Anno IV - Numero Sabato 22 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40

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1 Anno IV - Numero Sabato 22 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Sovranità La Boldrini insiste: Ci vuole più Europa a pag. 2 Carabinieri Messo da parte Capitan Ultimo Moriconi a pag. 3 Tasse Imu agricola, il governo ci ripensa a pag. 7 CODA DI VELENI DOPO LA PUBBLICA DIMOSTRAZIONE DI FORZA ALLE ESEQUIE DI VITTORIO CASAMONICA Tre scimmiette e un funerale Alla pubblica gogna sono finiti soltanto il prete e l elicotterista: il sindaco, il prefetto e il ministro fanno spallucce. Ma dovranno spiegare qualcosa di Robert Vignola Amaggior ragione perché il palcoscenico è stata una Chiesa, è difficile non pensare ad un Regista celeste che abbia scritto il copione del film hollywoodiano cui Roma ha assistito inerme. Come pensare, altrimenti, ad un funerale in perfetto stile mammasantissima poche ore dopo l annuncio del maxiprocesso su Mafia Capitale e pochi giorni prima la relazione del governo che dovrà decidere le sorti del Campidoglio, macchiato dalle gesta degli ideatori del Mondo di Mezzo? Sceneggiatura davvero sardonica: ma gli spettatori sono forse umani, troppo umani, se non intravedono la catarsi e si concentrano invece sul poliziesco. Ecco allora i colpevoli, alla pubblica gogna. L elicotterista, reo dell incredibile mascalzonata di aver gettato petali. E il prete, una sorta di Don Abbondio del Tuscolano su cui sputacchiare offese dai social network. Si faccia difendere da monsignor Galantino, potrebbe dire qualcuno di quest ultimo, mentre il primo (denunciato e con licenza sospesa) sembra colpevole soprattutto di aver messo a nudo quanto sia facile sorvolare la capitale d Italia, 14 anni dopo l 11 settembre. Sorge il dubbio che il fiorista sia a questo punto latitante, mentre fossimo nel proprietario degli splendidi cavalli irlandesi che hanno trainato la carrozza di Vittorio Casamonica li libereremmo nella macchia, per non vederli abbattuti in un orgia di sangue. Al loro posto restano invece, imperturbabili come gioconde, il ministro dell Interno, il prefetto, il sindaco. Ignazio Marino persino con il coraggio di sentirsi meno isolato nel combattere le mafie. Gli interrogativi sui vigili urbani finiti a far da scorta non lo toccano, né il dubbio che sette o otto autorizzazioni siano state emesse direttamente dagli uffici comunali. Tanto lui (strano!) era fuori Roma C era invece Gabrielli. Ha parlato di errori, e però nella relazione per la quale ha chiesto rapporti dettagliati dovrà spiegare come mai non sapeva, quando invece a tre sottoposti a regime di detenzione domiciliare era stato permesso di assistere alle esequie. E saprà anche dire perché la questura abbia parlato di Vittorio Casamonica come di figura di secondo piano : è morto il Re di Roma, speriamo che l attuale Imperatore stia bene; se no a San Pietro devono sloggiare La relazione sarà inviata al Viminale. Viene il sospetto che Alfano ne faccia collezione, di relazioni da Roma. Prima di chiedergli per quale tipo di bisogni le usa, anche lui dovrà pur dire perché a Roma si vietano i funerali al pregiudicato Moccia e non al pregiudicato Casamonica. Rischia se no che il clan degli Zingari si senta da meno della camorra. E sarebbe un intollerabile discriminazione Il retroscena La banda che suona a nome della Regione a pag. 8 A ROMA SCIOGLIMENTO DOVEROSO La commedia è finita Marino, Gabrielli e Alfano non blocchino il bisogno di pulizia della città ARoma la situazione può solo peggiorare. E peggio del funerale di Vittorio Casamonica sarà il processo che partirà il 5 novembre nell aula bunker di Rebibbia. Diciamolo con chiarezza: questa città - la capitale - è stata insozzata dalla corruzione, dalla prepotenza, dal compromesso sleale e illegale. Starà al giudizio dimostrare se si tratta di mafia; noi, orgogliosi di starne fuori, sappiamo già che tutto questo rende insopportabile l aria. Se c è stata indignazione - direi ovvia - per quel che è accaduto a Don Bosco per quell eccentrico ultimo saluto a Casamonica, non osiamo immaginare che cosa accadrà nel caravanserraglio processuale, quando ogni imputato scaricherà sull altro e sull altro ancora le proprie responsabilità. I politici che piagnucoleranno di fronte ai Capi. I dirigenti amministrativi costretti ad umiliarsi giurando di non contare nulla dopo una vita spesa a rincorrere i gradini più alti della carriera. Dal dibattimento emergerà uno schifo mai visto e c è ancora chi pensa ad una soluzione soft per il Campidoglio. L immagine di Roma nel mondo è già sfregiata di suo, e il funerale di giovedì ha rappresentato al massimo la goccia che fa traboccare il vaso. A piena voce è risuonato un basta collettivo, indignazione a mille. E siccome Marino, Gabrielli e Alfano non vogliono calare il sipario sul Campidoglio, noi dobbiamo tenerci questo spettacolo osceno per altri tre anni? No, vadano via tutti, si mettano anticorpi nel tessuto cittadino, non si blocchi il bisogno di pulizia, si sciolga l amministrazione per mafia. Il Pd, che pretende asservimento dopo aver dimostrato assoluta incapacità politica nella vicenda romana, può solo evitare una doverosa decisione del consiglio dei ministri convincendo Marino ad andarsene con le sue gambe prima della seduta governativa del 27 agosto. Ma altro tempo disponibile non c è. Francesco Storace CAOS POLITICO AD ATENE, L UE RIDE L ISIS ABBATTE I SIMBOLI DELLA CRISTIANITÀ ENNESIMA VITTIMA NELLE CAMPAGNE PUGLIESI Lezione di greco a pag. 4 Ruspe contro la fede a pag. 5 Lavoro da morire a pag. 9

2 2 ATTUALITA LA LEZIONE DI GRECO A SINISTRA NON È STATA IMPARATA. E CHIEDONO ANCORA DI CEDERE SOVRANITÀ La Boldrini insiste: ci vuole più Europa Su proposta della presidente, la Camera riaprirà i lavori con una sessione dedicata agli Stati Uniti dell Ue di Robert Vignola Rieccola. Ignara della lezione di greco, si rifugia nella declinazione di Europa. Non certo al plurale, perché si è visto che fine ha fatto l Altra Europa, quella che un anno fa stava con Tsipras e di cui la terza carica dello Stato tesseva le lodi politiche: l Europa, quella ufficiale, se l è pappata agevolmente. Perciò, ecco la suprema invenzione di Laura Boldrini: suggellare l atto di cannibalismo appena consumato con una bella riapertura della Camera tutta improntata a come fare a perdere le residue quote di sovranità rimaste all Italia. Non ci credete? Leggete. Su mia proposta, la Camera dei deputati riaprirà i propri lavori, a settembre, con una sessione dedicata all Europa e al ruolo che l Italia intende avere in questa fase, scrive su Facebook la presidente dell assemblea. Che non si vergogna neanche a citare apertamente uno dei passaggi del discorso con il quale il premier greco Alexis Tsipras ha annunciato le dimissioni: Abbiamo negoziato con forza e insistenza per molto tempo - è parte del testo - abbiamo resistito a pressioni e ricatti. Siamo arrivati al limite, ma abbiamo posto la questione Grecia all attenzione globale. L Europa non è la stessa dopo questi sei mesi difficili e l idea che si possa finalmente mettere fine all austerità guadagna terreno. La Boldrini mostra persino di crederci: Le sue parole e ciò che sta accadendo in Grecia ci spingono a riflettere sullo straordinario percorso fatto dall Unione europea in questi decenni e sulle sue attuali difficoltà. Se il compito della politica è, come credo fortemente, migliorare le condizioni di vita delle persone, ora più che mai la politica deve puntare sull Europa, per renderla la soluzione e non la causa dei problemi. Parole che la sinistra italiana ripete ormai da almeno un decennio: peccato che le cose vadano sempre peggio. Fatto sta che secondo la presidente della Camera per uscire dall attuale situazione di crisi, manifestatasi in modo evidente nella gestione del caso Grecia, è indispensabile, e non più rinviabile, un ripensamento dell attuale assetto dell Unione e del suo processo di integrazione politica. In altre parole, ritengo che dobbiamo riavviare con convinzione ed entusiasmo il cammino verso gli Stati Uniti d Europa. E c è da temere che ci riescano, rebus sic stantibus, con i deputati che ci ritroviamo. Con una sola domanda da fare a Sua Presidenza: ma se dobbiamo cedere sovranità, perché non cominciamo a cedere proprio la terza carica dello Stato? Rifletta, onorevole Boldrini. Rifletta. MATRIMONI COMBINATI TRA ITALIANI INDIGENTI E IMMIGRATI Ecco come consegnare le chiavi ai terroristi Nozze di comodo, pagate migliaia di euro: il sospetto è che dietro ci siano militanti jihadisti Matrimoni combinati tra immigrati e italiani indigenti, per avere il permesso di soggiorno. È quanto sarebbe emerso dalla Sezione Antiterrorismo della Questura di Roma che ha avviato una serie di indagini. Se il fenomeno potrebbe non essere una novità, lo è di sicuro il motivo che si potrebbe celare dietro. Il dubbio infatti è che attraverso le nozze di comodo si possano infiltrare in Italia militanti jihadisti. Magari pronti a compiere attentati nel nostro Paese. L organizzazione recluterebbe spose italiane in mense per poveri e case occupate a Roma. In cambio delle unioni si riceverebbe diverse migliaia di euro e un biglietto aereo per l Egitto, dove sembra vengano celebrati i matrimoni. Le indagini sono stati avviate dopo l attentato al Cairo dello scorso 11 luglio. Due giorni dopo quell episodio infatti all organizzazione clandestina sarebbero arrivate due richieste urgenti con offerte di pagamento raddoppiate, in particolare quelle di un siriano, che ha concluso la trattativa mentre era in attesa nel deserto. In generale, le tariffe pagate dagli stessi immigrati alla rete clandestina che combina i matrimoni sono di alcune migliaia di euro. Alla futura sposa italiana viene fornito un biglietto aereo per l'egitto, dove vengono celebrate le nozze, spesso prima con rito religioso copto o cattolico, poi avviene la registrazione del matrimonio nel Paese di origine e in Italia. Ne abbiamo organizzati recentemente almeno una decina, spiega all Ansa A., un quarantenne italiano coinvolto nel traffico, che oltre a girare si occupa della parte burocratica sbrigando le pratiche e procurando i documenti da portare all'ufficio anagrafe. Dal Cairo, attraverso l'ambasciata italiana - aggiunge - arrivano la richiesta di matrimonio e una volta ottenuti i documenti necessari si parte per l'egitto. È chiaro che attraverso le nostre conoscenze riusciamo ad avere delle facilitazioni in Egitto - racconta A. - ma nell'arco di un paio di settimane l'uomo o la donna italiana appena sposata viene liquidata del suo compenso e può tornare a casa. E così in un periodo di crisi economica in Italia c è sicuramente qualcuno che in cambio di denaro è disposto a sposarsi. Lo ha fatto ad esempio S., disoccupata di 33 anni, mamma di una bambina di due. Lo ha fatto e più di una volta, addirittura tre, come racconta sempre l Ansa. Il primo è stato con un trans brasiliano che ora vive nella Capitale. Abbiamo aspettato che passasse un po di tempo e abbiamo divorziato. Ma poi si è risposata con un africano e ora le hanno proposto un mediorientale promettendole novemila euro. Quei soldi mi servono, me ne hanno promessi tanti, ma in verità andrebbero bene anche molto meno, spiega dicendo che aspetta solo il biglietto per il Cairo e l anticipo di mille euro che ha concordato con l intermediario, un italiano che si è sposato in Iran con un eritrea usando lo stesso sistema. Stratagemmi usati per arrivare in Italia. Magari per restarci oppure, come è più probabile, per poi raggiungere altre mete in Europa. Il tutto anche grazie a italiani compiacenti che non si accorgono che così facendo potrebbero consegnare le chiavi di casa ad un terrorista. Barbara Fruch Domiciliari al diplomatico filorusso RISCHIA TORTURE, IGOR MARKOV RIBADISCE DI NON VOLER ESSERE ESTRADATO IN UCRAINA Arresti domiciliari, col braccialetto elettronico. Ma resta il rischio di un estradizione che caccerebbe l Italia in un incidente diplomatico dai risvolti ancora più gravi di uelli del caso, per certi casi analogo, della kazaka Shalabayeva. I Giudici della Corte d'appello di Genova hanno concesso quindi domiciliari ad Igor Markov, l'oppositore ucraino filorusso di 42 anni arrestato a Sanremo la scorsa settimana. La richiesta presentata dal legale di Markov è stata dettata dall ovvia possibilità che i tempi si allunghino rispetto alla richiesta di estradizione. La misura restrittiva attenuata porterà il 42enne ad essere trasferito dal carcere di Valle Armea a Sanremo ad un albergo di Genova Quarto. Non subito, tuttavia. I giudici hanno concesso i domiciliari al 42enne con l'uso del braccialetto elettronico, che però al momento non è disponibile, né si sa quando lo sarà. Nel frattempo intanto Markov potrà incontrare la moglie e i figli, il suo legale e i dipendenti dell'ambasciata russa. Markov è il leader del Comitato di salvezza nazionale dell'ucraina e personaggio di spicco dei filorussi in esilio. Si trovava in Italia per incontrare alcuni personaggi dell imprenditoria russa nell ambito di un attività di relazioni internazionali, avendo regolare passaporto diplomatico. Nei suoi confronti l'ucraina ha avanzato una richiesta di estradizione in relazione agli scontri di piazza durante le manifestazioni contro il governo di allora, avvenute nella città di Odessa nel Durante l udienza il 42enne ha ribadito di essere un perseguitato politico e di non voler essere estradato. Qualora fosse accolta la richiesta dell attuale governo di Kiev, potrebbe incorrere in torture. R.V. Via Giovanni Paisiello n Roma Tel Fax redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d Italia Sito web Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel mail: daniele.belli@hotmail.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n 286 del

3 3 ATTUALITA L UOMO CHE HA ARRESTATO RIINA È STATO DEPOSTO DAL 4 AGOSTO DA COMANDANTE DEL NOE DEI CARABINIERI Lobby e servi sciocchi: ride bene Il Capitano Ultimo ridotto con un discutibile provvedimento a un ruolo non operativo scrive ai suoi: Non avete mai abbassato la testa davanti ai poteri forti. Sono certo che non lo farete neanche adesso di Emma Moriconi Una carriera onorata, un personaggio entrato nel cuore degli italiani che credono nella legalità, nella giustizia, in un Paese migliore in cui la gente per bene possa vivere tranquilla, confidando anche in una divisa blu che reca strisce rosse, simbolo di correttezza, di affidabilità. Questo è stato ed è, nella coscienza collettiva, il Colonnello Sergio De Caprio, noto ai più come Ultimo. Quello della lotta senza quartiere alla criminalità organizzata, quello integerrimo, guida di un manipolo di uomini noti come Noe, i Carabinieri addestrati per colpire ed affondare i malviventi. Quello del clamoroso arresto di Totò Riina, che ormai la società identifica negli occhi azzurri di Raul Bova, che interpretò il suo ruolo nella nota serie TV. Un personaggio da film, un eroe da romanzo, uno dei pochi che non sono solo un mito ma una persona in carne ed ossa. Uno schivo rispetto alle telecamere e ai clamori, ai riflettori. Uno vero, insomma. Ma quelli "veri", in questo Paese dei funerali da show per i Casamonica, della solidarietà a senso unico, delle prevaricazioni, non hanno vita facile. A colpire Ultimo un provvedimento dello scorso 4 agosto, quando i Tg erano impegnatissimi a raccontarci degli sbarchi dei clandestini, a dirci che il caldo torrido avrebbe reso un inferno le nostre giornate al mare e che la Grecia rischiava di uscire dall'europa. Un provvedimento che di fatto lo scalza dalla guida dei suoi uomini del Noe. A seguire la vicenda Il Fatto Quotidiano, che riferisce della lettera del generale Tullio Del Sette che stabilisce che dalla metà di agosto "Ultimo" non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria. Sì, mantiene il grado di vicecomandante del Noe, ma non ha più compiti operativi. La motivazione sarebbe Cambiamento strategico nell organizzazione dei reparti. Il Fatto commenta: "Curiosa l urgenza. Curioso il metodo. Curioso il momento, vista la quantità di scandali e corruzioni che il persino presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito 'il germe distruttivo della società civile'". E il 18 agosto il Colonnello, che è prima di tutto un Carabiniere e sa obbedire, prende commiato. Si mette sull'attenti, lui, l'uomo delle Istituzioni che ha giurato di servire lo Stato. E scrive una lettera ai suoi. La pubblica ancora Il Fatto Quotidiano, eccola: "Ho il dovere di ringraziarvi per come avete lottato contro una criminalità complessa, contro le lobby e i poteri forti che la sostengono, senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo di fronte a loro e senza mai nulla chiedere per voi stessi. Da Ultimo, vi saluto nella certezza che senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo e senza mai chiedere nulla per voi stessi, continuerete la lotta contro quella stessa criminalità, le lobby e i poteri forti che le sostengono e contro quei servi sciocchi che, abusando delle attribuzioni che gli sono state conferite, prevaricano e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere. Onore a tutti i Carabinieri del Comando per la Tutela dell Ambiente". Un passaggio colpisce come un macigno nello stomaco: "contro le lobby e contro i poteri forti che le sostengono, contro quei servi sciocchi che, abusando delle attribuzioni che gli sono state conferite, prevaricano e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere". Ultimo lo sapeva, probabilmente, che invece di un premio avrebbe preso uno schiaffo. Non è certo la prima volta che non si trova in perfetta sintonia con i vertici dell'arma. Basti pensare che dopo l'arresto di Riina un ordine di servizio lo buttò fuori dai reparti operativi. Subì persino un processo per "mancata perquisizione del covo". Assolto, certo. E poi venne privato della scorta, come se la condanna a morte di Cosa Nostra fosse roba da poco. Sì, gli fu riassegnata. Ma solo dopo che i suoi si organizzarono autonomamente per proteggere la sua incolumità. Altro che film... Certo, il suo lavoro lo sa fare, De Caprio. Da Finmeccanica agli appalti de L'Aquila, dai conti di Belsito alle tangenti, fino alla vicenda Renzi-Adinolfi, passando per lo Ior e per Ciancimino, e poi D'Alema, la Cpl Concordia, il sindaco di Ischia Ferrandini, ma la lista delle battaglie sue e dei suoi è davvero troppo lunga per essere riportata qui in poche righe. Una cosa è certa, è "Ultimo" solo di nome. Perché di fatto è il Primo. FOIBE ED ESODO AL MEETING DI CL Le masserizie del Magazzino 18 sbarcano a Rimini La mostra propone immagini, video e documentazione di notevole impatto. Nei prossimi mesi girerà l Italia 2015 dell ormai tradizionale appuntamento di Comu- L edizione nione e Liberazione a Rimini, che ha preso il via il 20 agosto e si concluderà mercoledì prossimo (26 agosto) ospiterà un evento importante. Per la memoria e la storia patria: è infatti stata allestita un esposizione dal titolo Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L esilio dei giuliano dalmati alla fine del Secondo conflitto mondiale, curata dall Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dal Centro documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata di Trieste. Che propone immagini, video, documenti, oggetti e materiale di notevole impatto, tra cui anche una parte delle masserizie del Magazzino 18, che l Irci ha prestato per l occasione. Protagonista della mostra si legge nella scheda di presentazione sul sito dell evento è la vicenda del Confine Orientale e dei italiani che hanno lasciato le proprie abitazioni e le proprie terre per rimanere italiani. Famiglie, uomini e donne, giovani e vecchi che hanno avuto la forza di ricostruire una vita, di integrarsi, dopo avere perso tutto, con la consapevolezza di non potere più rivedere affetti, case, amicizie. Il Confine Orientale può essere considerato come uno spazio in cui per secoli si sono intrecciate e sovrapposte molteplici frontiere: di natura politica, culturale, religiosa e infine nazionale. Un luogo non solo fisico, in quanto parte dell Adriatico e in sostanza limine fra la penisola italiana e quella balcanica, ma anche cesura tra l Europa occidentale e quella orientale in senso generico. Proprio in quanto superficie di rottura, il Confine Orientale rimane certamente un nodo caratteristico nella storia d Italia. Le direttrici attorno alle quali è stata ideata e costruita la parte comunicativa della mostra, scrive Giovanni Tomasin su Il Piccolo, sono tre: al primo posto le foibe, come momento cruento di violenza e di distruzione della personalità. Al secondo l esilio - non esodo - quale sradicamento delle origini e perdita dell essenza. Al terzo il ricollocamento, come scelta di vita: via per ricominciare con riferimento all ipotesi di un ritorno delle future generazioni, in una logica di convivenza tra popoli. Il presidente nazionale dell Anvgd Renzo Codarin ha tenuto a sottolineare che per noi è un momento importante per diverse ragioni. La prima è che ora, grazie a questa mostra, disponiamo di uno strumento di pregio ed efficace per introdurre le vicende del confine orientale anche a un pubblico di non addetti ai lavori. In secondo luogo c è l ampliamento del fronte anche politico che si interessa a queste pagine di storia: speriamo che l appuntamento possa essere una buona occasione per far conoscere la nostra gente e la nostra storia. E non solo a Rimini. La mostra, infatti, conclude Codarin, avrà carattere itinerante e girerà l Italia raccontando le nostre vicende a chi le ha soltanto sentite nominare. Cristina Di Giorgi

4 4 ESTERI VELLEITARI I TENTATIVI DI FORMARE UN GOVERNO. SYRIZA SI SPACCA, CAMPAGNA ELETTORALE AL VIA La Grecia al voto, l Europa se la ride La Commissione ammette: sapevamo delle dimissioni di Tsipras. Dijsselbloem: ci aspettiamo ulteriore sostegno a programma di aiuti e riforme. E la Germania avverte: niente ritardi o saltano i pagamenti di Robert Vignola Un ultimo balletto di sirtaki, sul cornicione della crisi, prima di convocare le elezioni per la data che da subito è stata indicata come la più probabile: il 20 settembre. Ieri il presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos ha affidato l incarico di tentare di formare un governo a Vangelis Meimarakis, leader (peraltro pro tempore) del partito centrista Nea Dimokratia. Tentativo che sarà poco più che velleitario: è stato ipotizzato un governo di unità nazionale, ma i primi confronti con Syriza (o quel che ne resta) sono già andati a vuoto. Yannis Dragassakis, del partito di Tsipras, doveva essere il vicepremier dell esecutivo ma ha in breve declinato l offerta: perché Syriza vuole le elezioni, e il più velocemente possibile. E anche strade comuni ai tradizionali alleati di Nea Dimokratia, i socialdemocratici del Pasok e il partito To Potami, non portano da nessuna parte. Meimarakis ha comunque tre giorni di tempo per le sue esplorazioni, dopo di che al gran ballo si avvicenderanno i nuovi arrivati di Laiki Enotita, cioè Unità Popolare: è la formazione neonata, un gruppo parlamentare formato da 25 fuoriusciti di Syriza, che si sono raccolti attorno dall ex ministro dell energia Panagiotis Lafazanis. Un oggetto misterioso: sarà questa la forza alternativa a Tsipras, magari guidata dall eccentrico ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis? Difficile. In primo luogo perché un giallo è sorto attorno allo stesso Varoufakis, che nella lista degli aderenti a questa Unità non figura. E poi perché c è persino il sospetto che questa repentina nascita del gruppo parlamentare abbia il solo scopo di togliere dall imbarazzo il Capo di Alexis Tsipras e Jean-Claude Junker Stato Pavlopoulos. Essendo ora la terza forza del Parlamento, ha infatti strappato in extremis ad Alba Dorata la posizione che rappresenta l ultimo tentativo che il presidente della repubblica greco deve mettere in atto prima di andare ad elezioni. Del resto l Anel (Greci Indipendenti, destra, già unici alleati al governo di Tsipras con Syriza) e i comunisti del Kke hanno già detto che comunque non intendono prendere parte ad alcuna coalizione. La guida ad interim dell esecutivo di transizione che porterà il Paese al voto verrà assunta dal presidente della Corte suprema, signora Vassiliki Thanou. Intanto l Europa ha ovviamente reagito con malcelata soddisfazione alla messinscena dell ormai ex premier. D altronde le sue dimissioni per noi non sono state una sorpresa, in seguito alle numerose telefonate tra il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, Tsipras e il presidente della Repubblica Pavlopoulos, ha apertamente confessato la portavoce della Commissione Ue Annika Breidthardt. E altre voci si sono unite a far coro: Rapide elezioni in Grecia possono essere un modo per ampliare il consenso per il programma Esm di sostegno alla stabilità appena firmato dal premier Tsipras a nome della Grecia, ha commentato su Twitter Martin Selmayr, il capo gabinetto del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Ci penseranno, evidentemente, le larghe intese del prossimo autunno a farlo. Ma siccome a volte non basta vincere, occorre stravincere, ecco le parole del presidente dell Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: è cruciale che la Grecia rispetti gli impegni presi verso l eurozona. Ricordo che c era ampio sostegno nel parlamento greco per il nuovo programma e il pacchetto di riforme: spero che le elezioni porteranno a ulteriore sostegno. Infine, la posizione della Germania: Se ci dovessero essere ritardi nell attuazione del programma a causa delle nuove elezioni in Grecia, verrebbero ritardati anche i pagamenti, ha detto un portavoce del Ministero delle Finanze tedesco. La sensazione è comunque che Schaeuble, Alba Dorata a parte, abbia ormai ben poco da temere. DAL MONDO TURCHIA AL VOTO IL 1 NOVEMBRE La Turchia andrà ad elezioni anticipate il primo novembre prossimo. Lo ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan, aggiungendo che verrà formato un nuovo governo ad interim. Erdogan ha spiegato che il governo elettorale che porterà al voto la Turchia potrebbe includere personalità esterne al parlamento di Ankara. Il presidente turco potrebbe affidare il compito di formare questo esecutivo al premier uscente Ahmet Davutoglu, che martedì sera aveva rimesso nelle sue mani il mandato dopo il fallimento dei tentativi di coalizione. Secondo la Costituzione, dovrebbero trattarsi di un governo di unità nazionale che includa tutti i partiti presenti in parlamento. ATTENTATI THAILANDIA, TRIPLICATA LA TAGLIA La polizia thailandese ha triplicato la ricompensa messa a disposizione a chi potrà offrire informazioni che portino alla cattura dell'attentatore di Bangkok, portandola a tre milioni di baht (circa 75mila euro). Le indagini non hanno portato finora a nessun elemento concreto, tra continue dichiarazioni contraddittorie degli investigatori. Secondo l'ultima versione del capo della polizia Somyot Poompanmoung, che in precedenza aveva parlato di "rete" dietro l'attentato, l'ipotesi più probabile è che l'attacco sia stato compiuto da due persone. Due uomini tra i maggiori sospettati dell'attentato di lunedì si erano consegnati alla polizia, insistendo però di essere completamente estranei all'attacco. La polizia thailandese ha rilasciato i due, una guida turistica locale e un turista cinese. In compenso, la polizia ha fatto sapere di aver inserito anche una donna tra i sospettati. NUCLEARE, IL GIAPPONE FERMA UN REATTORE Torna l apprensione per l energia atomica in Giappone. Kyushu Electric Power è costretta a rivedere i piani del reattore n.1 della centrale nucleare di Sendai, nella parte meridionale del Paese, a causa di problemi che hanno suggerito il rinvio dell'aumento della potenza produttiva. Secondo la società elettrica, un allarme è scattato nel pomeriggio di giovedì segnalando una complicazione in prossimità delle pompe per l'acqua di raffreddamento. L'ipotesi è che l'acqua di mare sia entrata nel circuito favorendo la condensa. Kyushu Electric Power non fermerà il reattore, ma condurrà visite e ispezioni accurate per una circa una settimana. L'unità, riattivata la scorsa settimana come primo caso nel rispetto dei nuovi standard sulla sicurezza del post-fukushima, sarà portata a pieno regime da martedì dopo che la generazione e la distribuzione di energia elettrica hanno dato esito positivo venerdì scorso. Ampie polemiche avevano accompagnato la riaccensione per la vicinanza del reattore ad un vulcano. TENSIONE AL CONFINE La guerra degli altoparlanti divide le Coree Il Nord messo in stato d allerta da Kim Jong-un. Il Sud rigetta l ultimatum, che scade oggi Dopo lo scambio di colpi di artiglieria tra Nord e Sud avvenuto giovedì, anche ieri è continuata a salire la tensione tra le due Coree. Il giovane leader del Paese comunista Kim Jong-un ha schierato sul piede di guerra le sue truppe alla frontiera con Seul. Una manovra che la storia ha visto tenersi più volte, ma che comunque rischia di trasformarsi in una rapida escalation militare. Kim ha ordinato che le truppe entrino in "un semistato di guerra" al termine di una riunione di emergenza, lasciando alle agenzie di stampa il compito di annunciare che le forze armate nordcoreane debbono "essere del tutto pronte al lancio di qualsiasi azione militare a sorpresa". Uno stato di allerta nel quale si trovano ormai da ieri pomeriggio. Dall altra parte della travagliata frontiera, Seul ha replicato intimando a Pyongyang di astenersi da ogni "azione avventata", avvertendo che i soldati sudcoreani sono pronti a rispondere. Ma perché questa impennata di tensione? Tutta colpa di una vera e propria guerra di propaganda. Pyongyang ha dato un ultimatum di 48 ore a Seul per porre fine all operazione di sabotaggio acustico messa in atto, rimuovendo tutti gli altoparlanti che da settimane, lungo la zona demilitarizzata che separa i due Paesi dall'armistizio del 1953, stanno inneggiando contro il Nord. È proprio per mettere fuori uso uno dei megafoni, posti su palizzate, che giovedì un razzo nordcoreano è partito, dando vita ad una crisi: la Corea del Sud ha immediatamente risposto sparando una decina di colpi di artiglieria. Già nel 2013 Kim aveva dichiarato "uno stato di guerra" con Sel anche se poi non è mai passato alle vie di fatto. Tre anni prima, nel 2010 quando alla guida del Paese c'era il padre dell'attuale dittatore, Kim Jong-il, a sua volta figlio del "fondatore della Patria", Kim Il-sung, i due episodi peggiori. Il 26 marzo un sottomarino di Pyongyang affondò una nave da guerra sudcoreana, la corvetta Cheonan, causando la morte di 46 dei 104 marinai a bordo. Otto mesi dopo, il 23 novembre, l'artiglieria di Pyongyang martellò l'isola sudcoreana di Yeonpyeong uccidendo due civili e due soldati. In quest'ultimo caso Seul rispose al fuoco ma si riuscì a non far partire un nuovo conflitto su larga scala, grazie alle pressioni della Cina, potenza di riferimento per Pyongyang, come gli Stati Uniti lo sono per il Sud. Ora c è questo singolare ultimatum degli altoparlanti a preoccupare. Sperando che a gridare, da oggi, non siano di nuovo i cannoni. R.V.

5 5 ESTERI LUOGHI SACRI DISTRUTTI, LA FURIA ICONOCLASTA DEL SEDICENTE STATO ISLAMICO NON SI FERMA Simboli della Cristianità sotto attacco, Isis rade al suolo monastero in Siria La Cultura e la Storia soccombono sotto i colpi dei tagliagole, che contrabbandano pezzi pregiati per finanziarsi di Emma Moriconi Il mondo intero si indigna e guarda sgomento i luoghi della cristianità cadere sotto i colpi dell'isis. Il caso del Monastero in Siria è l'ultimo capitolo, per ora, di questa ondata di furia iconoclasta che non risparmia nulla, che distrugge tutto ciò che trova sul suo cammino di orrore e di morte. Macerie e distruzione, immagini che si diffondono in rete e che sembrano scene di un brutto film, e che invece sono la tragica verità. Il monastero cattolico di Sant'Elian, il Martire cristiano ucciso dai Romani nel Terzo Secolo, nella Siria Centrale, è solo un grosso cumulo di rovine, distrutto, raso al suolo dai jihadisti dello Stato islamico, molti degli abitanti di Qaryatayn, la cittadina dove sorge il monastero, sono stati sequestrati, condotti a quanto pare verso Raqqa, in Siria settentrionale. Padre Jacques Murad, priore del Monastero, che aveva accolto centinaia di famiglie cristiane e musulmane nel convento di Qaryatayn, è stato rapito a maggio, e non c'è nessuna notizia sulla sua sorte. Le foto pubblicate dall'isis che mostrano il luogo sacro raso al suolo fanno il giro del mondo, la struttura in pietra a tre navate devastata, la cripta sotterranea del Santo profanata, sono immagini che sconfortano, che fanno rabbia e paura. A quanto riferisce l'associated Press, Osama Edward, direttore della rete dei diritti umani dei cristiani siriaci ha detto che il Monastero era stato già danneggiato dai bombardamenti governativi nelle ultime due settimane, l'isis avrebbe dunque "completato la distruzione del Convento". Nessuna notizia dei manoscritti che erano custoditi in una sala dell'edificio, probabilmente sono già stati introdotti nel mercato illegale del contrabbando internazionale. Il Monastero era stato restaurato all'inizio degli anni Duemila grazie anche a Padre Dall'Oglio, scomparso a Raqqa due anni fa circa e di cui da allora non si hanno notizie. La dar al-ifta egiziana ha stigmatizzato l'azione definendola un atto contrario all'islam: "La pretesa di distruggere questo monastero in quanto non appartenente all'islam è vuota - dice l'istituzione preposta a emettere pareri religiosi - il Corano stesso chiede ai Musulmani di preservare i luoghi di culto anche dei non musulmani": così Ibrahim Nagim, l'esponente della Dar-al-Ifta ad Aki-AdnKronos. "Questo atto - ha detto ancora - è contrario agli obiettivi della sharia che incita a rispettare tutte le religioni ed è solo una pretesa per cacciare via i non musulmani dalla zona". Ma, probabilmente, la religione - se così può chiamarsi - è solo un pretesto, ciò che importa sono le antichità che portano al sedicente Stato islamico soldi e dunque potere. Sì, perché distruggono tutto ciò che non possono portare via, invece ciò che è trasportabile e vendibile non viene certo distrutto. E il problema è pure che non sembra si riesca a fare fronte comune contro questo contrabbando: lo scorso giugno il ministero del Turismo e delle Antichità di Baghdad ha fatto sapere di aver intrapreso un'azione legale per bloccare la vendita di reperti iracheni in un'asta di Christie's a New York e ha rivolto un appello "a tutti i Paesi perché pongano fine ai commerci di antichità irachene, nel rispetto delle risoluzioni internazionali". Secondo Jamil Diyarbakirli dell'osservatorio assiro dei diritti umani, "l'obiettivo è come sempre quello di cancellare qualsiasi traccia o indizio dell'esistenza di tutto ciò che è precedente all'is. L'obiettivo è andare avanti con la politica del nuovo Medio Oriente in cui non c'è posto per i cristiani, oltre a cercare di far sparire ciò che rimane dell'identità culturale siriana". Diyarbakirli ha poi fatto appello, attraverso l'adnkronos, alle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza e a "tutte le organizzazioni amanti della pace" perché intervengano "per fermare gli attacchi terroristici che colpiscono tutto ciò che c'è in Siria". Ancora Diyarbakirli ha detto all'aki: "Sembra che ci sia un piano per allontanare i cristiani e costringerli ad andare verso Homs e verso la zona costiera sotto il controllo del regime di Damasco". Un'operazione che "va inserita - dice - nel quadro di un piano che mira a dividere il Paese su base confessionale ed etnica". Ha espresso poi "grande preoccupazione per i crimini contro i cristiani, crimini che puntano a colpire la presenza cristiana in Siria e, più in generale, in tutto l'oriente". Anche se il femminismo mondiale pare essersi preso qualche anno sabbatico, da quando la serpe dello Stato Islamico si è affacciata sul mondo, non sarà sfuggito: l attacco complessivo all umanità riguarda anche il sesso. E i miliziani ne sono la più crudele raffigurazione, con orribili storie di stupri collettivi, di donne ridotte in schiavitù (innanzitutto sessuale), con ostaggi (come la cooperante americana ormai data per morta) che sono state mandate addirittura a soddisfare sotto minaccia le morbose voglie del cosiddetto Califfo, prima di essere passate per le armi. Tanto vale per le donne, anche per gli omosessuali. Dove il Daesh si è instaurato, i palazzi più alti diventano i patiboli di chi viene sentenziato come colpevole si questo reato. Più immagini hanno raggiunto l Occidente, con le orribili esecuzioni di uomini accusati di amare persone del loro stesso sesso, gettati giù bendati e poi finiti a colpi di pietre. Anche qui, nessuna sigla di quelle che si stracciano le vesti per le scritte sui muri gridando alla omofobia sembra avere contezza di I MILIZIANI CON L AIDS COSTRETTI AL MARTIRIO Sesso, bombe e jihad: fino al suicidio (obbligato) ciò che succede. Come d altronde ben pochi strilli si sono sentiti per i pestaggi a margine del Gay Pride di Kiev o per l accoltellamento dello squilibrato ultraortodosso israeliano a quello di Tel Aviv. Ma il sesso e la morte ora diventano ulteriore timbro della maledizione dell Isis. Secondo le ultime notizie che arrivano dalla Siria, i miliziani che contraggono l Aids vengono obbligati a diventare terroristi suicidi. Questo destino dovrebbe toccare a 16 tagliagole che sono stati infettati in Siria dopo rapporti con due donne marocchine, schiave sessuali nello Stato islamico, e ora sono stati isolati in un centro di quarantena. Molti di quelli infettati sono militanti stranieri che sono stati con le due donne, ha detto una fonte medica curda. Le prigioniere sarebbero riuscite a mettersi in salvo dall Isis fuggendo in Turchia. R.V. L'ALTRA METÀ DEL CIELO VA AL FRONTE Noi, pronte a combattere L agguerrito battaglione di sole donne costituito per vendicare le violenze subite Hanno tra i 17 e i 30 anni le Sun girls. Sono donne guerriere, tutte di etnia yazide (gruppo etnico iracheno), che si sono riunite in un battaglione creato con lo scopo di dare battaglia ai terroristi dell Isis. Ispiratrice di questo agguerrito gruppo di combattenti è Xate Shingali, ex cantante folk molto conosciuta nel suo Paese, che il 2 luglio scorso ha ottenuto un permesso speciale dal presidente curdo per formare un unità combattente tutta femminile. Xate ha raccontato in un intervista al Daily mail la sua esperienza. Parlando dal campo profughi di Sharya (Kurdistan iracheno) ha spiegato che i camerati maschi la stanno aiutando per quanto riguarda l addestramento, in particolare relativo all utilizzo dei fucili d assalto AK47: abbiamo avuto una formazione di base. Servirebbe di più, ma siamo pronte a combattere in qualsiasi momento. Insieme a lei c è anche la recluta più giovane del battaglione, la diciassettenne Jane Fares, fuggita da Sinjar quando le truppe del Califfato hanno invaso la regione: anche se mi uccideranno dice potrò dire che sono una Yazidi. Siamo felici di combattere. La popolazione di etnia yazida è stata quella più colpita dalle violenze dei miliziani dello stato islamico, che nel loro passaggio nella regione di Sinjar (Iraq nordoccidentale, vicino al confine con la Siria) hanno rapito, violentato e macellato migliaia di membri della loro comunità: si parla di circa 5000 morti e di almeno 500 sequestrati, tra donne e bambini. Ed è anche per vendicare quel sangue che le Sun girls sono pronte a fare la loro parte. CdG

6 6 STORIA A PREDAPPIO LO SCORSO ANNO VENNE PER LA PRIMA VOLTA ESPOSTA LA SCHEDA ELETTORALE, CHE RECAVA UN IMMAGINE DEL VOLTO DEL GIOVANE BENITO 1913, Mussolini candidato a Forlì Gli altri pur di raccogliere voti smussano gli angoli e decolorano le idee, io faccio precisamente il contrario; gli altri promettono le piccole e le grandi cose, le pubbliche e le private, io non ho nulla da promettere a nessuno di Emma Moriconi a fare una sua 'rivoluzione' nel giornale. Cestinati gli articoli di Treves, epurati Cominciò severamente quelli di Turati, Zibordi e Prampolini, dal periodare poetico e semi-filosofico, intrisi di accorati affetti e lacrimose declamazioni. Gli articoli politici, Mussolini se li volle scrivere da sé: rompendo l'abitudinario complesso di inferiorità che inchiodava l'avanti sulla croce di una sterile imitazione del Corriere della Sera, gran palestra di stupende penne borghesi, il foglio socialista cominciò ad acquistare una fisionomia tutta sua, con quegli articoli direttoriali concisi e severi, a frasi staccate, ognuna delle quali sembrava si portasse dietro un brandello dell'anima di chi la scriveva con evidente e trasparente passione. Chi scrive è Pino Rauti, che aggiunge: "Gli articoli di Mussolini erano letti nelle assemblee delle sezioni socialiste di tutti i paesi, costituivano un poco il punto istintivo d'orientamento della gran massa degli iscritti. Fenomeno che appare in un certo senso incomprensibile, a chi vada oggi a riguardarseli, perché quegli articoli, non erano davvero socialisti, ma puramente e semplicemente rivoluzionari, pervasi da un'ansia integrale di rinnovamento, alla quale gli 'schemi' del socialismo non offrivano che un riferimento generico e politicamente casuale". E poi cita Sorel, che di Mussolini dice: "Non è un socialista ordinario, Scheda elettorale di Benito Mussolini, 1913 (in questa pagina, immagini tratte dalla mostra Il giovane Mussolini - Predappio 2014) credetemi; voi lo vedrete, forse, un giorno, alla testa di un battaglione sacro, salutare con la spada la bandiera italiana". Come abbiamo visto, verso la fine del 1913 esce Utopia, qui Mussolini intende riversare concetti prevalentemente dottrinari, dedicando all'avanti! invece quelli prettamente politici. "Rivista Quindicinale del Socialismo Rivoluzionario Italiano", la direzione e l'amministrazione sono entrambe a Milano, via Castelmorone 19, dove abita Mussolini con la sua famiglia. Il 26 ottobre 1913 ci sono le elezioni e per la prima volta ogni candidato può presentare schede con la propria immagine o con un simbolo e contrassegno in cui siano sintetizzati gli ideali. Quella di Benito Mussolini - candidato nel collegio di Forlì - reca l'immagine del suo viso. Ne abbiamo ammirato l'originale lo scorso anno a Predappio, alla mostra dedicata al giovane Mussolini. Vi sono anche la scheda di Gino Giommi (del quale abbiamo parlato nelle scorse puntate), candidato nel collegio di Cesena, quella di Angelo Valmaggi, candidato al collegio di Rimini, che reca un'immagine propagandistica, e quella di Giovanni Vendemini, per il collegio di Sant'Arcangelo, che come immagine reca due strumenti di lavoro. Di questo evento, oltre alle schede elettorali, abbiamo potuto visionare altri documenti interessanti: La Lotta di Classe del 22 ottobre 1913 titola "Benito Mussolini con un profondo discorso spiega il programma socialista". Un volantino della Federazione Collegiale di Forlì del Partito Socialista Italiano scrive: "Lavoratori! Benito Mussolini ha accettato che il Partito Socialista si affermi sul suo nome nella presente lotta elettorale. Chi s'astenesse dal voto, questa volta che il Governo chiede al popolo il giudizio sull'impresa di Tripoli, e sulla guerra nefasta, si renderebbe col Governo colpevole di tutti gli immensi danni che la guerra ha prodotto. Bisogna invece, uniti a tutti gli altri lavoratori d'italia, che si recheranno a votare i nomi dei candidati del Partito Socialista, dire la parola d'esecrazione e di protesta. I lavoratori di queste guerre, che ancora più grave sentono il disagio economico arguito dai dolorosi effetti della guerra non possono mancare all'appello a fare la loro affermazione di classe oppressa contro la classe dei dominatori e dei padroni. Mezzi termini, noi non ne abbiamo. Sostenitori vivace degli interessi proletari siamo per la rivendicazione di questi contro tutto l'ordinamento sociale, come è oggi costituito. Votando per Benito Mussolini e per il Partito Socialista darete la dimostrazione della potenza del proletariato in Italia e farete giustizia di uno dei più esecrandi delitti che l'avidità coloniale borghese ha commesso. Il Comitato". Sulla Lotta di Classe del 25 ottobre è lo stesso Mussolini ad appellarsi agli elettori: "Io sono, se lo permettere, un candidato diverso dagli altri. Gli altri passano da una eccessiva loquacità prima a un mutismo sconfortato dopo; io sono, per natura e per temperamento intellettuale, un nemico degli ideali e della popolarità che lusinga, e se ne compiace, la qualità inferiori delle masse; gli altri pur di raccogliere voti smussano gli angoli e decolorano le idee, io faccio precisamente il contrario; gli altri promettono le piccole e le grandi cose, le pubbliche e le private, io non ho nulla da promettere a nessuno. La mia non è una propaganda'elettorale' ma una propaganda socialista che può essere indifferentemente fatta prima, durante, e dopo le elezioni. [...] Chi vota per me, vota per le idee che rappresento e difendo, vota per la lotta di classe e per il passaggio dei mezzi di produzione e di scambio alla collettività produttrice, vota in una parola per il Socialismo". NON È UN ANTIPARLAMENTARISTA MA UN UOMO DI CARATTERE, UNO SDEGNOSO LA CUI ANIMA ESULA DAI MESCHINI INTRIGHI DELLA POLITICA D OGNI GIORNO Impressionante oratore, grande tribuno Le sue enunciazioni dottrinarie, portano il vigore di una freschezza intellettuale che rare volte si riscontra negli altri scrittori di parte socialista La campagna elettorale che deve affrontare Benito Mussolini è probabilmente la più difficile del circondario: per entrare alla Camera dovrebbe battere il repubblicano Gaudenzi, e i repubblicani nel collegio di Forlì sono più forti. Sul Giornale del Mattino scrive Rino Alessi (che, il lettore lo ricorderà, è amico di Mussolini dai tempi di Forlimpopoli): "Non andrà alla camera. Di questa semplice verità egli deve essere più che persuaso. Non è un antiparlamentarista ma un uomo di carattere, uno sdegnoso la cui anima esula dai meschini intrighi della politica d'ogni giorno. Se dopo molti anni di lontananza e si opposto orientamento dottrinario, possiamo equamente giudicare della sua persona, siamo indotti a credere che egli abbia dato il proprio nome alla lotta di Forlì in quanto in essa lotta non è possibile, al disopra dell'affermazione intransigente di partito, alcuna conquista. È nato con le abitudini morali già formate; a diciotto anni era, come oggi, un tipico esempio di intransigenza spirituale. Nell'azione egli rimane un solitario: la massa, infatti, lo ama, ma non l'intende. Le sue formule, i suoi discorsi apodittici, le sue enunciazioni dottrinarie, portano il vigore di una freschezza intellettuale che rare volte si riscontra negli altri scrittori di parte socialista. È di Romagna. La sua fronte ricorda quella di Aurelio Saffi. Ha due grandi occhi neri, pensosi e penetranti. Sul suo labbro fiorisce spesso una smorfia di sarcasmo violento. Ma quest'uomo che sa disprezzare tutto quanto è basso e sciocco, che non si arrende alle convenienze comuni, che cammina guardando in alto e con tutta la fierezza del carattere espressa nei folti archi delle sopracciglia, ha l'animo di un adolescente, la bontà, la gentilezza, la generosità della sua gente. Egli adora la musica. Quando a Forlì dirigeva La Lotta di Classe - un ebdomadario nel quale profondeva i tesori della sua cultura - i compagni lo sorprendevano spesso in una desolata soffitta a cercar 'motivi' sulle quattro corde di un violino. Allora sembrava una figura gorkiana". Mario Viana, in "Monarchia e Fascismo", del Mussolini di quel tempo scrive: "Soprattutto non era un ipocrita. Era anzi un romantico. Egli credeva a quello che proclamava. Era un uomo generoso. Pur essendo di idee opposte, si discuteva e mai vi fu tra noi il minimo screzio, nemmeno quando sortiva in qualche sua bravata. [...] Gli chiesi a bruciapelo: 'Ma insomma, qual è il tuo programma?'. Rispose, risoluto: 'Me a voi cmandé' ('Io voglio comandare'). Ma era nello stesso tempo docile, timido e qualche volta quasi pauroso. [...] Aveva un grande disprezzo del denaro e non manifestava mai preoccupazioni di genere finanziario". Eppure ne aveva, come abbiamo potuto vedere in più di una circostanza. Aggiunge poi Viana: "Impressionante oratore, grande tribuno, la sua parola turbava alle volte anche gli avversari". Scrivono Pini e Susmel: "Durante la campagna elettorale si prodigò in comizi per gli altri candidati; per se stesso ne fece uno solo. Cominciò a parlare a Oneglia, dove esisteva ancora la sua vecchia Lima che pubblicò in cronaca: 'Mussolini comincia il suo dire tessendo un quadro sconfortante del carattere e del valore degli uomini politici italiani. Accenna ai mille casi di girellismo dei nostri uomini maggiori e minori e spiega il fenomeno attribuendolo alla brama degli interessi materiali che prende il sopravvento oramai in ogni branca della vita'. Ad Oneglia fu ospite della famiglia Serrati. [...] Il proprio comizio lo tenne a Volantino della Federazione socialista di Forli per le elezioni del 1913 e Utopia, rivista quindicinale diretta da Benito Mussolini Forlì il 18 ottobre. Lo aprì con un'acuta osservazione. 'L'importanza delle imminenti elezioni politiche è data principalmente dal fatto che esse hanno luogo con suffragio universale. Elargito, non conquistato direttamente dalle masse popolari con insurrezioni come in Inghilterra o con scioperi generali come in Belgio e in Austria. Forse conquistato, indirettamente, dal proletariato che ha dato figli e denaro per la guerra libica'". emoriconi@ilgiornaleditalia.org

7 7 ECONOMIA INFERNO DI TASSE ANCHE SUI CAMPI Agricoltura, il governo corre ai ripari Il ministro Martina promette di abolire l Imu e l Irap per il settore: Ma l Iva andrà rimodulata Ora la promessa di aiuti. Intanto però hanno lasciato un intero settore, peraltro fondamentale per l economia nazionale, in balia delle tasse. Con quella decisione di imporre l Imu anche sui terreni agricoli che grida ancora vendetta. Ma il ministro Maurizio Martina fa finta di essere appena sceso da marte e annuncia che il 2016 è l'anno di una svolta fiscale soprattutto sul settore agricolo e tra correzione, abolizione dell'imu agricola e abolizione dell'irap agricola noi possiamo fare un'operazione molto forte, a tutto vantaggio della difesa del reddito degli agricoltori, in un particolare momento come questo. Più che di svolta, automobilisticamente parlando, si tratta di una inversione a u. Ma tant è. Gli operatori del settore se lo segnino, perché il Governo, con la nuova legge di stabilità, intende cancellare l'irap per tutte le aziende agricole. Intenzione. Tant è che dopo i toni trionfalistici usati con i giornalisti a margine del Meeting di Rimini, quando sono arrivate domande specifiche Martina si è fatto improvvisamente più vago. Io penso che sia una proposta realistica. Servirebbe molto soprattutto per sostenere il reddito degli agricoltori in questa fase delicata per alcune filiere. È realistica, è nel solco degli impegni che il presidente del Consiglio ha già indicato, credo che ci siano tutte le condizioni per fare un buon mestiere concreto al servizio del modello agricolo italiano in un anno particolare come questo che è l'anno di Expo. Martina ha confermato che la cancellazione dell'irap per le imprese agricole è valutabile nell'ordine di 200 milioni all'anno. La compensazione del mancato gettito, destinato alle Regioni che lo utilizzano essenzialmente per finanziare la sanità, avverrà attraverso delle risorse che saranno individuate dallo stesso ministero delle Politiche agricole. Ed ecco che, se con una mano dà, lo Stato con l altra prende. Ci stiamo lavorando confessa il ministro si tratta di allineare il modello italiano a quello europeo. Basta vedere come lavorano Francia, Spagna e Germania sull'iva per capire che c'è la possibilità di aggiornare anche il modello italiano, adeguarlo agli standard europei e in questo modo costruire un'operazione virtuosa per tutti, tanto per le grandi imprese agricole quanto per quelle piccole. R.V. CALA IL MANIFATTURIERO E PORTA GIÙ ANCHE LE BORSE DI TUTTO IL MONDO La Cina è vicina. Al crollo Il gigante estremorientale arranca, sale solo il prezzo del bene rifugio: l oro Un nuovo contagio è partito ieri dalla Cina ed ha dilagato per le Borse di tutto il mondo. Stavolta il crollo della piazza di Shanghai (-4,3%) è stato sostanzialmente causato dal pesante dato sul Pmi manifatturiero in Cina: l'indice cinese è sceso infatti ai minimi da oltre sei anni (a 47,1 punti da 47,8 di luglio), andando così ad alimentare i timori dei mercati sulla salute dell'economia cinese e, di conseguenza, sugli effetti sulla congiuntura globale. Il dragone, insomma, va in picchiata e stavolta la frenata dell economia reale è difficilmente confutabile: tanto che una nuova svalutazione dello yuan sembra dietro l angolo e già da ieri si accumulavano timori per la riapertura di lunedì prossimo. Come sempre, la tempesta ha consigliato a molti di rifugiarsi sul sicuro. La correzione in atto dei mercati finanziari ha spinto in alto i prezzi dell'oro, ai massimi da oltre sei settimane. Ed è un fenomeno che, se con un occhio guarda alla febbre del gigante giallo, dall altra prefigura scossoni anche sull altra sponda del Pacifico, dove è dato come sempre più probabile lo standby della Federal Reserve sui tassi Usa. Tutto un gioco che ha ovviamente pesato sulle contrattazioni in maniera fortemente negativa, a partire da Tokyo passando per l Europa. A Milano è stata un altra giornata nera per i titoli bancari, mentre Atene ha scontato le dimissioni di Tsipras e l ennesimo vortice di incertezza. E per la terza volta di fila, gli indici ieri a Wall Street hanno chiuso in calo. Dow Jones e S&P 500 hanno archiviato la peggiore seduta del 2015 e sono tornati in ribasso da inizio anno. Tutto lascia insomma presagire tempesta. R.V.

8 8 DA ROMA E DAL LAZIO NON SOLO I BANDI: PURE LE BANDE CREANO IMBARAZZO ALLA GIUNTA Regione Lazio, concerto e sconcerto Ai funerali di Vittorio Casamonica ha suonato il complesso orchestrale che porta il nome dell ente di Robert Vignola C è un film bellissimo sulla cultura gitana: si chiama Gatto nero gatto bianco, di Emir Kusturica, e ne è tra i pilastri scenici una banda musicale tra matrimoni e funerali, sottolineando con musiche sull allegro andante tutte le alterne vicissitudini dei protagonisti. Un po quello che ha dovuto fare il complesso chiamato ad accompagnare nel suo ultimo viaggio terreno Vittorio Casamonica, che a una nota famiglia di rango gitano appartenne. Solo che questa banda, quella che si è esibita al Tuscolano, porta un nome un po ingombrante: Regione Lazio. Diretta per giunta da un carabiniere. Roba non da sobbalzare sulla sedia, ma da farvi sopra qualche giravolta. Eppure, a svelare il retroscena è stato uno dei componenti, Alessandro Minervini, intervistato da Affaritaliani.it. Tutto è iniziato quando è arrivata una chiamata. Io sono un musicista e faccio parte sia di un gruppo che di diverse bande musicali. Mi hanno contattato per chiedermi la disponibilità per suonare ad un funerale gitano. Ovviamente ho accettato, mediamente si possono prendere 30 euro, ma in questi casi il compenso arriva anche a 100 euro, spiega il suonatore, un batterista. Giustificando l impennata nel listino prezzi col fatto che il classico repertorio è stato del tutto ignorato. Abbiamo dovuto praticamente buttare i nostri libretti. Ci hanno chiesto di suonare come se fosse una festa e non un funerale. Per questo abbiamo improvvisato e anche per questo il maestro ha chiesto un 30% in più sul nostro compenso. Alla fine abbiamo suonato 5 pezzi, tra la villa, il sagrato della chiesa: la sigla di Paradise, quella del Padrino, My Way di Sinatra e un brano da 2001 Odissea nello spazio. Poi l ultimo saluto al Verano dove abbiamo intonato O sole mio. Retroscena allettanti, certo, ma non quanto quello dell ulteriore solennità che il tipo di banda ha dato al funerale. Eravamo quindici, di base la Banda orchestrale della Regione Lazio integrata da alcuni elementi della banda Città di Frascati. E indossavamo le divise proprio della banda Città di Frascati. Ma la banda porta il nome dell ente regionale e lo fa dal Non solo: è formata da personale dei corpi militari tra cui Francesco Procopio, il direttore. Un carabiniere. Al riguardo, va detto comunque che Alessandro Minervini conferma che non c era un idea precisa del tipo di funerale per il quale erano stati assoldati. L appuntamento era alle 9 in questa grande villa alla periferia di Roma, è lì che ho capito che ero finito a suonare per il funerale di uno dei Casamonica. Poi ho visto decine di macchine, e non erano di certo piccole utilitarie, ma suv e macchine di lusso. Abbiamo capito che non sarebbe stata una giornata come le altre e che non sarebbe stato un funerale comune. Ma di scorte della forza pubblica, prima dell ingresso in chiesa, il testimone suonatore non ne ha viste. Assolutamente no, ricordo di aver visto una sola pattuglia dei vigili urbani ma erano le 11 ed erano intervenuti vicino alla chiesa dove il grande assembramento di persone stava creando difficoltà al traffico. E questo è quanto, con tanti saluti al buon nome della Regione Lazio. Che, tanto per restare sul suo impegno antimafia, potrà ben dire di averle suonate al clan dei Casamonica. OPERATORI PRONTI A RESTITUIRE IN SEGNO DI PROTESTA I MEZZI DI SOCCORSO Protezione civile: volontari abbandonati Storace (La Destra) presenta un interrogazione per garantire sostegno alle associazioni attive sul territorio Ivolontari della Protezione Civile del Lazio stanno vivendo una situazione economicamente e operativamente drammatica. Il diffuso malcontento ha generato l'intenzione di attivare una forte protesta con un motivato blocco generale e una riconsegna provocatoria alla Regione dei mezzi che gli stessi volontari utilizzano a loro spese. Esasperati da questa imbarazzante condizione i coordinamenti Anpas Lazio, Associazione Nazionale Carabinieri Raggupp. del Lazio, Ass.ne Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo raggruppamento Lazio, Fepivol Federazione Pronto intervento del Lazio e Prociv Italia il 13 agosto 2015, hanno sottoscritto un comunicato stampa per denunciare la profonda crisi economica e di identità che stanno vivendo e per sottolineare il fatto che sono in attesa di ottenere un incontro con il Presidente Zingaretti. Ma, da quanto si legge nel comunicato, il presidente non ha trovato ancora il tempo per ascoltarci. I coordinamenti sottoscrittori del documento rappresentano oltre il 50% delle associazioni/gruppi comunali iscritti all' albo territoriale della Regione Lazio. Per sostenere le giuste rivendicazioni delle associazioni di volontariato, il Vice Presidente del Consiglio regionale e Capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione al Presidente della Giunta, Nicola Zingaretti. Nell atto ispettivo Storace chiede alla maggioranza della Pisana di non abbandonare le associazioni, garantendo loro un sostegno economico, perché senza risorse i volontari della Protezione Civile faticano a svolgere la loro preziosissima attività. Nello stesso atto, inoltre, si chiede di istituire la Consulta del volontariato, come previsto dalla legge regionale approvata il 26 febbraio 2014 e si domanda quando si provvederà alla stesura del nuovo Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, scaduto nel 2014 e non ancora approvato come richiede obbligatoriamente la legge 353 del Il volontariato di protezione civile si legge nell interrogazione occupa un ruolo di rilievo a livello regionale per quanto attiene la lotta attiva agli incendi boschivi, in particolar modo nei territori montani e impervi. Quest anno la stagione estiva è oltremodo impegnativa sul fronte degli incendi, così come non avveniva da anni. La provincia più colpita è quella di Latina, seguita da Roma e da Frosinone. Per agevolare il compito delle associazioni la regione dovrebbe adempiere ai seguenti compiti: formare i volontari; fornire i D.P.I (dispositivi di protezione individuale) direttamente o attraverso contributi economici; finanziare od organizzare le visite mediche di idoneità; stabilire le modalità di intervento e i criteri di rimborso delle spese sostenute, attraverso apposite convenzioni. A seguito dell istituzione della nuova Agenzia di Protezione Civile del Lazio continua Storace nell interrogazione - le associazioni di volontariato hanno visto accentuare la crisi economica che stavano attraversando in quanto si sono viste bloccare tutte le forme di sostegno che la Regione gli aveva garantito. Nel frattempo, però, hanno continuato a fornire il proprio servizio a tutela dell ambiente e dei cittadini a proprie spese e rischio. Alcune spese sono state sostenute od anticipate dai singoli volontari, come per esempio i contributi per le visite mediche (obbligatorie ai sensi della legge 353/2000), oppure le spese per l'attività ordinaria (assicurazioni, manutenzioni e carburante). Per non parlare dei rimborsi spese che non possono ancora essere determinati poiché solo in data è stato pubblicato il regolamento con i criteri per la loro assegnazione (vedi BURL n. 64 del 11 agosto 2015). Inoltre lo stesso regolamento prevede un rimborso pari soltanto all 80% della rendicontazione presentata. La speranza conclude Storace è che l intero Consiglio regionale si attivi per soddisfare chi impiega il proprio tempo libero per aiutare, gratuitamente, la collettività. I disagi economici che attraversano le associazioni di volontariato della Protezione Civile provocano drammatiche ripercussioni. Le associazioni, infatti, si stanno indebitando con i fornitori, non ottengono credito dagli istituti preposti e i Presidenti o i volontari stessi sono stati costretti ad anticipare personalmente le somme necessarie per svolgere l attività. Daniele Belli

9 89 DALL ITALIA DOPO L ENNESIMA TRAGEDIA, ANCORA FARI PUNTATI SULL INQUIETANTE FENOMENO DEL CAPORALATO Ancora una vittima nelle campagne pugliesi Maria Lemma si è sentita male mentre tagliava l uva. È il quinto episodio in poche settimane di Barbara Fruch Ancora una tragedia nelle campagne pugliesi. Dopo il decesso di Paola Clemente, 49enne bracciante di San Giorgio Ionico morta in un vigneto di Andria il 13 luglio, ancora una vittima, anche in questo caso una donna. Una bracciante di 39 anni di Massafra, Maria Lemma, madre di 5 figli, affetta da alcune patologie, è spirata prima di ferragosto in ospedale a Taranto dopo aver accusato, il 31 luglio, un malore mentre lavorava nelle campagne di Ginosa, nel tarantino. A rendere noto l accaduto è stato il marito della 39enne, Nicola Maggio, invalido civile con una piccola pensione, che non avrebbe sporto denuncia poiché non considererebbe il datore di lavoro responsabile del tragico episodio, visto che la donna era stata regolarmente assunta. Secondo quanto trapelato la famiglia viveva con lo stipendio che Maria si guadagnava lavorando tutti i giorni in campagna: 40 euro per tagliare l uva da tavola, destinata ad essere venduta nei mercati del Nord Italia. Ed è proprio per tutelare quanti prestano la loro manodopera nel settore agricolo che il marito della vittima ha deciso di raccontare quanto accaduto a sua moglie, con la speranza che si possano varare leggi ad hoc. Spesso infatti i braccianti sono costretti ad accettare condizioni subumane pur di lavorare. Situazioni che talvolta sfociano in tragedia. Si tratterebbe infatti del quinto caso in poche settimane in Puglia. L ennesima morte silenziosa, dopo la morte di Paola Clemente. E proprio per chiarire le cause del decesso della bracciante 49enne di San Giorgio Ionico martedì si svolgerà l autopsia. L esame sarà compiuto nel cimitero e sarà immediatamente successiva alla riesumazione del corpo. Per quel decesso, denunciato alla procura di Trani il 14 agosto, ci sono due indagati: il titolare dell azienda agricola Perrone di Andria e l autista tarantino Ciro Grassi, che guidava il pullman con a bordo Paola Clemente il giorno del malore letale. L accusa è omicidio colposo e omissione di soccorso. Chiariti invece alcuni aspetti legati al malore di un altro bracciante, anche lui di San Giorgio Jonico, ricoverato da giorni in coma all ospedale San Carlo di Potenza. In un primo momento si pensava che l uomo si trovasse nello stesso vigneto dove era morta Paola Clemente ma in realtà, dopo gli approfondimenti degli investigatori, si è appurato che il 42enne, il 5 agosto scorso, non si trovava nelle campagne della Bat, ma in Basilicata, a Metaponto. Le cause del malore sono ancora da accertare, ma i medici che lo hanno in cura avrebbero escluso che la causa possa essere legata all inalazione di fitofarmaci. Sta di fatto che gli ultimi casi di vittime in agricoltura hanno riacceso i riflettori sull inquietante fenomeno del caporalato. Lavoratori invisibili per la legge: spesso in nero, malpagati, sfruttati e con contratti cosiddetti ombra. Sulla carta i braccianti non superano mai i cinque giorni a settimana, il che consente ai datori di evitare i controlli. Ma, le giornate e le ore trascorse nei campi sono molto di più. La paga va dai 20 ai 30 euro (27 ne prendeva Paola Clemente) di cui la metà viene data ai caporali per il trasporto (nonostante i contratti provinciali stabiliscano un salario di 52 euro). A lavorare in quelle condizioni secondo la Flai- Cgil ci sarebbero 400 mila persone in tutta Italia, solamente in Puglia tra i 70 e gli 80mila. BARI: LUTTO NEL MONDO DELLA DESTRA Addio a Pierino Lorusso Militate missino fin da giovanissimo, aveva raccolto l eredità di Pino Tosca e del Centro Comunità e Tradizione MILANO - INTEGRAZIONE Indossava il burqa, ma è un eccezione Donna allontanata da una festa. I musulmani spiegano: Probabilmente non conosceva le regole Il mondo della destra dice addio a Pierino Lorusso. Troppo giovane e con tanta strada da percorrere insieme ai suoi fratelli, è andato avanti scrive Michele De Feudis su Barbadillo.it nel dare la notizia della scomparsa di Lorusso. Militante fin da ragazzo tra le fila dei missini, amava la provocazione non fine a sé stessa, sfidava il conformismo del pensiero unico, proponeva approfondimenti e convegni sulla storia del Regno del Sud in barba alla vulgata risorgimentale per riannodare i fili di una storia nazionale con troppe pagine omesse. E cercava sempre di superare le barriere e le divisioni tra i vari gruppi in cui la comunità umana e politica alla quale apparteneva era frammentata. Nel 2001 aveva raccolto l eredità di Pino Tosca nel coordinare il Centro Comunità e Tradizione di Modugno di Bari, riuscendo a conservarne il ruolo di laboratorio di idee e luogo d incontro. Nella sede c erano bandiere dell indipendenza dei popoli, poster dell amato Codreanu e di Berto Ricci, preghiere, collezioni di riviste povere graficamente ma immensamente ricche di suggestioni. E sonate, cantate, balli su spariti ribelli, con la chitarra di sottofondo che durava notti intere, interrotte solo dall arrivo di un cartoccio di carne arrosto, i cui fumi sembravano disegnare un sacrificio a Dioniso ricorda ancora De Feudis. E aggiunge che, dato che credeva profondamente nella verità, non accettava le condanne per la strage di Bologna, scaturite da una sentenza ideologica che contestava promuovendo incontri e presentazioni di libri. Il testimone da raccogliere da Pierino, insieme alla generosità e alla tenacia, è quello di continuare a lavorare sulle idee - conclude il direttore di Barbadillo.it - a ricercare e a contaminare i nostri territori con elaborazioni mediterranee e solari. CdG Non era riconoscibile in quanto il suo corpo, compreso il volto, era completamente coperto dal burqa. Per questo una donna è stata allontanata da una festa in piazza. L episodio, raccontato da Francesca Santolini de Il Giono è accaduto nei giorni scorsi a Corsico, un comune di circa 35mila anime della città metropolitana di Milano. Nessuna discriminazione etnica, alla base dell allontanamento c è la normativa per la tutela dell ordine pubblico (legge 152 del 22 maggio del 1975) che non prevede l utilizzo del velo o di qualsiasi altro oggetto che copra interamente il volto impedendone il riconoscimento. Alla manifestazione di piazza si trovava anche il vicesindaco leghista di Corsico, Flavia Perrotta, che insieme agli agenti della polizia municipale ha raggiunto la donna, seduta tra la folla e l ha pregata di scoprirsi il volto, o in caso contrario, di abbandonare la manifestazione. Quando le abbiamo spiegato il motivo di una simile richiesta che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con la loro fede e la loro cultura ha spiegato il vicesindaco la donna è stata molto comprensiva e gentile. Non volendo scoprire il volto, si è alzata, ci ha salutato e si è allontanata. Una scelta che rispettiamo ma che va in conflitto con quello che è l ordinamento italiano. La cultura e la religione delle persone che ospitiamo non possono prescindere dalle regole della nostra comunità. Regole che devono essere rispettate da tutti. E lo sa bene anche la comunità mussulmana. Alla festa infatti erano presenti altre donne, con il velo in testa ma il volto scoperto. È stato un caso isolato ha dichiarato Abraim Hessein, responsabile della moschea locale Anche le nostre donne non usano più il burqa, nemmeno nelle nostre terre. Probabilmente la signora fermata era appena arrivata e non conosceva le regole italiane. Non è un caso che ci preoccupa.

10 10 DALL ITALIA IL VENTIDUENNE DEL MALI ARRESTATO A PADOVA ACCUSATO DI AVER COMMESSO ALTRE VIOLENZE Molestata da rifugiato : spunta un secondo caso Dopo aver visto le foto apparse sui giornali, anche una vicentina sporge denuncia ai carabinieri di Barbara Fruch Aveva già tentato di violentare una ragazza. Yaya Krubally, l immigrato di 22 anni arrestato giovedì a Padova dopo aver molestato una 17enne, non era la prima volta che aggrediva sessualmente una donna. Lo straniero, originario del Mali e sbarcato a Lampedusa a maggio, aveva colpito anche a Vicenza. È stata proprio la presunta vittima a denunciare il tutto. Si tratta di una ragazza maggiorenne che ieri mattina dopo aver visto le foto del 22enne apparse sulla stampa (in seguito all arresto) è corsa a denunciare il fatto ai carabinieri di Vicenza. La maggiorenne, era stata aggredita un mese fa dallo straniero ed era riuscita a respingerlo. Il sedicente profugo era ospitato in un hotel di Montegalda (Vicenza). Intanto a Padova il rifugiato, che era stato fotosegnalato il 31 maggio scorso a Lampedusa, è stato interrogato dal giudice che ha convalidato l arresto disponendo che resti in cella. L uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo quanto raccontato a Il Gazzettino dalla 17enne, il 22enne l aveva afferrata e spinta contro il muro, nel pomeriggio di mercoledì. Mi ha toccato e baciato ha detto la giovane ancora sotto choc sono riuscita a fuggire solo dopo tre tentativi. Non l'avevo mai visto prima, si è fermato davanti a me in bicicletta. Mi ha chiesto se ero in Facebook o su INstagram, e come mi chiamavo. Mi ha detto che era un giocatore di calcio, si è presentato come un ragazzo normale. Mi ha chiesto dove abitavo, ma io gli ho risposto che stavo ad un quarto d'ora di strada per non dargli indicazioni. E poi ancora mi ha chiesto perché ero in piazza e chi stavo aspettando. Da quanto raccontato dalla stessa vittima l immigrato sarebbe sceso poi dalla bici, si sarebbe avvicinato e, in pochi secondi l avrebbe stretta con forza alle braccia. Mi ha afferrata - racconta ancora - avevo le spalle al muro e lui ha cominciato a toccarmi e a baciarmi. Al terzo tentativo sono riuscita a divincolarmi e a scappare via. A quel punto la 17enne si è allontanata ed è riuscita a lanciare l allarme contattando il padre. Lo straniero era stato individuato e arrestato. Su di lui le indagini sono ancora in coso. E ora, oltre alla denuncia della giovane di Padova, si dovrà far luce anche sul caso di Vicenza. "CONTINUA A FAR PARARE LA STORIA DELLA COSIDDETTA COPPIA DELL ACIDO Martina e Achille si separano La Levato è tornata in carcere a San Vittore. Il figlio preso in carico dai servizi sociali che lo affideranno a una comunità. Ma potranno continuare a vedersi Martina Levato torna in carcere, il figlio in Istituto. Mamma e figlio sono stati dunque separati a seguito del provvedimento dei giudici minorili. Il piccolo Achille, nato a Ferragosto dalla relazione tra Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati a 14 anni di carcere per l aggressione con l acido che ha sfigurato il 22enne Pietro Barbini, è stato dimesso dalla clinica Mangiagalli e preso in carico dai servizi sociali, che lo affideranno poi a una comunità per minori. La mamma invece è tornata in cella a San Vittore. Non saranno sospesi però gli incontri: la Levato potrà ancora vedere il piccolo Achille. Anche Alexander Boettcher e i nonni potranno incontrarlo, come stabilito dai togati, con modalità protette da stabilire da parte dai servizi sociali (presso cui è stato collocato il bimbo) che dovranno fare una relazione sul nucleo familiare entro il 30 settembre nell ambito del procedimento di adottabilità. Per l avvocato di Martina però il tempo che è stato concesso potrebbe non essere sufficiente per una valutazione. Nell'ordinanza i giudici minorili citano la perizia psichiatrica che nel processo penale aveva valutato Martina come soggetto borderline e pericoloso socialmente, così come Boettcher. Riferimenti alla perizia che, secondo l avvocato Laura Cossar, legale dei genitori di Martina, non sono appropriati perché la perizia era stata disposta in un altro procedimento, quello penale. Intanto nella mattinata di ieri il legale della Levato ha depositato presso il tribunale per i minorenni un'istanza per chiedere il trasferimento di madre e bimbo all'icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri). L'ipotesi di un trasferimento in una delle comunità di don Antonio Mazzi (il quale gli ha fatto pervenire un documento di accettazione), annunciata giovedì, è stata infatti considerata soltanto come seconda scelta. In estremo subordine, la richiesta ai giudici era che il bambino venisse affidato ai nonni materni in attesa della conclusione del procedimento sull'adottabilità. Nell istanza i difensori chiedevano inoltre che venissero allargati fino ad almeno 4 ore i tempi di visita della donna al suo bambino e anche che Martina avesse la possibilità di allattarlo direttamente. Al momento infatti la ragazza non può allattare direttamente il bimbo e lo può vedere una volta al giorno, per un breve tempo e in presenza di operatori sanitari. In molti si interrogano sui risvolti eticomorali della decisione presa dai giudici di Milano: se da un lato c è chi condanna apertamente Martina Levato, altri giustificano questa sentenza, consapevoli di quanto sia difficile strappare un figlio alla propria madre. Certo, lei rimane una personalità borderline, potenzialmente pericolosa per il neonato e non solo (oltre ad aver sfigurato il suo ex si trova sotto processo per altre aggressioni). Un dilemma che probabilmente attanaglia gli stessi giudici, i quali sono chuiamati a scegliere per il neonato il minore dei mali. B.F. VENETO Buste con proiettili a tre esponenti di Fn Proiettili lasciati nelle loro cassette delle lettere. Sotto minaccia tre gli esponenti di Forza Nuova in Veneto, fra dirigenti e militanti del partito. Lo rende noto Davide Visentin Coordinatore per il Veneto di Fn che riconduce l atto intimidatorio alle posizione del movimento contrario all immigrazione. Attendiamo che le indagini facciano il loro corso - dice Visentin - le motivazioni sono certamente da ricercarsi nell attività instancabile del nostro movimento politico che non ha lasciato alle spalle nessuna rivolta anti-immigrazione di quelle che hanno coinvolto il Veneto dall inizio di luglio ad oggi. A cominciare dall'episodio di Quinto di Treviso, fino al corteo di Frassinelle, Forza Nuova ha cominciato a ricevere, parallelamente all'aumento di consenso popolare, dovuto al sostegno che abbiamo dato fin dall'inizio alle battaglie sacrosante dei nostri concittadini italiani, una serie di attacchi politici provenienti spesso da amministrazioni locali e di mistificazioni a mezzo stampa finalizzate a delegittimare un successo popolare che, evidentemente, da fastidio ad alcuni settori del nostro Paese. LECCE Sbarco nel Salento: sequestrati 167 kg di droga Un grosso quantitativo di droga stipato su un gommone arenato nel Salento. Sul litorale di Torre Chianca, in provincia di Lecce, è stato trovato un gommone di circa 6 metri spiaggiato con all'interno un carico di 167 kg di marijuana. L'imbarcazione, munita di un potente motore fuoribordo che si stava avvicinando alla costa a elevata velocità, era stata avvistata a 16 miglia dalla costa l altra notte da un mezzo aereo del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare, coordinato dal Gruppo Aeronavale di Taranto, in perlustrazione per la missione Triton 2015, nel canale d'otranto. Immediatamente sono state allertate due unità navali di Brindisi e Otranto, e la Sala Operativa del Comando Provinciale di Lecce, per indirizzare le pattuglie in servizio nella notte sul luogo presunto dello sbarco. Le pattuglie dei finanzieri, coadiuvate dalle unità cinofile, sono subito sopraggiunte sulla spiaggia di Torre Chianca. Gli scafisti, spaventati dalla presenza dell'aereo delle fiamme gialle e dall'arrivo dei militari, si sono dati alla fuga, abbandonando il carico di droga. Gli stessi militari, dopo aver effettuato le ricerche, hanno proceduto al sequestro di un furgone, presumibilmente abbandonato nella fuga e 167 kilogrammi di marijuana, abilmente confezionata. Sul caso è stata informata la Procura della Repubblica di Lecce.

11 11 SETTEMBRE 1944: SANGUE E VIOLENZA SUL CANSIGLIO CULTURA Nella De Pieri: storia di una mamma fucilata dai partigiani Accusata falsamente di spionaggio, la donna fu uccisa e gettata in una grotta carsica nel bellunese di Cristina Di Giorgi Un bambino di sei anni strappato all abbraccio della sua mamma da uomini che l accusavano falsamente di essere una spia. Una giovane donna, incinta, uccisa e poi gettata in una foiba. Una storia drammatica, violenta, triste. E purtroppo vera. A raccontarla, molti anni dopo, è quel bimbo divenuto ormai adulto, testimone diretto e involontario di uno dei tanti crimini impuniti di quegli anni sanguinosi e tormentati. Si chiama Gian Aldo De Pieri e le sue parole, riportate in un articolo di Francesco Jori su Il gazzettino del 18 marzo 1989, squarciano il velo di silenzio, bugie ed omertà che per troppo tempo ha ricoperto quel che è accaduto nel settembre 1944 sul Cansiglio, nel bellunese. Sua madre Nella, racconta Gian Aldo, fu presa dai partigiani per vendicarsi del padre, volontario della Guardia nazionale repubblicana. Come motivazione ufficiale per l arresto utilizzarono quella del presunto spionaggio. Ma lei era innocente. Un loro medico chiese di non ucciderla perché era incinta. In un primo tempo le concessero la grazia, ma poi la fucilarono ugualmente. Ed infine racconta il figlio la gettarono nel Bus de la Lum: lo dice lo stesso certificato di morte. La sua replica, carte alla mano, segue la smentita dei partigiani a proposito dei cadaveri gettati nell inghiottitoio carsico che la gente del posto chiama Buco della Luce (Bus de la Lum), che Gian Aldo qualifica come piena di falsità e inesattezze. Nella De Pieri aveva 36 anni quando venne uccisa. Era sposata con Lino e dal loro matrimonio erano nati Gian Aldo e Gabriella. Nel settembre 1944 Lino militava nella GNR e Nella lo aspettava a casa. Una mattina, mentre stava andando in paese con il figlio, venne fermata da alcuni ribelli, che la accusarono di essere una spia. Nella venne processata e graziata. Ma proprio mentre la stavano mandando a casa, arrivò un partigiano che insistette per l esecuzione, dice suo figlio. Che aggiunge: la denuncia partì da qualcuno che voleva compiere una vendetta. Alcuni partigiani poi hanno anche ammesso che era innocente. Altri hanno sostenuto che la documentazione era andata bruciata. Nessuno ha mai potuto dimostrare le accuse. Per confermare la sua tesi, Gian Aldo si appoggia a molti documenti raccolti nei mesi successivi da una sua zia. In uno di essi si legge: il medico che avevano con loro si alzò e disse di stare bene attenti prima di commettere un delitto, perché era in stato interessante. Ed ancora, in particolare per quanto riguarda la grazia poi revocata, c è la testimonianza di Decimo Granzotto, sindaco di Belluno dopo la Liberazione, al quale la cognata di Nella si era rivolta per avere notizie. Le disse che in quei giorni lui era già venuto via, ma che seppe dal dottore che la donna era con la Divisione Nannetti. Scrive ancora Francesco Jori: fucilata il 9 settembre '44 da partigiani della brigata Tollot su in Cansiglio, Nella De Pieri non morì subito: fu necessario darle il colpo di grazia, secondo la testimonianza resa al parroco di Cadola (la parrocchia della donna) da Luigi Boito, un partigiano di Ponte nelle Alpi. E dopo? Dopo, hanno detto i partigiani nella recente conferenza stampa tenuta a Vittorio Veneto, fu sepolta in un cimitero della zona. Contro questa versione c'è il certificato di morte redatto dal parroco, don Giacomo Viezzer, custodito nell'archivio parrocchiale di Santa Maria di Cadola. Un documento il cui testo contraddice indiscutibilmente la versione fornita: uccisa dai partigiani il giorno 9 corrente mese (settembre) al Pian del Cansiglio è scritto nel certificato - ed ivi sepolta presso il burrone detto Bus de la Lum. Comunicazione avuta dai partigiani del Cansiglio testimoni al processo. Gian Aldo e sua sorella Gabriella nel frattempo erano stati affidati alle suore di un istituto di Ponte nelle Alpi. Suo marito Lino venne ferito in Val Camonica durante uno scontro a fuoco. E morì esattamente due mesi dopo Nella, il 9 novembre Sono passati settant anni. E a parte pochi onesti coraggiosi come l associazione Arpa Birmana RSI, che ha condiviso on line una nota dedicata a Nella De Pieri storie come queste restano una ferita aperta. Che potrà essere curata soltanto con la verità. LIBRI: NUOVA EDIZIONE PER L EPOCA DELLA SECOLARIZZAZIONE DI AUGUSTO DEL NOCE La radice filosofica comune di fascismo e antifascismo Secondo l eminente studioso entrambe le ideologie derivano dall attualismo di Giovanni Gentile Augusto Del Noce, personalità eminente della cultura italiana del Novecento, impegnò una parte dei suoi studi e delle sue riflessioni che trasmise anche ai suoi studenti negli anni in cui insegnò all Università romana La Sapienza a delineare un sistema interpretativo in chiave filosofico culturale della storia moderna e contemporanea. Tale innovativo approccio, che il filosofo cattolico aveva già posto alla base di diversi lavori, caratterizza in particolare L epoca della secolarizzazione (pubblicato nel 1970 ed oggi riproposto dall editore Nino Aragno), un volume di saggi da lui scritti negli anni immediatamente precedenti. Era il periodo della contestazione studentesca che, a prescindere dalle suggestioni di carattere politico ed eversivo, era diretta in particolare contro la società tecnocratica e consumistica. Ed aveva scrive in proposito Francesco Perfetti su Il Giornale - una vocazione rivoluzionaria che si manifestava nella proposta di un mondo perfetto, tutto terreno, privo di limiti morali, fondato sul rifiuto del principio d'autorità, sull'esaltazione dell'erotismo, sull'ateismo. Partendo da tale spunto di riflessione, Del Noce afferma che alla base della contestazione della civiltà tecnocratica e consumistica ci sono una profonda crisi di religiosità e l abbandono dei cosiddetti valori tradizionali. E che, soprattutto, la storia dell età moderna è filosoficamente determinata dall incarnazione del marxismo non solo nelle istituzioni, ma anche nella società in genere. Dalla rivoluzione russa in poi dunque, ci si era dovuti confrontare con il marxismo per aderirvi o per combatterlo. Proseguendo su questa strada, Del Noce ha affermato che l età contemporanea poteva essere qualificata come epoca ella secolarizzazione, caratterizzata dall ateismo e dai tentativi di resistere a questa deriva. All interno di tale epoca, si potevano poi distinguere il periodo sacrale e quello profano: il primo era quello delle religioni secolari (comunismo, fascismo, nazionalsocialismo), il secondo quello della cosiddetta società opulenta dalla quale, e contro la quale, era scaturita la contestazione. Se ne deduce che, storiograficamente parlando, il fascismo era da considerarsi solo un momento dell epoca della secolarizzazione, al pari del comunismo e che era improprio pensare che potesse dare il proprio nome ad un intero periodo storico. Le tesi di Del Noce, da questo punto di vista, rappresentarono dunque (insieme all approccio metodologico libero e apolitico di De Felice, che in quel periodo aveva già pubblicato i primi volumi della sua biografia mussoliniana) un momento di svolta su tutte le vicende della storia contemporanea, soprattutto se si tiene conto che il volume che le contiene venne pubblicato in un momento in cui ancora prevaleva l interpretazione apocalittico-demagogica del fascismo. Si può dire dunque che in L epoca della secolarizzazione sono presenti le premesse dell interpretazione del fascismo e dell antifascismo che Del Noce svilupperà in seguito, sulla base delle riflessioni suggeritegli dalla lettura di un saggio di Giacomo Noventa ( Tre parole sulla Resistenza ). Secondo lui, che appoggiava la tesi secondo cui il fascismo come rivolta contro la cultura, il movimento mussoliniano era stato un errore della cultura e non già un errore contro la cultura. Del Noce, anch'egli un eretico avrebbe precisato e sviluppato questa intuizione sottolineando la comune sostanza filosofica del fascismo e dell'antifascismo: l'attualismo di Giovanni Gentile. E sarebbe giunto conclude Perfetti - a parlare della continuità del fascismo nell'antifascismo e ad auspicare il superamento e l'abbandono della contrapposizione fascismo-antifascismo. Un auspicio ancora valido. Stella Spada

12 12 SPORT ALLA VIGILIA DEL CAMPIONATO ABBIAMO INCONTRATO ROBERTO STELLONE, TECNICO DEL FROSINONE DEI MIRACOLI Vogliamo il nostro scudetto: restare in A In appena quattro anni è arrivato nella massima serie come il mister più giovane: Determinazione e sacrificio sono le nostre armi. Il Matusa l uomo in più. Una bella occasione anche per la città di Igor Traboni Quando quattro anni fa Roberto Stellone, attaccante con un passato a suon di gol fra Torino, Napoli, Genoa, si presentò dal presidente del Frosinone Maurizio Stirpe per dirgli che lui non ce la faceva più ad andare avanti dopo l ennesimo infortunio, che non garantiva un altra stagione a certi livelli e che dunque era pronto a stoppare il contratto che pure prevedeva un altro anno con il club ciociaro, probabilmente non si aspettava che da lì a poco - appena quattro anni, per l appunto - sarebbe arrivato ad allenare una squadra di serie A. Ma non una qualsiasi, bensì proprio quel Frosinone, nel frattempo diventato la squadra dei miracoli per tutta l Italia calcistica e con una simpatia crescente anche fuori dai confini, con giornali di mezza Europa che quest anno si sono precipitate nel ritiro di San Donato proprio per raccontare la favola gialloazzurra. E dire che tutto cominciò lì, da quella risposta di Stirpe: un patron che, nel calcio come nella professione e dunque nella vita, ha sempre dimostrato di prenderci nello scegliersi i collaboratori, fin da quando una dozzina di anni fa, invitato dall allora presidente della Regione Lazio Francesco Storace, salvò il club dal fallimento. E davanti a quel suo giocatore, a Stirpe si accese la lampadina: Senta Stellone, le andrebbe di allenare i ragazzini della Berretti?. Detto fatto: Accettai quella proposta con entusiasmo - racconta oggi il mister dei ciociari - non mi sentii affatto sminuito: andavo ad allenarmi da giocatore e non avevo più stimoli, andavo ad allenare i ragazzini e mi sentivo di nuovo vivo. Il campetto sintetico di Supino, dove giocano le giovanili frusinati, non aveva niente a che vedere con gli stadi calcati in vent anni di carriera da Stellone. Eppure quei ragazzini giocavano bene, si sentiva la mano del tecnico: campionato e supercoppa vinti e promozione in prima squadra. Il primo anno con un settimo posto e la crescita di tanti di quei ragazzini della Berretti. Il resto è storia arcinota: altri due campionati, in Lega pro e B, e altrettante promozioni, fino al paradiso della Serie A. Fino a questa vigilia di grande attesa, per l esordio di domenica al Matusa, contro il Torino: Non vedo l ora - racconta Stellone con i suoi soliti modi da ragazzo intelligente, pacato e gentile - ma non sono teso o preoccupato. Piuttosto curioso. Sì, curioso di vedermi all opera, di vedere i miei ragazzi davanti a grandi campioni. I suoi ragazzi sono quelli dello zoccolo duro che ha portato dalla vecchia Serie C a San Siro e che senza Stellone, senza togliere nulla alle capacità dei singoli, probabilmente sarebbero rimasti onesti operai del pallone, fin qui sottovalutati dal grande calcio, come i fratelloni Ciofani o el tractor Crivello. Lo sappiamo che non sarà facile mantenere la categoria - ammette Stellone - e se gli addetti ai lavori ci danno già per spacciati, può starci. Toccherà a noi smentirli. Come abbiamo già fatto negli ultimi due anni. Possiamo riuscirci con le nostre armi di sempre, determinazione e sacrificio. Ai miei ragazzi continuo a chiedere anche quella sana voglia di arrivare di queste stagioni trionfali. Dicevamo dell esordio in serie A, contro il Torino: All emozione del debutto accompagnerò quella di incontrare la squadra di un club in cui ho vissuto anni stupendi. Il presidente Cairo ha parlato bene di me? Lo ringrazio, ma domenica proverò a fargli lo sgambetto. E poi, i canarini domenica sera giocheranno in 12: loro e il Matusa, il vecchio stadio (ma rimesso a nuovo, altro miracolo che invece non è riuscito a società e città più blasonate che andranno a giocare altrove) dove negli ultimi due anni - ricorda Stellone - abbiamo vinto 30 partite e persa una sola, peraltro immeritatamente. La carica di questo stadio, con i nostri fantastici tifosi che lo riempiono e ci sostengono sempre, ci dà una carica incredibile, una cosa che non si può neppure descrivere. In una città ancora dipinta di giallo azzurro della festa promozione e dove i settemila abbonamenti disponibili sono andati via nel giro di una mattinata, la Serie A si respira anche come una sorta di riscatto sociale, dopo tanti anni di barzellette idiote e battute in tv sui ciociari: Sì, il calcio serve anche a questo e la serie A sarà una grossa occasione per la città e la sua gente - commenta Stellone - Frosinone adesso è sulla bocca di tutti, in maniera positiva. E la scopriranno anche i tifosi di tante squadre avversarie che verranno qui per la prima volta. Lasciamo il mister dei miracoli, non prima di aver soddisfatto un ultima curiosità: ma Stellone, dove vuole arrivare? Da calciatore ho impiegato 14 anni ad arrivare in Serie A, da allenatore appena quattro. Adesso voglio vincere subito il mio scudetto: quello di far restare il Frosinone nel paradiso del calcio. Anche perché il piccolo Jeremia e la sua Sandy sono lì che aspettano un altra dedica Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l Innovazione dell Agricoltura del Lazio

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