La vendita diretta nel territorio transfrontaliero. PROGRAMMA ALCOTRA PIT Nuovo territorio da scoprire

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1 PROGRAMMA ALCOTRA PIT Nuovo territorio da scoprire PROGETTO SEMPLICE D5 Viaggio tra i prodotti tipici, i gusti e i sapori La vendita diretta nel territorio transfrontaliero

2 Coordinamento: Germano Modena, Pierguido Fiorina Provincia di Cuneo Assessorato all Agricoltura A cura di I.rur Innovazione rurale, Via Principi d Acaja 20, Tel info@irur.i t - Giugno

3 INDICE 1. Modalità di vendita diretta...4 Filiera corta e vendita diretta... 4 Modalità di vendita diretta... 5 Vendita in azienda... 6 Vendita in forma itinerante: su strada... 6 Punto vendita esterno all azienda... 7 Vendita su aree pubbliche in forma non itinerante: merc ati rionali... 7 Vendita su aree pubbliche in forma non itinerante: mercati dei contadini... 7 Commercio elettronico... 8 Box scheme o Abbonamento spesa... 8 Gruppi di acquisto (o Combined Ordering Systems)... 8 Standard Ordering Systems... 8 Distributori automatici... 9 Vendita per corrispondenza... 9 CSA - Community Supported Agricolture... 9 Subscription Scheme Vendita a raccolto libero (o Pick-your-own) Altre modalità di filiera breve: Circuito HoReCa e punti vendita collettivi Aspetti normativi Aspetti normativi in Italia Normativa nazionale Normativa regionale Normativa e iniziative in provincia di Cuneo Aspetti normativi in Francia I prodotti tipici e locali nel territorio del PIT Prodotti in provincia di Cuneo Prodotti tipici del dipartimento Alpes de Haute Provence I produttori agricoli che utilizzano la vendita diretta nel territorio del PIT La situazione in regione Piemonte e in provincia di Cuneo I numeri della regione Piemonte I numeri della provincia di Cuneo Modalità di vendita diretta in provincia di Cuneo La situazione nel dipartimento Alpes de Haute Provence I numeri del dipartimento Alpes de Haute Provence Modalità di vendita diretta nel dipartimento Alpes de Haute Provence La vendita diretta in provincia di Cuneo - risultati dell indagine diretta a mezzo questionario La fase A: un piano campionario La fase B: lo strumento di rilevazione La fase C: somministrazione del questionario La fase D: elaborazione dei dati Bibliografia e siti internet Allegati

4 1. MODALITÀ DI VENDITA DIRETTA Filiera corta e vendita diretta Per molti anni, a partire dagli anni 60 e 70, i modelli di produzione e di consumo sono stati caratterizzati dalla creazione di cosiddette filiere lunghe. Il processo di modernizzazione e globalizzazione dei sistemi produttivi, dei mercati e degli scambi commerciali è un modello di sistema lavorativo e produttivo basato sulla standardizzazione e riduzione del legame tra la produzione e il produttore e il contesto territoriale, quindi il consumatore. Il sistema delle filiere lunghe è basato su molti passaggi, con un progressivo distaccamento (e mancanza di consapevolezza) del consumatore dall origine del prodotto e dal produttore, nonché dai ritmi naturali del sistema agricolo e alimentare (es. la stagionalità, ecc.), con un aumento del prezzo a sfavore del consumatore e anche del produttore. Gli svantaggi della filiera lunga possono essere così riassunti: - perdita di potere decisionale da parte dei consumatori e agricoltori; - riduzione dei redditi di molti agricoltori; - difficoltà di accesso al mercato da parte delle piccole aziende o da aziende che non possono rispettare agli standard richiesti (quantità, qualità, ecc.), soprattutto per la GDO; - elevato impatto ambientale dovuto a tecniche di produzione intensive, alle modalità di commercializzazione e alle grandi distanze tra sistemi produttivi e consumo; - industrializzazione e standardizzazione degli alimenti; - impoverimento della qualità organolettica e nutrizionale dei prodotti; - progressivo distacco sociale, culturale e geografico della produzione di alimenti dal loro consumo; - periodiche crisi alimentari; - incremento delle patologie legate a modelli e pratiche alimentari non adeguati. Negli ultimi due decenni, tuttavia, si è sviluppato un nuovo modello di produzione e consumo e strategie alternative che si pongono l obiettivo di diversificare la produzione e la distribuzione dei prodotti agroalimentari e di ricostituire un rapporto tra il consumatore e il produttore e il mondo agricolo, sociale, culturale e territoriale, nel rispetto dell ambiente. In questo contesto la qualità del prodotto occupa un posto centrale nel sistema agroalimentare, si vengono a creare nuove strategie competitive fondate sulla creazione di valore e, quindi, sulla differenziazione e sull eccellenza qualitativa. Non solo, il produttore diventa un protagonista attivo, un imprenditore a tutti gli effetti, ponendosi sul mercato in modo nuovo, innovativo, creativo. L azienda agricola non produce solo più, ma ha diversificato la sua attività (e quindi le sue fonti di reddito) attraverso il turismo rurale, l attività didattica, la trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli sul posto e in azienda. L azienda agricola è diventata multifunzionale e si trova a svolgere nuove funzioni: non solo più quella produttiva, ma anche quelle sociale, culturale, ecologica, paesaggistica. Sotto questo profilo può essere visto anche il fenomeno di accorciamento delle filiere, che prevede un legame sempre più stretto e diretto tra produttore e consumatore, fino a ridurre completamente i passaggi e gli intermediari (filiera corta). 4

5 Filiera lunga Filiera breve Filiera corta Produttore Produttore Produttore Grossista Intermediario Dettagliante GDO Consumatore Consumatore Consumatore (turisti, consumatori abituali, ristoratori, pubblici esercizi, ecc.) L attività di vendita diretta, in realtà, è stata svolta per anni dalle aziende agricole, soprattutto secondo la modalità di vendita in azienda e in certi settori (vitivinicolo o oleifici), ma in modo marginale. Negli ultimi dieci quindici anni questo fenomeno ha avuto un fortissimo impulso, grazie a politiche agricole europee, nazionali e locali che andavano in quella direzione, alle nuove tecnologie, al cambiamento dei mercati, più globalizzati, aperti e competitivi. La filiera corta si concretizza nella vendita diretta, che elimina le intermediazioni tra produttore e consumatore, con un accesso diretto al mercato finale in cui non solo il consumatore, ma anche altre tipologie di interlocutori divengono soggetti con cui l azienda agricola interagisce direttamente. In questo modo i costi finali del prodotto si riducono con un vantaggio per il produttore e il consumatore. Non è un segreto che i mercati all ingrosso impongono costi di utilizzo elevati e la grande distribuzione pretende spesso prezzi di acquisto molto bassi da parte delle aziende agricole. In questo contesto la vendita diretta apre nuove strade e nuovi sbocchi per l azienda, ma necessita di un cambiamento radicale nell approccio al mercato da parte dell imprenditore, autonomo in tutte le sue scelte gestionali. Le aziende, soprattutto quelle di dimensioni più ridotte, cioè la maggior parte in Italia, devono cominciare a pianificare in modo strategico, avere un piano di sviluppo nel settore distributivo. Un altra caratteristica fondamentale della filiera corta / vendita diretta è la capacità da parte del produttore di generare fiducia nel consumatore, offrendo quindi prodotti di qualità e/o servizi correlati che possono orientare la scelta di un acquirente su un produttore anziché un altro (es. ampiezza dell offerta, puntualità nelle consegne, disponibilità di ricette in base ai prodotti stagionali, ecc.). La filiera corta si distingue dalla filiera breve, poiché quest ultima prevede un intermediario. Per certi versi anche alcune forme di filiera breve possono essere considerate vendita diretta, come ad esempio la ristorazione. Modalità di vendita diretta Le modalità di vendita diretta adottate dalle aziende agricole dipendono da diversi fattori: - vocazione produttiva e progetto di sviluppo dell azienda; - tipologia della produzione, a seconda del prodotto conviene utilizzare certi canali anziché altri; - dimensione aziendale, superfici a disposizione, ecc. che influenzano la diversificazione e la dimensione dell offerta; - localizzazione geografica e contesto socio-economico, ambientale e paesaggistico dell azienda, vicinanza a vie di comunicazione, centri urbani, attrattività turistica della zona; 5

6 - caratteristiche, conoscenze e disponibilità del conduttore e della sua famiglia; - disponibilità economiche dell azienda agricola. I prodotti destinati alla vendita diretta devono essere pronti al consumo, cioè devono essere utilizzabili dal consumatore senza altri processi di trasformazione (es. sono esclusi prodotti come cereali, olive da olio, uva da vino, ecc.). In definitiva quindi, tendono ad essere più avvantaggiate le piccole aziende, con dimensioni produttive contenute e, allo stesso tempo, con un elevata flessibilità nel modificare gli ordinamenti produttivi in funzione delle necessità di commercializzazione. Un ulteriore elemento che determina la scelta della modalità di vendita diretta da parte dell imprenditore agricolo è la localizzazione geografica dell azienda. Le aziende che si trovano in prossimità di centri abitati o di località frequentate e lungo importanti vie di comunicazione traggono vantaggi dalla maggior facilità di essere raggiunti dai clienti e dalla più alta visibilità per il primo contatto. La letteratura e gli studi in materia hanno individuato diverse tipologie di vendita diretta, presenti sia in Italia sia in Francia, seppur con modalità lievemente differenti, che si vedranno specificatamente nel capitolo dedicato alla vendita diretta in Provincia di Cuneo e nel Dipartimento 04 Alpes de Haute Provence. Vendita in azienda In senso stretto, quando si parla di vendita diretta, si intende la vendita praticata in azienda senza un punto vendita organizzato. L attività commerciale si attua presso strutture dell azienda agricola (abitazione, cantina, frantoio e magazzini, zone destinate allo spaccio e stoccaggio, ad esempio) e di solito interessa solo un numero limitato di prodotti nel cui ambito l azienda è specializzata. I prodotti più adatti per la vendita in azienda sono quelli in cui l elemento territoriale e l origine sono aspetti prioritari (vino e olio in primis), oppure per i prodotti freschi (ortofrutta e carne). Nel momento in cui si decide di allargare l offerta, l azienda potrà prendere accordi, o convenzionarsi o creare una cooperativa con altre aziende, per avere disponibilità di più prodotti. Spesso questo canale di vendita si associa ad altri canali utilizzati dall azienda e non è l unico. Quindi la vendita diretta è un canale aggiuntivo e il piano di sviluppo dell azienda si basa non su questo canale, ma su altri parametri e criteri. Alcune aziende, spesso come conseguenza del successo di questo canale di vendita, o come strategia di marketing, decidono di realizzare un vero e proprio negozio o spazio adibito alla vendita. Questo aspetto implica ovviamente un impegno maggiore, poiché c è la necessità di creare e gestire uno spazio, avere del personale adibito, avere una più ampia varietà di prodotti, magari confezionarli, comunque presentarli in modo adeguato. Inoltre, il negozio dovrà essere logisticamente collocato in un luogo favorevole e adatto per l accesso, il parcheggio, la visibilità e la promozione dello stesso. La vendita in azienda spesso presuppone avere in partenza un numero considerevole o comunque sufficiente di clienti affezionati, ma non esclude, anzi, se il punto vendita o l azienda sono ben visibili e segnalati, la presenza o il passaggio di turisti, clienti occasionali, ecc. L attrattività del contesto territoriale in cui l azienda si trova è un altro elemento strategico, che può favorire la presenza o meno di acquirenti. Se nell area (o presso l azienda) sono presenti altri servizi o un paesaggio pregevole, ecc. gli acquirenti saranno spinti ad andare direttamente presso l azienda, vivendola come scampagnata o gita domenicale. L aspetto rilevante della vendita in azienda è il rapporto diretto tra produttore e consumatore, che presenta alcuni vantaggi e alcune criticità. I punti di forza sono la possibilità di controllare il prezzo e il valore aggiunto, di valorizzare la qualità e la tipicità del prodotto e poter fidelizzare il cliente. Gli elementi di criticità dipendono dalla logistica, soprattutto se i prodotti sono freschi o le aziende sono lontani da centri abitati o da vie di comunicazione; dall ampiezza e quantità dell offerta (sempre disponibile), dalla dimensione delle aziende e dalle sue possibilità di marketing. Vendita in forma itinerante: su strada È una modalità di vendita diretta che presuppone l acquisto di uno spazio o di un furgone da collocare ai margini della strada (in luoghi di passaggio o vicino ai centri abitati) e l utilizzo di strumenti di comunicazione, dai più semplici ai più articolati, per aumentare la visibilità del punto vendita, spesso itinerante. Questa tipologia di vendita diretta permette, 6

7 potenzialmente, di raggiungere un numero elevato di potenziali clienti, anche se richiede capacità organizzative da parte dell azienda. Oltre ad alcuni oneri richiesti anche nel caso di allestimento di un negozio aziendale, sono necessari ulteriori investimenti per l acquisto di mezzi adeguati, necessari allo spostamento e all esposizione dei prodotti. Al suo interno, inoltre, l azienda richiede del personale ad hoc per l attività commerciale e quindi di riorganizzarsi in funzione della loro presenza o assenza. Punto vendita esterno all azienda Questa modalità prevede l acquisto o l affitto di uno spazio dedicato alla vendita esterno all azienda. È una soluzione molto più impegnativa, soprattutto a livello economico e organizzativo, anche se presenta notevoli vantaggi dal punto di vista della facilità di contatto con i possibili acquirenti. Tuttavia, il punto vendita esterno necessita di investimenti notevoli in fase di avviamento, ma anche nel prosieguo dell attività e non tutte le aziende possono permettersi tale soluzione. Inoltre, non mancano difficoltà di carattere logistico-gestionale ed elevati costi dovuti alla necessità di offrire una più ampia gamma di prodotti. Di solito si possono permettere questa soluzione solo le imprese di più grande dimensione, che dispongono di capitali sufficienti per adottare una strategia di questo tipo, mentre per i piccoli imprenditori spesso l unica alternativa è quella di realizzare un punto vendita, comune a più aziende, in cui offrire una gamma comune di prodotti. Vendita su aree pubbliche in forma non itinerante: mercati rionali Un altra tipologia di vendita diretta è l allestimento di un banco o uno spazio dedicato presso i mercati rionali, che permette di avere i vantaggi del negozio esterno all azienda, ma con un impegno di risorse più ridotto. In realtà negli ultimi anni la presenza di produttori agricoli si è ridotta. Molto probabilmente per gli agricoltori risulta difficile competere con i venditori ambulanti che si riforniscono all ingrosso e hanno maggiore varietà di prodotti e capacità organizzative e gestionali. Anche al fine di ovviare a questo calo di presenze di agricoltori nei mercati rionali, sono state attivate diverse iniziative che hanno dato il via alla nascita di veri e propri mercati degli agricoltori dove si pratica esclusivamente la vendita diretta. Hanno dato impulso a questo tipo di vendita diretta le disposizioni della finanziaria del 2007 (Decreto 20 Novembre GU n. 301 del ) che mirano proprio ad incentivare la costituzione di mercati riservati ai soli produttori. Vendita su aree pubbliche in forma non itinerante: mercati dei contadini I mercati dei contadini (o farmers markets) sono una tipologia particolare di mercato rionale che ha avuto negli ultimi anni una crescita molto elevata, grazie all interessamento di Pubbliche amministrazioni, Organizzazioni di categorie e anche dell opinione pubblica. Sono mercati degli agricoltori, o dei contadini, che si contraddistinguono per la sola presenza di produttori agricoli che vendono la loro merce, senza l intermediazione dei grossisti. Esistono diverse tipologie di mercati degli agricoltori: in senso stretto, con questa denominazione, si intendono i mercati con una cadenza regolare (mensile o settimanale) in cui i contadini offrono i loro prodotti valorizzandone la qualità e il legame con il territorio e la tradizione enogastronomica locale. Spesso diventano un volano per l attrattività turistica del luogo. Rientrano in questa tipologia anche i mercati a cui partecipano gli agricoltori nell ambito di fiere, sagre, mostre-mercato, e che quindi non hanno una cadenza regolare. Inoltre, possono essere riconducibili a questa modalità anche i mercati coperti aperti quotidianamente in alcune città italiane, anche se spesso essi si configurano come spacci di prodotti locali, dove però manca la presenza diretta del produttore e di solito la gestione è affidata a personale qualificato, non sempre riconducibile alle aziende che commercializzano le proprie produzioni. Questa modalità permette all agricoltore di diversificare le tipologie di distribuzione, inserendosi in spazi molto frequentati da famiglie, però non richiedono particolari vincoli organizzativi correlati alla gestione del personale in azienda. 7

8 Commercio elettronico Il commercio elettronico consente di effettuare operazioni di acquisto e vendita di beni e servizi tra utenti collegati in rete. Questa modalità permette al produttore di avere una vetrina importante, raggiungere un numero molto elevato di potenziali clienti, gestire meglio il magazzino, diminuire i costi e i tempi. Deve ovviamente organizzarsi per la gestione del sito e degli ordini, lavorare sull attrattività del sito web e offrire una descrizione dei prodotti accattivante e veritiera, in modo da generare fiducia nel potenziale acquirente. Inoltre, il web permette di dialogare e comunicare con gli utenti, offrendo la possibilità al produttore di conoscere meglio i consumatori, i loro bisogni, eventuali criticità e quindi di poter migliorare il servizio. Dall altra parte il consumatore può effettuare ordini comodamente da casa e in tempi brevi. La limitazione di questo strumento è che solo alcune tipologie di prodotto sono adatte per la vendita tramite commercio elettronico, cioè prodotti confezionabili e non deperibili, con qualità costante e bassa frequenza di acquisto (ad esempio prodotti come olio, vino, marmellate, ecc.). Questa modalità di vendita diretta, tuttavia, non ha ancora una diffusione capillare. Box scheme o Abbonamento spesa Il box-scheme è una forma distributiva organizzata direttamente dal produttore e rivolto a consumatori finali in qualche modo convenzionati per l acquisto periodico di prodotti agricoli stagionali, solitamente biologici o comunque freschi. L agricoltore si impegna a recapitare al consumatore, generalmente direttamente a domicilio, a intervalli di tempo prestabiliti con cadenza settimanale o quindicinale un determinato quantitativo di prodotti coltivati in azienda. L assortimento e la varietà dei prodotti abitualmente è a discrezione del produttore, che organizza il cestino (box) in base alle disponibilità e alla stagione. In alcuni casi lascia al consumatore la scelta di aggiungere o selezionare una parte dei prodotti. Questo tipo di distribuzione diretta viene svolta da singole aziende, ma in molti casi i produttori scelgono di collaborare in forma associata o di cooperativa allo scopo di ampliare il paniere di prodotti offerti. La composizione del cestino o paniere varia continuamente, rispettando la stagionalità e anche le condizioni ambientali e meteo del periodo. La comunicazione dei prodotti del cestino avviene ogni volta via o comunicata sul sito, a seconda delle dimensioni aziendali e della varietà di offerta. Gruppi di acquisto (o Combined Ordering Systems) Negli ultimi anni si è molto diffusa la pratica dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), vale a dire insiemi di persone che decidono di incontrarsi per acquistare dai produttori agricoli prodotti alimentari da ridistribuire tra loro. Si tratta di gruppi costituiti da cittadini mossi da motivazioni ideologiche o semplicemente per convenienza economica e di gestione degli approvvigionamenti familiari. In teoria i GAS sono un circuito breve, e non corto, poiché normalmente è presente un gruppo che funge da intermediatore o da coordinatore del GAS medesimo. Di solito si individua un luogo comune in cui il produttore consegna i prodotti e i singoli consumatori vanno a recuperarli. Alla base della nascita di un GAS vi è la condivisione dei valori della solidarietà e della consapevolezza. La solidarietà si manifesta verso i piccoli produttori locali (spesso biologici, o biodinamici), verso i Paesi del sud del mondo e tra i consumatori stessi. Essere parte di un GAS, spesso, offre l opportunità di organizzare momenti di confronto e dibattito e divenire consumatori consapevoli. Attualmente in Italia sono registrati alla rete nazionale oltre 790 GAS, ma i coordinatori stessi stimano che in totale i gruppi possano essere anche il doppio. La Legge Finanziaria 2007 (art. 5, commi 47 bis e 47 ter) ha dato un riconoscimento a questa esperienza, definendo i GAS come soggetti associativi senza scopo di lucro che svolgono attività non commerciali, ai fini dell applicazione del regime di imposta. Standard Ordering Systems I SOS, vale a dire i sistemi di ordinativi standardizzati, sono un sistema di vendita diretta simile al box scheme, tuttavia hanno un organizzazione più complessa. Esistono, cioè, dei piccoli centri di raccolta (uno o più) e una maggiore scelta da parte del consumatore. 8

9 I consumatori inoltrano il loro ordine di acquisto, variabile e a scadenza regolare (es. settimanale) a un centro di distribuzione. Il coordinatore raccoglie gli ordinativi e provvede a inoltrarli ai vari fornitori. Questi ultimi effettueranno le consegne al centro distributivo nel giorno e ora prestabiliti e dove, lo stesso giorno, i clienti possono ritirare e pagare, di solito in anticipo, i prodotti scelti. Il vantaggio per il produttore è la sicurezza di incasso e la comodità di avere un unico punto di consegna; per il consumatore i vantaggi sono la freschezza e qualità dei prodotti. Di solito il coordinatore riceve un compenso per il servizio. Il cestino dei prodotti normalmente è standardizzato. Di solito solo i venditori di carne fanno ordini personalizzati e individuali. Qualche volto il produttore cerca di fidelizzare il cliente fornendo servizi aggiuntivi, quali la newsletter o l organizzazione di riunioni e incontri. Distributori automatici Negli ultimi anni si è diffusa notevolmente la modalità di vendita diretta attraverso distributori automatici a moneta in cui il consumatore ha la possibilità di acquistare il prodotto 24 ore su 24 prelevandolo in modo autonomo e raccogliendolo in un contenitore proprio o acquistabile presso il distributore stesso. Grande successo si sta riscontrando per l acquisto diretto di latte crudo, ma esistono anche distributori di altri prodotti, quali il formaggio e la frutta fresca. Vendita per corrispondenza Questa modalità di vendita diretta presuppone l invio a potenziali clienti di un catalogo della propria offerta; il cliente sceglie e trasmette l ordine di acquisto. Il venditore confeziona la merce e la spedisce attraverso il servizio postale. Spesso si tratta di un canale di vendita aggiuntivo per l azienda, con l obiettivo di allargare e consolidare il numero e l affiliazione dei clienti e promuovere attraverso la stesura di un catalogo l intera offerta dell azienda. Questa soluzione può essere utilizzata solo per prodotti non deperibili e confezionabili (vino, olio, ecc.). Offre una certa stabilità della domanda e permette al produttore di conoscere bene il consumatore e i mutamenti della domanda e perfezionare l offerta man mano. Il produttore può avere un margine più elevato sulle vendite e ottiene un ottima diffusione del marchio presso i consumatori finali. Le criticità di questo sistema sono i maggiori costi aziendali di marketing (acquisto di spazi pubblicitari, di indirizzari, studi di mercato, promozione) e di organizzazione (pianificazione, smistamento e organizzazione ordini, spedizione, ecc.). Inoltre, nell immaginario collettivo spesso la vendita per corrispondenza è sinonimo di bassa qualità, quindi il produttore deve spingere il consumatore a superare questa visione e pregiudizio. CSA - Community Supported Agricolture L acronimo CSA deriva dall inglese Community Supported Agricolture. Con questa denominazione si intende una relazione diretta di partenariato commerciale tra uno o più agricoltori ed una comunità di sostenitori/consumatori uniti tra loro in rete. Questi ultimi aiutano a garantire una parte del bilancio operativo di una determinata attività agricola, tramite un abbonamento ad una o più quote del raccolto della stagione. Gli abbonati firmano un accordo per supportare finanziariamente (e/o in altri modi) l attività agricola nel corso della stagione vegetativa, assumendo così, assieme al coltivatore, alcuni dei costi e dei rischi insiti nell attività agricola stessa. L esperienza delle CSA nasce in Giappone a metà degli anni sessanta con il nome di Teiki, per poi diffondersi negli Stati Uniti e in Europa. È un impegno reciproco tra comunità e produttori, dove la comunità dà un sostegno operativo, mentre gli agricoltori si impegnano a produrre e assicurare l approvvigionamento secondo modalità dal contratto stipulato con la comunità. L elemento che contraddistingue questo sistema dagli altri è la marcata cooperazione dei singoli individui all interno dell azienda agricola, che viene vista come parte integrante della comunità stessa. Per i produttori i vantaggi risiedono nella ripartizione del rischio con i consumatori stessi, nel miglioramento della situazione finanziaria, nella garanzia per gli sbocchi di mercato, nella vendita dei prodotti e nella definizione di prezzi remunerativi. In cambio, la comunità offre ai produttori un anticipo finanziario, riceve garanzie su qualità e freschezza dei prodotti e vi sono anche positività a livello sociale. 9

10 Subscription Scheme Si tratta di una modalità di vendita diretta molto simile alla Community Supported Agricolture, che si basa sulla cooperazione e collaborazione tra produttore e consumatore. Nella Subscription Scheme, però, il consumatore non partecipa al rischio aziendale. Il produttore si impegna a fornire una quota della produzione per un periodo di tempo prestabilito (stagione o annualità, ad esempio). Il consumatore paga in anticipo il servizio, ma ha diritto di scegliere o dare la preferenza sui prodotti e partecipa alla programmazione dell attività produttiva. Il pagamento da parte del consumatore può avvenire a rate, in un unica soluzione oppure attraverso prestazione di lavoro. La consegna viene fatta direttamente al singolo cliente, oppure anche attraverso un coordinamento di consumatori. I vantaggi per il produttore sono la certezza di un mercato stabile e delle vendite, i prezzi remunerativi e una certa stabilità finanziaria (grazie ai pagamenti anticipati da parte dei consumatori). Per il consumatore il vantaggio è da ritrovare nella garanzia della qualità e provenienza del prodotto, avendo modo di partecipare all attività aziendale. Vendita a raccolto libero (o Pick-your-own) Si tratta di una modalità molto diffusa negli Usa e nel Regno Unito, ma che sta diventando popolare anche in Italia. Con questa tipologia di vendita, il consumatore partecipa alla vita dell azienda agricola raccogliendo personalmente i prodotti dietro il pagamento di un prezzo ridotto. Tale sistema funziona solo nel caso di clienti particolarmente interessati a condividere con altre persone un esperienza conviviale all aria aperta. Il vantaggio per i produttori è che hanno una partecipazione da parte dei clienti, un alleggerimento dell attività, anche se questa tipologia il più delle volte è un canale aggiuntivo e non l unico per la distribuzione. Per il produttore questa tipologia di attività comporta una riorganizzazione logistica degli spazi, una programmazione delle colture e delle attività aziendali. Di solito il consumatore non deve prenotare i prodotti, né pagare in anticipo, quindi sta al produttore gestire i rischi e soprattutto pianificare al meglio l attività, attraverso strumenti di comunicazione adeguati (newsletter, sito), organizzando momenti specifici per la raccolta. Altre modalità di filiera breve: Circuito HoReCa e punti vendita collettivi Il circuito HoReCa (Hotel, Ristoranti, Catering) prevede la vendita dei prodotti agroalimentari da parte dei produttori agli operatori del settore alberghiero e della ristorazione e sono poi questi ultimi a raggiungere il consumatore/cliente. Tecnicamente, non si tratta di vendita diretta in senso stretto, essendo una filiera breve (con una intermediazione tra produttore e consumatore), però tale circuito rappresenta uno sbocco molto interessante per le aziende agricole. Un altra modalità è l organizzazione di punti vendita collettivi, generalmente promossi da Cooperative e consorzi agricoli oppure da enti pubblici locali, come negozi vetrina per i produttori. I punti di forza sono la visibilità per i prodotti e i produttori del territorio e la comodità per il cliente/consumatore che vede aggregati insieme tutti i prodotti in un unico punto di conferimento. Le criticità sono la necessità di una logistica efficiente e l individuazione di criteri per la selezione dei produttori e dei prodotti. 10

11 2. ASPETTI NORMATIVI Aspetti normativi in Italia Negli ultimi 10 anni ci sono stati alcuni fattori che hanno delineato un nuovo modo di fare agricoltura e di essere imprenditori agricoli. Una nuova modalità che vede gli agricoltori porsi in modo attivo sul mercato (sempre più liberalizzato e globalizzato), che interagiscono direttamente con i consumatori e che utilizzano le nuove tecnologie. Parallelamente anche i consumatori sono diventati più esigenti, più attenti, disponibili a interagire con l agricoltore, conoscere la sua attività e valutarla. L azienda agricola è diventata protagonista della filiera, nella sua interezza, come anche il territorio di provenienza dei prodotti agricoli, svolgendo un servizio sociale, culturale, ambientale e di mantenimento del paesaggio. Le politiche agricole hanno riconosciuto e sostenuto questo ruolo di utilità collettiva e spingono verso una multifunzionalità dell azienda agricola. Il successo della vendita diretta (e della filiera corta) si inserisce proprio in questo contesto. In Italia gli ultimi 10 anni hanno visto crescere questo fenomeno in modo esponenziale, fornendo numerosi esempi virtuosi e moltiplicarsi le iniziative e i canali di vendita diretta e filiera corta. Normativa nazionale La vendita diretta è stata a lungo regolata dalla Legge n. 59/1963, ponendo diversi limiti oggettivi e soggettivi alla vendita al dettaglio da parte dei produttori agricoli. Legge 9 febbraio 1963, n. 59 Norme per la vendita al pubblico in sede stabile dei prodotti agricoli da parte degli agricoltori produttori diretti Questa norma detta le modalità per la vendita al pubblico in sede fissa da parte degli agricoltori. All art.1 si specifica che i produttori singoli o associati non sono tenuti a munirsi di licenza per la vendita al dettaglio nell ambito del proprio Comune e dei Comuni limitrofi ai fondi in cui si effettua l attività agricola. All art. 6 si specificano i casi in cui i diritti del produttore decadono e i casi in cu l'autorizzazione viene ritirata: a) il titolare dell'autorizzazione perda la qualità di produttore agricolo nel comune in relazione al quale l'autorizzazione è rilasciata; b) il produttore agricolo o la persona giuridica pongono in vendita prodotti non ottenuti direttamente dall'impresa agricola gestita o dai fondi degli agricoltori associati nel comune per il quale è autorizzata la vendita; c) i produttori agricoli e i legali rappresentanti. A partire dal 2001, sono state introdotte diverse novità in materia, in particolare con la Legge di Orientamento - D. Lgs. N. 228/ Orientamento e modernizzazione del settore agricolo (art. 4), con il D. Lgs. N. 99/2004 (art. 4), con la Legge 20 febbraio 2006 n. 96 (art. 10) e con la Legge 27 dicembre 2006 n. 296 (art. 1 comma 1065). LEGGE DI ORIENTAMENTO D. LGS N. 228/2001 Questa legge, con le successive modifiche, è sorta sulla base delle riflessioni avviate a livello europeo, nazionale e locale, sulla necessità di sostenere un nuovo modo di fare agricoltura che vedesse le aziende agricole sempre più attente e interessate a instaurare relazioni con l esterno per porsi sul mercato come protagonisti della filiera e del contesto territoriale. Un nuovo approccio in cui le aziende agricole non sono solo fornitori di prodotti agricoli, ma si propongono in modo innovativo e competitivo, assumendo nuove funzioni produttive, economiche, sociali, territoriali, ambientali e paesaggistiche. La legge di orientamento ha come obiettivo il completo sfruttamento del ciclo produttivo dell impresa, consentendo agli imprenditori agricoli, singoli o associati, di porre in vendita al dettaglio i propri prodotti agricoli, in deroga alla 11

12 disciplina ordinaria del commercio, purché iscritti nel Registro delle Imprese e senza condanne nell ultimo quinquennio in materia di igiene, sanità o di frode nella preparazione di alimenti. Il Decreto legislativo n. 228/2001 rende applicativa la Legge 5 marzo 2001 n. 57 "Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati" che prevedeva all artt. 7e 8 la delega al Governo per individuare disposizioni per la modernizzazione nei settori dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura. Accanto al Decreto Lgsl. 228/2001, sono stati emanati anche il D. Lgs. n. 226 del 18 maggio 2001 in materia di orientamento e ammodernamento del settore della pesca e dell acquacoltura e il D. Lgs. n. 227 del 18 maggio 2001 riguardante il settore forestale. L'art.4 del D.Lgs. n. 228/ 2001 stabilisce che gli imprenditori agricoli, singoli o associati, o gli enti e le associazioni (estensione apportata con il D. Lgs. n. 99 del 2004) che intendano vendere direttamente prodotti agricoli o prodotti derivati, possono vendere direttamente al dettaglio, in tutto il territorio nazionale, i prodotti provenienti in misura prevalente dalle rispettive aziende, osservate le disposizioni vigenti in materia di igiene e sanità. Tale decreto ha introdotto diverse innovazioni, in tema di vendita diretta dei prodotti agricoli, che si possono cosi riassumere: a) Nuova definizione di impresa agricola e attività connesse: la disposizione principale su questo tema è l art del Codice Civile, che viene completamente sostituito dalla Legge di Orientamento 228/2001 all art. 1, ispirandosi al concetto di multifunzionalità. È imprenditore agricolo chi esercita una di queste attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. Successivamente viene specificato cosa si intende per: o coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali: sono attività dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine; o attività connesse: attività esercitate dall imprenditore agricolo dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge. Non tutte le attività di manipolazione e trasformazione rientrano nelle attività connesse, ma solo quelle comprese in un elenco fissato con cadenza biennale dal Ministro dell'economia. b) Possibilità per gli imprenditori agricoli, singoli o associati, di esercitare la vendita diretta dei prodotti provenienti in misura prevalente dalle rispettive aziende. Il concetto di prevalenza è piuttosto ambiguo, anche se negli anni la normativa ha cercato di porre rimedio a eventuali mancanze e dettagliare meglio i criteri da utilizzare. Il concetto di prevalenza La legge di orientamento specifica che le attività di trasformazione e simili possono avere ad oggetto anche prodotti acquistati da terzi, purché risultino prevalenti (ovvero almeno oltre il 50 %) i prodotti propri. Al riguardo, si evidenzia che, al fine di verificare la prevalenza, è necessario confrontare in termini quantitativi i beni ottenuti dall attività agricola principale e i prodotti acquistati da terzi, fermo restando che i prodotti acquistati devono comunque essere prodotti agricoli (ad esempio, uva per la produzione del vino) e devono appartenere allo stesso comparto agronomico e alla stessa specie (l Agenzia delle Entrate con la circolare n. 44/ 2002). Misurare la prevalenza in soli termini quantitativi può risultare non corretto per alcuni prodotti. Si pensi ad esempio all acquisto di vino da taglio nella quantità del 40% ma di valore pari a cinque volte quello aziendale; il prodotto ottenuto ha natura agricola anche se in realtà la maggior qualità del prodotto acquistato snatura il prodotto proprio. Determinati prodotti non sono nemmeno confrontabili quantitativamente, come ad esempio il mosto concentrato che viene utilizzato per il miglioramento della qualità del vino. Per queste ragioni l Agenzia delle Entrate con circolare n. 44/2004 ha ammesso che la prevalenza può essere determinata anche in base al valore qualora i beni non siano omogenei fra loro, ossia confrontando il valore normale dei prodotti agricoli ottenuti dall attività agricola principale e il valore dei prodotti acquistati da terzi. Si ribadisce anche in questa circolare che i prodotti acquistati devono comunque essere beni di derivazione agricola. Infine, aspetto più innovativo della norma, sono ricondotte all area dell impresa agricola le attività dirette alla fornitura di servizi, a condizione che la maggior parte delle attrezzature impiegate per le prestazioni di servizi siano anche utilizzate normalmente nell azienda agricola. 12

13 c) Diritto di esercitare la vendita diretta in tutto il territorio nazionale previa comunicazione al Sindaco: a. del comune dove ha sede l azienda, nel caso di vendita itinerante; b. del comune in cui si intende esercitare la vendita su aree pubbliche o in locali aperti al pubblico. Trascorsi 30 giorni dal ricevimento dalla comunicazione è possibile iniziare l attività, mentre con la precedente legge era necessario attendere l autorizzazione. Non è richiesta, invece, alcuna comunicazione nel caso di vendita diretta esercitata su superfici all aperto nell ambito dell azienda agricola o di altre aree private di cui l imprenditore agricolo abbia la disponibilità. d) Estensione anche alla vendita dei prodotti derivati, ottenuti a seguito di attività di manipolazione (se si tratta di miglioramenti al prodotto finalizzati alla commercializzazione, ma la natura del prodotto resta quella originaria, es. se la frutta viene lavata, tagliata e confezionata per la vendita) o trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici (quando invece il prodotto subisce una sostanziale lavorazione e trasformazione, come ad es. confezionamento di marmellate, formaggi, ecc.) provenienti dal ciclo produttivo dell'impresa, nonché anche sui prodotti acquistati da terzi, purché questi ultimi appartengano allo stesso comparto agronomico dell'azienda agricola del venditore e non siano prevalenti rispetto a quelli ottenuti dall'attività agricola dell'azienda, anche a seguito di manipolazione o trasformazione (vedere punto b). Sono tuttavia previste limitazioni e normative fiscali, nel caso in cui i prodotti acquistati da terzi generassero un guadagno maggiore di quello ottenuto dalla vendita di prodotti propri dell azienda. e) Definizione e innovazione delle modalità di vendita e cioè: a. a domicilio; b. con commercio elettronico; c. su aree pubbliche con posteggio; d. in locali aperti al pubblico, previa comunicazione al Comune secondo le modalità descritte al punto c). LEGGE 20 FEBBRAIO 2006, N. 96, DISCIPLINA DELL AGRITURISMO L art. 10, Legge 20 febbraio 2006, n. 96, Disciplina dell agriturismo, ha integrato le diverse forme di vendita diretta recando la disciplina della vendita dei prodotti propri, tal quali o trasformati, e dei prodotti tipici locali da parte dell impresa agrituristica con una norma di rinvio alla normativa in materia di vendita diretta. DECRETO MINISTERIALE DEL 20 NOVEMBRE ATTUAZIONE ART. 1 comma 1065 LEGGE N. 296 DEL 27 DICEMBRE 2006 (LEGGE FINANZIARIA DEL 2007) Una modalità di vendita diretta, e in particolare relativamente ai mercati degli agricoltori, è disciplinata dal Decreto del Ministro Paolo De Castro del 20 novembre 2007, che ha quindi fissato indicazioni e criteri validi su tutto il territorio nazionale, di particolare interesse per le Amministrazioni comunali, chiamate a rilasciare le autorizzazioni. Questa norma si pone due obiettivi principali: - delineare una nuova forma per accorciare la filiera ed entrare direttamente sul mercato; - individuare una nuova forma di reddito per gli agricoltori; - stabilire i requisiti uniformi e gli standard per la realizzazione dei mercati riservati all esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli. La novità introdotta dal Decreto del 2007 è rappresentata, oltre che da una disciplina specifica, dal fatto che tale vendita si svolge in un luogo particolare in cui convergono una pluralità di operatori agricoli. Tali mercati sono differenti rispetto ai mercati rionali perché sono interamente dedicati ai produttori agricoli, comprese le cooperative e i loro consorzi quando utilizzano prevalentemente prodotti dei soci per lo svolgimento delle attività agricole principali (art. 1, comma 2, Dlgs 18 maggio 2001, n. 228). Inoltre, il luogo di realizzazione di tali mercati può essere un area pubblica o un area di proprietà privata; è possibile anche che siano costituiti in locali aperti al pubblico, con cui si intendono probabilmente i mercati coperti che possono svolgersi a loro volta su aree pubbliche o private. 13

14 L impulso per la costituzione dei mercati dei produttori può provenire dai Comuni, anche consorziati o associati, oppure da una richiesta di imprenditori agricoli, singoli o associati, o di associazioni di produttori e di categoria, presentata ai Comuni. Secondo il Decreto del 2007 i soggetti abilitati all esercizio della vendita diretta nei mercati riservati devono essere imprenditori agricoli iscritti nel Registro delle imprese delle Camere di commercio e rispettare i requisiti dell art. 4 del D. Lgs n. 228/2001, avere sede sul territorio regionale o del Comune del mercato contadino, vendere nei mercati prodotti provenienti dalla propria azienda o dall azienda dei soci imprenditori agricoli e anche prodotti ottenuti a seguito di manipolazione o trasformazione dei propri prodotti agricoli; è possibile, fermo restando il limite della prevalenza dei prodotti, integrare la gamma della merce posta in vendita con prodotti agricoli ottenuti in ambito regionale o in un ambito specificamente previsto dalle Amministrazioni comunali. I Comuni hanno diverse responsabilità sui mercati contadini: - istituiscono o autorizzano i mercati sulla base di un disciplinare che regoli le modalità di vendita e valorizzi la tipicità e la provenienza dei prodotti e ne danno comunicazione agli assessorati all agricoltura delle Regioni; - controllano il mercato che ha sede nel proprio ambito territoriale accertando il rispetto dei regolamenti comunali in materia, nonché delle linee guida contenute nel decreto in esame e del disciplinare di mercato e, in caso di più violazioni, commesse anche in tempi diversi, possono disporre la revoca dell autorizzazione; - favoriscono la fruibilità dei mercati agricoli di vendita diretta anche mediante la possibilità, per altri operatori commerciali, di fornire servizi destinati ai clienti dei mercati. All interno dei mercati possono essere realizzate attività culturali, didattiche e dimostrative legate ai prodotti alimentari tradizionali ed artigianali del territorio rurale di riferimento (art. 4, commi 1 e 2). ASPETTI DI CARATTERE FISCALE Escludendo le aziende che operano in regime di esenzione perché non superano i limiti di fatturato previsti dalla legge, pertanto non sono iscritte al Registro delle imprese, la maggior parte delle aziende agricole applica il cosiddetto regime speciale in termini IVA, di cui all articolo 34 del DPR 633/72. Tale regime può essere applicato solo da chi è imprenditore agricolo ai sensi dell art del c.c. limitatamente alla cessione dei prodotti elencati nell allegato A del DPR 633/72 e prodotti dall azienda stessa e cioè: - produzioni di carni e prodotti della loro macellazione; - lavorazione e conservazione delle patate; - produzione di succhi di frutta e ortaggi; - lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi; - produzione di olio di oliva e semi oleosi; - produzione di olio di semi di granoturco; - trattamento igienico del latte e produzione di derivati del latte; - lavorazione delle granaglie; - produzione di vini; - produzione di aceto; - produzione di sidro e altre bevande fermentate; - manipolazione dei prodotti derivanti dalle coltivazioni di cereali, semi, barbabietola da zucchero, tabacco; - manipolazione dei prodotti derivanti dalle coltivazioni di ortaggi, fiori e piante ornamentali, orticolture, prodotti di vivai; - manipolazione dei prodotti derivanti dalle colture vitivinicole, olivicole, agrumicole, frutticole diverse. Gli imprenditori agricoli che operano in regime speciale sono esentati dall emissione dello scontrino fiscale in caso di vendita al consumatore finale. L unico adempimento che compete loro è quello di annotare l ammontare dei corrispettivi giornalieri nell apposito registro, entro il giorno successivo a quello in cui i corrispettivi si riferiscono. 14

15 Normativa: Decreto Legislativo. 228 del 18 maggio 2001 Normativa e Contenzioso - Disposizioni in materia di attività agricole. Articolo 2 della legge n. 350, 24 dicembre 2003 Legge n. 350 del 24 dicembre 2003 Finanziaria 2004 Decreto Ministeriale 19 marzo 2004 Decreto Legislativo n. 99 del marzo 2004 Circolare n. 44 del 15 novembre 2004 della Agenzia delle Entrate Direzione Centrale Legge n 296 del 27 dicembre Finanziaria 2006 ASPETTI SANITARI Fatta eccezione per la coltivazione e la raccolta, sono soggette alla normativa sanitaria e di conseguenza ad autorizzazione sanitaria comunale, le fasi di confezionamento, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari. Nel gennaio 2006 è entrato in vigore il pacchetto igiene, cioè la serie di regolamenti comunitari che hanno modificato il quadro normativo della sicurezza alimentare. Per espletare le funzioni autorizzative in materia sanitaria i Comuni sono coadiuvati dalle ASL che effettuano le istruttorie e i controlli al fine di attestare l idoneità igienico sanitaria dei locali e delle attrezzature. Anche le cisterne ed i contenitori adibiti al trasporto delle sostanze alimentari sfuse a mezzo di veicoli sono soggetti ad autorizzazione sanitaria. Occorre ottenere l autorizzazione sanitaria comunale anche per i locali in cui si effettuano le seguenti tipologie di attività: - produzione, preparazione e confezionamento di alimenti e bevande; - deposito all ingrosso e al dettaglio; - somministrazione di alimenti e bevande; - vendita di carne. Dopo aver ottenuto le suddette autorizzazioni si può inoltrare la comunicazione di inizio attività al Sindaco. Piano di autocontrollo (HACCP) Il Ministero della Sanità, con il d.lgs. 155/97 e successivamente con il pacchetto igiene, ha esteso agli operatori del settore alimentare l obbligo di mettere in atto un sistema di autocontrollo igienico finalizzato a tutelare la salute del consumatore. L adozione da parte delle imprese agricole di sistemi di autocontrollo semplificati sono previsti da numerose Regioni. Normativa: Legge n. 283, 30 Aprile 1962 Legge n.63, 18 Marzo 1977 Decreto del Presidente della Repubblica n 327 del 26 Marzo 1980 Decreto Legislativo n 155 del 1997 "Pacchetto Igiene": - Reg. CE 178/02; - Reg. CE 852/04 (igiene dei prodotti alimentari); - Reg. CE 853/04 (alimenti di origine animale); - Reg. CE 854/04 (controlli ufficiali); - Reg. CE 882/04 (mangimi); - Reg. CE 183/05 (mangimi); - Reg. CE 1774/02 (mangimi). 15

16 Normativa regionale La normativa regionale di maggiore interesse per la vendita diretta è rappresentata dalle seguenti iniziative: LEGGE REGIONALE n. 95 DEL 22/12/95 Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese LEGGE REGIONALE N. 12 DEL 23/05/08 Criteri per l assegnazione di aiuti per l allestimento di aree mercatali destinate alla vendita diretta dei prodotti agricoli. Successivamente a questa legge, si sono succedute diverse iniziative per favorire la filiera corta e la vendita diretta, tra cui: Deliberazione della Giunta Regionale 22 dicembre 2008, n Legge regionale n. 12/2008, art. 11 Approvazione criteri per l'assegnazione di aiuti agli enti locali per lo sviluppo di aree mercatali destinate alla vendita diretta dei prodotti agricoli. Deliberazione della Giunta Regionale 9 dicembre 2008, n Legge regionale n. 12/2008, art. 11 Approvazione piano di iniziative in favore della filiera corta. D.D. 19 gennaio 2009, n. 9 Legge Regionale n. 12/2008, art. 11. Approvazione bando per l'allestimento di aree mercatali destinate alla vendita diretta di prodotti agricoli. D.D. 30 Dicembre 2009, n Legge regionale n. 12/2008, art Filiera corta. Approvazione bando per l'assegnazione di aiuti ad imprenditori agricoli associati. D.D. 30 Dicembre 2009, n Legge regionale n. 12/2008, art Filiera corta. Approvazione bando per l'assegnazione di aiuti ai gruppi di acquisto. Normativa e iniziative in provincia di Cuneo Bando Anno VI - n aprile 2010 varato dalla Giunta della Provincia di Cuneo Nell'ambito del Programma operativo provinciale sono accantonati 750 mila euro destinati ad interventi per l'allestimento di locali attrezzati per la vendita diretta in azienda ai sensi della legge regionale 95 del Il bando si propone di favorire azioni volte alla valorizzazione e alla qualificazione del prodotto agricolo locale, agevolando, sia pure in forma sperimentale, la crescita del fenomeno con un programma di interventi specifici mirati a favorire l'allestimento di punti di vendita aziendali. Degli aiuti possono beneficiare le aziende agricole, singole o associate, con sede in provincia di Cuneo, condotte da imprenditori professionali in possesso di partita IVA ed iscritte al Registro imprese della Camera di commercio, alla gestione previdenziale agricola e all'anagrafe regionale. Gli interventi, ammissibili a contributo in conto capitale nella percentuale massima del 40%, prevedono la costruzione o ristrutturazione di un locale di vendita aziendale comprensivo di eventuale deposito e l'acquisto di attrezzature per l'allestimento del punto vendita. L'importo della domanda di sostegno è compreso tra un minimo di 10 mila e un massimo di 50 mila euro. Altro requisito riportato nel bando è che i prodotti oggetto di commercializzazione devono essere di provenienza aziendale per almeno i due terzi del valore. Qualora il numero delle richieste sia superiore alle risorse a disposizione della Provincia, il settore Agricoltura provvederà a formulare una graduatoria dei richiedenti, sulla base di criteri di priorità. Protocollo d intesa Agricoltori/consumatori nel settore ortofrutticolo della Provincia di Cuneo Nel 2002 è stato stipulato un Protocollo d intesa tra le associazioni degli agricoltori della provincia di Cuneo (la Federazione provinciale coltivatori diretti, l Unione Agricoltori, la Confederazione Italiana Agricoltori), il Movimento Consumatori, l Adiconsum e la Federconsumatori di Cuneo, sotto l egida della Commissione Consiliare di Regolazione 16

17 del Mercato della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Cuneo, al fine di tutelare il consumatore, promuovere un agricoltura di qualità sul territorio cuneese e le aziende agricole del settore ortofrutticolo. Il Protocollo d intesa prevede l approvazione di un codice di comportamento che stabilisce norme condivise dalle aziende agricole e dai consumatori nella vendita diretta dei prodotti ortofrutticoli, facendo riferimento allo Sportello di conciliazione esistente presso la Camera di Commercio di Cuneo per dirimere a livello amichevole le eventuali controversie tra consumatori e produttori. Il Protocollo è stato revisionato nel Esso rappresenta il primo passo del progetto Ortofrutta di Qualità, promosso dalla Camera di commercio di Cuneo insieme agli altri partner, volto a favorire la tracciabilità dei prodotti e un agricoltura di qualità sul territorio cuneese 1. Aspetti normativi in Francia Il principale riferimento normativo francese in agricoltura è la Loi n du 27 Juillet 2010 de modernisation de l'agriculture et de la pêche. Al Titolo 1 Definire e mettere in pratica una politica pubblica dell alimentazione, art. 1 si definiscono gli indirizzi del Programma nazionale per l alimentazione, tra cui compare anche una voce che prevede lo sviluppo delle filiere brevi e la promozione della vicinanza geografica tra produttore e trasformatore; non solo, propone l utilizzo della filiera corta anche nella ristorazione collettiva. Loi n du 27 Juillet 2010 de modernisation de l'agriculture et de la pêche TITRE Ier «Le programme national pour l'alimentation prévoit les actions à mettre en œuvre dans les domaines suivants : - la sécurité alimentaire, l'accès pour tous, en particulier les populations les plus démunies, à une alimentation en quantité et qualité adaptées; - la sécurité sanitaire des produits agricoles et des aliments; - la santé animale et la santé des végétaux susceptibles d'être consommés par l'homme ou l'animal; - l'éducation et l'information notamment en matière de goût, d'équilibre et de diversité alimentaires, de besoins spécifiques à certaines populations, de règles d'hygiène, de connaissance des produits, de leur saisonnalité, de l'origine des matières premières agricoles ainsi que des mode de production et de l'impact des activités agricoles sur l'environnement; - la loyauté des allégations commerciales et les règles d'information du consommateur; - la qualité gustative et nutritionnelle des produits agricoles et de l'offre alimentaire; - les modes de production et de distribution des produits agricoles et alimentaires respectueux de l'environnement et limitant le gaspillage ; - le respect et la promotion des terroirs; - le développement des circuits courts et l'encouragement de la proximité géographique entre producteurs et transformateurs; - l'approvisionnement en produits agricoles locaux dans la restauration collective publique comme privée ; - le patrimoine alimentaire et culinaire français, notamment par la création d'un registre national du patrimoine alimentaire.» CHAPITRE Ier Dispositions générales V. En application du programme national pour l'alimentation prévu à l'article L du code rural et de la pêche maritime, l'etat se donne pour objectif de recourir, pour l'approvisionnement de ses services de restauration collective, à des produits faisant l'objet de circuits courts de distribution, impliquant un exploitant agricole ou une organisation regroupant des exploitants agricoles. 1 Per maggiori dettagli vedere il box a pag

18 Altri riferimenti normativi Décret n du 27 avril 2007 e successive modifiche (ultima modifica aprile 2011) relativo alla definizione, alle modalità di trasformazione e di etichettatura dei formaggi e delle specialità casearie. Il Code Rural, e in particolare il Livre VI Production et marché, Titoli IV, V e VI e affrontano rispettivamente i temi della valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari, le produzioni animali e le produzioni vegetali. Livre VI - Titre IV: La valorisation des produits agricoles, forestiers ou alimentaires et des produits de la mer Article L640-1 La politique conduite dans le domaine de la qualité et de l'origine des produits agricoles, forestiers ou alimentaires et des produits de la mer répond aux objectifs suivants: - promouvoir la diversité des produits et l'identification de leurs caractéristiques, ainsi que leur mode de production ou leur origine, pour renforcer l'information des consommateurs et satisfaire leurs attentes; - renforcer le développement des secteurs agricoles, halieutiques, forestiers et alimentaires et accroître la qualité des produits par une segmentation claire du marché; - fixer sur le territoire la production agricole, forestière ou alimentaire et assurer le maintien de l'activité économique notamment en zones rurales défavorisées par une valorisation des savoir-faire et des bassins de production; - répartir de façon équitable les fruits de la valorisation des produits agricoles, forestiers ou alimentaires et des produits de la mer entre les producteurs, les transformateurs et les entreprises de commercialisation. Article L640-2 Les produits agricoles, forestiers ou alimentaires et les produits de la mer peuvent, dans les conditions prévues par le présent titre et lorsqu'il n'y a pas de contradiction avec la réglementation communautaire, bénéficier d'un ou plusieurs modes de valorisation appartenant aux catégories suivantes: 1 Les signes d'identification de la qualité et de l'origine: - le label rouge, attestant la qualité supérieure ; - l'appellation d'origine, l'indication géographique et la spécialité traditionnelle garantie, attestant la qualité liée à l'origine ou à la tradition; - la mention "agriculture biologique", attestant la qualité environnementale; 2 Les mentions valorisantes: - la dénomination "montagne"; - le qualificatif "fermier" ou la mention "produit de la ferme" ou "produit à la ferme"; - les termes "produits pays" dans les départements d'outre-mer, à Mayotte, Saint-Pierre-et-Miquelon, Saint-Barthélemy, Saint-Martin et Wallis-et-Futuna; - la mention "issus d'une exploitation de haute valeur environnementale ; 3 La démarche de certification des produits. Il Code de la Consommation dedica il Titolo II alle pratiche commerciali e in particolare gli articoli L L121-7 e L213-1 fino a L213-4 riguardano la frode nel commercio e l articolo L affronta il tema della vendita diretta. Il Code de la Consommation riprende all art. L quanto indicato dal Code Rural relativamente alla definizione e all utilizzo dei termini «fermier», «produit de la ferme», «produit à la ferme», «produits pays», «vin de pays» (articolo L641-19). Inoltre, l art. L112-9 fa riferimento al Code Rural anche per l utilizzo del termine «montagne», indicando alcuni enti e istituti finalizzati alla promozione delle produzioni di montagna di qualità. Infine, valgono ovviamente anche in Francia le disposizioni europee in tema di igiene previste dal Regolamento CE n. 852/2004 del Parlamento Europeo. 18

19 3. I PRODOTTI TIPICI E LOCALI NEL TERRITORIO DEL PIT Attualmente non esistono rilevazioni sulle tipologie di prodotti oggetto di vendita diretta a livello provinciale, ma sono state effettuate indagini solo a livello regionale. In particolare, secondo lo studio dell'osservatorio Internazionale della Vendita Diretta (Agri 2000 e Coldiretti) nel 2009 tra i principali prodotti venduti dalle aziende che sfruttano i canali brevi di commercializzazione in Piemonte oltre il 60% delle aziende vende vino, seguita dalle aziende che commercializzano direttamente uova (11,2%), ortofrutta (10,4%), formaggi (9,1%), miele (8,7%), carne e salumi (6,9%) e piante e fiori (4,9%). La vendita di latte, confetture e conserve, prodotti della panificazione e cerali coinvolgono poco meno del 4% delle aziende. Il presente capitolo si propone di offrire una carrellata dei prodotti strettamente legati al territorio di interesse del progetto PIT Nuovo territorio da scoprire potenzialmente commerciabili attraverso la vendita diretta o in punti vendita collettivi. Prodotti in provincia di Cuneo La provincia di Cuneo è un territorio in cui la tradizione agricola è profondamente radicata ed è ricca di prodotti agroalimentari di qualità, in particolare vini, formaggi, ortaggi, frutta. È la provincia con il maggior numero di aziende agricole di tutto il Piemonte (oltre aziende su un totale di quasi mila nel 2010, circa il 31% dell intera regione). Secondo i dati della Camera di commercio di Cuneo riportati nel Rapporto 2010, si registra una forte prevalenza di terreni dedicati a colture cerealicole (mais, frumento, orzo soprattutto), che non si prestano, però, alla vendita diretta, in quanto necessitano di un processo di trasformazione e lavorazione del prodotto. Seguono le coltivazioni arboree e fruttiferi, in particolare uve da vino, nocciole, kiwi, mele, nettarine, pesche, ecc. Molto distaccate seguono le coltivazioni industriali (soia, colza, girasole, pomodoro da industria), colture orticole, legumi secchi e infine le piante da tubero. Tutte queste produzioni si prestano alla vendita diretta. Grafico 3.1: SAU (ettari) in provincia di Cuneo (2010) Fonte: Camera di commercio di Cuneo, Rapporto

20 La zootecnia è un altro settore prioritario per il cuneese. Nella tabella sottostante sono riportati i dati sulla consistenza numerica del settore zootecnico, a cui occorre sommare anche i capi del settore avicunicolo, pari a circa 21 milioni in calo del 2% circa rispetto al Tabella 3.1: Consistenza del settore zootecnico, anno 2010 Specie consistenza valutata al Var % bovini ,47 suini ,51 caprini ,45 ovini ,58 equini ,02 bufalini ,80 struzzi ,00 Fonte: Camera di commercio di Cuneo, Rapporto 2010 Il territorio cuneese presenta 55 prodotti tipici di qualità con marchio a denominazione d origine europeo: DOCG, DOC e IGT per il settore vitivinicolo; DOP (Reg CEE 2081/92) e IGP (Reg. CEE 2081/91) per gli altri prodotti. In particolare sono presenti: n. 7 vini DOCG; n. 37 vini DOC, contando le diverse tipologie delle DOC collettive; n. 7 formaggi DOP; n. 1 salume DOP; n. 2 frutti IGP; n. 1 legume IGP. Non ci sono prodotti STG Specialità Tradizionale Garantita in provincia di Cuneo. I prodotti tipici di qualità della provincia di Cuneo Vini DOCG Barolo, Barbaresco, Roero, Roero Arneis, Asti, Dolcetto di Dogliani Superiore e Dolcetto di Diano d Alba. Vini DOC Alta Langa, Nebbiolo d Alba, Barbera d Alba, Dolcetto d Alba, Dolcetto di Dogliani, Dolcetto delle Langhe Monregalesi, Cisterna d Asti, Verduno, Terre Alfieri Arneis e quelli rientranti nelle denominazioni Colline Saluzzesi, Langhe, Piemonte e Pinerolese Formaggi DOP Toma Piemontese DOP, Murazzano DOP, Gorgonzola, Grana Padano, Castelmagno DOP, Bra, Raschera Salumi DOP Prosciutto Crudo di Cuneo Frutti IGP Nocciola Piemonte Castagna di Cuneo Legumi IGP Fagiolo Cuneo Inoltre, è stata censita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, una categoria di prodotti regolamentati dall'art. 8 del Decreto Legislativo 173/98. Il riconoscimento avviene sulla base della compilazione di schede tecniche che identificano i prodotti. Sono esaminate, per l'individuazione: la descrizione delle caratteristiche salienti, le metodologie della lavorazione, la conservazione, la stagionatura, le eventuali deroghe igienico sanitarie - ai sensi della normativa comunitaria. L ultimo aggiornamento dell elenco risale al 16 giugno 2010, da cui risultano 365 PAT in tutta la Regione Piemonte. Nel Decreto del 2006 non è stata effettuata una selezione dei prodotti del territorio Cuneese, che sono stati riportati però in un Portale dei prodotti tipici della provincia di Cuneo, realizzato nel 2009 dalla Provincia di Cuneo e disponibile alla URL in cui sono elencati tutti i prodotti tipici (a denominazione d origine e PAT) come riportato nella tabella seguente. 20

21 I prodotti tipici della provincia di Cuneo Formaggi Bra Murazzano Raschera Toma Piemontese Castelmagno Nostrale dell'alpe Raschera Toumin dal Mel Ortofrutta Nocciola Patata della Valle Belbo Peperone Pesca Pera Madernassa Actinidia Albicocca Tonda di Costigliole Castagna Fagiolo Fragola Mela Renetta Grigia di Torriana Mela Rossa Mela Valle Bronda Patata della Bisalta Patata di Entracque Pera Madernassa Piccoli Frutti Ramassin Vecchie Varietà Melo Carota di San Rocco Castagnaretta Porro di Cervere Carni e Salumi Lardo Pancetta Razza Bovina Piemontese Salame Salame Cotto Agnello Sambucano Lardo Pancetta Salsiccia di Bra Vini Asti Barbaresco Barbera Barolo Dolcetto d'alba Dolcetto di Dogliani Dolcetto di Dogliani Superiore Dolcetto di Diano Dolcetto delle Langhe Monregalesi Langhe Nebbiolo d'alba Roero Roero Arneis Verduno Pelaverga Altri prodotti Paste di Meliga Tartufo Genepì Mustaccioli Paste di Meliga Quaquare di Genola Slowfood Italia e la Fondazione Slowfood per la Biodiversità Onlus hanno individuato, inoltre, alcuni presidi, vale a dire prodotti agroalimentari a rischio di estinzione (reale o potenziale), fortemente legati a uno specifico territorio, prodotti in quantità limitata e a livello artigianale nel rispetto dell ambiente e della tradizione. In Italia sono stati individuati 193 presidi, di cui 27 in Piemonte e i seguenti in provincia di Cuneo: 1) Agnello Sambucano 2) Cappone di Morozzo 3) Castelmagno d Alpeggio 4) Gallina Bianca di Saluzzo 5) Paste di meliga del Monregalese 6) Ramassin del Monviso Valle Bronda 7) Rapa di Caprauna 8) Razza Piemontese 9) Tinca di Ceresole 10) Tuma di pecora delle Langhe 11) Vecchie varietà di mele piemontesi. 21

22 Prodotti tipici del dipartimento Alpes de Haute Provence Il territorio francese interessato dal progetto, il dipartimento Alpes de Haute Provence, presenta caratteristiche piuttosto differenti dal cuneese, sia come contesto ambientale, sociale ed economico, sia dal punto di vista agricolo (numerosità aziende, settori produttivi, quantità prodotte). Il dipartimento francese è caratterizzato da una estesa superficie di boschi e foreste (circa il 40% del territorio); il numero delle aziende è pari a quasi unità (anno 2000), con una SAU pari a quasi ha (circa il 24% del territorio totale), composti per circa il 60% da pascoli e alpeggi. Il settore dei cereali e grandi colture (mais e piselli odorosi soprattutto) rappresenta il 25% della produzione del Dipartimento, seguito dal settore frutticolo, con un incidenza del 25% rispetto al totale della produzione agricola dipartimentale (prevalentemente mele, pesche, prugne), e dal settore ovi-caprino, che rappresenta circa il 22% della produzione locale. Grafico 3.2: Distribuzione in % della SAU nel Dipartimento (2000) Fonte: presentazione Conseil Général Alpes de Haute Provence In termini molto generali, le produzioni del territorio sono di tipo montano e allo stesso tempo di tipo mediterraneo (olivicoltura, erbe officinali, aromatiche, medicinali). Per quanto riguarda i prodotti tipici del territorio, nel Dipartimento sono presenti 10 prodotti tipici di qualità, con marchio a denominazione d origine e in particolare: Vini AOC/AOP (DOC): vin des Coteaux de Pierrevert Prodotti AOC/AOP (DOP): Formaggio Banon, Olio di Oliva dell Alta Provenza, Olio essenziale di lavanda dell Alta Provenza. Prodotti IGP: Agnello di Sisteron, Piccolo farro dell Alta Provenza (anche Presidio Slowfood), Mele delle Alpi de Haute Durance, Miele di Provenza, Miele di Lavanda e de lavandin. Non ci sono prodotti STG Specialità Tradizionale Garantita nel Dipartimento Alpi di Alta Provenza. Inoltre, esiste anche un marchio francese di qualità denominato Label Rouge e nel Dipartimento Alpes de Haute Provence sono presenti diversi prodotti con questo marchio: le erbe di Provenza, oltre all Agnello di Sisteron, il Miele di Provenza, il Miele di lavanda e de lavandin, che hanno anche il marchio IGP. A questi si sommano i prodotti tipici che non hanno un marchio specifico e sono stati segnalati dal Conseil Général des Alpes de Haute Provence e sono lo zafferano, la mandorla, le castagne e il tartufo. 22

23 I marchi di qualità in Francia In Francia, dove il sistema di protezione nazionale dei prodotti agricoli di qualità risale agli anni 30 per il settore vitivinicolo (AOC) e agli anni 60 per gli altri prodotti (Label Rouge) ed era già affermato presso i consumatori, l applicazione dei Regolamenti Europei ha preso una strada diversa rispetto ad altri paesi dell Unione Europea: il sistema nazionale viene mantenuto e ai segni distintivi noti (AOC e Label Rouge) vengono affiancati quelli definiti a livello europeo. Così il prodotto che ottiene la AOC nazionale può poi presentare la domanda di registrazione come DOP (AOP, in francese), mentre quello contraddistinto dal Label Rouge può presentarsi per la registrazione come IGP. 23

24 4. I PRODUTTORI AGRICOLI CHE UTILIZZANO LA VENDITA DIRETTA NEL TERRITORIO DEL PIT La quantificazione della diffusione della vendita diretta sul territorio della provincia di Cuneo, così come a livello nazionale, non è supportata da fonti statistiche ufficiali a cadenza annuale. Con il censimento del 2000 sono state introdotte una serie di domande che permettono di descrivere la diffusione del più generale fenomeno delle attività connesse all'agricoltura con un dettaglio comunale. Purtroppo ad oggi non è ancora possibile elaborare i dati dell'ultimo censimento agricolo (2010) pertanto a questo punto dello studio si farà riferimento ai dati raccolti con il V censimento dell'agricoltura che riferisce all'anno Invece, per il territorio del dipartimento francese coinvolto nel PIT, sono state consultate fonti statistiche ufficiali (Ministero dell Agricoltura) risalenti all anno Si precisa che i dati relativi alle due aree coinvolte nel PIT non sono comparabili. La situazione in regione Piemonte e in provincia di Cuneo I numeri della regione Piemonte A causa della mancanza di dati aggiornati e omogenei sulla vendita diretta a livello regionale e provinciale, in questo studio, al fine di fornire un quadro il più possibile completo e un termine di confronto sulla possibile evoluzione del fenomeno, si farà riferimento principalmente a due fonti: in primo luogo al censimento ISTAT del 2000 e in secondo luogo allo studio realizzato dall Osservatorio Coldiretti e Agri2000 sulla vendita diretta relativo all anno Come si può facilmente intuire, le informazioni emerse danno un quadro molto differente, dovuto alla disomogeneità tra le fonti e alla distanza temporale che separa il censimento ISTAT dallo studio Coldiretti Agri Con riferimento ai dati censuari 2000, in Piemonte, le aziende che commercializzano i propri prodotti sono quasi l'80% delle aziende censite con riferimento all'universo Italia 2 che ammonta a imprese; si tratta quindi di quasi aziende delle quali il 47% effettua vendita diretta al consumatore. Nella Tabella 4.1 è possibile osservare la distribuzione delle aziende per prodotti esitati: si registrano quasi aziende che vendono prodotti delle coltivazioni, quasi quelle che esitano direttamente i prodotti trasformati delle coltivazioni e degli allevamenti, a seguire aziende vendono i prodotti degli allevamenti e infine le restanti quelli forestali 3. 2 Il campo di osservazione nazionale (Universo Italia) considera tutte le aziende agricole, forestali e zootecniche di qualsiasi ampiezza e da chiunque condotte. Sono rientrate nel suddetto campo di osservazione anche: - le aziende agricole degli istituti di ricerca, degli ospedali, delle cliniche, delle comunità religiose, degli istituti penitenziari e delle imprese industriali; - gli allevamenti di tori e verri da riproduzione, gli allevamenti di cavalli, i centri di incubazione; - le aziende agricole costituite da prati permanenti e/o pascoli condotti dalle amministrazioni comunali (terreni messi a disposizione, generalmente dietro corresponsione di un canone, per il pascolo di animali appartenenti ad altre aziende). Sono stati invece esclusi dal campo di osservazione del censimento: - i terreni edificabili o comunque non destinati ad uso agricolo; - i terreni completamente abbandonati; - i parchi ed i giardini ornamentali; - i piccoli orti familiari, generalmente annessi alle abitazioni, la cui produzione era destinata normalmente all autoconsumo (salvo il caso in cui la persona che ne disponeva fosse conduttore di un azienda agricola; in tal caso l orto doveva essere considerato parte integrante dell azienda stessa); - i piccoli allevamenti a conduzione familiare, costituiti da uno o due capi di bestiame suino, ovino, caprino o da pochi animali di bassa corte (polli, tacchini, oche, conigli, ) utilizzati normalmente per autoconsumo (salvo il caso in cui la persona che ne disponeva fosse anche conduttore di azienda agricola; in tal caso questi allevamenti dovevano essere considerati parte integrante dell azienda stessa). Sono state inoltre escluse dal campo di osservazione le scuderie, i terreni per l esercizio dei cavalli da corsa, gli allevamenti di cani, i centri di commercio del bestiame ed i macelli che non praticavano l allevamento del bestiame. Gli allevamenti ittici (impianti di acquacoltura) sono rientrati nel campo di osservazione solo se praticati nell ambito di un azienda agricola. 3 L analisi si è limitata a considerare solo le risposte del censimento che riguardanti il canale vendita diretta al consumatore, che comprende le forme di vendita diretta dei prodotti aziendali tal quali o comunque trasformati disciplinati dalla legge n. 59 del 9 febbraio1963, in G.U. del 16 24

25 Tabella 4.1. Aziende piemontesi che commercializzano i propri prodotti direttamente Aziende specializzate Aziende miste Totale Aziende (Universo Italia) Aziende che commercializzano di cui Vendita diretta al consumatore di cui coltivazioni di cui allevamenti di cui trasformati coltivazioni e allevamenti di cui prodotti forestali Fonte: Nostre elaborazioni su Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole Fascicolo Regionale Piemonte, Istat 5 Censimento dell'agricoltura 2000, 2003 Come si può notare nella tabella sopra riportata quasi aziende sono specializzate e quasi sono aziende miste. Nella Tabella 4.2 è riportato il dettaglio per tipologia di specializzazione: quasi aziende sono specializzate nelle coltivazioni permanenti (64%) ed esitano sia prodotto tal quale che trasformato, circa sono le aziende a seminativi. Nella Tabella 4.3 è riportato il dettaglio per le aziende miste: quelle policolturali sono le realtà in cui si verifica più frequentemente la vendita diretta (6.000 aziende circa sulle totali). Tabella 4.2: Aziende piemontesi specializzate che commercializzano i propri prodotti direttamente Seminativi Ortofloricoltura Coltivazioni permanenti Erbivori Granivori Totale Aziende che commercializzano di cui Vendita diretta al consumatore di cui coltivazioni di cui allevamenti di cui trasformati coltivazioni e allevamenti di cui prodotti forestali Fonte: Nostre elaborazioni su Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole Fascicolo Regionale Piemonte, Istat 5 Censimento dell'agricoltura 2000, 2003 Tabella 4.3: Aziende piemontesi miste che commercializzano i propri prodotti direttamente Policoltura Poliallevamento Coltivazioniallevamenti Totale Aziende che commercializzano di cui Vendita diretta al consumatore di cui coltivazioni di cui allevamenti di cui trasformati coltivazioni e allevamenti di cui prodotti forestali Fonte: Nostre elaborazioni su Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole Fascicolo Regionale Piemonte, Istat 5 Censimento dell'agricoltura 2000, 2003 febbraio 1963 n. 44 e successive modifiche. La precisazione dovrebbe limitare l analisi a quelle imprese che effettuano vendita diretta previa comunicazione al Comune in cui si situa l impresa secondo quanto appunto previsto dalla normativa del

26 Secondo lo studio dell'osservatorio internazionale vendita diretta condotto da Agri 2000 e Coldiretti, nel 2009 il Piemonte con la Toscana e la Lombardia è una delle tre regioni leader per numero di aziende che praticano vendita diretta; infatti, secondo questa analisi, oltre il 9% delle aziende piemontesi si avvale della vendita diretta quale mezzo di commercializzazione dei propri prodotti, in aumento del 3,4 % rispetto all indagine Grafico 4.1: Incidenza delle aziende italiane con vendita diretta per regione (2009) Toscana Lombardia Veneto Piemonte Abruzzo Sicilia Emilia-Romagna Liguria Lazio Marche Trentino A.A. Campania Puglia Umbria Friuli V.G. Sardegna Basilicata Molise Calabria Valle d'aosta 3,9% 3,7% 3,2% 3,0% 2,5% 2,4% 1,9% 1,8% 1,8% 1,4% 0,7% 0,5% 0,3% 9,2% 9,2% 8,7% 8,7% 8,0% 11,0% 18,0% Fonte: Agri 2000, Osservatorio internazionale per la vendita diretta I numeri della provincia di Cuneo Nella provincia di Cuneo risultano circa le aziende che effettuano vendita diretta al consumatore, secondo i dati ISTAT (Censimento 2000), vale a dire il 38% delle aziende regionali (Tabella 4.4); come si evince dalla figura 4.2, se si considera la distribuzione territoriale delle aziende cuneesi, esse si collocano per la maggior parte in collina (60%). Tabella 4.4: Aziende cuneesi che commercializzano i propri prodotti per tipo di commercializzazione (2000) Tipologia di vendita Piemonte Cuneo Vendita diretta al consumatore Vendita ad imprese industriali o commerciali con vincoli contrattuali Vendita senza vincoli contrattuali Vendita a organismi associativi Fonte: Censimento ISTAT (I dati Provinciali sono stati forniti dal CSI Piemonte) 26

27 Figura 4.2: Percentuale di aziende cuneesi che effettuano vendita diretta per zona altimetrica Fonte: Censimento ISTAT (I dati Provinciali sono stati forniti dal CSI Piemonte) Le aziende cuneesi rispetto a quelle regionali concentrano le proprie vendite nei prodotti delle coltivazioni (53% contro il 35%) mentre a livello regionale la maggior concentrazione è per i prodotti trasformati (45% contro il 28%); per le altre due macrocategorie si trova un allineamento tra i dati di dettaglio provinciale e quelli regionali: i prodotti degli allevamenti e quelli forestali coinvolgono circa il 10% delle aziende ciascuna categoria (figura 4.3). Scendendo nel dettaglio la figura 4.4 mostra la distribuzione delle aziende per prodotto venduto direttamente; emerge che il prodotto più venduto è vino e mosti che coinvolge più di aziende (27% del totale), seguono uva da vino che coinvolge il 9% delle aziende, altri delle coltivazioni (8%), frutta fresca (8%) e legna (8%). Tra i prodotti di principale importanza si segnalano anche patate che coinvolgono più di 900 aziende e frutta a guscio venduta da circa 835 aziende. Tra i prodotti non riportati in figura perché sono esitati da meno dell'1% delle aziende che effettuano vendita diretta si segnala i prodotti lattiero caseari esitati da 68 aziende, altri allevamenti da 53 aziende, suini da 49, altri prodotti delle coltivazioni legnose agrarie 33 e infine altri trasformati degli allevamenti che sono commercializzati da una trentina di aziende. Grafico 4.3: Percentuale di aziende cuneesi e piemontesi che effettuano vendita diretta per tipologia produttiva Fonte: Censimento ISTAT (I dati Provinciali sono stati forniti dal CSI Piemonte) 27

28 Grafico 4.4: Distribuzione delle aziende cuneesi che effettuano vendita diretta per prodotto Fonte: Censimento ISTAT (I dati Provinciali sono stati forniti dal CSI Piemonte) Per quanto concerne la Dimensione Economica (UDE) 4, la maggior parte delle imprese che effettuano vendita diretta in provincia di Cuneo si situa nella classe centrali: quasi il 60% delle aziende, infatti, è compreso nelle classi di UDE da 3 a 7 (vale a dire, con RLS compreso tra e euro), il 21% è classificato in classe di UDE 1 e 2 (RLS minore di euro) e il 19% tra le classi 8 e 9 ( RLS tra e euro), mentre le aziende di maggiori dimensioni economiche (classe di UDE 10, con RLS superiore a euro) risultano essere solo l'1% del totale. A livello regionale il 60% circa di aziende che effettuano la vendita diretta è localizzata nelle prime 4 classi di UDE; così come a livello provinciale le aziende di maggiori dimensioni economiche (classe di UDE 10, con RLS superiore a euro) risultano essere solo l'1% del totale. Grafico 4.5: Percentuale di aziende piemontesi e cuneesi che effettuano vendita diretta per classe di UDE Fonte: Censimento ISTAT (I dati Provinciali sono stati forniti dal CSI Piemonte) 4 Unità di Dimensione Economica Europea (UDE): è data dall'ammontare del RLS complessivo, ottenuto come sommatoria del RLS di ciascuna attività produttiva presente in azienda. Rispetto alla dimensione economica, ai fini della classificazione tipologica, le aziende del Censimento 2000 vengono raggruppate in 10 classi di UDE. (Per il Censimento 2000 ogni UDE è uguale ad un RLS aziendale di ECU; oggi 1 UDE corrisponde a euro di RLS) 28

29 Modalità di vendita diretta in provincia di Cuneo In Piemonte l utilizzo del canale commerciale della filiera corta non è un fenomeno totalmente nuovo in quanto la tradizione agricola regionale è da sempre caratterizzata da relazioni sociali basate sulla vendita diretta presso i mercati 5 : nel Cuneese sono 92 i mercati ambulanti con produttori agricoli su un totale di 486 presenti in tutto il Piemonte. Presso i mercati ambulanti e i posteggi isolati (annuali o stagionali) in provincia di Cuneo risultano 689 i posti banco di produttori agricoli su un totale, a livello piemontese, di unità. Un altro importante punto di riferimento per la vendita diretta sono le cantine sociali vitivinicole, che ammontano a 12 in provincia di Cuneo 6. Inoltre la Regione Piemonte ha attivato idonei strumenti di intervento per la crescita e la valorizzazione della filiera corta al fine di ridurre i passaggi tra produttore e consumatore e di diminuire il tempo tra la raccolta e la vendita e/o la consegna a domicilio dei prodotti. In Piemonte sono presenti inoltre circa 159 distributori di latte crudo 7 e nella Provincia di Cuneo se ne trovano 20 e precisamente nei comuni di Bagnolo Piemonte, Barge, Beinette, Borgo San Dalmazzo, Boves, Cherasco, Cuneo (4 distributori), Dogliani, Fossano (3 distributori), Moretta, Piasco, Revello, Saluzzo, Savigliano e Verzuolo. I Gruppi di Acquisto Solidale, solitamente noti come GAS, rappresentano un'importante opportunità commerciale per le aziende agricole che vogliono fare vendita diretta. Si tratta di consumatori particolarmente sensibili alla qualità dei prodotti e al territorio di provenienza, non ché interessati a instaurare un rapporto di fiducia con i produttori. Attualmente in Italia esiste una rete nazionale di collegamento dei Gruppi di Acquisto Solidale, che ha un sito internet consultabile alla URL che riunisce a livello nazionale circa 804 gruppi e 13 reti di GAS. Questi Gruppi con tutta probabilità sono sottostimati come numero, poiché esistono sicuramente gruppi di acquisto più informali e che non aderiscono alla rete nazionale. In provincia di Cuneo sono stati registrati 6 Gruppi di Acquisto Solidale, in particolare: 1. UnisGas, Bra (Cuneo) 2. Associazione G.A.S. La Torre, Alba (Cuneo) 3. GAS L'Arcipelago, Fossano (Cuneo) 4. Kerigma, Savigliano (Cuneo) 5. Il Tasso Barbasso, Villafalletto (Cuneo) 6. Il pane e le rose, Mondovì (Cuneo). Si segnala, inoltre, che è stato costituito un Gruppo di Acquisto promosso dal Movimento Consumatori di Cuneo, in collaborazione con la Camera di commercio di Cuneo, il Comune di Cuneo e la Coldiretti, denominato GR.AC.CO. (GRuppo d ACcquisto Consapevole) relativo a prodotti agroalimentari della provincia per promuovere la produzione locale di qualità e favorire la filiera corta. Anche le associazioni di categoria, in particolar modo Coldiretti, hanno avviato iniziative a livello nazionale e locale per promuovere la filiera corta e la vendita diretta. 5 Fonte: Regione Piemonte Settore Commercio - dati disponibili on-line a giugno Soc. Coop. P.A.VITI.M. (Monforte d'alba), Soc. Coop. Vignaioli Elvio Pertinace (Treiso), Cantina Sociale Nebbiolo (Vezza d'alba), Terre Nostre scrl (Cossano Belbo), Cantina Sociale Valle Belbo (Santo Stefano Belbo), Soc. Coop. Produttori Agricoli di Santa Rosalia (Alba ), Soc. Cooperativa CE.VIT.AS. - Vignaioli Piemontesi (Castagnito), Cantina Sociale di Govone (Govone), Società Cooperativa Produttori del Barbaresco (Barbaresco), Società Cooperativa Cantina Terre del Barolo (Castiglione Falletto), Cantina Sociale del Dolcetto (Clavesana), Cantina Sociale del Dolcetto di Dogliani (Dogliani). 7 Fonte: 29

30 Fattoria Amica Coldiretti Il circuito Fattoria Amica rientra all interno delle iniziative promosse da Coldiretti con il progetto Una filiera agricola tutta italiana, che si è concretizzata negli anni con la realizzazione su tutto il territorio nazionale dei Mercati di Campagna Amica con prodotti a chilometro zero e dei Punti di Campagna Amica, a cui aderiscono le aziende associate ai circuiti Terramica (agriturismi), Fattoria Amica, ai Consorzi di valorizzazione, Cooperative UNCI Coldiretti e Consorzi Agrari. In particolare, la Coldiretti di Cuneo ha promosso il Consorzio di valorizzazione Fattoria Amica, che riunisce aziende selezionate, controllate e certificate fine di garantire un processo produttivo di qualità e un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Le aziende che si fregiano del marchio Fattoria Amica devono superare la verifica di un Ente terzo certificatore e si impegnano a rispettare una Carta della qualità. Tale Carta garantisce che: - il prodotto è ottenuto con metodi ecocompatibili e l azienda opera nel rispetto della salvaguardia dell ambiente e del territorio; - l azienda è assistita da Centri di Assistenza Tecnica Agricola e Contabile (CATAC); - sono venduti direttamente solamente i prodotti locali, provenienti dall azienda agricola; - l Azienda propone prodotti in degustazione; - il titolare dell azienda è impegnato in un percorso di carattere formativo finalizzato ad offrire prodotti e servizi di alta qualità; - i prezzi vengono esposti in virtù della massima trasparenza, garanzia di serietà. - Per promuovere le aziende di Fattoria Amica è stato realizzato un sito internet apposito, dove sono presentate tutte le iniziative, i prodotti del territorio,i Consorzi, le Fattorie didattiche e le aziende di Fattoria Amica, che, a giugno 2011, risultano essere 147 su tutto il territorio cuneese. Sito: Tra le iniziative istituzionali, si ricorda il progetto promosso dalla Camera di commercio di Cuneo relativo al settore ortofrutticolo Ortofrutta di qualità, finalizzato a garantire un rapporto trasparente tra consumatore e produttore e che può avere ricadute positive anche sulle forme e sulle modalità di vendita diretta. Ortofrutta di qualità Il progetto Ortofrutta di Qualità ruota intorno a un Protocollo di intesa siglato alla fine del 2002 e revisionato nel maggio 2006, nato su iniziativa della Camera di commercio di Cuneo in collaborazione con le associazioni imprenditoriali agricole e le associazioni dei consumatori, nella consapevolezza che solo tracciabilità e ricerca di qualità possono assicurare competititività su mercati assediati da agricolture di altri paesi. Di qui l idea di una progetto che fornisse al fruitore finale dati chiari sulla provenienza di frutta e ortaggi, sul luogo di maturazione e l epoca di raccolta, sul rispetto della stagionalità, sulla rinuncia all uso di principi attivi di sintesi e l utilizzo di imballaggi nuovi. Tutto questo è garantito da un sistematico controllo sulle aziende aderenti e sulle loro produzioni, che devono rispettare requisiti di accettabilità relativi sia alla stagionalità di produzione, sia ai presidi fitosanitari ammessi (residuo massimo ammissibile, dimezzato rispetto alla previsione normativa). Il numero delle aziende agricole ad oggi aderenti al progetto e che si sono sottoposte ai controlli previsti dal protocollo sono 30 per un totale di circa 120 prodotti agricoli. I risultati dei primi anni di operatività dell accordo hanno evidenziato dati positivi, confermando il pieno rispetto dei requisiti di accettabilità stabiliti dal protocollo. Il bilancio positivo legato al Protocollo Ortofrutta di Qualità ha consentito in questi anni una significativa affermazione della qualità e della salubrità delle aziende contrassegnate dal marchio Q Cuneo, nonché dell affermazione di un nuovo modo di fare impresa, attento alla qualità dei prodotti e servizi offerti. Non a caso, dal novembre 2008 i prodotti Q sono anche quelli acquistabili nell ambito di Gracco (Gruppo di acquisto di Prodotti Agroalimentari Locali), attivato d intesa tra Movimento Consumatori di Cuneo, Comune di Cuneo e Coldiretti, mentre già dal 2006 è stato anche siglato un protocollo tra la Camera di commercio e il Comune di Cuneo, per la gestione dei controlli sui prodotti ortofrutticoli utilizzati nelle mense scolastiche del territorio comunale. 30

31 In considerazione del successo e della credenzialità rappresentata dal sistema Ortofrutta di qualità, già dall anno 2008 la giunta camerale ha stabilito a carico delle aziende aderenti una partecipazione finanziaria, sotto forma di contributo progressivo per scaglioni di fatturato, riservandosi e al contempo un possibile adeguamento delle tariffe, al fine assicurare una parziale copertura dei costi sostenuti. Annualmente vengono definiti a cura di un Comitato Ortofrutta composto da rappresentanti delle associazioni di categoria e consumatori, i prelievi e le analisi da effettuare sui prodotti delle aziende agricole aderenti che verranno realizzati da organismi specificamente accreditati. Sito: La situazione nel dipartimento Alpes de Haute Provence I numeri del dipartimento Alpes de Haute Provence Secondo le statistiche ufficiali francesi 8 il numero di aziende che effettuano la vendita diretta in Francia è progressivamente diminuito dal 2000 al 2007: infatti da aziende censite nel 2000 si arriva a nel 2007 con una contrazione pari al 17%. Un andamento analogo hanno avuto anche le aziende del dipartimento 04 Alpes de Haute-Provence passate da unità nel 2000 a nel 2007 (Tabella 4.5). Tabella 4.5: Aziende che effettuano attività diverse nel dipartimento 04 Alpes de Haute-Provence Altre attività Vendita diretta Trasformazione prodotti agricoli Artigianato P P P Attività turistica Ristorazione 102 P P Attività alberghiera Altre attività Contoterzismo Trasformazione prodotti forestali 79 P P Fonte: Tra il 2009 e il 2011 è stato avviato un progetto denominato PROMOTERROIR nell ambito del Programma ALCOTRA che interessava i territori del dipartimento Alpes de Haute Provence e della Provincia di Torino. Il progetto si poneva l obiettivo di promuovere la nascita di filiere corte attraverso la certificazione di prodotti locali di qualità e di produttori del territorio. Secondo questo studio su un totale di 385 produttori, solo 131 aziende hanno ottenuto il marchio PROMOTERROIR per prodotti di diversi settori: carne e salumi; olio; miele e confetture; cereali, farine e derivati; bevande; latte e derivati; prodotti orticoli e frutticoli; tartufi, spezie e piante aromatiche; prodotti conservati (legumi, spezie, piatti cucinati). 8 Fonte: 31

32 Tabella 4.6: Aziende che effettuano vendita diretta con prodotti del territorio Dipartimento 04 Settore produttivo Numero Aziende Bevande 15 Cereali, farine e derivati 10 Marmellate, confetture e miele 31 Prodotti conservati (legumi, carne, ); piatti cucinati 5 Olio 23 Prodotti orticoli 1 Prodotti frutticoli 5 Latte e derivati 23 Carne, salumi 18 Fonte: Sito Modalità di vendita diretta nel dipartimento Alpes de Haute Provence I partner francesi del progetto ALCOTRA PIT Nuovo Territorio da Scoprire Progetto Semplice D5 Viaggio tra i prodotti hanno individuato alcune modalità di vendita diretta che caratterizzano il territorio francese e in particolare quello del dipartimento Alpes de Haute Provence. Ad eccezione della vendita diretta in aziende, le altre modalità prevedono tutte una sorta di aggregazione e creazione di reti di produttori. Vendita in azienda La vendita diretta per eccellenza viene svolta in azienda come singoli produttori oppure organizzata in reti. Essa è diffusa soprattutto nel settore sud-ovest, più turistico e dinamico. Esistono diverse reti organizzate per la vendita diretta in azienda. Ciò che le accomuna è la presenza di un disciplinare, il modo di produrre e di vendere i propri prodotti e la ricerca di una maggior visibilità. Per diventare un produttore associato bisogna impegnarsi a rispettare il disciplinare firmandolo e accettando di ricevere dei controlli in azienda. Questi controlli saranno effettuati al momento dell iscrizione e in certi casi durante l anno. Tra le reti più importanti si ricordano: Accueil paysan, presente in Francia e in altri 23 Paesi nel Mondo, è organizzato in reti regionali e dipartimentali. Gli agricoltori che aderiscono si impegnano a offrire un'accoglienza turistica alle persone interessate al mondo contadino. Bienvenue à la ferme, rete nazionale organizzata regionalmente. Il marchio è registrato e appartiene alla Chambre d Agriculture. Le offerte proposte dalla rete sono diverse: vendita diretta, merenda alla fattoria, ristorante alla fattoria, scopri la fattoria, la fattoria didattica, la fattoria equestre, campeggio alla fattoria e bed and breakfast alla fattoria. Itinéraires paysans, presente nel Pays de Haute Provence e nel Pays Asses, Verdon, Vaïre, Var organizza delle camminate guidate dagli agricoltori per scoprire lungo il percorso il loro savoir-faire, le loro produzioni, i paesaggi e il patrimonio delle loro terre. Paisalp, l associazione vuole garantire ai consumatori che i loro prodotti provengono esclusivamente da aziende di piccole dimensioni che rispettano l ambiente e la salute delle persone. Réseau bio, gli agricoltori biologici del dipartimento che lavorano in vendita diretta sono nella maggior parte dei casi organizzati dall associazione Agribio Marché Paysan Vale a dire i mercati dei contadini farmers market. Un mercato contadino è composto da un gruppo di agricoltori riuniti in uno spazio aperto che si associano per assicurarne la gestione e per vendere direttamente i loro prodotti è il numero del Dipartimento Alpes de Haute-Provence. 32

33 Tutti i Mercati Contadini si trovano all interno del perimetro del Parco Regionale del Luberon. Tra questi, due sono all interno del Dipartimento 04 (Forcalquier e Pierrerue) e sette all esterno (Apt, Pertuis, la Tour-d Aigues, Cadenet, Lauris, Coustellet e Saint Martin de la Brasque). Esiste anche un mercato contadino alla Brillane, senza il marchio ufficiale, che dovrebbe a breve integrare la rete. Il marchio Marché Paysan è depositato all INPI 10 e può essere utilizzato solamente all interno del Parco Naturale Regionale del Luberon. Esiste un disciplinare (charte) comune creato dal PNR del Luberon che propone le direttive generali da rispettare per potersi chiamare Marché Paysan. Questa charte serve anche a garantire al consumatore che i prodotti proposti nel mercato contadino provengono direttamente ed esclusivamente dalle aziende dei produttori associati. Maison de Produits de Pays La Maison de Produits de Pays è un luogo di vendita al servizio dei produttori e di promozione dei prodotti del territorio. I prodotti esposti provengono esclusivamente dal savoir-faire di artigiani, artisti e agricoltori. Gli ateliers e le aziende devono imperativamente risiedere nel territorio. Nel territorio del dipartimento sono presenti cinque Maisons de Produits de Pays, nelle zone più turistiche e in particolare nei comuni di: Jausiers, Beauvezer, Allemagne-en- Provence, Mane e Mallemoisson. Ogni Maison ha adottato una sua charte, utilizzata come regolamento interno. Gli espositori si impegnano quindi a rispettare i principi scritti nel disciplinare firmandolo. Punti vendita collettivi Si tratta di un negozio in cui un gruppo di produttori agricoli vende direttamente i prodotti delle loro aziende. Almeno uno dei produttori deve sempre essere presente durante le vendite. Un gruppo di produttori, in media tra una dozzina e una ventina di partecipanti, si organizza per commercializzare insieme e in modo diretto i loro prodotti in un negozio. Nel dipartimento 04 esistono due soli punti vendita collettivi: uno convenzionale a Peipin e uno biologico a Manosque. Altri progetti sono in corso di realizzazione. I prodotti sono venduti direttamente e a turno dai produttori. Ogni produttore associato assicura la vendita dei suoi prodotti e di quelli degli altri (associati e invitati). Il produttore presente si occupa in particolare di informare la clientela sul modo di produzione e/o di trasformazione. Lo statuto può variare da quello di associazione (rischio in caso di fallimento) a quello di cooperativa o di Società a Responsabilità Limitata. Il numero dei produttori invitati non può in nessun caso oltrepassare quello degli associati, né superare il 20% del fatturato totale del Punti Vendita Collettivi. Bistrot de pays Si tratta di una rete di bar/ristoranti il cui obbiettivo è di contribuire alla conservazione e all animazione del tessuto economico e sociale del mondo rurale. Il progetto è nato nel Pays de Forcalquier nel 1992 e il marchio è stato registrato l anno seguente. Dieci anni dopo è nata la Federazione nazionale dei Bistrots de Pays. In Francia esistono circa 200 Bistrots de Pays. Sono presenti in 8 Regioni e 20 Dipartimenti principalmente nel sud del Paese. Per il coordinamento dei Bistrots de Pays è stata creata una Federazione nazionale e tutta una serie di distaccamenti territoriali. Esiste una charte (disciplinare) che pone i criteri da rispettare per potersi chiamare Bistrot de Pays, tra cui: risiedere in un comune rurale di meno di 2000 abitanti; essere l ultimo, o uno degli ultimi, negozi del paese; restare aperti tutto l anno; proporre, nel limite del possibile, dei servizi di base come il deposito del pane, del tabacco, dei giornali, ecc.; 10 INPI Institut National de la Propriété Intellectuelle. 33

34 mettere a disposizione dei clienti degli opuscoli turistici sul territorio; organizzare almeno 3 animazioni festive e culturali all anno; promuovere i prodotti del territorio; avere sempre a disposizione dei prodotti regionali per preparare merende tipiche; per i ristoranti, proporre dei piatti o dei menu a base di prodotti locali. AMAP Un AMAP è un Associazione per il Mantenimento dell Agricoltura Contadina e ha come obiettivo di preservare l esistenza e la continuità delle imprese agricole locali in una logica di agricoltura sostenibile. Allo stesso tempo, permette al consumatore l acquisto di prodotti alimentari di qualità e a un prezzo giusto. Le AMAP sono presenti in tutta la Francia e sono strutturate in reti regionali e ultimamente anche in reti inter-regionali. In seguito a un accordo tra un gruppo di consumatori e un produttore, un sistema di spedizione dei prodotti è organizzato in cambio di una remunerazione pagata in anticipo per tutta la durata di una stagione. Nell ambito di un impegno reciproco, il produttore consegna i suoi prodotti a un gruppo di consumatori ben identificato, in un luogo prestabilito. Il contenuto e il prezzo del paniere sono discussi precedentemente tra il produttore e i consumatori. Quest ultimi si impegnano a restare clienti per un certo periodo (da 6 a 12 mesi) e pagano in anticipo su diversi mesi. I consumatori possono organizzarsi in gruppi informali o in associazione. In tutti e due i casi, devono firmare con il produttore un contratto la cui durata sarà legata al ciclo di produzione dell impresa agricola. Questo contratto preciserà le modalità di distribuzione e di pagamento oltre che gli impegni del produttore per quanto riguarda la qualità e la quantità dei prodotti. 34

35 5. LA VENDITA DIRETTA IN PROVINCIA DI CUNEO - RISULTATI DELL INDAGINE DIRETTA A MEZZO QUESTIONARIO L'obiettivo dell'indagine è quello di descrivere le caratteristiche e il funzionamento delle forme di vendita diretta di prodotti agricoli nella provincia di Cuneo. Nel Capitolo 3 è stato definito il paniere dei prodotti vendibili tramite il canale commerciale della vendita diretta e nel Capitolo 4, con riferimento alle statistiche ufficiali, è stato individuato il campione di aziende agricole operanti nel territorio del PIT che vende direttamente il proprio prodotto. Oggetto dell'indagine è dunque l'impresa agricola avente centro aziendale (ed operante) nella provincia di Cuneo e che, tra le modalità di commercializzazione, utilizzi la vendita senza intermediari in una delle sue possibili forme (in azienda, in mercati rionali, in mercati di agricoltori, e-commerce, durante fiere e sagre, ecc.). A tal fine lo studio ha previsto 4 fasi: Fase A: il disegno di un piano campionario di aziende agricole della provincia di Cuneo che praticano vendita diretta da sottoporre ad intervista; Fase B: lo strumento di rilevazione; Fase C: la somministrazione del questionario; Fase D: l'elaborazione dei dati. La fase A: un piano campionario L'analisi per la selezione di un piano campionario delle aziende agricole è stata condotta secondo le seguenti fasi: 1. individuazione del trend delle aziende agricole operanti in Provincia di Cuneo e confronto con l andamento regionale ; 2. stima della diffusione della vendita diretta nella provincia di Cuneo; 3. individuazione di un campione 11 di aziende a cui somministrare un questionario. Lo schema sotto riportato illustra le varie fasi del disegno del piano di selezione: 11 Il termine campione viene utilizzato per indicare il sotto-insieme della popolazione su cui si conduce l indagine. Non si adotta, dunque, l accettazione statistica secondo cui il termine campione qualifica una parte rappresentativa dell insieme totale. 35

36 Nella Tabella 5.1 sono riportate le fonti dei dati utilizzate nelle tre fasi per la selezione del campione e la descrizione del contesto. Tabella 5.1: Le fonti utilizzate per la selezione del campione Fase Censimento 2000 Osservatorio AGRI 2000 Anagrafe Unica Ima Prima X X Seconda X X X Terza X X X X La prima fase ha permesso di individuare l'andamento delle aziende agricole operanti in Piemonte e nella Provincia di Cuneo negli ultimi anni (Tabella 5.2 e 5.3). Tale elenco è stato costruito a partire dai dati del Censimento 2000 e da quelli raccolti dalla Regione Piemonte; l estrazione è stata fatta interrogando la banca dati pubblica regionale (Anagrafe Unica Regionale) 12. Il campione ottenuto è stato stratificato in base alla tipologia produttiva (OTE) 13 collassando o espandendo alcuni strati per esigenza di analisi e concentrandosi sui settori di maggior interesse per l agricoltura cuneese. Tabella 5.2: Numero indice di aziende in Piemonte (2000=100) Tipologia produttiva Avicunicoli e uova (P) Bovini da carne e suini (P) COP (P) Ortofrutta (P) Latte e derivati + ovicaprini (P) * Vite e vino (P) Fonte: Censimento 2000, Anagrafe Unica della Regione Piemonte * I dati riferiti al latte sono affetti da un errore di calcolo dovuto ad una errata definizione del RLS Tabella 5.3: Numero indice di aziende nella Provincia di Cuneo(2000=100) Tipologia produttiva Avicunicoli e uova (CN) Bovini da carne e suini (CN) COP (CN) Ortofrutta (CN) Latte e derivati + ovicaprini (CN) * Vite e vino (CN) Fonte: Censimento 2000, Anagrafe Unica della Regione Piemonte * I dati riferiti al latte sono affetti da un errore di calcolo dovuto ad una errata definizione del RLS 12 L Anagrafe Unica è l elemento centrale del nuovo Sistema Informativo Agricolo Piemontese (SIAP); contiene, per ogni beneficiario (si tratta di soggetti - aziende agricole, imprese di trasformazione, cooperative, consorzi, persone fisiche, ecc. - che hanno rapporto, a qualsiasi titolo, con la pubblica amministrazione piemontese in materia di agricoltura o di sviluppo rurale) dati anagrafici, amministrativi e di carattere strutturale aziendale riguardanti diverse aree tematiche (terreni, allevamenti, informazioni sulle aziende, vite ed altre arboree specializzate, zone vulnerabili da nitrati, ecc.). 13 OTE (Orientamento Tecnico Economico): è determinato dall incidenza percentuale del RLS delle varie attività produttive rispetto al RLS totale dell azienda. Il RLS (Reddito Lordo Standard): è la differenza tra il valore standard della produzione delle varie attività produttive e l importo standard di alcuni costi specifici. 36

37 Come si vede chiaramente dai grafici seguenti è possibile affermare che l andamento dell agricoltura cuneese negli ultimi decenni a seguito grossomodo l andamento regionale. Grafico 5.1: Numero indice di aziende Piemontesi e Cuneesi con tipologia produttiva avicunicola; bovina e suina; latte e derivati bovino e ovicaprino (2000=100) Avicunicoli e uova (CN) Avicunicoli e uova (P) Bovini da carne e suini (CN) Bovini da carne e suini (P) Latte e derivati+ovicaprini (CN) Latte e derivati+ovicaprini (P) Fonte: Nostre elaborazioni su Censimento 2000, Anagrafe Unica della Regione Piemonte Grafico 5.2: Numero indice di aziende Piemontesi e Cuneesi con tipologia produttiva ortofrutticola, vitivinicola, COP(2000=100) Vite_vino (CN) COP (CN) Ortofrutta (CN) Vite_vino (P) COP (P) Ortofrutta (P) Fonte: Nostre elaborazioni su Censimento 2000, Anagrafe Unica della Regione Piemonte 37

38 La seconda fase stima l'incidenza della diffusione di aziende agricole che si avvalgono della vendita diretta nel 2009 in Provincia di Cuneo. La percentuale di aziende che non utilizzano mediatori nella vendita censite nel sono state attualizzate tenendo conto dello studio dell Ima Piemonte e dell'indagine condotta dall'osservatorio internazionale sulla vendita diretta (AGRI 2000). I dati riportati in Tabella 5.4 sono stratificati per tipologia produttiva. Tabella 5.4: Incidenza percentuale della vendita diretta per tipologia produttiva Tipologia produttiva Cuneo Piemonte Cuneo 2009 (*) Avicunicoli e uova 3,5% 11% 10% Bovini da carne e suini 3,9% 7-8% 7% 6% COP 12,4% 2-3% 1% 6% Ortofrutta 31,1% 12-13% 10% 20% Latte e derivati + ovicaprini 3,4% 4-5% 10% 6% Vite e vino 44,4% 25-30% 60% 44% Miele 1,4% 9% 8% Fonte: Censimento 2000, Dati 2005 Studio dell IMA, dati 2009 Osservatorio internazionale sulla vendita diretta (*) Dato stimato Nella terza fase a partire dalle indicazioni in merito alla diffusione della vendita diretta, tenendo conto sia dell'andamento della numerosità delle aziende agricole operanti nella Provincia di Cuneo e in Regione Piemonte, nonché degli andamenti regionali forniti dall'osservatorio internazionale sulla vendita diretta (AGRI 2000) e dall'ima Piemonte è stata fissata la numerosità delle aziende da campionare in 50 unità. Il campione ottenuto è stato stratificato quindi in base alla tipologia produttiva e raggruppato per zona altimetrica omogenea (Tabella 5.5; 5.6 e 5.7) utilizzando il metodo FADN 15 di relazione tra universo e campione selezionato (conosciuto anche come metodo N/n). Nelle tabelle seguenti viene anche fornita la ripartizione delle interviste da effettuarsi con il supporto delle Associazioni di categoria. Tabella 5.5: Distribuzione del campione da intervistare per tipologia produttiva e per Associazioni di Categoria Tipologia produttiva Incidenza VD Interviste (n ) Totali Coldiretti CIA Confagricoltura Avicunicoli e uova 10% Bovini da carne e suini 6% COP 6% Ortofrutta 20% Latte e derivati+ovicaprini 6% Vite_vino 44% Miele 8% Totale 100% Dati forniti dal CSI Piemonte. 15 La Farm Accountancy Data Network (FADN) è uno strumento di indagine campionario utilizzato in tutti i paesi dell Unione Europea per indagare le condizioni economiche delle aziende agricole. La metodologia FADN prevede che per ogni azienda campionata venga calcolato un peso individuale sulla base delle variabili di stratificazione che consenta di riportare all universo i dati dei singoli strati campionati. 38

39 Tabella 5.6: Distribuzione del campione da intervistare per tipologia produttiva e zona altimetrica Tipologia produttiva Collina Montagna Pianura Avicunicoli e uova Bovini da carne e suini COP Ortofrutta Latte e derivati+ovicaprini Vite e vino Miele Totale Tabella 5.7: Distribuzione del campione da intervistare per tipologia produttiva e zona altimetrica per Associazione di Categoria Coldiretti CIA Confagricoltura Tipologia produttiva Collina Montagna Pianura Collina Montagna Pianura Collina Montagna Pianura Avicunicoli e uova Bovini da carne e suini COP 2 1 Ortofrutta Latte e derivati + ovicaprini Vite e vino Miele Totale La fase B: lo strumento di rilevazione Il questionario per la rilevazione delle caratteristiche della vendita diretta nella provincia di Cuneo è stato disegnato al fine di valutare le caratteristiche e le necessità delle strutture aziendali che si avvalgono della vendita diretta. L analisi di questi aspetti tecnici è stata completata da alcune domande mirate ad approfondire gli aspetti relativi alle propensioni degli agricoltori nei confronti di questo canale di vendita. Il questionario (Allegato A) è composto da 4 sezioni: A. Dati sull'intervista B. Informazioni sull'azienda C. Vendita diretta D. Motivazione e formazione. Nella sezione A sono richiesti i dati generali relativi all intervista che permettono, fra le altre cose, di delineare il contesto territoriale in cui l azienda è inserita. Nella sezione B sono state raccolte le principali informazioni sulla struttura e l organizzazione dell azienda al fine di meglio definire le tipologie aziendali che si avvalgono della commercializzazione diretta. 39

40 Con la sezione C sono stati trattati gli aspetti tecnici relativi alla vendita diretta: particolare attenzione è posta alla tipologia di produzione (produzione primaria o trasformata, prodotto convenzionale o di qualità), al canale utilizzato, all'area di commercializzazione, nonché al prezzo di vendita. Di particolare interesse, al fine di descrivere la propensione alla diversificazione che oggi contraddistingue sempre più la moderna azienda agricola, sono stati indagati la frequenza di vendita nonché la durata del servizio così come i servizi aggiuntivi che l'azienda ha messo in atto al fine di valorizzare il prodotto venduto direttamente. Inoltre vengono valutati gli aspetti economici del fenomeno tenendo conto dalla parte attiva dell'incidenza percentuale della vendita diretta sul fatturato e da quella passiva dell'impiego di manodopera dedicata a questo servizio. Un'ultima domanda cerca di indagare l'interesse degli agricoltori alla realizzazione di un punto vendita collettivo. L'ultima sezione (D) del questionario ha lo scopo di rilevare le informazioni relative alle opinioni dei soggetti riguardo alla vendita diretta e all individuazione degli eventuali fabbisogni di formazione degli operatori del settore nonché agli svantaggi e vantaggi di questo tipo di scelta commerciale. La fase C: somministrazione del questionario Le aziende incluse nel campione da intervistare sono state individuate congiuntamente con le sezioni provinciali delle Associazioni di Produttori (Coldiretti, Confagricoltura, CIA) fra i propri iscritti sul territorio locale. Un primo gruppo di intervistati (46 aziende) è quindi stato coinvolto e intervistato direttamente dalle associazioni. I tecnici delle associazioni hanno selezionato le aziende agricole cercando di rispettare il più fedelmente possibile i criteri indicati in Tabella 5.5 e 5.7 e hanno somministrato il questionario agli intervistati. Sono state realizzate interviste face to face. In un secondo momento è emersa la possibilità di includere nel campione alcune aziende che avevano sottoscritto domanda di contributo per il Bando allegato alla D.G.P. n. 138 del 30/03/2010 Programma Operativo Provinciale Legge Reg. n. 95/95 art. 7 commi PROGRAMMA DI INTERVENTI PER L ALLESTIMENTO DI LOCALI ATTREZZATI PER LA VENDITA DIRETTA IN AZIENDA. Insieme alla Provincia di Cuneo Settore Politiche Agricole sono state quindi individuate altre aziende (per un totale di 8 aziende), che sono state contattate prima dalla Provincia di Cuneo e in secondo tempo dall associazione I.rur Innovazione rurale per l intervista vera e propria. Le interviste sono state condotte telefonicamente. Il campione finale così contattato ed intervistato è risultato costituito da 54 aziende, distribuite per quasi la totalità in zona rurale. Come riportato nel Grafico 5.3 quasi il 60% delle aziende è localizzato in zona collinare, il 30% in pianura e le restanti in montagna. Grafico 5.3: Distribuzione altimetrica delle aziende intervistate 40

41 Il campione reale è distribuito per tipologia produttiva, per zona omogenea e per Associazione di categoria che ha svolto l indagine, così come riportato nelle tabelle 5.8 e 5.9. Le principali differenze fra campione teorico e quello effettivamente intervistato risiedono nella minor incidenza di interviste ad aziende mielicole (4% vs 8% teorico) e ad aziende vivaistiche (4% vs 0%), una minor incidenza delle aziende avicunicole (6% vs il 10%) e una maggior incidenza di quelle zootecniche bovine e suine (11% vs 6%) e quelle a seminativi (11% vs 6%). Tabella 5.8: Distribuzione del campione intervistato per tipologia produttiva e per Associazioni di Categoria Tipologia produttiva Incidenza VD Interviste (n ) Totali Coldiretti CIA Confagricoltura Provincia Avicunicoli e uova 6% Bovini da carne e suini 11% COP 11% Ortofrutta 24% Latte e derivati + ovicaprini 6% Vite_vino 35% Miele 4% Vivai 4% 2 2 Totale 100% Tabella 5.9: Distribuzione del campione intervistato per tipologia produttiva e zona altimetrica per Associazione di Categoria Tipologia produttiva Coldiretti CIA Confagricoltura Provincia Col Mont Pia Col Mont Pia Col Mont Pia Col Mont Pia Avicunicoli e uova Bovini da carne e suini COP Ortofrutta Latte e derivati ovicaprini Vite e vino Miele 1 1 Vivai 1 1 Totale Allo strumento di rilevazione cartaceo è stato affiancato un apposito strumento di rilevazione informatico. Infatti il caricamento dei dati su supporto informatico è effettuato tramite un software originale (PIT-VD) appositamente sviluppato per la ricerca in ambiente Microsoft Access, che consente sia di archiviare in una base dati relazionale i dati di più interviste sia di svolgere con efficienza le successive analisi ed elaborazioni. Il programma, sfruttando le possibilità offerte dai recenti sviluppi delle tecniche micro-informatiche, gestisce e guida l inserimento dei dati in modo da limitare la possibilità di registrazioni errate, e mette a disposizione una serie di automatismi (combobox, controlli relazionali, validazione in linea) che riducono al minimo la fatica inevitabilmente connessa all operazione di immissione dati. L aggiornamento dei dati avviene in tempo reale e dagli archivi è possibile visualizzare, a video e/o tramite stampa, la situazione relativa alle singole interviste. 41

42 L output principale è ovviamente costituito dai reports i cui risultati saranno illustrati nella successiva sezione (FASE D Elaborazione dei dati). La fase D: elaborazione dei dati Il campione preso in esame 16 è composto da soggetti che già effettuano la vendita diretta dei prodotti agricoli della loro azienda; nella metà dei casi ne effettuano anche la trasformazione. I conduttori, principalmente di sesso maschile, presentano un età media pari a 46 anni ed oltre il 70% di essi ha un'età superiore ai 40 anni. Il grado di scolarità è distribuito per lo più fra scuola dell obbligo (51,9%) e licenza superiore (38,9%). Dal punto di vista organizzativo le aziende intervistate sono principalmente aziende individuali (43 aziende su 54) condotte direttamente con sola manodopera familiare (31 aziende) o con manodopera familiare prevalente (13 aziende) 17. La dimensione economica delle aziende è stata categorizzata in base alla classe di fatturato annuo: il 76% di esse ha un fatturato inferiore ai euro e la classe tra e euro comprende il 53% delle aziende intervistate; solo 1 azienda supera il milione di fatturato (Grafico 5.4). Grafico 5.4: Distribuzione delle aziende intervistate per classe di fatturato Per quanto riguarda il paniere dei prodotti (Grafico 5.5 e Grafico 5.6) commercializzati tramite vendita diretta, le principali citazioni riguardano la frutta (20%), il vino (19%), gli ortaggi (14%) e il miele (8%), seguono le uova, i cereali, la carne bovina e/o salumi (6% ognuno); l'87% degli intervistati dichiara di produrre prodotti tipici/tradizionali suddivisi con percentuali di produzione differenti: il 46% delle citazioni si riferisce a prodotti tipici, il 42% a prodotti tradizionali e biologici equamente suddivisi e il 9% a produzioni derivanti da lotta integrata. 16 Si ricorda che il termine campione non è utilizzato in termini statistici. 17 Le altre aziende del campione sono società di persone e capitali semplice o a responsabilità limitata; condotte con manodopera extraziendale prevalente o con salariati. 42

43 Grafico 5.5: Tipologie di prodotti - distribuzione percentuale delle citazioni Grafico 5.6: Produzioni di qualità - distribuzione percentuale delle citazioni Com era facilmente ipotizzabile, la maggior parte delle aziende vende i propri prodotti per lo più ad un mercato regionale (35%) e locale (31%). Non sono trascurabili le percentuali di aziende che si rivolgono ad un mercato più ampio: quello nazionale viene raggiunto dal 14% e una percentuale del 20% piazza i propri prodotti sul mercato internazionale. Per la vendita dei propri prodotti, gli operatori utilizzano (Grafico 5.7) tra i canali brevi la vendita in azienda nel 19% delle citazioni, in forma itinerante (fiere, strada ecc..) nel 9%, tramite i Gruppi di acquisto (GAS GAC) nel 7%, nei mercati biologici e/o rionali nel 5%, e presso mercati contadini nel 4%; tra le altre forme di vendita diretta si segnala il circuito HoReCa (3,9%), l'e-commerce (3,9%), i locali aperti al pubblico esterni all'azienda (1,7%), meno dello 1% ricorre ai distributori automatici e alla vendita per corrispondenza. Tra i canali tradizionali si segnala la vendita a cooperative (12%), a grossisti (9%) e dettaglianti (6,5%). 43

44 Grafico 5.7: Distribuzione percentuale delle aziende per i principali canali di commercializzazione I prezzi dei prodotti esitati tramite vendita diretta spuntano generalmente importi più alti di quelli venduti utilizzando un altro canale in quasi tutte le aziende intervistate (90%); tra i servizi aggiuntivi (Grafico 5.8) per la vendita diretta dei prodotti si segnala la realizzazione di cestini (31% delle citazioni), il sottovuoto (29%), la manipolazione (13%) e la realizzazione di laboratori (11%). Grafico 5.8: Distribuzione percentuale delle aziende che utilizzano servizi aggiuntivi per la vendita diretta 44

45 Dall'indagine emerge che l'utilizzo della vendita diretta in provincia di Cuneo è un fenomeno che nel 26% dei casi è attivo da oltre 10 anni e nel 46% da 5 a 10 anni, solo nel 7% delle aziende è un percorso che è stato intrapreso negli ultimi 3 anni. Nella maggior parte delle aziende (67%) la vendita diretta è svolta quotidianamente mentre nel 28% delle aziende è espletata mediamente tre giorni alla settimana; solo 6 aziende dichiarano di svolgere questo tipo di attività in modo stagionale ma non viene specificata la motivazione. Si tratta generalmente di una attività svolta dalla manodopera familiare: nel 53% dei casi è il conduttore stesso ad occuparsene in modo autonomo impiegando in media ¼ del proprio tempo, nel 22% è circa un familiare (in media destina il 36% del suo tempo a questa attività) e nel 15% è il conduttore e un familiare insieme; solo nel 2% delle aziende è espletata da un socio/collaboratore. L'11% delle aziende esita i propri prodotti in modo esclusivo tramite vendita diretta e nell'80% in modo congiunto con altra modalità, in questo secondo caso l'incidenza media del fatturato derivante da VD è del 53% su quello non diretto. Il 30% delle aziende inserisce nel proprio circuito breve anche i prodotti di altre aziende agricole. L'indagine campione ha raccolto l'interesse di quasi la totalità delle aziende ad attivare un punto vendita collettivo nella provincia di Cuneo. Molto interessante è il dato riguardante la percezione che hanno i produttori, rispetto alle motivazioni che spingono i consumatori a comperare i prodotti presso la loro azienda. Essi ritengono che i consumatori si rivolgano a loro principalmente per il rapporto qualità/prezzo (26% delle citazioni), per la certezza della qualità e genuinità (22%), per il rapporto di fiducia che si instaura (22%), per l ambiente familiare/naturale (10%), l esaltazione di gusto e sapore e le informazioni (8%), tra le voci residuali sono segnalate la valorizzazione dei prodotti biologici, il rispetto stagionalità, la tracciabilità dei prodotti (Grafico 5.9). Grafico 5.9: Principali motivazioni che spingono il consumatore all acquisto mediante vendita diretta Quasi il 60% degli intervistati dichiara di aver partecipato ad interventi formativi sulla vendita diretta. Fra i temi maggiormente affrontati vengono citati gli strumenti di marketing, le tecniche di vendita diretta e di comunicazione, la regolamentazione igienico-sanitaria e aziendale. Interpellati su quali sono i temi che essi ritengono debbano essere maggiormente affrontati durante la formazione, gli operatori attribuiscono particolare importanza agli strumenti di marketing (28% delle citazioni), alle tecniche di comunicazione (15%) e a quelle di vendita diretta (16%), le conoscenze informatiche (85) e solo il 4% al marchio etico; tra le voci residuali la lingua straniera, e i nuovi mercati di sbocco. 45

46 Fra le strategie di comunicazione e di promozione (Grafico 5.10) più utilizzate dagli intervistati ritroviamo il passaparola 18 (26%), le manifestazioni locali (24%), i cartelli stradali (15%), i siti internet (14%); meno sfruttati risultano essere, invece, la promozione tramite i volantini (9%), le guide (7%) e i giornali (4%) e l attività agrituristica (1%). Grafico 5.10: Strategie di comunicazione e promozione utilizzate Secondo il 68% degli intervistati i più importanti vantaggi derivanti dalla vendita diretta fanno equamente riferimento al fatto che essa permette una migliore gestione economica e garantisce una maggiore qualità e tipicità del prodotto; a queste voci si aggiunge il fatto che la vendita diretta consente inoltre di instaurare rapporti di lunga durata con il cliente (30%). Grafico 5.11: Vantaggi della vendita diretta 18 Nella voce manifestazioni sono inclusi anche i mercati contadini, eventi e manifestazioni in azienda 46

47 Relativamente agli svantaggi per i produttori, essi sono legati principalmente alla difficoltà di vendere grandi quantitativi di prodotto (29%), alla concorrenza con la grande distribuzione (21%), agli elevati costi di promozione (20%), all iter burocratico e normativo particolarmente lungo (12%), seguono le spese di mantenimento del punto vendita (7,5%) e il costo del personale (7,5%). Grafico 5.12: Svantaggi della vendita diretta 47

48 BIBLIOGRAFIA E SITI INTERNET Bibliografia Aimone S., Cagliero R., Cassibba L., Milanetto L., Novelli S., Multifunzionalità dell azienda agricola, Ires Piemonte, Ires Piemonte, Torino, 2006 Aimone S., Cavaletto S., La filiera corta in Piemonte: definizioni, numeri e tendenze, Quaderni della Regione Piemonte, Collana Agricoltura Ires Piemonte, 2010 ANCI, Vademecum sull applicazione della disciplina in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli XXIV Assemblea Annuale ANCI. Bari Giugno 2007, Fiera del Levante. ANCI, La vendita diretta dei prodotti agricoli: un opportunità per imprese e cittadini, IX Conferenza Nazionale ANCI Piccoli Comuni, IV Conferenza Nazionale Unioni di Comuni, Villa Erba - Cernobbio (CO), 10 e 11 luglio ARSIA, Indagine conoscitiva sui circuiti brevi/locali di produzione-consumo dei prodotti agricoli in Toscana, Pisa, AGRI 2000 e Coldiretti - Osservatorio internazionale sulla vendita diretta nelle aziende agricole, Quarta edizione 2009, Bologna, Conseil Général des Alpes de Haute Provence, L agricoltura nelle Alpi di Provenza. IMA, Dimensioni economiche della filiera corta in Piemonte. Analisi e prospettive di mercato della filiera corta, con particolare riferimento ai principali prodotti agroalimentari, Ires Piemonte, Il Consumatore in cascina. Tipico alimentare e vendite dirette, Ires Piemonte, Torino, 2003 Nomisma ERSAF, La vendita diretta in Lombardia, Milano, 2009 Regione Piemonte Assessorato al Commercio, Consumo critico e politiche regionali: le esperienze di aggregazione dei consumatori in Piemonte, Regione Piemonte Ires Piemonte, Torino, 2010 Rete Rurale Nazionale, La filiera corta in Piemonte. Analisi degli strumenti di intervento, Aprile 2010 Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo Forestale e Alimentare, La vendita diretta dei prodotti agricoli, Lagnaro (PD), 2005 Siti internet Unione Europea Programma Alcotra Unione Europea Agricoltura Politiche di qualità FADN Farm Accountancy Data Network Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ISTAT ISMEA Regione Piemonte Settore Agricoltura Regione Piemonte Settore Commercio 48

49 Provincia di Cuneo Portale prodotti tipici della provincia di Cuneo Coldiretti Piemonte Campagna Amica Coldiretti Cuneo Confagricoltura Piemonte CIA Piemonte Milk Maps Distributori di latte crudo Rete Nazionale Gruppi di Acquisto Solidale Ministère de l'agriculture, de l'alimentation, de la pêche, de la ruralité et de l'aménagement du territoire - Agreste Institut National de l origine et de la qualité Sito ufficiale Label Rouge Conseil Général des Alpes de Haute Provence Progetto PROMOTERROIR 49

50 ALLEGATI ALLEGATO A Questionario per monitoraggio sulla Vendita Diretta in provincia di Cuneo 50

51 Medaglia d Oro al Valore Civile Fondo Europeo Sviluppo Regionale A DATI SULL INTERVISTA A1. LOCALIZZAZIONE DELL AZIENDA Intervista n. Provincia: Data: / / Comune: Azienda: Produttore Trasformatore Fascia altimetrica: Pianura Collina Montagna Localizzazione: Rurale Periurbana Urbana A2. PERSONA CHE HA FORNITO I DATI Conduttore Familiare o parente del conduttore Componente dell altra manodopera aziendale Altra persona di fiducia A3. GRADO DI COLLABORAZIONE Ottima Buona Scarsa Durata intervista (minuti): A4. ANNOTAZIONI A5. NOTIZIE INDICATIVE DEL CONDUTTORE Nome e cognome della persona fisica che gestisce l azienda: Età: Genere: M F Livello scolastico: Scuola dell'obbligo Licenza superiore Università Indirizzo (via/piazza/località): 1

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