuate prove in laboratorio secondo la metodologia descritta da Snodgrass (1996). Per ogni s.a. in esame è stata preparata la soluzione alla dose di etichetta e le successive diluizioni (diluizione 1:2). Le prove sono state condotte in provette di vetro, previamente trattate con 1 ml di soluzione distribuito in modo omogeneo su tutta la superficie. All interno di ciascuna provetta così trattata sono stati introdotti 3 adulti di L. rugulipennis insieme con un baccello di fagiolino, anch esso trattato, come substrato nutritivo. Per ogni s.a. e dose sono state eseguite 5 ripetizioni. Ulteriori 5 provette trattate con acqua deionizzata sono servite come testimone non trattato. La mortalità è stata poi controllata a 2, 24, 48 55

60 e 72 ore dal trattamento. Tutte le prove sono state svolte in cella climatizzata alle condizioni di temperatura 25±1 C, umidità relativa 70±5% e fotoperiodo 16 h. Prove di semicampo. Le prove di semicampo sono state eseguite in pescheti ubicati nel comune di Lagnasco nel e di Verzuolo (CN) nel Per le prove sono stati utilizzati isolatori costituiti da maniche di rete collocati su rami con frutti, previamente trattati con le s.a. in esame alla dose di etichetta. All interno di ogni isolatore sono stati introdotti 5 adulti di L. rugulipennis. Per ogni s.a. sono state eseguite 7 ripetizioni. Ulteriori 7 isolatori posti su branche trattate con acqua sono serviti da testimone non trattato. Il controllo della mortalità è stato eseguito 48 ore dopo il trattamento. Nel 2005 per malathion, etofenprox (f.c. Trebon), spinosad e thiacloprid è stata anche valutata la persistenza introducendo gli insetti una settimana dopo il trattamento ed osservandone la mortalità dopo 48 ore. Risultati Dinamiche di popolazione in agroecosistemi peschicoli Nell arco delle indagini svolte nel triennio , in linea generale le densità maggiori di miridi sono state rilevate in pescheto sulle piante erbacee negli interfilari adiacenti ai cereali autunno-vernini. La presenza di piante, soprattutto composite e leguminose, rinvenute frequentemente negli interfilari dei pescheti, dovrebbe garantire la permanenza dei fitomizi sulla cotica erbacea ma, in periodi di siccità o in caso di elevate densità di popolazione, questi possono passare sulle piante di pesco ed arrecare danni alle drupe o ai germogli. Nei pescheti con una certa estensione i danni maggiori sono stati generalmente riscontrati sulle piante nei filari confinanti con i cereali autunno-vernini e sono andati aumentando a partire dalla fine di giugno, quando gli adulti di L. rugulipennis incominciano ad abbandonare i cereali ormai maturi alla ricerca di altre piante ospiti. La percentuale di danno sui frutti controllati nel corso delle stagione vegetativa si è mantenuta sotto il 3% nel 2005 con la sola eccezione del pescheto 1 (percentuale di danno 9%) e del 7% nel Il danno alla raccolta è stato variabile all interno degli stessi pescheti a seconda degli anni con percentuali di danno sino a 8% nei casi più gravi. Nel corso del triennio di indagine è emerso che non sempre esiste una corrispondenza fra quantità di miridi presenti nel pescheto ed entità di danno sui frutti e ciò rende ancora più difficile l impostazione e la gestione della difesa contro questi fitomizi estremamente mobili. Per quanto concerne i cereali autunno-vernini la densità di miridi è sempre stata superiore sull orzo rispetto al frumento perchè su quest ultimo, nel mese di maggio, veniva effettuato un trattamento a base di λ-cyhalothrin, per contenere la cimice del frumento Eurygaster maura. Questa s.a., come la maggioranza dei piretroidi, esplica una notevole azione abbattente anche sui miridi ed in particolare sugli stadi giovanili di L. rugulipennis riducendone così la popolazione di partenza. Tale riduzione non è però sufficiente a limitare il danno su pesco, perché anche nei pescheti confinanti con frumento soggetto a trattamento le percentuali di frutti danneggiati nel 2005 e nel 2006 sono state elevate. Nel 2005 l impiego di trappole cromotattiche gialle non ha consentito di rilevare né la densità di popolazione né gli spostamenti del miride all interno dell areale indagato. Infatti non è risultata alcuna corrispondenza fra le catture di L. rugulipennis con le trappole e le catture con il retino entomologico. Durante le presenti indagini sono state riscontrate alterazioni sulle drupe radicalmente differenti da quelle descritte precedentemente. In particolare sulle nettarine della cv Big Top le punture trofiche di L. rugulipennis determinano la comparsa di cavità crateriformi che si approfondiscono nella 56

61 polpa del frutto senza alcuna produzione di essudati gommosi. Occorrerà per il futuro quindi valutare la suscettibilità all attacco dei miridi delle cv di pesco di recente introduzione nell ottica di scegliere per le aree a rischio quelle meno sensibili. Il trattamento con piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari confinanti con cereali autunnovernini ha determinato un abbattimento immediato della popolazione di miridi in entrambi i pescheti (figura 1). Tuttavia, già pochi giorni dopo l esecuzione del trattamento, la parcella trattata veniva rapidamente ricolonizzata dai fitofagi che raggiungevano densità pressoché uguali a quelle riscontrate nella parcella non trattata (figura 1). Prove di lotta I risultati delle prove condotte in laboratorio sono riportati nelle tabelle 1 e 2 e nella figura 2. Fra le s.a. saggiate, chlorpiryfos-methyl ed etofenprox nel formulato commerciale (f.c.) Trebon sono state le più efficienti con una mortalità degli insetti pari a 100% dopo 48 ore dal trattamento. In particolare chlorpiryfos-methyl ha provocato una mortalità del 67% già dopo 2 ore dal trattamento (figura 2) e ha presentato una DL 50 molto inferiore rispetto alla dose di etichetta (tabella 2). Anche malathion ed etofenprox nei f.c. Trebon star e Trebon star new hanno mostrato un elevata tossicità causando una mortalità rispettivamente pari a 91, 93 e 73%. Al contrario indoxacarb, phosmet, abamectin, thiacloprid e thiametoxam hanno determinato una bassa mortalità compresa tra 7 e 13%, mentre spinosad non ha esplicato alcuna azione nei confronti del fitomizo. Per quanto riguarda le prove di semicampo nel 2005 (figura 3), le sostanze attive più efficaci fra quelle saggiate nelle prove di semicampo sono state etofenprox (f.c. Trebon) e malathion con una mortalità rispettivamente di 42% e 49%. Spinosad e thiacloprid hanno invece fornito valori di mortalità bassi, inferiori a 20%. Nelle prove di persistenza tutti i prodotti hanno ridotto all incirca del 50% la loro efficacia nei confronti del fitomizo, ad eccezione del malathion che ha mostrato una riduzione ancora più netta. Nel 2006 (figura 3), l unica s.a. che ha esplicato un azione di contenimento del fitomizo è stata malathion con una mortalità decisamente maggiore rispetto al Etofenprox (f.c. Trebon star), spinosad e thiacloprid hanno mostrato un azione nulla o scarsa nei confronti di L. rugulipennis. Nel 2007 (figura 5), chlorpyrifos-methyl, con una mortalità del 100%, ha dimostrato di essere la s.a. più efficace anche in condizioni di semicampo. Al contrario di quanto osservato nelle prove di laboratorio, anche indoxacarb ha manifestato un elevata tossicità, pari a 100%, in semicampo. Buoni risultati sono stati poi ottenuti con i due f.c. di etofenprox; in particolare Trebon star ha causato una mortalità pari a 81% contro quella nulla osservata nel Le altre s.a. sono state mediamente tossiche, thiamethoxam e phosmet, oppure del tutto inefficaci, abamectin. Conclusioni Nel corso dei campionamenti effettuati nel triennio è emerso come il problema miridi in peschicoltura sia estremamente imprevedibile e di conseguenza di difficile gestione. Fra le tecniche di monitoraggio adottate, l impiego del retino entomologico è stata quella che ha consentito di rilevare con maggior certezza la consistenza e l andamento delle popolazioni di miridi nei pescheti. Questi fitomizi, essendo molto mobili, in genere colonizzano e danneggiano rapidamente la coltura, sfuggendo così ai trattamenti insetticidi. Le alterazioni alle drupe sono causate dagli adulti, principalmente di L. rugulipennis, provenienti da altre colture erbacee, come frumento o foraggere, giunte ad una fase fenologica non più gradita all insetto. Al fine di evitare che i miridi giungano sulle piante di pesco è consigliabile mantenere inerbiti gli interfilari, in particolare in quei pescheti inseriti in un areale cerealicolo, in modo che gli adulti 57

62 provenienti da frumento e orzo in maturazione possano insediarsi sulle piante erbacee, che in linea di massima sono più attrattive del pesco. Occorre comunque una corretta gestione della copertura erbosa intervenendo con sfalci alternati degli interfilari prima che le piante erbacee raggiungano uno stadio fenologico poco gradito ai miridi e vengano quindi abbandonate. Particolare attenzione deve essere rivolta alla difesa dei filari confinanti con cereali autunno-vernini o prati, che costituiscono la prima barriera incontrata dai fitomizi durante le migrazioni dalle colture erbacee verso i pescheti. Il trattamento con piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari non è stato tuttavia risolutivo per il problema dei miridi in pescheto. Questa pratica è quindi sconsigliabile oltre che per la bassa efficienza anche per il notevole impatto negativo sull artropodofauna utile. Ringraziamenti Si ringraziano vivamente le numerose aziende presso le quali sono state condotte le indagini e i tecnici che hanno partecipato alle attività (Sabena G., Agenzia 4A e Ribotta M., LagnascoGroup). Sostanza attiva formulato commerciale dose di etichetta % mortalità Chlorpyrifosmethyl Reldan 22 2,50 ml/l 100,00 Malathion Smart EW 2,50 ml/l 91,00 Phosmet Imidan WDG 2,00 g/l 6,67 Etofenprox Trebon 0,50 ml/l 100,00 Etofenprox Trebon star 1,00 ml/l 93,33 Etofenprox Trebon star new 0,95 ml/l 73,33 Thiacloprid Calypso 0,25 ml/l 6,67 Thiamethoxam Actara 25 WG 0,20 g/l 6,67 Indoxacarb Steward 0,165 g/l 6,67 Spinosad Laser 0,25 ml/l 0,00 Abamectin Vertimec EC 0,75 ml/l 13,33 Tabella 1 Mortalità di adulti di Lygus rugulipennis causata dopo 48 ore dalle s.a. saggiate alla dose di etichetta nelle prove di laboratorio (valori corretti con la formula di Abbott). 58

63 Sostanza attiva Chlorpyrifosmethyl Etofenprox Etofenprox formulato commerciale Reldan ,60±0,41 0,089 (0,059-0,14) 264 0,20 (0,070-0,33) Malathion Smart EW 1,36±0,24 77,44 71 Trebon 270 3,62±0,42 Trebon star new n. insetti saggiati SLOPE±ES DL 50 (ml f.c. a /l) χ 2 g.l. (99% LF b ) 34, ,14 (0,11-0,17) 81,10 Etofenprox Trebon star 90 3,42±0,68 0,37 17,13 (0,25-0,56) 90 1,57±0,39 0,26 (0,15-0,48) c 24,71 23 Tabella 2 Tossicità (DL 50 ) delle sostanze attive più efficaci su adulti di Lygus rugulipennis rilevata nelle prove di laboratorio. a f.c.: formulato commerciale. b LF: limiti fiduciali. c limiti fiduciali 95% L. rugulipennis/10 retinate az.1 - non trattato az.1 - trattato az.2 - non trattato az.2 - trattato 0 06/06 16/06 27/06 07/07 18/07 28/07 08/08 22/08 Figura 1 Andamento della popolazione di Lygus rugulipennis negli interfilari delle 2 parcelle (trattata con piretroide il 3 luglio e non trattata) nei 2 pescheti indagati nel % mortalità h 24h 48h chlorpyrifos-methyl malathion etofenprox (Trebon) etofenprox (Trebon star) etofenprox (Trebon star new ) Figura 2 Mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2, 24 e 48 ore dopo il trattamento con le sostanze attive più efficaci nelle prove di laboratorio (valori corretti con la formula di Abbott). 59

64 60 malathion ,55 49,24 etofenprox spinosad thiacloprid % mortalità ,31 18,47 6,55 22,95 6,55 8,19 0 t0 t1 Figura 3 Prove di semicampo nel 2005: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis, introdotti immediatamente (t0) o 7 giorni (t1) dopo il trattamento, rilevata 2 giorni dopo l introduzione (valori corretti con la formula di Abbott) % mortalità malathion etophenprox (Trebon star) spinosad 6.26 thiacloprid Figura 4 Prove di semicampo nel 2006: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2 giorni dopo il trattamento (valori corretti con la formula di Abbott) % mortalità etophenprox (Trebon star) etophenprox (Trebon star new) 0.00 abamectin thiamethoxam phosmet chlorpyrifosmethyl indoxacarb Figura 5 Prove di semicampo nel 2007: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2 giorni dopo il trattamento (valori corretti con la formula di Abbott). 60

65 Aggiornamenti sulle strategie di difesa finalizzate al controllo dell afide lanigero (Eriosoma lanigerum) del melo Daniele Demaria 1, Giuseppe Monge 1, Daniela Dutto 1, Alessandro Bevilacqua 1, Manuela Robasto 1, Fabrizio Vittone 1, Alessandro Cesano 2, Graziano Vittone 1, Alberto Alma 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Sintesi L afide lanigero del melo può causare danni significativi con comparsa di cancri, riduzione delle gemme a frutto, frutti con pezzature ridotte e da produzione di melata. Considerato fino ad ora un problema grave solo per gli impianti a conduzione biologica, con il ritiro dal mercato del fosforganico Vamidothion, anche nei frutteti a conduzione convenzionale questo afide è gradualmente tornato ad essere presente in quantità preoccupante. Nel 2005 pertanto sono state avviate prove di difesa preliminari in campo, proseguite nel 2006 e nel 2007, per accertare l efficacia di principi attivi alternativi per il controllo dell afide lanigero e per verificare la funzionalità dei tempi d applicazione individuati con la sperimentazione condotta negli anni precedenti. Introduzione L afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum Haus.) è stato, per molti anni, un fitofago che causava problemi principalmente nei meleti a conduzione biologica. Infatti gli impianti convertiti al biologico,essendo stati in precedenza a conduzione convenzionale, presentano particolari caratteristiche strutturali come densità elevate, cultivar suscettibili a malattie fungine e parassiti più comuni, portinnesti ad elevata vigoria e così via. Tali condizioni sono favorevoli al proliferare dell E. lanigerum, che in effetti infesta pesantemente i meleti biologici. L afide lanigero è tornato ad essere presente anche negli impianti a conduzione convenzionale a seguito del ritiro dal mercato del principio attivo Vamidothion, che nel periodo del suo utilizzo aveva ben contenuto il proliferare dell E. lanigerum, e si è presentata la necessità di mettere in atto nuove strategia di difesa. Le prove sperimentali condotte negli ultimi anni hanno affrontato dapprima lo studio di possibili antagonisti naturali dell afide (Aphelinus mali), prove di applicazione di insetticidi ammessi in agricoltura biologica e interventi di difesa con principi attivi alternativi al Vamidothion. Per quanto riguarda l indagine sull A. mali si è concluso che questo imenottero, nel nostro areale di produzione, non è un limitatore efficiente dell afide in studio per diversi motivi: la sua persistenza sul materiale di potatura è scarsa, è presente in numero molto limitato nel momento in cui si ha la proliferazione dell E. lanigerum e raggiunge un picco di popolazione solamente a fine agosto quando è ormai troppo tardi. Le prove di difesa effettuate con i diversi prodotti ammessi nell agricoltura biologica hanno portato alla conclusione che vi sia una scarsa efficacia dei trattamenti autunnali e primaverili precoci mentre i risultati migliori si ottengono con il posizionamento degli interventi in postfioritura. Queste informazioni sono state utilizzate per impostare i tempi d intervento anche nelle prove di difesa convenzionale. Le prove sperimentali avviate in via preliminare nel 2005, e proseguite nel biennio , avevano lo scopo di valutare l efficacia di nuovi principi attivi 61

66 (da soli o in miscela) utilizzabili in difesa convenzionale ed integrata oltre che definire con precisione i tempi di applicazione in post-fioritura. Materiali e metodi Prova 2006 La prova del 2006 è stata condotta in un impianto di Pagno di mele Golden Delicious (portinnesto M26) del 1996, sesto d impianto 4,5 x 1,5 metri e densità di impianto di 1480 piante per ettaro. Sono stati verificati i seguenti principi attivi (tabella 1): - Thiamethoxam: aficida paragonabile come effetto abbattente al Vamidothion ma con persistenza nel tempo inferiore. Il principio attivo è stato utilizzato da solo ed in miscela con il bagnante Break-thru (trisilossano) e con abamectina per la verifica di eventuali sinergie tra le due molecole in grado di prolungare l azione e la persistenza in pianta dell aficida. - Malathion: proposta tecnica formulata da società produttrici di agrofarmaci che hanno riscontrato l azione interessante dell organofosforato se impiegato in miscela con l aficida neonicotinoide Imidacloprid. - Thiacloprid: principi attivi appartenente al gruppo dei neonicotinoidi impiegabile in post fioritura per la lotta a Cydia pomonella. Per questo motivo è stato inserito nelle tesi a confronto per verificare l eventuale azione collaterale nei confronti di E. lanigerum. I principi attivi inseriti nelle tesi a confronto sono stati applicati, alla luce delle esperienze maturate con l attività in campo svolta negli anni precedenti, in post fioritura, (inizio ingrossamento frutti), su colonie ad inizio attività non ancora coperte dalla secrezione cerosa (epoca Vamidothion, 23 maggio) e su colonie in piena attività, quindi completamente coperte da lanugine, con la migrazione verso le ascelle fogliari già avviata (9 giugno). Prova 2007 La prova del 2007 si è svolta in un azienda di Saluzzo su cultivar Golden Delicious (portinnesto M26) del 1987 avente sesto d impianto di 4,5 x 2 metri. Nel 2007 i principi attivi testati sono stati (tabella 2): - Thiamethoxam: per confermarne l efficacia dimostrata nell anno precedente, da solo o in associazione con diverse sostanze aggiuntive; - Flonicamide: insetticida sistemico di recente autorizzazione, principalmente attivo contro afidi, cicadelle e tripidi ed adatto alla gestione integrata dei parassiti. I tempi di applicazione sono riferibili, come epoche del ciclo biologico dell afide lanigero, all inizio della comparsa delle colonie (27 aprile) e a inizio migrazione (24 maggio). In entrambe gli anni al fine di quantificare l evoluzione dei livelli di popolazione in pianta del fitomizo sulle piante centrali di ogni ripetizione sono stati conteggiati i punti di attacco (PDA) definendo per ognuno la classe di danno in funzione del numero di individui per colonia e dell area coperta. Le classi utilizzate sono state: classe 0,5: ascella fogliare ad inizio colonizzazione; classe 1: punto d attacco lieve con meno di 5 individui posizionato sul ramo o ascella di foglia; classe 2: punto d attacco medio con più di 5 individui e colonia completamente vestita; classe 3: punto d attacco grave che interessa un'area estesa > di 5 cm. Per ogni pianta sono stati moltiplicati tutti i PDA per il valore della loro classe e quindi sono stati sommati ad ottenere una sommatoria dei PDA per ogni pianta. Il loro valore medio costituisce l indice di attacco per ogni tesi. 62

67 I dati sono stati analizzati statisticamente con il software SPSS attraverso l analisi delle varianze ad una via (ANOVA ad una via) e con il test Bonferroni per la separazione delle medie. Risultati Prova 2006 L andamento stagionale è stato particolarmente favorevole allo sviluppo delle colonie in campo dall inizio di maggio sino alla metà di luglio. Come risulta dai controlli effettuati l incremento dei PDA è stato significativo e costante per tutto il periodo indicato. Di conseguenza nella definizione dei tempi di applicazione, il secondo periodo di intervento che era previsto ad un mese circa dalla applicazione ad inizio comparsa colonie è stato anticipato vista la progressione preoccupante dei livelli di popolazione in campo. Ad inizio del mese di agosto la situazione climatica è cambiata con abbassamenti termici significativi e soprattutto con ripetute precipitazioni a carattere temporalesco. Di conseguenza la presenza dell afide è stata fortemente condizionata in senso negativo per cui, grazie all azione dilavante delle precipitazioni della seconda metà di agosto, l indice di attacco si è azzerato sia nelle tesi trattate sia nel controllo, rendendo di fatto non realizzabile il confronto tra l efficacia e la persistenza ottenibile con epoche di applicazione differenziate. Nei limiti della significatività determinati dall evoluzione dell indice d attacco sopra riportato, i risultati riportati in figura 1 mostrano che le migliori prestazioni sono state ottenute con l aficida Thiamethoxam in miscela con il nuovo bagnante Break thru, mentre per quanto riguarda l epoca di applicazione le migliori performance sono state ottenute con il trattamento precoce ad inizio attività colonie. L efficacia verificata in campo di Malathion + Imidacloprid è stata confrontabile a quanto ottenuto con Thiamethoxam in miscela con Break thru ed anche in questo caso i risultati numericamente migliori sono stati ottenuti con applicazione precoce. Il neonicotinoide Thiacloprid applicato nella fase di inizio attività dell afide non ha mostrato alcuna efficacia.di contenimento. Prova 2007 Nella figura 2 è possibile valutare l efficacia dei vari p.a. nelle diverse tesi a confronto. Il Thiamethoxam si è riconfermato come molecola efficace nella lotta all afide, sia utilizzato da solo sia in miscela in diverse soluzioni (trisilossano, abamectina) e con olio estivo. Si conferma come epoca migliore d intervento quella precoce, cioè all inizio della comparsa delle colonie (nel 2007 il trattamento è stato effettuato il 27 aprile). Infatti nel grafico si nota come tutte le tesi contenenti Thiamethoxam hanno una media di sommatoria dei punti di attacco (valore con cui si è confrontato il danno) sempre inferiore nel caso in cui il trattamento sia stato effettuato il 27 aprile rispetto all applicazione del 24 maggio. Particolarmente efficace nel contenimento dell afide lanigero è stata l applicazione il 27 aprile di Thiamethoxam e trisilossano seguita, il 24 maggio, da olio estivo. L utilizzo di solo olio estivo (prodotto che peraltro sarebbe ammesso anche negli impianti a conduzione biologica) non ha dato risultati soddisfacenti in entrambe le applicazioni come in effetti era già stato evidenziato nelle prove degli anni precedenti. Per questa tesi si è avuto un indice di attacco superiore nel caso di trattamento precoce a differenza di tutte le altre tesi. Il principio attivo alternativo, la Flonicamide, utilizzato solamente nella fase precoce di inizio comparsa delle colonie (27 aprile) si è rivelato del tutto inefficace nella lotta all E. lanigerum; il danno riscontrato in tale tesi infatti è paragonabile a quello che si è avuto nel controllo non trattato. 63

68 Conclusioni Dal momento che le indagini a suo tempo effettuate sull imenottero antagonista A. mali hanno permesso di stabilire che la sua azione di contenimento non è efficace nell areale piemontese, si sono rese necessarie delle verifiche sui principi attivi impiegabili. La verifica condotta nel 2006 ha fornito indicazioni in ordine alla efficacia di Thiamethoxam ed alla possibilità di ottenere utili sinergie, sul piano della efficacia e della persistenza, impiegandolo in miscela con Break thru. Purtroppo non si possono valorizzare i risultati ottenuti con la miscela Malathion + Imidacloprid che aveva dato risultati interessanti in quanto il fosforganico non ha superato la verifica per la revisione europea. Come già riferito l intervallo di tempo tra le due applicazioni, previsto originariamente in protocollo in 30 giorni, è stato ridotto a 15 causa la rapida e preoccupante crescita del livello di popolazione in campo con conseguente colonizzazione del meleto registrata in pochi giorni dopo la ripresa di attività delle forme svernanti. Alla luce dei risultati ottenuti pare si possa presumere che un ulteriore ritardo nell applicazione tardiva avrebbe determinato un significativo incremento di danni sui frutti alla raccolta. Il trattamento precoce ha impedito le pullulazioni anomale a focolaio che caratterizzano l attività di E. lanigerum e che possono poi renderne difficile il controllo. Il lavoro del 2007 ha confermato l efficacia del Thiamethoxam, sia utilizzato da solo che in miscela con diverse sostanze (adesivanti, abamectina e olio estivo). Inoltre, per tutte le tesi confrontate l epoca migliore del trattamento si è confermata essere quella precoce, ad inizio della comparsa delle colonie. Con questa tempistica di intervento si ha un ottimo controllo dell afide nella fase primaverile, ma non si esclude che si possa avere un ritorno del problema nel periodo estivo. Il Thiamethoxam è un neonicotinoide che nel 2007, secondo il disciplinare PSR, poteva essere impiegato una sola volta e se impiegato nel momento di inizio comparsa delle colonie non poteva essere sfruttato una seconda volta nella stessa stagione vegetativa. Gli attuali aggiornamenti del PSR modificano in parte tale situazione in quanto consentirebbero un eventuale utilizzo ripetuto (2 volte) del neonicotinoide anche se si dovranno evitare applicazioni ripetute per non incorrere in rischi di resistenza. Un buon risultato è stato ottenuto da un secondo intervento con olio estivo che almeno nelle condizioni della prova è stato sufficiente per il contenimento dell afide. Tuttavia, anche su segnalazione del servizio tecnico, pare che in taluni casi ciò non sia sufficiente. E evidente quindi la necessità di proseguire lo studio per ricercare soluzioni che consentano di recuperare almeno in parte la persistenza nel contenimento dell avversità che il principio attivo Vamidothion fa rimpiangere. Si prevede di continuare la prova nel 2008 con la verifica dell opportunità di un intervento autunnale aggiuntivo con olio estivo e clorpirifos-metile. Tale scelta, in contrasto con alcune acquisizioni degli anni precedenti, sarebbe motivata dall andamento stagionale favorevole allo sviluppo dell afide che ne avrebbe determinato la persistenza sulla parte aerea sino ad autunno inoltrato. Verrà considerato standard l intervento con Thiamethoxam in primavera ad inizio migrazione e verrà nuovamente valutata la convenienza di un intervento ad inizio estate con olio estivo e clorpirifos metile. Ringraziamenti Si ringraziano vivamente le aziende Valla P. e Nicola A. per la gentile disponibilità nell accogliere le operazioni di sperimentazione. Si ringraziano altresì i tecnici Ribotta M., Martini S. e Ferrato V. (LagnascoGroup). 64

69 Principio attivo Formulato commerciale Dose f.c. g-cc/hl Thiamethoxam * Actara 25 WG 30 Thiamethoxam + * Adesivante Thiamethoxam + * Abamectina Malathion + * Imidacloprid Actara 25 WG Break thru Actara 25 WG Vertimec EC 19 Smart EW Warrant SL Thiacloprid Calipso 20 Fase fenologica Inizio comparsa colonie (23 Maggio) Inizio comparsa colonie (23 Maggio) Inizio comparsa colonie (23 Maggio) Inizio comparsa colonie (23 Maggio) Inizio comparsa colonie (23 Maggio) Controllo - - Tabella 1: tesi a confronto nella prova Le tesi segnate con asterisco (*) hanno anche un applicazione tardiva a inizio migrazione (9 giugno) Thiamethoxan Thiamethoxan + adesivante Precoce Tardivo Thiamethoxan + Abamectina Malathion + Imidacloprid Thiacloprid Controllo Figura 1: efficacia dei principi attivi nella prova 2006, danno espresso come media di sommatoria dei Punti di Attacco. 65

70 Principio attivo Formulato commerciale Dose f.c. g-cc/hl Thiamethoxam * Actara 25WG 30 Thiamethoxam + * trisilossano-et.-pr. Thiamethoxam + * Abamectina Thiamethoxam + * Olio Estivo Actara 25WG Break thru Actara 25WG Vertimec EC19 Actara 25 WG Ultracitus Olio Estivo * Ultracitus 1500 Flonicamide Teppeki 14 Thiamethoxam + trisilossano-et.-pr Actara 25WG Break thru Fase fenologica Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Inizio comparsa colonie (27 aprile) Olio Estivo Ultracitus 1500 Inizio migrazione (24 maggio) Controllo non trattato - - Tabella 2: tesi a confronto nella prova Le tesi segnate con asterisco (*) hanno anche un applicazione tardiva a inizio migrazione (24 maggio). 66

71 Figura 2: efficacia dei principi attivi nella prova 2007, danno espresso come media di sommatoria dei PDA; a colore uguale corrisponde lo stesso trattamento effettuato nelle 2 epoche (precoce e tardiva). 67

72 Indagini sulle popolazioni di roditori arvicolidi che provocano danni agli impianti di melo ed actinidia e sullo stato di utilizzo della strategia di difesa consigliata agli operatori Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Daniela Dutto 1, Graziano Vittone 1, Luciano Santini 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose "G. Scaramuzzi", Sez. Entomologia agraria, Università degli Studi di Pisa. Riassunto breve Nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte si registrano danni agli apparati radicali di melo provocati da roditori Arvicolidi. Le indagini condotte negli anni avevano individuato come responsabile l arvicola del Savi (Microtus savii de Sèl. Longchamps). Dalle osservazioni condotte dalla rete di assistenza tecnica sembravano non più efficaci come un tempo le applicazioni con cariossidi di grano tenero imbevute di una soluzione oleosa a base del rodenticida anticoagulante Chlorophacinone. Inoltre, a causa del rinvenimento di fori di maggiori dimensioni, vi era il sospetto della presenza di una specie diversa da quella nota per la quale si ipotizzava una mancata efficacia del metodo. A partire dalla fine del 2005 sono pertanto state avviate delle sperimentazioni che hanno consentito di individuare la presenza di una seconda specie di arvicolide, l Arvicola scherman, della quale era ignota in precedenza la presenza nei frutteti del comprensorio cuneese. È importante tuttavia ricordare che M. savii resta la specie alla quale imputare la maggior parte dei danni agli impianti. Dagli approfondimenti condotti risulta che la difesa consigliata per M. savii è altrettanto valida per A. scherman. È stata poi effettuata un indagine presso gli operatori dalla quale sono emerse modalità di difesa pericolose e illegali oltre che inappropriate. È stata pertanto predisposta e distribuita una nota informativa con i risultati dell indagine, con l obiettivo di disincentivare tali pratiche e promuovere la tecnica a base di cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone. Infine è stata messa a punto una macchina distributrice che dovrebbe migliorare la distribuzione e rendere più facile l adozione del metodo di difesa basato su cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone, l unico efficace oltre che il solo ad essere legalmente impiegabile in pieno campo. Introduzione A metà degli anni 90 in molte aziende del comprensorio frutticolo del sud Piemonte erano stati rilevati danni economicamente significativi provocati da arvicolidi a carico degli apparati radicali di giovani impianti di melo messi a dimora su portainnesti nanificanti. Le indagini condotte in campo avevano consentito di individuare l arvicola del Savi (Microtus savii de Sèl. Longchamps) quale agente responsabile dei danni all apparato radicale e con conseguente morte delle piante. Su soggetti di altre specie (actinidia e pesco) non erano stati evidenziati danni anche se nell interfila erano evidenti i fori provocati dall attività dell arvicola. Le prove di lotta effettuate all epoca, distribuendo nei fori esche trattate secondo la tecnica messa a punto dal Coordinatore scientifico, avevano dato buoni risultati. La popolazione in campo delle 68

73 arvicole era sensibilmente diminuita e di conseguenza i danni si limitavano ai soggetti posti su file perimetrali disposte lungo canali di irrigazione, fossi ecc. A distanza di circa 10 anni il fenomeno si è riproposto in molte aziende con danni economicamente significativi sia a carico della specie melo che in impianti di actinidia. Questo ha indotto il CReSO a riprendere la sperimentazione relativa al contenimento di questi animali, già condotta a metà degli anni 90. Prima di esaminare i risultati emersi nell ultimo triennio , è necessario ricordare quelle che sono le più importanti condizioni favorenti la diffusione del fenomeno. Esse sono le seguenti: - l inerbimento permanente su tutta la superficie del frutteto, fatto che costituisce una fondamentale fonte di approvvigionamento di cibo vegetale per le arvicole. - altre pratiche agronomiche che, pur nella loro corretta applicazione, possono al tempo stesso favorire la diffusione di questi roditori. Fra tutte queste il ricorso esclusivo all irrigazione localizzata che, seppur validissima nell ottimizzare le risorse irrigue, non concorre al contenimento del proliferare delle arvicole che vivono nel suolo. - la difficoltà di agire nell ambito dei frutteti da parte dei predatori alati, diurni e notturni. Le arvicole hanno in effetti molti nemici naturali fra gli animali vertebrati. Fra questi alcuni mammiferi quali la Volpe, il Tasso e la Donnola, solo per citare i più attivi nell area in oggetto e, fra gli uccelli rapaci diurni, la Poiana e, fra quelli notturni, il Barbagianni, l Allocco e il Gufo comune. Per quanto riguarda in particolare gli uccelli rapaci citati, nonostante una loro presenza relativamente soddisfacente, in certi periodi dell anno essi trovano difficoltà ad esercitare la loro azione predatoria nel frutteto in quanto fortemente ostacolati dalle coperture antigrandine. Dalle osservazioni condotte dalla rete di assistenza tecnica sembravano non più efficaci come un tempo le applicazioni con cariossidi di grano tenero imbevute di una soluzione oleosa a base del rodenticida anticoagulante Chlorophacinone secondo il protocollo a suo tempo definito. Inoltre, a causa del rinvenimento di fori di maggiori dimensioni, vi era il sospetto della presenza di una specie diversa da quella nota per la quale si ipotizzava una mancata efficacia del metodo. Lo scorso anno è stato avviato un progetto col quale è stato possibile: - verificare, sebbene sulla base di due soli esemplari, la presenza di una specie, l Arvicola scherman, di cui non era nota la diffusione nel nostro areale; - Verificare che la tecnica di difesa a base di cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone è ancora efficace; - Migliorare una macchina per la distribuzione meccanica dell esca. Questa operazione infatti pare essere l unico limite alla diffusione del metodo di difesa appropriato che viene visto come eccessivamente oneroso dagli operatori. Quest anno il progetto è proseguito per: - Confermare la presenza della nuova specie mediante il reperimento di altri esemplari; - Migliorare ulteriormente la macchina distributrice di esca che aveva presentato problemi nel meccanismo di rilascio dell esca; - Condurre un indagine tra le aziende che presentano problemi da arvicolidi per registrare le modalità di difesa comunemente messe in opera e soprattutto verificare se vi sono criticità imputabili al metodo di difesa basato sulle cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone. 69

74 Materiali e metodi Ricerche della nuova specie Per confermare la diffusione di una specie di cui non era nota la presenza negli impianti del nostro areale è stata innanzitutto allertata la rete dei tecnici operanti sul territorio affinché venissero segnalate presenze di arvicole apparentemente differenti da Microtus savii. Inoltre sono state acquistate 20 trappole modello Sherman per la cattura un campi infestati. Le trappole posizionate in prossimità dei fori e con un pezzo di mela all interno (come esca) erano controllate per la presenza di arvicole quotidianamente nel periodo da fine ottobre a metà dicembre. Il monitoraggio prosegue inoltre nei primi mesi del Macchina distributrice Il prototipo di macchina spalleggiata per la distribuzione meccanica dell esca è stata messa a punto in stretta collaborazione con l officina meccanica Gerbaudo di Villafalletto (CN). In particolare è stata simulata in campo l operazione di distribuzione nei fori e sono state suggerite le migliorie all artigiano che ha provveduto ad ideare e realizzare le soluzioni tecnologiche necessarie. Indagine nelle aziende L indagine è stata effettuata in una ventina di aziende del comprensorio frutticolo del sud Piemonte con particolare riferimento all area saluzzese dove più frequente è la segnalazione dei danni a carico dei giovani impianti di melo. È stato indagato mediante un modulo appositamente predisposto: - Il livello di infestazione dell anno in corso e degli anni precedenti chiedendo la presenza di fori, il danno registrato e la difesa messa in campo - Il tipo di difesa impiegato e, nel caso fosse impiegato il metodo basato sulle cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone, che tipo di grano, quale principio attivo, quale dose, che tipo di miscelamento, quante ore di impregnazione, come viene conservata l esca, come è distribuita e se vengono chiusi i fori dopo l intervento e quando. Risultati Ricerche della nuova specie Come accertato nelle precedenti sperimentazioni i responsabili del deperimento e della morte delle piante da frutto (principalmente melo ed actinidia) sono le arvicole, un gruppo morfologicamente ed etologicamente ben distinto dai normali topi (Topo domestico, Fig. 1, e Topo selvatico), più facilmente osservabili in tali contesti. La loro presenza infatti può essere rilevata solo notando la presenza di più o meno numerosi fori di sbocco in superficie delle gallerie sotterranee (Fig. 2) da esse scavate in continuazione e, nei casi più gravi, constatando il deperimento (fino al disseccamento) delle piante da frutto (Fig. 3) che, una volta estratte dal suolo, presentano l apparato radicale più o meno completamente decorticato. Infatti, a differenza dei comuni topi anzi ricordati, le arvicole vivono e si spostano prevalentemente entro complesse gallerie sotterranee da esse stesse scavate e frequentano il soprasuolo per brevi tratti, solo quando è presente una abbondante coltre di piante erbacee, della parte verde delle quali esse si nutrono prevalentemente e la cui assunzione è fondamentale per consentire la loro riproduzione. Allorché l erba viene improvvisamente a mancare, soprattutto per le gelate invernali, sono le radici delle piante da frutto ad essere attaccate e decorticate, spesso fino ad esserne condotte a morte. Va infine detto che per le arvicole, contrariamente a quanto accade per i topi e per i ratti (generalmente onnivori e che non attaccano mai gli apparati radicali delle piante legnose), non risultano appetibili esche tossiche che non siano a base di prodotti vegetali freschi (inclusi i semi di Graminacee). 70

75 La specie più importante, perché più diffusa e responsabile dei danni maggiori nel contesto considerato, è l Arvicola del Savi (Microtus savii, Fig. 4), un roditore di piccola taglia (circa 20 gr. di peso e 4-5 cm di lunghezza del corpo, esclusa la coda che è molto breve) presente in tutti i comprensori frutticoli peninsulari italiani. Ogni femmina è in grado di portare a termine 3-4 parti all anno (di norma nell arco della buona stagione), con nidiate di 2, eccezionalmente 3, individui ciascuna. Nel corso dell anno è stato possibile catturare 5 esemplari determinati di volta in volta dal coordinatore scientifico come Arvicola scherman (Shaw, 1801 Fig. 5). Si tratta della stessa arvicola definita lo scorso anno Arvicola terrestris sottospecie scherman che in seguito a recenti studi molecolari, è stata distinta da Arvicola terrestris e attribuita alla nuova specie A. scherman. L esatta identità di 2 esemplari è stata anche accertata mediate tecnica molecolare grazie alla collaborazione con il dott. Giovanni Amori del CNR di Roma. Questa specie è presente nei medesimi contesti (ma apparentemente in modo molto localizzato) ed è di taglia più grande dell altra (mediamente di gr. di peso, di circa cm di lunghezza, esclusa la coda che è lunga da 5 a 7 cm), ma è anch essa in grado di procurare alle piante da frutto danni identici a quelli derivanti dall Arvicola del Savi avendo anch essa costumi fossori e le stesse abitudini alimentari. Essa è una specie diffusa largamente al di là delle Alpi, in particolare nelle praterie montane dell Alta Savoia. Tale specie è più prolifica dell altra, giungendo a compiere fino a 4-5 parti all anno, di 3-7 piccoli ciascuno. Il comportamento delle due specie è simile: entrambe vivono prevalentemente in gallerie nel suolo cui fanno capo sbocchi verso l esterno che vengono aperti e richiusi di frequente. Gallerie lungo il decorso delle quali sono sistemati i nidi dove le femmine si sgravano e dove tutti gli individui si trattengono nelle fasi di inattività. È da notare che, in occasione di inverni miti, quando l erba non viene mai a mancare, le femmine più anziane di entrambe le specie possono continuare a riprodursi. Macchina distributrice La macchina è stata modificata a fine anno secondo le indicazioni da noi fornite ed è in prova presso un agricoltore. In particolare è stato migliorata l espulsione dell esca mediante una spinta a pressione. Per questo la macchina deve essere collegata ad un compressore, ad esempio quello comunemente impiegato per l utilizzo delle cesoie da potatura meccaniche. Indagine nelle aziende Siccome la lotta contro le arvicole condotta impiegando grano trattato con Chlorophacinone da distribuire nei singoli accessi alle tane di fronte a forti infestazioni può apparire in prima applicazione gravosa, soprattutto per un eccessivo impiego di manodopera, sono state e sono spesso accettate proposte di applicare metodi di difesa alternativi fatte da operatori commerciali evidentemente non bene informati della reale natura del problema. Tali metodologie talvolta pericolose e in ogni caso da evitare, non si sono rivelate efficaci o, quantomeno, non hanno ridotto il problema in misura soddisfacente a detta degli stessi agricoltori. Sono qui di seguito ricordate. - Innanzitutto la pratica di distribuire diversi tipi di esca, compreso grano con Chlorophacinone, sotto tegole poggiate al suolo, è da sconsigliare in quanto, pur offrendo un apparente soddisfazione all operatore per l eliminazione soprattutto di topi domestici e selvatici, proteggendo al tempo stesso l esca dal consumo di altri animali da salvaguardare, in realtà non risulta utile per risolvere il problema delle arvicole che, come è stato detto, si muovono prevalentemente per mezzo di gallerie e visitano la superficie solo per brevi tratti e per approvvigionarsi d erba. 71

76 - Inoltre, benché in effetti tutti gli anticoagulanti alternativi al Chlorophacinone (quali ad esempio Warfarin, Bromadiolone, Difenacoum, Flocoumafen, Brodifacoum, Difetialone) siano potenzialmente efficaci anche contro le arvicole, ciascuno di essi non è autorizzato per un impiego in pieno campo e quindi il suo uso è da considerarsi illegale. A ciò va aggiunto che anche se per molte esche tossiche pronte in commercio sia dichiarato in etichetta la loro efficacia anche contro le arvicole, ciò non corrisponde a verità e sono comunque tutte classificate come presidi medicochirurgici, cioè materiali legalmente utilizzabili solo contro ratti e topi in ambienti confinati (cioè all interno o in stretta adiacenza di edifici). - È soprattutto importante sapere che le formulazioni rodenticide dei principi attivi di cui sopra, confezionate in bustine, in pellets o in blocchetti paraffinati, sono concepite e studiate per combattere topi e ratti e sono poco o nulla appetibili per le arvicole. Queste ultime infatti, contrariamente a topi e ratti, non sono attratte dalle varie sostanze e aromi che in tali prodotti vengono aggiunti al principio attivo, ma preferiscono supporti alimentari il più possibile simili a quelli che possono reperire in natura (quali radici, frutta a polpa soda, granaglie intere, ecc) e rifiutano qualsiasi sostanza troppo elaborata. - Risulta anche che venga proposto l uso di un prodotto (Magtaupe della Degesch) a base di fosfuro di magnesio, utilizzato in Francia per la lotta alle talpe (che non sono arvicole e neppure roditori). Questo prodotto, che gassifica a contatto con l umidità, oltre ad essere altamente tossico per tutti i mammiferi (uomo compreso), non può essere di alcuna utilità per combattere le arvicole, in quanto per essere efficace deve saturare l ambiente dove è presente l organismo da uccidere. In realtà è impossibile saturare in campo aperto tutte le gallerie delle arvicole, non solo per il loro ragguardevole sviluppo, ma soprattutto per l impossibilità che queste si identifichino con un ambiente confinato. - Risulta altresì abbastanza diffuso l impiego di Calciocianamide distribuita alla base delle piante quale repellente per le arvicole. In realtà non esiste evidenza sulla veridicità di tale effetto repulsivo e, a dosi elevate tale sostanza rischia di rappresentare un pericolo per l integrità delle piante da difendere. Infatti, se sovra-dosata, la Calciocianamide, per il suo alto contenuto in azoto e fosforo, può risultare fortemente caustica per le piante stesse. Va poi detto che sono stati messi in atto anche tentativi di meccanizzare le operazioni di applicazione della granella avvelenata al di sotto della superficie del suolo, ma ognuno di essi presenta aspetti negativi o, quantomeno, peggiorativi nei riguardi di questa operazione. - Anzitutto lo spargimento della granella imbevuta di olio al Chlorophacinone in superficie con qualsivoglia dispositivo meccanico è assolutamente da evitare, sia per il grande pericolo che essa costituirebbe per la fauna selvatica sia perché l esca così distribuita finisce per non essere disponibile in misura adeguata per le arvicole che, come è stato detto, sono attive per massima parte nel sottosuolo. - Un altro tentativo meno devastante nei confronti delle specie non bersaglio, ma difficilmente applicabile nello specifico contesto e poco efficace è quello di cercare di distribuire l esca entro gallerie artificiali realizzate con macchine simili a seminatrici. In altri stati (Stati Uniti, Francia e Svizzera) sono stati in realtà messi a punto diversi prototipi di macchine del genere, per combattere specie diverse di roditori fossori, ivi incluse arvicole. Queste macchine, in realtà, riuscivano a creare gallerie rettilinee a circa cm. di profondità e a distribuire nel contempo granella o altra esca vegetale avvelenata. Tuttavia questi tentativi, che apparentemente non presentavano controindicazioni, soprattutto negli ambienti di prateria per i quali erano stati inizialmente concepiti, sono risultati alla fine favorire l ampliarsi delle infestazioni, a fronte di 72

77 risultati insoddisfacenti, in quanto è stato di volta in volta verificato che tali gallerie artificiali finiscono per essere utilizzate dalle arvicole come comode vie di rapido spostamento da un punto all altro della superficie trattata. Apparecchi analoghi sarebbero comunque di dubbia efficacia e difficilmente utilizzabili nei frutteti considerati, dove gli apparati radicali sono piuttosto superficiali e finiscono per occupare anche buona parte degli interfilari. - Un ultima pratica, condannabile per l impatto negativo sulla microfauna del terreno, che risulta adottata da qualche agricoltore, è l utilizzo di prodotti ad elevata tossicità e/o persistenza, quali il paraquat o l endosulfan. A parte il citato aspetto ambientale negativo e le recenti revoche di questi prodotti proprio per l aspetto tossicologico problematico, resta comunque il fatto che il loro utilizzo non ha mai risolto il problema in modo evidente e soddisfacente. Conclusioni Con le indagini sinora effettuate possiamo dire che: - Oltre a Microtus savii è effettivamente presente una specie, A. scherman, della quale era ignota in precedenza la presenza nei frutteti del comprensorio cuneese. È importante ricordare che, sebbene ignoriamo ancora l entità della sua diffusione, è ipotizzabile con un certo margine di certezza che essa non sia ugualmente distribuita su tutto il territorio e che M. savii resti la specie alla quale imputare la maggior parte dei danni agli impianti; - Dagli approfondimenti condotti risulta che la difesa consigliata per M. savii è altrettanto valida per A. scherman. Non sembrano pertanto necessari approfondimenti sulla difesa; - Dall indagine sono emerse modalità di difesa pericolose e illegali oltre che inappropriate: con la diffusione di una nota informativa recante i risultati dell indagine ci auguriamo di disincentivare tale pratiche e promuovere la tecnica a base di cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone. - Lo sviluppo della nuova macchina distributrice dovrebbe migliorare la distribuzione e rendere più facile e soprattutto più economica l adozione del metodo di difesa basato su cariossidi di grano imbevute di Chlorophacinone che è l unico efficace oltre che il solo ad essere legalmente impiegabile in pieno campo. Si intende qui ricordare che il metodo di difesa per ridurre la presenza di entrambe le specie, che non ha mai mancato negli anni recenti di fornire risultati soddisfacenti, laddove applicato correttamente, è quello che si basa sulla distribuzione, nei fori nel suolo praticati dalla arvicole, di cariossidi di grano tenero imbevute di una soluzione oleosa a base del rodenticida anticoagulante Chlorophacinone. Il CReSO a metà anni 90 e, più recentemente, nel 2005 e 2006, ha condotto prove accurate e verifiche ripetute di questa metodologia, riportando ogni volta risultati più che soddisfacenti. Qui di seguito si forniscono le indicazioni per la preparazione e la distribuzione dell esca tossica: La preparazione. Mescolare accuratamente per almeno 5 minuti 1Kg di cariossidi intere di grano tenero fresco di buona qualità con 21 ml di Chlorophacinone, in formulazione di olio concentrato (allo 0,25%) (fig. 6). È necessario quindi lasciare a riposo il preparato per almeno 24 h affinché l olio tossico possa essere assorbito fino alla parte interna della cariosside. Da notare che le arvicole non consumano la parte corticale del seme, che scartano, ma solo la parte amilacea interna. È quindi importante che il principio attivo penetri a fondo. La distribuzione. Per distribuire all interno di ciascun sbocco di galleria individuato una piccola dose del preparato tossico (circa 20 gr.) occorre avvalersi di un semplice strumento che funga da 73

78 cucchiaio e che può essere realizzato anche estemporaneamente, come, ad esempio, un segmento di canna comune di circa 2-3 cm di diametro (ved. fig. 7) o una paletta. È importante distribuire tutta la granella tossica ben all interno del foro, evitando di lasciare una parte dell esca sparsa in superficie. Per favorire una più facile individuazione dei fori da trattare, può risultare utile il diserbo sulla fila, come diremo in seguito, o, ove disponibile, l uso di un rastrella-rami o di una spazzolatrice per rimuovervi il fogliame. Il periodo migliore per questo tipo di intervento è il tardo autunno e l inverno, fino alla ripresa vegetativa dei fruttiferi. In questo arco di tempo, infatti, le arvicole trovano più difficilmente alimenti erbacei e sono più facilmente attratte dall esca a base di cariossidi che risulta comunque appetita. È consigliabile effettuare due distribuzioni successive nell arco di un paio di settimane. Dopo di che è necessario effettuare un ulteriore passaggio per chiudere, con la pressione del tacco della scarpa, tutti i fori trattati. Dopo una ulteriore settimana è necessario controllare il numero dei fori riaperti, numero che ci darà un idea del grado di successo dell operazione. Un valore accettabile, che possiamo considerare come limite superiore della soglia di danno, è la presenza residua di fori a ettaro. È necessario tener presente che dopo i primi interventi su una popolazione estesa che sta facendo danno e che non è stata mai trattata, negli anni successivi, eseguendo una attenta opera di monitoraggio, gli interventi possono essere molto più rapidi in quanto miranti a intervenire solo su eventuali nuovi focolai, cioè gruppi di nuovi buchi che qua e là tendono a ricomparire. È essenziale, pertanto, dopo un primo risultato utile conseguito, non dimenticarsi del problema ed effettuare con una frequenza almeno mensile, un controllo della evoluzione della situazione. Ciò consentirà di evitare il formarsi piano piano di nuove infestazioni estese, con relativi danni e maggiori costi per la disinfestazione. In altre parole è importante non interrompere gli interventi negli anni a seguire anche a fronte di assenza di danno per evitare recrudescenze del problema come in taluni casi si è verificato. Nel corso del 2007 il CReSO ha svolto un indagine tra gli agricoltori per verificare se il metodo appena descritto, a suo tempo già consigliato, fosse un metodo ancora valido o se presentasse dei motivi di insoddisfazione anche per chi lo ha sempre impiegato correttamente. Le indicazioni raccolte hanno evidenziato che le aziende che hanno sempre impiegato questo metodo in modo corretto e con costanza, riescono a non avere più danni agli impianti pur in presenza di un numero esiguo di fori. Tali aziende confermano la gravosità del metodo, almeno nelle sue fasi iniziali, ma ritengono risarcito l impegno grazie ai risultati ottenuti. Alcune pratiche colturali, sebbene non sostitutive, ma solo integrative dell impiego di esca anzi descritta possono invece risultare utili al contenimento delle infestazioni. Esse vengono qui di seguito elencate: Lavorazione del terreno: se il tipo d impianto consente l operazione, la scalzatura sulla fila distrugge una parte delle gallerie in prossimità dei fruttiferi arrecando disturbo alle arvicole. Occorre però prestare attenzione alla profondità di lavorazione per non rovinare gli apparati radicali, in particolare negli impianti di 2-3 anni di età con apparati radicali non molto estesi. L irrigazione: laddove possibile, ricorrere di tanto in tanto all irrigazione a scorrimento può risultare utile in quanto vengono inondate le gallerie ed in particolare vengono affogate le nidiate. Questa importante azione di disturbo è tuttavia concentrata solamente nell interfilare mentre la fila, specie se rincalzata, può rappresentare in queste occasioni una zona di rifugio per le arvicole adulte. Il diserbo: questa pratica non ha un effetto diretto sul contenimento delle arvicole (ved. sopra) ma è utile nel mantenere pulito l appezzamento al fine di poter localizzare meglio i fori di apertura 74

79 freschi fatte dalle stesse. E consigliabile, qualora non si fosse optato per la scalzatura del filare di fine stagione, intervenire in autunno prima delle brinate mattutine. Una curiosità, suffragata però da molte osservazioni comprese quella del settore di frutticoltura biologica del centro sperimentale Laimburg in Alto-Adige, è rappresentata dal fatto che gli impianti frequentati da animali domestici (ad. esempio alcune razze di cani) risultano spesso esenti da danni imputabili ad arvicole. È necessario infine far rilevare che il Chlorophacinone è l unico principio attivo rodenticida oggi impiegabile legalmente e con successo in campo aperto, contro le arvicole. Nonostante questo, la revisione europea degli agrofarmaci ( Biocidi ) ne prevede la revoca a partire da inizio 2009, a meno che, su sollecitazione delle varie organizzazioni agricole nazionali che ne conoscano l utilità e l attuale sua insostituibilità, da parte della Casa produttrice venga presentata istanza di riconoscimento della sua essenzialità. Ciò, come già accaduto in Spagna, in Francia ed in Germania, potrebbe consentire di ottenere l autorizzazione ad usarlo ancora in futuro, oltre il Fig. 1 Fig. 4 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 5 Fig. 6 Fig. 7 75

80 Indagine sulle popolazioni di piralide (Ostrinia nubilalis Hüb.) e prove preliminari di strategie di difesa Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Alessandro Cesano 3, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Fabio Molinari 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. 3 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve Negli ultimi anni sono aumentati i danni provocati dalla piralide del mais sulle produzioni di meleti nelle aree dove la contiguità degli impianti di melo e mais è frequente. Le difficoltà ad organizzare la difesa era causata anche dal fatto che nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte le conoscenze sul lepidottero erano limitate. E stata quindi avviata nel 2006 una indagine sul territorio per aumentare lo stato delle conoscenze sul fenomeno. Nel corso di tali indagini è stato possibile verificare il ceppo prevalente nell area di riferimento, verificare il tipo di trappola più efficace e effettuare le prime osservazioni sul comportamento della piralide. Nel 2007 l attività sperimentale era volta innanzitutto a confermare i risultati dell anno precedente in particolare in ordine alla modalità di catture più efficace e ad effettuare nuove osservazioni sul comportamento del fitofago. I risultati delle indagini dovrebbero essere sufficienti al servizio tecnico per impostare un monitoraggio attento della piralide e una difesa efficace senza nel contempo incrementare l uso di agrofarmaci. Introduzione Negli ultimi anni sono aumentate in modo preoccupante le segnalazioni di danni provocati dalla piralide del mais (Ostrinia nubilalis Hüb.) sulle produzioni di meleti nelle aree dove la contiguità degli impianti di melo e mais è frequente. Tali danni, verificati a carico in particolare delle cultivar autunnali, vengono rilevati in prossimità delle raccolte e quindi con scarse possibilità per gli operatori di applicare strategie di lotta efficaci e sicure per i consumatori. Le difficoltà ad organizzare la difesa è causata anche dal fatto che nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte le conoscenze sulla bioetologia del lepidottero fitofago, sulla dinamica di popolazione e sulle tecniche di monitoraggio applicabili in campo sono limitate. E stata quindi avviata nel 2006 una indagine sul territorio per aumentare lo stato delle conoscenze sul fenomeno. Nel corso di tali indagini è stato possibile verificare che il ceppo prevalente nell area di riferimento è il ceppo E. Esistono infatti in Italia del nord 2 ceppi di piralide (denominati E e Z, in relazione alla loro risposta a feromoni con diverse percentuali dei due isomeri componenti l attrattivo). È stata verificata la maggior attrattività delle trappole a cono di rete rispetto alle trappole a pagoda innescate con gli stessi feromoni. Infine sono state effettuate le prime osservazioni sulla dinamica di popolazione e quindi sul numero di generazioni e sul momento di migrazione dal mais agli impianti di melo. Nel 2007 l attività sperimentale era volta innanzitutto a confermare i risultati dell anno precedente in particolare in ordine alla modalità di catture più efficace. Inoltre sono state cercate situazioni 76

81 aziendali che presentassero il problema pur in assenza di presenza di mais, fattore noto per essere predisponente l attacco di piralide su melo. Materiali e metodi Le indagini sono state condotte nelle aree del comprensorio dove frequente è la contiguità tra aziende cerealicole e frutticole ed in particolare nelle aziende che negli anni passati avevano segnalato danni da O. nubilalis. Gli impianti controllati sono stati 5 sia nel 2006 (az. Sola e Bodrero a Fossano, az. Barale a Lagnasco, az. Lungo a Saluzzo e az. Migliore a Revello) che nel 2007 (az. Sola e Bodrero a Fossano, az. Quaglia a Lagnasco, az. Civallero a Envie, az. Chiabrando a Pinerolo). Nel primo anno tutti tranne l impianto sito in Lagnasco erano in prossimità di campi coltivati a mais. Nel 2007 si sono cercati meleti con segnalazioni di danni in zone senza coltivazione di mais, ma se ne è trovato uno solo (Envie, zona collinare). Popolazione di piralide nei campi di mais Per accertare i livelli di popolazione in campo del fitofago, per entrambi gli anni di sperimentazione sono stati effettuati rilievi per definire l evoluzione dell attacco su mais (% di piante colpite) e l intensità dell attacco (numero medio di larve attive per pianta). I controlli sono stati effettuati a cadenza settimanale per tutto il mese di agosto su parcelle costituite da 50 piante di mais localizzate sulle file perimetrali adiacenti al frutteto. Ad ogni controllo veniva individuata una nuova parcella delimitata a lato del blocco dove era stato effettuato il rilievo precedente. Individuazione del ceppo dominante nel comprensorio di riferimento Per confermare le indicazioni scaturite dalle indagini già effettuate in passato e dalle indicazioni bibliografiche che danno per presente in modo maggioritario nella pianura padana in genere il ceppo E, nei meleti scelti per condizioni di rischio e rappresentatività del territorio nel 2006 sono state collocate 2 trappole a pagoda innescate l una con attrattivo sintetico per il ceppo E e l altra per il ceppo Z, entrambe con l aggiunta di fenilacetaldeide, in grado di attrarre anche le femmine del lepidottero. Le trappole sono state ispezionate con cadenza settimanale dall inizio volo della 2 a generazione sino alla prima decade di ottobre (fine del 3 o volo). La sostituzione degli attrattivi è stata effettuata quindicinalmente. Valutazione attrattività di diversi modelli di trappole e monitoraggio In ogni meleto indagato sono state collocate trappole a pagoda (modello Isagro) e trappole a cono di rete (modello RIFF 98) innescate con l attrattivo per il ceppo E e fenilacetaldeide. Le trappole sono state ispezionate con cadenza settimanale dall inizio volo della 2 a generazione nel 2006 e dalla prima generazione nel 2007 sino alla prima decade di ottobre (fine del 3 volo). La sostituzione degli attrattivi è stata effettuata quindicinalmente. Indagini preliminari sulle strategie di difesa In diverse aziende è stata monitorata la strategia di difesa adottata. La difesa comunemente allestita per la difesa dalla carpocapsa (Cydia pomonella L.) è stata in taluni casi adattata alla luce della dinamica di popolazione della piralide evidenziata con la sperimentazione del primo anno. Sono stati allora confrontati i calendari degli interventi con i rilievi sulla piralide per verificare eventuali relazioni. Risultati Popolazione di piralide nei campi di mais I rilievi effettuati su mais in entrambi gli anni evidenziano una percentuale di piante colpite che raggiunge il 100% in agosto, con presenze larvali paragonabili a quanto rilevato nelle aree 77

82 maidicole più importanti, piemontesi e non, della pianura padana (4 larve per pianta a fine stagione). Tale situazione è correlabile alla attività della 2 a generazione per cui si può presumere che sul mais a maturazione tardiva, l attività della terza generazione possa causare danni ancor più rilevanti. Ciò aumenta in modo considerevole i rischi per gli impianti di melo che portano a maturazione i frutti tra la metà di agosto e la metà di settembre. Individuazione del ceppo dominante nel comprensorio di riferimento L indagine nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte ha confermato la presenza dominante del ceppo E di O. nubilalis; tale indicazione è stata confermata dalle catture effettuate sia dalle trappole a pagoda tradizionali che dalla trappole a rete (Fig. 1). Valutazione attrattivitàdi diversi modelli di trappole e monitoraggio I livelli di popolazione in campo rappresentati dal monitoraggio sul volo dei maschi sono risultati significativi e la successione delle generazioni ben definita per entrambi gli anni di indagine (Fig. 1 e 2). Le trappole a cono di rete hanno disegnato in modo preciso l andamento del volo, con il relativo picco, della 2 a e della 3 a generazione e hanno mostrato una miglior capacità di cattura sia quando posizionate nel meleto sia quando collocate sul lato dell impianto di mais contiguo al meleto (Fig. 1 e 2). Si rileva inoltre come le trappole a rete definiscano il volo in modo più regolare, senza alternanza di catture come avviene con le trappole a pagoda le quali inoltre ritardano la definizione del picco della 2 a e della 3 a generazione. Indagini preliminari sulle strategie di difesa La difesa comunemente adottata per la carpocapsa è risultata nella maggior parte dei casi sufficiente per il contenimento della piralide. In ogni caso gli ultimi interventi sono quelli maggiormente efficaci nei confronti della piralide ed in particolare quelli posizionati a fine agosto, momento nel quale ha inizio il maggior picco della stagione. Per quanto riguarda i principi attivi non sembra ve ne siano di particolarmente efficaci rispetto agli altri. Ad esempio il clorpirifos-metil o lo spinosad, tra quelli più frequentemente impiegati, hanno dimostrato una buona efficacia. Conclusioni La sperimentazione condotta nei due anni ha permesso di raccogliere informazioni precise sulla presenza del fitofago nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte. Le popolazioni della piralide sono risultate paragonabili ai livelli di popolazione medi dei grandi comprensori maidicoli della pianura padana. Anche nell areale piemontese il ceppo E è risultato maggiormente diffuso rispetto allo Z. Inoltre è stato possibile accertare con chiarezza quale monitoraggio sia più efficace per monitorare correttamente il volo dei maschi adulti. Le trappole a cono di rete sono infatti risultate nettamente più affidabili delle trappole a pagoda innescate con gli stessi attrattivi. È così possibile disegnare in modo chiaro i voli delle generazioni estive e applicare una strategia di difesa efficace negli impianti a rischio. Nel corso delle indagini è stato infatti verificato che il problema dei danni da piralide a frutti di melo è localizzato nella maggior parte dei casi nei meleti contigui a campi di mais; in questi casi situazione che può giustificare interventi di difesa specifici e mirati in particolare nel caso di cultivar a maturazione tardiva. Al contrario di quanto temuto, si osserva come siano trascurabili i casi di meleti colpiti da piralide senza che siano presenti campi di mais nelle immediate vicinenze. I casi analizzati hanno mostrato in una occasione di riferirsi a danni da carpocapsa erroneamente ritenuta piralide. Una seconda segnalazione di danni da piralide in assenza di mais è emersa nell appezzamento sito ad Envie dove la problematica era emersa in seguito al mancato sfalcio dell interfila che aveva comportato la diffusione del giavone (Echinochloa crus- 78

83 galli), monocotiledone ospite di Ostrinia nubilalis. Non sono emerse nei due anni di indagine altre situazioni di danni da piralide a mele in assenza di mais. Per quanto riguarda il momento di maggior rischio del corso della stagione si nota come nell ultima settimana di agosto sia elevato il numero di catture. Ciò indica un incremento del rischio di migrazione della piralide. In tal caso si sottolinea come le cultivar di melo a maggior rischio siano quelle a maturazione autunnale (gruppo Golden Delicious e Fuji). Per quanto attiene alla difesa, le indagini hanno consentito di accertare che i principi attivi comunemente impiegati nella difesa dalla carpocapsa siano altrettanto utili per la difesa dalla piralide. Nei casi a maggior rischio è utile tenere presente nel posizionamento degli interventi che l attività larvale della piralide è massima nel mese di agosto e la migrazione della piralide dal mais ai meleti è maggiormente probabile nel momento della raccolta del cereale. Quanto emerso dall indagine dovrebbe essere sufficiente al servizio tecnico per impostare un monitoraggio attento della piralide e una difesa efficace senza nel contempo incrementare l uso di agrofarmaci. Ringraziamenti Si ringraziano per la collaborazione le aziende az. Sola e Bodrero di Fossano, az. Barale e Quaglia di Lagnasco, az. Lungo di Saluzzo, az. Migliore di Revello, az. Civallero di Envie, e l az. Chiabrando di Pinerolo ed i loro rispettivi tecnici di base (Sabena G. - Agenzia 4A, Ribotta M. - LagnascoGroup, Trovò - Albifrutta e Bunino - Coldiretti Torino). 79

84 25 20 Rete (E+fenilacetaldeide) mais Pagoda (E+Fenilacetaldeide) melo Rete (E+fenilacetaldeide) melo Pagoda (Z+Fenilacetaldeide) melo lug 26- lug 2- ago 9- ago 16- ago 23- ago 30- ago 6- set 13- set 20- set 27- set 4- ott 11- ott Fig. 1: Catture medie per tipo di trappola e attrattivo nel 2006 in 5 meleti piemontesi Pagoda nel mais Rete nel mais Pagoda nel meleto Rete nel meleto /05/07 25/05/07 01/06/07 08/06/07 15/06/07 22/06/07 29/06/07 06/07/07 13/07/07 20/07/07 27/07/07 03/08/07 10/08/07 17/08/07 24/08/07 31/08/07 07/09/07 14/09/07 21/09/07 Fig. 2: Catture medie per tipo di trappola e per postazione nel 2007 in 5 meleti piemontesi. 80

85 Indagine sulla presenza di ragno rosso (Panonychus ulmi) e dei suoi antagonisti su melo e pesco Giuseppe Monge 1, Daniele Demaria 1, Marco Pagani 2, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Fabio Molinari 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Introduzione Nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte vengono da molti anni applicati principi della produzione integrata per ottenere prodotti di qualità e sicuri per i consumatori. La riduzione del numero di applicazioni e la scelta di prodotti fitosanitari a contenuto impatto ambientale sono pertanto le scelte abituali realizzate con le linee tecniche previste dai disciplinari regionali ed aziendali. Uno degli effetti positivi di una corretta applicazione della produzione integrata è la salvaguardia degli organismi ausiliari, in particolar modo degli antagonisti degli acari tetranichidi, Panonychus ulmi Koch in particolare; di conseguenza, da anni la quasi totalità delle aziende non ha più rilevato presenze di tetranichidi tali da giustificare l applicazione di specifici acaricidi. A partire dall anno 2003, però, si sono verificate in numerosi impianti di melo e pesco improvvise pullulazioni di acari fitofagi che hanno richiesto l applicazione di acaricidi per evitare danni economici alle produzioni. Al ripetersi negli anni successivi di questi fenomeni, non imputabili ad errori evidenti di tecnica colturale o delle strategie di difesa, è stata valutata l opportunità di avviare una indagine per approfondire lo stato delle conoscenze sul fenomeno. Nel 2006 è stata avviata un attività sperimentale volta ad indagare l acarofauna fitofaga e ausiliaria presente su pesco e melo in impianti che negli anni precedenti avevano registrato presenze significative di acari fitofagi anche per verificare le specie presenti; verificare in campo le eventuali variabili riscontrabili nei due areali (pedemontano e di pianura) costituenti il comprensorio frutticolo del sud Piemonte; estendere l indagine alle erbe infestanti presenti sul sottofila ed interfila per stabilire eventuali collegamenti degli acari presenti sulle piante da frutto con le popolazioni di acari che vivono sulle colture erbacee. Nel 2007 l attività è proseguita modificando leggermente il protocollo operativo al fine di allargare l indagine al maggior numero di aziende possibile in modo da aumentare le probabilità di osservare un focolaio. Poiché alcuni tecnici avevano segnalato un aumento delle popolazioni di tetranichidi in impianti di fruttiferi in seguito all esecuzione di operazioni di diserbo lungo i filari, è stata programmata un indagine volta a verificare la consistenza di tale segnalazione. Materiali e metodi Nel 2006 le indagini sono state effettuate in 4 impianti, 2 di melo ed altrettanti di pesco, ubicati nelle aree considerate pedemontane (o di prima collina) e di pianura. Negli impianti selezionati per l indagine sono state contrassegnate sui filari centrali le piante da cui successivamente sarebbe stato prelevato il materiale (foglie). Per ogni impianto sono state individuate 5-6 piante da cui mediamente sono state prelevate 24 foglie prelevate sulle due parti della chioma (est/ovest, nord/sud) secondo l orientamento delle file rispetto ai punti cardinali. Nelle adiacenze dei soggetti da cui venivano prelevate le foglie, sull interfila e, quando possibile, sul sottofila, sono state 81

86 periodicamente prelevate piante erbacee scelte tra le specie caratterizzanti il tappeto erboso. Il materiale prelevato (foglie ed erbe infestanti) veniva chiuso in contenitori dedicati, posti in refrigeratori e consegnati entro 2-4 ore al laboratorio dell Università. Alla consegna dei campioni, da ogni foglia sono stati prelevati gli acari tenendo separato il materiale biologico per campione (impianto e posizione del punto di prelievo). Successivamente, il materiale opportunamente conservato in cella refrigerata, è stato classificato: per tutti gli acari è stata determinata la famiglia e per i Fitoseidi, su gruppi di 20 individui per campione, è stata effettuata la identificazione a livello di specie. Per le piante erbacee, l estrazione degli acari eventualmente presenti è stata effettuata con imbuti Berlese. Nel 2007 l attività si è articolata in tre azioni di seguito elencate. - È stata innanzitutto creata una banca-dati delle aziende che nel biennio precedente avevano segnalato problemi di acari (presenza di forme mobili o ovature) registrando per ognuna gli interventi effettuati e l eventuale comparsa di infestazioni nel corso della stagione. - Su alcune delle aziende individuate sono stati prelevati campioni ad inizio stagione in modo preventivo al fine di registrare la situazione in campo prima delle eventuali infestazioni. In caso di pullulazioni di ragno rosso si sarebbe proceduti con controlli ulteriori in modo da avere campioni prima, durante e dopo il fenomeno. Il campionamento è stato fatto su 3 foglie per getto, 4 getti per pianta, 5 piante per frutteto. La scelta delle piante avveniva su un transetto da Nord-Ovest a Sud-Est. I campioni di foglie erano consegnati, quando possibile, in giornata, all Istituto di Entomologia; in altre occasioni le foglie raccolte erano invece poste su imbuti Berlese e il materiale biologico estratto era racchiuso in provette contenenti 1/3 Alcool, 2/3 acqua, 1 goccia di glicerina; le provette erano conservate in frigorifero (+4 C), prima del conferimento. - Infine in alcune aziende in cui era previsto un trattamento diserbante con Glufosinate lungo i filari, si è chiesto all agricoltore di non diserbare alcune porzioni di fila al fine di verificare l eventuale influenza dell intervento sulla migrazione dell acarofauna dalle piante erbacee alle piante da frutto. I campionamenti sono stati condotti come sopra. I rilievi con i conteggi e la classificazione del materiale biologico raccolto sono stati effettuati presso il laboratorio dell Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale dell Università Cattolica di Piacenza. Risultati Indagini 2006 In tutti gli impianti monitorati, dai controlli di inizio estate sino ai prelievi autunnali, sono stati individuati in numero significativo acari predatori della famiglia dei Fitoseidi. Il riconoscimento e la successiva classificazione hanno consentito di confermare la presenza esclusiva di Amblyseius andersoni Chant. Molto modesta è risultata invece la presenza di tetranichidi, presenti soltanto nel campione di melo prelevato nell area pedemontana ad inizio stagione; con riferimento al medesimo campione e soltanto nel controllo indicato sono stati ritrovati numerosi esemplari di eriofidi. Allo stesso modo sono risultati presenti in modo sporadico acari della famiglia dei Tideidi, presenti solo su melo sempre nell area pedemontana. Nel primo anno di indagine non sono risultate presenze significative di acari fitofagi e non sulle piante erbacee presenti sul sottofila ed interfila; sulle piante erbacee delle diverse specie sono stati rinvenuti esemplari di A. andersoni come per le piante coltivate, ma in numero notevolmente inferiore. 82

87 Indagini 2007 In tabella 1 sono riportate le aziende monitorate per la presenza dell acaro nel 2007 e per le quali sono riportate le presenze e le ovature osservate negli anni precedenti (la sigla M indica meleto, P pescheto). Per quanto riguarda l indagine sulla comparsa di infestazioni è da dire innanzitutto che non sono stati rilevati focolai degni di nota. Si riportano i dati del monitoraggio messo in atto in alcune aziende della banca-dati sopra riportata. Azienda M1, mele Red Delicious Controllo con imbuto berlese. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 foglie di melo foglie di melo foglie Epilobium angustifolium foglie Taraxacum officinale Controllo con imbuto berlese e osservazione diretta delle foglie al binoculare. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Il campione controllo su foglie, ripetuto con 5 gruppi di 10 foglie consegnate in sacchetti e controllate al microscopio binoculare, è stato predisposto soprattutto allo scopo di confrontare i due metodi di campionamento (osservazione al microscopio e l estrazione con imbuto berlese). Campione Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi Imbuti berlese 30 foglie di melo 14 3 Imbuti berlese 30 foglie di melo 4 4 Controllo su foglie 10 foglie di melo 2 0 Controllo su foglie 10 foglie di melo 4 3 Controllo su foglie 10 foglie di melo Controllo su foglie 10 foglie di melo 0 3 Controllo su foglie 10 foglie di melo 6 2 Azienda P1, Pesco cv Orion Controllo con imbuto berlese. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 foglie di pesco foglie di pesco foglie Senecio foglie Stellaria Controllo con osservazione diretta delle foglie al binoculare. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 50 foglie di melo

88 Azienda M7, Melo cv Red Chief e Brookfield Controllo con imbuto berlese. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 Red Chief Red Chief Brookfield Brookfield 5 1 Azienda M8, Melo cv Red Chief Controllo con imbuto berlese. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi Azienda M3, Melo cv Jeromine Controllo con imbuto berlese a seguito di una infestazione tardiva della settimana precedente. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 foglie di melo foglie di melo Echinochloa crus galli 15 1 Poa pratensis Controllo con imbuto berlese. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 di melo 1 10 Azienda M21, Melo Controllo con imbuto berlese. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi Per quanto attiene alle verifiche dell eventuale influenza delle operazioni di diserbo chimico, di seguito si presentano i risultati ottenuto nelle diverse aziende. In taluni casi (az. M1 e P1) è stata impostata una prova ad hoc con una ventina di piante non diserbate. In altri casi (az. M19 e M20) è stato possibile effettuare solamente un rilievo a intervento avvenuto senza la possibilità di avere un controllo non trattato. Azienda M1, mele Red Delicious In questa azienda il diserbo è stato fatto con Glufosinate ammonio il Di seguito sono riportati i controlli successivi effettuati Controllo con imbuto berlese e osservazione diretta delle foglie al binoculare. Le foglie di melo sono state divise in 2 sotto campioni. Il campione controllo su foglie, ripetuto con 5 gruppi 84

89 di 10 foglie prese in diversi punti della diagonale NO-SE dell appezzamento e controllate al microscopio binoculare, è stato predisposto soprattutto allo scopo di confrontare i due metodi di campionamento. Campione Tesi Numero di foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 foglie di melo 14 3 Diserbato Imbuto 30 foglie di melo 4 4 berlese 30 foglie di melo 1 1 Non diserbato 30 foglie di melo foglie di melo foglie di melo 4 3 Diserbato 10 foglie di melo foglie di melo 0 0 Controllo su foglie Non diserbato 10 foglie di melo foglie di melo foglie di melo foglie di melo foglie di melo foglie di melo 1 3 Azienda P1, Pesco cv Orion In questa azienda il diserbo è stato fatto con Glufosinate ammonio il Di seguito sono riportati i controlli successivi effettuati Prova diserbo. Controllo con osservazione diretta delle foglie al binoculare. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 50 foglie di melo 40 0 Azienda M19, Melo cv Red Chief In questa azienda il diserbo è stato fatto con Glufosinate ammonio il Di seguito sono riportati i controlli successivi effettuati Controllo con osservazione diretta delle foglie al binoculare. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 50 foglie di melo Controllo con imbuto berlese. Tra parentesi i risultati ottenuti dall osservazione diretta al binoculare delle foglie. Posizione campionamento Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi parte bassa 30 di melo 10 (9) 10 (6) parte alta 30 di melo 15 (9) 16 (3) Controllo ripetuto per cercare influenza dell intervento di cui sopra. Imbuti berlese. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 30 di melo

90 Azienda M20, Melo cv Red Chief In questa azienda il diserbo è stato fatto con Glufosinate ammonio il Di seguito sono riportati i controlli successivi effettuati Controllo con osservazione diretta delle foglie al binoculare. Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi 50 foglie di melo Controllo con imbuto berlese. Tra parentesi i risultati ottenuti dall osservazione diretta al binoculare delle foglie. Posizione campionamento Foglie controllate Fitoseidi Tetranichidi parte bassa 30 di melo 105 (27) 41 (21) parte alta 30 di melo 30 (54) 50 (42) Controllo con imbuto berlese. Foglie controllate Tetranichidi Fitoseidi 30 di melo 2 23 Conclusioni L attività svolta nel primo anno di indagine è stata fortemente condizionata dalla scarsa presenza di infestazioni di acari in tutti gli impianti indagati; contrariamente alla passata stagione vegetativa (2005), l acaro fitofago dominante, P. ulmi è letteralmente sparito su gran parte degli impianti sottoposti a controllo. Si sono gradualmente ridimensionate anche le popolazioni degli acari predatori appartenenti alla famiglia dei Fitoseidi. Con riferimento al protocollo sperimentale applicato in campo ed ai risultati acquisiti nel primo anno di indagine, si possono esprimere le seguenti osservazioni: - riguardo l individuazione delle principali specie di acari predatori nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte, è stata confermata la presenza esclusiva di A. andersoni, come era stato registrato all inizio degli anni 80. La verifica si è resa necessaria poiché era stato ipotizzato che le recenti pullulazioni di P. ulmi fossero da attribuire alla riduzione di A. andersoni a favore di altri antagonisti con attività di predazione meno intensa. - Il ridotto numero di esemplari prelevati dalle foglie di piante erbacee presenti nel frutteto fa anche presumere che non esistano collegamenti stretti, con possibili interazioni, tra le popolazioni di acari predatori presenti sulle piante erbacee ed arboree. L attività sperimentale, proseguita nel 2007, ha dovuto tener conto della minore frequenza di infestazioni da tetranichidi rispetto a quanto avvenuto nel 2004 e L indagine eseguita a partire da frutteti che avevano presentato problemi negli anni passati ha evidenziato che solo in pochi si sono ripresentate situazioni che richiedessero un intervento specifico; anche le segnalazioni di casi critici in altre aziende sono state nel 2007 irrilevanti. Per questo, i rilievi effettuati sulla vegetazione di diverse aziende, non hanno consentito di ottenere dati utili sulle relazioni quantitative tra le popolazioni di tetranichidi e quelle dei loro antagonisti, e resta difficile da spiegare, limitando le osservazioni al solo rapporto tra predatore e preda, il drastico ridimensionamento delle popolazioni 86

91 di acari fitofagi registrato nel volgere di pochi mesi negli impianti indagati. Anche le osservazioni compiute nei frutteti dove veniva applicato il diserbo lungo i filari non hanno evidenziato chiare influenze di questa pratica agronomica e l incremento delle popolazioni di acari sulle piante da frutto. In conclusione, si può affermare che i casi di forte presenza di acari fitofagi registrate nel 2004 e 2005 non debbano essere ascritte ad un reale cambiamento del quadro fitopatologico, bensì a fluttuazioni temporanee sicuramente legate a condizioni ambientali in senso lato, e al concorso di altri fattori non sempre chiaramente individuabili ma di minore rilevanza. E sicuramente utile programmare un attività di consolidamento della base dati delle aziende, in cui siano registrati anno dopo anno i dati, positivi e negativi riferibili alla presenza di acari in un numero rappresentativo di aziende campione. In questo modo si potrà disporre di un quadro storico che permetterà di affrontare con maggiore cognizione di causa le sempre possibili emergenze. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende coinvolte (elencate in tabella 1) per la cortese disponibilità dimostrata oltrechè i tecnici del coordinamento che ci hanno segnalato le aziende. Azienda Presenza nel 2005 Presenza nel 2006 Ovature invernali Data comparsa del ragno Data interventi Controllo inizio luglio Brunetti L. si no si 18/04/ /04/ Gullino F. si no si 24/04/ /04/ Franco F.lli si si si 24/04/ /04/ Giletta F.e no si si 0 Quaglia L. si si si 20/04/ /04/ Quaglia P.G. si si si 0 Quaglia P. si si no 0 Monge G. si no si 0 Monge R. si si si 18/04/ /04/ Barale E. si si no 0 Barbero L. no si si 0 Giorgis F.lli no si si 17/04/ /04/ Mellano L. si no si 0 Mellano M. si si si 0 Arneodo E. no si si 18/04/ /04/ Bottasso L. no no si 0 Franco E. si si si 24/04/ /04/ Monge C. si si si 03/05/ /05/ Garello F. si si si 05/05/ Perona G. si si si 07/05/ Ghigo G.-diserbo 16/07/ Risso G.-diserbo 23/07/ /07/ Davico M. (inf. Settembre) 0 Tabella 1: Banca dati delle aziende a rischio di infestazioni da tetranichidi. 87

92 Prova di difesa dal nematode galligeno Meloidogyne spp. su actinidia Alessandro Bevilacqua 1, Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Alba Cotroneo 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Settore Fitosanitario, Regione Piemonte. Riassunto breve Nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte gli impianti di actinidia effettuati negli ultimi dieci anni sono stati infestati, con indici di attacco variabili, da popolazioni di nematodi galligeni appartenenti al genere Meloidogyne. Dalle indagini effettuate è emerso che alcune pratiche colturali quali l irrigazione per scorrimento e l impiego di attrezzi per i movimenti di terra sono risultati favorevoli allo spostamento e all insediamento del nematode nei nuovi impianti senza escludere la loro introduzione attraverso materiale vivaistico. Per contrastare lo sviluppo in campo delle popolazioni di nematodi non sono al momento disponibili nematocidi di sintesi autorizzati per la coltura; recentemente è stato registrato un nematocida di origine biologica utilizzabile su tutte le colture orticole, arboree ed ornamentali infestate da nematodi galligeni del gen. Meloidogyne a base di un fungo antagonista Paecilomyces lilacinus la cui attività nematocida si basa solo sul parassitismo, in quanto non è stata verificata la produzione di alcuna tossina. E stata quindi avviata nel 2006 un attività di sperimentazione per verificare l efficacia di questo formulato con l obiettivo di mantenere l attività parassitaria del nematode entro una soglia di danno economicamente accettabile. Nei due anni di prova ( ) non sono emerse differenze statisticamente significative tra le tesi trattate e tra queste ed il testimone. Introduzione I nematodi galligeni, appartenenti al genere Meloidogyne, sono noti in quanto rappresentano una grave avversità per moltissime colture orto-floro-frutticole. Questi nematodi colonizzano l apparato radicale della pianta causando un progressivo deperimento della stessa. I danni causati da questi fitofagi raggiungono la massima evidenza con la maturità produttiva della pianta; proprio allora si notano la crescita stentata, la riduzione del carico di gemme e le produzioni quantitativamente e qualitativamente inferiori. Negli ultimi dieci anni sono stati diffusamente osservati danni, soprattutto in impianti che succedono un pescheto e/o in cui sono state applicate pratiche colturali predisponenti l insediamento e lo spostamento dei nematodi quali, per esempio, l irrigazione per scorrimento e l impiego di attrezzi per la movimentazione della terra senza peraltro escludere la loro introduzione attraverso il materiale vivaistico. Per contrastare lo sviluppo in campo delle popolazioni di nematodi non sono al momento disponibili nematocidi di sintesi autorizzati per la coltura; recentemente è stato registrato un nematocida di origine biologica utilizzabile su tutte le colture orticole, arboree ed ornamentali infestate da nematodi del genere Meloidogyne a base di un fungo antagonista, Paecilomyces lilacinus (Thom) la cui attività nematocida si basa sul solo parassitismo, in quanto non è stata verificata la produzione di alcuna tossina; il fungo è patogeno facoltativo di uova dei nematodi, e, in taluni casi, può attaccare anche gli stadi giovanili e le femmine sedentarie. Nel corso di questi due anni di sperimentazione ( ) si è voluta valutare l efficacia di questo nuovo nematocida biologico a confronto con 88

93 un prodotto di sintesi impiegato attualmente con efficacia sulle colture orticole ma non ancora registrato sull actinidia. Materiali e metodi L impianto di actinidia, dove è stata effettuata la prova, a causa di una infestazione da Meloidogyne hapla e M. arenaria mostrava lo sviluppo della chioma stentato e conseguentemente la produzione risultava significativamente inferiore alla media. Si tratta di un impianto del 1999 allevato a pergoletta della cultivar Hayward con sesto d impianto di 4x4.6 m (543 piante per ettaro). Prima della somministrazione dei nematocidi sono stati prelevati campioni di radici estratti ad una distanza predeterminata dal fusto per valutare l entità e l omogeneità dell indice di diffusione dei nematodi. Il numero e le dimensioni delle galle è stato ritenuto sufficientemente omogeneo nei campioni per garantire la rappresentatività della prova. La prova è stata organizzata a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni per tesi e 5 piante per ripetizione. Prima delle applicazioni il terreno è stato mondato dalle erbe infestanti più vigorose. La distribuzione dei formulati sperimentali è stata localizzata sul sottofila (prosone) per una distanza dal fusto di m 2 per lato impiegando per ogni distribuzione 10 litri /pianta. I principi attivi a confronto distribuiti ad inizio fioritura nel 2006 sono stati i seguenti: - Fenamiphos in formulazione liquida (Nemacur 240 CS): nuova formulazione a concentrazione ridotta; la dose d impiego è stata di 3500 ml/1.000 mq; - Fenamiphos in formulazione liquida (Nemacur 240 CS) impiegato alla dose più elevata, ml/1.000 mq.; - Fenamiphos in formulazione granulare (Nemacur granulare): impiegato alla dose di kg 250/ha, per favorire la sua penetrazione nel suolo il prodotto è stato leggermente interrato e il terreno successivamente irrigato. - Paecilomyces lilacinus ceppo 251, (Bioact WG): nematocida autorizzato anche per la coltivazione con metodi biologici. L applicazione è stata ripetuta 4 volte a partire dall inizio fioritura sino alla maturazione dei frutti ad intervalli di 6 settimane. Nel secondo anno di sperimentazione (2007) è stata eliminata la tesi del Fenamiphos in formulazione granulare perché di impiego meno agevole. I rilievi per determinare l efficacia dei nematocidi messi a confronto sono stati effettuati nei due anni unicamente sulla produzione, tenuto conto di precedenti esperienze sperimentali che avevano evidenziato la non utilità dei controlli effettuati periodicamente sulla vegetazione (numero dei germogli dell anno, allungamento vegetativo e massa vegetativa complessiva) e della ricerca di larve del nematode nel terreno soggette a fluttuazioni legate al ciclo biologico. Per ogni ripetizione è stata raccolta la produzione della pianta centrale. La produzione è stata valutata mediante il peso dei frutti e la loro pezzatura utilizzando una calibratrice di tipo industriale e adottando le classi specificate dalle norme di qualità della UE. Sulle stesse piante sulle quali è stata valutata la produzione, solo nel corso del secondo anno di sperimentazione, al fine di provare a valutare il grado di infestazione dei nematodi sono stati eseguiti dei rilievi anche a livello radicale. Per fare ciò si è prelevato da ciascuna pianta una piccola porzione di apparato radicale costituita esclusivamente da radici secondarie. Il materiale prelevato è stato portato presso il laboratorio di diagnosi fitopatologica del CReSO e per ciascun campione è stata analizzata una quantità di radici tale da ricoprire in modo omogeneo un area di 300 cm 2 conteggiando il numero di galle presenti e assegnando a ciascun campione un indice di attacco secondo la seguente scala di valutazione: 0= nessuna galla; 1= tracce di galle; 2= 25% della 89

94 superficie radicale con galle; 3= 25-50% della superficie radicale con galle; 4= 50-75% della superficie radicale con galle; 5= >75% della superficie radicale con galle. Risultati Nel 2006 il controllo sulla produzione media totale non ha fornito differenze statisticamente significative, tuttavia si è rilevato nelle tesi trattate con Fenamiphos in formulazione liquida la tendenza ad una produzione superiore alle altre tesi (fig. 1). Osservando poi la produzione ripartita per classi commerciali il Fenamiphos in formulazione liquida alla dose più elevata ha determinato le maggiori produzioni nelle pezzature superiori a 97 g (fig. 3). La tesi a base di P. lilacinus, sebbene presenti una produzione mediamente più bassa, in termini di pezzatura invece regge il confronto con il principio attivo di sintesi. Nel 2007 non si osservano tra le tesi tendenziali differenze significative né sulla produzione totale media per pianta (fig. 2) né nella ripartizione per classi commerciali. (fig. 4). Il fatto che il controllo non trattato abbia delle pezzature analoghe alle altre tesi è probabilmente indice di una variabilità di fattori che possono intervenire in genere sulla produzione. A seguito della raccolta del 2007, e soprattutto a fronte dei risultati descritti, è stato ritenuto interessante valutare il grado di infestazione delle radici. Anche per questo parametro non sono emerse differenze statisticamente significative tra le tesi saggiate. Conclusioni I risultati conseguiti nei due anni di sperimentazione non hanno permesso di fornire indicazioni esaurienti sull efficacia dei formulati saggiati. Probabilmente ciò è dovuto anche all assenza di una metodologia che permetta di stimare con precisione l entità dell infestazione dei nematodi sull apparato radicale di una pianta arborea adulta. La produzione media totale per pianta e la qualità della produzione sono parametri soggetti a numerose variabili (posizione della pianta, composizione del suolo, distanza dagli impollinatori, carico di gemme ecc) che possono avere influenzato il risultato. La valutazione di efficacia eseguita su una modesta parte dell apparato radicale, come stimata nel 2007, alla fine del biennio della prova, non risulta significativa ed è facilmente comprensibile quali problemi pratici comporterebbe estendere le osservazioni all intero o almeno buona parte dell apparato radicale. Un ulteriore considerazione utile a comprendere il risultato della prova risiede nel fatto che Paecilomyces lilacinus necessita sicuramente di un periodo di tempo lungo per colonizzare il terreno e diffondersi nel suolo. In conclusione si può affermare che prima di procedere ad un trattamento nematocida di sintesi (di forte impatto ambientale) quale il Fenamiphos tra l altro non autorizzato sulla coltura dell actinidia, bisogna mantenere gli impianti in condizioni agronomiche ottimali grazie alle quali è possibile contrastare le infestazioni dei nematodi. Ringraziamenti Si ringrazia il tecnico della Cooperativa Lagnasco Group M. Ribotta e l az. Mellano Mauro (Lagnasco, CN) per la gentile disponibilità dimostrata nell ospitare la prova in tutte e due gli anni. 90

95 Controllo Paecilom yces Fenam iphos 3500m l\ha Fenam iphos 4200m l\ha Figura 1: produzione media/pianta in kg nella prova del C ontrollo P.lilacinus Fenam iphos 3500ml\ha 40.1 Fenamiphos 4200ml\ha Figura 2: produzione media/pianta in Kg della prova

96 < Figura 3: produzione media/pianta ripartita per classi commerciali della prova Fenamiphos 3500 Fenamiphos 4200 P.lilacinus N on trattato SOTTOM Figura 4: produzione media/pianta per classi commerciali in Kg della prova

97 Indagine entomologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia Marco Pansa 2, Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Luciana Tavella 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve In Piemonte come anche in altre regioni italiane sono state segnalate malformazioni ai frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. I risultati del primo anno di sperimentazione hanno permesso di escludere un coinvolgimento del batterio Pseudomonas syringae pv syringae responsabile di alcune alterazioni a carico di foglie e tralci della pianta. È stata invece accertata nel 2006 una presenza importante di tripidi (Thysanoptera Thripidae), la cui azione trofica nelle fasi di impollinazione e inizio accrescimento dei frutti avrebbe potuto causare le alterazioni oggetto di studio. Nel 2007 l attività sperimentale è proseguita con lo scopo di valutare il ruolo di tali tisanotteri e di altri insetti come ad esempio gli eterotteri. Inoltre è stata anche avviata un indagine per accertare l eventuale coinvolgimento di agenti micotici (ved. la relazione Indagine micologia per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia ). Introduzione Nel comprensorio frutticolo del Sud Piemonte sono stati segnalati, a partire dal 2003, malformazioni ai frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. Tali danni, che provocano l aumento della percentuale di frutti destinati allo scarto commerciale, sono stati rilevati in alcuni impianti localizzati nell area saluzzese con percentuali significative e in aumento nell anno L alterazione, che provoca lo sviluppo irregolare del frutto e quindi la perdita della tipica forma tronco-conica, si manifesta subito dopo l allegagione e richiede l eliminazione dei frutti colpiti durante la fase di diradamento manuale con aggravio dei costi d intervento. Nel 2006 l attività di indagine era in parte volta ad accertare l eventuale correlazione fra l alterazione descritta ed una manifestazione patologica a carico dei rami a frutto, a cui ci si riferisce comunemente come batteriosi, che consiste nell ingiallimento delle foglie ed il loro avvizzimento in pre-fioritura (Ipotesi batteriosi). Le attività sperimentali erano poi volte a verificare anche l eventuale presenza su organi fiorali e frutticini di insetti, la cui azione trofica durante la fase di impollinazione-inizio accrescimento dei frutti potesse causare l alterazione oggetto di studio. I risultati hanno permesso di escludere un coinvolgimento della cosiddetta batteriosi, mentre durante i campionamenti sono stati rilevati esemplari di tripidi (Thysanoptera Thripidae), che con le loro punture di nutrizione nella fasi di impollinazione e inizio accrescimento dei frutti avrebbero potuto causare tali alterazioni (Ipotesi tisanotteri). Nel 2007 l attività sperimentale è pertanto proseguita con lo scopo di accertare il ruolo dei tisanotteri (Ipotesi eterotteri) rinvenuti nel 2006 e anche di altri insetti come ad esempio gli eterotteri (Hemiptera Heteroptera). Contemporaneamente è stata anche avviata un attività sperimentale parallela, relazionata a parte (relazione attività 3, sottoprogetto 2), volta a evidenziare una eventuale correlazione del danno con la presenza di funghi patogeni. 93

98 Materiali e metodi Nel biennio l attività sperimentale è stata condotta negli impianti nei quali negli anni precedenti era stata segnalata la presenza di frutti danneggiati. I rilievi sono stati effettuati: nel 2006 negli impianti delle aziende A, B e C ubicate nel comune di Verzuolo (CN) e D situata nel comune di Piasco (CN); nel 2007 nell impianto dell azienda A, che continua a presentare il problema, e in un impianto dell azienda E, situata nel comune di Lagnasco (CN), in cui non erano state segnalate alterazioni, preso quindi come confronto. Per accertare la percentuale di frutti colpiti in entrambi gli actinidieti indagati nel 2007 è stato eseguito un controllo poco prima del diradamento, a inizio giugno, per evitare che nelle operazioni di diradamento manuale venissero asportati selettivamente i frutti deformati. Le attività di laboratorio sono state svolte presso le strutture del Di.Va.P.R.A., sez. Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano. Ipotesi batteriosi Limitatamente al primo anno di sperimentazione al fine di accertare l eventuale correlazione, ipotizzata da tecnici del settore, tra frutti deformati e rami con sviluppo anomalo perché infetti da sospetta batteriosi, negli impianti indagati sono stati contrassegnati 30 rami a frutto sani ed altrettanti con sviluppo anomalo per sospetta batteriosi. A partire dall inizio della caduta petali sono stati effettuati 4 rilievi a cadenza settimanale nel corso dei quali venivano esaminati tutti i frutti sui rami segnati e conteggiati quelli colpiti. Ipotesi tisanotteri Al fine di accertare un eventuale correlazione tra frutti deformati e presenza di tisanotteri, negli impianti dove sono state rilevate le maggiori infestazioni, a cadenza settimanale sono stati esaminati con la tecnica del frappage circa 100 germogli portanti fiori per seguire l andamento della popolazione di tripidi in campo. Gli insetti rinvenuti sono stati collocati in provette e portati in laboratorio per il conteggio e l identificazione. Complessivamente sono stati effettuati 5 rilievi con cadenza settimanale a partire dalla piena fioritura sino all ingrossamento del frutto. Inoltre nel 2006 negli appezzamenti A e D sono stati posti 20 isolatori per impianto su rami a frutto portanti fiori in allegagione e successivamente frutti. Prima di collocare gli isolatori, sui rami sono stati eliminati i frutticini già deformati ed è stato effettuato un trattamento a base di spinosad (f.c. Laser) e λ-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress) alle dosi di etichetta, ripetuto 14 giorni dopo per ridurre il rischio di penetrazione di insetti all interno degli isolatori. I frutti sui rami ingabbiati sono stati poi controllati in 4 rilievi decadali. Nel 2007 nell appezzamento A sono stati scelti e contrassegnati 60 rami a frutto. A partire dalla fase fenologica di bottoni fiorali, 30 rami sono stati trattati l 8 maggio con spinosad (f.c. Laser) alla dose di etichetta. Per garantire la totale copertura, il trattamento è stato poi ripetuto il 22 maggio ed il 4 giugno. In questo modo, qualora frutti deformati fossero osservati soltanto sui rami non trattati, e non sui rami trattati, poiché lo spinosad è estremamente efficace nei riguardi dei tripidi l assenza di frutti deformati sui rami trattati proverebbe la responsabilità dei tripidi nel causare le alterazioni. Al contrario, la presenza di frutti danneggiati sui rami sia trattati sia non trattati indicherebbe che altri insetti (ad esempio gli eterotteri generalmente poco sensibili allo spinosad) possano aver causato tali alterazioni. Infine avendo rilevato la presenza di funghi del genere Alternaria sui frutti (ved. relazione sull indagine micologica) e di elevate popolazioni di tripidi in campo, come ipotesi aggiuntiva è stata valutata la possibilità che i tisanotteri si possano comportare come vettori degli agenti fungini d infezione. A tal proposito circa 50 tripidi sono stati prelevati in campo e trasferiti in laboratorio 94

99 dove sono stati posti per 15 minuti in capsule Petri su un terreno di coltura generico (PDA) per la crescita di funghi. Le piastre sono state poi esaminate per la presenza di Alternaria sp. Ipotesi eterotteri Per verificare un eventuale correlazione tra l azione trofica di eterotteri e la comparsa dei danni, sono stati scelti e chiusi in isolatori rami a frutto nella fase fenologica di bottone fiorale, in numero di 20 per impianto negli appezzamenti A e D nel 2006 e di 30 nell appezzamento A nel Le maglie di questi isolatori non permettevano l ingresso di insetti appartenenti al sottordine Heteroptera. Come descritto per il 2006, anche nel 2007 prima di collocare gli isolatori ogni ramo è stato controllato, conteggiando i frutti totali e rimuovendo quelli eventualmente già deformati, ed è stato trattato con il p.a. insetticida λ-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress) alla dose di etichetta per evitare la presenza di insetti fitofagi. Gli isolatori sono stati poi aperti e controllati per rilevare la presenza di frutti deformi il 19 giugno. Risultati Nel 2007 nell appezzamento A, maggiormente colpito dal fenomeno, la percentuale del danno al momento del diradamento manuale è risultato essere del 6,2%, mentre nell appezzamento E è stata del 0,7%. Ipotesi batteriosi I rilievi effettuati nel 2006 hanno evidenziato l assenza di correlazione tra incidenza del danno sui frutti e rami colpiti da presunta batteriosi. Tale evidenza è stata osservata, se pur con valori numerici diversi, in tutti gli impianti dove sono stati eseguiti i controlli (Fig. 1). Ipotesi tisanotteri Nel 2006 soltanto durante il primo rilievo (inizio caduta petali) e in una sola azienda (appezzamento D), sono stati rinvenuti con una certa frequenza insetti appartenenti all ordine Thysanoptera, famiglia Thripidae, per lo più Thrips spp. Dal secondo rilievo in avanti sui frutti in formazione non sono più stati raccolti tripidi in numero significativo (Fig. 2). Nel 2007 i tripidi sono stati rinvenuti mediamente in quantità inferiori rispetto al 2006 ma più costantemente e in numero più elevato anche nell appezzamento E, con la minor percentuale di danno (Fig. 3). Per quanto riguarda il trattamento con spinosad nel 2007, l incidenza di frutti deformati è stata pressoché simile sui rami trattati e sui rami non trattati (Fig. 4). Gli accertamenti per verificare il ruolo svolto dai tripidi come vettori di agenti micotici hanno rivelato la presenza perlopiù di funghi del genere Cladosporium sugli individui raccolti in entrambi gli impianti indagati nel Sono stati anche rinvenuti funghi del genere Alternaria, Penicillium e Aspergillus. Ipotesi Eterotteri All apertura degli isolatori sia nel 2006 sia nel 2007 tutti i frutti all interno sono risultati sani e con forma regolare, ad eccezione di 1 frutto deforme nell impianto D nel C Conclusioni La causa delle alterazioni sui frutti di actinidia rimane da definire anche se nel corso dei due anni di sperimentazione è stato possibile circoscrivere il problema ad alcune ipotesi scartandone altre che a livello teorico parevano plausibili. È importante qui riportare che il problema sebbene non disastroso desta preoccupazione tra gli operatori per la ripetuta comparsa negli anni e per la diffusione, anche al di là dei confini della regione, come emerso da un confronto con tecnici di altre zone di produzione. 95

100 Nel 2006 è stato possibile escludere con certezza che tale fenomeno fosse da ascrivere a batteriosi: in realtà non è del tutto da scartare l ipotesi che qualche batterio del genere Pseudomonas possa essere coinvolto nella sintomatologia, magari in presenza di funghi, pur non ritenendo possano essere considerati come l agente causale. Su questo aspetto tuttavia si ritornerà con successive approfondite indagini. Nel primo anno di indagine era stata anche rilevata la presenza di tisanotteri sebbene non in misura tale da essere correlabile alla deformazione in oggetto. In ogni caso, dal momento che nel 2006 l inizio delle osservazioni era coinciso con l allegagione dei frutti, non si poteva escludere che il danno fosse già stato causato. Pertanto nel 2007 sono state ripetute le osservazioni a partire dalla fase fenologica di bottoni fiorali. Tuttavia, dai dati è emerso che, contrariamente alle attese, nell actinidieto con maggior presenza di tripidi i danni sono stati trascurabili. Il risultato avvalora quindi la conclusione preliminare dell anno precedente che tendeva ad escludere un coinvolgimento dei tisanotteri. Inoltre alla stessa conclusione si è giunti nel 2007 con la prova in cui parte dei rami sono stati trattati con un insetticida molto efficace contro i tripidi poiché le percentuali di frutti deformi sono state pressoché simili nelle due tesi, trattata e non trattata. Infine, le verifiche preliminari volte ad accertare se i tripidi possano comportarsi come vettori di agenti micotici, hanno evidenziato con percentuali modeste la presenza sui tisanotteri di funghi saprofiti comuni, normalmente presenti nell atmosfera. Tuttavia non è da trascurare il ruolo di Alternaria sp., che in un altra indagine è stata rilevata con una interessante frequenza sui frutti deformi di actinidia. La prova condotta per escludere il coinvolgimento di insetti di dimensioni maggiori, in particolare di eterotteri, non consente di formulare ipotesi precise. L assenza di frutti deformati negli isolatori indurrebbe a pensare che le alterazioni siano causate da insetti di dimensioni tali da non poter penetrare negli isolatori, tuttavia l assenza di frutti deformati sui rami ingabbiati potrebbe ascriversi al caso e al basso livello di danni (6%). Sarà pertanto opportuno nel prosieguo delle attività ripetere la prova aumentando il numero degli isolatori. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Barale E., Quaglia A., Fina L. e Quaranta P. per la gentile disponibilità dimostrata ed il tecnico Trovò P. Albifrutta per le segnalazioni. 96

101 8 6 Rami colpiti da "batteriosi" Rami sani Az. A Az. B Az. C Az. D Figura 1: Numero di frutti deformati su rami sani e rami colpiti da batteriosi per impianto indagato nel Appezzamento A Appezzamento B Appezzamento C Appezzamento D 31-mag 6-giu 14-giu 21-giu 27-giu Figura 2: Numero di tripidi ogni 100 fiori negli impianti indagati nel

102 30 25 Appezzamento A Appezzamento E /05/ /05/ /05/ /05/2007 Figura 3: Numero di tripidi medi ogni 100 fiori negli impianti indagati nel % 40% 30% 20% 10% 0% 2.33% Controllo 1.56% Trattato con spinosad Figura 4: Percentuale di frutti deformati sui 30 rami trattati con spinosad e sui 30 rami non trattati (controllo) nell appezzamento A nel

103 Indagini preliminari su eulia (Argyrotaenia pulchellana) e sulle possibili strategie di difesa Alessandro Cesano 2, Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Alberto Alma 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve L Eulia (Argyrotaenia pulchellana Hawort) è in grado di provocare danni economicamente anche gravi ai fruttiferi. Le trappole comunemente impiegate per il monitoraggio sembrano sovrastimare le popolazioni e risultano poco utili per prendere decisioni a livello locale. Al fine di avere una migliore correlazione tra le catture e la successiva infestazione larvale sono stati verificati tre dosaggi feromonali ridotti rispetto alla dose commercializzata. Parallelamente sono stati eseguiti rilievi su uova, larve ed eventuali danni alla raccolta che confermassero l ipotesi di partenza. La ricerca, al primo anno di attività, ha consentito di evidenziare che le cariche feromonali ridotte possono essere utili al servizio tecnico. Con il prosieguo dell attività sembra possibile innanzitutto individuare una modalità di monitoraggio che permetta di evidenziare solamente la popolazione presente nel campo. Inoltre si potrà cercare di stabilire una soglia di catture per l intervento valida per il comprensorio frutticolo del Sud Piemonte. Introduzione L Eulia dei fruttiferi e della vite (Argyrotaenia pulchellana Hawort) è un lepidottero tortricide diffuso in tutta Europa, Asia minore e America settentrionale. Questo fitofago polifago, segnalato su moltissime specie spontanee e coltivate, è da tempo ben noto ai frutticoltori piemontesi in quanto in grado di provocare danni economicamente anche gravi. Le larve praticano erosioni più o meno superficiali su foglie e frutti, e tessono classici fili sericei allo scopo di far aderire tra loro foglie e frutti. In questo modo l insetto si protegge nella sua attività trofica. Fattori predisponesti l attacco risultano essere infatti la presenza di foglie molto vicine ai frutti oppure, come nel caso dell actinidia, l esistenza di frutti aggregati; questa situazione ricorre ad esempio più frequentemente con la cultivar Summer kiwi rispetto alla cultivar Hayward. L Eulia compie in Piemonte tre generazioni l anno. La seconda (larve attive a inizio estate) e la terza generazione (larve attive da settembre a ottobre) possono provocare gravi deprezzamenti di produzione soprattutto su specie a maturazione tardiva. Se in un primo momento il melo risultava essere la specie maggiormente colpita, attualmente si riscontrano danni frequenti anche su actinidia. Esperienze passate ci suggeriscono che i frutteti più a rischio d attacco sono quelli confinanti con colture cerealicole e foraggere. Durante le fasi di trebbiatura e sfalcio di tali specie, la popolazione del fitofago tende a spostarsi nel frutteto confinante colonizzando gradualmente prima le zone perimetrali per poi arrivare, nei casi più gravi, ad interessare tutto l appezzamento. Fino ad ora, per monitorare le popolazioni del lepidottero, venivano utilizzate trappole sessuali innescate con cariche feromonali standard di 1000 µg. Tuttavia è noto agli operatori che tali trappole catturano centinaia di individui richiamando i maschi anche da zone esterne al frutteto. Questo fatto fa sì che si abbia un indicazione sull andamento della popolazione dell areale ma non 99

104 completamente rappresentativa dell appezzamento in cui è collocata. È caso comune infatti osservare basse infestazioni nonostante livelli di catture preoccupanti. Al fine di avere una migliore correlazione tra le catture e la successiva infestazione larvale si è deciso quindi di testare tre dosaggi feromonali ridotti rispetto alla dose commercializzata. Parallelamente sono stati eseguiti rilievi su uova, larve e eventuali danni alla raccolta che confermassero l ipotesi di partenza. La ricerca, al momento ancora al solo primo anno di attività, intende mettere a punto un modello che permetta di evidenziare solamente la popolazione presente nel campo, e stabilire una soglia d intervento valida per il comprensorio frutticolo del Sud Piemonte. Sarà quindi possibile collocare i trattamenti nel periodo migliore, ottimizzando così le strategie di difesa. Materiali e metodi Sono stati individuati sei appezzamenti nel comprensorio frutticolo del Sud Piemonte, tre meleti (aziende Vagliano di Lagnasco, CN, Miretti di Revello, CN, Freiria di Campiglione Fenile, TO) e tre actinidieti (aziende Odasso e Quaglia di Lagnasco, CN, Buffa di Cavour, TO), tutti confinanti con cereali, nei quali erano stati segnalati danni da Eulia nella stagione passata. Due campi (un meleto del CReSO, Manta, CN e un meleto dell az. Isaia Santino di Lagnasco CN) sono stati utilizzati come controllo dell andamento dei voli con la carica massima di 1000 µg. Per la scelta dei meleti, sono state preferite cultivar tardive (Red Delicious, Fuji, ) in quanto a maggior rischio di attacco da parte della terza generazione del fitofago. Il monitoraggio Per il monitoraggio sono state impiegate trappole a pagoda a fondo colloso (Isagro S.p.A., Milano) innescate con dispenser in gomma con tre diverse cariche feromonali gentilmente forniti dalla Novapher S.a.S. (San Donato Milanese, MI): 250 µg (dose alta), 62,5 µg (dose media), 10 µg (dose bassa). La dose standard di 1000 µg è stata posizionata nei due meleti sopra riportati e distanti dagli altri per evitare interferenze con le trappole a dosaggio minore. In ogni frutteto sono state posizionate due trappole a dose alta, due a dose media e due a dose bassa, disposte nel campo ad una distanza minima di 50 m l una dall altra per evitare interferenze della nube feromonale. Le trappole sono state poste in campo a partire dalla seconda decade di aprile e i controlli sono continuati fino alla terza decade di settembre. Le letture sono state eseguite a cadenza settimanale. I feromoni sono stati sostituiti ogni 15 giorni. I grafici riportati si riferiscono a medie di catture per carica feromonale e specie ospite per data. Controllo sullo stadio biologico Per controllare la corrispondenza tra l andamento dei voli e l infestazione sono stati condotti in campo rilievi bio-etologici. Circa una decina di giorni dopo il picco di ogni volo, venivano campionati casualmente 500 getti per appezzamento alla ricerca di ovature e larve. Sono stati inoltre effettuati controlli alla raccolta per quantificare eventuali danni. Indagini preliminari sulle strategie di difesa In diverse aziende è stata monitorata la strategia di difesa adottata e sono stati allora richiesti i calendari degli interventi e osservati i risultati in campo per una correlazione. Risultati Come previsto, le catture della trappola innescata con la dose massima (1000 µg) risultano elevate indipendentemente dalla situazione in campo figura 1. In effetti ad un numero elevato d individui catturati non corrisponde una presenza del fitofago sia come larve che come danni ai frutti. Come si 100

105 può notare chiaramente dai grafici in figura 2 per il melo e in figura 3 per l actinida, ad una riduzione della carica feromonale segue una riduzione delle catture in misura proporzionale. Ciò è dovuto senza dubbio ad una riduzione del raggio di azione della trappola e quindi a un minor numero di individui richiamati dai campi perimetrali. I tre picchi di volo si distinguono chiaramente per la dose alta (250 µg) e media (62,5 µg), mentre non si evidenziano nella dose bassa (10 µg). Le trappole feromonali innescate con 250 µg e 62,5 µg hanno fornito dei picchi di catture medie rispettivamente di 60 e 30 individui per il melo e rispettivamente per l actinidia ma ciò non si è tradotto in un danno alla produzione. La dose bassa ha presentato punte massime medie di catture di 3 individui. I diversi rilievi effettuati alla ricerca di uova e larve hanno dato esito negativo ad eccezione di poche ovature osservate nell actinidieto di Cavour (TO) in data 27 settembre. Inoltre anche il controllo alla raccolta a fornito pochi frutti colpiti. Indagini preliminari sulle strategie di difesa Nelle diverse aziende osservate in generale si evidenziano due situazioni: assenza o presenza di difesa dalla carpocapsa (Cydia pomonella L.) con il metodo della confusione sessuale. Nel primo caso gli interventi con ovicidi e larvicidi contro quel carpofago sono risultati essere sufficienti anche nei confronti dell eulia. Nel secondo, ovvero quando contro la carpocapsa viene applicata la confusione sessuale e si teme un attacco da eulia, si procede con interventi a partire dalla seconda generazione, ritenuta la più pericolosa. I principi attivi comunemente impiegati sono gli ovicidi Methoxyfenozide (ovo-larvicida), Tebufenozide e Lufenuron ed il larvicida Indoxacarb a dosi di etichetta. Tali strategie hanno fatto sì che in tutte le aziende osservate non si siano registrati danni di rilievo. Conclusioni Questo primo anno di sperimentazione ha fornito dati interessanti per quanto riguarda la dinamica di popolazione monitorata con i tre differenti dosaggi feromonali. Un basso/nullo livello di infestazione e un danno assente e trascurabile, correlato ai dati sui voli forniti dalle diverse trappole, suggerisce l ipotesi che i dosaggi feromonali di 1000, 250 e 62,5 µg siano ancora troppo elevati mentre sembra fornire un indicazione più corretta il dosaggio di 10 µg il quale in assenza di danni alla produzione ha in effetti indicato una popolazione trascurabile. Dal confronto con i tecnici di campo risulta che questa è stata senza dubbio un annata caratterizzata da un bassissimo livello di attacco a differenza degli anni passati. Sebbene sia stato portato a termine un solo anno di sperimentazione si conclude per il momento che tutti i dosaggi tranne la dose a 10 µg (compreso naturalmente la dose standard commercializzata) sovrastimino la popolazione del fitofago nell appezzamento. Sarà interessante vedere se in annate a rischio per questo lepidottero la carica minore consenta di evidenziare un aumento reale della popolazione nel campo in cui è posizionata la trappola. Lo scenario che potrebbe prospettarsi è quello dell uso delle due cariche: una dose più elevata per avere un indicazione sullo stadio a cui è giunto il fitofago a ciascuna data, magari in una sola stazione, e la dose minore (10 µg) nei singoli impianti che sono ritenuti a rischio. Qualora anche in queste trappole si verificassero catture significative si avrebbe una chiara indicazione di allarme. Per quanto riguarda la difesa non è possibile formulare delle conclusioni nette in quanto la stagione non è stata favorevole al proliferare del fitofago in studio e tutte le strategie di difesa hanno avuto un ottima efficacia. Tuttavia si evidenzia come dall andamento dei voli risulti evidente una prima 101

106 generazione molto importante numericamente. Questo potrebbe suggerire in futuro un attenzione particolare anche verso quest utlima finora trascurata. Intensificando maggiormente i controlli sulla bio-etologia dell insetto (si pensa ad una osservazione con metodo sequenziale) nel prosieguo dell attività sperimentale si dovrà cercare una correlazione tra le catture e l infestazione reale e stabilire così una soglia di intervento per l areale frutticolo del Sud Piemonte. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Vagliano, Odasso, Santino e Quaglia di Lagnasco (CN), Miretti di Revello (CN), Freiria di Campiglione Fenile (TO), Buffa di Cavour (TO), ed i rispettivi tecnici di base Ribotta M., Ferrato V. (LagnascoGroup) e Bunino S. (Coldiretti prov. Torino). Si ringrazia infine il dott. Capizzi (Novapher) per la fornitura delle cariche feromonali. 102

107 Individui catturati apr 16- apr 30- apr 14- mag 28- mag 11- giu 25- giu 9- lug 23- lug 6- ago 20- ago 3- set 17- set Figura 1: Catture di Argyrotaenia pulchellana in un impianto di melo di Manta con dosaggio commerciale di feromone (1000 µg) µg 62,5µg 10µg Individui catturati apr 16- apr 30- apr 14- mag 28- mag 11- giu 25- giu 9- lug 23- lug 6- ago 20- ago 3- set 17- set Figura 2: Catture di Argyrotaenia pulchellana in 3 impianti di melo con 3 dosaggi diversi di feromone µg 62,5µg 10µg Individui catturati apr 16- apr 30- apr 14- mag 28- mag 11- giu 25- giu 9- lug 23- lug 6- ago 20- ago 3- set 17- set Figura 3: Catture di Argyrotaenia pulchellana in 3 impianti di actinidia con 3 dosaggi diversi di feromone. 103

108 Aggiornamento sulla nuova modalità di confusione sessuale mediante distribuzione in soluzione liquida Daniela Dutto 1, Giuseppe Monge 1, Manuela Robasto 1, Daniele Demaria 1, Davide Brero, Graziano Vittone 1, Fabio Molinari 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Riassunto breve La tecnica della confusione sessuale nella difesa del melo da Cydia pomonella e del pesco da Grapholita molesta è una pratica in uso da diversi anni ed in espansione in quanto unisce l efficacia al basso impatto ambientale. Si è ritenuto opportuno valutare una nuova modalità di applicazione dei feromoni, in formulazione microincapsulata liquida, da applicare con le normali attrezzature per la distribuzione dei prodotti fitosanitari e che per questo potrebbe presentare il vantaggio di una maggiore flessibilità di impiego rispetto alla tecnica tradizionale che prevede il posizionamento a mano dei diffusori in campo. La prova condotta nel 2007 ha fornito risultati preliminari interessanti sia per quanto riguarda il melo che il pesco, permettendo un contenimento dei danni simile alla confusione sessuale tradizionale ed alla difesa chimica. E necessario ottenere una conferma di tali risultati con un secondo anno di sperimentazione e resta da considerare la resistenza al dilavamento del formulato liquido in caso di pioggia. Introduzione Le esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla qualità e salubrità dei prodotti che arrivano alla loro tavola, e la necessità di trovare strategie di lotta sempre più ecocompatibili hanno stimolato la ricerca nel campo dei mezzi di difesa alternativi alla chimica. L utilizzo di feromoni di sintesi, necessari per attuare la tecnica della confusione sessuale, è una pratica ormai in uso da diversi anni soprattutto per quanto attiene alla difesa da Cydia pomonella per il melo e per la Grapholita molesta del pesco. La tecnica ha una buona efficacia ed è talora difficilmente sostituibile nella difesa dai fitofagi citati permettendo inoltre di ottenere frutti privi di residui chimici. Questa tecnica prevede il posizionamento dei diffusori, supporti di diverso materiale in grado di rilasciare gradualmente il prodotto di cui sono impregnati, direttamente sui rami degli alberi prima dell inizio del volo degli insetti. Negli ultimi anni è stata messa a punto una nuova modalità di applicazione dei feromoni per la confusione sessuale: si tratta di feromoni micro-incapsulati formulati in soluzione acquosa distribuibili con i normali mezzi aziendali e miscibili con altri fitofarmaci. Nel triennio il CReSO, in collaborazione con il Servizio Fitosanitario Regionale, ha condotto una prova sperimentale per verificare l efficacia del feromone liquido per la lotta alla Grapholita molesta del pesco, prodotto di cui era in corso la richiesta di autorizzazione e che peraltro era già autorizzato ed utilizzato in nord America. L indagine aveva dimostrato una buona efficacia del formulato (che è stato successivamente registrato e messo in commercio) a confronto sia con la difesa convenzionale che con la confusione sessuale tradizionale. 104

109 La prova del 2007, sia per quanto riguarda il melo che il pesco, ha fornito risultati interessanti incentivando a proseguire lo studio, in considerazione di alcune caratteristiche positive che la formulazione liquida presenta. Tra questi la facilità di distribuzione nei normali interventi con atomizzatore e l elevata miscibilità con qualsiasi altro agrofarmaco. Inoltre è da considerare l ipotesi che il prodotto diffuso su tutta la superficie fogliare possa rendere la confusione sessuale meno soggetta all azione del vento in quanto non basata su una distribuzione puntiforme come accade per la tecnica tradizionale. Una prospettiva interessante è l uso di trappole a cairomoni che consentono il monitoraggio anche in campi in cui sia applicata la confusione sessuale: con le formulazioni liquide è di possibile modulare i trattamenti in base all effettiva presenza dell insetto in campo. Rimane ancora da definire la resistenza del prodotto al dilavamento in caso di pioggia soprattutto in relazione alla necessità di stabilire in quali casi è necessario ripetere o anticipare l applicazione della miscela. Materiali e metodi Melo La prova su melo è stata svolta in un azienda di Busca su un impianto del 2001 della cultivar Golden Delicious. L appezzamento di circa 9,5 ettari è stato suddiviso in 3 blocchi. Il primo (1,35 ettari) è stato trattato con la confusione liquida dalla prima generazione (18 Aprile), a coprire tutto il periodo di attività del fitofago. Si tratta della strategia consigliata dalla società distributrice del formulato. Sul secondo blocco (0,80 ettari) sono state effettuate le applicazioni di confusione liquida (prodotto Check Mate CM-F della Suterra) da prima dell inizio della seconda generazione (30 Maggio). Il terzo blocco (7,30 ettari) ha visto il posizionamento degli erogatori della confusione sessuale tradizionale (tipo Shin-Etsu Isomate CLR) in numero di 1000 per ettaro. Su tutte e tre le tesi è stato applicato un insetticida con funzione di ridurre la popolazione iniziale del fitofago (figura 1). La dose di applicazione del feromone in formulazione liquida è di 100 ml/ha e l intervallo fra un trattamento ed il successivo è di 15 giorni. In caso di pioggia abbondante si è adottata la strategia di ripetere l applicazione a metà dose (nel caso in cui di pioggia tra il 1 ed il 10 giorno dal trattamento) o di anticipare l applicazione (nel caso in cui la pioggia sia avvenuta oltre il 10 giorno dal trattamento). Si sono effettuati controlli visivi al momento del diradamento manuale ed in corrispondenza degli stadi larvali mediamente su 1000 frutti ogni volta. Il controllo del danno è avvenuto sui circa 3000 frutti in fase di raccolta (11 settembre). Pesco La prova su pesco è stata svolta in un azienda di Verzuolo in un impianto risalente al 2002 di cultivar Big Top. La superficie (circa 1,5 ettari) è stata suddivisa in due blocchi; nel primo si è applicata la difesa chimica convenzionale, nel secondo si sono effettuati i trattamenti con il feromone in formulazione liquida. Alla luce dell esperienza condotta nel triennio durante il quale l applicazione del feromoni liquido a dose piena (100 ml/ha ) prevedeva una copertura di 30 giorni, nella prova del 2007 sono state apportate alcune modifiche al metodo. La dose di feromone liquido (Check Mate OFM-F della Suterra) è stata dimezzata a 50 ml/ha e contemporaneamente è stata aumentata la frequenza degli interventi (ogni 15 giorni). La contrazione dell intervallo di applicativo è motivata dall intenzione di mantenere più costante la diffusione del prodotto nel tempo. Inoltre l inizio dei trattamenti è stato posticipato alla fine del volo della prima generazione della Grapholita molesta (11 Maggio) allo scopo di contenere il numero degli interventi (figura 3). Come per il melo, in caso di pioggia abbondante, si è adottata la strategia di ripetere l applicazione a 105

110 metà dose (nel di pioggia tra il 1 ed il 10 giorno dal trattamento) o di anticipare l applicazione (nel caso in cui la pioggia sia avvenuta oltre il 10 giorno dal trattamento). Sono stati effettuati controlli visivi periodici sia sui germogli sia sui frutti, principalmente in corrispondenza dell attività larvale. La valutazione del danno è stata fatta su circa 2500 frutti alla raccolta (3 diversi stacchi a inizio luglio). Si è scelto di proseguire dopo la raccolta con il rilievo dei danni sui germogli in quanto l andamento climatico particolarmente mite dell inverno 2006\1007 ha determinato un anticipo di raccolta esponendo l appezzamento in prova ad un minor rischio di attacchi da G. molesta. Questi rilievi possono ugualmente fornire importanti indicazioni circa l efficacia del prodotto anche in epoca successiva. Ad ogni controllo sono stati verificati 500 germogli circa per fila e 4 file per tesi. Risultati Melo Per quanto riguarda il melo, nella figura 2 è riportato il danno ai frutti espresso come percentuale di frutti colpiti da larva di Cydia pomonella. Nelle tesi di confusione sessuale tradizionale e di confusione sessuale con formulazione liquida dalla seconda generazione, il danno è stato molto contenuto (rispettivamente 0,33 % e 0,50 %). Per quanto riguarda la tesi della confusione sessuale con formulazione liquida dalla prima generazione, si nota come il danno, benché sempre al di sotto della soglia di accettabilità, sia decisamente superiore (1,50 %). Bisogna tenere presente tuttavia che il maggior numero di frutti su cui si è riscontrato il danno sono stati raccolti nella fila di bordo del blocco interessato, non è quindi da escludere che questo danno sia dovuto a immigrazione di femmine fecondate dall esterno dell impianto Pesco Il controllo del danno sui frutti di pesco, avvenuto all epoca della raccolta (intorno ai primi di luglio) ha fornito dati scarsamente significativi in quanto la percentuale di frutti danneggiati è stata pari a 0 per entrambe le tesi (confusione sessuale liquida e difesa chimica convenzionale). Anche sui germogli i quali, ricordiamo, sono il bersaglio preferito dalle larve del fitofago e sono quindi soggetti ad attacco, soprattutto in primavera (quando sono più teneri) e dopo la raccolta (quando rimangono l unica fonte di nutrimento), il danno si è mantenuto sempre molto basso. In figura 4 sono riportati i risultati (percentuale di germogli colpiti sul totale dei germogli visionati) del controllo del 28 settembre. La tesi della difesa chimica convenzionale ha presentato un danno dello 0,15 % mentre la tesi della confusione sessuale liquida dello 0,26%. Conclusioni Per entrambe le prove (sia melo che pesco) si può dire che i risultati sono stati complessivamente soddisfacenti, in quanto il danno riscontrato nella tesi della confusione sessuale liquida è stato paragonabile a quello ottenuto sia nella tesi della confusione sessuale tradizionale sia nella tesi di difesa chimica convenzionale. I risultati positivi vanno interpretati con prudenza, sia perché la metodologia seguita (dosaggio e tempo dimezzati) si riferisce ad un solo anno di sperimentazione, sia perchè il 2007 è stato un annata a ridotta pressione per la G. molesta, in tutto l areale frutticolo del sud Piemonte. Tuttavia mentre per il pesco è ormai ben definito il periodo di inizio delle applicazioni del feromone liquido (poco prima dell inizio della 2 a generazione) in quanto facilmente identificabile sia mediante il controllo delle trappole sia con l utilizzo del modello previsionale, per il melo resta da definire. Infatti la possibilità di posticipare l inizio dei trattamenti prima del secondo volo della C. pomonella permetterebbe di ridurre i costi della tecnica, considerando che le 106

111 applicazioni del feromone devono protrarsi fino alla raccolta e possono quindi diventare molto numerose. In entrambe le prove, per tutte le tesi, è stato utilizzato un insetticida abbattente iniziale che ha lo scopo di ridurre il livello della popolazione del fitofago nel caso in cui nella precedente stagione ci sia stato un danno rilevante. Per quanto riguarda la confusione liquida, riferendoci alla strategia che prevede l inizio delle applicazioni da prima del 1 volo, l abbattente iniziale può esercitare un attività sinergica con il feromone microincapsulato, che ad inizio stagione può incontrare delle difficoltà d azione sia per lo stato vegetativo della pianta (ci sono poche foglie su cui il prodotto possa depositarsi) sia per l andamento delle temperature che limita la diffusione del feromone in campo. Come già accennato in precedenza, uno degli aspetti ancora da chiarire è la resistenza del formulato liquido al dilavamento in caso di pioggia. Tra gli aspetti positivi connessi alla flessibilità di impiego delle formulazioni liquide di feromoni, si può considerare la possibilità di garantire la copertura fino alla raccolta in ogni situazione, semplicemente continuando le applicazioni. Si dovrà tuttavia valutare la convenienza economica del metodo in base al numero degli interventi di feromone liquido rispetto alla confusione tradizionale tenendo conto sia del costo del prodotto che dell ammortamento dell attrezzatura utilizzata e della manodopera coinvolta. A conclusione, si sottolinea come le migliori potenzialità del prodotto in studio sembrano essere costituite dalla sua versatilità nell applicazione che consente una modulazione sulle esigenze specifiche del frutteto. Esso potrebbe costituire un integrazione alla confusione classica in casi di durata limitata di quest ultima o altre limitazioni. Da ciò deriva tuttavia la necessità di usare questo strumento con l attenta consulenza del servizio tecnico per l applicazione nell esatto stadio biologico del fitofago. Ringraziamenti Si ringraziano per la collaborazione le aziende agricole Brero Davide e Quaglia Andrea. 107

112 Figura 1: volo della carpocapsa nei pressi della prova e indicazione degli interventi effettuati. % frutti colpiti /03/ /04/ /04/ % 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% Confusione classica Abbattente Conf. Liq. 1 generazione Conf. Liq. 2 generazione Confusione Classica C. liquida 1 generazione C. liquida 2 generazione 19/04/ /04/ /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ /06/ /06/ /06/ /06/ /07/ /07/ /07/ /07/ /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ /09/ /09/ /09/2007 Figura 2: frutti colpiti da carpocapsa alla raccolta nella prova su melo. Controllo dell 11 settembre

113 25 Abbattente Difesa convenzionale Figura 3: volo della G. molesta nei pressi della prova e indicazione degli interventi effettuati. % germogli colpiti ,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 Confusione liquida 08/03/ /03/ /03/ /03/ /04/ /04/ /04/ /04/ /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ /06/ /06/ /06/ /06/ /07/ /07/ /07/ /07/ /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ /09/ /09/ /09/2007 0,0 Confusione liquida Convenzionale Figura 4: germogli colpiti da G. molesta nella prova su pesco. Controllo del 28 Settembre

114 Indagine sulla diffusione dei giallumi europei delle drupacee e sul ruolo degli insetti vettori Daniele Demaria 1, Alessandro Cesano 2, Rosemarie Tedeschi 2, Federica Tota 2, Manuela Robasto 1, Sergio Martini, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Alberto Alma 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve Particolare preoccupazione è destata nel comprensorio frutticolo piemontese dai Giallumi europei delle drupacee (ESFY = European stone fruit yellows) che si manifestano sulle piante con sintomi quali la ripresa vegetativa anticipata, foglie clorotiche e accartocciate, fino alla morte della pianta. Il vettore di questo fitoplasma è ritenuto essere Cacopsylla pruni. Nel 2006 è stata allora avviata un attività di sperimentazione dalla quale la diffusione del fitoplasma è apparsa preoccupante sia su albicocco che su susino. Tuttavia, a fronte di una forte infestazione in campo non è risultata significativa la presenza del vettore. Nel secondo anno è stato ampliato il campo di indagine soprattutto per quanto attiene al susino ed è proseguita l attività di monitoraggio del vettore (C. pruni). Sono stati confermati i risultati del primo anno e, tenuto conto della giovane età degli impianti controllati e della ridotta presenza del vettore nel comprensorio di riferimento, è risultato evidente che l infezione prenda avvio in massima parte dal materiale vivaistico. Introduzione I fitoplasmi sono conosciuti come agenti causali di numerose malattie di piante erbacee e arboree, spontanee e coltivate. Appartiene a questo gruppo di organismi l agente responsabile degli scopazzi del melo (Apple proliferation abbreviata AP), trasmissibile per innesto e attraverso insetti vettori nell Europa centro-meridionale. La sperimentazione svolta dal CReSO in collaborazione con l Università di Torino in questi ultimi anni ha permesso innanzitutto di circoscrivere il problema che in Piemonte non ha raggiunto il livello preoccupante di altre regioni. È stato inoltre possibile appurare che il vettore di AP nel sud-ovest del Piemonte è la psilla del biancospino (Cacopsylla melanoneura), un insetto oligofago (=che si nutre di poche piante) che svolge il proprio ciclo biologico su melo, biancospino e su conifere. Queste informazioni hanno consentito di allestire le strategie di intervento. Un altro fitoplasma, appartenente allo stesso gruppo del fitoplasma che causa gli scopazzi del melo, è agente dei Giallumi europei delle drupacee (ESFY = European stone fruit yellows). Un tempo venivano distinte diverse avversità quali la leptonecrosi del susino, il giallume del pesco e l accartocciamento fogliare clorotico dell albicocco, del pesco e del susino ma si tratta di avversità che sono causate dallo stesso fitoplasma. Si tratta del Candidatus Phytoplasma prunorum che in natura infetta varie specie del genere Prunus, in primo luogo piante di prugnolo, albicocco e di susino delle varietà cino-giapponesi, ma anche piante di pesco, nettarine, percoche e mandorlo. Come per AP, anche ESFY si manifesta sulle piante infette con sintomi caratteristici quali la ripresa vegetativa anticipata, foglie clorotiche, piccole e accartocciate, lamina fogliare ispessita, necrosi più o meno ampie del tessuto floematico, disseccamento progressivo fino alla morte della pianta. I giallumi europei delle drupacee sono ormai presenti in tutte le zone frutticole europee (Francia, Spagna, Grecia, Germania) ed in questi ultimi anni si sono ampiamente diffusi in alcune regioni del nord Italia quali Emilia Romagna, Veneto e Friuli. Anche in Piemonte, a seguito della introduzione di nuove varietà di susino cino-giapponese rivelatesi particolarmente sensibili al fitoplasma, è stata segnalata con una frequenza elevata la presenza di piante sintomatiche. Il vettore di questo fitoplasma è ritenuto essere Cacopsylla pruni, una psilla simile alla C. melanoneura vettore del fitoplasma del melo. 110

115 Nel 2006 è stata allora avviata un attività di sperimentazione innanzitutto per verificare il grado di diffusione del problema su pesco, albicocco e soprattutto susino e indagare il ruolo degli insetti vettori (C. pruni) nella diffusione del fitoplasma verificandone la presenza e la dinamica di popolazione. Dal primo anno di indagine mediante analisi molecolari la diffusione del fitoplasma è apparsa preoccupante sia su albicocco che su susino. Su pesco non sono state rinvenute piante infette. Tuttavia a fronte di una forte infestazione in campo non è risultata significativa la presenza del vettore ritenuto responsabile della trasmissione. Nel secondo anno è stato ampliato il campo di indagine soprattutto per quanto attiene al susino, per il quale la situazione sembrava più preoccupante, mediante il prelievo di campioni vegetali dalla maggior parte degli impianti del comprensorio frutticolo cuneese. Inoltre è continuata l attività di monitoraggio del vettore (C. pruni) in aziende in diversi ambienti del comprensorio. Materiale e metodi Lo studio della dinamica di popolazione degli insetti vettori è stato eseguito in 6 appezzamenti di susino cino-giapponese (S1, S2, S3, S4, S5 e S6), in 4 impianti di albicocco (A1, A2, A3 e A4) e in 2 pescheti (P1, P2) indicati in fig. 1. In ciascuno degli appezzamenti sono state disposte tre trappole cromotattiche lungo la diagonale da nord\ovest a sud\est in data 07/03 sostituite ad intervalli regolari di dieci giorni fino al 30/05. In tutti i casi le trappole prelevate sono state conferite al laboratorio di Entomologia del Di.Va.P.R.A. entro tre giorni dal prelievo in campo e, se non controllate subito, sono state conservate in congelatore a temperatura di 20 C. Presso il suddetto laboratorio si è successivamente proceduto alla loro lettura e all attribuzione specifica degli esemplari catturati, registrando anche il sesso. In questi impianti monitorati per la presenza del vettore e in altri 14 susineti di età variabile tra 1 e 15 anni (in totale 20 aziende di susino e 4 di albicocco), sono stati prelevati nei primi 15 giorni di settembre campioni di vegetazione, su piante a diverso grado di sintomatologia, da sottoporre ad analisi molecolare al fine di individuare la presenza del fitoplasma. I campioni vegetali prelevati (110 in totale) sono stati conferiti entro 24 ore al Di.Va.P.R.A. Settore di Entomologia dell Università degli studi di Torino per le successive analisi di diagnosi molecolare. Il DNA è stato estratto a partire da 0,1 g di nervature di foglie per mezzo di un kit commerciale (PureLink Plant Total DNA Purification Kit Invitrogen) e quindi posto a -20 C per la sua conservazione. Per la ricerca dei fitoplasma agenti causali di apple proliferation e dei giallumi europei delle drupacee, sono stati utilizzati prima dei primer generici per i fitoplasmi (P1/P7) e successivamente dei primer specifici per il gruppo AP (fo1/ro1). I prodotti di amplificazione ottenuti con la PCR diretta sono stati diluiti alla concentrazione finale di 1:40 con acqua deionizzata sterile in modo da essere impiegati come templati nell amplificazione indiretta con fo1/ro1. Per visualizzare i frammenti di DNA ottenuti con la PCR, gli amplificati sono stati sottoposti ad elettroforesi in gel di agarosio all 1%, seguita da colorazione con bromuro di etidio. Il gel è stato quindi osservato e fotografato grazie ad un transilluminatore con lampada ad UV. La presenza di Ca. Phytoplasma mali è stata confermata mediante digestione enzimatica (RFLP) degli ampliconi con l enzima di restrizione SspI, mentre la presenza di Ca. Phytoplasma prunorum è stata confermata mediante digestione enzimatica con l enzima BsaI Risultati Nel 2006 le catture del vettore C. pruni, vettore di ESFY, su albicocco, susino e pesco sono risultate molto basse a differenza delle catture di C. melanoneura (Fig. 2). Infatti solo l 8 aprile sono state registrate due catture su pesco ed albicocco ed una cattura su susino. Nel 2007 si conferma la scarsa presenza dell insetto con catture altrettanto sporadiche (Fig. 3). Tuttavia risultano degne di nota le catture di due specie notoriamente infeudate ad altre specie vegetali e mai segnalate come possibili vettrici del fitoplasma delle drupacee. Si tratta di Trioza alacris e Cacopsylla pulchella. L indagine sulla diffusione del fitoplasma nel 2006 ha evidenziato una elevata diffusione dell agente causale dell ESFY soprattutto negli impianti di susino e con particolare riferimento a 111

116 giovani soggetti con età compresa tra 1 e 3 anni. In particolare solo il 10% delle aziende visitate è risultato non avere nessuna pianta infetta a fronte di un 90% con almeno una pianta infetta per impianto. In generale il 73% dei campioni analizzati è risultato positivo. Nel 2007, grazie al gran numero di aziende visitate, è possibile dividere i risultati riguardanti il susino, per anno d impianto e per sintomatologia al momento del prelievo dei campioni (Fig. 4). Si vede come già con piante di recente impianto (1 anno) si abbiano individui infetti la cui percentuale rimane più o meno costante anche con frutteti di più vecchio impianto. In generale le aziende con almeno un campione positivo sono state poco meno della metà, il 45%. Per quanto riguarda l albicocco, l indagine condotta ha evidenziato un 50% di piante infette tra quelle presentanti sintomi, delle quali l 8% da piante con gravi sintomi ed il 42% da piante con sintomi non molto evidenti. Conclusioni In entrambe gli anni di indagine è risultata poco significativa la presenza del vettore C. pruni in tutte le postazioni indagate negli impianti delle tre specie (albicocco, pesco, susino). Non pare quindi imputabile unicamente alla C. pruni la diffusione dell avversità. Resta da accertare con ulteriori osservazioni se questa scarsa diffusione dell insetto sia da ascrivere ad una temporanea flessione delle popolazioni o rifletta una condizione stabile. In ogni caso benché questo dato faccia ben sperare nell immediato, è da dire che la progressiva diffusione della coltivazione del susino, pianta ospite dell insetto, non potrà che portare ad un aumento dello stesso. Viceversa, a fronte di uno scenario tutto sommato tranquillizzante per quanto riguarda il vettore, la situazione appare critica con l indagine sulle piante già infettate dal fitoplasma. Sia nel 2006 che nel 2007 le piante infette risultano essere la maggior parte e comunque mai meno della metà delle piante monitorate. Sebbene i campioni siano stati prelevati per lo più da piante sintomatiche è anche vero che queste erano presenti in tutti i frutteti. Il problema è quindi inequivocabilmente grave soprattutto per la coltura del susino. È da dire che questa situazione non è una prerogativa del comprensorio frutticolo piemontese ma è del tutto analoga a quanto accade in altre realtà produttive europee e nazionali. La coltura del susino infatti resta con ampi margini di redditività proprio grazie alle difficoltà che la sua coltivazione comporta, non ultima i problemi di fitoplasmosi in studio. Avendo chiaro quanto appena detto, a seguito dell indagine preliminare condotta nel 2006, tra gli obbiettivi della ricerca era stato posto lo scopo di investigare l origine della preoccupante diffusione del fitoplasma, posto che il vettore non pare esserne l attore principale. A questo scopo si sono mantenuti distinti i dati per età di impianto. Dai risultati così organizzati si osserva come piante appena messe a dimora siano già infette. Escludendo la possibilità di un infezione repentina, molto improbabile soprattutto viste le percentuali di piante infette, rimane l ipotesi che il fitoplasma provenga dalla preparazione dei portainnesti e/o delle marze in vivaio. Risulta infatti che le verifiche sulla sanità delle piante madri ad opera dei servizi fitosanitari si limitino a controlli visivi in quanto l analisi molecolare è particolarmente dispendiosa. È tuttavia noto che la sintomatologia non corrisponda in modo bi-univoco con la presenza del fitoplasma e questo potrebbe spiegare l inefficacia di tali controlli. Questo è evidente anche dall analisi dei dati dell indagine qui presentata dove una percentuale cospicua delle piante con pochi sintomi risulta infetta. Inoltre è noto che tanto più la pianta è giovane tanto meno è probabile che mostri il suo stato di infezione. Questo spiega probabilmente il fatto che nell indagine illustrata l infezione appaia maggiore in impianti più vecchi di 8 anni. Per quanto attiene all albicocco, sebbene i dati a disposizione non consentano un analisi attenta come per il susino, la situazione non pare meno preoccupante anche se la coltura soffre ancor maggiormente dalla presenza della batteriosi (Pseudomonas syringae pv. syringae). In conclusione pare che il problema origini dal materiale vivaistico in quanto sono infette piante al primo anno di impianto. Inoltre, siccome il vettore non è presente con popolazioni importanti e le percentuali di infezione presenti negli impianti al primo anno si mantengono pressoché costanti anche in quelli di più anni, pare che questa sia la principale causa di diffusione del fitoplasma che al momento non sembra avere mezzi di diffusione ulteriore. Resta da indagare il ruolo delle due specie 112

117 che inaspettatamente sono state rinvenute nei frutteti. Trioza alacris è infatti un insetto che tipicamente si rinviene sulle piante di alloro (Laurus nobilis) mentre Cacopsylla pulchella è un insetto noto per la presenza sull albero di Giuda (Cercis siliquastrum), una comune piante ornamentale. L accertamento di un eventuale loro coinvolgimento nella diffusione del fitoplasma oltre che rappresentare una novità a livello scientifico potrebbe modificare le stime di incremento del fenomeno già di per sé allarmante. Ringraziamenti Si ringrazia per la collaborazione tutte le aziende coinvolte (Bottero PierMario, Giordanino Aurelio, Giougleour, Monge Livia, Giuliano Fino, Caporgno Paolo, Caporgno Paolo, Mana Mario, Folco Armida, Rivero Marilena, Mellano Mauro, Barra Dario, Ghigo Giovanni, Barberis, Barbero Franco, Ghigo Giovanni, Angaramo, Botta Dario, Sabena Luca, Ghione Walter), i loro tecnici (Trovò - Albifrutta, Ferrato V. e Ribotta M. - LagnascoGroup) ed in particolare il tecnico Sergio Martini che ha fattivamente collaborato alle indagini. Figura 1: Mappa con posizionamento dei frutteti monitorati nel 2007 per la presenza del vettore del fitoplasma delle drupacee, Cacopsylla pruni. 113

118 8 6 Cacopsylla melanonerura Cacopsylla pruni /02/ /02/ /03/ /03/ /04/ /04/ /05/ /05/ /05/2006 Figura 2: Catture di Cacopsylla melanoneura e Cacopsylla pruni in diversi frutteti di albicocco, susino e pesco nel Cacopsylla pulchella e Trioza alacris C. pruni C. melanoneura /03/ /03/ /04/ /04/ /05/ /05/ /05/ /06/2007 Figura 3 Catture di Cacopsylla melanoneura, Cacopsylla pruni e nuove specie rinvenute in diversi frutteti di albicocco, susino e pesco nel

119 Figura 4: Risultati dell indagine 2007 sulla presenza di fitoplasma in impianti di susino divisi per anno di impianto del frutteto e per sintomatologia presente al momento del campionamento (settembre 07). 115

120 Definizioni della corretta modalità di gestione dell 1-MCP (1- Methylcyclopropene) su melo, actinidia e susino con attenzione agli effetti di contenimento delle alterazioni in post-raccolta Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Alessandro Bevilacqua 1, Manuela Robasto 1, Daniela Dutto 1, Graziano Vittone 1, Maria Lodovica Gullino 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Centro di Competenza per l innovazione in campo agro-ambientale Agroinnova Università degli Studi di Torino. Riassunto breve La conservazione della qualità in post-raccolta rappresenta il requisito essenziale per la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli nella fase finale di commercializzazione. Recentemente sul mercato si è resa disponibile una molecola, l 1-MCP, in grado di rallentare la maturazione dei frutti mediante il blocco dei recettori dell etilene. Nel triennio è stata condotta un attività di sperimentazione volta a definire le modalità operative e a valutare la convenienza tecnica dell impiego della molecola in termini sia di conservazione che di contenimento delle fisiopatie. I risultati hanno evidenziato che l impiego dell 1-MCP risulta vantaggioso sia per il melo che per il susino e l actinidia. Sicuramente i risultati migliori in termini di mantenimento della durezza della polpa si hanno con le pomacee. Su queste inoltre il prodotto sembra evidenziare una certa attività antiossidante capace di contenere il riscaldo. Per il susino i vantaggi più evidenti risiedono nel mantenimento del colore esterno e degli imbrunimenti interni. Per il kiwi una eventuale registrazione del prodotto potrebbe fornire uno strumento utile sebbene non determinante. In tal caso tuttavia la sperimentazione condotta è in grado di fornire gli elementi per il corretto impiego della molecola. Per tutte le specie, come sopra ricordato, non vi è attività fungistatica della molecola. Introduzione La conservazione della qualità in post-raccolta rappresenta il requisito essenziale per la valorizzazione dei prodotti nella fase finale di commercializzazione. Per la definizione di qualità si intende fare riferimento ai caratteri estetici (colore dell epidermide, pezzatura, forma, integrità dei frutti), gustativi (durezza e croccantezza della polpa, sugosità, rapporto acidi/zuccheri) ed ai requisiti relativi alla sicurezza alimentare (residui nei frutti). Mentre per gli aspetti sanitari il riferimento naturale è il luogo di produzione (azienda agricola), per gli altri caratteri buona parte delle responsabilità gravano sugli impianti che gestiscono le fasi di condizionamento e lavorazione. Il rischio di compromettere la qualità ottenuta in campo è tanto più elevato quanto più lungo e frazionato è il periodo di condizionamento del prodotto. Per l aspetto fisiologico, durante la conservazione, l agente responsabile di gran parte delle perdite di qualità è l etilene, composto naturalmente prodotto dai tessuti vegetali e riconosciuto come l ormone della maturazione. Se non adeguatamente controllato, è responsabile di danni gravi ed irreversibili alla qualità e funziona da attivatore di fisiopatie e fitopatie in grado di causare importanti perdite di prodotto. Considerata l autorizzazione all impiego ottenuta per melo e susino e gli interessanti risultati ottenuti nelle verifiche preliminari condotte su actinidia, è stata avviata nel 2005 una attività di sperimentazione applicata sulla nuova molecola di sintesi 1-MCP (1-methylcyclopropene, formulato commerciale Smart Fresh ) applicata in post-raccolta e in alcuni casi post-conservazione. Tale molecola, agendo sui recettori dell etilene presenti sull epidermide dei frutti, ne riduce l azione negativa di accelerazione della maturazione, in specie nel periodo successivo alla estrazione dei frutti dalla cella, migliorando e prolungando la shelf life nella fase finale di distribuzione al consumo. 116

121 Dopo le prime esperienze sperimentali di approccio alla tecnologia condotte nel 2005, nel successivo biennio di attività (2006 e 2007) il protocollo ha previsto: - la verifica di un contenimento in conservazione delle fisiopatie su mele delle cultivar appartenenti al gruppo Delicious a fine conservazione e dopo alcuni giorni di drive-in (frigoconservazione in atmosfera normale) e shelf-life (conservazione a temperatura ambiente), previa verifica dell efficacia in termini di durezza e residuo secco rifrattometrico; - la verifica dell influenza sulla qualità intesa soprattutto come imbrunimento interno di un intervento su campioni di susine cv Angeleno in correlazione con l epoca di raccolta; - l accertamento dell opportunità di usare il principio attivo su actinidia Hayward in postraccolta piuttosto che a fine conservazione sia per il mantenimento dei parametri qualitativi (durezza e residuo secco rifrattometrico) e conseguentemente per il controllo sui marciumi del post-raccolta. Si ricorda che su actinidia il prodotto non è registrato ma, nel caso si verificasse un efficacia del prodotto, la società potrebbe avviare le pratiche di registrazione. Materiali e metodi Prove 2006 Le verifiche sono state effettuate nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte presso i magazzini e centri di condizionamento coop. Lagnasco Frutta (Lagnasco CN), coop. La Frutta (Saluzzo CN), coop Sanifrutta (Costigliole S.CN), Coop. PAV (Verzuolo CN), soc. commerciali Maero Frutta (Lagnasco CN) e Vittone (Manta CN). La scelta dei lotti e dei campioni è stata effettuata con la collaborazione dei tecnici dei magazzini citati in modo che fosse rappresentativi della produzione locale e della merce condizionata nelle strutture operanti nell area di riferimento. Nel complesso sono stati trattati 5 lotti di melo del gruppo Delicious appartenenti alle cultivar Red Chief ed Early Red One, 3 lotti di susino del gruppo Angeleno, e 4 lotti di actinidia della cv Hayward. I test predittivi, messi a punto per prevedere l esito finale dell applicazione dell 1-MCP in termini di miglioramento della qualità e controllo dei patogeni e fisiopatie, sono stati effettuati dopo 7 giorni per le mele e 5 per il susino dal trattamento pre stivaggio. Con questo test è stato possibile misurare le emissioni di etilene dei frutti, le variazioni del residuo secco rifrattometrico e della durezza rilevata con penetrometro montato su colonna. Per le mele il controllo sulla presenza di fitopatie (marciumi da magazzino) e fisiopatie (riscaldo) è stato effettuato dopo 10 giorni di sosta in cella refrigerata successiva all apertura delle celle in regimazione gassosa; ciò per rendere più agevole il riconoscimento dei frutti colpiti. Il rilievo riferito alle tesi ed al controllo è stato condotto su 4 gruppi costituiti ognuno da 100 frutti per ripetizione. Per le susine i rilievi per la individuazione di fitopatie e fisiopatie sono stati effettuati dopo 3 giorni dall interruzione della regimazione gassosa in cella. La prova su actinidia è stata effettuata isolando 3 bins per campione dedicati rispettivamente al controllo non trattato (A), al trattato con 1-MCP in pre-refrigerazione (B) ed al trattato sempre con 1-MCP da effettuarsi a fine condizionamento (C). A fine conservazione sono stati effettuati i controlli relativi alla durezza ed alla presenza di fitopatie prima di effettuare il trattamento corrispondente alla tesi C. I 3 bins sono stati successivamente rimessi in cella refrigerata per 7-10 giorni prima del controllo finale. Le analisi sono state ripetute dopo 5-7 giorni di shelf-life a temperatura ambiente. Prove 2007 Nel 2007 le finalità erano le stesse delle prove dell anno precedente ma con un attenzione particolare al momento dello stacco delle produzioni. Schematizzando i protocolli sono state valutate le seguenti tesi per ognuna delle quali è stato messo a confronto un di un bins trattato con 1- MCP un bins non trattato di controllo. Per Melo, gruppo Red Delicious, la prova è stata avviata soprattutto per valutare l azione antiossidante del prodotto nei confronti della fisiopatia che va sotto il nome di riscaldo anche a confronto con il principio attivo comunemente impiegato per il controllo di questa avversità (DPA). 117

122 Inoltre si è voluta verificare l influenza delle condizioni pedo-climatiche sulla conservazione e sull utilizzo della molecola in studio differenziando le tesi a seconda dell azienda di provenienza: - azienda in pianura 1 stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) ultimo stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) - azienda in collina 1 stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) ultimo stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) Per il melo, gruppo Golden Delicious, allo scopo soprattutto di valutare gli aspetti organolettici a fine conservazione, sono state predisposte le seguenti tesi: - 1 stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) - stacco ottimale (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) Per il susino sono state messe a confronto per il contenimento degli imbrunimenti interni le seguenti tesi.: - 1 stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) - ultimo stacco (1 bins di controllo, 1 bins trattato con 1-MCP) Per valutare l efficacia della molecola sull actinidia è stato utilizzato del prodotto raccolto nello stesso giorno e le variazioni sono date dal momento dell intervento: a 7 giorni, a 15 giorni e a 20 giorni dalla raccolta e a fine conservazione. In totale sono stati utilizzati 6 bins, uno di controllo, 3 per gli interventi in pre-conservazione e 2 (controllo e trattato) a fine conservazione. In entrambe gli anni il trattamento è stato realizzato mediante isolamento del bins con un sacco di polietilene ed effettuando l applicazione con un piccolo ventilatore atto a diffondere il formulato secondo un protocollo messo a punto dalla società detentrice del brevetto. Dopo aver chiuso ermeticamente il sacco si è lasciato diffondere il prodotto per 24 ore. Dopodiché sia il campione trattato che il controllo sono stati posti in cella per il periodo di conservazione previsto dal magazzino. Prima della chiusura della cella, dal trattato e dal controllo sono stati prelevati campioni di frutti in numero necessario per effettuare il test predittivo al fine di valutare, prima del termine della conservazione, se non vi fossero state problemi nell intervento (ad esempio fori nel sacco). I controlli sono stati fatti ad apertura cella a fine conservazione e ad intervalli di 5-7 giorni su campioni conservati in drive-in o shelf-life. Le analisi qualitative sono state effettuate presso il laboratorio del CReSO nel Centro Ricerche per la Frutticoltura di Manta. Gli isolamenti per la determinazione di eventuali patogeni sono stati effettuati presso il laboratorio del Coordinatore scientifico (Agroinnova, Università degli Studi di Torino) mediante isolamenti da campioni posti in camera umida. Risultati Prove 2006 Per quanto attiene alle mele del gruppo Red Delicious i risultati ottenuti confermano quanto rilevato nelle verifiche condotte nel I test predittivi descrivono in maniera congruente l efficacia dell intervento a poca distanza da esso. In particolare risultano significative le misure della produzione di etilene e della durezza della polpa mentre non sembrano fornire indicazioni attendibili per una previsione le misurazioni dei gradi brix. Ad apertura celle risultano evidenti le differenze in ordine alla durezza e, parzialmente, anche al residuo secco rifrattometrico che nei test predittivi non venivano rilevate. Nella figura 1 sono riportati a titolo esemplificativo i risultati relativi ad una delle partite trattate. Si conferma l efficacia dell 1-MCP nel migliorare la tenuta (durezza della polpa) in conservazione e successivo shelf-life quando l applicazione viene effettuata su frutti al giusto grado di maturazione. In figura 2 e 3 sono riportati i risultati relativi all azione antiossidante per due partite conservate in due magazzini. Per quanto riguarda il susino Angeleno i test predittivi risultano poco attendibili con una marcata variabilità dei valori, sia per la durezza che per il residuo secco rifrattometrico, in funzione dello 118

123 stato di maturazione dei frutti controllati. A fine condizionamento si rilevano valori di durezza superiori nel trattato rispetto al controllo per i frutti raccolti con i primi stacchi sia ad uscita cella che dopo shelf-life (Fig. 4). Con frutti raccolti tardivamente vi è una differenza ad apertura cella ma pare che l effetto dell intervento non regga in shelf-life (Fig. 5). Evidente, anche se tecnicamente non è stato possibile documentarla, il mantenimento della brillantezza e della tonalità del colore sui campioni trattati. I frutti trattati si presentano con la freschezza e la vivacità del colore dell epidermide confrontabile ai frutti appena staccati dalla pianta. Non sono stati rilevate presenze significative di fisiopatie (nerume della polpa) e fitopatie (marciumi del post raccolta da Botrytis cinerea e Monilinia spp.). Per quanto riguarda l actinidia in figura 6 sono riportati i risultati relativi all intervento effettuato prima dell inizio della frigo-conservazione. In figura 7 invece gli stessi risultati relativi al trattamento fatto al termine della conservazione, momento che equivale alla gestione del prodotto per la commercializzazione. Non sono state osservate fitopatie sulle quali effettuare rilievi di un eventuale efficacia del principio attivo in studio. Prove 2007 Per quanto concerne il melo, gruppo Red Delicious, si presentano di seguito i dati dei parametri di qualità al momento del conferimento in magazzino: Posizione Red Pianura Red Collina Stacco Data controllo Primo 18/09/2007 Ultimo 02/10/2007 Primo 25/09/2007 Ultimo 12/10/2007 Parametro Controllo al conferimento Durezza 6.97 Brix Amido 4.87 Durezza 6.83 Brix Amido 8.07 Durezza 6.85 Brix Amido 7.57 Durezza 6.57 Brix Amido 8.50 In fig. 8 si riportano i risultati relativi all effetto antiossidante della molecola in studio su mele di diversa provenienza e a diverso momento di raccolta. Per le mele del gruppo Golden si presentano i dati dei parametri alla raccolta nella seguente tabella, mentre mancano ancora, al momento della redazione di questa relazione, i previsti risultati relativi i parametri gustativi a fine conservazione:. Stacco Data controllo Parametro Controllo al conferimento Durezza 6.92 Primo 10/09/2007 Brix Amido 5.95 Durezza 6.62 Centrale 20/09/2007 Brix Amido

124 Per quanto riguarda il susino i dati alla raccolta sono i seguenti: Stacco Dati Totale 1 stacco (29 Ago 07) Durezza 2.70 Brix stacco (5 set 07) Durezza 4.33 Brix In figura 9 sono riportati i risultati sugli imbrunimenti interni alla raccolta. Per quanto attiene all actinidia di seguito si presentano i dati dei parametri alla raccolta e 7 giorni (in shelf-life) dopo i tre interventi con 1-MCP, dato utile per verificare che l intervento sia stato efficace: Media di Durezza Media di Brix Paramentri alla raccolta (23/10/2007) /10/2007 Parametri prima dell intervento a 7 giorni dalla raccolta /11/ MCP 7gg Shelf-Life cnt 7gg /11/2007 Parametri prima dell intervento a 14 giorni dalla raccolta /11/ MCP 15gg Shelf-Life cnt 15 gg /11/2007 Parametri prima dell intervento a 21 giorni dalla raccolta /12/ MCP 21gg Shelf-Life cnt 21gg In figura 10 si riportano i risultati relativi all efficacia verificata al momento dell apertura della cella di conservazione e con diverse modalità di conservazione (in frigo, drive-in e a temperatura ambiente, shelf-life) e tempi. Si vede che l intervento a 15 giorni dalla raccolta fornisce la miglior protezione della qualità in termini di durezza mentre i risultati peggiori si hanno con i frutti trattati a 20 giorni dalla raccolta. In figura 11 sono presentati i risultati relativi a diverse modalità di conservazione a seguito dell intervento fatto a fine conservazione ovvero ad uscita cella. Conclusioni Prove 2006 Come già evidenziato nel 2005, i test predittivi effettuati su melo risultano funzionali sia nella misurazione della produzione di etilene che per quanto riguarda l evoluzione della durezza della polpa. Si osserva in modo evidente la migliore tenuta dei frutti trattati con 1-MCP nella fase di condizionamento con conseguente esaltazione delle qualità gustative dei frutti (durezza e croccantezza della polpa) in accordo con quanto noto a livello internazionale. L aspetto rilevante è 120

125 dato dall effetto inibente sullo sviluppo del riscaldo, non sufficiente a reggere il confronto con il principio attivo precedentemente impiegato, ma comunque significativamente presente. Per il susino i test predittivi non risultano completamente affidabili se basati unicamente sulla produzione di etilene. Inoltre tenuto conto della forte variabilità dello stato di maturazione dei frutti nei campioni, anche per la durezza della polpa i test risultano poco indicativi. Sui frutti del susino gli effetti determinati dall applicazione di 1-MCP in post raccolta sono meno evidenti che per il melo. Ciò è spiegabile tenuto conto della minor quantità di etilene prodotta dai frutti nella fase di maturazione commerciale. La prova ha comunque evidenziato una migliore consistenza della polpa nel trattato a fine condizionamento e, in particolare, una migliore freschezza complessiva dei frutti determinata anche dai colori brillanti dell epidermide. Non si sono evidenziate sui lotti utilizzati per la prova manifestazioni patologiche o fisiopatie degne di rilievo. Per l actinidia, la cui fisiologia in maturazione è ben diversa dalle specie precedenti, le indagini condotte hanno evidenziato che è possibile incrementare la durezza dei frutti a fine conservazione con entrambe i posizionamenti dell intervento testati: prima e dopo la frigo-conservazione. Tuttavia tali incrementi non sono mai molto netti ed è stata osservata in alcuni casi la tendenza a non essere duraturi nel tempo al di fuori di un ambiente refrigerato. Per tutte le specie non è stata osservata alcuna attività fungistatica diretta di rilievo. Le flessioni in termini di rinvenimento di marciumi, per la verità sempre molto modeste, sono da imputare al mantenimento della durezza della polpa, di per sé ostacolo alla penetrazione dei patogeni fungini. Prove 2007 Per le prove del 2007 mancano i dati dell intervento in post-conservazione dell actinidia che sarà effettuato a inizio-marzo e i dati relativi alle mele del gruppo Golden per le quali si intende valutare la qualità organolettica mediante panel-test. Per quanto riguarda le mele i parametri qualitativi alla raccolta non evidenziano particolarità degne di nota e differenze tra campioni di frutti provenienti da ambienti diversi o da momenti di raccolta differenti. I risultati di fine conservazione delle mele del gruppo Red Delicious confermano l efficacia di contenimento del riscaldo laddove questo sia presente. Dalla prova sembrano essere più soggette a riscaldo le partite di pianura e maggiormente quelle a stacco precoce. Inoltre, sebbene il dato debba essere confermato da ulteriori osservazioni, pare che a seguito dell intervento siano più evidenti i sintomi da butteratura e plara. Al momento non è possibile dire se queste vengano incrementate o semplicemente siano maggiormente evidenti a fronte di una significativa riduzione del riscaldo. Molto interessanti paiono i risultati relativi il contenimento degli imbrunimenti interni del susino dove la diminuzione della fisiopatia si avvicina al 50%. Risultati altrettanto interessanti originano dalle verifiche condotte sull actinidia. L intervento fatto prima dello stivaggio in cella di conservazione sembra confermare l efficacia già evidenziata nel precedente anno di indagini. In particolare sembra possibile individuare un momento preciso in cui tale operazione sortisce i risultati migliori. Questo è costituito dall intervento a 15 giorni dalla raccolta che mostra un miglioramento in termini sia di durezza che di gradi zuccherini rispetto al controllo e ai due altri momenti di intervento, (7 e 20 giorni dalla raccolta). Questo risultato fornisce un indicazione operativa molto precisa nel caso l impiego della molecola dell 1-MCP venga autorizzata anche per questa coltura. Al contrario, per quanto riguarda l intervento a fine conservazione, intervento ipotizzato per allungare il periodo utile alla commercializzazione, i dati ottenuti non indicano un efficacia utile al mantenimento della durezza. Occorre tuttavia notare che il prodotto si presentava con un livello di durezza al limite di commercializzazione (3Kg\cm 2 ) e i risultati sono da prendersi con cautela. Per quanto concerne la valutazione dell attività fungistatica della molecola valgono le considerazioni fatte per le prove Sembra pertanto possibile concludere che l 1-MCP non possegga la capacità di contenere gli agenti patogeni fungini se non indirettamente e in misura lieve attraverso il mantenimento della durezza dei frutti. 121

126 In estrema sintesi e conclusione del triennio di attività sperimentali si può dire che l impiego dell 1- MCP risulta vantaggioso sia per il melo che per il susino e l actinidia. Sicuramente i risultati migliori in termini di mantenimento della durezza della polpa si hanno con le pomacee. Su queste inoltre il prodotto sembra evidenziare una certa attività antiossidante capace di contenere in qualche misura il riscaldo sebbene non in maniera determinante. Per il susino i vantaggi più evidenti risiedono nel mantenimento del colore esterno e degli imbrunimenti interni. Per il kiwi una eventuale registrazione del prodotto potrebbe fornire uno strumento utile sebbene non determinante. In tal caso tuttavia la sperimentazione condotta è in grado di fornire gli elementi per il corretto impiego della molecola. Per tutte le specie, come sopra ricordato, non vi è attività fungistatica della molecola. Si ricorda infine che le attività condotte in stretta collaborazione con i centri di condizionamento ha già ottenuto il risultato di familiarizzare gli operatori con la tecnologia e i suoi diversi aspetti (Ad esempio i test revisionali messi a punto) favorendo tempestivamente l adozione di uno strumento che pone gli operatori piemontesi all altezza delle sfide commerciali internazionali. Ringraziamenti Si ringraziano i Centri di condizionamento delle cooperative Lagnasco Frutta e La Frutta (Lagnasco), PAV (Verzuolo), SaniFrutta (Costigliole Saluzzo) e delle società commerciali Maero Frutta e Vittone F.lli (Lagnasco CN), TuttoFrutta Quaranta (Costigliole S. CN) e Rivoira SpA con i loro tecnici (Ribotta M. e Ferrato V. - LagnascoGroup, Barra E. - PAV, Tallone A. e Margaria I. - Sanifrutta, Migliorini F. - TuttoFruttaQuaranta, Rizzato A., Borello S. e Boretto L. Rivoira SpA). Per la fornitura del principio attivo e l assistenza ai protocolli si ringrazia infine la Società Agrofresh inc. (Milano) nella persona di Andrea Cucchi CNT 1-MCP pre applicazione uscita cella fine shelf life Figura 1: Prova Durezza (Kg\cm 2 ) di mele appartenenti alla cultivar Red Chief prima dell intervento e a fine conservazione e dopo 7 giorni di shelf-life. 122

127 Controllo 1_M CP Figura 2: Prova 2006, mele del gruppo Red Delicious, cultivar Red Chief. Percentuale di frutti con sintomi da riscaldo a fine conservazione e dopo 10 giorni di shelf-life. 35 uscita cella 2/01 sf 12/01 30 Controllo 1_MCP uscita cella 2/01 sf 12/01 Figura 3: Prova 2006, mele del gruppo Red Delicious, cultivar Early Red One. Percentuale di frutti con sintomi da riscaldo a fine conservazione e dopo 10 giorni di shelf-life. Controllo non trattato SMART FRESH Pre applicazione 07/09 U scita cella 16/11 5gg shelf-life 22/11 Figura 4: Prova 2006, susino, cultivar Angeleno, primo stacco della raccolta. Durezza (Kg\cm 2 ) di campioni di prima dell intervento e a fine conservazione e dopo 5 giorni di shelf-life. 123

128 Pre applicazione 25/09 Uscita cella 16/11 5gg shelf-life 22/11 Figura 5: prova 2006, susino Angeleno, ultimo stacco della raccolta. Durezza (Kg\cm 2 ) di campioni di prima dell intervento e a fine conservazione e dopo 5 giorni di shelf-life. In grigio il controllo, in verde il trattato con 1-MCP MCP Controllo Controllo prima Apertura cella 14gg Shelf Life 7gg Shelf Life Figura 6: Prova Actinidia, intervento prima della frigo-conservazione. Durezza (Kg\cm 2 ) di kiwi Hayward prima dell intervento e a fine conservazione e dopo 7 e 14 giorni di shelf-life MCP Controllo Controllo prima 7gg Drive-in 7gg Shelf Life 7gg D-in+7gg SL Figura 7: Prova Actinidia, intervento dopo frigo-conservazione (a uscita cella). Durezza (Kg\cm 2 ) di kiwi Hayward prima dell intervento e dopo 7 giorni di drive-in, 7 giorni di shelf-life e 7 giorni in drive-in sommati a 7 giorni in shelf-life. 124

129 70 60 * * Tesi 1-MCP Controllo 20 * 10 * 0 Media di % riscaldo Media di % butteratura \ plara Media di % riscaldo Media di % butteratura \ plara Media di % riscaldo Media di % butteratura \ plara Media di % riscaldo Media di % butteratura \ plara Primo (19 Set) Ultimo (4 Ott) Primo (12 Set) Ultimo (22 Set) Collina Pianura Figura 8: Prova Percentuali di mele conservante in atmosfera normale dalla raccolta al 15 Febbraio 2008 con sintomi di riscaldo e sintomi di butteratura\plara. Sono indicate la provenienza (collina\pianura) e la data di raccolta. L asterisco indica una differenza statisticamente significativa (T-test, P<0.05) Media di % imbruniti Trattamento Controllo 1-MCP inizio raccolta fine raccolta inizio raccolta fine raccolta Uscita cella Dopo 7gg di shelf-life Momento Raccolta Figura 9: Prova 2007, susino Angeleno. Imbrunimenti interni dei frutti a fine conservazione e dopo 7 giorni di Shelf-life suddivisi per momento di raccolta Controllo 1-MCP 7gg 1-MCP 15gg 1-MCP 20gg feb gen gen gen gen feb-08 Uscita celle 7gg shelf-life Drive-in 7gg Drive-in 7gg + 5gg shelf-life Drive-in 14gg Drive-in14gg + 2gg shelf-life Figura 10: Prova Actinidia, intervento prima della frigo-conservazione. Durezza (Kg\cm 2 ) dei campioni di actinidia a fine conservazione a diversi tempi dall apertura delle celle e a diverse modalità di conservazione. 125

130 Controllo 1 MCP - f.c Pre-trattamento Shelf life 2 gg Drive in 2 gg S.l. 3 gg + D.i. 2gg Shelf life 5 gg Drive in 5gg Figura 11: Prova Actinidia, intervento dopo frigo-conservazione (a uscita cella). Durezza (Kg\cm 2 ) di kiwi Hayward prima dell intervento e dopo con diverse modalità di conservazione. (f.c.: intervento di fine conservazione). 126

131 Indagine micologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Giacomo Tamietti 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), Sez. di patologia Vegetale, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve In Piemonte come anche in altre regione italiane sono state segnalate malformazioni di frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. I risultati del primo anno di sperimentazione hanno permesso di escludere un coinvolgimento del batterio Pseudomonas syringae pv. syringae responsabile di alcune alterazioni a carico di foglie e tralci di pianta. È stata invece accertata nel 2006 una presenza importante di tripidi appartenenti all ordine dei Tisanotteri la cui azione trofica nella fase di impollinazione e inizio accrescimento frutti avrebbe potuto in via teorica causare l alterazione oggetto di studio. Nel 2007 l attività sperimentale è proseguita sia con lo scopo di valutare il ruolo dei tisanotteri rinvenuti nel 2006 e l eventuale ruolo di insetti di diverso tipo come eterotteri (ved relazione Indagine entomologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia ) sia per valutare il possibile coinvolgimento di agenti micotici. Introduzione Nel comprensorio frutticolo del Sud Piemonte sono stati segnalati, a partire dal 2003, malformazioni ai frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. Tali danni, che provocano l aumento della percentuale di frutti destinati allo scarto commerciale, sono stati rilevati con percentuali significative in alcuni impianti localizzati nell area saluzzese e la loro presenza è risultata in aumento nell anno L alterazione, che provoca lo sviluppo irregolare del frutto e quindi la perdita della tipica forma tronco conica, si manifesta subito dopo l allegagione e richiede l eliminazione dei frutti colpiti nella fase di diradamento manuale con aggravio dei costi d intervento. Nel 2006 l attività sperimentale aveva escluso come causa dell alterazione l agente della batteriosi che causa ingiallimento delle foglie ed il loro avvizzimento in pre-fioritura, e valutato il coinvolgimento di insetti la cui azione trofica durante la fase di impollinazione-inizio accrescimento dei frutti potesse causare l alterazione oggetto di studio. I risultati ottenuti non avevano tuttavia permesso di formulare ipotesi valide circa l agente causale. Nel 2007 l attività sperimentale è proseguita sia continuando a valutare le ipotesi dell eventuale coinvolgimento di insetti (si veda a proposito la relazione sull indagine entomologica altrove in questo testo) sia estendendo le indagini verso altri patogeni in collaborazione con il laboratorio di Micologia del Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse agroforestali - Patologia Vegetale dell Università di Torino. Materiali e metodi L attività sperimentale è stata condotta negli impianti dove negli anni precedenti era stata rilevata la presenza di frutti danneggiati. I rilievi sono stati effettuati in un impianto di actinidia della cultivar Hayward appartenente ubicato nella frazione Falicetto del comune di Verzuolo (CN). Per accertare una possibile correlazione tra la presenza dell alterazione su frutto e la presenza di agenti fungini in campo a partire dalla fase di bottoni fiorali bianchi fino allo stadio fenologico corrispondente all accrescimento del frutto (26 giugno 2007), sono stati raccolti campioni sui quali sono state effettuate osservazioni ed isolamenti su substrati universali presso il Settore di Patologia Vegetale dell Università di Torino. I fiori, e successivamente i frutti, sono stati sottoposti a lieve toelettatura, lavati in acqua corrente o poi disinfettati esternamente in bagno di ipoclorito sodico al 127

132 2% per 5 min. Il materiale è stato in seguito semplicemente tamponato con carta bibula sterile, asciugato sotto flusso di aria sterile e quindi sottoposto ad isolamento. Dal momento che sintomi visibili erano difficilmente osservabili, il ricettacolo dei fiori o i frutti appena allegati sono stati sezionati longitudinalmente e le due parti poste in capsula su agar malto con la superficie tagliata a contatto con il substrato. I frutti di dimensione variabile da una nocciola a una noce sono stati sezionati longitudinalmente e dalle due sezioni venivano prelevati espianti dalle zone che manifestavano o che sembravano manifestare variazioni di colore. A distanza di 8 gg i risultati degli isolamenti sono stati rilevati contando il numero degli isolamenti positivi su quelli effettuati e determinando le specie fungine presenti. Complessivamente gli isolamenti sono stati eseguiti da 112 fiori chiusi, 48 fiori aperti, 40 fiori allegati, 53 frutti della dimensione inferiore ad una nocciola, 13 frutti della dimensione di una mezza noce e 45 frutti della dimensione di una noce. Risultati Sulla superficie del materiale man mano prelevato non sono mai stati osservati sintomi riconducibili a necrosi o a marciumi, ma solo ed esclusivamente imbrunimenti per lo più appena percettibili dei tessuti sottoepidermici localizzati a livello dell inserzione degli stimmi. Viceversa percentuali variabili dal 19 al 91% degli espianti hanno dato esito a colonie di funghi appartenenti al genere Alternaria, Cladosporium, Botrytis, Fusarium e a un certo numero di ifomiceti sterili non classificati in quanto incapaci di produrre forme moltiplicative in vitro. Fra i funghi isolati tuttavia un ruolo preponderante è stato assunto da Alternaria, in quanto costantemente presente e in percentuali crescenti nel tempo. In effetti il numero dei soggetti affetti da Alternaria è passato dal 10% (fiori chiusi) all 89% (frutto noce) (fig. 1), rappresentando il 19 (fiori chiusi) 98% (frutto noce) degli isolamenti. Cladosporium è stato isolato nella percentuale massima dell 11% da frutti allo stadio di una nocciola, mentre Botrytis cinerea è stata isolata solo in un occasione dai fiori aperti. Conclusioni Sulla base dell esperienza maturata nella stagione 2006 il protocollo sperimentale ha previsto controlli anticipati in campo a partire dalla fase fenologica di bottoni bianchi per individuare attraverso analisi condotte in tempi ravvicinati la fase fenologica più esposta all attacco dell eventuale agente responsabile dell anomalia sul frutto. Sulla base di quanto ottenuto è possibile che le alterazioni possano essere imputate ad Alternaria sp., che insediatasi nei pistilli li danneggia impedendo la regolare fecondazione di parte degli ovuli, conducendo quindi alle alterazioni sopra descritte. Essendo questo un fungo con attitudini anche saprofitarie, i risultati ottenuti e l ipotesi formulata necessitano di ulteriori verifiche tendenti ad accertare se il fungo abbia colonizzato i fiori e i frutti già alterati o se ne sia il diretto responsabile. Ad avvalorare l ipotesi concorre tuttavia il rinvenimento, in collaborazione con il servizio tecnico in tutto il comprensorio frutticolo del Sud Piemonte, di infezioni da Alternaria sp. sulle foglie il che potrebbe spiegare la presenza di una massa di inoculo sufficiente per le infezioni ai fiori. Si segnala altresì l esistenza di gravi attacchi di alternariosi sulle foglie in Italia Meridionale (Amenduni et al., Informatore Fitopatologico 11\2003). Nel prosieguo del lavoro ci si prefigge di ripetere il monitoraggio, di valutare il ruolo di Alternaria sia determinandone la patogenicità su fiori, e quindi la capacità di riprodurre le alterazioni, e foglie sia valutando gli effetti di fungicidi attivi nella prevenzione delle alterazioni. Ringraziamenti Si ringrazia l azienda agricola Barale E. di Verzuolo (CN) per la disponibilità ai prelievi del materiale. 128

133 Frequenza (%) % isolamenti positivi Frequenza Alternaria 10 0 fiori chiusi fiori aperti frutti allegati frutti piccoli frutti 1/2 noce frutti noce Figura 1: Percentuali di isolamenti fungini positivi ottenute da fiori e frutti di kiwi raccolti in fasi fenologiche diverse e corrispondente peso di Alternaria sul totale dei funghi isolati frequenza Alternaria fiori chiusi fiori aperti frutti allegati frutti piccoli frutti 1/2 noce frutti noce Figure 2: Frequenza di isolamento di Alternaria da fiori e frutti di kiwi raccolti in fasi fenologiche successive. 129

134

135 Sperimentazioni di tecnica agronomica 131

136 Definizione della modalità d impiego dei diradanti 6-benziladenina (BA) ed Ethephon sui gruppi varietali Gala e Fuji Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Giuseppe Monge 1, Alessandro Bevilacqua 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Guglielmo Costa 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Bologna. Introduzione La qualità dei frutti di melo intesa come forma e pezzatura sono pre-requisiti commerciali indispensabili per qualificare produzioni di primo piano nel panorama frutticolo regionale. Tali requisiti possono essere ottenuti solo con una operazione di diradamento selettivo effettuato precocemente a partire dall inizio allegazione. L operazione deve necessariamente essere effettuata con fitoregolatori di sintesi non essendo possibile gestire manualmente l operazione in tempi tecnici adeguati e con costi contenuti. Di fatto l intervento manuale è riservato unicamente ad azioni di completamento e rifinitura dell azione diradante ottenuta con formulati di sintesi. Al momento il principio attivo in grado di esercitare una significativa azione di diradamento è il Carbaryl, molecola originariamente impiegata come insetticida, facente parte del gruppo chimico dei carbammati di cui è ben noto il profilo tossicologico a rischio e l elevato impatto ambientale. Recentemente, nell ambito della revisione UE per le registrazioni degli agrofarmaci, è stato sancito il ritiro dal mercato della molecola a partire dal Per contro sono state individuate ed autorizzate all impiego nuove molecole, come ad esempio la 6-benziladenina (sigla BA), fitoregolatore di origine naturale caratterizzato da minima tossicità ed ottimo profilo eco-tossicologico. La ricerca qui esposta ha fra gli obiettivi promuovere l aggiornamento del diradamento chimico finalizzato alla valorizzazione della produzione sotto l aspetto della qualità, della sicurezza alimentare, della tutela della salute degli operatori e delle risorse ambientali. Il progetto, al quarto anno di attività, ha previsto una serie di verifiche sperimentali per trovare alternative al Carbaryl per i gruppi varietali più rappresentativi della melicoltura piemontese (Red Delicious, Gala e Fuji). Per quanto attiene al gruppo Red Delicious negli anni precedenti era già stato possibile individuare nella strategia [Ethephon \ (BA + olio bianco)] la miglior soluzione per questo gruppo. Vengono qui presentati i risultati ottenuti nel 2006 e nel 2007 circa le strategie per i gruppi Gala e Fuji. Materiali e metodi Per il gruppo Gala è stato scelto un impianto della cultivar Brookfield Baigent. Per il gruppo Fuji la verifica è stata condotta in impianto della cultivar Kiku 8 della medesima azienda. Entrambe le verifiche sono state organizzate con blocchi random di 4 piante per ripetizione e con 4 ripetizioni per tesi. Negli impianti la scelta dei filari e la disposizione in campo dei blocchi è stata effettuata in modo da evitare eventuali derive dagli interventi aziendali. Le applicazioni sperimentali sono state effettuate con atomizzatore a spalla impiegando un volume d acqua confrontabile con quanto utilizzato a livello aziendale. Per ogni cultivar sono stati effettuati i rilievi sul diametro dei frutti eseguendo il controllo sul frutto centrale portato dal mazzetto. I rilievi sul diametro dei frutti sono stati eseguiti a campione su una pianta per ogni blocco scegliendo soggetti aventi una carica di frutti rappresentativi della realtà aziendale. Tesi a confronto per il gruppo Gala Nel 2006 lo standard aziendale (doppia applicazione Carbaryl addizionato ad olio bianco a 12 e14 mm di Ø del frutticino) è stato confrontato con le strategie che nelle verifiche effettuate nel biennio precedente avevano ottenuto le performance migliori e che prevedevano rispettivamente le seguenti applicazioni: 132

137 - tesi A: NAD +Alghe (Ø del frutticino 4.1 mm), NAA + BA + Bagnante (Ø del frutticino 9 mm), Carbaryl + Bagnante ( Ø frutticino 12 mm); - tesi B: NAA + BA + Bagnante (Ø del frutticino 9 mm), Carbaryl + Bagnante ( Ø frutticino 12 mm); Per meglio valutare l azione diradante delle molecole impiegate da sole od in miscela, tali molecole sono state impiegate in altri blocchi da sole alle medesime dosi e nei medesimi tempi rispetto alle tesi definite. Infine il protocollo 2006 prevedeva, per meglio valutare l azione diradante delle molecole inserite nelle tesi a confronto, il confronto con il testimone non trattato sino alla fase del diradamento manuale. Nel 2007 è stata nuovamente saggiata l efficacia della suddetta tesi A, della tesi B (senza applicazione di Carbaryl) e della tesi aziendale e sono state introdotte altre quattro tesi. In tabella 1 sono riportate le tesi saggiate, i dosaggi di formulato commerciale applicato ed i relativi timing d intervento. Tesi a confronto per il gruppo Fuji A differenza di quanto verificato per il gruppo Gala, per le Fuji la verifica sperimentale è stata avviata solo nel 2005 e quindi non si avevano tesi già definite interessanti e confrontabili con lo standard. Pertanto nel 2006 sono state saggiate complessivamente 4 tesi: - BA + Carbaryl + Olio bianco (Ø del frutticino 9 mm); - BA + Olio bianco (Ø del frutticino 9 mm); - Ethephon (caduta petali) seguito da BA + Olio bianco (Ø del frutticino 9 mm); - doppia applicazione di Carbaryl + Olio bianco (Ø del frutticino 12 e 14 mm). Per quanto attiene la sperimentazione del 2007 le tesi saggiate sono riportate nella tabella 2. Valutazione dell azione diradante Per ottenere risultati confrontabili, all interno dei singoli blocchi sono state misurate le circonferenze del fusto, nel punto sovrastante l area d innesto, dei soggetti scelti per la omogeneità della massa vegetativa e del carico produttivo. Per valutare l efficacia diradante dei principi attivi e delle strategie impiegate, sulle piante scelte per ogni blocco, sono stati conteggiati i corimbi portati dai mazzetti nella fase di piena fioritura. In questo modo è stato possibile definire il numero complessivo di fiori aperti, il numero di frutti allegati eliminati dai diradanti impiegati e, per le rifiniture manuali, è stato conteggiato il numero e definito il peso complessivo dei frutti eliminati con il dirado manuale. I controlli alla raccolta sono stati effettuati su una pianta per ripetizione scelta, come sopra indicato, in funzione della rappresentatività rispetto alla tipologia d impianto e carico produttivo. L intera produzione per pianta è stata controllata determinando il peso di ogni frutto con bilancia di precisione. Il raggruppamento dei pesi è stato effettuato applicando le classi commerciali previste dai regolamenti U.E.; sono stati considerati sottomisura (scarto) i frutti con peso inferiore a g 117 per la Gala e g 120 per la Fuji. Risultati. Gruppo Gala, cv Brookfield Baigent Richiamando brevemente i risultati del 2006 la prova ha sostanzialmente confermato le indicazioni ottenute con le verifiche effettuate negli anni precedenti (figura 1). Le tesi complete [NAD \ (NAA + BA) \ Carbaryl] e [(NAA + BA) \ Carbaryl] hanno ottenuto risultati confrontabili con lo standard aziendale sia qualitativamente che quantitativamente e sono risultate migliori rispetto ai principi attivi applicati singolarmente. Questi ultimi evidenziano l importanza dell uso di miscele e strategie dal momento che presi singolarmente non evidenziano azioni diradanti molto evidenti. Analizzando i dati ottenuti nella prova 2007 (figura 3) attraverso l intensità del diradamento manuale si nota come la tesi [NAD \ (NAA + BA) \ Carbaryl] abbia confermato l efficacia raggiunta nell anno precedente, dimostrandosi la migliore fra le tesi messe a confronto. Altrettanto positivo è stato il risultato della tesi [NAD \ (NAA + BA)] sebbene non eguagli come l anno precedente la tesi con Carbaryl. Il risultato in termini di produzione alla raccolta eguaglia tuttavia quanto ottenuto a 133

138 livello aziendale con il Carbaryl. La nuova strategia che sostituisce l ethephon al NAD (epoca fenologica di bottoni rosa) fornisce risultati nello stesso modo interessanti. Il NAD e l ethephon da soli non evidenziano un efficacia di rilievo. Questi dati ribadiscono l importanza delle miscele con altri composti (presenta azione sinergica). L ammonio tiosolfato (ATS) da solo ha dimostrato efficacia di diradamento poco apprezzabile, paragonabile a quella del controllo non trattato. Gruppo Fuji, cv Kiku 8 In figura 2 è mostrata l efficacia del diradamento della prova 2006 in funzione dell entità del diradamento manuale di rifinitura. La tesi dove era prevista l applicazione di Ethephon in aggiunta al BA con olio bianco ha dato i risultati migliori sia per quel che riguarda l azione diradante che per la valutazione della qualità commerciale alla raccolta. Con riferimento alla qualità commerciale la tesi sperimentale ha superato come performance lo standard aziendale sia per il rapporto percentuale tra sottomisura e prodotto commerciale che per la resa unitaria/pianta. Dal risultato ottenuto con il solo BA+olio bianco si vede come sia determinante l impiego di ethephon. Per quanto attiene alla prova del 2007 possiamo vedere in figura 4 l entità del diradamento manuale, inversamente proporzionale all efficacia del diradamento chimico. L Ethephon ha dimostrato un ottima efficacia quando applicato in associazione con la miscela BA ed olio bianco in entrambe i momenti di posizionamento (bottoni rosa e caduta petali). Nelle tesi in cui viene utilizzato da solo (nelle diverse fasi fenologiche della pianta) dimostra un efficacia bassa e comunque non sempre omogenea. La tesi con la sola miscela BA + olio bianco ha fornito risultati paragonabili alle miscele complete. L ammonio tiosolfato (ATS) da solo ha dimostrato efficacia di diradamento poco apprezzabile, paragonabile a quella del controllo non trattato. Conclusioni Gruppo Gala, cv Brookfield Baigent La prova 2006 ha confermato le indicazioni ottenute con le verifiche effettuate negli anni precedenti ovvero che è possibile ridurre le dosi di Carbaryl. Le tesi complete messe a confronto hanno ottenuto risultati confrontabili con lo standard. La prova del 2007 ha ribadito l efficacia, della miscela [NAD \ (NAA + BA)] che ha ottenuto un ottimo risultato, anche nel caso in cui non vi sia l addizione del Carbaryl, a conferma che potrebbe essere una valida alternativa al principio attivo revocato. L Ethephon, introdotto nella fase di bottoni rosa, ha fornito risultati interessanti anche se il suo futuro ancora incerto ne limita il completo affidamento; non può quindi essere considerato una soluzione all abbandono del Carbaryl e dovrà essere anch esso sostituito con altre molecole. L ammonio tiosolfato (ATS), dimostratosi poco efficace nella sperimentazione di quest anno, va rivisto valutando il momento per l impiego più idoneo e considerando la possibilità di abbinarlo ad altri diradanti. Gruppo Fuji, cv Kiku 8 Nel 2006 la tesi dove era prevista l applicazione di Ethephon in aggiunta al BA con olio bianco ha dato i risultati migliori sia per quel che riguarda l azione diradante che per la valutazione della qualità commerciale alla raccolta. Per quanto attiene agli effetti collaterali, non si sono verificate pullulazioni degne di nota dell acaro Panonychus ulmi al contrario di quanto verificato negli anni precedenti con il Carbaryl col quale, dai controlli effettuati, risultava evidente la tendenza all incremento delle foglie abitate da acari. Analogamente si ricorda che era stato osservato un incremento di frutti colpiti da fumaggini sui frutti, con conseguenti danni economici, nelle tesi dove era impiegato il Carbaryl. Alla luce dei risultati ottenuti nella prove del 2007 si può affermare che le miscele individuate si sono rivelate efficaci nell azione diradante, in modo confrontabile con quanto ottenuto a livello aziendale con il Carbaryl. La miscela BA+olio bianco sembra essere un buon punto di partenza. Nella prova illustrata infatti raggiunge da sola i risultati delle strategie complete ma resta da vedere se tale azione diradante è sufficiente anche in annate a diverso decorso stagionale. 134

139 Anche nel gruppo Fuji l ammonio tiosolfato (ATS) non è stato efficace, per cui si prevede di valutare meglio, nel 2008, l epoca della sua applicazione e l eventualità di addizionarlo ad altre molecole. Ringraziamenti Si ringraziano per la preziosa collaborazione e la gentile disponibilità dimostrata l azienda agricola Barra C. (Verzuolo, CN) e la Cooperativa Lagnasco Frutta (Lagnasco) nelle persone dei tecnici Ferrato V. e Ribotta M NAD + (NAA+BA) + (NAA+BA) + Carbaryl Carbaryl NAD NAA BA Carbaryl Controllo Aziendale Figura 1: Anno 2006, Gala cv Brookfield, n di frutti diradati manualmente. N.B. L efficacia è inversamente proporzionale al livello dei frutti che è stato necessario diradare manualmente BA + Carbaryl + olio bianco BA + olio bianco Ethephon a caduta petali + (BA+olio bianco) Controllo Aziendale Figura 2: Anno 2006, Fuji cv Kiku, numero di frutti diradati manualmente. N.B. L efficacia è inversamente proporzionale al livello dei frutti che è stato necessario diradare manualmente. 135

140 Principio attivo (Formulato) NAD (Diramid) NAA +BA + Bagnante (Nokad + Brancher d. + Break Thru) Carbaryl + Bagnante (Sevin Flow + Break Thru) Dose F.c. (g-cc\hl) Epoca di applicazione 4,1 mm 9 mm Data intervento 11Apr07 4mm 20Apr07 9mm Note Tesi migliore del mm 24Apr07 12mm Ethephon (Etedor) 25 Bottoni rosa 30mar07 Ethephon solo NAD (Diramid) 60 4,1 mm 11Apr07 4mm NAD solo Ethephon (Etedor) NAA +BA + Bagnante (Nokad + Brancher d. + Break Thru) NAD (Diramid) NAA +BA + Bagnante (Nokad+ Brancher d.+ Break Thru) Alga BM86 Ammonio Tiosolfato (Azos 300, Fosin) Carbaryl + Olio bianco + BA (AS 50 + Oliocin) Non trattato (diradato a mano) L\ha Bottoni rosa 9 mm 4,1 mm 9 mm Bottoni rosa A fecondazione del fiore centrale 12 mm 14 mm Tabella 1: protocollo applicato per Gala cv. Brookfield - anno mar07 20Apr07 9mm 11Apr07 4mm 20Apr07 9mm 30mar07 11Apr07 4mm 23Apr07 - Ethephon + BA\NAA NAD + BA\NAA (Come la tesi migliore del 2006 senza Carbaryl) Proposta della Goemar Standard Controllo NAD + (N A A +B A ) + Carbaryl NAD + (NAA+BA) Ethephon + (NAA+BA) Ethephon NAD ATS Controllo Aziendale Figura 3: Anno 2007, Gala cv Brookfield, n di frutti diradati manualmente. 136

141 Principio attivo (Formulato) Dose F.c. (g-cc\hl) Epoca di applicazione Data intervento Note Ethephon (Etedor) 25 Bottoni rosa 30mar07 Ethephon 1 Ethephon (Etedor) 25 Caduta petali 14Apr07 Ethephon 2 Ethephon (Etedor) mm 24Apr07 Ethephon 3 Ethephon (Etedor) BA + Olio bianco (Maxcel. + Oliocin Flexi) Bottoni rosa 9 mm 30mar07 20Apr07 9mm Ethephon anticipato rispetto alla miglior tesi del 2006 Ethephon (Etedor) BA + Olio bianco (Maxcel. + Oliocin Flexi) Caduta petali 9 mm 14Apr07 20Apr07 9mm Tesi migliore del 2006 BA + Olio bianco (Maxcel. + Oliocin Flexi) mm Ammonio Tiosolfato (Gobbi) 1000 A fecondazione del fiore centrale Carbaryl + Olio bianco +BA mm (AS 50 + Oliocin+ Maxcell) mm Non trattato (diradato a mano) Tabella 2: protocollo applicato per Fuji anno Apr07 9mm 11Apr07 23Apr07 - BA da solo Standard Controllo Ethephon a bottoni rosa + (BA+Olio) Ethephon a caduta petali + (BA+Olio) Ethephon a Ethephon a bottoni rosa caduta petali Ethephon a 12mm BA + Olio bianco Figura 4: Anno 2007, Fuji cv Kiku 8, numero di frutti diradati manualmente. ATS Controllo Aziendale 137

142 Indagine sugli ipotetici effetti collaterali dell impiego di miscele di gibberelline Daniele Demaria 1, Giuseppe Monge 1, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Guglielmo Costa 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Bologna. Riassunto breve Per ottenere frutti del gruppo Delicious a forma tronco-conica, allungata, con le cinque punte della cavità calicina ben evidenti vengono applicate miscele di gibberelline. Tuttavia negli ultimi anni è stato osservato il fenomeno di blocco dell accrescimento di una percentuale considerevole di frutticini, fenomeno presuntivamente attribuito all impiego delle gibberelline in particolare quando distribuite con dosaggi elevati. Nel 2006 è stata avviata una verifica sperimentale in campo, ripetuta nel 2007, per accertare le reali responsabilità dei fitoregolatori impiegati alle dosi di etichetta ed ai sovradosaggi utilizzati da alcuni operatori senza tuttavia evidenziare alcuna correlazione. Introduzione Il gruppo Delicious, con le più recenti cultivar standard e spur, rappresenta percentualmente la parte di produzione quantitativamente più importante della melicoltura piemontese. In molti mercati il prerequisito estetico richiesto, oltre naturalmente agli aspetti sanitari legati alla sicurezza del consumatore, riguarda la forma del frutto che deve essere tronco-conica, allungata, con le cinque punte della cavità calicina ben evidenti. Per ottenere frutti con le caratteristiche indicate, dal momento che non è possibile per tutta la produzione presente in pianta avere forme perfette quali quelle richieste per la qualità commerciale extra, vengono applicate in pianta nel periodo compreso tra la fioritura e l inizio allegagione miscele di gibberelline addizionate a bagnanti. Negli ultimi anni, in aziende che applicano tali fitoregolatori finalizzati al miglioramento della forma del frutto, sono stati registrati effetti anomali con conseguenti danni economici. Le anomalie riguardano lo sviluppo dei frutti che, a partire dall inizio accrescimento (fase fenologica J), risultano bloccati in pianta, senza risentire dell effetto dei diradanti, non raggiungendo alla raccolta la pezzatura commerciale richiesta. Le cause sono state presuntivamente attribuite all impiego delle gibberelline in particolare quando distribuite con dosaggi elevati, superiori a quanto previsto in etichetta. Concorrono probabilmente al fenomeno le condizioni ambientali del periodo in cui tali applicazioni vengono effettuate, anche se non è stato possibile stabilire correlazioni certe con l evoluzione delle temperature, dell umidità ambientale, bagnatura fogliare ecc. Pertanto nel 2006 è stata avviata una verifica sperimentale in campo, ripetuta nel 2007, per accertare le reali responsabilità dei fitoregolatori impiegati alle dosi di etichetta ed ai sovradosaggi utilizzati da alcuni operatori. Materiali e metodi La prova è stata effettuata in un azienda agricola ubicata in Verzuolo (CN). L impianto di Red Chief su M26 è del 1989 con un sesto d impianto di 4 x 1m con una densità di 2500 piante a ettaro. La prova è stata condotta in entrambe gli anni a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni per tesi. Ogni ripetizione era costituita da 4-5 piante. Per le verifiche merceologiche sui frutti è stato utilizzato il laboratorio del centro sperimentale CReSO di Manta. Per la scelta dell epoca di intervento è stato monitorata la fioritura registrata in un fenogramma di fioritura. Formulati utilizzati, dosaggi e modalità d impiego. Sono stati utilizzati per la prova 2 formulati (tab. 1) scelti fra quelli comunemente impiegati dagli operatori e fra loro confrontabili per la composizione e titolo. Come bagnante è stato scelto il formulato Scam. Per i dosaggi sono stati scelti la dose massima da etichetta (80 g/hl) e un sovradosaggio che rappresenta una pratica sovente diffusa nel caso di produzione particolarmente elevate. I fitoregolatori sono stati distribuiti in unica applicazione al 50% di fiori aperti, come da 138

143 prescrizioni da etichetta, utilizzando un volume d acqua paragonabile a quanto distribuito con i mezzi aziendali (atomizzatori) ed in grado di assicurare una bagnatura uniforme in pianta. Rilievi e controlli Per evidenziare gli eventuali effetti collaterali è stato effettuato un primo controllo in epoca del diradamento manuale. In tale epoca era da considerarsi conclusa la cascola naturale e quella indotta dai diradanti di sintesi. Sulle 2 piante centrali per ogni parcella, prima dell intervento di dirado manuale, sono stati contanti i frutti in pianta ed i frutti con deformazioni presuntivamente attribuibili all impiego dei fitoregolatori. A maturazione, sempre sulle piante centrali di ogni parcella, è stata raccolta l intera produzione che poi è stata valutata in termini di resa unitaria e di classificazione commerciale. Per la definizione della qualità commerciale rispetto allo scarto è stata adottata la pezzatura minima di 117g. I frutti sono stati controllati in laboratorio singolarmente utilizzando la bilancia di precisione. Ultimata la ripartizione in classi commerciali, un campione di 25 frutti per ripetizione, pari a 100 frutti per tesi, sono stati analizzati per la verifica sulla presenza di semi nelle logge carpellari. Nell esecuzione del controllo sono stati evidenziati i frutti apireni (totalmente privi di semi). È da notare che i controlli nel 2007 sono stati effettuati sulle stesse piante controllate l anno precedente sia per poter confrontare i dati, sia per evidenziare eventuali effetti di accumulo. Risultati. Frutti bloccati in pre-diradamento manuale. Nella prova 2006 il controllo eseguito il 12 giugno (fig. 1) ha evidenziato l incremento numerico di frutti con accrescimento bloccato in tutte le tesi rispetto al controllo. Tale incremento è però risultato statisticamente non significativo e, nel caso delle tesi A e B, non correlabile ai dosaggi d impiego dei fitoregolatori. Nel 2007, a conferma di questo dato, non sono stati rinvenuti frutticini bloccati. Siccome il blocco dei frutticini è molto probabilmente correlato al numero di semi è stato fatto un controllo sul numero dei semi che tuttavia non ha evidenziato differenze (fig. 2). Rese unitarie e valutazioni sulla qualità. Nel 2006 la produzione complessiva per pianta è risultata statisticamente non diversa fra le tesi (Promalin 150ml\hl: 19,7 - Promalin 80ml\hl: 18,7 Profile 150ml\hl: 16,9 Profile 80ml\hl: 18,7) e rispetto al controllo (19,5 Kg). Nel 2007 analogamente on si notano differenze (Promalin 150ml\hl: 20,5 - Promalin 80ml\hl: 19,9 Profile 150ml\hl: 18,7 Profile 80ml\hl: 20,1 controllo: 20,4 Kg) Allo stesso modo non risultano differenze statisticamente significative nella valutazione della qualità effettuata ripartendo la produzione complessiva in scarto e prodotto commerciale (fig. 3) nel 2006 o in classe commerciali nel 2007 (fig. 4). La verifica sulla presenza di semi nelle logge carpellari ha evidenziato nel 2006 un numero elevato di frutti completamente apireni (fig. 5). Anche in questo caso, nonostante la evidente anomalia sotto il profilo fisiologico, non sono state evidenziate differenze statisticamente significative tra le tesi a confronto ed il controllo non trattato. Nel 2007 allo stesso modo non vi erano differenze nel numero di frutti apireni tra le tesi, anche all analisi del numero di semi (fig. 6). Conclusioni. La verifica sperimentale per ben 2 anni non ha consentito di accertare la presunta correlazione tra presenza di frutti deformi ed impiego di gibberelline anche quando utilizzate a dosi doppie rispetto a quanto previsto in etichetta. Ciò dimostra che la comparsa del fenomeno del frutti deformi non è da imputarsi al solo impiego di gibberelline ma dipende da altre variabili tra le quali possono esservi: - l andamento climatico (temperatura, umidità, bagnatura fogliare) del periodo compreso tra l applicazione dei fitoregolatori e l allegagione. Tali condizioni possono influire considerevolmente sull assorbimento fogliare e sulla traslocabilità delle molecole impiegate; 139

144 - le eventuali azioni sinergiche, sia positive che negative, tra i fitoregolatori a base di gibberelline impiegati per migliorare la forma del frutto ed i principi attivi ad azione diradante, compresi gli olii minerali, utilizzati a partire dall allegagione ed inizio accrescimento frutto. È da riportare inoltre che il fenomeno che nel 2005 aveva portato a danni economici in diverse aziende nell ultimo biennio non si è più evidenziato con la stessa intensità. Considerato questo e la complessità che probabilmente sottende al problema si propone si sospendere le indagini sperimentali. Ringraziamenti Si ringraziano per la collaborazione l azienda agricola Franco Fratelli (Verzuolo, CN) ed i tecnici della Società Rivoira s.p.a. e Kiwi1 Boretto L., Rizzato A. e Borello S. Tesi A B C D Principio attivo (Formulato) GA4\GA7\BAP + alcool grasso etossilato (Promalin NT+ bagnante Scam) GA4\GA7\BAP + alcool grasso etossilato (Promalin NT+ bagnante Scam) GA4\GA7\BAP + alcool grasso etossilato (Profile + bagnante. Scam) GA4\GA7\BAP + alcool grasso etossilato (Profile + bagnante Scam) Dose F.c. (ml\hl) Epoca 50% fiori aperti 50% fiori aperti 50% fiori aperti 50% fiori aperti K Non trattato - Tabella 1: Tesi a confronto e dati relativi all intervento. Data intervento (Litri impiegati) 6Apr07 (19.5) 6Apr07 (16) 6Apr07 (18) 6Apr07 (18) % frutti bloccati A B C D K Figura 1: % di frutti bloccati (pigemei) all epoca del diradamento manuale nella prova

145 100% 80% 60% 40% 20% 0% A - Promalin 180 B - Promalin 80 C - Profile 180 D - Profile 80 K - Controllo Figura 2: Prova 2007, controllo in pre-diradamento (30 Maggio). Numero di semi (bianco: >2semi - grigio: 1-2 semi - nero: nessun seme) in frutti controllati a caso nelle diverse tesi A B C D K Figura 3: Prova 2006, Kg di prodotto commerciale (colonne alte) e Kg di prodotto non commerciabile (colonne appena visibili) nelle diverse tesi a confronto con il controllo (K) A - Promalin 180 B - Promalin 80 C - Profile 180 D - Profile 80 K - Controllo < Figura 4: Prova 2007, Kg di prodotto per ogni classe commerciale nelle diverse tesi a confronto con il controllo (bianco). 141

146 PROMALIN NT 150 ml/hl PROMALIN NT 80 ml/hl PROFILE 150 ml/hl PROFILE 80 ml/hl CNT Figura 5: Prova 2006, numero di frutti pigmei (o apireni, senza semi) alla raccolta nelle diverse tesi a confronto con il controllo non trattato (CNT). 100% 80% 60% 40% 20% 0% > 2 semi A - Promalin 180 B - Promalin 80 C - Profile 180 D - Profile 80 K - Controllo Figura 6: Prova 2007, % di semi in frutti di pezzatura inferiore alla norma alla raccolta nelle diverse tesi a confronto con il controllo non trattato (CNT). In bianco la % di frutti con più di 2 semi, in viola % di quelli con 1-2 semi, in grigio la % di quelli con semi secchi e in nero la % di quelli senza semi (apireni). 142

147 Indagine sulle modalità d impiego dell impollinazione di supporto in sospensione acquosa Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Giuseppe Monge 1, Alessandro Bevilcqua 1, Manuela Robasto 1, Aldo Galliano 1, Graziano Vittone 1, Gugliemo Costa 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Bologna. Riassunto breve Il progetto sperimentale relativo alla messa a punto di tecniche di impollinazione di supporto con mezzi meccanici ha mirato alla definizione di uno strumento utile a migliorare la qualità del prodotto utilizzando mezzi tecnici compatibili con la sicurezza alimentare. Dal 2001 al 2007 sono state condotte prove in campo per verificare la funzionalità di modelli di impollinatrici per la distribuzione del polline a secco ed in acqua. Innanzitutto sono state determinate le corrette epoche d impiego con riferimento al fenogramma di fioritura delle piante femminili. Successivamente, con entrambe le modalità applicative indicate, sono stati valutati in chiave economica i risultati ottenuti con l impiego di differenti dosaggi unitari di polline rapportati all intensità di fioritura dei soggetti femminili in campo. I risultati acquisiti con l impollinazione effettuata a secco ed in acqua, valutati con la determinazione della PLV unitaria al netto dei costi, sono risultati nella maggior parte dei casi positivi ed economicamente interessanti sebbene nel 2007 siano emersi alcuni dubbi sulla costanza del metodo di distribuzione in acqua. Il miglioramento della qualità dei frutti intesa come pezzatura e forma è risultata significativa ma dipendente dalla correttezza dell esecuzione e dalla fase fenologica scelta per l applicazione. Introduzione Nella coltivazione dell actinidia una forma regolare e la pezzatura del frutto sono pre-requisiti commerciali indispensabili per qualificare produzioni di primo piano nel panorama frutticolo regionale. Trattandosi di una specie dioica, le caratteristiche morfologiche del frutto (forma e pezzatura) sono in gran parte dipendenti, oltre che dalle tecniche colturali convenzionali (potatura, diradamento ecc.), dall andamento dell impollinazione naturale, fortemente condizionata dall evoluzione del clima nel periodo della fioritura. Fattori quali l umidità relativa, la temperatura e le precipitazioni possono risultare determinanti nel creare condizioni ambientali favorevoli o sfavorevoli all impollinazione naturale. Pertanto, in annate con condizioni climatiche non favorevoli, un numero elevato di frutti con pezzatura ridotta può essere riscontrato anche negli impianti dove il rapporto tra soggetti maschili e femminili è adeguato e le tecniche colturali sono state gestite in modo corretto. Il CReSO da quasi un decennio è impegnata nella ricerca di strumenti da offrire ai frutticoltori per esaltare la qualità delle produzioni utilizzando mezzi tecnici compatibili con la sicurezza alimentare e la tutela dell ambiente. Esistono infatti alternative rappresentate dall impiego di fitoregolatori di sintesi con i quali si cerca, interferendo sulla normale attività fisiologica dei soggetti, di esaltare la pezzatura dei frutti. Tale tecnica, oltre a non garantire risultati costanti ed a presentare alcune criticità a livello di conservazione del prodotto (per le quali è in corso presso il CReSO una specifica attività di ricerca), rischia di compromettere l immagine salutistica di cui gode questo frutto presso i consumatori. L intervento surrogatorio con l impollinazione manuale praticato da anni su superfici limitate è risultato funzionale al miglioramento della pezzatura dei frutti ma non è praticabile su superfici significative da operatori professionali per i costi elevati ed i tempi di esecuzione necessari. La recente messa a punto di attrezzature in grado di effettuare meccanicamente l impollinazione di supporto ha giustificato l organizzazione di un progetto sperimentale finalizzato alla verifica sulla funzionalità in campo delle nuove macchine. Dal 2002 al 2007 sono state effettuate, nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte, attività sperimentali per mettere a punto le metodologie 143

148 di applicazione meccanica del polline distribuito a secco oppure utilizzando l acqua come vettore. I primi risultati positivi ottenuti nelle prove condotte nel triennio con impollinatrici meccaniche e distribuzione a secco del polline, hanno spinto molti frutticoltori a scegliere questo metodo naturale per incrementare le pezzature. Le attività proposte nell ultimo biennio hanno consentito di mettere a punto le tecniche e verificare la funzionalità di macchine per il prelievo del polline dalle piante impollinatrici presenti in campo ed avviare una nuova sperimentazione con impollinatrici che distribuiscono polline in soluzione acquosa. Queste nuove tecniche consentono di ridurre in modo significativo i costi ed offrirebbe la possibilità di aumentare nel periodo utile la superficie trattata. È riportato di seguito un riassunto dei risultati ottenuti a partire dal 2001 per quanto riguarda la tecnica di impollinazione meccanica a cui sono affiancati in particolare i risultati ottenuti nell ultimo anno di sperimentazione col quale si è cercata una conferma della fattibilità e della convenienza della tecnica di impollinazione meccanica in acqua. Materiali e metodi. Per le verifiche sperimentali del 2007 è stato utilizzato un actinidieto dell azienda Maero A., ubicata nel comune di Lagnasco (CN). Negli anni precedenti le prove sono state effettuate in impianti del saluzzese (CN) a pergoletta doppia con caratteristiche agronomiche costanti (tipo di potatura e carico di gemme). In tutti gli impianti è stato effettuato in pre-fioritura il diradamento manuale degli organi fiorali deformi o portati lateralmente sul peduncolo. In alcune prove è stato effettuato il diradamento manuale dei frutti nella fase fenologica prevista. Le prove fino al 2006 sono state effettuate su 3-4 piante per ripetizione e con 3 ripetizioni per tesi dove i soggetti maschili erano collocati nella medesima posizione e frequenza sia per le tesi che per il controllo. Nel 2007 la prova è stata condotta a parcelloni. Nelle prove con distribuzione a secco, per ridurre la variabilità tra soggetti in campo, le tesi ed il controllo sono state realizzate sulla medesima pianta: un lato della pergoletta è stato trattato ed il lato contrapposto non trattato ha svolto le funzioni di controllo. Fenogramma di fioritura Per definire correttamente le epoche di applicazione del polline, annualmente è stato rilevato il fenogramma di fioritura. Sono stati monitorati per lo stato di fioritura 20 rami su piante femminili ed altrettanti su piante maschili. A partire dall apertura dei primi fiori sia sui soggetti maschili che femminili sono stati effettuati giornalmente controlli sul numero di fiori aperti. I dati raccolti sono stati elaborati in forma percentuale ed espressi nel fenogramma di fioritura riferibile al contesto ambientale dove in seguito sono state effettuate le prove di impollinazione. Valutazione della PLV La valutazione dei risultati ottenuti è stata effettuata confrontando il Prodotto Lordo Vendibile (PLV) ad ettaro (ha) risultante dalle produzioni medie per pianta delle parcelle trattate e del controllo. L analisi delle pezzature è stata condotta pesando ogni singolo frutto e raggruppando i valori nelle classi commerciali di riferimento previste dalle norme di qualità. Il prezzo unitario indicativo applicato alle classi commerciali è stato desunto dalle medie di mercato riferite per l anno 2001 nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte ed è stato mantenuto invariato per tutto l arco del progetto (<70g:0-70/75g:0,27-75/80g:0,31-80/85g:0,34-85/95g:0,39-95/105g:0,44-105/115g: 0,51-115/125g: >125g:0,61 ). Per la determinazione dei costi dell impollinazione di supporto sono stati assunti i prezzi unitari di mercato del polline confezionato, delle sostanze aggiuntive ed i costi unitari calcolati per l impiego delle macchine utilizzate per la trazione e la distribuzione del polline. Il valore del polline ricavato dagli impianti aziendali è stato calcolato avendo come riferimento i costi unitari delle macchine impiegate e della mano d opera utilizzata. Impollinazione manuale Sono stati allestiti blocchi randomizzati con 7-8 ripetizioni/tesi applicando il metodo, risultato funzionale, adottato nelle precedenti verifiche sperimentali per ridurre le variabili determinate dalla eventuale non omogeneità delle piante in campo. Ogni ripetizione era costituita da una pianta dove 144

149 ½ veniva trattata e la restante parte contrapposta costituiva il controllo. Per evitare variabili dovute alla esposizione solare ed alla incidenza di eventuali danni meteorici, nelle ripetizioni il trattato è stato alternato sulla parte est e sulla parte ovest. La prova è stata ripetuta in due realtà aziendali (impianto O. e impianto D.). La distribuzione della miscela di 5gr di polline acquistato neozelandese, 15ml di attivatore e 5 gr di marcante è stata effettuata con una pompa a spalle modello Hozelok distribuendo 193 L ad ettaro della miscela, il che equivale a 965 gr di polline ad ettaro, 2,15 a pianta. Si evidenzia che per l applicazione manuale sono state applicate le modalità (tempi di distribuzione e volumi d acqua) già sperimentate ed applicate da anni dagli operatori aziendali. Impollinazione a secco con o senza pre-umidificazione Prove di impollinazione a secco sono state effettuate con le impollinatici Dall Agata (Dall Agata s.r.l. modello Spider, Faenza), dotata di umidificatore, e Bovo (Az. Agr. F.lli Bovo, Verona), senza umidificatore, utilizzando la miscela di polline (45%) e licopodio (55%). La velocità di avanzamento della trattrice è di 3-4 km\h. L impollinazione di supporto è stata sempre effettuata in una unica applicazione al raggiungimento del 95% di fiori femminili aperti. Solamente in una prova del 2003 sono state messe a confronto l applicazione nella fase fenologica standard (95% fiori aperti) con una applicazione ritardata di 48h. I costi per l impollinazione a secco sono stati definiti comprendendo l acquisto della miscela polline/licopodio e la distribuzione: Miscela standard (polline 200 g + licopodio 250 g) 400 (80%) Liquido per la pre-umifidicazione (1,5L/ha) 18 (4%) Costi per la trazione (1,30 h /ha) 42 (8%) Costi della macchina impollinatrice (1,30 h /ha) 39 (8%) Impollinazione con polline sospeso in acqua Dal 2005 sono state effettuate verifiche in campo utilizzando l impollinatrice Gerbaudo (Villafalletto, CN). Tale macchina, portata anteriormente dal trattore con una velocità di avanzamento pari a circa 2,0 km/ora, utilizza ugelli Airget Fogger con foro calibro 0,51 mm e distribuisce un volume d acqua di 0,51 litri/ora/ha ad una pressione di esercizio pari a 1,1 bar. L impollinazione di supporto è stata effettuata al raggiungimento del 95% dei fiori femminili aperti e con unica applicazione. La sospensione in acqua demineralizzata era costituita da 5 g/litro di polline, 15 ml/litro di attivatore biologico e dal 5 ml/litro di marcante naturale. Il polline utilizzato è stato in alcuni casi ricavato dagli impianti aziendali, in altri acquistato. È stato distribuito impiegando volumi d acqua pari a 50 litri/ha distribuiti entro 2 h dalla preparazione nel caso di polline autoprodotto. Per la prova 2007 è stato utilizzato polline neozelandese fornito dalla Società AgriValleBronda distributrice ufficiale del prodotto per il Piemonte. Nel laboratorio del centro sperimentale CReSO di Manta è stata valutata la germinabilità del polline all uscita della macchina distributrice per verificare che non fosse inferiore all 80%, condizione essenziale affinché la prova possa considerarsi valida. Analisi sulla qualità Le analisi sulla qualità della produzione sono state effettuate ogni anno su almeno 4 piante per tesi scelte per omogeneità di massa vegetativa e carico di gemme. Alla raccolta l intera produzione dei soggetti indicati è stata portata in laboratorio per il controllo sulla qualità (definizione della produzione commerciale e classi di pezzatura). Risultati Impollinazione manuale In figura 1 e 2 sono riportati i risultati in termini di classi di peso delle prove di impollinazione manuale condotte in due aziende diverse nell anno Impollinazione con distribuzione del polline a secco Sebbene le prove di impollinazione a secco siano state effettuate dal 2001 al 2004 vengono qui riportati i soli risultati delle prove condotte nel I primi anni infatti si riferiscono a prove di messa a punto della tecnica, oltre che a indagini sulle modalità di manipolazione del polline, 145

150 preliminari alle verifiche vere e proprie. Nel 2003 sono state messe in campo diverse prove alle quali si fa qui riferimento. I risultati dell anno successivo, qui non riportati, confermano i risultati che sono qui presentati. In tabella 1 sono riportati pertanto i risultati delle diverse prove del 2003 tutte effettuate con applicazione unica al superamento del 95% di fiori aperti. Rispetto alla dose media di miscela prevista per unità di superficie ( g/ha), si sono registrate variazioni dovute alle difficoltà di movimentazione della macchina legate ai diversi sesti d impianto. I risultati economici ottenuti sono stati definiti indicando l incremento della PLV unitaria sul trattato, al netto dei costi per l impollinazione, rispetto al controllo. Le prove 1, 2 e 4 sono state trattate nella fase fenologica prevista. Nella ripetizione 3 sono state messe a confronto tesi dove l applicazione è stata effettuata nella fase fenologica prevista rispetto alla applicazione ritardata di 48 ore. In figura 3, a fianco della rappresentazione grafica della produzione media per pianta ricavata nella prova 1 senza il diradamento manuale, viene graficamente messa a confronto la distribuzione dei frutti per classi di pezzatura tra trattato e controllo sia per l impollinazione con pre-umificazione (fig. 3A e B) che senza pre-umificazione (fig. 3C e D). Allo stesso modo, nella figura 4 viene rappresentata la produzione unitaria per pianta e la distribuzione dei frutti per classi di pezzature rilevata nella prova 2 dove è stato praticato il diradamento manuale (fig. 4A e B con umidificazione, C e D senza umifidicazione). Nella figura 5 vengono poste graficamente a confronto la produzione media per pianta e la distribuzione per pezzatura ottenuta nella tesi dove l impollinazione è stata effettuata nella fase fenologica standard (95% di fiori aperti) e dove invece è stata ritardata di 48 ore. Si tratta della prova 3, dove è stata effettuata la pre-umidificazione dei fiori ed il diradamento manuale dei frutti. Infine, nella figura 6 riferita alla prova 4 dove era presente un intensità di fioritura inferiore alla norma, sono rappresentate le produzioni unitarie e la distribuzione per classi di pezzature ottenute nelle tesi trattati con pre-umidificazione degli organi fiorali (fig. 6A e B) e senza (fig. 6C e D) rispetto ai rispettivi controlli. Impollinazione con distribuzione del polline in acqua Sebbene prove con questa modalità di distribuzione siano state condotte anche negli anni precendenti, vengono qui riportati solamente i risultati ottenuti a partire dal 2006 in quanto si tratta delle prime prove gestite con modalità operative e protocolli considerati definitivi per questo tipo di applicazione. I risultati ottenuti nel 2006 fanno riferimento a due impianti aventi caratteristiche agronomiche differenti e livelli diversi di intensità di fioritura. Si sottolinea che le condizioni fenologiche della stagione 2006 sono state favorevoli per l impollinazione dell actinidia per quanto riguarda l epoca di fioritura dei soggetti maschili e femminili. Al contrario la temperatura e l umidità relativa non erano ottimali. Inoltre si sono registrati nel periodo della fioritura movimenti ventosi molto forti che di fatto hanno ridotto la vitalità del polline e reso l impollinazione più problematica. La dose di polline impiegata (600 g/ha) rappresenta il punto di convergenza rispetto alle precedenti esperienze effettuate con dosi inferiori (400 g/ha) e superiori (800 g/ha) risultate entrambe non economicamente convenienti, la prima per effetto insufficiente, la seconda per un costo eccessivo del polline. Le verifiche dell anno 2006 sono state effettate utilizzando polline estratto dai maschi presenti negli impianti aziendali. Nella determinazione dei costi complessivi per l impollinazione in acqua (tab. 2), sono stati considerati in modo differenziato il valore d acquisto del polline reperito sul mercato rispetto al costo di approvvigionamento del polline aziendale. Come per le esperienze di impollinazione a secco, i risultati economici ottenuti sono stati evidenziati indicando l incremento di PLV unitaria del trattato, al netto dei costi di impollinazione, rispetto al controllo (tab. 3). Nella figura 7 vengono rappresentate le rese unitarie complessive realizzate nei due impianti raffrontate ai rispettivi controlli e la scomposizione delle produzioni unitarie nelle classi di pezzature commerciali dei frutti. Risulta evidente che, a parità di dose di polline impiegato, nella prova 1 (fig. 7A e B), caratterizzata da una intensità di fioritura valutata nella norma, il risultato se pur positivo è di diversa rilevanza economica rispetto a quanto accertato nella ripetizione 2 (fig. 7C e D) dove l intensità di fioritura è stata giudicata superiore alla norma. 146

151 Nel 2007 i risultati non sono altrettanto positivi. Come può essere visto in figura 8 si è ottenuta una produzione superiore nel controllo non trattato (Fig. 8A). Ciò probabilmente origina dalla maggiore pezzatura dei frutti medio-piccoli nelle piante non trattate più che da un maggior carico produttivo. Si vede come l impollinazione ha avuto efficacia solamente nelle classi di pezzatura più elevate, in misura tuttavia non sufficiente per determinare una vantaggio economico. Di seguito vengono discussi questi risultati. Si precisa che in tutte le prove descritte, e pertanto anche nella prova 2007, è stata valutata la germinabilità del polline all uscita dagli ugelli della macchina distributrice che è risultata superiore all 80%. Questo per accertare che il polline che giunge sui fiori sia vitale ed evitare che anomalie nella macchina o sbagli nella conservazione del polline ne compromettano la capacità germinativa. Conclusioni Impollinazione manuale Questa tecnica, da anni utilizzata su piccole superfici, permette di ottenere risultati evidenti soprattutto grazie alla possibilità di distribuire il polline direttamente sui fiori evitando dispersioni inutili di questo costoso prodotto. Tuttavia l organizzazione aziendale prevalente sul territorio non sempre consente l impiego di questa operazione a causa dei costi di manodopera. Da questo è nata l esigenza di meccanizzare le operazione prima con una distribuzione a secco e in seguito con una distribuzione a mezzo acqua. Impollinazione con distribuzione del polline a secco L impollinazione a secco è la tecnica che è risultata di più agevole applicazione sotto l aspetto operativo. Entrambe le macchine impiegate sono risultate funzionali e di facile manovrabilità. In particolare il modello Dall Agata ha mostrato una ottima adattabilità alla pergoletta doppia che è la forma di allevamento più praticata nell area di riferimento. Inoltre, grazie alla pre-umidificazione degli organi fiorali, offre la possibilità di dilatare i tempi di impiego andando oltre le prime ore del mattino in cui più elevata è l umidità relativa ambientale. In sintesi, l attività sperimentale ha evidenziato che: - i migliori risultati sotto il profilo economico si ottengono con l impollinazione effettuata non prima che lo stadio fenologico in campo abbia raggiunto il 95% dei fiori femminili aperti. Precedenti esperienze avevano dimostrato come interventi con meno dell 80% di fiori aperti non portavano a miglioramenti sensibili. Viceversa la prova 3 (tab. 1, Fig. 5) ha mostrato come l intervento 48h dopo il 95% di fiori aperti sia non sufficientemente migliorativo della pezzatura; - l intensità di fioritura è la variabile agronomica che da sola può giustificare la convenienza economica ad effettuare l impollinazione di supporto; - il diradamento dei boccioli fiorali deformi e dei fiori portati lateralmente al peduncolo fiorale stesso, effettuato prima della applicazione, è risultata operazione conveniente per ottimizzare l impiego del polline concentrandolo sugli organi fiorali che daranno frutti non deformi e con possibilità di raggiungere le classi di pezzatura più elevate. La convenienza ad effettuare successivamente il diradamento manuale dei frutti deve essere valutata in funzione dell intensità di fioritura che caratterizza l impianto. Gli svantaggi di questa tecnica risiedono nello stretto margine di tempo all interno del quale è possibile effettuare l intervento (prime ore del giorno) e nella dipendenza dalle condizioni ambientali (umidità soprattutto), fatti che limitano l applicazione della metodologia in realtà aziendali con ampie superfici. Impollinazione con distribuzione del polline in acqua Il passaggio da distribuzioni effettuate in acqua manualmente ad applicazioni con apparecchiature montate su trattrici, in grado di effettuare meccanicamente la distribuzione del polline è operazione di grande interesse ma di evidente complessità. Si deve infatti innanzitutto tenere conto della pregiudiziale chiave rappresentata dal rischio di perdita di vitalità del polline se sospeso in acqua per tempi relativamente lunghi e dalle difficoltà di ottenere una sospensione adatta alla distribuzione 147

152 meccanica. Il modello di impollinatrice impiegato ha mostrato una buona funzionalità sia per la movimentazione lungo i filari sia per la distribuzione omogenea del polline sui fiori portati sotto la volta della pergoletta doppia. Per evitare danni al polline, nelle verifiche in campo è sempre stato preparato un volume d acqua che potesse essere applicata entro le 2 ore dalla preparazione. Nel complesso, l impollinazione di supporto con polline sospeso in acqua risulta operazione che richiede conoscenze e professionalità specifiche sia nella fase di preparazione della sospensione che nella taratura della macchina. L interesse ad impiegare questa tecnologia è rappresentato dal fatto che vengono di molto dilatati i tempi operativi utili per l impollinazione con possibilità di incrementare in modo significativo le superfici trattabili. Il perfezionamento della tecnologia dovrebbe portare a ridurre la dispersione ambientale della sospensione con conseguente riduzione dei dosaggi unitari di polline e contenimento dei costi. A fronte di queste valutazione positive occorre tuttavia considerare che il dosaggio di polline impiegato per unità di superficie è elevato rispetto a quanto impiegato normalmente nella distribuzione a secco. Ciò spiega la caduta di redditività quando l incremento qualitativo e produttivo ottenuto nel trattato deve sostenere le spese di approvvigionamento del polline all esterno dell azienda. Inoltre mentre i risultati del 2006 sono del tutto soddisfacenti, i risultati del 2007, secondo anno di sperimentazione con modalità operative e protocolli considerati definitivi per questo tipo di applicazione, hanno purtroppo evidenziato come la qualità ottenibile con la distribuzione in acqua possa mancare di fornire risultati pur in presenza di condizioni agronomiche ed ambientali favorevoli. Volendo analizzare questo dato possiamo innanzitutto affermare che sebbene le piante non trattate sembrino fornire una produzione migliore questo non significa che l impollinazione sia peggiorativa, soprattutto in quanto il polline non è stato prelevato in azienda, bensì è di origine commerciale. Nel peggiore dei casi l impollinazione non sortisce alcun effetto ma non può peggiorare la produzione. Per giustificare il pessimo risultato del 2007 si può ipotizzare che l intervento sia stato fatto in uno stadio fenologico non recettivo. Sebbene sia stata monitorata la fioritura mediante un fenogramma aggiornato quotidianamente il momento dell applicazione può non essere stato ottimale a causa di una variabile non nota ma che ha fatto sì che i fiori non fossero pronti all impollinazione. Dalle verifiche condotte sul polline si esclude la mancata capacità germinativa del polline che è risultata essere ottimale. Infine è da notare come, utilizzando gli stessi dosaggi di polline dell impollinazione manuale nella distribuzione meccanica, vi sia maggiore dispersione di polline in quanto esso non è diretto solamente sui fiori ma è distribuito a caso su tutta la superficie inferiore della vegetazione. Questo potrebbe spiegare gli scarsi risultati ed in futuro sarà necessario lavorare sulla possibilità di incremento della concentrazione di polline nei limiti della convenienza economica. In estrema sintesi le verifiche sperimentali condotte hanno evidenziato come l impollinazione meccanica di supporto su actinidia risulti operazione tecnicamente realizzabile ed economicamente conveniente se effettuata nel rispetto delle modalità applicative indicate. Occorre ricordare che questa operazione non può porre rimedio a deficienze strutturali degli impianti o surrogare carenze nella effettuazione di tecniche colturali quali la potatura, il diradamento ecc. L attività sperimentale ha evidenziato come i risultati economicamente più vantaggiosi vengono ottenuti in impianti con forme di allevamento razionali, condotti con tecniche colturali corrette. Risultati più costanti si ottengono un l impollinazione manuale e con l impollinazione a secco, tecnica probabilmente più solida rispetto all impollinazione in acqua che all evidenza dei fatti si presenta meno versatile e con variabili al momento ancora da elucidare. Viceversa l impollinazione manuale presenta svantaggi in ordine di fattibilità economica e l impollinazione a secco ha problemi di versatilità nella distribuzione. Si evidenzia comunque il fatto che in generale con l impollinazione di supporto è possibile migliorare la qualità delle produzioni, incrementando la pezzatura dei frutti, con una pratica colturale che usa mezzi naturali compatibili con l immagine salutistica della coltura. 148

153 Ringraziamenti Si ringraziano per le collaborazioni le aziende agricole Borretta V. (Manta, CN), Maero A. (Lagnasco, CN), Diale L. (Manta, CN) ed Odasso (Manta, CN), le ditte dall Agata (Faenza), Rattalino e Gerbaudo (Villafalletto, CN), la Soc. AgriValleBronda di Capitini e C. (Pagno CN). Figura 1: Impollinazione manuale, anno 2004, prova az. O. Kg di produzione per classe di peso. In rosso la tesi impollinata, in bianco la tesi non impollinata. Figura 2: Impollinazione manuale, anno 2004, prova az. D. Kg di produzione per classe di peso. In rosso la tesi impollinata, in bianco la tesi non impollinata. 149

154 Prova 1 Intensità di fioritura superiore alla norma 2 normale 3 normale Modalità di impollinazione (diradato o non diradato) senza umidificatore (n.d.) con umidificatore (n.d.) senza umidificatore (d.) con umidificatore (d.) con umidificatore (d.) con umidificatore (d.+48h) Dosi miscela g/ha Incrementi di PLV sul controllo /ha inferiore alla norma senza umidificatore (n.d.) con umidificatore (n.d.) Tabella 1: Risultati delle applicazioni a secco con unico passaggio effettuate nell anno Voce di costo Polline NZ Polline aziendale Prezzi unitari Costo /ha Prezzi unitari Costo /ha Polline (dose 600 g/ha) 3,30 /g 1.980,00 0,50 300,00 Liquido per la sospensione 18,50 0,37 /l 18,50 0,37 (acqua demineralizzata l 50/ha) Attivatore e marcante (l 1,5/ha) 40,00/l 60,00 40,00 60,00 Costi per la trazione (1 h 45 /ha) 28,20/h 49,35 28,20 49,35 Costi della impollinatrice (1 h 45 /ha) 39,00/h 68,25 39,00/h 68,25 Totale ,00-496,00 Tabella 2: Riferimenti per il calcolo dei costi unitari nell impollinazione in acqua. Ripetizione (anno impianto) Densità p/ha Intensità Diradamento Rapporto Dosi polline di manuale / g/ha fioritura dei frutti Incrementi di PLV sul controllo /ha 1 nella /4 (1985) norma (aziendale) non diradato + 542,00 2 superiore 600 (2003) 520 1/5 alla (aziendale) norma diradato ,00 Tabella 3: Risultati nelle prove con applicazione del polline aziendale in acqua distribuito con unico passaggio nell anno

155 Figura 3: Risultati delle prove nella ripetizione aziendale 1 dell anno 2003 dove, senza l esecuzione del diradamento manuale, in un caso è stato impiegato il modello di impollinatrice con umidificatore (risultati in A e B) e nell altro no (C e D). A,C: produzione media per pianta in Kg. B,D: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. Figura 4: Risultati delle prove nella ripetizione aziendale 2 dell anno 2003 dove, con l esecuzione del diradamento manuale, in un caso è stato impiegato il modello di impollinatrice con umidificatore (risultati in A e B) e nell altro no (C e D). A,C: produzione media per pianta in Kg. B,D: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. 151

156 Figura 5: Risultati delle prove nella ripetizione aziendale 3 dell anno 2003 dove, con l esecuzione del diradamento manuale e l impiego dell umidificatore, in un caso il polline è stato distribuito al 95% di fiori aperti (risultati in A e B) e nell altro la distribuzione del polline è stata effettuata 48 ore dopo il 95% dei fiori aperti (C e D). A,C: produzione media per pianta in Kg. B,D: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. Figura 6: Risultati delle prove nella ripetizione aziendale 4 dell anno 2003 dove, senza l esecuzione del diradamento manuale, in un caso è stato impiegato il modello di impollinatrice con umidificatore (risultati in A e B) e nell altro no (C e D). A,C: produzione media per pianta in Kg. B,D: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. 152

157 Figura 7: Risultati delle prove dell anno 2006 dove in un caso si è operato su soggetti messi a dimora nell anno 1985 senza effettuare il diradamento manuale (risultati in A e B) mentre nell altro i soggetti erano stati messia dimora nel 2003 ed è stato effettuato il diradamento manuale (C e D). A,C: produzione media per pianta in Kg. B,D: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. Figura 8: Risultati delle prove dell anno A: produzione media per pianta in Kg. B: produzione media per pianta in Kg ripartita per classi di pezzatura commerciale. 153

158 Verifica sulle modalità d uso di fitoregolatori di sintesi su actinidia e sulle conseguenze per la conservazione dei frutti Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Giuseppe Monge 1, Alessandro Bevilacqua 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Guglielmo Costa 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Bologna. Riassunto breve Nella competizione commerciale internazionale la pezzatura del frutti di actinidia è un fattore determinante. L impollinazione di supporto è senza dubbio una pratica valida che salvaguarda l immagine salutistica di cui il prodotto gode. Tuttavia, per ottenere un risultato analogo, esiste anche la possibilità dell uso di fitoregolatori di sintesi che sebbene presentino alcune criticità, sono talvolta preferiti. Le prove condotte dal CReSO hanno permesso di definire dosaggi che minimizzano gli effetti collaterali negativi pur salvaguardando un efficacia conveniente sia dal punto di vista tecnico (mantenimento dell equilibrio vegeto produttivo), sia dal punto di vista economico (aumento della pezzatura efficace). Restano tuttavia da definire alcune incongruenze tra risultati che talvolta sono in contraddizione. Introduzione Nella coltivazione dell actinidia una forma regolare e la pezzatura del frutto sono pre-requisiti commerciali indispensabili per qualificare produzioni di primo piano nel panorama frutticolo regionale. Trattandosi di una specie dioica, le caratteristiche morfologiche del frutto (forma e pezzatura) sono in gran parte dipendenti, oltre che dalle tecniche colturali convenzionali (potatura, diradamento ecc.), dall andamento dell impollinazione naturale, fortemente condizionata dall evoluzione del clima nel periodo della fioritura. Fattori quali l umidità relativa, la temperatura e le precipitazioni possono risultare determinanti nel creare condizioni ambientali favorevoli o sfavorevoli all impollinazione naturale. Pertanto, in annate con condizioni climatiche non favorevoli, un numero elevato di frutti con pezzatura ridotta può essere riscontrato anche negli impianti dove il rapporto tra soggetti maschili e femminili è adeguato e le tecniche colturali sono state gestite in modo corretto. Un approccio al problema della qualità meno invasivo e in linea con la salvaguardia dell immagine salutistica di cui gode il prodotto è rappresentato dall impollinazione artificiale investigata con un attività sperimentale dedicata e descritta in una relazione a parte. Un secondo approccio più diretto e che si avvale della chimica attraverso la manipolazione degli equilibri ormonali delle piante da frutto è costituito da fitoregolatori a base di auxine, citochinine e gibberelline. Sono prodotti che destano molto interesse presso gli operatori del settore frutticolo, soprattutto chi fra loro opera a livello internazionale dove da alcuni anni questi prodotti sono già autorizzati, ed è importante avere precise informazioni circa un loro corretto utilizzo. Tra gli altri sono stati recentemente autorizzati in Italia un fitoregolatore a base di auxina (3,5,6 Triclopir acido, Maxim, Gobbi) ed uno a base di citochinine, (Forchlorfenuron, anche detto CPPU, Sitofex, Alzchem) il cui impiego viene proposto agli operatori con l obiettivo di favorire l accrescimento dei frutti ed ottenere pezzature in grado di spuntare prezzi unitari elevati. Un punto critico, segnalato dove l impiego delle sostanze citate è autorizzato da alcuni anni, è rappresentato dalla tenuta della durezza in frigo-conservazione per partite provenienti da impianti dove l equilibrio foglie/frutti non è ottimale e dove sono stati impiegati i fitoregolatori riportati. I risultati ottenuti nel primo anno di sperimentazione con l auxina (Maxim) sembrano confermare tali timori. L attività è proseguita per confermare i risultati ottenuti sull auxina e per effettuare le stesse valutazioni sulla conservazione circa la citochinina (CPPU) autorizzata a fine

159 Si è altresì verificata l efficacia di un fitoregolatore già autorizzato su altre colture a base di NAA, gibberelline, azoto, fosforo e potassio (Spray Dunger Global, Biolchim) che mediante la sua azione diradante dei fiori laterali potrebbe fornire un aumento delle pezzature senza gli effetti negativi che sembrano dare i prodotti sopraccitati. Materiale e metodi Prova Triclopir-CPPU Nel 2006 la prova è stata effettuata in quattro aziende associate della coop. Lagnasco Frutta (Lagnasco) e della coop. Albifrutta (Costigliole S.). La fase di condizionamento è stata effettuata presso il magazzino della soc. TuttoFrutta di Quaranta P.F (Costigliole Saluzzo). Le analisi sulla qualità sono state effettuate nel laboratorio del centro sperimentale CReSO di Manta. Le analisi merceologiche sono state condotte presso il Laboratorio chimico della soc. A4 (Federazione Coltivatori Diretti di Cuneo). Il trattamento è stato effettuato a parcelloni trattando ogni volta solo metà dell impianto con 3 applicazioni alla dose di 1 compressa ad ettaro ovvero 10g\ha (50g\hl) a: - 30 giorni dalla piena fioritura; - 10 giorni dalla prima applicazione; - 20 giorni dalla prima applicazione. La verifica sull efficacia del fitoregolatore è stata fatta mediante prelievo di un campione di 200 frutti per tesi e controllo prelevati in modo omogeneo su soggetti rappresentativi della tipologia d impianto in campo, verifica sul peso medio dei frutti e classi di pezzatura commerciale verificata con bilancia di precisione e infine mediante un analisi merceologica con determinazione della sostanza secca, N, Mg, Ca, K. Nel 2007 la prova è stata effettuata con la collaborazione della coop. Lagnasco Frutta (Lagnasco) in un azienda di Lagnasco (CN). L impianto di actinidia Hayward da talea è del 1998 con un sesto d impianto di 4,8 x 3,0 (694 piante/ha) e un rapporto maschi\femmine di 1\4. La prova è stata condotta a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni per tesi, 4piante per ripetizione per poter controllare meglio tutte le variabili e per poter differenziare le tesi per dosaggio. Gli interventi sono stati fatti con atomizzatore a spalla simulando la distribuzione comunemente impiegata a livello aziendale per questo tipo di intervento. Le tesi sono: - Triclopir acido (Maxim): 1 compressa ad ettaro a 23 e 40 giorni dalla piena fioritura (11 e 25 giugno 2007); - Forchlorfenuron o CPPU, (Sitofex): 500ml a ettaro a 23 giorni dalla piena fioritura (11 giugno 2007); - Forchlorfenuron o CPPU, (Sitofex): 750ml a ettaro a 23 giorni dalla piena fioritura (11 giugno 2007); - controllo non trattato. La verifica sull efficacia del fitoregolatore è stata fatta mediante prelievo alla raccolta di una pianta per ripetizione e calibratura di tutti i frutti per ottenere sia la produzione per pianta che le classi di calibro. È stata fatta anche un analisi merceologica di un campione di ogni tesi alla raccolta per la determinazione della sostanza secca e del contenuto di N, Mg, Ca, K. In entrambe gli anni la fase di condizionamento termico e gassoso è stata effettuata presso il magazzino della soc. TuttoFrutta di Quaranta Pierfranco (Costigliole Saluzzo) e a fine conservazione è stata valutata la tenuta della durezza e l andamento dei gradi zuccherini e gli eventuali effetti collaterali negativi (Botrytis cinerea e Phialophora spp.) sia ad apertura cella sia a diversi tempi di drive-in e shelf-life. Le analisi sulla qualità (Peso, Durezza e Brix) sono sempre state effettuate nel laboratorio del Centro Sperimentale per la Frutticoltura del CReSO di Manta. Le analisi merceologiche sono state condotte su un campione di 10 frutti per tesi presso il Laboratorio chimico della soc. A4 (Federazione Coltivatori Diretti di Cuneo). Prova Spray Dunger Global La prova è stata condotta a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni per tesi in un impianto di actinidia Hayward a pergoletta doppia dell azienda Maero Andrea sito nel comune di Lagnasco (Cn). 155

160 L impianto è del 2003 con un sesto d impianto di 4,8 x 4,0 (520 piante/ha) e un rapporto maschi\femmine di 1\5, orientamento dei filari Nord\Sud. Prima dell intervento sono stati scelte e contrassegnate delle triplette di fiori. L intervento, effettuato con atomizzatore a spalla, è stato fatto il 17 Aprile quando i fiori laterali non si erano ancora distaccati dal fiore centrale con una dose di 2,5 Litri ad ettaro. Il controllo finale sulla percentuale di frutti laterali rimasti nelle triplette inizialmente individuate è stato fatto l 11 Maggio. Le analisi statistiche sono state effettuate mediante analisi delle variazne (ANOVA) con confronti tra le medie di volta in volta indicati. Si intendono differenze statisticamente significative quelle con P<0.05. Risultati Prova Triclopir-CPPU Con riferimento alla prova 2006 in cui è stato valutato il Triclopir (3 applicazioni di 1 compressa per applicazione), le analisi effettuate sul peso medio complessivo dei frutti non evidenziato differenze statisticamente significative tra trattato e controllo per le ripetizioni. In una sola azienda tra tutte quelle dove la prova è stata condotta (D.L.) la differenza del peso medio è risultato statisticamente significativo. Nonostante ciò l applicazione del fitoregolatore ha determinato incrementi di pezzatura economicamente importanti per le classi più elevate e contrazioni per le classi prossime ai 70 g. Per quanto attiene al contenuto in elementi minerali, i risultati delle analisi merceologiche evidenziano quanto segue (Fig. 1): - sostanza secca: in 3 ripetizioni aziendali su 4 il trattato ha un contenuto in sostanza secca significativamente inferiore al controllo; - azoto: le differenze tra trattato e controllo sono statisticamente non significative; - magnesio: in 2 ripetizioni su 4 si evidenziano differenze in contenuto statisticamente significative tra trattato e controllo senza però ordine logico fra le due ripetizioni. In un caso risultato più elevato il trattato, nel secondo il controllo; - calcio: le differenze tra trattato e controllo non sono statisticamente significative. Anche nel caso del Ca si registra una forte variabilità nel contenuto sia tra le ripetizioni aziendali che tra il trattato ed il controllo; - potassio: solo in una ripetizione aziendale il contenuto nel controllo risulta statisticamente superiore in modo significativo rispetto al trattato. Nelle restanti 3 ripetizioni il livello dei contenuto varia in modo evidente senza che sia possibile intuire una linea di tendenza che segni la differenza tra trattato e controllo. I controlli sulla durezza a fine conservazione (Fig. 2) mostrano una riduzione statisticamente significativa della tesi trattata soprattutto dopo 7 giorni in shelf-life. Nella prova del 2007, in cui è stato preso in considerazione anche il Forchlorfenuron (CPPU) con due dosaggi oltre che il Triclopir, l analisi della produzione per pianta alla raccolta (Fig. 3) evidenzia che non vi sono differenze significative tra le tesi. Vi sono invece differenze che raggiungono la significatività statistica per quanto riguarda la pezzatura dei frutti (Fig. 4). Il triclopir, alle dosi utilizzate (1 compressa ad ettaro in due interventi), aumenta significativamente il peso dei frutti. Analogamente il Forchlorfenuron alle due dosi (500 e 750ml) aumenta il peso medio in modo significativo rispetto al controllo, sebbene senza differenze tra i due dosaggi impiegati. Queste differenze sono analogamente descritte anche dalla visualizzazione delle classi di peso riportate in figura 5. L analisi chimica alla raccolta non mostra differenze degne di nota se non per quanto riguarda il contenuto in sostanza secca (Fig. 6 e 7) che pare maggiore rispetto al controllo per la tesi con Triclopir e leggermente minore per le tesi con Forchlorfenuron. Anche il contenuto in azoto sembra incrementato dagli interventi. I controlli a fine conservazione in drive-in e shelf-life mostrano una buona tenuta della maturazione sia intesa come durezza (Fig. 8a e 8b) che come gradi zuccherini per i quali non si sono verificate differenze di rilievo. Solo per il Triclopir si segnala la tendenza ad una diminuzione della durezza 156

161 dei frutti nel caso di conservazioni a lungo termine (Fig. 8b). Al contrario per il CPPU sembra che l aumento della sostanza secca comporti un incremento di durezza nella fase di conservazione. Prova Spray Dunger Global La prova ha evidenziato una differenza, sebbene non significativa dal punto di vista statistico a causa della forte variabilità tra le ripetizioni, tra la tesi non trattata e quella trattata (Fig. 9) per la quale il prodotto in studio diminuisce del 50% i frutti laterali. Conclusioni Prova Triclopir-CPPU Il primo anno di verifica ha evidenziato come l incremento di pezzatura non sia scontato alle dosi di intervento del Triclopir indicate (1 compressa ad ettaro per tre applicazioni). Presumibilmente ciò dipende dalle diverse condizioni aziendali legate al contesto agronomico ed alla tecnica colturale applicata nei diversi impianti. In una sola azienda infatti l incremento di pezzatura è stato evidente. I rilievi eseguiti a fine conservazione che descrivono la resistenza dei frutti al condizionamento termico e gassoso, confermano i timori di una minore conservabilità in termini di durezza dei frutti trattati con dosi di etichetta del triclopir. Il secondo anno di indagine, ampliato anche al nuovo fitoregolatore Forchlorfenuron (CPPU), con un nuovo disegno sperimentale ha permesso di escludere variabili legate al contesto agronomico e ha consentito di stabilire una correlazione più diretta tra intervento, dose e aumento della pezzatura per entrambi i principi attivi. In particolare per il Triclopir, impiegato con 2 compresse in 2 applicazioni, vi è stato un aumento delle pezzature statisticamente significativo a differenza della prova 2006 in cui tale aumento non si era verificato per tutte le aziende in cui era stato provato. Alla raccolta non è stata confermata la tendenza ad una diminuzione della sostanza secca nelle tesi trattate. Questo dato tuttavia è considerare con prudenza in quanto le analisi sono state fatte su un solo campione per tesi (sebbene dalle 4 ripetizioni) per motivi di costo. Infatti, dalle indicazioni fornite dal servizio tecnico, pare che quanto verificato non sia la norma. Si rimanda pertanto ad ulteriori approfondimenti. Non vi sono invece indicazioni nette per quanto attiene al contenuto minerale se non un leggero aumento del contenuto in azoto. Viceversa rispetto al primo anno di indagine, la conservabilità non sembra essere stata compromessa alle dosi di prodotto impiegate sia per il Triclopir che per il Forchlorfenuron (CPPU) nel caso di una breve conservazione (3 mesi). Solo per il Triclopir occorre operare con prudenza nel caso di medio-lunghe conservazioni (4-5 mesi). I timori di un collasso dei frutti a fine conservazione sembrano comunque almeno in parte scongiurati, beninteso alle dosi utilizzate nella prova che si possono considerare prudenti, al contrario di come talora è stato incautamente fatto in passato. Al contrario, per quanto attiene il CPPU, pare che l intervento sia addirittura in grado di mantenere significativamente la durezza più a lungo. In estrema sintesi le prove condotte sembrano aver individuato dosaggi che minimizzano gli effetti collaterali negativi pur salvaguardando un efficacia conveniente sia dal punto di vista tecnico (mantenimento dell equilibrio vegeto produttivo), sia dal punto di vista economico (aumento della pezzatura efficace). Lo scopo infatti è quello di aumentare le pezzature ma non al massimo delle potenzialità teoriche per non creare squilibri eccessivi che inevitabilmente si riflettono sul contenuto idrico e minerale dei frutti. Prova Spray Dunger Global Il fitoregolatore ad azione diradante sembra del tutto promettente. I risultati ottenuti, sebbene non rafforzati da una differenza statistica, sembrano indicare un efficacia del 50% nel diradare i frutti laterali. Se questo dato fosse confermato le aziende avrebbero a disposizione uno strumento valido nel ridurre i costi di diradamento manuale. Resta da verificare la semplicità nel determinare il momento d impiego in quanto si tratta di una finestra temporale molto stretta tra l allungamento del peduncolo del fiore centrale e l inizio dell allungamento dei peduncoli laterali. Un applicazione 157

162 precoce rischia di compromettere il frutto centrale, un intervento tardivo viceversa sarebbe inefficace. Sembra altresì interessante l ipotesi di un uso congiunto con fitoregolatori capaci di uniformare il germogliamento e quindi la fioritura predisponendo le piante all intervento. È chiaro che se tutte le triplette si trovano allo stesso stadio fenologico l azione diradante dello Spray Dunger Global risulta efficace per un maggior numero di triplette. Ringraziamenti Si ringraziano per la gentile collaborazione le Coop. Lagnasco Frutta (tecnici Ferrato V. e Ribotta M.) e Albifrutta (tecnico Trovò P.), le aziende Barale A., Diale L., Maero A., Cesano L. e Fino S. Struttura S.S. N Mg Ca K Tesi Azienda media % media % media ppm media ppm media ppm DL Controllo 14,65 b 1, , , ,85 diff. Sign. Trattato 13,11 a 1, , , ,91 CL Controllo 15,27 b 0, ,02 a 1.851, ,55 b Trattato 14,56 a 0, ,24 b 1.924, ,67 a BA Controllo 14,20 1, , , ,33 Trattato 14,00 1, , , ,55 FS Controllo 15,02 b 1, ,08 b 1.751, ,82 Trattato 14,61 a 0, ,97 a 1.608, ,22 Figura 1: Prova Triclopir Analisi merceologiche, determinazione dei contenuti in sostanza secca, N, Mg, Ca, K di campioni di actinidia provenienti da diverse aziende trattati o meno con il formulato commerciale Maxim nella stagione Evidenziati i dati con differenza statisticamente significativa (T-test, P<0,05) * * * * * Controllo Trattato * /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ /03/2007 B. A. D. L. F. S. C. L. Figura 2: Prova Triclopir Durezza a fine conservazione di campioni di actinidia provenienti da diverse aziende trattati o meno con Triclopir nella stagione Evidenziati con un asterisco i dati con differenza statisticamente significativa (T-test, P<0,05). 158

163 Controllo CPPU 500ml CPPU 750ml Triclopir Figura 3: Prova Triclopir-CPPU Produzione per pianta in Kg nella prova Nessuna differenza statistica tra le tesi c 97.3 b a a Controllo Triclopir CPPU 500ml CPPU 750ml Figura 4: Prova Triclopir-CPPU Peso medio dei frutti (gr) nelle diverse tesi nella prova Differenza significativa tra le tesi (Test di Kruskal Wallis: Chi-quadrato: , df: 3, Sig. asint.: 0.00, post-hoc comparison: Tamhane) < Controllo Triclopir CPPU 500ml CPPU 750ml Figura 5: Prova Triclopir-CPPU Kg di produzione per classe di peso per pianta per ciascuna tesi nella prova >

164 Sitofex 500 Sitofex 750 Maxim Controllo %N % K % Mg % Ca Figura 6: Prova Triclopir-CPPU Risultati delle analisi chimiche sul contenuto dei frutti delle diverse tesi alla raccolta Sitofex 500 Sitofex 750 Maxim Controllo Figura 7: Prova Triclopir-CPPU Risultati delle analisi sulla % di sostanza secca per le diverse tesi alla raccolta. 160

165 a a a a a a a a a ab ab b Controllo Triclopir CPPU 500 CPPU a ab ab b a a b b 1 0 Alla raccolta (18\10\2007) Fine conservazione (14\01\2008) 7gg Shelf-Life (21\01\2008) Drive in 14gg (28\01\2008) Drive-in 14gg + sf 4gg (1\02\2008) Figura 8a: Prova Triclopir-CPPU Andamento della durezza (Kg\cm 2 ) dalla raccolta a 14 giorni dopo la prima apertura celle (14Gennaio) e 4 giorni a temperatura ambiente (shelf-life). Lettere diverse indicano differenza statisticamente significativa (Analisi delle varianze, Bonferroni post-hoc, P<0.05) a a a a Controllo Triclopir CPPU 500 CPPU a c ab b a b a a a a a a 0 Alla raccolta (18\10\2007) Fine conservazione (25\03\2008) Shelf- Life 2gg da fine conservazione 2gg Drive-in da fine conservazione Figura 8b: Prova Triclopir-CPPU Andamento della durezza (Kg\cm 2 ) dalla raccolta a 2 giorni dopo la seconda apertura celle (25Marzo) a temperatura ambiente (shelf-life) e in Drive-in. Lettere diverse indicano differenza statisticamente significativa (Analisi delle varianze, Bonferroni post-hoc, P<0.05). Le lettere in corsivo indicano che l analisi statistica è da intendersi solo a livello indicativo in quanto i dati non sono distribuiti normalmente Non trattato SPRAY DUNGER Figura 9: Prova Spray Dunger Global % di frutti laterali rimasti a circa 1 mese dall intervento. Non vi è differenza statistica tra le tesi (One-way ANOVA) a causa di una forte variabilità nei risultati delle ripetizioni. 161

166 Verifica sulla possibilità di migliorare la qualità dei frutti e ridurre i costi di produzione con l introduzione della potatura lunga Giuseppe Monge 1, Daniele Demaria 1, Alessandro Bevilacqua 1, Manuela Robasto 1, Daniela Ballatore 1, Graziano Vittone 1, Davide Neri 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento Scienze Ambientali e Produzioni Vegetali (SAPROV), Università Politecnica delle Marche. Introduzione Nei primi due anni di prova la potatura lunga è stata eseguita su Big Top presso un unica azienda a confronto con la potatura aziendale. I risultati non hanno messo in evidenza particolari vantaggi del mantenimento della cima nelle branche, soprattutto perché nella tipologia di potatura aziendale si era già diffuso un minore utilizzo del taglio di ritorno alla ricerca di un maggiore equilibrio. Nell azienda in oggetto, la potatura non era più strettamente geometrica, come in molte altre aziende piemontesi, ma era già ben integrata con tutte le altre operazioni colturali (nutrizione, irrigazione, diradamento). Per questa ragione nel terzo anno di prova è stata introdotta una variante della potatura lunga più ricca di brindilli per verificare la possibilità di spingere il vantaggio organizzativo della presenza della cima verso una maggiore produttività. Questo approccio potrebbe essere valido in questa varietà che risulta in grado di produrre bene anche su brindilli di piccole dimensioni. Infine è stato introdotto il caso di Magique, varietà nuova di cui ancora non si conoscono fino in fondo i reali limiti produttivi e che soffre di eccesso di vigore nei primi anni d impianto, in una seconda azienda. Al termine del terzo anno di prove va sottolineato uno degli aspetti fisiologici fondamentali nello studio proposto per innovare la potatura del pesco come variante della potatura lunga. La funzione di cima, che la potatura lunga salvaguarda al contrario del taglio di raccorciamento, deve essere equilibrata alla crescita sotto il suo controllo. Se manca il vigore non si hanno vantaggi nella potatura lunga. D altra parte con vigore elevato la potatura lunga consente un maggiore equilibrio (come è ben evidente in Magique) o una maggiore produzione (in Big Top con un giusto carico di brindilli). Materiali e metodi Prova di potatura lunga su pesco Big Top La prova di potatura continua dal 2005, per la metodologia di raccolta dei dati si fa riferimento alla relazione degli anni precedenti. Si ricorda qui solamente che si tratta di un impianto del 2003 di Big Top su GF305 sito in località San Biagio di Cuneo. Il sesto d impianto è m 4,0x2,2, densità n 1136 piante/ha con forma di allevamento a Y longitudinale. Di seguito viene riportato solo lo schema delle tesi a confronto. Si sottolinea solamente che nella tesi di potatura aziendale in questo ultimo anno si è proceduto a tagli di ritorno più robusti, in sintonia con le pratiche più diffuse in zona. Le tesi a confronto sono: Sigla Tesi Descrizione della potatura A B C Lunga povera Lunga ricca Aziendale tradizionale Diradamento branchette ed eliminazione di molti brindilli deboli Diradamento branchette ed eliminazione di pochi brindilli deboli Raccorciamento branchette, lasciando 2 o 3 brindilli principali Fase fenologica Prima della rottura gemme Prima della rottura gemme Prima della rottura gemme 162

167 Prova di potatura lunga su pesco Magique Il terzo anno di ricerca include una prova di potatura lunga ragionata su Magique con eccesso di vigore (durata un anno), in cui si è proceduto alla potatura di raccorciamento delle branchette, secondo indicazioni aziendali leggermente diverse, più stringenti in modo da ricreare una certa risposta vegetativa. Situazione più simile alle condizioni medie della zona e quindi più rappresentativa delle problematiche di varietà vigorose e precoci con portamento assurgente. Questa seconda è stata realizzata prova su un impianto di due anni, di vigoria elevatissima, varietà nettarina polpa bianca Magique su Montclair, in terreno vergine. La forma di allevamento di partenza era l asse colonnare. L obiettivo è quello di evidenziare i vantaggi dell utilizzo della potatura lunga ragionata per contenere l eccesso di vigore e mantenere elevato il livello produttivo senza rischio di perdere la pezzatura. E stata proposta una prova semplificata con due sole tesi, replicate due volte lungo due file contigue, secondo lo schema dei blocchi randomizzati: Sigla Tesi Descrizione della potatura Fase fenologica A potatura lunga Diradamento branche di 2 anni; pulizia di Prima della rottura ragionata alcuni brindilli gemme B potatura a Raccorciamento branche di 2 anni; pulizia Prima della rottura fusetto con di alcuni brindilli gemme tagli di ritorno Risultati Prova di potatura lunga su pesco Big Top La lunghezza dei germogli per pianta ha raggiunto valori molto elevati, fino a quasi 100 m nelle piante potate con tagli di ritorno (fig. 1). Nelle due tesi con potatura lunga si è avuta una crescita pari a 60 m pianta, simile in entrambe le varianti. La maggiore crescita dei germogli per pianta laddove è stato realizzato il taglio di ritorno non sembra dovuta ad una lunghezza media più elevata (fig. 2), ma soprattutto ad un più alto numero di germogli (fig. 3). Lunghezza totale germogli per pianta 100,0 germogli per pianta (m) 80,0 60,0 40,0 20,0 Figura 1. Lunghezza totale dei germogli per pianta di Big Top. Le barre verticali indicano l errore standard delle medie. 0,0 lunga povera lunga ricca tagli di ritorno Potatura 163

168 Lunghezza media germogli 70,0 lunghezza germogli (cm) 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 Figura 2. Lunghezza media dei germogli nelle tre tipologie di potatura. Le barre verticali indicano l errore standard delle medie. 10,0 0,0 lunga povera lunga ricca tagli di ritorno Potatura Numero germogli per pianta germogli per pianta (numero) Figura 3. Numero medio di germogli per pianta. 0 lunga povera lunga ricca tagli di ritorno Potatura Passando ad analizzare la produzione risulta evidente un incremento nelle due tipologie di potatura lunga. In modo particolare quella in cui la scelta dei brindilli è stata più accurata (potatura povera) è stata maggiore nel secondo e terzo stacco (fig. 4). Alla fine dei tre stacchi l aumento di produzione è superiore al 20%. Un incremento attorno al 10% si è avuto invece con la potatura lunga povera di brindilli. 164

169 PESCO cv BigTop : produzioni con diversi metodi di potatura 2007 lunga povera (A) lunga ricca (B) con tagli di ritorno (C) STACCO 2 STACCO 3 STACCO peso netto (Kg) /06/ /06/ /06/ /07/ /07/ /07/ /07/ /07/ /07/2007 TESI A TESI B TESI C TESI A TESI B TESI C TESI A TESI B TESI C TOT TESI A TOT TESI B TOT TESI C Figura 4. Produzioni per stacco e totale. Nella figura successiva viene riportata la distribuzione percentuale dei frutti nelle diverse classi di calibro (fig. 5). Risulta evidente che il calibro si innalza nella potatura tradizionale. Nella potatura lunga povera di brindilli non si è riscontra un calo di pezzatura proporzionale all aumento di produzione. Nel complesso questa tesi presenta elementi applicativi interessanti per la varietà Big Top che ha una buona attitudine a produrre su brindilli. PESCO cv BigTop: % di calibri con diversi sistemi di potature ,00 30,00 TESI A (%) TESI B (%) TESI C (%) 25,00 20,00 (%) 15,00 10,00 5,00 0,00 C B A AA AAA Figura 5. Distribuzione percentuale dei frutti nelle diverse classi di calibro. L attività svolta su Big Top dal gruppo di lavoro nel 2007 ha confermato diversi aspetti interessanti positivi della potatura lunga: - possibilità di applicare la tecnica di potatura lunga su varietà di pesco di buona vigoria come Big Top con significativa riduzione del numero di germogli e della crescita vegetativa per pianta; - sono possibili anche aumenti di produzione se si esegue un accurata scelta dei brindilli migliori in fase di potatura; 165

170 - creazione di una sorta di potatura lunga ragionata a livello aziendale che alterna branchette lunghe a diradamenti e raccorciamenti mirati al rinnovo. Sono comunque rimasti alcuni dubbi ed evidenti limiti: - con la potatura lunga la risposta vegetativa della pianta tende a diminuire; - la crescita media dei frutti può ridursi di una classe di pezzatura. - i tempi di potatura tendono ad allungarsi. La giustificazione di questi risultati risiede nel caso specifico sul fatto che le piante sono innestate su portinnesto GF305 in condizioni di reimpianto. Di conseguenza gli alberi sono in equilibrio vegetoriproduttivo senza eccessi di vigore, come risulta chiaro dalla mancata necessità di potatura verde in tutte le tesi. Inoltre va ulteriormente sottolineato che la potatura aziendale, utilizzata come testimone, è una potatura molto evoluta che include già una certa flessibilità nell uso di potatura lunga. Prova di potatura lunga su pesco Magique Il tempo dedicato al diradamento dei frutti è stato mediamente superiore nel sistema di potatura convenzionale con taglio di ritorno (fig. 6). Risulta evidente scomponendo i tempi nei due lati del filare, molto diversi a seguito dell orientamento est-ovest, che la differenza sia dovuta principalmente ai tempi maggiori per diradare il lato sud. Nel lato nord la differenza è inferiore e a vantaggio della tesi convenzionale. Calcolando la differenza di tempi fra i due lati si evidenzia un valore più elevato per la potatura convenzionale rispetto alla potatura lunga (fig. 7). Si può presupporre una maggiore presenza di frutti nel lato nord nella tesi a potatura lunga, forse per una migliore distribuzione della luce. Questo senza differenze di calibro fra i frutti (fig. 8). minuti (parcella) lato nord lato sud Diradamento frutti Figura 6. Tempi utilizzati per il diradamento dei frutti nel lato nord e sud del filare nelle due tipologie di potatura. Le barre verticali indicano l errore standard delle medie. 0 lunga convenzionale Tipo di Potatura Differenze nei tempi di diradamento fra lati nord e sud 12 delta nord sud (minuti) Figura 7. Delta di tempo fra lato nord e lato sud del filare nel diradamento dei frutti. 0 lunga Tipo di Potatura convenzionale 166

171 35 Distribuzione percentuale dei frutti in classi di pezzatura ( % ) 15 convenzionale lunga SOTTOMISURA C A AAA classi di calibro Figura 8. Distribuzione dei frutti nelle diverse classi di calibro. La rappresentazione dei ricavi per chilogrammo di frutta (in base alla liquidazione del 2006) evidenzia valori molto simili fra le due tesi: 0,64 al chilo nella tesi con potatura convenzionale e 0,65 nella tesi con potatura lunga. Infine il calcolo ponderato del peso medio dei frutti conferma questa perfetta somiglianza. CLASSE LIQUIDAZIONE / Kg KG PRODOTTI RICAVO SOTTOMISURA 0 7,17 0,00 D 0 22,77 0,00 C 0,45 67,45 30,35 B 0,58 206,25 119,63 A 0,7 292,78 204,95 AA 0,75 208,03 156,02 AAA 0,85 57,04 48,48 AAAA 0,85 0 0,00 TOTALE EURO 559,43 Tabella 1. Calcolo dei ricavi basati sulla liquidazione Potatura aziendale. 559,43, 861,49Kg di produzione. 0,64 \Kg di produzione. CLASSE LIQUIDAZIONE / Kg KG PRODOTTI RICAVO SOTTOMISURA 0 5,23 0,00 D 0 18,28 0,00 C 0,45 64,55 29,05 B 0,58 195,15 113,19 A 0,7 246,92 172,84 AA 0,75 186,93 140,20 AAA 0,85 62,81 53,39 AAAA 0,85 0 0,00 TOTALE EURO 508,66 Tabella 2. Calcolo dei ricavi basati sulla liquidazione Potatura lunga. 508,66, 779,87Kg di produzione. 0,65 \Kg di produzione. 167

172 TESI B ( POTATURA LUNGA CON PARTICOLARE ELIMINAZIONE DI BRANCHE VIGOROSE ) CLASSE NUMERO DI FRUTTI % SUI FRUTTI PESO KG % SUL PESO SOTTOMISURA 90 1,75 5,23 0,67 D 223 4,33 18,28 2,34 C ,06 64,55 8,28 B ,31 195,15 25,02 A ,77 246,92 31,66 AA ,02 186,93 23,97 AAA 245 4,76 62,81 8,05 AAAA 0 0,00 0 0,00 TOTALE ,00 779,87 100,00 Tabella 3. Risultati produzione prova su Magique, tesi potatura lunga. 779,87Kg di produzione, 5149 frutti. 151,46 gr di peso medio dei frutti. TESI K ( POTATURA CON TAGLI DI RACCORCIAMENTO ) CLASSE NUMERO DI FRUTTI % SUI FRUTTI PESO KG % SUL PESO SOTTOMISURA 121 2,12 7,17 0,83 D 279 4,88 22,77 2,64 C ,39 67,45 7,83 B ,76 206,25 23,94 A ,76 292,78 33,99 AA ,17 208,03 24,15 AAA 224 3,92 57,04 6,62 AAAA 0 0,00 0 0,00 TOTALE , Tabella 4. Risultati produzione prova su Magique, tesi potatura aziendale. 861,49Kg di produzione, 5714 frutti. 150,76 gr di peso medio dei frutti. Conclusioni La forma a fusetto è moderna, precoce e con scheletro estremamente semplificato, costituito da un asse centrale rivestito di branche primarie corte, inserite liberamente a spirale lungo l asse con gradiente conico verso l alto. La realizzazione è compatibile con la potatura lunga soprattutto laddove come nel caso di Magique in prova c è un elevato vigore. Va pure detto, ad onor del vero, che proprio con una varietà di tale vigore la forma più appropriata avrebbe dovuto essere quella ad U o a candelabro con le quali l elevata vigoria sarebbe stata più controllabile. I germogli troppo vigorosi e fuori posto vanno comunque asportati o infranti in verde, contemporaneamente alle legature dell asse centrale in crescita. Le branche devono essere mantenute lunghe, e una volta in produzione, sono asportate, se troppo fitte e sfruttate o ben diradate senza il taglio di ritorno per favorire il rivestimento, così come la cima. E una tecnica che richiede un buon diradamento per mantenere la pezzatura nelle varietà più difficili. Forma elastica e suscettibile di alternanza, se non è potata bene in produzione e sostenuta con un opportuna concimazione frazionata, meglio in fertirrigazione. La potatura lunga ragionata consente di sfruttare al meglio i lunghi rami basali piegati durante l estate, per irrobustire la parte basale della pianta. La forma è fisiologicamente simile a quella con due-tre branche primarie verticali parallele distanziate di circa 1m nella direttrice del filare, ovvero alla U o al candelabro, ma richiede meno vigore complessivo avendo un unico centro di crescita principale. Per quanto riguarda la potatura lunga possiamo dire che le operazioni di taglio sono efficaci solo se sufficientemente coerenti con il sistema d impianto, e con i vari fattori di controllo che coagiscono sulla pianta. Ne discende che la singola operazione non ha più un valore assoluto e tanto meno risolutivo sul piano fisiologico (come un tempo), ma questo valore è relativo al contesto tecnico ed ambientale in cui l operazione è inserita. La potatura concorre perciò a una maggiore autonomia della pianta fino a favorire, se necessario, l attività vegetativa, contrastandone l invecchiamento. Fondamentale è assicurare una buona 168

173 distribuzione della luce e il mantenimento degli equilibri gerarchici della chioma. In molti casi, la potatura si riduce alla semplice asportazione dei succhioni e dei rami vigorosi e, nella stazione produttiva, al diradamento delle formazioni fruttifere (oltre che al successivo diradamento dei frutti). Se una branca di pesco non possiede germogli con forte vigore può morire, ma se la cima è troppo forte si può avere autoombreggiamento della parte basale con ampie zone morte. Solo se la potatura riesce a indurre una crescita dei germogli equilibrata si ha una situazione stabile e sotto controllo. Questa situazione equilibrata si è verificata nella potatura (lunga e convenzionale) di Big Top. L agricoltore ben interpretando il taglio di ritorno e lasciando un giusto carico di brindilli ha messo le piante in condizioni di non sentire la necessità della funzione di cima. Tuttavia nel 2007 la potatura con tagli di ritorno più energici e la possibilità di avere una potatura lunga più carica di brindilli di qualità ha ben evidenziato le potenzialità di questa tecnica. Il problema della luce nel pesco è fondamentale, e se non ci sono distanze tra le file adeguate e buona penetrazione della luce fino in basso è difficile mantenere negli anni le branche basali. Sul piano fisiologico gli interventi al verde possono avere ottime giustificazioni, potendo governare eventuali squilibri ed eccessi vegetativi e in particolare provvedere alla rimozione dei succhioni nella parte alta della chioma, o anche all asportazione dei rami a frutto che hanno fallito l allegagione; si vuole garantire un adeguata disponibilità di luce a frutti e foglie; ma gli interventi su alberi con frutti pendenti od ormai vicini alla maturazione sono anche pericolosi. Possono essere controproducenti, bloccando per qualche tempo lo sviluppo dei frutti. Infine, talvolta si possono praticare potature di sfrondamento, in prossimità della raccolta, per far colorire meglio i frutti. La scelta del tipo d intervento è molto importante anche per gli alberi allevati ad asse unico, dove la sola potatura invernale, in genere, non è in grado di riequilibrare l albero, soprattutto se necessitano tagli grossi. In effetti, il raccorciamento di una branca o della cima se fatto in estate determina nella primavera successiva, un germogliamento più ordinato, regolare, con rami non troppo vigorosi; nel caso di asportazione invernale, invece, si può avere dopo il germogliamento un esplosione vegetativa, con nuovi germogli vigorosi, succhionanti e non sempre funzionali. Oltre a una diversa ripartizione delle riserve gioca un ruolo anche la qualità delle gemme miste o a fiore, al momento della schiusura. La potatura estiva permette alle gemme rimaste di maturare e alle branche di riorganizzarsi gerarchicamente, mentre quella invernale lascia gemme ancora istologicamente incomplete, talora a rischio per la futura allegagione quando siano in posizione ombreggiata o fortemente dominate da quelle distali. La concretizzazione di quanto esposto presumibilmente potrà evidenziarsi nel corso del 2008 quando le tesi della varità Magique, raggiunta l età della terza foglia nel massimo della sua crescita, potrà manifestare differenze significative fra le due tipologie di potatura sia per risposta vegetativa, sia per la produzione. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Quaranta e Anellino presso le quali sono state condotte le prove per la gentilissima disponibilità e per la preziosa collaborazione offerte. Si ringraziano altresì i tecnici Borello S. e Rizzato A. (Rivoria SpA) per i validi suggerimenti offerti. 169

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175 Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l Ortofrutticoltura Piemontese - Soc. Consortile a r.l. Centro Ricerche per la Frutticoltura Via Falicetto, Manta (Cn) Innovazione Varietale dr Lorenzo BERRA Tel: lorenzo.berra@cresoricerca.it Tecnica Colturale dr Graziano VITTONE Tel: graziano.vittone@cresoricerca.it 171

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