Fondatrice del Monastero domenicano Compatrona di Alba. Cattedrale di Alba, volta della cappella dei Santi Tutelari (M. A.

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1 IL CERVO della B. Margherita di Savoia Anno LXII - n. 2 OTTOBRE 2014 Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. I, comma 2, DCB/CN - Aut.622/D.C./D.C.I./CN dell 11/10/ ANNIVERSARIO DELLA MORTE DELLA BEATA MARGHERITA DI SAVOIA Fondatrice del Monastero domenicano Compatrona di Alba Cattedrale di Alba, volta della cappella dei Santi Tutelari (M. A. Milocco) All interno: MOSTRA STORICO-BIOGRAFICA DELLA B. MARGHERITA E SUCCESSIVE VICENDE DEL SUO MONASTERO

2 SOMMARIO Nella Gloria da 550 anni Mostra storico-biografica La stella di Natale M. A. MILOCCO: Alba, particolare della Gloria della B. Margherita nella chiesa di S. M. Maddalena PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI PER IL 550 IL CERVO della B. Margherita di Savoia Periodico religioso a cura delle monache domenicane di Alba Per offerte servirsi del C.C.Postale N intestato a: Monastero Suore Domenicane Strada Serre, ALBA (CN) Tel Fax priora@monasterodomenicane.it Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 2, DCB/CN Aut. 622/D.C./D.C.I./CN dell 11/10/2000 Dir. Resp.: don Giovanni Ciravegna Aut. Trib. Alba n. 125 in data Litografia l artigiana, Alba In copertina: Nella cattedrale di Alba, la cappella laterale dedicata ai Santi Tutelari contiene le reliquie dei Patroni e Compatroni della città e della diocesi. Anche la volta di questa cappella, come quella della chiesa della Maddalena, fu affrescata dal pittore Michele Antonio Milocco. Fra i Santi particolarmente legati alla Chiesa diocesana non manca la Beata Margherita di Savoia, accompagnata da San Vincenzo Ferrer e dall Angelo con le tre frecce raffiguranti malattia, persecuzione e calunnia. DOMENICA 16, apertura delle celebrazioni: in monastero, ore 10: S. Messa presieduta da P. Fausto Arici O.P. in cattedrale, ore 16: S. Messa solenne del Vescovo Mons. Giacomo Lanzetti ore 18 e 20,30: Ss. Messe con interventi di P. Fausto Arici O.P. LUNEDÌ 17, chiesa di S. Domenico, ore 21: Relazione di Don Renzo Costamagna: Margherita di Savoia e la città di Alba MARTEDÌ 18, chiesa S. Domenico, ore 21: Concerto della corale Stella Alpina - Alba GIOVEDÌ 20, chiesa di S. Maria Maddalena: ore 9: S. Messa ore 10: Relazione di Cristina Siccardi: La poliedrica figura della B. Margherita di Savoia, fra storia e spiritualità domenicana VENERDÌ 21, Giornata pro orantibus : al monastero, ore 10: S. Messa presieduta da P. B. Prella O.P. ore 20,30: incontro e Adorazione eucaristica con i giovani della città, animata da P. Bernardino Prella O.P. SABATO 22, conclusione delle celebrazioni: in monastero, ore 10: S. Messa presieduta da S. Ecc. Mons. Giacomo Lanzetti e concelebrata dai Sacerdoti della città

3 «Il giorno di san Clemente, alcuni cittadini, uomini ragionevoli e sensati, i quali ignora vano che la Beata fosse già partita da questo mondo, vennero per vedere la Madre e le Suore, e ad esse che domandavano che cosa volevano, dissero: Diteci, Reverenda Ma dre, come sta Madama?. La Madre e le Suore risposero: Gentili signori, la nostra cara Madama, nella notte passata verso il mattino, ha lasciato questa vita. A questa risposta i cittadini ripresero: Reverenda Madre, sappiate che, verso que sta stessa ora, noi eravamo nelle nostre case, quando abbiamo udito una celeste musica, e un rumore simile a quello che fa una grande processione. Ci siamo alzati e siamo usciti sulla via per vedere ciò che potesse essere, e abbiamo visto una grande luce e inteso voci soavissime, senza vedere alcuno: e questo splendore e queste voci si dirigevano verso il monastero, come fosse una processione. Ab biamo seguito la detta processione al detto monastero ed entrandovi non abbiamo più nulla visto e nulla udito. Per questo motivo noi abbiamo pensato che dovessero essere spiriti celesti, mandati da Dio per segnalare il beato trapasso di Madama, e fare corteggio alla sua anima». (Dalla Vita manoscritta per il processo di beatificazione di Margherita di Savoia). Nella Gloria da 550 anni! uccede ormai non di rado S che anche una claustrale debba uscire dal monastero per necessità non demandabili a terzi. Se capita a me, e devo attraversare la città da una parte all altra del centro storico, non mi lascio sfuggire l occasione per passare nella chiesa di Santa Maria Maddalena, di cui fummo nell 800 espropriate dallo Stato. Ultimamente, costretta a un tempo di attesa, mi sono soffermata a contemplare la Gloria della B. Margherita di Savoia, che il pittore Michele Antonio Milocco affrescò sulla volta della cupola ovale della bella chiesa barocca. Si può riconoscere un grande numero di santi e beati, glorie di Alba, dell Ordine domenicano e di Casa Savoia. Ma la raffigurazione che per prima viene da notare è quella in cui si vede la Beata Margherita, che in atteggiamento di umilissima venerazione viene presentata al Signore Gesù e a Maria Santissima dal nostro Santo Padre Domenico e da Santa Maria Maddalena, titolare della chiesa, mentre al di sopra assistono Dio Padre e lo Spirito Santo, e poco più in là anche San Vincenzo Ferrer indica alla nostra ammirazione la sua figlia spirituale che, accogliendo con fede e amore le prove raffigurate dalle tre frecce (un angelo anche qui è come in atto di porgerle alla Beata), ha raggiunto la corona di gloria - ben più preziosa di quella da lei disprezzata in terra! - che un altro angelo porta su un cuscino. Tutto ciò si verificò di fatto per lei in quelle prime ore del 23 novembre 1464, in un tripudio di gaudio che non è dato immaginare. Viene da chiedersi: cosa avrà provato la nostra santa Madre in quell istante di 550 anni fa? E cosa può tuttora provare nello stato di beatitudine in cui ormai è 3

4 immersa per l eternità?... Sulla terra, noi sue figlie e anche i nostri concittadini che continuano ad amarla e ad affidarsi alla sua intercessione, desideriamo ricordarne in modo opportuno le generose risposte alla grazia di Dio e alle necessità del tempo e del suo ambiente. Ma lassù non esiste tempo e non esiste noia, ma perenne e inesauribile novità nella scoperta di Dio, con incessante incanto per le sempre nuove delizie! Tutto quello che se ne può immaginare di bellezza e di felicità è meno di una punta d ago di fronte all immensità del cielo, come si esprime un mistico domenicano del Medioevo, Giovanni Tauler. Chi, avendo fede, non ci avrà mai pensato, specialmente nel mese di novembre dedicato al ricordo dei santi e dei morti? Dice il Salmo 35: Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio! Si rifugiano gli uomini all ombra delle tue ali, si saziano dell abbondanza della tua casa e li disseti al torrente delle tue delizie ; e il Salmo 15: gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra!. * * * Se niente avviene per caso, è bello e significativo che questo giubileo coincida con l inizio di un anno dedicato alla vita consacrata, come anche che nella chiesetta del nostro attuale monastero si possa celebrarlo in particolare con i giovani della città proprio nel giorno in cui nella Chiesa si prega pro orantibus - per le monache di clausura. La nostra Madre Margherita si trovava in una posizione sociale in cui poteva fare - e di fatto aveva fatto - molto per la Chiesa e per il prossimo; eppure comprese che una vita anche più feconda e fruttuosa era possibile, in una situazione di silenzio e di nascondimento che poteva favorire il raggiungimento di un amore più puro e più universale per Dio e per il prossimo. Si tratta di una verità affermata dai grandi Dottori della Chiesa, che cioè alla salvezza del mondo giova di più un solo atto di amore puro che tutte le iniziative umane di apostolato, anche le più generose e faticose. Margherita si preparò con umiltà e tenacia al raggiungimento di questa meta, con animo grande che non considerava un ostacolo l età che avanzava (fece professione come monaca all età di 60 anni). E di fatto, mentre la sua carità continuò a rifulgere dal ritiro del monastero, certamente più abbondanti grazie ottenne con la sua segreta immolazione nei tre ultimi lustri della sua vita, non solo per le sue figlie, ma anche per la città, per l amato Ordine domenicano e per la Chiesa tutta. È interessante notare che nella stessa via di Alba in cui, la notte del 23 novembre 1464, la Beata moriva e i cittadini albesi videro come una processione luminosa di Santi portarsi al monastero, 441 anni dopo nasceva un altra gloria dell Ordine domenicano, il Beato Giuseppe Girotti, martire della carità sotto il regime nazista. Non sarà egli stato impetrato da Dio anche dalle preghiere di quell eroica Monaca santificatasi lì nei pressi oltre quattro secoli prima? Per esempio, si legge anche come la piccola Santa Teresa di Lisieux morente vide una culla con un neonato per cui pregò: non si sarà trattato del futuro Paolo VI, elevato all onore degli altari il 19 ottobre u.s., che era nato appunto tre giorni prima che la Santa volasse in cielo? È stupendo il mistero della comunione dei santi! E di tutto questo non c è, alla fine, che da rendere infinite grazie al Signore, operatore di meraviglie di generazione in generazione. Suor M. Agostina 4

5 Mostra storico-biografica La Gloria della Beata Margherita di Savoia. Affresco del pittore Antonio Milocco sulla volta della cupola ovata della chiesa di Santa Maria Maddalena in Alba 5

6 6 MARGHERITA DI SAVOIA-ACAJA nella dinastia sabauda RAMO DEGLI ACAJA Stemma della Beata Margherita Le tre frecce che attraversano lo stemma nobiliare, simboli della malattia, della persecuzione e della calunnia, ricordano che solo la croce accettata con Cristo conferisce alla persona la vera, imperitura nobiltà, che i secoli non cancelleranno. TOMMASO II ( ), secondogenito di Tommaso I decimo conte di Savoia ( ), dal fratello Amedeo IV aveva ricevuto in appannaggio il Marchesato di Susa, la Contea di Torino e la Signoria di Pinerolo; fu dunque il Capostipite del ramo a cui appartenne la Beata Margherita. Egli morì ad Aosta il 7 febbraio TOMMASO III, suo primogenito, ricevette il titolo di Signore del Piemonte dal fratello minore Amedeo V, che succedette ad Amedeo IV nel ramo principale. Morì nel FILIPPO I ( ), ultimo figlio di Tommaso III e bisnonno di Margherita, sposando il 12 febbraio 1301 Isabella di Villehardouin, erede del Principato di Acaja e Morea per parte del primo marito Roberto di Hanault figlio di Goffredo, acquisì anche il titolo di Principe di Acaja e di Morea. Suoi fratelli furono Pietro, arcivescovo di Lione, Tommaso, vescovo di Torino, Guglielmo, abate di S. Michele della Chiusa morto nel GIACOMO ( ), nonno di Margherita, non ebbe figli dalla prima moglie Beatrice di Ferrara; ebbe un figlio, Filippo II, dalla seconda moglie Sibilla del Balzo, eliminato però presto dalla scena politica; e i due figli Amedeo e Ludovico dalla terza moglie Margherita di Beaujeu. Fratelli di Giacomo furono Amedeo, vescovo di Moriana, Tommaso, vescovo di Torino e Aosta, ed Edoardo, vescovo di Sion. AMEDEO ( ), padre di Margherita, nel 1380 sposò Caterina dei conti di Ginevra, dalla quale ebbe le due figlie Margherita e Matilde, escluse dalla successione per la legge salica adottata al tempo di Amedeo V di Savoia. LUDOVICO ( ), fratello del precedente, gli succedette nel Principato, ma dalla moglie Bona di Savoia non ebbe figli. Fondò l Università di Torino. Con la sua morte, avvenuta l 11 dicembre 1418, si estinse quindi il ramo dei Savoia-Acaja, e tutti i suoi possedimenti passarono al ramo principale della Dinastia. Umberto Biancamano (Torino, Palazzo Reale) Umberto I Biancamano, comunemente considerato il Capostipite della dinastia sabauda, nacque circa l anno 998 da un certo Beroldo, duca di Sassonia e forse nipote dell imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III; egli, per benemerenze acquisite nei confronti di Rodolfo III, ultimo re di Borgogna, ne ricevette onori e la contea di Savoia e di Moriana.

7 Una più preziosa eredità Il Beato Umberto nacque nel castello di Avigliana verso il 1130 e succedette al padre nel Rimasto ripetutamente vedovo, per ragioni politiche fu indotto ogni volta a risposarsi, pur preferendo la quiete di Altacomba ai fasti della corte. Combatté per la difesa dello Stato contro Federico Barbarossa e suo figlio Enrico VI. Secondo alcuni storici partecipò, con i Francesi e gli Inglesi, alla crociata indetta da Clemente III contro il sultano Saladino, per liberare Gerusalemme e Antiochia. Morì il 4 marzo 1189 presso l abbazia di Altacomba, dove fu sepolto. Annoverato dalla Chiesa tra i Beati, il suo culto immemorabile fu sancito da Gregorio XVI il 1 settembre 1838 e la Congregazione dei Riti, il 23 febbraio 1839, stabilì l Ufficio liturgico e la Messa in suo onore, fissandone la festa al 6 settembre; attualmente, la festa è il 4 marzo. Il Beato Umberto III, conte di Savoia (Torino, Palazzo Reale, sala dei Beati) Abbazia di Hautecombe (Savoia) 7 Gli Acaja erano signori di una parte abbastanza modesta del ben più vasto Stato sabaudo. Lungo i secoli, i tre rami di Casa Savoia, tra conquiste, donazioni da parte degli imperatori e doti o eredità acquisite per via di matrimoni, conobbero un espansione continua sui territori francese, svizzero e soprattutto italiano. Il dominio degli Acaja agli inizi del Quattrocento L abbazia fu fondata nel 1125 da Amedeo III il Crociato, sulle sponde del lago Bourget, ai piedi del monte Du Chat. Amedeo chiamò ad abitarla i monaci dell ordine di San Basilio che dimoravano sul monte di Sessina. L abbazia nel 1821 fu restaurata, in stile gotico, per iniziativa di Carlo Felice. Qui furono inumati un centinaio di principi sabaudi, dal Beato Umberto III (+ 1189) all ultimo re d Italia, Umberto II, con la regina Maria José.

8 8 Nascita e ambiente d origine Margherita nacque a Pinerolo (TO) probabilmente il 4 giugno 1390 e fu battezzata il 24 successivo. Era la primogenita di Amedeo di Savoia, signore del Piemonte e principe di Acaja e Morea, e di Caterina di Ginevra (+ 1400). Ebbe una sola sorella, Matilde, nata nel 1398 e morta prematuramente nel 1424, dopo essere andata sposa nel 1417 a Ludovico, palatino del Reno e duca di Baviera. A dodici anni Margherita era già orfana di entrambi i genitori e passò sotto la tutela dello zio paterno Ludovico. Pinerolo, chiesa di S. Maurizio Margherita di Savoia fanciulla La chiesa risale all XI secolo, e in essa furono ricomposti, insieme ad altri, i resti dei principi di Acaja Filippo, Giacomo, Amedeo padre di Margherita e Ludovico suo zio, dopo che la chiesa di S. Francesco, in cui erano stati sepolti, fu distrutta da Napoleone agli inizi dell Ottocento. Pinerolo, il cortile e la facciata del palazzo degli Acaja Il palazzo, costruito dal principe Filippo I, risale agli inizi del Trecento. Di qui governò Amedeo di Savoia-Acaja, a cui succedette l unico fratello Ludovico. Caterina di Ginevra, sua sposa, aveva invece ben cinque fratelli e altrettante sorelle. I fratelli erano: Aimone, Amedeo, Giovanni e Pietro, principi secolari senza prole; Roberto, ecclesiastico, ultimo conte di Ginevra (+ 16 settembre 1394), che fu dapprima vescovo di Cambray, poi cardinale e Legato apostolico in Italia, e infine fu eletto (anti)paap a ad Avignone il 20 settembre 1378, col nome di Clemente VII. Le sorelle erano: Violante; Maria, dapprima sposa di Filippo primogenito di Giacomo d Acaja e fratellastro di Amedeo; Giovanna, moglie di Raimondo del Balzo; Bianca, moglie di Ugo di Chiallon; e Agnese.

9 Sposa e Marchesa di Monferrato I MARCHESI DI MONFERRATO 9 La B. Margherita di Savoia, Marchesa di Monferrato (Medaglione in mosaico fatto apporre dalla regina Margherita nella cappella espiatoria di Monza, costruita nel punto dove fu assassinato il re Umberto I di Savoia il 29 luglio 1900). Margherita, appena tredicenne, per ragion di stato il 17 gennaio 1403 andò sposa a Teodoro II Paleologo marchese di Monferrato. Il marito aveva 39 anni e due figli nati dal primo matrimonio: Giangiacomo e Sofia. Nel 1403, li 17 Gennaro Lodovico Principe di Acaia, andò in Asti con circa ottocento Cavalli, per conferir alcune cose con Teodoro Marchese di Monferrato, col quale fece pace, e stette circa quindeci giorni, dandogli per moglie Margherita sua nipote, figlia del fu Amedeo suo fratello, la quale fu poi tenuta per Santa... (dalla Historia Saluzziana di Goffredo della Chiesa). GLI ALERAMICI ALERAMO, (+ prima del 991), Capostipite, principe coadiutore del re Berengario II, di cui sposò la figlia Gerberga; creato Marchese di Monferrato nel 967 dall imperatore Ottone il Grande, fondatore del Sacro Romano Impero Germanico. ODDONE, GUGLIELMO III, ENRICO, ODDONE II, GUGLIELMO IV, RANIERO, GUGLIELMO V, , detto Il Vecchio, sposò Giuditta figlia del margravio d Austria e zia di Federico Barbarossa; prese parte coi figli alla II Crociata. CORRADO, BONIFACIO I, , Re di Tessaglia (o Tessalonica) nel 1204, Generale supremo della IV Crociata. Conquistò Costantinopoli nel GUGLIELMO VI, BONIFACIO II, , il Gigante GUGLIELMO VII, , il Gran Marchese, signore di Milano dal 1278 al Dopo aver accresciuto i suoi domini, caduto in mano ai nemici, egli fu lasciato morire di fame. È ricordato da Dante in Purgatorio, VII, GIOVANNI I, , morto a Chivasso, ultimo degli Aleramici. Alla sua morte, in mancanza di eredi diretti, il titolo passò a TEODORO PALEOLOGO, figlio secondogenito di Andronico Paleologo e di Violante, sorella di Giovanni. Venendo il giovane in Italia per prendere possesso del Marchesato, giunto a Genova sposò la nobile Argentina Spinola. I PALEOLOGI TEODORO I PALEOLOGO, GIOVANNI II, SECONDOTTO, GIOVANNI III, TEODORO II, terzogenito di Giovanni II, marito della Beata Margherita ( ) GIANGIACOMO, , figlio del primo matrimonio di Teodoro II GIOVANNI IV, GUGLIELMO VIII, BONIFACIO III, GUGLIELMO IX, BONIFACIO IV, GIAN-GIORGIO, Si estingue la dinastia. Il titolo passa ai Gonzaga di Mantova, per disposizione dell Imperatore Carlo V. Grazzano Badoglio: campanile e resti dell antico chiostro dell abbazia romanica L abbazia fu fondata da Aleramo nel 951. La parte superiore del campanile, oltre la cella campanaria, è di costruzione recente. Ad essa si riferiscono ricchissime dotazioni fatte dai Marchesi di Monferrato. Essi pure, come i Savoia, si distinsero per fondazioni e liberalità verso le istituzioni religiose, come anche per alcune figure eminenti per santità di vita.

10 10 Alcune dimore dei Marchesi di Monferrato CAMINO MONFERRATO: tre vedute del castello marchionale La facciata di levante, con la chiesa del castello Il ponte levatoio, visto dall interno Nel castello di Camino Monferrato si riunì il parlamento alla morte del marchese Giovanni, ultimo degli Aleramici, e ne partì l ambasciata per Costantinopoli, per il trasferimento del Monferrato ai Paleologi. Veduta generale del castello La cattedrale e il campanile (monumento nazionale del secolo X), furono restaurati da Margherita nel Chivasso fu la sede ufficiale, prima di Casale Monferrato, della corte Aleramica e dei Paleologi. Chivasso: l antichissima cattedrale, il campanile e la torre

11 Luoghi di residenza di Margherita Casale: veduta prospettica e pianta della città e della cittadella in una incisione del 1704 Lunetta del portale della chiesa di S. Domenico a Casale Genova, il Palazzo ducale Casale, capitale del Monferrato dal 1378, fu il luogo più consueto della residenza di Margherita dopo il suo matrimonio. La lunetta raffigura a destra Bonifacio e Maria di Serbia, a sinistra Guglielmo VIII e Guglielmo IX di Monferrato, al centro la Madonna col Bambino e ai lati due frati domenicani. La chiesa fu fondata nel 1469 da Guglielmo VIII Paleologo, il nipote di Margherita che nel 1482 costruì il primo sarcofago dove accogliere più degnamente le spoglie della santa Zia. Il palazzo, risalente al sec. XIII, viene detto ducale dal 1339, quando divenne sede del primo Doge genovese. Della costruzione medioevale rimane la Torre del Popolo, sopraelevata nel A Genova Margherita risiedette dal 1409 al 1413 col consorte, che vi era stato chiamato per scacciarne i Francesi; ella vi si distinse per l assistenza ai poveri e soprattutto quando fame e peste si abbatterono sulla città, nel Alcune dame genovesi seguirono poi Margherita anche ad Alba. 11 Casale: veduta aerea del castello dei Paleologi, edificato nel 1352 dal marchese Giovanni II e ampliato nel Quattrocento da Guglielmo VIII e Bonifacio III

12 12 Luoghi familiari ai Paleologi Crea Monferrato: il Sacro Monte visto dal campanile della chiesa Abbazia di Lucedio (Trino Vercellese): la chiesa con il vecchio campanile Trino Vercellese: statua della Beata Margherita A questo Santuario, caro ai Paleologi, salì senza dubbio la Beata Margherita, e forse anche con S. Vincenzo Ferreri, se C. Maurizio attesta: Le due pareti laterali hanno personaggi celebri o per santità, o per grado: da una parte è S. Vincenzo Ferreri con la B. Margherita di Savoia, dall altra S. Luigi Gonzaga collo zio Duca Vincenzo (Lettere delle Damigelle, p. 375). Ora, purtroppo, tale affresco è scomparso. L abbazia fu fondata nel 1123 da Raniero marchese di Monferrato e giunse a grande prosperità nel secolo di Margherita. Tra il 1769 e il 1787 fu ricostruita, e durante la dominazione francese in Piemonte fu secolarizzata. Della costruzione originale rimane il campanile romanico. Margherita ebbe la consolazione di ospitare per una notte nel suo castello di Trino il papa Martino V, la cui elezione al Concilio di Costanza ( ) aveva posto fine al grande scisma d Occidente, per estinguere il quale anche lei si era attivata in vari modi. Martino V, eletto l 11 novembre 1417, fu ospite di Margherita e Teodoro durante il suo viaggio verso la propria sede romana.

13 Morte di Teodoro II: Margherita torna al proposito di consacrarsi a Dio Moncalvo Monferrato, avanzi dei bastioni e torrioni dell antico castello di Teodoro II Moncalvo Monferrato, abside e campanile della Parrocchia di S. Francesco San Vincenzo Ferreri e la Beata Margherita 13 A Moncalvo morì il Marchese il 2 dicembre Alla sua morte, Margherita divenne Reggente del Marchesato, fino al 1420, quando il figliastro Giangiacomo poté succedere al padre nel governo. Pochi giorni dopo il marito, l 11 dicembre 1418, Margherita perse anche lo zio Ludovico, col quale si estinse il ramo degli Acaja. I domini dei principi di Acaja tornarono così al ramo primogenito dei Savoia nella persona del duca Amedeo VIII. Padre G. Baresiano scrive nel 1638, a proposito del luogo di sepoltura di Teodoro II: Un altra scrittura da me nel 1634 ritrovata, et autenticamente tratta dall Archivio delli reverendi Padri Minori detti delle scarpe di San Francesco di Moncalvo nel Monferrato, ne fa apertissima fede: Dentro il Choro di questa Chiesa stanno sepolti alcuni Marchesi del Monferrato fondatori del detto Convento, fra i quali è Teodoro Paleologo marito della Beata Margherita... (Vita della B. Margherita, p. 13). Il Santo domenicano ( ), detto L Angelo dell Apocalisse (donde la raffigurazione con una fiamma sul capo e le ali), incontrò Margherita, probabilmente nel 1402, nella reggia di Pinerolo, e forse anche in seguito. Il Santo fu il suo principale ispiratore in tutte le scelte importanti della vita, donde il fatto che molto spesso, nell iconografia, essi sono raffigurati vicini. Dopo una densissima vita apostolica illustrata da innumerevoli miracoli, egli morì sul campo a Vannes il 5 aprile Callisto III il lo iscrisse tra i santi.

14 14 Terziaria domenicana In questo palazzo, nel quartiere detto di S. Biagio, messole a disposizione dal figliastro Giangiacomo, Margherita si ritirò nel 1420 con un gruppo delle sue dame. Il palazzo era separato dal convento e dalla chiesa degli Umiliati dalla sola via. L anno Essendo il Marchese Teodoro pervenuto a morte, il cui corpo è tumulato nella Chiesa di S. Francesco de Frati Minori di Moncalvo, Margherita sua seconda moglie, figliuola d Amedeo Prencipe d Acaia, si fece Monaca nel Monasterio di santa Maddalena della Città d Alba, dove visse in grande santimonia per fin all anno 1464, nel qual anno del mese di Novembre lasciò la terrestre vita, e fu sepolta in detto Monastero in un honorato Sepolcro, ed è connumerata tra le Beate et elette da Dio. (da Croniche di Monferrato di Benvenuto S. Giorgio conte di Biandrato, riportato da G. Baresiano in Vita..., p. 14). Il Beato Alerino Rembaudi (medaglione esistente nella Cattedrale di Alba) Alba, palazzo della Beata Margherita di Savoia, come si presentava ancora a metà del secolo scorso Pergamena della donazione alla marchesa Margherita di una casa e 100 fiorini, il 29 settembre 1422, da parte di Giangiacomo marchese di Monferrato. (Archivio storico del Monastero, Cessioni e atti notarili, 2/35) Della nobile famiglia dei Rembaudi, resse la diocesi di Alba dal 1419 al Fu lui ad accogliere in città, e seguire poi sempre paternamente, Margherita e la sua comunità. Convocò i sinodi per la riforma della diocesi, scoprì la tomba di S. Teobaldo nel 1429, pose la prima pietra fondamentale del monastero di S. Maria Maddalena fondato dalla B. Margherita.

15 L ambiente domenicano albese nel 1400 Risalente all ultimo decennio del 1200, la chiesa di S. Domenico distava pochissimo dal palazzo marchionale della B. Margherita e dal monastero. Padre Baresiano, che apparteneva al convento domenicano attiguo alla chiesa, afferma che la Beata concorse alla conservazione e al completamento di questo tempio, poiché dette le sue stesse doti, come fece a punto nella città d Alba gli anni 1441 e 1442, fundando e dotando la Chiesa, et edificando il Claustro et il Convento delle Monache Domenicane..., come ancora fabricando il primo Choro, dove hora (nel 1638, n.d.r.) è situato l Altare, e la Cappella maggiore della nostra Chiesa di San Domenico. Et in testimonio di ciò, anche al presente miransi su la volta del detto Choro, o sia Cappella maggiore, dalli quattro lati di essa, non solo le armi, ma l effigie di essa Beata in habito di Tertiaria Domenicana, con le mani giunte, inginocchiata, avanti i quattro Dottori di Santa Chiesa: Gregorio, Girolamo, Ambrogio e Agostino, nel cielo di essa volta dipinti (op. cit., p. 27). Alba, Liceo Govone, ex convento domenicano Alba, abside della chiesa gotica di S. Domenico, restaurata nel La Bolla è indirizzata al vescovo di Acqui Bonifacio, e gli dà facoltà di concedere il monastero di S. Maria Maddalena degli Umiliati alla marchesa Margherita di Savoia. (Archivio storico del monastero, Bolle e privilegi, 1/2). La Bolla avrà esecuzione con altra Bolla del 25 settembre 1442 da parte del suddetto vescovo (Archivio, 1/3). Si delineano i primi passi per la fondazione di un nuovo monastero di clausura, che sarà un ulteriore avanzamento di Margherita verso una consacrazione a Dio ancor più radicale, pur continuando a beneficare e consolare il prossimo in varie forme. Bolla di Eugenio IV - 15 agosto 1441 Nella fotografia del 1953 si nota ancora quanto rimaneva del convento dei Padri Domenicani, che furono le guide spirituali della Beata Margherita. In questo cortile (ex chiostro) si dava sepoltura ai frati defunti. Nell angolo in fondo, si scorge il campanile della confinante chiesa di S. Domenico. Il convento ospitò San Vincenzo Ferreri nel suo giro di predicazione in Piemonte e Liguria agli inizi del 1400, ed ebbe per due anni come suo priore, nel secolo XVI, il santo papa Pio V (Michele Ghislieri).

16 Alba, chiesa di S. Caterina V.M. La chiesa di S. Caterina era annessa ad un omonimo monastero domenicano: è appunto da esso che Margherita poté chiamare a sé l anziana Suor Filippina de Storgi. Quest altro monastero esisteva in città fin dalla fine del 1200, ma non risorse dopo la soppressione napoleonica. Sulla sua area venne poi costruito il Convitto civico. La fondazione del monastero In esecuzione della Bolla di Eugenio IV del 16 giugno 1445, che autorizzava la fondazione di un nuovo monastero domenicano ad Alba, il vescovo Alerino Rembaudi benedice la prima pietra per ridurre in chiesa e monastero la casa della solita residenza della marchesa Margherita di Savoia. L avvenimento è ampiamente descritto da Padre G. Baresiano: c era il Vescovo in abito pontificale, e alla sua destra Madama Margherita. Usando egli le solite cerimonie e consuete benedizioni, nella già fondata casa, nel sito del palazzo della Beata, di propria mano pose con calce la prima pietra nei fondamenti verso la parte orientale, e la Beata, alla sua sinistra, vi collocò la seconda, e ognuno dei molti nobili e notabili presenti successivamente, dando felice e glorioso inizio alla costruzione della chiesa e del monastero... (cf. op. cit., pp ). Fondazione del monastero, 13 maggio 1446 (Archivio storico del monastero, Bolle e privilegi, 1/5) Breve di Papa Nicolò V del 16 gennaio 1448 (Archivio storico del monastero, Bolle e privilegi, 1/7) Con questo Breve, il Papa per singolar favore, dà facoltà (a Margherita) di potere, senza licenza d altro superiore, levar dal Monasterio delle Monache Domenicane di S. Caterina Martire, nella stessa città d Alba, una Monaca di matura età, molto timorata di Dio, che Suor Filippina de Storgi havea nome, e d introdurla seco per coadiutrice, intorno alli riti e le cerimonie della Religione, le quali alle Monache velate e obbligate alla clausura appartengono. Honorò inoltre la nostra gran Madre d haver ampla facoltà, secondo ella havesse giudicato ispediente, per cagione d infermità dei parenti, che la richiedessero a Casale, o per altra causa o caso grave, ch ella potesse, con comitiva d altre Monache, che più decente le fosse paruta, uscir dalla clausura, e andar a Casale, o dove più opportuno havesse giudicato (Baresiano, op. cit., pp ). 16

17 Il quadro soprastante l urna presenta due simboli divenuti caratteristici nell iconografia della Beata Margherita: tre frecce, significanti le malattie, le persecuzioni e le calunnie che, se accettava, l avrebbero colpita per conformarla perfettamente allo Sposo Crocifisso; e un cervo che ricorda la sua esemplare, eroica obbedienza al confessore, anche quando le ordinò di allontanare dal monastero il cerbiatto che ella aveva addomesticato e che la seguiva e obbediva ai suoi cenni quasi avesse intelletto e parola (Baresiano). Monaca domenicana claustrale Alba, chiesa di S. Maria Maddalena: la visione della Beata Margherita Bolla di Nicolò V del 17 agosto 1451 (Archivio storico del monastero, Bolle e privilegi, 1/9) Nel 1450 tutto il gruppo, che con Margherita aveva professato la regola del Terz Ordine della Penitenza di San Domenico, poté passare al Second Ordine. E poco prima, il 20 marzo 1450, con strumento del notaio Bonifacio Altavilla d Alba, Margherita rinuncia formalmente e completamente a ogni suo avere: Desiderans Illustriss. Principissa et Excellentiss. D.D. Margarita de Sabaudia Marchionissa Montisferrati, et Priorissa dedicata in Monasterio Sanctae Mariae Magdalenae, in praedicta Civitate, ut supra dictum est, noviter constructo, et fabricato, desiderans in quantum sibi possibile sit, saluti animae suae providere, et a bonis temporalibus totaliter denudari, et nihil proprii sibi reservare, non intendens amodo ipsis bonis temporalibus implicari, praesertim aliquibus bonis propriis, maxime cum intendat emittere votum regulare, ac vivere sub voto, et regula Sancti Augustini, iuxta constitutiones Sororum Ordinis praedicti, etc.. E si elencano cascine, mulini, acquedotti, rendite di San Giorgio di Genova, palazzi, casamenti, campi, prati, boschi, zerbi, ripaggi e altre cose simili. (Cf. Baresiano, op. cit., p. 78). Nel 1451, infine, Nicolò V pone il monastero di S. Maria Maddalena sotto la giurisdizione del Generale dei Padri Predicatori; dà facoltà alle monache di eleggersi un Vicario; fissa le condizioni di tale elezione; fissa le attribuzioni del Vicario. 17

18 Generosa immolazione (Tela ad olio del secolo XVII) Una scritta (poco visibile) riporta le parole esatte che la Beata avrebbe risposto al Signore che le presentava le tre famose frecce: Quam vis, deligam ( Sceglierò quella che preferisci Tu! ). 18

19 Umiltà e audacia, a servizio del bene Lettera autografa della Beata Margherita 19 Cucchiaio in madreperla e argento, usato dalla Beata Margherita La Beata aveva ricevuto in dono questo cucchiaio da Maria di Maiorca, madre di Teodoro II, il giorno delle nozze. La conchiglia, pescata nel mare di Maiorca, era stata montata in argento dal re Giacomo il Conquistatore di quel regno, ricavandone il cucchiaio che donò alla nipote Margherita sposa di San Luigi IX re di Francia; questa, a sua volta, l aveva donato alla cugina Maria di Maiorca. Esso è conservato nell archivio del monastero quale preziosa reliquia, e richiama un altro eroico atto di virtù, allorché il confessore chiese alla Fondatrice di scambiare quel suo caro ricordo col cucchiaio di legno dell ultima delle sue consorelle. La lettera, in data 6 aprile 1458, è indirizzata al duca di Milano Francesco Sforza in favore del superiore del monastero fra Giacomo Bellini da Novara (Milano, Archivio di Stato, Autografi: cartella 6, fasc. 17). Il duca di Savoia Amedeo VIII, detto il Pacifico ( ) Amedeo VIII, chiamato il Salomone dei suoi tempi, fu contemporaneo e cugino della Beata Margherita. È il primo duca di Savoia, per concessione dell imperatore Sigismondo. Dopo avere saggiamente retto e ampliato i propri domini, nel 1434 si ritirò a Ripaglia, entrando nell Ordine, da lui fondato, dei Cavalieri di S. Maurizio; sul collare dell Ordine della SS. Annunziata fece iscrivere il motto di Casa Savoia F.E.R.T. (Fortitudo Eius Rodhum Tenuit, con riferimento alla liberazione di Rodi, attribuita al conte Amedeo IV). La fama della sua probità e prudenza nel 1439 indusse i cardinali, riuniti nel concilio di Basilea e disgustati dei modi energici del papa Eugenio IV, a dichiarare questi deposto, e ad eleggere come suo successore Amedeo VIII, che assunse il nome di Felice V. Per il bene della Chiesa egli poi abdicò nell aprile del 1449, anche per merito di un lungo e vivace carteggio con la cugina Margherita, la quale, pur nipote e cugina di due antipapi, seppe tenersi sempre nella retta obbedienza al Papa di Roma.

20 20 Il transito e la fama di santità Alba, sepolcreto del monastero di S. Maria Maddalena Disegno del sarcofago marmoreo della Beata Margherita di Savoia (Torino, Archivio di Stato) Gugliemo VIII Paleologo Il sepolcreto si trova sotto il coro delle monache, e qui si vede come si presentava a metà del secolo scorso (qui fu ricuperato il magnifico Crocifisso ligneo, poi restaurato e tuttora esposto nella chiesa della Maddalena). Margherita, morta il 23 novembre 1464, fu dapprima inumata nel comune sepolcreto monastico, donde fu tratta il 13 dicembre successivo per essere posta in una cassa migliore, quando ne fu invece costatata la sorprendente conservazione, che suggerì via via collocazioni più idonee della venerabile Salma. Alla sua morte, sul registro del municipio di Alba si scrisse: ILLUSTRISSIMA DOMINA NOSTRA MARGARITA, MAXIMA CUM SANCTITATE SPIRITUM SUUM DEO TRADIDIT DIE 23 NOVEMBRIS Fatto costruire nel 1481 da Guglielmo VIII Paleologo, pronipote di Margherita, il sarcofago fu collocato nel coro delle monache; il marchese vi fece deporre il corpo della santa Zia, alla presenza di tutta la famiglia marchionale e di molte autorità. La scritta latina dice: Qui giace il corpo della Beata Margherita di Savoia Marchesa del Monferrato, fondatrice di questo Monastero. Affresco nel Santuario di Crea Monferrato, cappella di S. Margherita: particolare. Il marchese Guglielmo aveva costruito la cappella in onore della santa Martire in ricordo della sua venerabile Zia. Egli governò il Monferrato dal 1464 al febbraio Dietro di lui sono raffigurati tre suoi consiglieri.

21 Il culto Frontespizio della più antica biografia della Beata Margherita La più antica raffigurazione della Beata Margherita insieme a Santa Caterina da Siena San Pio V (Michele Ghislieri) 21 Scritta dal padre domenicano albese Giacinto Baresiano, e pubblicata nel 1638, per commissione della duchessa di Mantova Margherita di Savoia Gonzaga. Essendosi estinta nel 1533 la dinastia dei Paleologi, marchesi di Monferrato, che dall inizio avevano esercitato il iuspatronato sul monastero di Alba, il titolo era passato ai Gonzaga di Mantova. I duchi Francesco Gonzaga e Margherita di Savoia avevano poi chiesto al Papa stesso di poter avere la salma della Beata a Casale e quindi a Mantova, ma le monache vi si erano fermamente opposte, concedendo solo un dito come reliquia. La tavola risale all ultimo decennio del 1400, ed è ora conservata presso La Bottega di San Luca, Torino, Via Cavour, 20. La Beata Margherita ebbe una particolare affinità e devozione verso Santa Caterina, come è comprovato anche dal manoscritto conservato alla Biblioteca Nazionale di Torino, che contiene molte lettere dell Epistolario della Senese, trascritte de mandato Illustrissime Domine Margarite de Sabaudia Marchionisse Montisferrati nel 1428, come precisa l amanuense, e che sono annotate di mano della Beata stessa. Questo papa domenicano sedette sulla Cattedra di San Pietro dal 1566 al Oltre ad essere stato per due anni priore del convento albese dei domenicani, era stato pure Vicario apostolico e confessore del monastero della Beata Margherita, per il quale conservò sempre paterno affetto. Fu lui, il 28 febbraio 1566, a sanzionare il culto alla Beata, per il momento riservato alle monache del suo monastero: culto che, del resto, il popolo già le tributava.

22 22 La chiesa del monastero di origine La chiesa di S. Maria Maddalena, come anche il coro delle monache, fu ricostruita dall architetto Vittone tra il 1743 e il Sulla sinistra, in alto, dietro la grata di ferro, il corpo incorrotto della Beata Margherita, che dopo una nuova ricognizione canonica voluta dal vescovo Mons. Fea fu posto in un urna d argento, donata dalla regina Maria Cristina, vedova di Carlo Felice. Tale urna rimase ivi collocata fino al 1964, quando si pensò di avvicinarla ai devoti sistemandola sull altare sottostante. Chiesa di S. Maria Maddalena: scorcio La gloria, nella volta della stessa chiesa L altare della Beata Margherita L altare della Beata Margherita come si presentava prima del La scritta in alto recita: D. Margaritae de Sabaudia - gloriam - virgines filiae - in ara - colunt - in marmore - perennant - A.D Già in occasione della Beatificazione, la venerata salma era stata portata in una cappella laterale della chiesa in una nuova urna di legno dorato, dono del duca Vittorio Amedeo II. Con l avvento della dominazione napoleonica, il 28 febbraio 1803 il vescovo mons. Pio Vitale aveva dovuto rimuoverla perché l edificio, per ordine del regime, doveva essere messo in vendita con il monastero. In tale frangente, la cassa di vetro estratta dall urna fu portata nella sacrestia del duomo, dove rimase fino al 12 luglio seguente, per essere poi sistemata nella cappella di San Bovo fino al 28 agosto 1825, quando fu solennemente riportata al monastero di origine, dove intanto erano tornate le monache superstiti. La Beata Margherita e San Vincenzo Ferreri nella volta della cappella di San Teobaldo, nel duomo di Alba

23 Iconografia: il culto della Beata diffuso in tutta Europa 23 Decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 20 marzo 1728, che estende a tutti gli Stati del re di Sardegna la recita dellʼufficio proprio della Beata Margherita di Savoia, nel giorno della sua festa fissata al 27 novembre (Torino, Archivio di Stato). Il culto era stato approvato dalla Sacra Congregazione e confermato da Clemente X già nel 1671, pur essendo tenuto a celebrarne la memoria, in un primo momento, solo lʼordine domenicano. Il processo diocesano per la canonizzazione era stato instaurato nel 1626 dal vescovo di Alba Ludovico Gonzaga. Casa Savoia conta sei dei suoi membri riconosciuti dalla Chiesa come Beati : il conte Umberto III (+ 1189); la principessa, poi clarissa, Ludovica ( ); Bonifacio ( ), figlio di Tommaso I, vescovo di Belley nel 1232 e arcivescovo di Canterbury nel 1241; la marchesa, poi domenicana, Margherita ( ); il duca Amedeo IX ( ); la principessa, poi regina delle due Sicilie, Maria Cristina ( ). Al gruppo si può aggiungere la venerabile Maria Clotilde (sposata al principe Girolamo Napoleone Bonaparte), di cui è in corso il processo di beatificazione.

24 24 Le successive vicende del monastero Ritratto a pastello esistente nel duomo di Alba. Mons. Pampirio resse la diocesi dal 1880 al 1889; fu lui che si adoperò indefessamente per ristabilire in città la disciolta comunità monastica, pur dovendosi accontentare di un poverissimo fabbricato. Il coro delle monache nella chiesa di S. Maria Maddalena in Alba In questo coro monastico pregarono ininterrottamente le figlie della Beata Margherita fino al 1803, quando furono espulse dal regime di Napoleone. Nel 1824, con la restituzione dei beni ecclesiastici, poterono ritornare al loro monastero; ma dovettero poi abbandonarlo definitivamente nel 1882, per effetto, seppure ritardato a motivo della protezione dei Sovrani sul monastero di Alba, della legge Siccardi emanata fin dal Due vedute del fatiscente edificio di Via Vernazza, dove nel 1883 le monache poterono nuovamente riunirsi. Qui rimasero fino al Monastero di Via Vernazza Grazie soprattutto a questa coraggiosa e intraprendente priora, colta e dotata di talenti artistici, la comunità, pur molto povera, conobbe una sorprendente ripresa. Il vescovo domenicano Mons. Carlo Lorenzo Pampirio Madre Cecilia Arcangela Verra ( )

25 Verso l attuale monastero Divenuto pericolante il vecchio edificio di Via Vernazza, la comunità si trasferì in periferia, confidando di potersi ricostruire il monastero con l aiuto della Provvidenza dicembre 1949: arrivo delle monache a Villa Gavuzzi Alba, Strada Serre: come si presentava la Villa Gavuzzi, prima che vi giungessero le monache, che inizialmente vi si accamparono alla meglio... fin sui solai! Degna erede dello spirito di Madre Cecilia Verra, con coraggio e saggezza guidò la comunità per circa un quarantennio, tra il 1940 e il Col paterno aiuto e assiduo interessamento del Vescovo Mons. Carlo Stoppa e del suo Vicario Mons. Pasquale Gianolio, i lavori per il nuovo monastero prendono l avvìo Madre Agnese Barile ( ) 28 ottobre 1951, festa di Cristo Re: posa della prima pietra del nuovo monastero

26 : il monastero, ora intitolato alla Beata Margherita, può riprendere la sua vita regolare Il nuovo monastero, ormai completato nelle sue parti essenziali, è pronto per l inaugurazione con la benedizione del vescovo Mons. Carlo Stoppa. I locali principali vengono benedetti il 27 novembre, festa della Fondatrice; viene ripristinata anche la clausura papale, sospesa durante il periodo della costruzione. Chiesa Chiostro Veduta generale Coro Biblioteca

27 occorre mettersi al passo coi tempi 1964: Mons. Carlo Stoppa benedice la nuova tipografia Una Tre-Giorni in clausura per giovani in ricerca vocazionale Dopo un rodaggio di alcuni anni di attività in sistemazioni di fortuna, tra il 1962 e il 1963 si è potuta preparare una struttura adeguata per il lavoro di stampa. Maestro, dove abiti? E Gesù disse loro: Venite e vedrete! (Gv 1, 38-39). Veduta aerea del complesso odierno del monastero, come si è sviluppato nel corso di mezzo secolo 27 Dalla composizione a mano alla Linotype: primo passo avanti per sveltire la preparazione per la stampa... Familiarizzando coi moderni sistemi di composizione e impaginazione dei bollettini...

28 28 Volta della cappella maggiore nella chiesa di San Domenico in Alba, con raffigurata la Beata Margherita in abito di terziaria, nell angolo in basso a destra

29 LA STELLA DI NATALE «N ato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero dall Oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,1-2). «I Magi volevano non soltanto sapere; volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di lui. Erano ricercatori di Dio...» (Papa Benedetto). Questi personaggi sapienti, che venivano da lontano, prima di tutto scoprono una guida, la stella luminosa che segna il loro cammino e li conduce a Betlemme, dove trovano in una povera capanna il neonato Bambino, il re dei Giudei. Incontrano Colui che cercavano, offrono i loro doni, oro, incenso e mirra che contengono grandi e misteriosi significati. Dal loro cuore sgorga spontaneo l atto di adorazione, di fede e di amore, che li riempie di gioia e suggerisce di non entrare in Gerusalemme e di conservare gelosamente quello che hanno veduto; e così per un altra strada ritornano al loro paese. La stella dei Magi ha svolto un compito importante, ha fatto luce sulla strada e luce nei cuori di quegli uomini assetati di Dio, in ricerca di Lui con un profondo desiderio di incontrarlo. La ricerca del buono, del bello, del grande che portiamo dentro, che in fondo è la ricerca di Dio, fa parte del desiderio più profondo di ogni essere umano. Tutti vogliamo un mondo migliore, un avvenire pacifico, un futuro più bello sia sul piano comunitario che su quello personale. Nel cammino verso la realizzazione del bello, del buono che il nostro cuore desidera è importante scoprire la stella che può fare da guida, illuminare i nostri passi indicandoci giorno dopo giorno la meta da raggiungere. C è per ognuno di noi la Stella guida, luce, forza, coraggio e perseveranza; questa Stella si chiama Maria!, la Madre di Gesù e Madre nostra. È la Stella del mare nella calma e nella tempesta; è la Stella del mattino che ci precede e ci accompagna passo dopo passo; è la Donna coronata di dodici stelle. Non perderla mai di vista significa certezza di arrivare in porto, fiducia nel proseguire il cammino anche quando la strada è ripida e spinosa, gioia di trovare Colui che il nostro cuore ansiosamente cerca. Quando siamo stanchi e oppressi 29

30 e dobbiamo lottare contro lo scoraggiamento, Lei è pronta a tenderci la mano. Il compito di Maria, la sua gioia è donarci Gesù e donare noi a Gesù. Lei indica sempre Gesù; la luce che emana dal suo cuore è per farci vedere Gesù, e quando parla, come a Cana, dice senza esitazione: Fate quello che Egli vi dirà. «Guidati dalla Madre, il cammino della preghiera diventa più facile e più bello; Maria ci comunica il senso di Dio: da una parte Colui che è totalmente Altro e dall altra Colui che ci è assolutamente vicino. Noi facciamo fatica a mantenere nella preghiera questo senso di adorazione e di prossimità di Dio. Nelle nostre esistenze vi è una terribile carenza di adorazione. Da parte nostra preghiamo per chiedere a Dio qualcosa e di tanto in tanto arriviamo pure a ringraziarlo, ma la preghiera di adorazione ha poco posto nella nostra vita. E tuttavia, il valore di una vita sta proprio nel suo senso di adorazione. Bisogna che contempliamo a lungo la gloria di Dio perché la nostra preghiera sia compenetrata di adorazione. Ma non bisogna mai separare il Dio tre volte Santo dal Dio Amore. Come Maria bisogna contemplare la santità di Dio, e questo per adorare meglio ciò che vi è di inaudito nel suo amore, vale a dire la comunicazione della sua santità alla nostra povertà. Santificare l uomo significa divinizzarlo ed è l esperienza dell adorazione cristiana di cui noi abbiamo il modello in Maria» (Lafrance). I santi hanno capito che sotto lo sguardo di Maria, invocandola, quale Madre attenta e premurosa, il cammino della santità è possibile; guardando a Lei diventa più facile superare gli ostacoli e di fronte agli avvenimenti lieti o tristi, quando il dolore ci ferisce, avere la forza e il desiderio di dire sì a Dio; un sì per amore; un sì fiducioso che si abbandona alla sua volontà. Maria, Madre che ci accompagni sulle strade dei nostri giorni, insegnaci l umiltà, il coraggio, la tenerezza. Insegnaci a scoprire il volto del tuo Figlio e a custodirlo nel cuore come il più grande tesoro. Insegnaci ad ascoltare la voce dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sul nostro cammino e a servirli con amore. Insegnaci, soprattutto, a camminare nella fede, forti nella speranza, capaci di dare e di ricevere amore, con lo sguardo fisso sul tuo Figlio Gesù, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Un grande esempio noi l abbiamo nella nostra fondatrice la Beata Margherita di Savoia. Ma se vogliamo considerarne uno più vicino a noi nel tempo, possiamo guardare a Madre Teresa: con il suo sorriso e la sua donazione a Dio e ai fratelli, nel sacrificio continuo, nella preghiera e nelle lunghe adorazioni, era arrivata a vivere così: 30

31 «Gesù è il mio Dio. Gesù è il mio Sposo. Gesù è la mia vita. Gesù è il mio unico Amore. Gesù è il mio tutto in tutto. Gesù è ogni cosa per me. Gesù ti amo con tutto il mio cuore, con tutto il mio essere. A Lui ho dato tutto, persino i miei peccati e Lui mi ha sposata a Se stesso in tenerezza e amore. Adesso e per tutta la vita io sono la sposa del mio Sposo Crocifisso... Quanto a me, grazie a Dio, ci è stato detto di seguire Cristo; dato che non devo precederlo, anche nelle tenebre, il cammino è sicuro. Nei giorni più difficili, rimango ferma come un bambino e aspetto con pazienza che la tempesta si calmi». Maria Santissima, nostra Madre, vuole accompagnare anche il nostro cammino, come Stella luminosa rischiara le nostre ombre, le nostre oscurità e ascolta sempre la nostra invocazione: Prega per noi adesso e nell ora della nostra morte. Con i Magi e i Pastori andiamo anche noi al presepio, fermiamoci un momento in silenzio e scopriremo che il Dono di Natale è quel Bambino, Figlio di Dio e figlio di Maria, che è disceso dal cielo per incontrare ognuno di noi, offrirci il suo amore e restare in attesa di una nostra risposta personale e fiduciosa: Credo Signore!. L augurio più bello per un Buon Natale e buon anno è quello di scoprire la Stella- Guida, di seguirla senza esitazione e, se i nostri occhi si annebbiano, per mille motivi, non aver paura di gridare con forza: Stella del mio cammino, brilla di più perché non ti vedo; Maria, aspettami, fammi chiaro, la vita è difficile ma Tu ci sei e questo mi basta, perché dove sei Tu lì c è Gesù! E la Madonna, Arca dell Alleanza, che ha offerto se stessa al Signore con un sì incondizionato e totale, ci invita ad essere anche noi dimora vivente, per Dio, nel mondo. Suor Teresina Gloria a Dio e pace in terra! Che la pace regni nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nei nostri paesi e tra tutti i popoli del mondo: è la nostra preghiera e il nostro augurio. Buon Natale! Egli è la nostra pace (Ef 2,14) 31

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