BOZZA NON CORRETTA MISSIONE A NAPOLI 27 MARZO 2012 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIOVANNI FAVA

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1 1/22 MISSIONE A NAPOLI 27 MARZO 2012 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIOVANNI FAVA La seduta inizia alle Audizione del comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli, generale Giuseppe Grassi. PRESIDENTE. Nel ringraziare il nostro ospite per la sua disponibilità, desideriamo anche scusarci per il ritardo ma le audizioni precedenti si sono protratte più a lungo del previsto, anche per l interesse dei temi che sono stati affrontati. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Come lei saprà, la Commissione si sta occupando, ormai da più di un anno, del tema della contraffazione in senso generale; in particolare, negli ultimi mesi ha concentrato l attenzione dei propri lavori soprattutto sul versante del tessile e della moda. Questo, infatti, dopo quello sul settore agroalimentare, già ultimato, è l approfondimento attualmente in corso. Lei sa che abbiamo una collaborazione con il comando generale della Guardia di finanza che finora ci ha dato grande soddisfazione in termini di disponibilità e di competenza, oltre che di supporto operativo alla nostra attività. La inviterei, a questo punto, a svolgere un illustrazione della situazione per la quale, come di rito, le daremo circa una ventina di minuti di tempo; dopodiché, i colleghi potranno rivolgere dei quesiti o formulare delle osservazioni alle quali lei potrà replicare. Do la parola al comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli, generale Giuseppe Grassi. GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli. Signor presidente, onorevoli deputati, volevo innanzitutto portare il saluto da parte di tutti i finanzieri della Guardia di finanza della Campania, in particolare del generale Mango, comandante regionale della Campania, che per motivi istituzionali non è presente oggi in audizione davanti a questa prestigiosa Commissione.

2 2/22 Vorrei articolare l intervento cercando di evitare una mera disquisizione di carattere sociologico per addivenire alla sostanza delle questioni. Farò, quindi, una premessa di carattere generale sulla situazione economica campana e, in particolare, su quella napoletana, fondamentale per comprendere il fenomeno; darò poi una lettura dei risultati del comando regionale e del comando provinciale della Guardia di Finanza; parlerò, quindi, del fenomeno campano dalla contraffazione per sottolineare un fenomeno particolare, che forse non è stato trattato durante le audizioni da altri colleghi ma sicuramente dal comandante generale in primis davanti a codesta Commissione, cioè la penetrazione economica della Repubblica popolare cinese in Italia. L ultima considerazione che vorrei fare riguarda ciò che noi facciamo come contrasto al fenomeno della contraffazione. Indipendentemente dai dati che voi troverete nei nostri lavori, che sono quelli del comando regionale e del comando provinciale, proverò a sintetizzare il dato sostanziale: la Campania soffre, indipendentemente da quello che succede a livello nazionale, di una grave situazione economica, che ha retaggi ormai lontani nel tempo. Basti pensare che sul piano occupazionale, tra le fasce di età che vanno dai quindici ai trentacinque anni, non è occupato circa il 40 per cento della popolazione lavoro. Ciò significa quasi persone che non sono occupate. Questo trend, purtroppo, è sempre in crescita, anche negli ultimi tre anni. Un altro dato fondamentale è che in questa regione mancano dei sistemi finanziari di investimento: sono tre anni che anche questi sono fermi. Un altro dato preoccupante è relativo ai fallimenti: siamo già nell ordine, soltanto nel 2011, del 39 per cento, rispetto a una media del Meridione che si attesta al 29 per cento. Quindi, siamo di fronte a procedure concorsuali e fallimentari, oltre che di liquidazione, molto forti in questa provincia. PRESIDENTE. Mi scusi, comandante: 29 per cento, fatto cento, cosa? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli. Se noi facciamo cento sulla media dei fallimenti che in questi anni sono stati.. PRESIDENTE. Quindi, rispetto alle procedure? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli. In più!

3 3/22 PRESIDENTE. Quindi, vi è un aumento del 29 per cento, con un 39 per cento su Napoli? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanzia di Napoli. Sì, vi è un più 29 per cento che è la media del Sud; in Campania, anche in provincia di Napoli, abbiamo un più 39 per cento. Pertanto, il quadro che vi sto delineando, sotto l aspetto economico, è drammatico. Questo è il contesto in cui noi ci troviamo - la situazione napoletana e campana - dove si è inserita in maniera prepotente la criminalità organizzata (vi dirò addirittura quali sono anche i clan camorristici che operano all interno del sistema parallelo illegale della contraffazione e della pirateria). Si tratta di una serie di famiglie camorristiche che ormai detengono il potere in mano in alcune zone della città di Napoli, ma anche della provincia partenopea. In un quadro delineato dell economia così preoccupante, vi è anche il problema del reddito riferito alle famiglie, che in questo momento stanno soffrendo moltissimo la congiuntura economica internazionale: il dato percentuale delle famiglie in cui mancano addirittura persone occupate - parlo di Napoli - è di un più 27 per cento. Immaginate, quindi, una massa di persone che non trovano lavoro da nessuna parte. Questa è una grande sofferenza per una città metropolitana come quella di Napoli, dove non c è una soluzione di continuità tra la città vera e propria e i paesi vesuviani, a differenza di altre regioni d Italia in cui c è una delimitazione sostanziale territoriale tra la città metropolitana e l hinterland degli altri comuni: qui non c è una soluzione differenziale di territori. Questo significa che il fenomeno della contraffazione si inserisce in maniera molto forte e preponderante attraverso gli strumenti della criminalità organizzata vera e propria, la quale attinge dove c è un alto tasso di disoccupazione, dove ci sono imprese in crisi, che scivolano verso il settore illegale. In particolare, vi è il fatto di avere scarsi investimenti finanziari in partenza, con uno scarso rischio a livello sanzionatorio e la possibilità di riciclare il proprio denaro attraverso proventi di altre attività illecite: parlo di estorsione, di usura, di traffico di sostanze stupefacenti. Perché mi riferisco al fatto finanziario in sé e per sé come inizio di un impresa criminale legato alla contraffazione? Le faccio un esempio che ho preso a livello internazionale dall Unicri, un istituto dell ONU che studia il fenomeno della criminalità organizzata: basti pensare che un programma di software copiato e duplicato costa 20 centesimi mentre sul mercato lo troviamo a 45 euro! Se facciamo un raffronto con il traffico delle sostanze stupefacenti, produrre cannabis indiana costa 1 euro e 50 ma sul mercato la troviamo a 12 euro. Immaginate qual è il guadagno per questo tipo di attività illegale, che deve essere presa necessariamente dalla Guardia di finanza a 360 gradi, in quanto è un fenomeno

4 4/22 criminale. Noi lavoriamo molto con le direzioni distrettuali antimafia: grazie a voi e al quadro ordinamentale che ci avete fornito, l avere fatto transitare il reato di contraffazione, anche di competenza delle direzioni distrettuali antimafia, ci ha consentito di implementare ed incrementare ancora di più la forza investigativa della Guardia di finanza. Noi operiamo su tre fronti: il primo step che noi diamo è il controllo doganale nei porti. Immaginate che nel porto di Napoli e di Salerno arrivano e transitano molti containers che vengono dalla Cina (poi spiegherò anche il perché di tale penetrazione economica ma ora vorrei cercare di spiegare che cosa intendo per penetrazione economica sul territorio nazionale da parte della Repubblica popolare cinese). Si tratta di una vera e propria massa di containers, che arrivano nei porti napoletani e salernitani. Spiego per la Commissione molte volte si pensa alla camorra come ad una direzione ordinata e coordinata di gruppi criminali che la camorra napoletana non ha un coordinamento; ci sono alleanze che si sfasciano, alleanze che si creano, situazioni particolari che non vi sono in altre aree del territorio (mi riferisco a Cosa nostra in Sicilia, alla Sacra corona unita, alla ndrangheta calabrese ma, se vogliamo, possiamo mutuare anche il modello ndranghetista su Napoli). Queste alleanze si sfasciano sistematicamente e poi si ricompattano attraverso accordi che si fanno fra famiglie e fra clan. Dal punto di vista investigativo, abbiamo registrato il clan Mazzarella Contini, il clan Mazzarella Ricciardi, il clan Aprea e il clan Misso. Questi clan operano non solo in città - in alcune zone come il quartiere Sanità, Duchesca, Forcella, Vicaria - ma, in particolare, più nell hinterland: San Giuseppe vesuviano, Arzano, Melito. Come vedete, quindi, la situazione è frastagliata all interno della provincia di Napoli e della provincia campana partenopea (quando la definisco campana, in effetti, intendo dire partenopea, perché i fenomeni fondamentali li troviamo molto presenti e forti su Napoli e Caserta). Per quanto riguarda, invece, Avellino, Benevento e Salerno non abbiamo grandi indicatori di situazioni particolari legate alla criminalità organizzata o a penetrazioni molto forti della medesima. Che cosa fanno, in effetti, questi clan? Trovando questo particolare bacino di utenza, è facile per costoro riuscire a reclutare della manodopera perché ciò assume passatemi il termine, anche se è un paradosso quasi la funzione di un ammortizzatore sociale in questo momento difficile per l economia campana. Si tratta, principalmente, di manodopera clandestina, posto che i clan si appoggiano moltissimo agli immigrati clandestini che arrivano qui dal territorio, ma tale funzione - ammortizzatore sociale serve anche per i propri accoliti: parliamo di familiari di detenuti o contigui alle famiglie camorristiche. Lo scenario, come vedete, è abbastanza

5 5/22 forte e delineato. Pertanto, il primo step che facciamo è sul territorio, attraverso una forte presenza - in termini di attività, di analisi dei rischi - nei porti, in particolare, il porto di Napoli e quello di Salerno. Il secondo aspetto riguarda il controllo economico del territorio. Quando si parla di controllo economico del territorio, in effetti, si dice tutto e si dice niente, ma per noi si tratta di un controllo fondamentale perché nelle zone in cui andiamo ci sono cinesi, marocchini, senegalesi: di notte, vediamo arrivare i camion che poi scaricano le merci nei depositi clandestini o nei vari opifici che riusciamo ad individuare in queste zone. Le modalità operative sono le stesse che adoperiamo per il traffico delle sostanze stupefacenti: abbiamo telecamere, sistemi a circuito chiuso, vere e proprie vedette. Vi cito un dato: per una vedetta di 14 anni, legata ai clan camorristici, che deve osservare alcuni territori relativi anche al traffico di sostanze stupefacenti, vengono spesi duecento euro al giorno. A 14 anni, quindi, abbiamo già queste situazioni drammatiche. È chiaro, allora, che nelle scuole o in situazioni come quella descritta diventa particolarmente difficile affrontare questo tipo di argomenti: anche i modelli culturali e sociali sono questi! Questo è un aspetto fondamentale che offro alla Commissione come momento di riflessione. Il terzo passaggio, dove siamo forti e dove abbiamo un tipo di approccio trasversale, è relativo all evasione fiscale, all evasione contributiva, alla lotta al lavoro irregolare e sommerso, alla lotta all immigrazione clandestina. Vedete, quindi, che i temi che affrontiamo sono molteplici: non si tratta soltanto di un approccio di forza di polizia pura e semplice per reprimere il fenomeno. Cerchiamo, insomma, di fare, a 360 gradi, il quadro della situazione generale su queste attività illegali, nel quale diventa per noi fondamentale l accertamento patrimoniale e finanziario grazie a un quadro ordinamentale, per noi molto importante. In questo territorio, per noi - in particolare per il comando generale, così come ribadito dal comandante generale stesso in sede di audizione presso la vostra Commissione - questo tipo di atteggiamento, forte, che vogliamo dare alla lotta alla contraffazione e alla pirateria è diventato strategico, perché ciò significa recuperare una serie di situazioni di illegalità, cercando, al contempo, di togliere i beni a questi soggetti. Soltanto in questa maniera possiamo veramente stroncare il sodalizio con la criminalità organizzata, tant è vero che noi usiamo molto lo strumento dell articolo 12-sexies, quello della confisca per sproporzione. Tenete presente che, solo da noi, a Napoli, tra il 2010 e il stiamo parlando di dati attuali - siamo arrivati già a 31,5 milioni di euro di beni sequestrati, con una pressione molto forte sul territorio. Vi è una sinergia tra le varie forze di polizia con cui si scambiamo informazioni; c è anche il signor prefetto che ci appoggia e ci da le

6 6/22 indicazioni ai fini del coordinamento dell attività operativa su questo territorio. Per quanto concerne i sequestri in particolare, nell ultimo biennio, siamo intorno ai 16 milioni di pezzi (mi riferisco a scarpe, borse, tessili). Più precisamente - sto facendo un discorso globale - per darvi un dato, parliamo di 16 milioni di pezzi, supporti audiovisivi illecitamente duplicati, tra file audiovisivi e software privati, copie di libri, quasi tutti universitari (quindi, cerchiamo anche per quanto riguarda il diritto d autore di intervenire in maniera molto forte); 7 siti internet di file sharing, quelli cioè che permettono di scaricare qualsiasi cosa al loro interno (chiaramente, tutti con i server negli Stati Uniti, il che comporta un problema di collaborazione internazionale perché occorre una rogatoria internazionale per cercare di capire quali sono i siti che andiamo a colpire); infine, macchinari, attrezzature industriali e strumenti tecnologici. Gli interventi sono ed hanno portato alla denuncia di soggetti, dei quali ne abbiamo arrestati 275. Il dato che a fronte di questa situazione voglio sottolineare, a prescindere dai numeri - che però servono anche per comprendere quale è il tipo di pressione che stiamo cercando di esercitare sul territorio - concerne il rapporto con la direzione distrettuale antimafia, che dobbiamo curare moltissimo. Come leggerete nella nostra relazione, sono stato il comandante del nucleo di polizia tributaria di Firenze - quello che ha concepito l operazione Ciang Liu sui money transfer - e ho cercato di replicare il modello dei money transfer che avevamo attenzionato a Firenze, Prato ed Empoli anche sul territorio campano, in particolare napoletano. Non si può fare una replica in sé e per sé uguale a quella che abbiamo fatto, ideato, condotto e portato a termine in Toscana, perché la presenza dei cinesi sul territorio napoletano si aggira intorno ai individui regolari ma, per la parte irregolare, non riesco a dare una stima, a differenza, invece, della Toscana, dove tale stima è intorno ai individui (con una vera e propria Chinatown, forse, la più grande a livello europeo). Abbiamo, quindi, attenzionato i money transfer facendo anche un passo ulteriore su questo aspetto: siamo infatti andati presso la Banca d Italia per farci dare una serie di input, di analisi dei documenti per vedere quali erano le transazioni, nonché le richieste di denaro presso i vari istituti di credito per tagli di 500 euro. Pensate che in una valigetta ventiquattrore, si riesce a mettere da un milione a due milioni di euro con tagli da 500 euro, quindi, si è cercato di capire quali erano gli istituti di credito che hanno cercato di dare sul mercato finanziario napoletano e regionale i pezzi da 500 euro. Questo è uno studio che stiamo conducendo, però, ciò che emerge sui 127 money transfer di Napoli è che se c è una presenza cinese, molto più forte è la presenza di rumeni, senegalesi e di altre

7 7/22 comunità tunisine. Pertanto, il cinese, a differenza della Toscana, dove è un attore principale, qui diventa trasversale; in altre parole, non abbiamo il vero e proprio money transfer cinese - ne abbiamo molto pochi - bensì un sistema che si avvale di una serie di situazioni importanti insieme con le altre etnie. Cosa serve fare in questo momento? Tenete presente che, in questo momento, la Cina sta facendo concorrenza alla criminalità organizzata campana attraverso la propria linea di contraffazione. Per quanto riguarda i clan campani che fanno contraffazione, noi cerchiamo anzitutto di ricostruire la filiera del falso, non solo sotto l aspetto della moda in sé e per sé. Parliamo, quindi, di calzature come Hogan e Nike ma anche di Dolce e Gabbana e di varie tipologie di borse che riusciamo a sequestrare sul territorio. Quando parlo di interventi, intendo gli opifici. Diverso è il discorso relativo al controllo economico del territorio, laddove andiamo a prendere il senegalese di turno. A questo proposito, apro una parentesi che riguarda un po l aspetto sociologico e culturale in questa zona, cioè il fatto che la popolazione guardi con una certa simpatia questi individui e, pertanto, cerchi di avvicinarli ancora di più, magari proprio per poter acquistare una borsa contraffata. Ci sono stati episodi di cittadini che hanno accerchiato le macchine della Guardia di finanza pur di liberare i senegalesi o i marocchini di turno che stavano sul territorio napoletano affinché essi potessero scappare con la loro merce. Anche questo problema deve essere approcciato da un punto di vista culturale e sociale, per far capire che si salva l economia italiana non dando la possibilità alla criminalità organizzata di acquisire fonti finanziarie in maniera illegale. La Cina, quindi, fa addirittura concorrenza sleale alla criminalità organizzata: qui, sul territorio, abbiamo gli opifici che sono gestiti chiaramente dalla criminalità organizzata (come ho spiegato prima, alla stregua di un ammortizzatore sociale). Peraltro, essi hanno anche acquisito un sistema nuovo, facendo una contraffazione a posteriori, attraverso due tipi di canali: il primo consiste nel fare arrivare la merce dai paesi asiatici, posto che per molte materie essi possono contare ancora sul dumping per alcune situazioni;essi fanno arrivare le merci, ad esempio, dal Vietnam, dalla Corea, da Taiwan, prive di un marchio contraffatto di un etichetta famosa, come Dolce e Gabbana o Valentino; arriva, invece, il tessuto puro e semplice da trattare in modo normale; a parte, inviano poi le etichette che vengono quindi assemblate in Italia. In genere, le bollette doganali che troviamo e che servono a fare passare quella merce, giocano sulla sottofatturazione o, attraverso triangolazioni all estero, su situazioni societarie che hanno la base in paradisi fiscali o dove c è una collaborazione inesistente tra organi doganali e Guardia di finanza.

8 8/22 Una volta che le merci vengono assemblate, vengono poi trovati dei depositi sul territorio nazionale; tali depositi possono stare al nord come al sud (noi ne abbiamo trovati tantissimi non solo in Toscana ma, essenzialmente, nel napoletano e a Roma). LUDOVICO VICO. Pertanto, questa nuova tecnica della postfatturazione è accompagnata anche dalla sottofatturazione? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Inevitabilmente, ma le dirò di più, onorevole Vico. Noi abbiamo un sistema di transito temporaneo, laddove abbiamo i depositi doganali nei quali - diciamo - la merce arriva non schiava da imposta, nel senso che non si paga l Iva. In genere, questo avviene perché i cinesi, adesso, si avvalgono anche di triangolazioni tra paesi comunitari per cui la merce arriva nei porti spagnoli, nei porti greci, a Malta, a Cipro, laddove i controlli sono quasi inesistenti, la si fa entrare in Italia - e, quindi, diventa comunitaria.- per poi andare a finire in questi depositi, ex articolo 50 del Testo unico della leggi doganale, dove, soltanto all atto dell estrazione si deve poi emettere la fattura (spetta, cioè, a colui al quale arriva la merce). In genere, questi containers che entrano nei depositi doganali, quando escono, vanno a finire a società inesistenti o a società commerciali che emettono fatture false per operazioni inesistenti, per cui non sappiamo mai dove arrivano se non attraverso pedinamenti, osservazioni, riprese cinefotografiche. Alla luce di ciò, è diventata fondamentale per noi l intercettazione telefonica, anche se abbiamo alcune difficoltà con gli interpreti, perché non tutti parlano il mandarino. Peraltro, ogni regione ha un suo dialetto e abbiamo quindi delle difficoltà anche a trovare gli interpreti necessari. Infine, molto spesso, anche gli interpreti hanno paura a darci una mano nelle traduzioni perché la comunità cinese è molto chiusa, molto forte e se trapela la notizia di una collaborazione con noi, questa gente può avere dei problemi seri. I cinesi, quindi, giocano molto su tutti questi fattori. Come giustamente ricordava lei, c è anche l aspetto legato all imposizione fiscale, però, noi cerchiamo di arrivare oltre questo, perché indipendentemente dal fatto che venga presentata una fattura falsa o un documento sconosciuto, magari inesistente (molto spesso, quando la merce arriva a destinazione tale documentazione viene strappata, quindi, non si sa mai se la merce è arrivata o è arrivata in quel tipo di deposito), grazie all articolo 14 della legge n. 537 del 1993 sulla tassazione dei proventi illeciti, noi riusciamo a ricostruire fatti e atti economici riconducibili,

9 9/22 comunque, a un prestanome: riusciamo, cioè, comunque, a trovare chi sta dietro. Quindi, la tassazione del provento illecito per noi diventa fondamentale, almeno per un recupero ai fini delle imposte dirette. Questo è il quadro sul territorio campano: criminalità organizzata che sfrutta in questa maniera la disoccupazione; immigrazione clandestina; commercianti che sono scivolati dalla legalità all illegalità; dall altra parte abbiamo i cinesi, che rappresentano, però, un altro tipo di fenomeno. PRESIDENTE. Mi scusi, non per interromperla ma per dare una dimensione del problema, altrimenti rischiamo di non capire. Fatto cento all incirca, ovviamente, perché stiamo cercando di ragionare su numeri che derivano da stime, quindi non ci aspettiamo da lei una risposta assolutamente precisa - quanta parte del problema è indigeno e quanto è dovuto all importazione? Per capirci, nel contesto della contraffazione in questo territorio, la presenza dei cinesi quanto incide sul mercato: il 10 per cento, il 50 per cento, il 70 per cento? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Presidente, posso darle una risposta ma prima vorrei fare un altro passaggio, laddove ho parlato di penetrazione economica della Repubblica popolare cinese in Italia. Tenga presente che il più grande terminal del porto di Napoli è la Co.Na.Te.Co. spa, che è di proprietà della COSCO Pacific LTD: è in mano ai cinesi; l MSCI, altra società di trasporto di containers, è partecipata dalla Repubblica popolare cinese. Tenga presente che nel porto del Pireo sono riusciti a prendere per 35 anni il nolo: loro pagano 4,3 miliardi di dollari pur di avere, per 35, anni i moli in Grecia! LUDOVICO VICO. Se posso aggiungere, COSCO significa Hutchinson, che è il terminalista ed armatore del porto di Taranto. Quindi, le linee ora sono andate sul Pireo... GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Cercavo di completare, onorevole. PRESIDENTE. Quindi, loro hanno sostanzialmente un controllo della logistica nei porti?

10 10/22 GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Presidente, mi permetta di perfezionare e completare il discorso. Questa è una segnalazione che voglio porre all attenzione dalla Commissione: è come se uno ponesse le bandierine sul territorio, attraverso alleanze commerciali, joint ventures e partecipazioni. Tenga presente che, attualmente, il COSCO è il quinto terminalista a livello mondiale, con un trasporto di circa 35 milioni di containers all anno (la cifra vera e propria è di 35 milioni di TEU, l unità di misura dei containers). Questo significa che una volta entrati nei porti italiani, ciò consente loro di stare nel Mediterraneo, nel nord Africa e di mettere per così dire - un altra bandierina nel nord Europa, fino ad arrivare in nord America: sono diventati forti. Lei mi chiedeva la percentuale: tenga presente che stare sul territorio campano significa, comunque, legarsi alla camorra. Non si sta a lavorare sul territorio campano se non c è un legame con la camorra. PRESIDENTE. Quindi collaborano, non sono in contrapposizione? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Diciamo che non sono in contrapposizione, però, signor presidente, nel momento in cui si fanno dei finanziamenti mostruosi - parliamo, per i due porti del Pireo, di 4,5 miliardi di dollari - non è che la camorra napoletana muove un volume d affari del genere in un solo colpo. Stiamo cercando di verificare i dati ma, comunque, questa è una penetrazione economica vera e propria. Questa è la situazione, in questo momento, sul territorio campano e italiano. GABRIELE CIMADORO. Non c è il sospetto che vi sia anche un infiltrazione del pubblico, dello Stato dietro a questi investimenti? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. A questo non so dare una risposta: dalle nostre evenienze, non c è. PRESIDENTE. Comunque, i fondi sono pubblici. Ciò vale per tutti coloro che controllano le grandi aziende che hanno investito all estero: sono prevalentemente fondi pubblici. Questo, poi, è un privato sui generis.

11 11/22 GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Come diceva lei, signor presidente, questo è un privato sui generis: dietro c è uno Stato forte e strutturato, c è la Repubblica popolare cinese. Volevo dare un ultimo dato per dare anche voi la possibilità di farmi altre domande. Ho detto che abbiamo provato un modulo operativo, anche grazie alle linee strategiche del comando generale e del comandante generale: abbiamo cercato di approcciare il fenomeno anche in termini diversi, secondo obiettivi e strategie flessibili sul territorio. Abbiamo anche cercato di fare un salto di qualità in più. Nelle operazioni che vi segnalo - sia Gomorra, sia Katana, in particolare -, finalmente, i miei collaboratori, grazie alle rogatorie internazionali e grazie a Eurojust e all OLAF (abbiamo lavorato insieme a SCICO e OLAF), siamo riusciti ad arrivare, con i magistrati italiani, in Cina, o meglio, presso la Repubblica popolare cinese. Abbiamo fatto dei pedinamenti anche in Cina (lei conoscerà, onorevole, il nuovo comandante di Bergamo - il colonnello De Roma - che è stato più di cinque anni a Shanghai). Grazie anche a nostri ufficiali, che sono ormai presso le ambasciate come addetti doganali, siamo riusciti ad andare nel Fujian, una regione cinese. Tenete presente che quando parliamo di regioni cinesi, parliamo di 60 milioni di abitanti. In quel luogo, abbiamo individuato le aziende che producevano merce contraffatta: facevano anche sigarette contraffatte, col marchio dei Monopoli di Stato. Abbiamo sequestrato 111 tonnellate di sigarette, che una volta arrivate sul territorio campano venivano vendute non solo sulle famose bancarelle, ma anche nelle tabaccherie, perché risultavano come un prodotto dei Monopolio di Stato. Facendo delle analisi sul tabacco, abbiamo verificato non solo che quest ultimo era in percentuale scarsa, ma che c erano anche, in via residuale, scarti di lavorazione. Immaginate anche il danno alla salute che c è stato! Se poi mi chiedete che cosa hanno fatto le autorità cinesi in merito alle due aziende del Fujian, mi fermo qui. PRESIDENTE. Si ferma qui perché non ce lo vuole dire o perché non lo sa? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Mi fermo qui perché ci sono stati i soliti sorrisi di rito.

12 12/22 FILIPPO ASCIERTO. Questa parte, che è estremamente interessante, dell attività investigativa svolta anche in Cina, forse, potremmo classificarla come riservata. Non so se i cinesi leggeranno mai i nostri verbali, però, è meglio tenerla per noi. PRESIDENTE. A prescindere dal fatto che dal momento in cui ci siamo insediati abbiamo preso un impegno di riservatezza, volevo estrapolare l ultima questione dal contesto generale. Siamo qui, in realtà, nell ambito dell approfondimento sul tessile e sulla moda. Poiché stiamo di fatto concludendo - manca un ultima audizione - anche il tema sulla contraffazione dei tabacchi, che non è irrilevante, se lei ci dice che troviamo già tutto nella sua relazione, allora va bene: senza meno la utilizzeremo. Dirò, quindi, ai colleghi che dobbiamo estrapolare questa parte dal resto del contesto perché ci servirà per altre questioni. Le ho già posto personalmente una prima domanda e lei mi ha risposto in modo abbastanza esaustivo: è chiaro che, al di là delle percentuali di mercato se così le possiamo chiamare - laddove esiste un controllo generale della logistica, a fronte di tali imponenti impieghi di mezzi e risorse, diventa molto difficile pensare che la pure attrezzatissima nostra criminalità sia in grado di avere, effettivamente, una funzione di contrasto nei confronti di questi fenomeni. Questo però - mi permetta - è per noi un po singolare, perché ci siamo abituati, anche per le notizie che avevamo raccolto fino ad ora, a ragionare sul tema della contraffazione in quest area - sia prima, quando abbiamo affrontato il tema sul versante dell agroalimentare, sia adesso, con la questione specifica del tessile - di un fenomeno che è particolarmente radicato - abbiamo avuto anche delle conferme di ciò dalle audizioni precedenti - e che si inserisce in un contesto di sofferenza sostanziale del sistema: su ciò non vi è alcun dubbio, come sulla sua premessa in merito all inquadramento generale economico. Ciò ha portato il mondo delle istituzioni, a parte la Guardia di finanza, a considerare questo ragionamento con una certa indulgenza, cioè, il tema della contraffazione non entra nelle priorità in termini di interesse, perché molto spesso l attenzione è concentrata su altre questioni, dallo sfruttamento della prostituzione, allo spaccio di stupefacenti, alle attività illecite dal punto di vista finanziario: ci sono cose che catturano maggiormente l attenzione e l interesse. Le pongo, quindi, una questione proprio in questi termini: lei ha la percezione del fatto che, in particolare l autorità giudiziaria, abbia affrontato con il necessario rigore la questione o ritiene anche lei che questa cosa, come ci si è stato detto da altri, sia stata sostanzialmente sottovalutata per entità?

13 13/22 Le chiedo, altresì, se lei ci conferma un altra delle osservazioni che sono già state rese da chi è stato audito prima di lei, cioè che per dimensioni il fenomeno abbia ormai raggiunto, o superato, dal punto di vista dell entità, quelli considerati maggiormente tradizionali, dal punto di vista delle attività proprie della criminalità organizzata. Oggi, possiamo dire o affermare che la contraffazione è la nuova frontiera della criminalità organizzata o, perlomeno, una frontiera in espansione e in aumento? Do ora la parola ai colleghi che intendono porre quesiti e formulare osservazioni, riservando a lei il tempo necessario per una replica finale. ANDREA LULLI. Naturalmente, la ringrazio per l esposizione molto ricca, certamente molto utile ed eloquente. L unica osservazione che faccio è che la penetrazione della Repubblica popolare cinese è l immagine di quello che sta accadendo nel mondo: è una potenza che emerge e che non guarda in faccia nessuno. Questo, naturalmente, crea molti problemi a chi non prende le dovute contromisure, da tutti i punti di vista. Però, ciò che lei ha detto mi fa supporre può essere che mi sbagli che, in realtà, l intreccio tra l emergere e lo svilupparsi di questa economia illegale, abbia una contiguità con l economia legale. Si controllano i porti, si controllano i commerci, c è una mobilità delle merci poco controllata, soprattutto in alcuni porti - questo l abbiamo riscontrato ormai da tempo - ma il problema è che, a mio avviso, non tutto va ad alimentare la filiera del falso, perché la quantità delle merci che arriva in questi porti è smisurata. I mancati controlli, la mancata trasparenza o tracciabilità delle merci, ovviamente, rappresentano un punto centrale per il mercato della contraffazione, del falso e della pirateria, con i guadagni di cui lei ha detto e dei quali dovremmo essere tutti più consapevoli. Ovviamente, dove c è un guadagno di questo tipo, la criminalità progetta, anche perché i rischi, almeno fino ad oggi, sono minori rispetto ad altri tipi di atti criminosi. La mia convinzione, però le faccio una domanda in tal senso che potrebbe anche essere del tutto frutto di fantasia, è che questa situazione faccia comodo a molti. Faccio un esempio,rimanendo nel tessile: se produco un tessuto che mi consente di vendere una sciarpa a cinquecento euro su un mercato legale, non avendo l obbligo di dichiarare la provenienza né, tanto meno, di tracciare il processo produttivo, è chiaro che questo può rappresentare un affare molto interessante. Se vogliamo combattere in modo serio, oltre a quanto facciamo e dobbiamo continuare a fare nell azione di contrasto alla criminalità, penso che si imponga una riflessione su come riorganizzare le regole del commercio (questo, naturalmente, non dipende dal lavoro della Guardia di finanza, che è egregio). Occorre prendere atto del fatto che, se vogliamo una

14 14/22 crescita economica più equa, che ci consenta anche di sottrarre la manodopera ai bacini della criminalità, occorre andare verso una regolazione dei commerci più trasparente di quella che c è attualmente. Non basta dire che la Cina ci invade: è vero ma è anche il continente che crea tutta la manifattura! La Cina è il continente che ha valori aggiunti, indipendentemente dal fatto che ci sia lo Stato dietro (sebbene questa possa essere un aggravante sotto una valutazione politica). Di fatto, il mondo tende ad avere un baricentro nel Sud est asiatico, nel Pacifico piuttosto che nell Atlantico: questo può far dispiacere, ma queste sono forze che non si possono arginare tanto facilmente. Al contrario, un ragionamento di maggiore regolazione dei flussi e dei rapporti commerciali può aiutare, da una parte, a battersi in modo serio sul tema della contraffazione e, dall altra, a dare un po più di salute alla parte più legale dell economia. Questa è un opinione che trasformo in domanda. Più vado avanti e più mi convinco - forse è un pregiudizio perché lo pensavo anche prima - che questo è il problema centrale. Per tornare a un dibattito già fatto, non si può ritenere di vincere questa battaglia nei territori pensando di militarizzarli, perché la gente lì deve vivere. Alla fine, gli sforzi vanno fatti e, ovviamente, non vanno chiusi gli occhi - non sono uno che vuole lasciar fare -, però, di fronte alla portata di questi fenomeni, che sicuramente sono stati ingigantiti dai nuovi processi economici, o cambiamo atteggiamento, oppure, altrimenti, nonostante l egregio lavoro che fate - che spero continui sempre di più - la vedo molto dura. GABRIELE CIMADORO. È stata anticipata la mia domanda: penso anche io che il cuore del problema nasca da lì. Dopo la relazione che ci ha fatto il generale, i nostri interlocutori devono essere loro: la Guardia di finanza. Con voi ci intendiamo ed abbiamo dei dati immediati, con una professionalità che nessun altro ha. Rimane questo dato e per questa ragione faccio i complimenti, anche da parte di tutta la Commissione (come ha appena fatto anche il collega Lulli che mi ha preceduto), al Corpo della Guardia di finanza, che, essendo sempre più specializzato e professionale, riesce a darci il senso, la qualità e la quantità del fenomeno. Come lei diceva, il microchip che costa venti centesimi ha poi un prezzo ufficiale di euro: tutto nasce da lì. Allora, rispetto a questo fenomeno, dobbiamo normalizzare il mercato, facendo capire a qualcuno che non si può vendere un prodotto a quattrocento o cinquecento volte il valore della materia prima, anche mettendoci il costo della ricerca e tutto quello che c è, altrimenti, dietro a quel prodotto si svilupperà il mercato clandestino, il lavoro in nero, la criminalità e tutto ciò che ne consegue.

15 15/22 Penso che dovremmo intendere un modo diverso di affrontare il problema, probabilmente, capendo che questo mercato, così, non può funzionare. Il fenomeno si sviluppa ancora di più in un territorio dove il 40 per cento dei ragazzi - dai 15 ai 35 anni - non trova occupazione. Non dico che tale situazione può essere giustificata - perché ciò è contro ogni mio principio e ogni mio pensiero fin da quando sono nato però, non è più possibile avere un occhio di tolleranza e di disponibilità nei confronti di Napoli perché il fenomeno che abbiamo di fronte sta diventando troppo pesante e sta investendo tutto il territorio nazionale: qualche risposta dobbiamo darla. Questa Commissione, che sta lavorando da un paio d anni in modo molto serio, qualche risultato legislativo dovrà darlo. Infine, una curiosità sul numero di containers: abbiamo parlato di milioni di containers che arrivano ma, in percentuale, quanti ne controlliamo noi? Che possibilità abbiamo? FILIPPO ASCIERTO. Volevo solo esprimere il mio personale compiacimento per la relazione che è stata molto esaustiva e approfondita, con dati che sono importanti. Ho anche capito che vi è un buon rapporto con la magistratura, viste le indagini che sono state fatte anche all estero. Se possiamo noi, come Commissione, fare qualcosa per voi e per la vostra attività, la prego di segnalarcelo. ANNA TERESA FORMISANO. Grazie per la relazione. Lei ha parlato di beni sequestrati (mi sembra di avere capito che parliamo di ingenti beni immobili sequestrati). La domanda questa: in questi anni, questi beni immobili sono stati riassegnati per scopi sociali, così come prevede la legge, o stanno ancora nel limbo? Ho l impressione vorrei un suo conforto da questo punto di vista che dare un segnale di confisca reale - cioè, che qui non si scherza e che sequestriamo e poi assegniamo - potrebbe essere una cosa buona e giusta. Viceversa, se ci complichiamo la vita con tutte queste procedure, la risposta può essere che tanto, facendo ricorso, il bene poi lo si riprende. Io ho una mia idea su questa vicenda: avendo vissuto l esperienza, come assessore regionale in un altra regione, di assegnazione di beni sequestrati alla mafia o alla camorra, volevo capire com era la situazione. LUDOVICO VICO. Grazie, presidente. Lei ci sta facendo finire bene la serata e penso che su una parte delle questioni che ci ha sottoposto, il presidente riterrà opportuno fare un aggiornamento generale. L impressione avuta nel primo pomeriggio è che non ci sia un coordinamento tra le forze dell ordine sulla questione della lotta alla contraffazione e alla circolazione illegale di merci illecite. Poiché questa

16 16/22 è un impressione (che, però, per quanto riguarda le mie osservazioni, ha un riscontro dato dall assenza assoluta di documentazione nella lotta di contrasto alla complessità del fenomeno, secondo la sua descrizione che condividiamo) e poiché la lotta alla contraffazione e alla circolazione illegale delle merci, sotto tutti i suoi aspetti, non è solo la coda della questione sociale, benché importantissima (lei è stato molto bravo a ricordarci, come già altri auditi prima di lei, le vicende di Scampia o di via Caracciolo, fino ai Quartieri Spagnoli), il punto è a monte (fino a questo momento, prima di ascoltare lei, che ci ha confortato, i dati non ci erano pervenuti). Il punto è quale natura dare al coordinamento: non può essere immaginato di tipo verticale della Guardia di finanza (perché il titolo è contraffazione o circolazione delle merci e, casomai, la natura verticale tocca la magistratura nella sua ampiezza, mentre tutto il resto è affare delle ragioni sociali, che condividiamo). Il problema è che lo Stato c è. PRESIDENTE. Più che delle domande vi sono state un po di riflessioni da parte dei colleghi, quindi, do a lei la parola per una replica finale sulle questioni poste. GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Grazie per quello che avete detto sulla Guardia di finanza, che mi rende sempre più orgoglioso di essere al fianco del legislatore, perché siete voi che ci consentite di fare certe operazioni. Vengo alla sua prima domanda, cioè alla consapevolezza da parte la magistratura sulla contraffazione come fenomeno. Devo dire che c è stato un salto di qualità. Vi parlo per quanto riguarda le mie competenze poiché passo parecchie ore in Procura (probabilmente, sono un comandate anomalo, però sono spesso in procura a parlare con i magistrati per coordinare gli steps investigativi, anche in merito a questo tipo di fenomeno). La consapevolezza da parte della magistratura c è: la magistratura è consapevole anche di utilizzare tutti gli strumenti che l ordinamento ci ha consentito di dare. Per esempio, spesso, essa ci autorizza anche ad un ritardo degli atti o alla consegna controllata (l abbiamo fatto tante volte). Si tratta di istituti che, dal punto di vista dell ordinamento, ci hanno consentito di fare un salto di qualità nelle investigazioni. Il fatto di andare, anche attraverso delle rogatorie internazionali, tramite il Ministero della giustizia ed Eurojust, a seguire il fenomeno fin dove nasce, vuol dire che è molto forte la sinergia per quanto riguarda la Guardia di finanza e la magistratura su questo territorio, a fronte di una presenza molto forte dei clan camorristici. Quindi, il reato transnazionale è ben presente come modello e principio di comprensione del fenomeno. Dobbiamo quindi aggredirlo in tutte le sue modalità e sistematicità

17 17/22 nell ambito del fenomeno stesso. Abbiamo trovato anche dei napoletani in Cina (avevo dimenticato di sottolineare questo aspetto): è il problema della famosa saldatura, di cui si diceva, tra sodalizi criminali per fare affari, secondo il principio della reciprocità. Spero di aver risposto alla sua domanda. Per quanto riguarda l onorevole Lulli, conosco bene la regione Toscana, che amo e dove ho lavorato. Sono d accordo, come dice il Presidente della Repubblica, che i cinesi sono per noi anche una risorsa sul nostro territorio. Diversa è la considerazione che mi permetto di sottolineare, non da un punto di vista istituzionale, come Guardia di finanza, bensì più personale, avendo affrontato il fenomeno: la Cina, a livello mondiale, nell ambito della globalizzazione, ha - ormai è un dato di fatto - flussi finanziari enormi. Basti pensare che, secondo le statistiche, ci sono oltre ottocento milioni di nuovi ricchi in Cina: è un dato incontrovertibile. Io non contesto la penetrazione economica in sé e per sé, che è un fatto normale, di mercato, un fatto assodato: la Cina è la potenza emergente dal punto di vista economico. La sommessa analisi che faccio riguarda una contrapposizione tra la situazione economica del nostro paese e la Repubblica popolare cinese. Noi abbiamo uno specifico sistema moda nell ambito di un sistema paese di piccole e medie imprese. Lei conosce benissimo il fenomeno di Prato ma in Campania - in particolare nel napoletano - quest anno si sono persi posti di lavoro nel comparto moda. Se vi è una concorrenza leale di mercato, anche con bassi costi, non mi permetto di giudicare (così come non giudico il funzionamento delle aziende e del mercato del lavoro in Cina, posto che sono problemi.loro). Quando si regolarizzano i cinesi in Italia - tanti fanno ciò - non mi permetto di giudicare, però, poi, quando vedo dichiarazioni dei redditi di cinesi da euro, sono perplesso: questa non è concorrenza leale. Come diceva giustamente lei, onorevole, sul fatto di dire che non dobbiamo militarizzare il territorio, sono totalmente d accordo, però, per quanto riguarda la mia professione, per il fatto di appartenere al Corpo della Guardia di finanza, di cui sono orgoglioso, un analisi economica la devo anche fare per conoscere il fenomeno. Allora, qual è il problema fondamentale? Ben venga un tipo di concorrenza, l investimento se però è funzionale a una regola di mercato libera, che va comunque gestita. Evidentemente, ciò non compete a me bensì ad altre istituzioni dello Stato. Diverso è il discorso quando si affronta una situazione in cui le piccole e medie imprese devono chiudere, perdendosi posti di lavoro, non avendo più la possibilità di arrivare al credito finanziario presso le banche, mentre dall altra parte c è una situazione sperequata. Per questo motivo, sono totalmente convinto, come dice il Presidente della Repubblica, che i cinesi siano una risorsa: l importante è che siano trattati da cittadini italiani a livello concorrenziale e

18 18/22 che siano rispettosi delle regole. Laddove penso ai flussi finanziari, che noi cerchiamo di capire dal punto di vista economico e finanziario, quando poi devo coniugare i dati con l attività operativa, rimango perplesso. Quando troviamo non solo i programmi copiati ma anche i cuscinetti, i rubinetti, le macchine, allora questo diventa un problema per il paese Italia perché - mi permetto di dire - diventa difficile per noi confrontarci a livello internazionale. Arrivo anche alle sue osservazioni, che sono giustissime. Sulla delocalizzazione penso che lei facesse riferimento al caso delle grandi firme, dove poi si aggiunge la famosa etichetta made in Italy, adesso si è obbligati, anche grazie alla norma che abbiamo sulla tracciabilità - a dire che sono state fatte in Cina. Faccio riferimento alle scarpe Hogan per i bambini, dove c è scritto made in China. Adesso ci sono gli obblighi della tracciabilità: diventano prodotti italiani nel momento in cui ci sono solo due passaggi (lo ricordo a me stesso, non mi permetto di dirlo alla Commissione). Quindi, la delocalizzazione è un fatto diverso, che riguarda la pressione fiscale, il costo del lavoro: è un problema di carattere economico. Diverso è dire rientrate : competere con paesi, anche comunitari, che hanno una tassazione al 22 per cento, è difficile. Lei comprenderà che un imprenditore del tessile che sta a Prato o un imprenditore che lavora qui nel settore moda, compete male: non riesce a competere. Chiedo scusa se faccio questa riflessione, ma spero di dare con ciò un contributo. È necessario affrontare il problema in maniera molto più sistematica e non solo mediante la forza di polizia. Vi parlo da esponente delle forze di polizia: ho prestato giuramento alla Repubblica e devo fare questo tipo di lavoro, cioè devo difendere il sistema paese e l economia italiana. Comprendo le sue giuste preoccupazioni e osservazioni, però, devo registrare anche queste situazioni: se vediamo molte aziende tessili a Prato, non sono più dei pratesi. Lei mi potrà osservare che si possono controllare i contratti che sono stati fatti: ho fatto anche quello! ANDREA LULLI. Sono d accordo con lei: non c è dissenso. Se mi permette, ricordo che negli anni Settanta, se andavamo in Inghilterra o in Danimarca ma anche in alcune zone del nord della Francia - tutti si lamentavano del fatto che l industria tessile e dell abbigliamento di quelle zone era stata distrutta dagli italiani che non pagavano le tasse, che lavoravano in nero e via dicendo (credo di essere abbastanza esperto di queste cose).questo è un tema molto complicato. Sono d accordo che non bisogna abbassare la guardia e che la penetrazione illegale va combattuta senza guardare in faccia a nessuno. Ovviamente, le tasse vanno pagate e sulle dichiarazioni dei redditi sono d accordo con lei, però, se si fanno i paragoni con le dichiarazioni dei redditi dei cinesi, mi permetta di dire che qualche

19 19/22 problema l abbiamo anche in casa, senza andare oltre. Voglio dire che, al di là della delocalizzazione, se arrivano un milione di containers, nel circuito illegale della contraffazione, nella filiera della contraffazione, quanti ne verranno usati? Il 20 o il 30 per cento? GIUSEPPE GRASSI, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Mi ero fermato soltanto perché, giustamente, lei è intervenuto. Condivido le sue osservazioni e mi sono permesso solo di esprimere quello che ho registrato. Per quanto riguarda la tracciabilità che lei richiedeva, nel porto di Napoli (rispondo adesso di questo ma ho avuto esperienze anche a Genova e altrove, a seguito di quattordici trasferimenti, e conosco quindi l Italia dal punto di vista operativo) siamo arrivati a fare un centinaio di containers al giorno: noi abbiamo la più alta percentuale di controlli su container, chiaramente facendo un analisi dei rischi, perché come lei immaginerà, aprire tutti i containers significherebbe bloccare il porto di Napoli. Le faccio un esempio: qui arrivano containers l anno; noi, al giorno, ne possiamo aprire anche dai 50 ai 100, però, perché apriamo proprio quei containers? Grazie anche alla collaborazione con l Agenzia delle dogane, con il sistema Falstaff che loro hanno, noi abbiamo la possibilità di fare anche il cargo tracking - una serie di banche dati a livello mondiale per cui io so dove è stato imbarcato quel container, dove è stato sbarcato e in quale porto. In altre parole, saprò se esso parte dalla Colombia, passa per lo Stretto di Gibilterra, sbarca ad Alessandria d Egitto o viene caricato su un altra nave: riesco, quindi, a tracciare tutto il percorso del container. Dove ho delle difficoltà quando devo intervenire? Quando lo si fa diventare comunitario, perché in quel caso devo avere una serie di input investigativi per poter aprire quel tipo di container (c è, di solito, una merce di copertura e quindi devo anche guardare il tipo di merce che viene messa dentro al container). Quando ci sono vari tipi di indicatori, devo necessariamente fare un analisi di scelta su quel tipo di container, altrimenti paralizzo il porto, che sia quello di Napoli, di Livorno, di Genova o di Gioia Tauro. quindi, la tracciabilità cerchiamo di seguirla in maniera intelligente, con un attività flessibile, cercando di essere più attenti a quello che facciamo, affinando i nostri strumenti di intelligence. A noi mancano una serie di banche dati: ci mancano, per esempio, i Lloyds di Londra. Per noi sarebbe fondamentale capire per quanto viene assicurato quel cargo e quel container, perché se l assicurazione è bassa, vuol dire che lì dentro c è tutt altra roba! Per entrare nella banca dati dei Lloyds di Londra, per capire come quel tipo di container o quel cargo sono assicurati, si deve pagare!

20 20/22 C è anche il Bureau olandese, dove ci sono 62 milioni di bilanci al mondo, che a noi serve per vedere se una ditta internazionale o una società internazionale è fasulla o dove si trova: ma anche quello va pagato! Per noi è importante avere un quadro della situazione approfondito, per leggere i documenti in maniera intelligente e attenta. Queste cose a noi servono. Comunque sia, la tracciabilità nei porti napoletani e di Salerno viene fatta. Noi lavoriamo insieme con l Agenzia delle dogane, però ritengo che dovremmo avere più strumenti, perché questo ci consentirebbe, in effetti, di aggredire meglio il fenomeno: questa è la situazione. Sono d accordo con lei: il fenomeno è complesso, non lo posso rendere riduttivo dicendo che il fenomeno cinese è questo e basta, perché non è così. Lei ha ragione: è chiaro che essendo un ufficiale della Repubblica italiana, devo cercare di difendere il sistema economico del mio paese. Questo è il mio obiettivo. Per quanto riguarda il quesito posto dall onorevole Ascierto - cosa dovrei chiedere alla Commissione - chiederei la possibilità - come diceva il nostro comandante generale - di una maggiore cooperazione a livello internazionale, cioè un coordinamento delle legislazioni e degli interventi che si fanno sul territorio dell Unione europea. penso, ad esempio, a un sequestro europeo, poiché il fenomeno è transnazionale; penso alla possibilità, anche tramite Eurojust, l Unione europea, nonché i nostri rappresentanti al Parlamento europeo, di coinvolgere anche loro in questo tipo di tematica, poiché sarebbe per noi fondamentale, come strumento legislativo, un intervento armonizzato (penso, per esempio, al sequestro per equivalente o per sproporzione). Abbiamo, grazie a voi, il nuovo Testo unico sulle leggi antimafia che sono mutuate su tutto questo. Bisognerebbe, quindi, armonizzare le legislazioni degli altri paesi per affrontare in maniera coordinata il fenomeno. Per quanto riguarda l intervento dell onorevole Formisano, lei ha toccato un tasto dolente: come forza di polizia, io mi fermo ai sequestri, la confisca compete al tribunale. Se lei mi chiede quanti di questi beni confiscati siano stati riutilizzati o assegnati, mi fermo, onorevole, perché ciò non ci compete: noi facciamo solo i sequestri. Si pensi solo al caso di un opificio all interno del quale abbiamo trovato dei macchinari per fare capi di moda o scarpe: potrebbe essere affidato ad un commissario con la possibilità di far lavorare la gente, ma ciò non compete a noi, quindi, mi fermo qui. Per quanto riguarda l intervento del vicepresidente onorevole Vico, lei ha avuto la sensazione quasi di una mancanza di strategia, perché vi mancano i dati, vi manca una chiara lettura di ciò che si fa sul territorio.