DOSSIER UPI FVG_GORIZIA Lunedì, 21 luglio 2014

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1 DOSSIER UPI FVG_GORIZIA Lunedì, 21 luglio 2014

2 Dossier Upi FVG_ 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 14 Appalti Fincantieri Scontro tra sindacati 1 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 14 Camere di commercio, fondi dimezzati 3 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 46 «Torniamo al parto naturale» 5 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 46 Monfalcone, la lotta degli 6 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 46 L' appello: «Protestiamo al San Giovanni di Dio» 9 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 46 Punto nascita cittadino beffato da Palmanova 10 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 49 Abbandono dei rifiuti, in campo i "vigili verdi" 11 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 50 Il liceo sportivo troverà "casa" in viale Cosulich 13 20/07/2014 Il Piccolo (ed. ) Pagina 54 Moretti (Pd): «È profondamente sbagliato inserire l' Isola /07/2014 Messaggero Veneto (ed. ) Pagina 23 E oggi scenderanno in piazza le mamme 16 20/07/2014 Messaggero Veneto (ed. ) Pagina 23 Pd: bene l' intesa con Sempeter Invece su Fb piovono critiche 18 20/07/2014 Messaggero Veneto (ed. ) Pagina 23 Protesta delle divise domani in ospedale: solidarietà e timori 20 20/07/2014 Messaggero Veneto Pagina 10 «Serracchiani copi dalle Regioni "rosse" che hanno tenuto divisi /07/2014 Primorski DOSSIER UPI FVG_GORIZIA Lunedì, 21 luglio 2014 Gradnja urgentnega centra se zamika 24

3 Pagina 14 Il Piccolo (ed. ) domani vertice in prefettura. Appalti Fincantieri Scontro tra sindacati TRIESTE Franco Belci, sostiene il centrodestra, «commissaria» il Consiglio regionale sugli appalti Fincantieri. Ma anche la Cisl non ci sta: «Male ha fatto il presidente della seconda commissione Alessio Gratton a cancellare l' audizione perché una parte si è resa indisponibile». Quella parte è la Cgil, infastidita che la sua richiesta di seduta riservata sia stata trasformata in un tavolo sindacale, con inviti estesi a Cgil Fiom, Cisl Fim, Uil Uilm Fvg, ai prefetti di Trieste e e ai sindaci di Trieste e Monfalcone. Un «equivoco», così l' ha definito il segretario Belci, che ha infine convinto Gratton a far saltare l' audizione. Alla dura reazione di Luca Ciriani (Fratelli d' Italia) e Alessandro Colautti (Ncd) si aggiunge una nota delle segreteria Fania. «Il presidente della seconda commissione ha fatto bene a chiamare tutte le parti interessate al settore della cantieristica navale sostiene la Cisl Fvg. Quello che non va bene è che la riunione sia stata cancellata perché una parte, anche se fosse la stessa che aveva chiesto la convocazione, si era resa indisponibile». Il tema degli appalti in Fincantieri, insiste la Cisl, «è un argomento che non può essere avulso dalla competenza delle strutture territoriali confederali e di categoria e soprattutto delle Rsu e che va affrontato tenendo presente l' orizzonte strategico industriale del gruppo. Obiettivi quali la riconversione dello schema produttivo, la qualificazione dell' indotto, la valorizzazione delle maestranze locali non possono essere appannaggio di qualcuno, ma frutto di processi condivisi che vanno a integrare i vari soggetti, non a escluderli. Se c' è un problema, questo va affrontato in una logica di sistema, non con inutili sfide mediatico campanilistiche in cui preferiremmo non trovare coinvolte parti istituzionali». La Cisl rileva inoltre che nella riunione convocata domani dalla prefettura di sul "Protocollo di trasparenza sulle attività appaltate a terzi all' interno dello stabilimento Fincantieri", sono state coinvolte anche parte non firmatarie (Cgil, Cisl e Uil, oltre all' assessore regionale al Lavoro), con esclusione invece dell' azienda, che pure ha sottoscritto il protocollo: «L' assenza di Fincantieri rischia di rendere inutile la riunione». Belci, tuttavia, non cambia idea: «La questione è quella delle infiltrazioni malavitose nell' appalto, nella quale la Fiom di ha raccolto prove a carico di titolari di imprese oggi rinviati a giudizio e si è costituita parte civile. Non ci consta lo abbiano fatto Cisl e Uil, per i quali il rispetto è talmente alto che non abbiamo voluto coinvolgerli in fatti giudiziari che ci espongono in prima persona». Continua > 1

4 Pagina 14 < Segue Il Piccolo (ed. ) Un' ultima stoccata all' opposizione: «Ci occupiamo di lavoratori pagati 3 euro l' ora, di caporalato, lavoro nero, irregolarità fiscali e retributive, truffa ai danni dello Stato. Evidentemente al centrodestra non interessa». (m.b. ) 2

5 Pagina 14 Il Piccolo (ed. ) Camere di commercio, fondi dimezzati Decreto legge taglia i diritti annuali a carico delle imprese: il sistema del Friuli Venezia Giulia perde dieci milioni su venti. di Massimo Greco wtrieste Oltre 10 milioni in meno rinsecchiranno tanti rivoli della realtà economica e sociale del Friuli Venezia Giulia. Il conto è presto fatto: se la somma dei cosiddetti diritti camerali incassati dalle quattro Camere di commercio regionali supera i 20 milioni e se si conferma la volontà governativa di dimezzare gli importi delle iscrizioni ora corrisposti dalle aziende, le stesse Camere dovranno complessivamente spuntare dai loro budget oltre 10 milioni. I tagli saranno, più o meno, così ripartiti: Udine sforbicerà 4,6 milioni, Pordenone 2,6 milioni, Trieste 1,7 milioni, 1,3 milioni. Un impatto molto duro sui bilanci camerali, che non solo saranno costretti a ridimensionare l' attività istituzionale ma che potrebbero trovarsi a porre mano persino agli organici degli enti. Ricostruiamo le tappe della vicenda. L' articolo 28 del decreto legge 90 del 24 giugno scorso, confidenzialmente noto come "antiburocrazia", prevede che, a decorrere dall' esercizio finanziario successivo all' entrata in vigore del decreto, l' importo del diritto annuale a carico delle imprese e percepito dagli enti camerali sia ridotto del 50%. Questi diritti annuali spiega lo stesso presidente della camera udinese e di Unioncamere Fvg Giovanni Da Pozzo rappresentano circa il 70 75% degli introiti camerali, quindi il provvedimento voluto dall' esecutivo Renzi sarebbe gravemente pregiudizievole per l' attività del sistema. Da Pozzo attende prudenzialmente la conversione del decreto, con quello che sarà il testo definitivo: «Gli effetti scatteranno già nel 2015? Oppure gli emendamenti presentati riusciranno a dilazionarne le ricadute lungo 2 3 anni, consentendo così agli enti di correre ai ripari?». Neppure la "specialità" regionale giunge in soccorso delle Camere friulo giuliane: le normative in materia non conoscono autonomie. «Una cosa è certa riprende Da Pozzo le Camere non saranno più in grado di sostenere le imprese e il sistema economico sociale della Regione. Di grazia se riusciranno a coprire i costi generali. Quella voluta dal governo è una misura francamente poco comprensibile: in media le aziende versano una quota di circa 110 euro, quindi arriverebbero a risparmiarne Per un risparmio molto modesto, si rischia di mettere a repentaglio una fitta rete di interventi a supporto del territorio». Anche Antonio Paoletti, collega di Trieste, non vuole fasciarsi il capo in anticipo ma ammette che ci potrebbero essere difficoltà anche di ordine occupazionale. «In questi anni abbiamo cercato spiega Continua > 3

6 Pagina 14 < Segue Il Piccolo (ed. ) di razionalizzare la struttura: dimezzati i dipendenti, una sola azienda speciale, un solo dirigente. Non basterà: dovremo pensare a concentrare le Camere del Fvg». Luca Madriz, presidente camerale di solo dal novembre 2013, è già costretto a ripensare l' azione dell' ente e butta giù un primo elenco di possibili disimpegni: «Consorzio per lo sviluppo del polo universitario, Isig, Consorzio, Casa dell' agricoltura a Cormons, la Casa dello studente a, la sede del Confidi, il complesso del quartiere fieristico». «Verrà meno incalza Madriz anche la possibilità di sostenere lo sviluppo industriale dell' aeroporto Duca d' Aosta di. E andrà rivista la politica del Fondo». «Il sistema va riformato riassume infine Da Pozzo con equilibrio, tenendo presente le caratteristiche dei territori. E' vero che 4 Camere sono molte in Friuli Venezia Giulia, ma è anche vero che le vocazioni sono molto differenti, dalla manifattura alla logistica. Cercheremo di di ottimizzare i servizi a livello regionale. Ma niente demagogia sulle spese: l' intero vertice camerale del Fvg costa meno di un consigliere regionale». RIPRODUZIONE RISERVATA. 4

7 Pagina 46 Il Piccolo (ed. ) «Torniamo al parto naturale» L' ostetrica Annamaria Buso: «Grave per perdere la maternità» «La chiusura del Punto nascita è una grave sconfitta per le donne». Questo è il pensiero di Annamaria Buso, ostetrica goriziana per due decenni presidente dell' albo professionale provinciale e fino al 1985 operativa sul territorio dopo una lunga esperienza di diversi nosocomi. «non deve perdere la sua storia, ci possono essere delle soluzioni alternative che garantiscano alle donne di partorire in sicurezza anche nel caso insorgano delle complicazioni gravi che richiedono la presenza di medici e personale preparato». La creazione di una casa del parto va in questa direzione. Magari con la disponibilità di una macchina medica specializzata per interventi a domicilio, come avviene in altre città italiane. Annamaria Buso in 30 anni di attività, prima in ospedale a Udine e poi a, ha maturato la convinzione che per le donne il parto naturale in strutture ospedaliere è una garanzia conquistata con dure battaglie oggi dimenticate. «Non è una cosa buona che perda questo importante struttura prosegue comunque 300 nascite all' anno sono un evento significativo. L' ipotesi di partorire all' ospedale sloveno di Sempeter non va esclusa a priori, ma vi sono delle cose che vanno chiarite. Prima di tutto la nazionalità del nascituro e poi i rapporti con gli operatori del reparto, per capirne i metodi. Queste sono cose importanti in un evento così delicato». Annamaria Buso è stata una delle prime ostetriche che, dopo il diploma di infermiera professionale a ha conseguito a Udine nel 1964 il diploma alla scuola di ostetricia aperta nel capoluogo friulano dall' università di Padova. Margherita Reguitti. 5

8 Pagina 46 Il Piccolo (ed. ) Monfalcone, la lotta degli ospedali Brancati, Mattassi e Fasola; il mancato nosocomio di via Toscolano, il completamento del San Polo: ecco perché l' Isontino è spaccato. di Roberto Covaz Chiusura del Punto nascita di : come si è arrivati a questo epilogo? Ricostruire la storia della sanità isontina degli ultimi vent' anni può aiutare a capire. Venerdì 11 luglio 2014 la presidente della Regione Serracchiani decreta la chiusura del Punto nascita. Venerdì 2 luglio 1993 inizia la settima legislatura del Consiglio regionale. È questo il lasso di tempo che va preso in considerazione per comprendere quanto sta accadendo. Un passo indietro. Nell' ottobre del 1980 viene costituita l' Unità sanitaria locale n 2 Isontina. Prima, le strutture sanitarie, ospedali compresi, facevano capo ai Comuni. L' Usl non parte bene, i primi cda sono litigiosi, spesso ingombrati da politici trombati o in rampa di lancio. Subito, emerge la contrapposizione tra e il Monfalconese. Gianpiero Fasola è ancora un ragazzino. Si chiudono gli ospedali di Cormons e di Grado. ne necessita di uno nuovo. Nel 1987 è pronto il progetto della cittadella sanitaria in via Vittorio Veneto, a pochi metri di distanza c' è ancora la Jugoslavia. Sono previsti il rifacimento del blocco operatorio e l' ampliamento del Pronto soccorso. La giunta regionale approva il progetto nel 1988, ma poco dopo lo stoppa. Nel frattempo è entrata in vigore la legge che attribuisce alle Regioni il compito di progettare e distribuire i fondi statali. Si stabilisce che l' ospedale di non andrà oltre i 470 posti letto rispetto agli 800 previsti in prima istanza. Monfalcone, nel frattempo, deve fare i conti con il malconcio ospedale di via Rossini inaugurato nel Nei primi anni Ottanta viene ampliato con due orrendi padiglioni che sembrano giganteschi loculi. Prima dell' istituzione dell' Usl, il Comune di Monfalcone decide che il nuovo ospedale verrà costruito ai piedi del Carso, nel rione di San Polo. Ci saranno il poliambulatorio e l' ospedale vero e proprio. Il poliambulatorio è pronto già alla fine degli anni Ottanta. Del futuro ospedale non c' è traccia per svariato tempo. La Slovenia proclama l' indipendenza nel giugno del I vicini non fanno più paura e c' è chi intuisce le potenzialità della collaborazione sanitaria transfrontaliera. Mario Brancati, democristiano e fedelissimo di Biasutti, è assessore regionale alla Sanità. Mantiene la carica sia con le tre giunte Biasutti che con la giunta Turello. è un capoluogo potente e in Regione ha un peso notevole. Ci sono Brancati e prima ancora Devetag, Pagura Continua > 6

9 Pagina 46 < Segue Il Piccolo (ed. ) e soprattutto Tripani, il dottor sottile della politica isontina. La giunta regionale su proposta di Brancati delibera la costruzione di un nuovo ospedale in via Toscolano, da realizzarsi dietro al civile, a pochi centimetri dalla Slovenia. La Regione mette a disposizione 90 miliardi di lire. Ma ecco implodere la Democrazia Cristiana e gli altri sodali del pentapartito, ecco lo scatenarsi del pool Mani pulite, ecco che anche la Dc regionale è triturata nel fango delle indagini. Nel Settentrione irrompe la Lega Lombarda, che subito muta il nome in Lega Nord. Stravince con la neonata Forza Italia le elezioni regionali, conquista la presidenza della Provincia di con Monica Marcolini. Tra i consiglieri isontini più votati compare Gianpiero Fasola, a sorpresa candidato della Lega Nord e che ancora più a sorpresa diventa assessore regionale alla Sanità con la giunta Fontanini. Fasola è un cognome che è una garanzia a Monfalcone. Il padre di Gianpiero, Vittorio, socialista di vedute moderne, è uno dei più apprezzati pediatri del territorio. Aiuta a far nascere in casa decine e decine di monfalconesi altrimenti costretti a rivolgersi a per le stesse ragioni per cui è stato chiuso il Punto nascita goriziano: la fiducia dei ginecologi verso un reparto di maternità piuttosto che un altro. Ma torniamo al dottor Gianpiero Fasola, oncologo. Non ha nulla a che fare con gli accenti grevi dei leghisti, è un uomo razionale, preciso, prudente all' eccesso. Si capisce, però, che non lascia nulla al caso. La giunta Fontanini su proposta di Fasola vara la riforma del servizio sanitario regionale. Stop alla costruzione di nuovi ospedali, via libera alla ristrutturazione del Maggiore di Trieste e al completamento del San Polo e di quello di Palmanova. La copertura degli interventi è assicurata dai 90 miliardi destinati a. Mario Brancati ingaggia una battaglia durissima contro Fasola, spalleggiato nel Monfalconese dalla neonata associazione Sesamo, che fra gli altri comprende il primario di Chirurgia Giovanni Pamich reduce dal trascorso goriziano, politici, gente comune. Brancati non trova altrettanto seguito a. Il capoluogo in Consiglio regionale conta solo Mauro Larise, poco più di una meteora. Sindaco è appena stato eletto Gaetano Valenti, forse ancora acerbo per guidare la rivolta. Brancati per salvare il salvabile propone la costruzione di un ospedale unico provinciale a Gradisca. Non ci sta il Monfalconese. Luigi Blasig, consigliere regionale del Psi, porta l' assemblea di Trieste a schierarsi contro l' ospedale unico. Che sarebbe stato un compromesso, non una scelta. Se avesse ottenuto i 90 miliardi per il suo ospedale li avrebbe destinati all' ospedale unico? Cade la giunta Fontanini, Fasola non è più assessore. Subentra la giunta di centrosinistra guidata da Renzo Travanut. Assessore alla sanità è Giorgio Mattassi, importante esponente del Pds della Bassa. Nemmeno lui ne vuole sapere dell' ospedale unico. Ha i soldi per Palmanova, cosa vuole di più? È un altro nemico di? Il capoluogo è sempre più solo. Il suo peso politico precipita a livello regionale. Finché nell' ottava legislatura spunta la giunta del centrodestra guidata da Roberto Antonione. Assessore alle Finanze è Ettore Romoli. È lui che assicura il finanziamento di 50 miliardi di lire per il nuovo ospedale di. Ma c' è un colpo di scena: non si farà in via Vittorio Veneto ma si decide la ristrutturazione del San Giovanni di Dio di proprietà dei Fatebenefratelli. Dai 50 miliardi di lire previsti il costo dell' ospedale lieviterà a 170 miliardi di lire, compresi i 20 miliardi che la Regione assicurò ai frati nel 1973 per il futuro San Giovanni, destinato a struttura per lungodegenti inaugarata nel 1983, chiusa dopo una decina d' anni e che la Regione riacquista spendendo altri denari e assicurando anche la sistemazione di villa San Giusto. La storia recente del San Giovanni di Dio è nota. Appena inaugurato altri soldi per la bonifica dell' amianto, per i serramenti e per le pitturazioni. Resta il mistero delle sale operatorie non conformi agli standard di sicurezza previsti per i Punti nascita. La richiesta che la Casa del parto sia costruita al Parco Basaglia è l' implicita ammissione del grave errore commesso nella localizzazione dell' ospedale lontano dal confine. Un ospedale sul confine avrebbe probabilmente rafforzato la sanità goriziana, potenziale esempio virtuoso di cosa significa il Continua > 7

10 Pagina 46 < Segue Il Piccolo (ed. ) nuovo orizzonte della sanità in ambito europeo. E chiudere un Punto nascita calato in un simile contesto sarebbe stata un' operazione politicamente imbarazzante, soprattutt o per un centrosinistra dall' europeismo spinto e dal riformismo come quello rappresentato da Debora Serracchian i. Tante volte è dall' autocritica che si trova l' energia per ripartire e per scacciare i fantasmi del complotto. RIPRODUZIONE RISERVATA. 8

11 Pagina 46 Il Piccolo (ed. ) OGGI ALLE 18. L' appello: «Protestiamo al San Giovanni di Dio» L' assessore Del Sordi chiama a raccolta i goriziani e preannuncia nuove strategie di lotta. Oggi dalle 18 davanti al San Giovanni di Dio l' associazione Voglio nascere a terrà un presidio di protesta contro la chiusura del Punto nascita che scoccherà formalmente alla mezzanotte di oggi. L ' assessore Francesco Del Sordi, componente l' associazione, chiama a raccolta i goriziani e li invita alla protesta. Nel Consiglio comunale dello scorso venerdì aveva anticipato la sua determinazione a non arrendersi alla decisione della presidente Serracchiani. Oggi scatta la prima di una serie di proteste. Spiega Del Sordi: «Oggi si chiuderà un capitolo della storia millenaria di. Grazie alla miopia ed alla tracotanza della presidente Serracchiani, della sua giunta e della maggioranza di sinistra del Consiglio regionale che la sostiene, non avrà più il suo Punto nascita, la sua Ginecologia ma soprattutto la sua Pediatria. Risparmiate sulla pelle di donne e bambini: vergognatevi. Ma noi non ci fermiamo qui. Ci hanno dato degli squadristi, dei sobillatori, dei violenti ma noi siamo semplicemente liberi e a questa ingiustizia ci ribelliamo. Useremo tutte le armi che la democrazia ci permette di usare opponendoci, dissentendo e protestando. "Frangar non flectar", mi spezzo ma non mi piego. Inizialmente pensavo di organizzare un funerale per il nostro Punto nascita, ma un funerale si fa quando qualcuno muore e non può più essere portato in vita. Per noi sarà solo un arrivederci. A quando non lo so. Questo atto ingiusto nei confronti dei goriziani, fortemente mortificante, lo vivo come una sorta di esilio. Ho quindi pensato di organizzare una manifestazione di saluto di commiato. Troviamoci oggi pomeriggio alle 18 davanti all' ospedale, poi decideremo il da farsi. Portate i vostri bambini. Vestitevi con magliette rosa od azzurre per ricordare la manifestazione dei palloncini. Fate cartelli con scritto Serracchiani vergogna. Ogni altra idea è ben accetta. Il resto ve lo dirò oggi». Chiude l' appello con una citazione di Temistocle Del Sordi: "Che la nostra resistenza venga consegnata alla Storia, e che tutti vedano... che noi Greci abbiamo scelto di morire in piedi pur di non vivere in ginocchio". 9

12 Pagina 46 Il Piccolo (ed. ) Punto nascita cittadino beffato da Palmanova Dal 2010 in poi ogni anno almeno 200 mamme del no hanno "tradito" la maternità di casa. Più fedeli al proprio ospedale le monfalconesi. Chi ha decretato la chiusura del Punto nascita di? Risposta a aperta, ciascuno si tiene la sua opinione. I numeri, tuttavia, offrono più indizi sui "colpevoli". Il primo numero è 300. Tante sono le mamme residenti nella provincia di che nel 2012 hanno scelto di non partorire negli ospedali del capoluogo o di San Polo. Dove, rispettivamente, si registrarono 270 e 496 parti. Posto che ciascuna mamma è libera di scegliere dove partorire, la prima considerazione emerge chiara e limpida. Se questi 300 bebè fossero nati a o a Monfalcone avrebbero blindato entrambi i Punti nascita. Un altro indizio, che arriva dalla Direzione sanità della Regione. Delle 300 mamme isontine che nel 2012 hanno partorito fuori provincia il 70 per cento gravitava nel no, capoluogo compreso: 200 donne circa. Molto più fedeli al Punto nascita di appartenenza sono state le mamme monfalconesi. Sappiamo l' obiezione: «Nel 2012 era già cominciata la "demonizzazione" del Punto nascita di». Obiezione accolta. Andiamo indietro allora. Nel 2010 su 923 nati a Palmanova, 170 provenivano dal territorio dell' Ass isontina, nel 2011 erano 175 su 846. La maggioranza è del no. Come la mettiamo? Serpeggiava già nelle mamme goriziane la voglia di partorire bimbi friulani? La verità invece è ben nota a tutti ed è molto semplice. Le mamme si affidano a ginecologi che fanno riferimento ai Punti nascita che meglio conoscono. Non è una questione di campanilismo, ma di senso di responsabilità. Nella sua visita di aprile a il Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, su domanda de Il Piccolo circa le obiezioni goriziane di accedere all' ospedale di Sempeter, aveva risposto: «Meglio bambini sani che goriziani». Quel consiglio è stato strumentalizzato ed ha ulteriormente riscaldato gli animi di chi non ne vuole sapere della collaborazione sanitaria transfrontaliera. C' è un altro dato che merita l' attenzione di chi vuole ragionare con pacatezza. Nel 2012 sono nati al Burlo Garofolo di Trieste 1762 bambini residenti nella provincia di Trieste; nel 2011erano Sempre nel 2012 il numero di parti totali è stato di Qualcuno si azzarda ad escludere che a ingrossare le fila dell' esodo sia stata qualche mamma goriziana? E se la becchiamo cosa facciamo, la denunciamo per reato di chiusura del Punto nascita di? (ro.co. ) 10

13 Pagina 49 Il Piccolo (ed. ) Abbandono dei rifiuti, in campo i "vigili verdi" L' assessore Pin punta a istituire gli operatori ausiliari a gennaio: «Fallimentari i rapporti di comunicazione con Isa Ambiente. Bisogna correre ai ripari»raccolta DIFFERENZIATA»PROGETTO DEL COMUNE. di Laura Borsani L' amministrazione di Monfalcone accelera in fatto di monitoraggio del sistema di raccolta "porta a porta" in città. Anche alla luce del caso "sacchi neri", banditi da Isa e rimasti a più riprese sulla pubblica via, vuole giocare la carta dei "vigili verdi", ossia ausiliari preposti al controllo in ordine all' abbandono dei rifiuti e al conferimento dei materiali. Ad annunciare la nuova iniziativa è l' assessore all' Ambiente, Gualtiero Pin, che, a questo punto, si dice determinato a istituire i "vigili verdi" prima possibile. «Confido spiega l' assessore di poter avviare il progetto per il prossimo mese di gennaio. Stiamo lavorando per mettere in campo questi operatori. L' intenzione è quella di garantire un supporto ulteriore, al fine di monitorare e vigilare sul territorio per contrastare il fenomeno dell' abbandono dei rifiuti e i conferimenti errati, ma anche per controllare le stesse modalità del servizio di raccolta». Insomma si vogliono stringere i tempi, dopo la vicenda dei "sacchi neri" che ancora in questi giorni sono ricomparsi sulle strade. L' assessore Pin alza poi il tiro riferendosi ai rapporti tra l' amministrazione comunale e Isa Ambiente per i quali, sottolinea, «bisogna subito correre ai ripari». I toni sono piuttosto duri quando l' assessore osserva: «La comunicazione fatta finora dalla Multiutility è stata fallimentare. Questo aspetto, molto importante soprattutto per una città dalle peculiarità specifiche come Monfalcone, lo si è rilevato in occasione della campagna informativa di Isa Ambiente relativa alla sostituzione dei sacchi per la raccolta indifferenziata. È stata un' operazione del tutto carente, che non ci ha messo in grado di conoscere in modo adeguato le procedure adottate, attraverso la modalità del "bollino rosso", e di poter a nostra volta informare correttamente e in modo preciso i cittadini». L' assessore evidenzia un problema di base: «Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è stato affidato in house, ciò presuppone il cosiddetto "controllo analogo" per il quale l' azienda deve rapportarsi quotidianamente con il Comune in merito a ogni scelta che viene assunta in ordine alle modalità della raccolta». Un'"interfacia", sostiene l' assessore, che non s' è mai verificata: «Per una serie di motivi spiega Pin, gli organi di controllo da predisporre tra l' ente locale e Isa Ambiente sono in corso di formazione. Il Continua > 11

14 Pagina 49 < Segue Il Piccolo (ed. ) controllo analogo dovrebbe, infatti, essere affidato a un Comitato ristretto che, però, non si è ancora insediato. Di fronte a un servizio così complesso e delicato come quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti, che, come si è verificato recentemente, può comportare delle effettive emergenze, non è possibile rimanere vittime e succubi della burocrazia». L' assessore rincara: «Non posso accettare questa gestione che elude dalla precisa responsabilità di mantenere costanti rapporti di comunicazione. Non è una questione di Comitato ristretto, è una questione squisitamente pratica e operativa che per una città complessa come quella di Monfalcone, sia sotto il profilo delle caratteristiche multietniche della popolazione, sia della realtà produttiva, deve rimanere prioritaria». L' assessore quindi aggiunge: «Le azioni messe in campo da Isa sono condivisibili, il sistema di raccolta non si mette certo in discussione. Le stesse famiglie utenti del servizio, attraverso la differenziata, operano un "presidio" alla fonte in relazione al corretto conferimento e controllo dei rifiuti. Ma la Provincia, che assieme a Isa Ambiente sovrintende a questo settore, non può limitarsi a una gestione rigida, perchè i problemi reali poi si scaricano sui Comuni». RIPRODUZIONE RISERVATA. 12

15 Pagina 50 Il Piccolo (ed. ) Il liceo sportivo troverà "casa" in viale Cosulich La Provincia destinerà il blocco nord dell' edificio scolastico non appena si trasferiranno le classi dell' istituto Pertini. di Laura Blasich Al di là dei problemi di carattere strutturale emersi in questi giorni, la Provincia di destinerà il blocco nord dell' edificio di viale Cosulich al liceo sportivo di Monfalcone, che sarà avviato il prossimo mese di settembre. Il Consiglio provinciale ha votato a larga maggioranza, trasversale tra le forze politiche, l' ordine del giorno proposto dal consigliere monfalconese del Partito Democratico, Fabio Del Bello, e che impegna l' amministrazione Gherghetta in questa direzione. «La conseguenza è che non appena saranno conclusi i lavori di restauro in atto in via Boito spiega Del Bello e le classi dell' Istituto Pertini rientreranno in quella sede, cioè forse già a dicembre, l' edificio Cosulich Nord sarà consegnato a Isabella Minon, dirigente del liceo Michelangelo Buonarroti». Il liceo, dopo alcuni anni, abbandonerà così l' edificio di via Bonavia e acquisirà una nuova capiente sede, logisticamente la più idonea a ospitare lo sviluppo del neoacquisito indirizzo sportivo fortemente orientato sul mare. L' indirizzo in questione è incardinato sugli sport della vela (alla Svoc di Monfalcone), del nuoto (nella piscina di Monfalcone), del baseball (nel Diamante di Ronchi), del basket, dell' atletica (nello stadio Cosulich a Panzano vicino all' edificio scolastico stesso) e dell' orientiring (sul Carso monfalconese). Il terzo piano dell' edificio utilizzato negli ultimi due anni dall' Isis Pertini è stato, però, dichiarato inagibile dalla Provincia a seguito dei sopralluoghi tecnici effettuati un paio di mesi fa. Si pone, quindi, il problema della risistemazione dei soffitti del terzo piano. Viste le dimensioni della sede scolastica, l' inagibilità del terzo piano obiettivamente non rappresenta un ostacolo per l' inserimento della prima classe del Liceo sportivo e di altre attività scolastiche. «Spetta comunque alla Provincia, e poi all' ente sovracomunale a portata mandamentale che alla stessa subentrerà, intervenire in modo sollecito sottolinea Del Bello, utilizzando finanziamenti regionali e statali che devono avere l' assoluta precedenza sul rispetto del cosiddetto Patto di stabilità: la sicurezza di studenti e insegnanti viene prima di qualsiasi considerazione di carattere finanziario». A detta di Del Bello, si può ora in ogni caso definire completato un lungo capitolo di politica scolastica urbana e territoriale che ha inciso nel profondo nella fisionomia dell' istruzione superiore e dell' obbligo monfalconese e del Basso Isontino, ora strettamente collegata con tutte le dinamiche indotte dall' Continua > 13

16 Pagina 50 < Segue Il Piccolo (ed. ) economia del mare. RIPRODUZIONE RISERVATA. 14

17 Pagina 54 Il Piccolo (ed. ) Moretti (Pd): «È profondamente sbagliato inserire l' Isola tra i comuni del cervignanese» «E' profondamente sbagliato ricomprendere Grado nell' ambito di quello che sarà l' aggregazione dei Comuni del cervignanese». Lo afferma il consigliere regionale del Pd, Diego Moretti riferendosi agli ambiti proposti dall' assessore regionale Panontin. «Sono pensati dice Moretti per aree omogenee socio economiche, prendendo a riferimento gli attuali ambiti socio assistenziali che stanno funzionando bene: è per questo che giustamente, a mio parere, sono stati proposti due ambiti per l' isontino, che però deve vedere Grado ricompreso tra quello orbitante sul monfalconese». Il consigliere regionale del Pd dice che ciò è importante per le ricadute economiche che l' appartenenza di Grado nell' ambito del basso isontino monfalconese rappresenterebbe ("penso al Fondo, ad esempio") per le attività economiche del luogo. Questo non significa, sempre secondo quanto afferma Moretti, che non ci possano essere possibilità di collaborazione e integrazione con gli altri ambiti vicini, oppure che tale ambito possa estendersi, proprio per l' omogeneità socio economica, ai paesi confinanti con l' isontino (Aquileia, Ruda, Fiumicello, la stessa Duino Aurisina). «Il nodo della Riforma prosegue starà nei compiti e nelle funzioni che tali ambiti aggregativi avranno, e cosa i Comuni devolveranno in termini di competenze». Moretti dice ancora che pensare che con la futura abolizione delle Province se ne costituiscano altre sotto altra forma p quanto di più sbagliato ci possa essere. Ribadisce infine che l' isontino sta assieme se anche gli ambiti pur in numero di due si integrano tra loro su alcune competenze e lavora assieme. «Altre questioni conclude vengono in un secondo momento». ( an.bo. ) 15

18 Pagina 23 Messaggero Veneto (ed. ) E oggi scenderanno in piazza le mamme Una manifestazione per "salutare" il Punto nascita che proprio oggi chiude. L' appello di Del Sordi. Sarà davvero una domenica particolare quella odierna a, che coinciderà con l' ultima giornata di operatività del Punto nascita. Una domenica in cui a prevalere non dovrà essere l' amarezza, bensì la volontà di non arrendersi come proclama l' assessore comunale Francesco Del Sordi, fondatore e anima del comitato "Voglio nascere a ", sodalizio che nell' arco di questi ultimi cinque anni si è battuto per evitare il depauperamento e la cancellazione del Punto nascita. Un lustro scandito da innumerevoli iniziative con il coinvolgimento di mamme e future mamme, spesso anche con modalità "colorate" e all' insegna dell' originalità, dalla maxi manifestazione con mille palloncini rosa e azzurri andata in scena nel 2010 alla "maratona" che ha visto protagonista lo stesso Del Sordi che in settembre ha corso da a Trieste per consegnare alla Serracchiani il documento con migliaia di firme raccolte per la salvaguardia del Punto nascita. Gli esponenti del comitato non si rassegnano ad alzare bandiera bianca e per oggi pomeriggio hanno organizzato una manifestazione di protesta per "salutare" il Punto nascita, che si terrà a partire dalle 18 davanti all' ingresso dell' ospedale e che coinvolgerà tante mamme che coglieranno l' occasione anche per ringraziare le professionalità che hanno operato nella sede goriziana in tutti questi anni. Una giornata in cui «si chiuderà un capitolo della storia millenaria della nostra città premette Del Sordi nel messaggio pubblico di invito a partecipare alla manifestazione. Grazie alla miopia ed alla tracotanza della presidente Serracchiani, della sua giunta e della maggioranza di sinistra del consiglio regionale che la sostiene, non avrà più il suo Punto nascita, la sua ginecologia ma soprattutto la sua pediatria. Risparmiate sulla pelle di donne e bambini: vergognatevi! Ma noi non ci fermiamo qui. Ci hanno dato degli squadristi, dei sobillatori, dei violenti, ma noi siamo semplicemente liberi ed a questa ingiustizia ci ribelliamo». «Useremo tutte le armi che la democrazia ci permette di usare opponendoci, dissentendo e protestando aggiunge l' assessore. "Frangar non flectar", mi spezzo ma non mi piego. Inizialmente pensavo di organizzare un "funerale" per il nostro Punto nascita, ma un funerale si fa quando qualcuno muore. Per noi sarà solo un arrivederci. A quando non lo so». «Questo atto ingiusto nei confronti dei goriziani, fortemente mortificante, lo vivo conclude l' assessore Continua > 16

19 Pagina 23 < Segue Messaggero Veneto (ed. ) comunale Del Sordi come una sorta di esilio. Portate i vostri bambini. Vestitevi con magliette rosa o azzurre per ricordare la manifestazione dei palloncini. Fate cartelli con scritto "Serracchiani vergogna". Ogni altra idea è ben accetta». Piero Tallandini RIPRODUZIONE RISERVATA. 17

20 Pagina 23 Messaggero Veneto (ed. ) le reazioni. Pd: bene l' intesa con Sempeter Invece su Fb piovono critiche Il Pd plaude all' accordo firmato tra la Regione e l' ospedale di San Pietro per favorire le nascite in Slovenia (i costi saranno a carico della Regione per le mamme di, Farra, Mossa, San Floriano e Savogna: quanto agli altri Comuni della Destra Isonzo si vedrà), ma la notizia è accolta con freddezza e commenti negativi sui social network, diventati ormai Facebook in particolare un termometro degli umori dei cittadini. Secondo il segretario provinciale del Pd, Marco Rossi, si tratta del «primo esempio concreto di collaborazione transfrontaliera in ambito sanitario». «Dopo la firma, peraltro avverte Rossi, attendiamo che il Percorso nascita si avvii in tempi certi, con l' implementazione di nuovi servizi e standard di qualità nell' assistenza pre e post parto». Per il consigliere regionale Diego Moretti, l' accordo con San Pietro «è la miglior risposta a chi non credeva agli impegni presi dalla Regione». A proposito della realizzazione della Casa del parto, caldeggiata da Romoli e Gherghetta, Moretti aziona il freno a mano: «Attenzione a non illudere nessuno sulla reale necessità di una struttura che costerà diversi milioni di euro e che, in mancanza di un Punto nascita, non si sa bene se potrà servire. Puntiamo piuttosto al rafforzamento dei servizi sul territorio, al miglioramento dei percorsi pre e post ricovero, a un aumento dei posti letto per Rsa». Dicevamo dello scetticismo imperante su Facebook. La notizia, rilanciata nel gruppo La voce dei goriziani (curato da Piero Ballaben), colleziona pochi "mi piace" (25) e incassa commenti tutt' altro che entusiasti. Un «Cara Serracchiani, vai tu a far nascere i tuoi figli in un' altra nazione» ottiene 8 "likes", come la constatazione che «ormai è stata dimenticata». Una donna slovena sostiene che «le mamme di San Pietro preferiscono andare in altri ospedali a far nascere i propri figli» e altre riserve vengono espresse sull' ospedale sloveno per la vetustà e il comfort poco soddisfacente. C' è chi invoca la riapertura del Punto nascita di e chi una mamma del Comitato Voglio nascere a taglia corto: «Mai in un' altra nazione, i miei figli saranno sempre italiani». Un' altra donna osserva che, in passato, «ci si sarebbe dovuti prodigare per potenziare l' ospedale goriziano, Continua > 18

21 Pagina 23 < Segue Messaggero Veneto (ed. ) non far sì che tutto venisse dirottato a Monfalcone: è solo l' attuazione di un piano politico che da anni aspettava il suo compimento». Altri dubbi da parte di una mamma: «Ma senza conoscere l' ospedale sloveno, senza essere seguita lì durante la gravidanza, senza conoscere i medici, chi andrebbe a partorire tranquilla? Sembra solo un modo per zittire i goriziani e farli andare a Monfalcone». E subito una donna incalza: «Tanto vedrete, non andranno neanche a Monfalcone, le mamme si sposteranno tutte verso la Bassa friulana». C' è un unico commento positivo: «Gratis? Allora non è poi così male». (vi.co. ) RIPRODUZIONE RISERVATA. 19

22 Pagina 23 Messaggero Veneto (ed. ) Protesta delle divise domani in ospedale: solidarietà e timori Medici e infermieri appenderanno i camici agli attaccapanni Dopo il materno infantile, preoccupano altri possibili tagli. di Vincenzo Compagnone Scatta, al San Giovanni di Dio, la protesta delle divise. Domani mattina alle 8 (in contemporanea con la definitiva chiusura del Punto nascita) il personale medico, infermieristico e Oss appenderà il proprio camice su alcuni attaccapanni, si pensa una dozzina, che verranno collocati nell' atrio dell' ospedale. Il simbolico, ma clamoroso gesto che vuole coinvolgere tutti gli operatori del nosocomio di via Fatebenefratelli, è stato deciso per esprimere solidarietà ai colleghi del Dipartimento materno infantile, ma anche con l' intento di manifestare tutta la preoccupazione per i possibili, e penalizzanti, prossimi passi che si leggono fra le righe della bozza di riforma sanitaria. La singolare forma di protesta è stata ideata da alcuni dipendenti dell' Azienda sanitaria che hanno fatto circolare numerosissime copie di un volantino con il quale si esorta tutto il personale a dare la propria adesione. «In moltissimi ce l' hanno già garantita ci dice uno dei promotori dell' iniziativa, qualcun altro si è dimostrato più scettico e probabilmente non la appoggerà, ma non possiamo pretendere che tutti si uniscano alla protesta, anche se sarebbe importante che gli operatori dessero un segnale di compattezza almeno in questa occasione. In fondo non è uno sciopero o qualcosa di simile: si tratta soltanto di un atto pacifico e totalmente apolitico per esprimere la nostra scontentezza e la nostra preoccupazione per come stanno andando le cose». Bisognerà vedere anche la reazione dei vertici dell' Azienda sanitaria, che sono stati già informati dell' iniziativa. Riesce difficile pensare che gli attaccapanni con le divise appese possano campeggiare a lungo nell' atrio, dove la gente va e viene: probabilmente dopo un po' qualcuno provvederà a rimuoverli. Gli operatori che aderiranno alla protesta non dovrebbero, viceversa, correre il rischio di eventuali sanzioni disciplinari. Nel volantino, viene espressa solidarietà al personale del Materno Infantile «per la mala gestione che in questi anni ne ha gradualmente demolito l' immagine, creando sfiducia da parte delle partorienti, e facendo lavorare gli operatori con un eccessivo turn over di medici e senza una precisa prospettiva. La Continua > 20

23 Pagina 23 < Segue Messaggero Veneto (ed. ) chiusura del Punto nascita è stata l' atto finale di una serie di scelte sbagliate la cui responsabilità non può essere ignorata, come non si può nemmeno ignorare la fretta con cui si è deciso di chiudere anche Pediatria e Ginecologia. Non possiamo tacere continua la nota davanti allo smantellamento per asfissia dei servizi e davanti alla campagna mediatica di chi è più bravo a e chi è più bravo a Monfalcone, cieca delle reali situazioni e potenzialità e che ricade sulle professionalità di tutti i lavoratori. Quel che è successo al Dipartimento materno infantile potrà succedere in tutti i reparti. Lasciamo qui le divise per far capire che non stiamo facendo finta di niente, stiamo solo andando avanti a lavorare». Le divise non saranno rovinate e verranno successivamente mandate in lavanderia. Le preoccupazioni per ulteriori tagli riguardano il reparto di Cardiologia, il Centro trasfusionale, l' Odontostomatologia, la Chirurgia (con le emergenze a Monfalcone e a la sola week surgery con interventi programmati) e la Rianimazione dove già 2 posti letto su 8 sono stati spostati al San Polo. RIPRODUZIONE RISERVATA. 21

24 Pagina 10 Messaggero Veneto «Serracchiani copi dalle Regioni "rosse" che hanno tenuto divisi ospedali e Ass» l' intervento. di RICCARDO RICCARDI Renzianamente, sulla riforma sanitaria la presidente della Regione, Debora Serracchiani, dice di averci messo la faccia, a noi basterebbe ci mettesse la testa. Su questo le perplessità espresse dalla relazione della Corte dei conti sono oggettive. Poi si puo' anche far finta di non sentire perché non ci si vuole smentire. Sarà il tempo a dire chi aveva ragione, ma in quel momento probabilmente chi oggi insiste in un modello sbagliato non sarà più in Friuli Venezia Giulia e i cocci dovranno metterli insieme chi ci resterà. Non si possono usare i giudizi positivi della Corte dei conti per autocomplimentarsi mentre di fronte a perplessità arrivare a dire che la magistratura contabile prende lucciole per lanterne. Ci sono due cose sulle quali siamo tutti d' accordo: la riforma della sanità dev' essere fatta e il rapporto tra spesa ospedaliera e territoriale va riequilibrata. Ce ne sono altre dove troviamo divergenze sostanziali. La continuità delle cure non può essere garantita, dal trapianto di cuore all' assistenza della badante, nella stessa azienda. Inevitabilmente prevarrà uno rispetto all' altro. Noi lo diciamo da settimane, ora più autorevolmente lo sostiene la Corte dei conti con un' analisi molto dettagliata delle esperienze di altre Regioni (rosse). Emilia Romagna e Toscana, dice la Corte dei conti non Forza Italia, migliorano spesa e qualità, con una netta separazione aziendale tra ospedale e aziende territoriali. Ma dietro alla scelta di mettere tutto insieme voluta dalla presidente Serracchiani sappiamo che c' è un equilibrio tutto politico: il compromesso dei veri "decisori" della riforma. A Trieste sarà indebolita la struttura ospedaliera a beneficio del sistema territoriale (con Rotelli in testa); a Udine accadrà il contrario. A Udine, inoltre, il peso maggiore sarà a carico del medio Friuli dove l' ospedale di Udine sarà dentro la vecchia azienda territoriale divisa a pezzi con un bacino molto più limitato e una conseguenza di risorse a disposizione inferiore. Per non parlare dei condomini artificiali tra San Daniele e Tolmezzo facendo un bypass che rade al suolo Gemona restando sul "chi vivrà vedrà" tra Latisana e Palmanova per sedare il nervosismo del sindaco, appartenente al Partito democratico, della citta stellata. E che dire della semidemolizione delle strutture private, a partire dal Città di Udine, che oggi garantiscono una parte dei servizi? Per non Continua > 22

25 Pagina 10 < Segue Messaggero Veneto parlare di Cividale, Sacile e di Spilimbergo insieme a San Vito al Tagliamento. E sarà interessante misurare l' efficienza del vero centro di potere (l' Agenzia) dove, in barba a tutti i principi di organizzazione, si farà pianificazione, controllo, acquisti e stazione appaltante per gli investimenti fino alla gestione del personale. Intanto le mamme di possono già far nascere i propri figli in Slovenia, mentre la presidente Serracchiani si appresta a far approvare una legge che istituisce i Commissari per varare la riforma. Capogruppo regionale di Forza Italia RIPRODUZIONE RISERVATA. 23

26 Primorski Gradnja urgentnega centra se zamika Narti za urgentni center ob empetr ski bolninici so nastali e skoraj pred dese timi leti, leta 2008 je projekt pridobil grad beno dovoljenje. Najprej naj bi ga gradili z denarjem iz dravne blagajne, nato so se za investicijo nala evropska sredstva, z gradnjo bi morali zaeti konec lanskega leta. Ker do tega ni prilo, sta vodstvo bolninice in svet zavoda vekrat opozorila ministrstvo, da a sovni zamik lahko pripelje do izgube sred stev. Vrednost celotnega projekta je 4,5 mi lijone evrov, iz evropskih sredstev naj bi pri dobili 3,7 milijonov, gre pa sicer za prvi sklop vefaznega projekta.»ministrstvo na razpisu med tirimi po nudniki zaradi nepravilnosti ponudb ni izbra lo nobenega in je zato zaelo z izvajanjem po stopka s pogajanji,«pojasnjujejo na ministrstvu. Ponudbe so oddali SGP Zidgrad, IMP PPS v skupni ponudbi s Kolektor Kolingom in CPG, Strabag in VG5. V tem postopku je eden od povabljenih ponudnikov vloil zahtevek za re vizijo. Revizijski postopek je e v teku, doda jajo na ministrstvu. Na svetu zavoda so zaradi ponovnega zapleta zaskrbljeni.»namesto da bi v zaet ku avgusta zaeli z deli, se je al ponovno za pletlo. Zaradi vloenega ugovora neizbrane ga izvajalca se zaetek gradnje ponovno od mika. In to v asu, ko je vsak izgubljen dan lahko usoden, namre z vidika evropskih sredstev, brez katerih tega urgentnega centra najbr e lep as ne bo,«opozarja Elvira u melj, predsednica sveta zavoda empetrske bolninice, ki apelira na vodstvo bolninice kot tudi na predstavnike ministrstva in dravne revizijske komisije, da nastali zaplet s prito bo kar najhitreje reijo. Kaj torej revizijski postopek pomeni za gradnjo urgence? Na ministrstvu odgovarjajo:»gradnja urgence bi se utegnila zavlei za en do dva meseca, kar pa ne bo ogrozilo financi ranja projekta s strani EU.«EU sredstva bodo sproena, ko bo izbran ponudnik. Rok za po rabo sredstev je konec 2015, medtem ko je rok za izvedbo javnega naroila 30. junij (km 24

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