La disgregazione del soggetto

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1 Messina Marco Esame di Stato 2006 Istituto Statale d Istruzione Secondaria Superiore G. Falcone Liceo Scientifico e Pedagogico (Barrafranca) Classe V B La disgregazione del soggetto Gli parve di essersi in quel momento staccato, come con un colpo di forbici, da tutto e da tutti (Fedor Dostoevskij)

2 SOMMARIO Introduzione: Concezione dell io: dall Ottocento a Joyce pag. 3 Mappa concettuale pag. 4 Luigi Pirandello: Vita pag. 5 Personalità pag. 7 Rivoluzione teatrale pag. 11 Nietzsche: Vita pag. 12 Pensiero pag. 13 Il Novecento: Il regime fascista pag. 16 Il regime nazista pag. 20 Il regime staliniano pag. 25 Il regime franchista pag. 27 Picasso: Vita pag. 27 Opere pag. 32 James Joyce: Life pag. 38 Main works pag. 38 Tacito: Vita pag. 41 Opere pag. 42 Personalità pag. 47 Einstin: Vita pag. 48 Teoria della relatività ristretta pag. 49 Teoria della relatività generale pag. 50 Marco Messina Esame di stato

3 INTRODUZIONE La cultura dell'ottocento è saldamente ancorata a una concezione forte dell'io, inteso come sostanza razionale e unitaria. Tale concezione si era formata gradualmente nel corso dell'epoca moderna, ma, nel XIX secolo, aveva compiuto un salto di qualità; mai come in questo secolo, infatti, il pensiero umano aveva considerato tanto potente la soggettività razionale, attribuendole - almeno in linea di principio - una pressoché assoluta capacità di dominio sulla propria coscienza, sul proprio corpo e sul mondo naturale. Già nel corso dell'ottocento, tuttavia, non erano mancate autorevoli voci controcorrente, precorritrici della successiva evoluzione culturale, che rimasero non a caso isolate, incomprese 'e a volte perfino misconosciute fino all'ultimo trentennio del secolo. È infatti solo in questo periodo che l immagine forte dell'io comincia a vacillare sotto i colpi della filosofia di Nietzsche, della psicoanalisi di Freud e delle teorie scientifiche di Einstein. Nella prima metà del Novecento, la crisi dell'io esplode diventando il motivo dominante della cultura europea, con le maschere di Pirandello, con la nascita dei regimi dittatoriali e con il flusso di coscienza di Joyce. Marco Messina Esame di stato

4 MAPPA CONCETTUALE Tacito: Psicologia dell Impero Pirandello: Dissidio interiore tra vita e forma Primo dopoguerra: avvento dei regimi totalitari in Europa Crisi dell io James Joyce: The attempt to escape from moral paralysis Nietzsche: Dall uomo al super-uomo Picasso e Einstein: Relatività dell osservare e del conoscere umano Marco Messina Esame di stato

5 LUIGI PIRANDELLO Pirandello è l unico scrittore italiano del Novecento famoso in tutto il mondo. Con Pirandello entrano nella letteratura italiana alcuni dei caratteri fondamentali della ricerca dell avanguardia europea nel primo Novecento: la crisi delle ideologie e il conseguente relativismo, il gusto per il paradosso, la tendenza alla scomposizione e deformazione grottesca ed espressionistica, la scelta della dissonanza, dell ironia, dell umorismo, dell allegoria. Tuttavia non bisogna dimenticare che egli è un uomo dell Ottocento e che solo gradualmente giunge alle prese di posizione che ne determinarono la modernità. La poetica dell Umorismo da lui elaborata respinge non solo l armonia classica e il mito romantico di un arte naturale, autentica e spontanea, ma anche l estetismo decadente e il Simbolismo. La vita Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 nella villa detta Caos nei pressi di Girgenti (oggi Agrigento). La famiglia, di tradizione garibaldina e antiborbonica, è proprietaria di alcune zolfare. Dopo gli studi liceali compiuti a Palermo, rientra nel 1986 a Girgenti, dove affianca per breve tempo il padre nella conduzione di una miniera di zolfo e si fidanza con una cugina (rompendo in seguito il fidanzamento). Si iscrive prima all'università di Palermo, poi passa alla Facoltà di Lettere dell'università di Roma, ma a causa di un contrasto con il preside, il latinista Onorato Occioni, si trasferisce all'università di Bonn, dove nel 1891 si laurea in Filologia romanza con una tesi dialettologica. Intanto ha già esordito come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea (1891), raccolta che dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui a Bonn si è innamorato. Nel '92, fermamente deciso a dedicarsi alla sua vocazione letteraria, si stabilisce a Roma, dove vive con un assegno mensile del padre. Nell'ambiente letterario della capitale conosce e stringe amicizia con il conterraneo Luigi Capuana, che lo spinge verso il campo della narrativa. Compone così le prime novelle e il suo primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo L'esclusa. Non abbandona tuttavia la poesia: escono nel '95 le Elegie renane, nel 1901 Zampogna, e nel 1912 Fuori di chiave, la sua ultima raccolta poetica. Nel 1894 sposa a Girgenti, con matrimonio combinato tra le famiglie, Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio del padre. Si stabilisce definitivamente a Roma, dove nascono i tre figli Stefano (1895), Marco Messina Esame di stato

6 Rosalia (1897) e Fausto (1899). Pirandello vive sempre con disagio il rapporto con la fragile e inquieta moglie, avvertendo il forte peso delle norme comportamentali risalenti alle radici siciliane. Inizia una fitta collaborazione con diversi giornali e riviste letterarie, sulle quali pubblica una ricca e vasta produzione narrativa che trova consensi presso il pubblico, ma indifferenza da parte della critica. Scrive il romanzo Il turno (edito nel 1902) e lavora ai suoi primi testi teatrali che per allora non riescono a raggiungere le scene. In opposizione all'estetismo e al misticismo dominanti fonda con Ugo Fleres e altri amici un settimanale letterario dal titolo shakespeariano «Ariel». Dal 1897 al 1922 insegna, senza entusiasmo ma con grande dignità, stilistica italiana presso l'istituto Superiore di Magistero di Roma. Nel 1903 l'allagamento di una miniera di zolfo causa alla famiglia Pirandello un grave dissesto economico: il padre Stefano perde insieme al proprio capitale anche la dote della nuora. In seguito alla notizia dell'improvviso disastro finanziario, Antonietta, già sofferente di nervi, cade in una gravissima crisi che durerà per tutta la vita sotto forma di grave paranoia. Vani saranno i tentativi di Pirandello di dimostrare che la realtà non è come invece pare alla moglie. Abbandonata la tentazione del suicidio, Pirandello cerca di fronteggiare la disperata situazione, assistendo Antonietta (che verrà internata in una casa di cura solo nel 1919); e per arrotondare il magro stipendio universitario, impartisce lezioni private e intensifica la sua collaborazione a riviste e a giornali. Nel 1904 Il fu Mattia Pascal, pubblicato a puntate sulla «Nuova Antologia», riscuote un successo tale che uno dei più importanti editori del tempo, Emilio Treves di Milano, decide di occuparsi della pubblicazione delle sue opere. Nel 1908 pubblica due volumi saggistici Arte e scienza e L'Umorismo, grazie ai quali ottiene la nomina a professore universitario di ruolo. Nel 1909 inizia la sua collaborazione, che durerà fino alla morte, al «Corriere della Sera», su cui appaiono via via le sue novelle; e pubblica la prima parte del romanzo I vecchi e i giovani (la seconda esce in volume nel 1913). Nel 1911 esce il romanzo Suo marito. Scrive anche alcuni soggetti cinematografici, mai realizzati; mentre nel 1915 pubblicherà il romanzo Si gira... Nel inizia la sua prodigiosa e intensa attività teatrale, che darà vita a dibattiti e discussioni in Italia e all'estero. Proprio negli anni della grande guerra, (vissuti drammaticamente anche per la perdita della madre e per la partenza dei figli per il fronte), scrive alcune celebri opere: Pensaci Giacomino!, Liolà (1916), Così è (se vi pare), Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà (1917), Ma non è una cosa seria e Il gioco delle parti (1918). Nel 1918 esce il primo volume delle Maschere nude, titolo sotto cui raccoglie i suoi molteplici testi teatrali. Nel 1920 il teatro pirandelliano con Tutto per bene e Come prima, meglio di prima, si afferma pienamente, e a partire dall'anno successivo raggiunge il grande successo internazionale con il capolavoro Sei personaggi in cerca d'autore. Abbandonata la vita sedentaria degli anni precedenti, Pirandello vive e scrive negli alberghi dei più importanti centri teatrali sia europei che americani, curando personalmente l'allestimento e la regia delle sue opere. In Marco Messina Esame di stato

7 questi stessi anni il cinema trae diversi film dai suoi testi teatrali e narrativi, di cui continuano a uscire ristampe e nuove edizioni. Nel 1922 esce il primo volume della raccolta Novelle per un anno presso l'editore Bemporad. La sua produzione teatrale prosegue con Enrico IV e Vestire gli ignudi (1922), L'uomo dal fiore in bocca (1923), Ciascuno a suo modo (1924), Questa sera si recita a soggetto (1930). Nel 1924 si iscrive formalmente al partito fascista, da cui ottiene appoggi e finanziamenti per la compagnia del Teatro d'arte di Roma che, sotto la direzione dello stesso Pirandello, porta per tre anni (fino al 1928) il teatro pirandelliano in giro per il mondo. L'interprete per eccellenza delle sue scene è la "prima attrice" Marta Abba, a cui Pirandello si lega anche sentimentalmente. Nel 1926 esce in volume il romanzo Uno, nessuno e centomila, ultimo romanzo, frutto di una lunga gestazione, (Bemporad, Firenze), intessuto di interrogativi che il protagonista rivolge direttamente al lettore, per coinvolgerlo in una vicenda "universale", un riepilogo di tutta l attività, narrativa e teatrale dell'autore. Il dramma La nuova colonia (1928) inaugura l'ultima stagione pirandelliana, quella fondata sui «miti» moderni, che culmina nell'opera incompiuta I giganti della montagna. Nel 1929 è nominato membro dell'accademia d'italia, dove nel '31 commemora Verga. Nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura. Si ammala di polmonite, mentre segue le riprese a Cinecittà di un film tratto da Il fu Mattia Pascal. Muore nella sua casa romana il 10 dicembre Esce postuma l'edizione definitiva delle Novelle per un anno PERSONALITÀ E POETICA Pirandello è uno scrittore isolato, difficile da costringere negli schemi di uno specifico movimento letterario. Sin dalle prime opere egli evidenzia la totale disillusione circa la possibilità di trovare risposte ai problemi dell esistenza umana: non è possibile un interpretazione deterministica della vita che è complicata dal mescolarsi di verità e finzione. Attraverso l intensa produzione novellistica, alla quale Pirandello è costretto anche per ragioni economiche, egli può sperimentare nuove forme espressive. Le novelle compongono uno straordinario "serbatoio di invenzioni", idee, personaggi e situazioni, da cui lo stesso Pirandello attinge frequentemente lo spunto che dà vita alle sue opere romanzesche e teatrali. I suoi personaggi, posti in situazioni bizzarre, costituiscono sempre un caso che svela la contraddittorietà dell esistenza. L autore non propone soluzioni, anzi, sul piano ideologico si attesta su posizioni conservatrici, lasciando aperta come unica strada di fuga, quella che conduce verso l irrazionale. Il pensiero pirandelliano trova una sistemazione propria nel suo romanzo più famoso: "Il fu Mattia Pascal" (1904) che evidenzia la divergenza tra la verità dei fatti e le loro apparenze. Questo romanzo segna un punto di non ritorno nell arco dell opera pirandelliana: ritrae il sogno di un evasione impossibile, il desiderio irrealizzabile di afferrare per se un identità che non sia quella imposta dal destino. Mattia e anche tutti gli altri personaggi sono però Marco Messina Esame di stato

8 in balia del caso e degli avvenimenti esterni: sono incapaci di comunicare con gli altri e di dominare la realtà. Il messaggio di Pirandello è chiaro: dichiara l'inconsapevolezza del reale, la frammentazione dell identità psicologica dell individuo. Pirandello è costretto per approfondire la dimensione psicologica dei suoi personaggi a costruire un tipo di romanzo nuovo nel quale il narratore viene a coincidere con il protagonista. L autore non si preoccupa di garantire l autenticità del discorso (questa è la tecnica alla base dei romanzi di Svevo) ed ogni parola pronunciata dal personaggio è sempre circondata da una forte ambiguità. Il risultato è una scrittura frammentata che riflette la complessità della vita. L ultimo romanzo di Pirandello, "Uno, nessuno e centomila" ( ) porta agli estremi questa concezione artistica: è infatti privo di intreccio, ma si svolge in prima persona seguendo la meditazione del protagonista Vitangelo Moscarda che sorge dal casuale commento della moglie: se la moglie lo vede diverso da come si vede lui dal punto di vista fisico, ciò avverrà anche dal punto di vista psichico. Ci sono dunque tanti Moscarda quanti sono quelli che lo vedono. Pirandello costruisce quest opera come una ricerca del protagonista di se stesso. La maschera Moscarda come Pascal si propone di distruggere il vecchio se stesso cancellando tutte le immagini che gli altri hanno di lui, ma nel tentativo di attuare questa operazione, si procura la "maschera" di pazzo. Uno, nessuno e centomila è perciò il romanzo dell'incapacità di comunicare e della solitudine. Moscarda è consapevole che i giudizi di ogni uomo hanno un valore sempre soggettivo: a ciascuno le cose appaiono "a suo modo" e chi attribuisce al proprio punto di vista una verità assoluta si allontana dalla verità. In realtà nulla è fermo e definitivo nella vita e perciò il protagonista di "Uno, nessuno e centomila" accetta la disgregazione della sua personalità come cosa positiva. Ed è un concetto che Pirandello ha espresso anche con parole come queste: "la realtà siamo noi che ce la creiamo: ed è indispensabile che sia così. Ma guai a fermarsi in una sola realtà: in essa si finisce per soffocare". La vita non può essere fissata in una regola. La conoscenza invece blocca la vita, l uccide in impressioni soggettive che l uomo purtroppo considera assolute. Per conoscere "bisogna che lei fermi un attimo in sé la vita, per vedersi. Come davanti ad una macchina fotografica. Lei si atteggia. E atteggiarsi è come diventare una statua per un momento. Lei non può conoscersi che atteggiata: statua: non viva. Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire." Nelle ultime scene di "Così è (se vi pare)" (1918) Pirandello arriva al culmine della riflessione sull impossibilità di arrivare alla conoscenza di una verità. Questa commedia può dunque essere presa a modello per commentare il rapporto individuo/altro e l impossibilità di un unica verità. Quando la signora Ponza, alla fine del dramma afferma "Per me, Marco Messina Esame di stato

9 io sono colei che mi si crede" getta nello sconcerto non solo i personaggi teatrali, ma anche gli spettatori. Tutti si aspettano la risoluzione dell enigma secondo uno sviluppo normale. L anormalità e la normalità Generalmente si intende per normalità, secondo la massa, tutto ciò che viene fatto e pensato in basi a leggi, norme e consuetudini che l'uomo ha creato per regolare la propria vita e soprattutto per immortalare un determinato stato di cose. È, quindi, anormale, sempre secondo la massa, tutto ciò che non segue le regole prescritte. Secondo Pirandello, invece, è normale non ciò che risponde alle norme, ma ciò che da ciascuno viene fatto seguendo i propri intimi bisogni, e sono questi bisogni che portano l'uomo sulla via del progresso. Il personaggio tende a ribellarsi quando si rende conto che l'osservanza delle norme gli impedisce di vivere e di migliorare la propria condizione. L anormalità per Pirandello, è il sottomettersi alle regole anche quando queste impediscono all'uomo di vivere, permettendogli solo di esistere. Per capire l'opera pirandelliana, bisogna quindi, ribaltare il concetto di normalità-anormalità, nel quale la normalità pirandelliana non è solo il banale rifiuto della norma, ma il suo superamento, che ha come obiettivo i grandi valori umani, che sono i veri bisogni da soddisfare. La realtà Vi sono anche in questo caso due distinte dimensioni, perché ciascuno vede la realtà secondo le proprie idee e i propri sentimenti, in un modo diverso da quello degli altri: a fronte della realtà esterna che si presenta una e immutabile, abbiamo le centomila realtà interne di ciascun personaggio, per cui la vera realtà è nessuna. I due aspetti sono: la dimensione della realtà oggettiva, che è esterna agli individui e che apparentemente è uguale e valida per tutti, perché presenta per ognuno le stesse caratteristiche fisiche. la dimensione della realtà soggettiva, che è la particolare visione che ne ha il personaggio, dipendente dalle condizioni sia individuali che sociali; vi sono tante dimensioni quanti sono gli individui e quanti sono i momenti della vita dell'individuo. Della realtà oggettiva esterna, così fissa ed immutabile, noi non cogliamo che quegli aspetti che sono maggiormente adeguati a una delle nostre anime, al particolare momento che stiamo vivendo, in base al quale riceviamo dalla realtà certe impressioni, certe sensazioni che sono assolutamente individuali e non possono essere provate da tutti gli altri individui. Per i personaggi pirandelliani non esiste, quindi, una realtà oggettiva, ma una realtà soggettiva, che, a contatto con la realtà degli altri, si disintegra e si disumanizza, come avviene per Moscarda, il protagonista del romanzo Uno nessuno centomila, che scopre all'improvviso di non essere più quello che credeva dal momento in cui la moglie Dida gli dice che ha il naso che pende verso destra: un banale accidente che lo porterà Marco Messina Esame di stato

10 a capire che gli altri lo vedono in un modo diverso da come lui si era sempre visto. Si può distinguere quindi: come la realtà è vista dal personaggio; come la realtà esterna si impone al personaggio; come il personaggio crede che gli altri vedano la realtà. Questa triplice concezione della realtà è un elemento tecnico che serve a Pirandello per esaminare come i personaggi sono fatti veramente dentro e capire come essi si vedono. Esame che porta a definire l impossibilità di sfuggire alle convenzioni sociali, l impossibilità della comunicazione con gli altri. Pirandello è una delle figure più caratteristiche per comprendere lo sfaldamento della coscienza contemporanea. L uomo non può conoscere la realtà in sé, ma può creare dei modelli interpretativi che gli permettano di mettere ordine "nel suo piccolo mondo. Il vecchio e il nuovo Nel pensiero di Pirandello non c è nulla di nuovo. Esso infatti è una ripresa del motivo romantico della insoddisfazione e dell inquietudine perenne dello spirito umano, esasperata nel Decadentismo. Pirandello lo rielabora, intensificandolo e rappresentandolo in situazioni paradossali, ma non tanto perché a volte esse si verificano realmente, tanto è vero che le cronache spesso parlano di vicende pirandelliane, realmente accadute, e lo stesso Pirandello a volte diceva, che di fronte a certi fatti, la vita imitava la sua arte, e in questo dimostrava più fantasia. Ora dall insoddisfazione e dall inquietudine dell esistenza, la gente si difende con il buon senso, rassegnandosi, con l accettazione serena dei limiti umani, convinta che non esiste né la libertà assoluta, né la verità assoluta. Pirandello invece rappresenta lo stato d animo di chi si ribella a questa condizione e ne fa un dramma, che può portarlo anche alla pazzia. Il suo merito è quello di smascherare e condannare nella sua opera i luoghi comuni, le ipocrisie, gli egoismi, i pregiudizi, e soprattutto i venditori di fumo, coloro cioè che approfittano della forma, entro cui si sono chiusi, per tramare i loro inganni e le loro frodi a danno degli altri. Facendo ciò, egli desidera un autentico miglioramento della società, fondato sul rispetto assoluto della persona umana. L umorismo I fondamenti teorici della concezione del mondo di Pirandello sono riscontrabili nel saggio L umorismo, nel quale lo scrittore espone, discute e codifica la sua poetica. La prima parte è storica, perché dedicata all esame delle varie forme assunte dall umorismo nel corso del tempo, e ad analizzare l opera di vari umoristi italiani e stranieri. Nella seconda parte, di carattere teorico, Pirandello distingue due stadi dell osservazione del reale, che egli definisce "avvertimento del Marco Messina Esame di stato

11 contrario" e "sentimento del contrario". L avvertimento del contrario, sostiene l autore, si ha quando ci accorgiamo di una stonatura nella realtà che ci circonda, e percepiamo in un comportamento o in un fatto una incongruenza che ci sconcerta e ci induce a reagire in modo istintivo e immediato, come quando, vedendo una vecchia signora troppo truccata e vestita in modo inadatto alla sua età, ci mettiamo a ridere. Quando in un opera la descrizione si limita a questa primo stadio si ha il comico. Se però superiamo quella impressione superficiale e la trasformiamo in riflessione, all "avvertimento del contrario" subentra il "sentimento del contrario": ciò accade quando ci soffermiamo a pensare, ad esempio, "perché" la signora agisce in quel modo, scoprendo che forse non prova nessun piacere ad agghindarsi così, e magari ne soffre, ma lo fa per un disperato tentativo di mantenere vivo l amore del marito, più giovane di lei. Mettendo in luce tutto ciò, si fa umorismo. La critica che Pirandello muove alle illusioni dell uomo è lucida e definitiva, e la sua esigenza di verità può apparire crudele, ma proprio perché mette a nudo la sofferenza dei suoi simili, l autore dimostra una partecipazione accorata, una sincera pietà per i suoi personaggi, nei quali vita e forma sono in continuo contrasto: personaggi lacerati, messi improvvisamente di fronte alla scoperta della frantumazione della loro identità e alla crisi di quelle certezze che la "forma" sembrava loro garantire: non a caso le creature di Pirandello sono caratterizzate dalla "pena di vivere così", e i loro volti che si rivelano quando si strappano la maschera, sono "un misto di riso e pianto". RIVOLUZIONE TEATRALE DI PIRANDELLO Sebbene Pirandello abbia deciso di dedicarsi alle opere teatrali molto tardi, è a loro che deve il suo successo. Questi testi hanno modificato in modo decisivo la tradizione teatrale italiana che, all epoca era ancora influenzata dal modello naturalista e da quello decadente di D Annunzio. Pirandello tratta la vita come se fosse una recita, dove ciascuno è "l attore di se stesso", condannato a rappresentare la parte che il destino gli ha prefissato. Il teatro fornisce anzi uno strumento ancora più adatto per esprimere il rapporto maschera realtà. Attraverso una mescolanza portata fino agli estremi di realtà e finzione, Pirandello frantuma la "superficie compatta" della vita. Nei "Sei personaggi in cerca d autore" (1921) egli raffigura perfettamente la sua visione della vita: se il teatro è metafora dell esistenza, mostrando agli spettatori i trucchi che lo governano, denuncia in realtà le regole della vita stessa. Nelle sue ultime commedie spettatori, maschere, personaggi e attori si confondono a rappresentare gli equivoci che si nascondono dietro la vita stessa. Pirandello passa dal teatro che imita la vita al teatro che mette in scena se stesso. Il personaggio di Pirandello, diversamente da quello tradizionale, il quale chiede allo spettatore di identificarsi in lui, di "commuoversi" con lui, apre un continuo, incessante dibattito, non solo con gli altri personaggi, ma Marco Messina Esame di stato

12 idealmente con il pubblico. Lo spettatore è chiamato a "partecipare" in modo nuovo, a "entrare in scena" anche lui. Esempio tipico è "Ciascuno a suo modo". Questa scelta di Pirandello significa intenzione di abolire la separazione tra arte (teatro) e vita (pubblico) e di mescolarle continuamente. Il teatro non rispecchia più la vita, ma vuole rappresentare se stesso (anche perché la vita è teatro), il farsi della creazione artistica, il difficile rapporto tra autore e personaggi, che diventa espressione simbolica del rapporto universale tra l'uomo e il suo destino (come in Sei personaggi in cerca d autore). FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE La vita Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque nel 1844 a Röcken in Germania, figlio del pastore Karl Ludwig e di Franziska Oehler, anch'essa figlia di un pastore. Rimasto orfano del padre in tenera età, crebbe affidato alle cure della madre, donna di solide qualità morali ma di cultura limitata. A Naumburg, dove la famiglia si era trasferita, ricevette i suoi primi insegnamenti di religione, latino e greco e imparò a suonare il pianoforte. Dopo avere abbandonato la celebre scuola teologica di Pforta, con disappunto della madre, la quale sperava di vedere il figlio diventare ecclesiastico, Nietzsche studiò filologia classica alle università di Bonn e Lipsia, diventando professore della disciplina all'università di Basilea a soli 24 anni; in quell epoca si delinearono sempre più chiaramente le sue inclinazioni filosofiche. In questo periodo entrò in relazione con Richard Wagner, del quale divenne amico ed estimatore. Il loro rapporto in seguito degenerò progressivamente fino a rompersi nel Ma a quel tempo, Nietzsche era già malato da alcuni anni e soffriva di crisi nervose. Nel 1876 abbandonò l'insegnamento per motivi di salute e iniziò la sua vita solitaria e errabonda, che lo condusse a soggiornare a lungo anche in Italia. Guastati i rapporti anche con la famiglia, egli vide peggiorare sempre più il suo stato di salute. Nel 1889 a Torino cade in preda a un accesso di follia che non lo avrebbe abbandonato fino alla morte, avvenuta a Weimar nel Negli ultimi anni visse errando per l'europa, spesso ospite di amici e protagonista di complicate vicende umane e sentimentali. Marco Messina Esame di stato

13 Il pensiero Studioso della cultura greca, in particolar modo di Platone e di Aristotele, Nietzsche attinse ispirazione anche dalle opere di Arthur Schopenhauer e dalla musica di Richard Wagner. Nietzsche non espose il suo pensiero in forma sistematica ma in frammenti, o in poesia; anche per questo le sue opere si sono prestate ad interpretazioni differenti esercitando un grande fascino. Lo stesso autore, consapevole dell'«inattualità» delle sue parole aveva detto: "Mi si comprenderà dopo la prossima guerra europea". Egli cercò di ricostruire la genesi del pensiero e della civiltà moderna, individuando nell'antichità classica le radici di due fondamentali atteggiamenti culturali: quello, simboleggiato da Apollo, che si esprime nella ricerca dell'armonia, dell'equilibrio, della bellezza formale, della serenità dello spirito, della razionalità; e quello, che trova il suo simbolo in Dioniso ed è quello originario nell'uomo, che invece è espressione dell'istinto, della volontà, dell'irrazionalità, del desiderio di trasgredire a ogni ordine e a ogni legge. Fino a questo momento della storia, sostenne Nietzsche, è stato seguito principalmente il principio apollineo, nel quale il filosofo tedesco scorge i segni di una decadenza dell'umanità, testimoniata dalle menzogne e dal dogmatismo delle scienze sul piano culturale e dal conformismo, dalla passività, dall'ipocrisia delle leggi e della politica sul piano sociale. Perciò, egli concludeva, è necessario tornare al dionisiaco, restituire all'uomo la libertà di gioire dei suoi istinti e delle sue passioni; di qui l'esigenza di abbandonare la "morale degli schiavi", l'etica della rinuncia, dell'obbedienza passiva alle leggi professate dal Cristianesimo per esaltare l'indomabile volontà di potenza dell'individuo. L'espressione più elevata di questa liberazione è il superuomo, un essere totalmente libero, incarnazione della volontà di potenza, che sta "al di là del bene e del male", che non sottostà alle regole e che è libero dalla morale cristiana. Su un piano filosofico egli si caratterizza per la sua fedeltà alla terra: poiché Dio è morto, l'unica realtà è ora la vita terrena, non essendoci più Dio non esiste più un "mondo dietro il mondo" in cui trovare consolazione al pensiero della morte. Tra le sue opere, le più significative sono: La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872) Considerazioni inattuali ( ) Così parlò Zarathustra ( ) Al di là del bene e del male (1886) Genealogia della Morale (1887) L'Anticristo (1889) La gaia scienza (1882) Ecce Homo (1889). Il superuomo Il superuomo è colui che è in grado di accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell esistenza, di far propria la prospettiva dell eterno ritorno, di emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, di Marco Messina Esame di stato

14 porsi come volontà di potenza. Tutti i valori della civiltà occidentale - religione, scienza, morale - per Nietzsche sono mistificazioni volute dal gregge degli «schiavi», dalla massa per ostacolare il cammino degli uomini superiori; e sono il risultato dello spegnersi nel corso dei millenni dell'originaria «volontà di potenza», ossia dell energia creatrice dell uomo e dei suoi valori vitali. Incarnazione della volontà di potenza è il superuomo (Übermensch): «L uomo deve essere superato. Il superuomo è il senso della terra. L uomo è una corda tesa fra la bestia e il superuomo, ma corda sull abisso». Nietzsche fu un critico spietato degli ideali e dei valori tradizionali dell'europa dell'ottocento. Nelle sue opere filosofiche si scagliò contro il Positivismo e la sua fiducia nel fatto scientifico e oggettivo, demolendo il concetto di progresso da lui definito come un'idea "moderna" e "falsa", e contro ogni tipo di spiritualismo proclamando la morte di Dio. In particolare egli criticò il cristianesimo che riteneva un "vizio". La morale cristiana è per Nietzsche la «morale degli schiavi» che deriva dal «dire di sì ad un altro»: ad essa egli contrappose la «morale aristocratica» che ha inizio nel momento in cui «si dice di sì a se stessi». In Così parlò Zarathustra (1883), una delle sue opere più importanti, il filosofo tedesco propone tre temi fondamentali: la morte di Dio, il superuomo e l'eterno ritorno. Soprattutto il concetto di superuomo è stato spesso male interpretato. Il superuomo nietzschiano, infatti, non è l'archetipo nazista ma piuttosto colui che, avendo preso coscienza del fatto che tutti i valori tradizionali sono crollati, è in grado di ritornare ad essere "fedele alla terra", liberandosi dalle cristallizzazioni della cultura. Il superuomo ha in sé una forza creatrice che gli permette di operare la traslazione dei valori e di sostituire ai vecchi doveri la propria volontà. Il pensiero dell eterno ritorno tende a palesare il suo carattere selettivo, fungente da spartiacque fra l uomo e il superuomo. Infatti il terrore di fronte alla prospettiva dell eterno ripetersi del tutto è propria dell uomo, mentre la gioia entusiastica si manifesta come tipica del superuomo. Nietzsche torna, dunque, a recuperare una concezione pre-cristiana del mondo, la quale presuppone una visione ciclica del tempo. Non credere nella dottrina dell eterno ritorno significa ritenere che il senso dell essere stia fuori dall essere, in un oltre irraggiungibile e frustante; nel vivere la vita come tensione angosciosa in funzione di un futuro migliore. La morte di Dio Per Nietzsche Dio è sostanzialmente il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell essere al di là dell essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo; la personificazione delle certezze ultime dell umanità, ossia di tutte le credenze elaborate attraverso i Marco Messina Esame di stato

15 millenni per dare un senso alla vita. Alla base della concezione nietzschiana della vita c'è il tentativo di considerare l'esistenza nella sua sana ebbrezza primitiva e di restituirla alle sue sorgenti originarie dopo aver estirpato "il posto di Dio". L'atto di liberazione dalla schiavitù della religione è un atto tragico che viene vissuto attraverso il delirio del pazzo, il quale accusa se stesso e gli altri di aver ucciso Dio. Il vuoto lasciato dalla "morte di Dio" potrà essere colmato solo dall'uomo e da nessun altra ideologia tirannica. Ma il travaglio della cultura che tenta di costruire un ateismo umanistico è tutt altro che semplice da definirsi: Nietzsche vive, nel noto racconto dell uomo folle come in altri brani, il dramma del pensiero che cerca in se stesso un assoluto criterio di giudizio e di libertà. Egli sottolinea non solo la difficoltà degli uomini comuni ad accettare la morte dei vecchi valori, ma allude anche alla crisi moderna delle religioni. La cultura contemporanea si sta ancora misurando con questo problema; ma il fatto che da parte di Nietzsche esso sia posto in maniera così drammatica e diremmo "teatrale" è indice dello spostarsi della filosofia verso il racconto o l'aforisma, verso la divulgazione letteraria. La morte di Dio coincide con la nascita del superuomo. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo degli assoluti è ormai maturo per varcare l abisso che divide l uomo dall oltre-uomo. La volontà di potenza Nietzsche identifica la volontà di potenza con l intima essenza dell essere, ovvero con il carattere fondamentale di ciò che esiste. Più in particolare, la volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza autosuperantesi. La molla fondamentale della vita non sono gli impulsi autoconservativi o la ricerca del piacere, ma la spinta all autoaffermazione. Questo costitutivo espandersi della vita, trova la sua massima espressione nel superuomo, che non è uber solo perché è oltre l uomo del passato, ma anche perché la sua essenza consiste nel continuo oltrepassarsi. Ma dire che la vita è autopotenziamento significa dire che la vita è libera produzione di sé medesima al di là di ogni piano prestabilito. Se l essenza della vita è il potenziamento della stessa ne segue che l arte, intesa nel senso ampio di forza creatrice, non è soltanto una forma della vita, ma la forma suprema. Inoltre, poiché la volontà di potenza trova la sua espressione ultima nel superuomo, ne segue che l artista si configura come una prima visibile figura di superuomo. Inizialmente Nietzsche aveva esaltato l arte. Nella fase illuministica ne aveva denunciato i limiti. Nell ultimo periodo torna a rivalutarla. L essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione di valori che sono proiezioni della vita e condizioni del suo esercizio. La volontà di potenza trova il proprio culmine nell accettazione dell eterno ritorno, ovvero nell atto in cui il superuomo si libera dal peso del passato per redimere il tempo. La volontà di potenza sembra urtare contro l immodificabilità del passato. Ma rispetto a quest ultimo nel presente ciò che è cambiato è l uomo, il quale è divenuto Marco Messina Esame di stato

16 superuomo. La volontà di potenza non ha valenze solo teoriche ma essa ne contiene altre. Sono le valenze connesse al concetto della volontà di potenza come sopraffazione e dominio. Nel concetto nietzscheano di volontà di potenza albergano aspetti antidemocratici e antiegualitari, che fanno parte della componente reazionaria del suo pensiero. L AVVENTO DEI REGIMI TOTALITARI IN EUROPA IL REGIME FASCISTA Benito Mussolini è una tra le menti che rivoluzionarono una fetta di storia che appartiene a questa grande torta che è il mondo. E riuscito a condizionare vite e vite, contribuendo anche allo sterminio di alcune di queste grazie alla sua alleanza con Hitler. Uno degli uomini più potenti e folli che l Italia abbia avuto al potere. La nascita del fascismo Finita la Prima Guerra Mondiale, durante la Conferenza per la Pace stipulata a Parigi, gli Alleati, concessero all'italia solamente Trento e Trieste, ma non la Dalmazia e Fiume come previsto dal Patto di Londra. La delegazione italiana, per protesta, abbandonò la Conferenza e gli Alleati non ne tennero alcun conto nella spartizione delle ex colonie tedesche. I nazionalisti, capitanati da Gabriele D'Annunzio, con lo slogan di vittoria mutilata, mobilitando i reduci e la piccola borghesia, nel Settembre 1919 occuparono Fiume. Il nuovo presidente Nitti, non essendo capace di risolvere l'avventura fiumana che si protrasse per 15, fece intervenire Giovanni Giolitti, che ridivenuto presidente del Consiglio, con il Trattato di Rapallo cedette la Dalmazia alla Jugoslavia, proclamò Istria e Zara italiane e Fiume uno Stato libero. Durante e dopo la Guerra vi fu una progressiva maturazione delle classi lavoratrici non più disposte a tollerare guerre e condizioni di vita durissime dettate da altri. Vennero poi alimentate dalla ventata rivoluzionaria che attraversava l'europa per imitazione e sollecitazione dei rivoluzionari sovietici. In Italia, il Biennio Rosso esplose in proporzioni molto vaste a causa della forte combattività dei lavoratori italiani e della loro organizzazione in : ( Cgil ) Confederazione Generale del Lavoro legata al Partito socialista; ( Cil ) Confederazione italiana dei lavoratori, cattolica; Leghe contadine, controllate da Leghe rosse (socialisti), e Leghe bianche(cattolici) Tra il 1919 e il 1920 i contadini invasero le terre incolte dando vita a un movimento di occupazione delle terre, ma vennero presto repressi dal governo Nitti con l'esercito. Nel 1920 gli operai della Fiat Marco Messina Esame di stato

17 fecero uno sciopero contro il carovita e gli industriali, dopo essersi riuniti nella Confederazione generale dell'industria, risposero allo sciopero con la serrata delle fabbriche. Ne segui un occupazione delle stesse e venne anche tentata un' autogestione seguendo l'esempio dei soviet. Contro quest agitazione operaia sarebbe dovuto intervenire il nuovo presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, egli pero non intervenne. Fece una mossa abile, infatti l'occupazione falli perché gli operai, ormai da molti mesi senza stipendio, abbandonarono le fabbriche accontentandosi di qualche piccolo aumento salariale. Inoltre per gli operai, divisi sull'opportunità di far scoppiare la rivoluzione, la sconfitta approfondì i contrasti in seno alle organizzazioni. Nel Gennaio 1921, al termine del congresso di Livorno, Antonio Gramsci fondo il Partito Comunista d'italia. La reazione degli industriali e dei proprietari terrieri al Biennio rosso fu decisiva per le sorti della vita democratica e parlamentare in Italia. Temendo i pericoli della Rivoluzione e mostrandosi ostili alle riforme e avversi ai partiti riformisti, pretendevano la repressione degli scioperi attraverso l'esercito, non condividevano la politica economica dei liberali e dei democratici. Per tutti questi motivi si rivolsero a un movimento appena nato e con pochi aderenti: il Movimento Fascista. La prima origine di questo movimento risaliva al marzo del 1919, quando Benito Mussolini, un ex leader del partito socialista espulso per le sue posizioni interventiste, fondava i fasci a Milano, un movimento che riuniva ex-combattenti, ex-sindacalisti rivoluzionari ed exrepubblicani. Grazie al programma di San Sepolcro, i fasci si presentarono alle elezioni del novembre del 1919 ottenendo 5000 voti e senza conseguire alcun seggio. Esso prevedeva il suffragio universale, la sostituzione della repubblica alla monarchia, riforme fiscali, la riduzione della giornata lavorativa, e alcuni elementi fortemente anticlericali. Ma proprio in questo programma si comprendeva l'ispirazione violentemente antisocialista e antioperaia che poi si attuò nell'azione politica. Dopo l'insuccesso elettorale del 1919 nacque un forte fascismo "agrario" e lo squadrismo. I grandi proprietari terrieri appoggiavano e finanziavano le "squadre d'azione" fasciste che giravano per colpire e ridurre al silenzio i sindacati, le associazioni dei braccianti e le organizzazioni socialiste. Nel 1921, con le elezioni politiche di Maggio, i liberali scelsero di allearsi con il movimento di Mussolini per riuscire a fronteggiare i due grandi partiti di massa: socialisti e cattolici. A capo del partito liberale c'era Giolitti che in realtà sperava di poter poi riassorbire il Marco Messina Esame di stato

18 fascismo riducendone i poteri. In questo modo però venne, in sostanza, legittimato il Partito fascista. Infatti, entrarono nel parlamento ben 35 deputati fascisti tra cui lo stesso Mussolini. I fascisti si presentavano come soluzione contro il "pericolo rosso" per giustificare la loro azione e per accrescere l'area dei consensi. Il governo liberale entra, così, in crisi. Nel giugno del 1921, Giolitti si dimette dalla presidenza del consiglio, ormai immerso in una situazione di crescenti scontri di piazza, illegalità e violenza. Il movimento fascista, ormai forte, si trasformò nel novembre in Partito Nazionale Fascista. Il re, dopo una breve crisi incaricò Luigi Facta di formare un nuovo governo. Facta, a capo di una coalizione di liberali e popolari mantenne il governo fra molte difficoltà fino all'ottobre del Nell Ottobre dello stesso anno, di fronte all intensificarsi della violenza squadrista i socialisti riformisti decisero di appoggiare il debole governo di Facta, dando origine al Partito socialista unitario. Il primo segretario del neonato partito fu Giacomo Matteotti. Alla vigilia della marcia su Roma risultava ormai diviso in tre tronconi. Profonde divergenze maturarono anche all interno del Partito popolare tra le diverse anime del cattolicesimo italiano. Poiché né i Socialisti italiani furono in grado di rimanere uniti, né i cattolici e i liberali riuscirono a trovare un punto d'accordo, nel 1922, quando era in atto il congresso di Napoli del partito nazionale fascista, fu organizzata una "marcia su Roma" che costrinse il re e il parlamento ad accogliere le richieste fasciste. Il presidente del consiglio Facta chiese al re di far intervenire l'esercito, ma il re per paura che l'esercito non obbedisse o che scoppiasse una guerra civile, rifiutò e Facta, del tutto impotente a fronteggiare la situazione, si dimise. Il 30 ottobre, infine, il re incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. Nasceva, così, una coalizione formata da liberali, cattolico-popolari e fascisti. Il partito fascista Dall'ottobre del 1922, Mussolini iniziò un'opera di rafforzamento del potere fascista. Nel dicembre fu istituito il Gran Consiglio del fascismo, un organo di dirigenti del partito fascista, con il compito di elaborare le linee generali della politica fascista. Nel gennaio fu fondata la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nel tentativo di legalizzare lo squadrismo che però, rappresentava sempre una forza armata di parte. Mussolini mirava ad ottenere l'appoggio della classe dirigente, economica e politica. Molte furono le riforme apportate dal nuovo governo, ad iniziare da una nuova politica economica che aboliva il monopolio statale delle polizze vita, e da una riduzione del carico fiscale sulle imprese fino alla decisione di salvare l'ansaldo e il Banco di Roma attraverso il denaro pubblico. Fece attuare una Marco Messina Esame di stato

19 nuova riforma scolastica del ministro Giovanni Gentile che diede all'istruzione una configurazione nuova e coerente con gli ideali del fascismo e che contribuì, prevedendo l'insegnamento della religione nelle scuole elementari, a migliorare i rapporti con la Chiesa cattolica. Nel 1923 i ministri popolari lasciarono il governo. Nello stesso anno fu introdotta una nuova legge elettorale, la legge Acerbo che prevedeva un forte premio alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Nel 1924, sulle basi del nuovo sistema elettorale, si tennero le nuove elezioni politiche. I fascisti raccolsero una schiacciante maggioranza. Ma il deputato Giacomo Matteotti, segretario del partito socialista, venne rapito da una banda di squadristi fascisti, poiché pochi giorni prima aveva denunciato in parlamento i sotterfugi del partito fascista. Era chiaro a tutti chi fosse il mandante, ma l'unica forma di protesta fu la cosiddetta secessione dell'aventino, cioè l'uscita dal parlamento di tutte le opposizioni, ad eccezione dei comunisti. La crisi che seguì fu ben presto superata anche grazie all'inerzia del re di fronte all'illegalità e all'opinione pubblica. In un discorso in parlamento pronunciato il 3 gennaio del 1925, Mussolini annunciò la svolta autoritaria assumendosi la responsabilità di quanto accaduto. Da quel momento le opposizioni iniziarono ad essere sistematicamente colpite da provvedimenti giudiziari, i maggiori giornali italiani divennero "fascistizzati". Infine, il regime fascista prese la forma di uno stato totalitario. Da questo momento iniziarono ad essere emanate leggi che miravano a rafforzare i poteri di Mussolini, leggi che proibivano lo sciopero, che imponevano lo scioglimento di tutti i partiti ad eccezione di quello fascista, che istituivano un tribunale speciale per la sicurezza dello stato e che reintroducevano la pena di morte. Muore definitivamente così lo stato liberale. Il regime Nel 1929 la Santa Sede e il governo Italiano firmano i Patti Lateranensi (Trattato del Laterano, che restituiva alla Chiesa il Vaticano, S. Giovanni in Laterano e Castel Gandolfo, il concordato, che regolava le materie d interesse reciproco come il matrimonio, l'istruzione ed il trattamento fiscale degli organismi ecclesiastici, e la convenzione finanziaria, che prevedeva un risarcimento pecuniario per la perdita dei possedimenti pontefici nel 1870). Questi patti furono unicamente un sistema, per Mussolini di potersi presentare come l'artefice di una storica riconciliazione fra lo stato e la Chiesa, e, per quest ultima, invece, rappresentava solo il legittimo riconoscimento della propria autorità sullo Stato ed, inoltre, era una garanzia di tutela della propria indipendenza. Negli anni '30, dopo lo scoppio della grande crisi economica mondiale, la politica fascista fondò il sistema corporativo, una legge che prevedeva la nascita di 22 corporazioni cioè associazioni rappresentativa sia dei datori di lavoro che dei lavoratori, suddivise per settori produttivi che si proponeva di impedire alla radice i conflitti di lavoro e di promuovere il massimo livello di produzione. In realtà Marco Messina Esame di stato

20 il corporativismo si tradusse in vantaggio per la classe imprenditoriale. Nel 1927 si realizza la rivalutazione della lira attraverso la "quota novanta" (ossia il valore di cambio di 90 lire per 1 sterlina). Ovviamente tutto questo si accompagnò ad una riduzione dei salari dei lavoratori. Negli anni '30 cresce, inoltre, l'intervento statale nell'economia fino ad arrivare a forme di dirigismo. Per ovviare al problema economico che causava la disoccupazione, viene attuata una politica di lavori pubblici (strade, ferrovie, edilizia.) e di bonifica di terreni agricoli malsani ed incolti. Con l'impiego di ingenti risorse finanziarie pubbliche, buona parte della disoccupazione poté essere assorbita e migliaia di ettari di terreno vennero messi a cultura. Le conseguenze della grave crisi economica che nel 1929 aveva colpito tutto il mondo, fu risolta dal fascismo con la nascita di alcuni istituti statali: nel 1931 fu creato L'Istituto Mobiliare Italiano (IMI), con il compito di sostituire le banche in crisi nel sostegno alle industrie in difficoltà finanziarie, nel 1933 nacque l'istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) con il compito di salvare le industrie malate. Oltre che istituti economici, nacquero anche istituti di previdenza sociale come l'istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INAIL), l'opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI). Mussolini fece tutto questo per arrivare ad avere un sempre maggiore livello di consenso pubblico che esplose, nel 1935, con la conquista dell'etiopia e la proclamazione dell'impero. Nonostante le sanzioni economiche disposte dalla Società delle Nazioni, la politica estera di Mussolini ebbe successo e ciò contribuì alla nascita di una politica dell'autarchia (autosufficienza economica), che avvicinò Italia e Germania. Nel 1936 l'italia intervenne a fianco dei nazisti tedeschi nella guerra civile Spagnola, in appoggio ai franchisti contro la repubblica. Si posero così le basi per un'alleanza fra Mussolini ed Hitler che, nell'arco di pochi anni avrebbe portato i due paesi alla guerra Mondiale. Una Conseguenza tragica di quest'alleanza fu, nel 1938, l'emanazione di leggi razziali antisemite che, in sostanza proclamavano l'esistenza di una "pura razza Italiana" d'origine ariana. Gli ebrei furono privati, poiché "razza inferiore", di tutti i fondamentali diritti civili e politici e costretti all'esilio o all'emigrazione. IL REGIME NAZISTA Il termine Nazionalsocialismo, più spesso abbreviato in "nazismo", designa la dottrina politica che dava contenuto ideologico al National Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP; Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), improntando la sua azione e, in generale, tutta la politica interna ed estera di Adolf Hitler e del suo governo dal 1933 al I principi centrali della dottrina nazista, per alcuni aspetti affine al fascismo italiano, erano ispirati alle teorie che Marco Messina Esame di stato

21 sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg; ma il successo della formula politica in Germania fu dovuto anche alla sua relazione di continuità con la tradizione nazionalista, militarista ed espansionista prussiana, nonché al suo radicamento nella cultura irrazionalista di inizio secolo. L'ascesa del movimento nazionalsocialista trasse forte impulso dallo scontento diffuso fra i tedeschi alla fine della prima guerra mondiale. Ritenuta la principale responsabile del conflitto, la Germania dovette infatti accettare le pesantissime condizioni del trattato di Versailles, a causa delle quali entrò in un periodo di depressione economica, segnato da un'inarrestabile inflazione e da una vasta disoccupazione. Finanziata dagli ambienti militari, la formazione politica guidata da Adolf Hitler nacque nel 1920 in un paese prostrato dalla guerra e attraversato da violenti conflitti politici e sociali. Parte dei militanti furono organizzati in una specie di braccio armato, le SA (Sturmabteilungen, "sezioni d'assalto"), organizzato da Ernst Röhm; le SA avevano il compito di intimidire con la violenza gli avversari politici e i sindacalisti. Hitler formulò un programma d'azione antidemocratico, imperniato sul nazionalismo e sull'antisemitismo, e nel 1923 dotò il partito di un efficace strumento di propaganda, il quotidiano " Völkischer Beobachter" (L'osservatore nazionale), e di un simbolo ufficiale, una croce uncinata nera, inscritta in un cerchio bianco su campo rosso: la svastica. Nello stesso anno intensificò la propaganda e le azioni dimostrative contro il Partito comunista tedesco, tentando infine un colpo di stato (il putsch di Monaco) per rovesciare il governo. L ideologia nazista Il tentativo fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere. Durante la detenzione, che in realtà durò meno di un anno, scrisse la prima parte del Mein Kampf (La mia battaglia), l'opera in cui riassunse i capisaldi dell'ideologia nazista, tracciando il suo progetto di conquista dell'europa. Le fonti intellettuali di Hitler erano alquanto eterogenee e il nazionalsocialismo si presentava così più come un conglomerato di idee dalle matrici più disparate che come un'ideologia organizzata e strutturata. Nel Mein Kampf le istanze nazionaliste e il progetto di una grande Germania che radunasse tutte le genti di lingua tedesca trovavano una teorizzazione che Marco Messina Esame di stato

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