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3 Sommario La ricerca partecipativa, strumento per il volontariato... 2 Il metodo scientifico... 3 Definizione e scopi della ricerca... 5 Bisogni sociali: quadrante degli attori... 6 L'analisi participativa: perché?... 7 Tipi di ricerca... 8 Comparazione fra ricerca quantitativa e qualitativa... 9 La ricerca operazionale Tecniche e strumenti di raccolta dei dati L osservazione partecipante L intervista Popolazione (o universo) e campione Guida per la conduzione dei focus groups Il diagramma di Venn Studi di caso (case studies) Studi di valutazione Metodo di classificazione preferenziale Raccolta dei dati nella ricerca qualitativa e saturazione L investigazione, fra realtà empirica e simulazione Il triangolo della ricerca qualitativa: descrizione, classificazione, connessione Circolarità dell approccio qualitativo Condizionamenti extra-scientifici nella ricerca Controllo dei dati qualitativi: triangolazione ed altre tecniche Le ipotesi scientifiche Grounded theory: la comparazione costante Mettere fra parentesi (bracketing) Quanta teoria preliminare? Fra teoria e osservazioni empiriche: le variabili Prospetto della ricerca Una bibliografia, per cominciare ad approfondire

4 La riicerca partteciipattiiva,, sttrumentto per iill vollonttariiatto Nel 2004, alcune associazioni triestine hanno avviato, in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia e con il Dipartimento di salute mentale di Trieste, una preziosa esperienza di formazione nel campo della ricerca partecipativa. Si tratta di un tipo di ricerca largamente utilizzato nell'ambito della cooperazione internazionale e dei progetti di intervento sociale, perché lungi dall'essere calata dall'alto in una situazione che diventa "oggetto di indagine" la ricerca partecipativa si fonda su (e pone fra i suoi scopi principali) il diretto coinvolgimento della comunità nelle diverse fasi dello studio. Dalla definizione degli obiettivi della ricerca alla scelta degli informatori, dalla raccolta dei dati alla loro analisi e alla presentazione dei risultati, la comunità è chiamata a collaborare con i ricercatori semplicemente perché quell'indagine non la riguarda solo come "oggetto", ma come soggetto politico che proprio attraverso la ricerca rafforza la consapevolezza dei propri bisogni, la propria identità di gruppo, la voglia di esserci in prima persona. La ricerca partecipativa rappresenta dunque un importante strumento di empowerment e costituisce, già di per sé, un primo momento di intervento sociale. Al tempo stesso, essa offre al volontariato numerosi vantaggi: la ricerca aiuta a comprendere meglio una realtà per intervenire su di essa; permette di verificare la fattibilità di un progetto (molti progetti naufragano a causa della scarsa attenzione prestata agli ostacoli di natura socio-culturale); consente, infine, di documentare e valutare il proprio operato. Dall'esperienza avviata a Trieste, che ha dato poi luogo a vari momenti di ricerca applicata, nasce l idea di questo nuovo quaderno di Ciesse Informa: uno strumento didattico, concepito innanzitutto come supporto per eventuali futuri corsi su questo tema, ma in grado di funzionare anche come testo autonomo, speriamo, per aiutare le associazioni a raccogliere in modo corretto e affidabile - le informazioni preliminari necessarie a qualsiasi progetto di intervento sociale. Roberto Lionetti Sergio Raimondo Dario Mosetti Centro Studi CSV Presidente del CSV Direttore del CSV 2

5 IIll mettodo sciienttiiffiico Nella ricerca, l approccio scientifico non è certo l unico tipo di orientamento di cui disponiamo: possiamo immaginare ad esempio percorsi di ricerca individuale, artistica, mistica, e via dicendo. Ma la ricerca scientifica ha caratteristiche precise, che cercheremo qui di analizzare insieme. Va ricordato, innanzitutto, che il termine scienza indica un corpo di conoscenze che ha un oggetto definito e riconosciuto, e un metodo proprio. Il metodo scientifico è un insieme di regole di pensiero e di comportamento per: - minimizzare i costi della ricerca (non solo in termini economici, ma anche di energie, tempo, persone coinvolte, ecc.) - massimizzarne i benefici - evitare gli errori Lo scopo del metodo scientifico è quello di giungere ad una forma di verità o di osservazione riconosciuta come valida. In quanto insieme di regole di pensiero e di comportamento, il metodo scientifico fornisce al ricercatore (e al volontario) gli strumenti per tradurre in azioni le proprie idee. Il metodo scientifico permette così di raccogliere le informazioni di cui si ha bisogno, di testare le proprie ipotesi e di produrre un sapere: - sopra un oggetto identificato in maniera univoca - valido per tutti i soggetti - valido in qualsiasi contesto - attraverso processi identici nel trattamento dell oggetto - sistematico - cumulativo e trasmissibile - presentabile in un linguaggio universalmente comprensibile Il risultato finale di un processo scientifico è la produzione di modello, che può essere descrittivo o teorico. Intendiamo, con il termine teoria, un insieme di leggi logicamente connesse fra loro. Esistono ovviamente leggi di tipo deterministico (date le condizioni A e B, si verifica necessariamente 3

6 l evento X), e leggi di carattere probabilistico (più frequenti, queste ultime, nelle campo delle scienze umane e sociali). E la dimensione probabilistica implica, a sua volta, il concetto di margine di errore. Secondo Popper, la verità è l ideale perseguito dalla scienza. Noi non abbiamo, tuttavia, criteri per decidere in maniera definitiva quando una teoria sia vera o falsa. Dobbiamo riconoscere, anzi, che una teoria può essere più vera di un altra, e pur tuttavia falsa: ciò che cambia, e che fa la differenza, è il concetto di verosimilitudine. Partendo dalle osservazioni, dobbiamo tendere al massimo di verosimilitudine, come approssimazione scientifica alla realtà. In questo percorso, risulta fondamentale l adozione di un rigoroso metodo scientifico. Con il termine più generale di metodologia si fa riferimento ai diversi aspetti e problemi legati all applicazione dei metodi scientifici. 4

7 Deffiiniiziione e scopii delllla riicerca Definizione di ricerca Si può definire ricerca qualsiasi tentativo di aumentare le conoscenze disponibili, attraverso lo spoglio di dati esistenti o la produzione di nuovi dati. La ricerca mira alla scoperta di fatti nuovi, o relazioni tra fatti, attraverso un metodo sistematico e scientifico. Essa è quindi un modo di analizzare la realtà, che consente di comprendere meglio un dato fenomeno attraverso la sua descrizione, analisi e valutazione. Principali scopi della ricerca Sono numerosi i vantaggi che la ricerca è in grado di assicurare a chi opera nel campo sociale. Essa infatti offre risposte alle nostre esigenze conoscitive permette la verifica di ipotesi aiuta a comprendere meglio una realtà per intervenire su di essa garantisce la fattibilità di un progetto aiuta a prevenire eventuali ostacoli di natura socio-culturale aumenta il livello di consapevolezza nelle scelte consente un costante aggiornamento permette di documentare e valutare il proprio operato promuove una sensibilità ai bisogni Il tema dei bisogni è centrale quando si parla di società civile e delle sue organizzazioni. In quanto soggetto che offre risposte concrete ai bisogni che emergono e si esprimono nei diversi ambiti e settori della vita sociale, il volontariato può trovare nello studio dei bisogni un terreno di ricerca particolarmente utile per elaborare, implementare, verificare e valutare i propri progetti. 5

8 Biisognii sociiallii:: quadrantte degllii attttorii Adottando una prospettiva emica ( soggettiva, indigena, interna al gruppo studiato), il volontario può studiare i bisogni espressi, le risorse disponibili ed i servizi offerti, dal punto di vista dei beneficiari. Questa prospettiva permette inoltre al volontario di analizzare i diversi tipi di rischio sociale (isolamento, violenza, sfruttamento sessuale, malattia, stigma, disinformazione ecc.) e di valutare le possibili risposte, privilegiando ancora una volta il punto di vista locale, soggettivo, anziché quello istituzionale, oggettivo, supposto come universalmente valido (prospettiva etica). ISTITUZIONI approccio etico, maggiore distanza sociale, minore qualità nelle relazioni umane Pubblico MERCATO bisogni, VOLONTARIATO rischi, ecc. privato approccio emico, minore distanza sociale, maggiore qualità nelle relazioni umane FAMIGLIA 6

9 L''analliisii parttiiciipattiiva:: perché? Per la natura del suo impegno e i valori su cui si fonda, il lavoro del volontario non può prescindere dall implicazione di (e dalla stretta collaborazione con) persone e gruppi sociali che sono oggetto del suo intervento. I progetti partecipativi si prefiggono di aiutare determinati gruppi di popolazione a compiere, con cognizione di causa, le scelte che permetteranno di assicurare condizioni di vita adeguate a tutti i membri della comunità. Grazie al dialogo fra volontari e popolazione, i progetti di ricerca partecipativa aiutano la gente a decidere quali cambiamenti, innovazioni o interventi possono contribuire a migliorare la loro situazione. Queste soluzioni saranno tanto più appropriate e durevoli, in quanto basate sull analisi dei problemi effettuata dalle persone direttamente interessate, e sulle opinioni da loro espresse. Il processo di ricerca partecipativa porta la popolazione a individuare le cause dei problemi così come essa li percepisce. E il volontario deve giocare quindi, in questo processo, un ruolo di animatore. Il processo di ricerca partecipativa serve a: - far prendere coscienza alla comunità e allo stesso agente di sviluppo (volontario, cooperante o altro operatore sociale) dei problemi che interessano la comunità; - promuovere la partecipazione dei diversi settori della comunità (in particolare le donne, i poveri, i giovani); - fornire gli elementi necessari alla pianificazione delle attività nel campo in cui si è scelto di intervenire; - raccogliere dei dati per il sistema di verifica e valutazione; - contribuire al rafforzamento della comunità. 7

10 Tiipii dii riicerca DI BASE (o fondamentale) DI LABORATORIO (elevato grado di controllo sul contesto di ricerca ma basso livello di realismo) SPERIMENTALE (il fenomeno da osservare è prodotto dal ricercatore stesso. Caratteristiche analoghe alla ricerca di laboratorio) DESCRITTIVA Si distingue di solito fra descrizione semplice (es.: dimensione di un fenomeno) e complessa (descrizione di relazioni fra variabili) SINCRONICA (ogni ricerca che studia le relazioni fra cose viste sull asse della simultaneità, e il cui complesso costituisce un sistema) RETROSPETTIVA (parte dall effetto per determinare, risalendo nel tempo, la causa. Es.: la malattia come risultato di determinate condizioni sociali) LONGITUDINALE (o di incidenza) (lo studio segue un gruppo di soggetti per un dato periodo di tempo, per valutare l insorgere di un problema) QUALITATIVA APPLICATA (Ricerca-Azione, Ricerca operazionale, partecipativa, Valutazione Rapida, ecc.) SUL CAMPO (ricerca condotta in un contesto naturale della vita quotidiana, su cui il ricercatore possiede scarso controllo, ma dotato di alto realismo) NON SPERIMENTALE (il fenomeno osservato si produce indipendentemente dal ricercatore. Caratteristiche simili alla ricerca sul campo) ESPLICATIVA (o correlazionale, in quanto spiega un fenomeno correlando ad esso determinate variabili, in un rapporto di tipo causale) DIACRONICA (ogni ricerca che indaga sullo sviluppo cronologico degli elementi, anche indipendentemente dalle relazioni che li legano in sistemi: asse delle successioni) PROSPETTICA (determina la causa e segue una popolazione nel tempo per valutarne l effetto. Es: la malattia come causa di aggiustamenti sociali) TRASVERSALE (o di prevalenza) (lo studio esamina i soggetti in un dato momento, per valutare la presenza di un determinato problema). Metaforicamente parlando, la prevalenza è come la fotografia di un fenomeno, mentre l'incidenza è come un film QUANTITATIVA 8

11 Comparaziione ffra riicerca quanttiittattiiva e qualliittattiiva QUANTITATIVA approccio orizzontale approccio etico paradigma deduttivo misurazione di determinati comportamenti produce dati generalizzabili ad ampie popolazioni produce dati replicabili produce dati «puliti», «precisi», espressi perlopiù in forma di scelta limitata fra alternative di risposta predefinite dal ricercatore, nel suo linguaggio; la risposta dell intervistato può essere data, al limite, sotto forma di crocetta, sottolineatura, punteggio da 1 a 10, ecc. la lista delle domande è limitata e normalmente definita prima di iniziare la ricerca (questionario standardizzato); ogni variazione nel porre le domande viene percepita come un pericoloso elemento di soggettività la dimensione del campione è ampia QUALITATIVA approccio verticale approccio emico paradigma induttivo descrizione del contesto e del significato di determinati comportamenti produce dati difficilmente generalizzabili produce dati difficilmente replicabili produce dati «densi», espressi nel linguaggio corrente dell informatore, tutti da interpretare, con possibili riferimenti a contesti multipli man mano che la ricerca si sviluppa, nuove domande sorgono e vengono poste all informatore: il ricercatore è libero di valutare eventuali aggiustamenti e modifiche dell intervista; si ritiene che l uso di una lista predefinita di domande implichi una conoscenza preliminare del fenomeno da studiare, che spesso non esiste. Il ricercatore è dunque incoraggiato a rivedere il suo approccio, le sue ipotesi e le sue domande man mano che egli acquisisce una maggiore conoscenza dei fenomeni studiati. L uso di questionari standardizzati, di conseguenza, non è incoraggiato la dimensione del campione è ristretta 9

12 la raccolta dei dati si opera su un ampia fascia di popolazione, definita in termini di confini demografici, geografici o amministrativi il campione rappresentativo dell universo indagato è generalmente costituito da un ampio numero di unità sociali l ampiezza del campione impone un approccio più superficiale e mirato si fa largo uso di dati di archivio, ottenuti attraverso operazioni di spoglio non si suppone che i membri del gruppo oggetto di studio abbiano fra loro altre relazioni al di là di quelle definite dal ricercatore (ad es.: sesso, età, appartenenza etnica, classe sociale, luogo di residenza) l ampio numero di informatori utilizzati è considerato garanzia dell affidabilità dei dati la ricerca quantitativa permette di ottenere risultati di grande affidabilità (replicabilità) la ricerca quantitativa è considerata da molti più controllata, oggettiva, invadente la ricerca quantitativa fonda la raccolta dei dati su questionari, studi di laboratorio, test carta-e-penna, esperimenti randomizzati, scale di punteggi, metodi questi che sono considerati oggettivi la ricerca quantitativa tende a produrre dati in forma numerica la raccolta dei dati si opera in gruppi di persone relativamente piccoli e generalmente limitati (comunità, villaggi, culture) il ricercatore sul campo si concentra nello studio di una singola o comunque di un numero limitato di unità sociali (famiglie, gruppi, villaggi) all interno di una società ogni unità sociale è studiata in modo approfondito e dettagliato, con attenzione a molti aspetti della vita quotidiana si privilegiano i dati di prima mano, raccolti sul campo dal ricercatore stesso grande attenzione è prestata ai rapporti sociali (di parentela, lavoro, gerarchia, ecc.) che legano i membri del gruppo oggetto di studio lo studio prolungato e approfondito con un limitato numero di informatori è considerato garanzia dell affidabilità dei dati la ricerca qualitativa permette di ottenere risultati di grande validità (precisione) la ricerca qualitativa è considerata più naturalistica, soggettiva, non invadente la ricerca qualitativa fonda la raccolta dei dati sull osservazione partecipante e le interviste approfondite a informatori-chiave, metodi questi che sono considerati altamente soggettivi la ricerca qualitativa tende a produrre dati in forma di descrizioni narrative 10

13 Ecco qui di seguito un prospetto che pone a confronto ricerca quantitativa e ricerca qualitativa su un tema specifico: quello dei disturbi psicosociali nel bambino e dell iperattività in particolare. Oggetto di studio Ricerca quantitativa Disturbi psicosociali nel bambino (esempio: iperattività) Misura quegli indicatori (ad esempio: attenzione, controllo degli impulsi, capacità di completare un compito intrapreso, ecc.) che appaiono associati al disturbo in questione. Il presupposto è che la presenza di determinati valori nella misurazione di alcuni fattori clinici sia alla base di una diagnosi scientifica dell iperattività o altro disturbo psicosociale. Ricerca qualitativa Studia i contesti in cui il bambino manifesta un comportamento etichettato come iperattività. La ricerca qualitativa sottolinea come in una società pluralistica sia importante prestare attenzione ai diversi modi in cui gruppi sociali diversi definiscono ciò che è salute e malattia. Se questo bisogno è facilmente avvertito dagli operatori sanitari quando hanno a che fare con bambini provenienti da minoranze etniche, l analisi qualitativa estende tale approccio alla nostra stessa società, mostrando come nel lavoro psicosociale sia importante riconoscere la coesistenza di differenti costruzioni sociali di salute e malattia: il comportamento percepito come adeguato da determinati gruppi di persone può essere definito come patologico dagli operatori sanitari così come da persone appartenenti ad altri gruppi sociali. La ricerca qualitativa mostra come molto di ciò che oggi viene chiamato disturbo psicosociale rifletta in realtà solo variazioni culturalmente determinate di stile di vita e relazioni sociali 11

14 La riicerca operaziionalle TIPO OBIETTIVO RISULTATI ESEMPI Esplorativa Tematica Pianificazione partecipativa Valutazione Raccolta di informazioni sopra un problema generale; accento sopra i problemi prioritari Approfondire la conoscenza di un tema specifico, identificato generalmente a partire da una ricerca esplorativa Implicazione delle popolazioni nella pianificazione o nel riaggiustamento delle azioni che le concernono Valutare i risultati di un programma o di un azione Formulazione di ipotesi preliminari che possono guidare alcune ricerche ulteriori Formulazione di ipotesi specifiche e forse di alcune raccomandazioni per l avvio delle azioni da realizzare Un programma o piano identificato e attivato dalle popolazioni stesse Revisione delle ipotesi di base; eventuale riaggiustamento del programma I differenti tipi di ricerca operazionale Studio di un gruppo di prostitute in una zona urbana di un paese in via di sviluppo; identificazione delle necessità prioritarie per quella comunità Studio dei problemi di salute e delle conoscenze locali sopra le malattie di trasmissione sessuale Azione partecipata per elaborare un piano di educazione sanitaria e di controllo medicoginecologico delle prostitute Valutazione dell impatto di una nuova pratica (uso del preservativo, controllo ginecologico regolare) introdotta in una determinata comunità o gruppo obiettivo 12

15 Tecniiche e sttrumenttii dii raccolltta deii dattii Rilevamento: produce dati nuovi attraverso: INTERVISTE DIAGRAMMI CARTE SPACCATI (transect) PROFILI STORICI TECNICHE DI CLASSIFICAZIONE TECNICHE DI QUANTIFICAZIONE OSSERVAZIONE PARTECIPANTE FOTOGRAFIA FILM GIOCHI di gruppo, individuali, di persone-chiave Calendari, diagramma di Venn Visione aerea dello spazio Lo spaccato è un disegno con la sezione verticale di edifici, villaggi, territori Costruito insieme alle persone più anziane, ai cantastorie, agli informatori-chiave Classificazione preferenziale, dei problemi, per livello di ricchezza ecc. Guardare, misurare, cronometrare, pesare, valutare Descrivere una realtà partecipando ad essa ad es.: fotografie di attività lavorative, ludiche e cerimoniali; di pratiche educative; di prodotti della cultura materiale (attrezzi, artigianato, ecc.); fotografie aeree Film etnografico, bio - e sociodocumentario, ecc. Gioco dei ruoli e giochi culturalmente adattati (David Atte ha ideato in Nigeria un gioco, detto Ayo board, che permette al ricercatore di vedere come i contadini prendono decisioni relative all uso delle risorse disponibili). 13

16 Spoglio: raccoglie dati di seconda mano attraverso: TESI RAPPORTI RICERCA BIBLIOGRAFICA ARCHIVI E REGISTRI UFFICIALI CORRISPONDENZA BIOGRAFIE DIARI, MEMORIE, AUTOBIOGRAFIE GIORNALI STATISTICHE Disponibili tanto nelle università occidentali che in quelle nei Paesi in via di sviluppo (PVS) Disponibili presso Agenzie internazionali, ONG, progetti di cooperazione, imprese private, organizzazioni di volontariato, ecc. Banche dati, bollettini bibliografici, schedari di biblioteca, cataloghi di libri di ospedale, tribunale, polizia, Privata e pubblica Libro scritto da A sopra B Libro scritto da A sopra A Consultabili nelle biblioteche e online Prodotte da ministeri, ospedali e centri di salute, servizi meteorologici, istituti geografici, ecc. 14

17 L osservaziione partteciipantte Il ricercatore deve guadagnarsi la fiducia mostrando simpatia per lo stile di vita del nativo. Dopo aver raggiunto l empatia o identificazione con gli indigeni, l antropologo può impiegare i propri sensi, i propri sentimenti e le proprie intuizioni come strumenti che gli indichino quale direzione prendere nelle interviste, nelle osservazioni e nelle stesse ipotesi di lavoro. Il processo dell osservazione partecipante consiste nell osservare e nel partecipare. Osservare è vedere come accadono le cose, ma consapevoli del fatto che osservare non equivale mai a guardare. Osserviamo non solo con i sensi, ma anche attraverso le nostre categorie: con le nostre idee e con le nostre ipotesi. Ciò che osserviamo, di fatto, è la distanza mentale che divide la nostra osservazione dal fatto osservato. Per osservare, ci appoggiamo alla nostra cultura, ma dobbiamo addentrarci nell altra cultura fino al punto che la nostra stessa cultura si relativizza. Per questa ragione, l osservazione partecipante non consiste semplicemente nel trasferirsi nel luogo dell osservazione e vedere. Comincia molto prima, con la formazione dell osservatore e la preparazione e il disegno della sua ricerca. Non è possibile osservare la realtà sociale senza uno studio critico della teoria e un impostazione dei problemi da un punto di vista delle discipline socio-antropologiche. Non troveremo nulla se non sappiamo ciò che cerchiamo; sono infatti le ipotesi di lavoro rese esplicite a dirci cosa dobbiamo cercare. Osservare implica un continuo andare e venire dalla nostra cultura a quella dell altro. Partecipare implica reciprocità: diritti e doveri, dunque, anche se durante l osservazione partecipante dobbiamo prestare maggiore attenzione ai nostri doveri che ai nostri diritti. Partecipare implica durata: l obiettivo è quello di partecipare pienamente alla cultura degli attori, di indigenizzarsi, senza perdere la propria cultura. 15

18 Condizioni per una buona osservazione partecipante a) Pianificare il tempo dedicato all osservazione b) Tentare di tradurre le proprie ipotesi in forma operativa c) Vivere con le persone osservate (il gruppo tenta di difendersi, e le persone alterano il proprio modo di comportarsi, ma in breve tornano al comportamento normale) d) Riconoscere e chiamare per nome: è un operazione difficile, perché dobbiamo incastrare ciò che osserviamo con i termini propri della nostra cultura. Dobbiamo conoscere l interpretazione indigena, propria di quella cultura, per porla a confronto con la nostra e) Descrivere con naturalezza ciò che stiamo osservando f) Tenere un diario di campo. g) Annotare e tenere presente il filo tematico di ciò che abbiamo osservato e di ciò a cui abbiamo partecipato. Il nostro obiettivo è: trovare il senso che le persone danno alla propria esperienza. L osservazione parte dal corpo etico (esterno, scientifico) di concetti, ipotesi e teorie proprie della disciplina. Con il passare del tempo e il crescere dei dati in termini di qualità e quantità, si passa a costruire un corpo emico, vale a dire che cominciamo a osservare attraverso le categorie degli informatori. 16

19 L iintterviistta Nella ricerca partecipativa, l intervista - insieme all osservazione partecipante - è una delle tecniche di rilevazione privilegiate. Esistono naturalmente tipi diversi di intervista, a seconda degli obiettivi dell indagine, della specifica fase di ricerca, dell estensione del campione (numero di persone intervistate). Si distingue innanzitutto fra intervista libera e intervista con questionario. L intervista libera può essere: - Informale (il ricercatore modifica le proprie domande a seconda delle persone e delle circostanze; è certamente la più difficile e metodologicamente scoperta, ma risulta particolarmente utile nella fase di ricerca cosiddetta di sfondo, momento preliminare dell indagine, in cui il ricercatore prende contatto con il terreno) - non strutturata (detta anche aperta) - non direttiva (lo scopo è quello di far emergere in tutta libertà il pensiero dell intervistato, senza interventi del ricercatore che possano orientare il flusso della comunicazione e i contenuti stessi) - focalizzata (finalizzata ad approfondire determinati aspetti, generalmente emersi nel corso di interviste non strutturate) - storia di vita (tesa a documentare il contesto idiosincratico, individuale, specifico di una persona, oppure quello di ruolo, come potrebbero essere ad esempio delle storie di vita di immigrati, volontari, cooperanti, ecc.) - focus group (riunione o intervista di gruppo) Il questionario può essere: - strutturato (o chiuso) con risposte alternative rigidamente previste - non strutturato, con risposte aperte - semistrutturato (misto, con risposte aperte e chiuse) 17

20 Popollaziione ((o uniiverso)) e campiione Le interviste con questionario sono rivolte a soggetti diversi, a seconda del tipo di rilevazione. Rispetto a una data popolazione o universo, infatti, una rilevazione può essere completa (tutti gli individui o unità omogenei sotto un determinato aspetto) o parziale (il c.d. campione, vale a dire una certa aliquota della popolazione). La rilevazione può essere altresì generale, riferendosi a individui o unità dell universo generale (es.: tutte le associazioni di volontariato della regione) o speciale (individui o unità di un sottouniverso, o universo speciale (es.: tutte le associazioni di volontariato della regione che operano nel campo della salute mentale). Ogni combinazione evidentemente è possibile. Potremo così, ad esempio, avere una rilevazione speciale e parziale, oppure una rilevazione speciale completa, e via dicendo. Quale che sia l orientamento di ricerca (quantitativo e qualitativo), la scelta degli informatori e del campione di indagine è sempre un problema molto delicato. L uso di informatori chiave (persone che per ruolo sociale, professione o altro si ritiene bene informate sul tema della nostra ricerca) e la diversificazione degli informatori [vedi: controllo dei dati qualitativi] sono fondamentali nella ricerca partecipativa, che avendo a disposizione tempi di realizzazione limitati lavora in genere su campioni di popolazione molto limitati. Ma altrettanta cautela si impone nella ricerca quantitativa, dato che la costruzione di un campione, anche se esteso, può comportare errori tali da inficiare la ricerca. L aumento della dimensione del campione, infatti, corrisponde a un aumento dell affidabilità dei dati solo e solamente se il campione non comporta errori di fondo, che inevitabilmente portano ad un campione tendenzioso o distorto. Si è soliti distinguere, a questo proposito, fra errori sistematici (tali errori sussistono quale che sia la dimensione del campione, come nel caso di un campione costruito a partire da un sottouniverso) ed errori casuali o di natura accidentale (il ricorso al caso nella costruzione del campione e l aumentare delle dimensioni del campione stesso sono, in questo caso, fattori di correzione dell errore). 18

21 Guiida per lla conduziione deii ffocus groups Definizione di focus group (intervista di gruppo) I focus groups sono delle interviste focalizzate di gruppo (dunque non individuali), destinate ad incoraggiare la discussione su determinati temi legati alla ricerca, da parte di un piccolo numero di persone (10-12 persone, normalmente). La persona che facilita questa intervista di gruppo è definita generalmente animatore, moderatore o facilitatore. Il suo compito non è quello di realizzare delle interviste individuali simultanee, ma quello di facilitare uno scambio di punti di vista, nel quale i partecipanti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni e di rispondere alle idee altrui. Per le sue potenzialità di coinvolgimento, questa tecnica di rilevazione dei dati costituisce, com è facile immaginare, uno strumento prezioso nella ricerca partecipativa. Essere un buon facilitatore Nella conduzione di un focus group, l utilizzazione di un supporto che aiuti la discussione (discussion starter, in inglese : un immagine, per esempio, che il ricercatore terrà in mano come ogni altro partecipante alla seduta di lavoro di gruppo) implica delle abilità, dei saper-fare e, al tempo stesso, dei saper-essere (skills) legati a questo ruolo di facilitazione che il ricercatore deve giocare. Queste capacità non sono difficili da sviluppare, e molti le possiedono già, sulla base delle proprie precedenti esperienze. Ecco, comunque, alcuni suggerimenti pratici che possono essere utili. Tenete sempre ben presenti i seguenti tre principi di base: a) Cercare di sviluppare uno spirito di cooperazione all interno del gruppo. Il vostro lavoro nel gruppo sarà più efficace, più piacevole e più gratificante se le persone sentono che gli altri membri del gruppo li aiutano e li incoraggiano. Cercate dunque di evitare ogni spirito di competitività nel gruppo. Un buon facilitatore deve saper creare un atmosfera confortevole e stabilire dei rapporti di confidenza, incoraggiare tutti quanti, essere paziente, evitare ogni atteggiamento gerarchico o minaccioso. Poiché è sempre meglio registrare la discussione, per poter disporre di un resoconto fedele delle diverse opinioni espresse, sarà opportuno spiegare ai partecipanti perché si registra, e sottolineare che le opinioni di ciascuno resteranno confidenziali. 19

22 b) Se possibile, dedicate del tempo alla preparazione della seduta di gruppo. Ciò significa che dovreste avere ben chiaro, nella vostra testa, ciò che la seduta di lavoro si propone di ottenere come risultato. Cercate di prevedere ogni tipo di problemi che potrebbero presentarsi durante il focus group. c) Un buon facilitatore non ha bisogno di parlare troppo. Il vostro lavoro è di incoraggiare gli altri a parlare. Non permettete alle persone che hanno maggior peso nel gruppo di egemonizzare la discussione. Spiegate che uno dei vantaggi di lavorare insieme come gruppo è proprio il fatto di poter condividere le nostre esperienze e apprendere gli uni dagli altri. Evitate le domande che suggeriscono o contengono già la risposta, e assicuratevi che le domande siano state ben comprese. Fate attenzione a non lasciare che la vostra opinione influenzi le risposte. Questi tre principi fondamentali hanno numerose implicazioni, sulle quali sarà bene riflettere. Per esempio : - Innanzitutto, non dimenticate di presentarvi e di dire il vostro nome - Prima di cominciare il focus group, spiegate ai partecipanti l obiettivo e il metodo di lavoro: spiegate perché lo si fa, ciò che succederà e la durata dell incontro. - Spiegate che si cercano delle opinioni franche, che non si tratta di un esame, un concorso, una valutazione, una gara a chi è più bravo.. - Sarà opportuno parlare ai membri del gruppo dell importanza di saper ascoltare gli altri. E una capacità preziosa, che i partecipanti al focus group dovrebbero acquisire. Non dimenticate dunque di parlarne! - Ricordate ai partecipanti che tutti dovrebbero poter parlare, ma non allo stesso tempo - Cercate di far parlare ciascuno dapprima su qualcosa di banale: il nome, il quartiere dove vive, il paese di origine, ecc. - E possibile (e ciò avviene spesso) che dei membri del gruppo dicano delle cose di cui voi, il facilitatore, non vedete la pertinenza. Ricordatevi che questi commenti e idee possono, in realtà, essere molto utili, quando ci si dia il tempo e la possibilità di chiarirli. Cercate sempre di approfondire un argomento. - Sedersi insieme in circolo aiuta a rendere paritari i rapporti all interno del gruppo, col vantaggio che ognuno può vedere in viso tutti gli altri. - Il facilitatore non resta in piedi, come qualcuno che conosce già tutte le risposte. Sottolineate questo aspetto nella vostra seduta di lavoro, e cercate di non offrire troppo spesso delle risposte. 20

23 - Fate vedere che davvero non sapete ciò che i partecipanti ci diranno - Cercate di porre sempre delle domande aperte, o di offrire le due possibilità: Vi sembra buono o non buono?, Trovate che sia chiaro o non chiaro? - Cercate sempre di scavare e domandate di precisare meglio quanto detto: chiedete perché dicono una determinata cosa, o ciò che intendono dire con delle parole vaghe come «bene» (bene in che senso: Chiaro? Bello? Facile da capire?) - Chiedete se tutti sono d accordo, se non ci sono per caso altre opinioni - Implicate tutti nella discussione (impiegate lo sguardo, incoraggiate quelli che non parlano) - Se i membri del gruppo devono essere in grado di discutere sulla base di un nostro supporto visuale (uno schema, un disegno, una mappa, ecc.) ognuno deve poterlo vedere chiaramente. Ogni partecipante dovrebbe dunque avere in mano una copia del testo o dell immagine su cui si sta discutendo. - Se discutete di un immagine, accertatevi che ciascuno, nel gruppo, riconosca i diversi elementi presenti nella foto o nel disegno in questione. Spiegate ogni convenzione visuale che può porre delle difficoltà, aiutando così i membri del gruppo a sviluppare una migliore capacità di leggere le immagini (ciò che in inglese chiamano visual literacy skills) - Ricordate che le persone possono essere analfabete e non avere il coraggio di dirlo - Tenete presente che oltre alle difficoltà di leggere un testo scritto le persone possono avere difficoltà a leggere correttamente ( correttamente dal nostro punto di vista!) le immagini che proponiamo loro (fenomeno del cosiddetto analfabetismo pittorico ) - Durante la discussione, permettete alle persone di arrivare alle proprie conclusioni. Non dimenticate che il focus group è anche un formidabile strumento per sviluppare una coscienza critica, e che per arrivarvi i membri del gruppo hanno bisogno di analizzare essi stessi le cose. - Benché vi siano sempre delle costrizioni di tempo, è meglio non passare troppo rapidamente da una fase all altra della discussione. Non basta che alcuni, o che la maggior parte delle persone presenti sviluppino un punto di vista personale. Ogni partecipante dovrebbe avere il tempo di comprendere a fondo ciò che si sta dicendo. Se non vi date il tempo necessario perché ciò avvenga, alcuni membri del gruppo lasceranno la seduta senza avere avuto l opportunità di riflettere a fondo sulla questione. - Una delle capacità più difficili da sviluppare, per il facilitatore, è quella di mantenere un buon equilibrio fra la necessità di guidare, di orientare, di animare la discussione da un lato, e la necessità, dall altro, di permettere un libero scambio di opinioni. Cercate di mantenere la discussione abbastanza aperta da permettere a ciascuno di sviluppare le proprie idee e un proprio punto di vista personale. 21

24 - Mentre la discussione procede, non dimenticate il vostro eventuale supporto visuale. Dovreste utilizzarlo costantemente, al fine di rendere più mirata l analisi del gruppo. Fate dunque riferimento a questo supporto il più spesso possibile. - Spesso, avrete bisogno di far emergere, nel corso della discussione, delle informazioni che provengono dall esperienza personale di coloro che partecipano al focus group. Oppure sentirete il bisogno di incoraggiarli ad approfondire il tema. Potrete farlo ponendo delle domande che aiutano le persone ad esprimere, a verbalizzare i propri pensieri. Il gioco del «Ma questo perché?» può aiutarvi a scavare più a fondo nel problema. - In tutti i gruppi, vi sono delle persone che imparano e comprendono prima degli altri, o che sono più estroverse e intervengono senza paura nella discussione. Fate in modo che i partecipanti più veloci nel capire la domanda aiutino quelli che sono più lenti o timidi, a comprendere meglio e ad esprimersi liberamente. - Non dimenticate, chiudendo la seduta di lavoro, di ringraziare i partecipanti: essi vi hanno dedicato una parte del loro tempo. Quello che bisogna evitare Cercate di - non far trasparire il vostro specifico punto di vista o ciò che più vi interessa: ciò non può che influenzare i partecipanti - non parlare troppo o guidare la conversazione - non contraddire i partecipanti - non porre delle domande chiuse (per esempio, non chiedete semplicemente: «Trovate questa foto scioccante?», ma aggiungete sempre «o no?») - non lasciare che una persona o due monopolizzino la discussione 22

25 Guida generale per la discussione Quello che segue, è un quadro che consente ai partecipanti di sviluppare e di esprimere un loro punto di vista, attraverso un analisi individuale. Utilizzate questi suggerimenti come un quadro che può guidarvi nella conduzione del focus group, piuttosto che come un sistema rigido, che rischierebbe di limitare la discussione e di reprimere la creatività dei partecipanti. 1) DESCRIVERE. Incoraggiate i membri del focus group a descrivere (ciò che vedono in un immagine, ciò che hanno letto in un documento, ciò che sanno di un determinato problema). 2) METTERE IN RELAZIONE. Cercate dei rapporti fra ciò che è illustrato in un immagine che voi stessi proponete, o in un aneddoto che voi raccontate, e la vita reale dei partecipanti, le loro esperienze quotidiane. 3) IDENTIFICARE I PROBLEMI. Accertatevi che ciascuno, nel gruppo, abbia chiaro quali sono i problemi, o gli aspetti del problema, presenti nell aneddoto o nell immagine presa in considerazione. 4) CERCARE LE CAUSE. Il gruppo cerca di individuare le differenti cause dei problemi. E questa una fase molto importante ai fini dello sviluppo di una coscienza critica. 5) CERCARE LE SOLUZIONI. Incoraggiare i membri del gruppo a proporre delle possibili soluzioni che corrispondano ai problemi individuati. 6) PIANIFICARE DELLE AZIONI. Il gruppo è sollecitato ad elaborare un piano di azione, per mettere in pratica le soluzioni previste. 23

26 IIll diiagramma dii Venn 24 Diagramma di Venn, relativo al progetto di appoggio alla medicina tradizionale avviato alla fine degli anni 80 dal Ministero degli Affari Esteri italiano a Bandiagara, in Mali (Africa occidentale) Il diagramma di Venn permette di esplorare i problemi di organizzazione interni a una data realtà sociale (villaggio, comunità, quartiere, reparto di una fabbrica o di un ospedale, ecc.) e le relazioni fra questa realtà e il mondo esterno. La visualizzazione dei dati è estremamente importante nella ricerca qualitativa, e questo strumento è spesso utilizzato nella ricerca partecipativa, perché la sua costruzione richiede un lavoro collettivo, con scambi di opinione e discussione. Si comincia col tracciare un largo cerchio che rappresenta, supponiamo, il villaggio. Ogni cerchio più piccolo, all interno di questo, rappresenta un organizzazione interna al villaggio (associazioni di guaritori, di cacciatori, di giovani; comitato di genitori di studenti; associazioni femminili, ecc.). La dimensione del cerchio indica in genere l importanza dell organizzazione. Le organizzazioni esterne che hanno un impatto sul villaggio (Ministeri, Chiese, Cooperazioni, ecc.) sono illustrate da cerchi che hanno origine all esterno e che tagliano il cerchio rappresentante il villaggio. L intersezione di due o più cerchi indica che fra tali organizzazioni esistono delle relazioni. Tanto maggiore è l intersezione, e tanto più grande è l interazione fra le organizzazioni rappresentate. Delle frecce, infine, indicano delle realtà sociali esterne che, pur avendo un impatto sulla vita del villaggio, non fanno capo ad organizzazioni esterne specifiche.

27 Sttudii dii caso ((case sttudiies)) Gli studi di caso sono delle Inchieste approfondite su persone o gruppi di persone. E possibile studiare organizzazioni, servizi ed esperienze. Lo studio di caso è un approccio di analisi qualitativa, compiuta "sul campo", cioè in situazione reale. Lo studio di caso è l'espressione metodologica dell'approccio qualitativo, in quanto si serve di un orientamento naturalistico, partecipativo, situazionale; utilizza metodi di varia provenienza con prevalenza di quelli descrittivi e interpretativi; ha indirizzo soggettivistico, tendenzialmente sistemico. Lo studio del caso è strumento fondamentale per l'indagine in situazioni complesse. Un "caso" implica un contesto sociale, comporta che il particolare è un caso di qualcos'altro, denso di rimandi a concetti, tipologie di comportamenti; il caso è tale se esce da se stesso e implica un certo senso di generalità (generalizzazione naturalistica). La conduzione dello studio di caso è flessibile ad una progressiva messa a fuoco dei confini del caso, in considerazione delle questioni rilevanti o nodi problematici emergenti. Lo studio di caso è una delle forme di studio utilizzate dalla ricerca qualitativa, quando il fenomeno oggetto di indagine è così ricco e complesso da rendere impossibile l applicazione di disegni sperimentali. Lo studio di casi multipli (o studio multi-caso) si fonda sulla comparazione ed è particolarmente utile nello studio di realtà complesse. L uso di fonti multiple costituisce un importante prova sia qualitativa che quantitativa, dato che un fenomeno è meglio descritto dalla concordanza di elementi provenienti da diverse fonti. 25

28 Da: Yin, Case study research,

29 Sttudii dii valluttaziione Si distingue generalmente tra valutazione qualitativa e quantitativa. La valutazione quantitativa è interessata essenzialmente ai prodotti di un'attività, e generalmente si tratta di risultati misurabili, di test standardizzati e di analisi statistiche. La valutazione qualitativa, invece, ritiene che un'analisi quantitativa non possa cogliere la complessità dei fenomeni sociali. Infatti, il contesto gioca un ruolo fondamentale negli accadimenti umani e il processo con cui si attua un'attività è almeno tanto importante quanto i suoi risultati (matrice fenomenologica). La valutazione è in primo luogo informazione e descrizione, costruita in modo che i diversi protagonisti possano leggerla e capirla interpretandola. Infatti l'essenza della valutazione è la ricerca del "significato" dell'esperienza. Quando si predispone un piano valutativo le domande preliminari da porsi sono: che cosa, come, chi, quando, per chi e perché si valuta. La risposta a questi interrogativi si raggiunge con una contrattazione tra il ricercatore, il committente e i soggetti della ricerca; le scelte vanno chiarite e definite dai soggetti interagenti in base agli obiettivi della valutazione e alla sua fattibilità. 27

30 Mettodo dii cllassiiffiicaziione prefferenziialle La classificazione preferenziale risulta importante per varie ragioni. La raccolta dei dati attraverso questo metodo spinge i partecipanti a confrontarsi sulle opinioni espresse (le proprie e quelle altrui), e a chiarire il proprio punto di vista. Si tratta, inoltre, di un metodo di rilevazione ideale per determinate informazioni, per le quali non si ha bisogno (come spesso avviene) di valori assoluti. La classificazione preferenziale consiste nel chiedere a un gruppo di persone di stabilire le priorità all interno di una rosa di preferenze, opinioni, bisogni, problemi espressi dal gruppo stesso. La prima tappa consiste nello scegliere insieme agli informatori le unità da classificare (i problemi di salute più gravi, le risorse disponibili, i bisogni di una determinata comunità, ecc.). E opportuno che questa decisione sia il frutto di un dibattito preliminare con le persone che partecipano al gruppo di discussione. Supponiamo di essere interessati a capire quali sono le principali motivazioni che stanno alla base del volontariato, e di lavorare con un gruppo di persone che operano all interno di diverse associazioni. Quello che bisogna assolutamente evitare è che una persona esterna (nella fattispecie il ricercatore) proponga una lista di motivazioni preconfezionata, senza tenere conto in effetti delle opinioni espresse dagli informatori. Dovranno essere invece questi ultimi a fornire una lista - non troppo lunga - di motivazioni (si cerca di rimanere in genere entro le 5 o 6 opzioni). Dopodiché, si tratta di annotare le risposte all interno di una matrice (qui di seguito riportata). La collocazione non ha importanza quando trascriviamo le risposte in questa matrice, e di solito le singole opzioni vengono annotate semplicemente in base all ordine in cui vengono espresse. Le scelte sono trascritte sia verticalmente che orizzontalmente, come nello schema qui riportato a titolo di esempio e relativo ai problemi legati alla gestione delle persone con dolore cronico. Si prendono infine le risposte a due a due, chiedendo ai partecipanti di stabilire quale delle due opzioni sia prioritaria rispetto all altra, e l esito della discussione viene riportato nella casella corrispondente. Ultimato il confronto di ogni singola opzione con tutte le altre, si riporta il punteggio ottenuto da ogni elemento nella scala delle preferenze : è possibile così restituire ai partecipanti un quadro nelle preferenze da loro espresse (in termini di importanza nel caso delle motivazioni del volontario o, in altri ambiti di ricerca, di gravità, fattibilità, ampiezza, disponibilità). Ciò che importa, in questo processo di rilevazione, è in ogni caso meno la classificazione finale che le informazioni e i punti di vista emersi durante la discussione, che il ricercatore avrà l accortezza di annotare con cura e possibilmente di registrare. 28

31 A1 A2 A3 A4 A5 B1 B2 B3 B4 B5 Scala delle preferenze Realtà oggetto di valutazione* Punteggio * problemi, rischi, bisogni, risorse disponibili, possibili soluzioni, ecc. 29

32 Ecco qui di seguito, un esempio concreto di applicazione dello strumento di classificazione preferenziale, sui problemi legati alla gestione della persona con dolore cronico (classificazione per importanza realizzata con un gruppo di 6 infermieri, Trieste, 16/04/05) A1 RELAZIONI A2 FORMAZIONE (scarsa conoscenza tecnica farmacologica) A3 INSODDISFAZIONE DEL PAZIENTE A4 DIPENDENZA / MINORE AUTONOMIA F I F D F I A5 ASPETTI ECONOMICI R F I E B1 B2 B3 B4 B5 RELAZIONI FORMAZIONE INSODDISF. DIPENDENZA ASPETTI EC. Scala delle preferenze Realtà oggetto di valutazione Punteggio 1 Qualità della vita di relazione 1 2 Formazione (bisogno di) 4 3 Insoddisfazione del paziente 3 4 Dipendenza / minore autonomia del paziente 1 5 Aspetti economici legati alla condizione del paziente 1 30

33 Raccolltta deii dattii nelllla riicerca qualliittattiiva e satturaziione nella ricerca quantitativa la chiusura della fase di rilevazione coincide normalmente con la raccolta di tutti i questionari distribuiti alle unità che costituiscono il campione. Nella ricerca qualitativa, invece, durata e chiusura non sono predefiniti. Quando è giusto chiudere con la raccolta dei dati? Quando possiamo legittimamente considerare inutile proseguire con le interviste o nell osservazione partecipante? Chi fa ricerca partecipativa sa bene che arriva un momento in cui è inutile continuare a raccogliere dati: l organizzazione di ulteriori focus groups, la produzione di nuove foto e filmati, la raccolta di altre storie di vita non apportano nulla di nuovo a quanto già sappiamo. I metodologi parlano di questo momento cruciale in termini di saturazione: si smette di raccogliere dati quando si arriva - appunto - alla saturazione, quando le informazioni fornite da nuovi dati diventano ridondanti rispetto alle problematiche che si vogliono studiare. Nuovi dati non producono nuove informazioni. 31

34 L iinvesttiigaziione,, ffra reallttà empiiriica e siimullaziione Ogni progetto di ricerca si colloca all interno di un continuum di investigazione, che va dall osservazione della realtà empirica non manipolata e osservata nel suo contesto naturale, a forme di indagine sofisticata che ricorrono a simulazione (in laboratorio o sul campo) fino a giungere alla simulazione mediante modelli matematici. Questo continuum dei modi in investigazione può essere rappresentato schematicamente come segue (De Bruyne, 1974): Studio Comparazione o Sperimentazione Simulazione di caso studio multi-caso (terreno/laboratorio) (modello) (campione) artificiale chiuso controllato reale aperto incontrollato E appena necessario sottolineare che la ricerca partecipativa, per la sua natura, gli scopi e gli interessi che la caratterizzano, privilegia di gran lunga gli studi di caso e la comparazione di casi, esaminati nel contesto naturale della vita quotidiana, dove quanto accade è caratterizzato per ovvie ragioni dal massimo grado di realismo. 32

35 IIll ttriiangollo delllla riicerca qualliittattiiva:: descriiziione,, cllassiiffiicaziione,, connessiione La descrizione: ogni analisi qualitativa si fonda su dati «densi», altrimenti non è possibile interpretare correttamente il senso di un osservazione. La classificazione: questi dati sono classificati o "ridotti" secondo differenti principi di codifica, talvolta gerarchici. La massa dei dati è enorme; prima dell'analisi bisogna strutturare e durante l'analisi occorre ristrutturare. La connessione: le categorie vengono poste in relazione fra loro, secondo differenti principi e tecniche, e il ricercatore deve costruirsi delle "visioni" d insieme. 33

36 Ciircollariittà dellll approcciio qualliittattiivo L approccio qualitativo è caratterizzato dalla circolarità del processo che, attraverso un movimento a spirale, porta dall osservazione e descrizione dei dati alla loro classificazione, per ritornare a confrontare poi questi risultati intermedi con i dati grezzi. In altre parole, per giungere a descrizioni valide, è fondamentale classificare e connettere i dati, e testare poi tali descrizioni con la realtà empirica. La difficoltà è data dalla gestione della massa di dati. Per questo, i ricercatori che adottano un approccio qualitativo: disegnano molto; utilizzano delle matrici; fanno uso delle tecniche quantitative di visualizzazione Ecco, qui accanto, una rappresentazione schematica del ruolo che la visualizzazione assume nella ricerca qualitativa, caratterizzata appunto dalla circolarità del suo approccio. 34

37 Condiiziionamenttii exttra--sciienttiiffiicii nelllla riicerca Ogni indagine, in tutti i campi della ricerca (sia essa fondamentale o applicata, nell ambito delle scienze naturali o sociali) deve fare i conti con un ampio numero di fattori extra-scientifici, che possono condizionare (e spesso condizionano) il progetto di ricerca in tutte le fasi. E fondamentale acquisire consapevolezza del peso di questi fattori, per poterli esplicitare e tenere quindi sotto controllo. SPAZIALE - Scelta dei luoghi d indagine TEMPORALE - Scelta del periodo, dell orario, della stagione. Esempio: stagione secca, periodo pomeridiano, ecc. SESSUALE - Esempi: interviste di una ricercatrice con guaritori di sesso maschile; interviste di un ricercatore con leaders di associazioni tradizionali femminili; prevalenza di un sesso rispetto all altro nel campione per ragioni non legate alla rappresentatività dello stesso, ma alla personalità (e al sesso) del ricercatore, o alle condizioni della ricerca ETNICO - Es.: negli studi sul dolore, l appartenenza etnica del ricercatore si è rivelata un fattore in grado di modificare i risultati di un esperimento DI GENTILEZZA - Desiderio dell intervistato di non deludere o contraddire le aspettative dell intervistatore DI CONVENIENZA - Es.: risposte dell intervistato dettate dalle sue aspettative circa l esito dell intervista (ricompensa) o della ricerca DI CLASSE - Es.: preferenza data dal ricercatore a persone di statuto economico o sociale più vicino al suo (capi villaggio, infermieri, maestri) DESIDERABILITA SOCIALE - Bisogno dell intervistato di adeguarsi alle aspettative sociali legate al proprio ruolo. In psicologia, si indica con tale concetto il desiderio che i soggetti hanno di essere considerati favorevolmente, e che li porta a occultare - nel corso dell intervista o di altre interazioni con il ricercatore - paura, angosce, pregiudizi, sentimenti di ostilità o altri aspetti che potrebbero metterli in cattiva luce. 35

38 Conttrollllo deii dattii qualliittattiivii:: ttriiangollaziione ed allttre ttecniiche Uno dei problemi di chi fa ricerca, è quello di potersi fidare dei dati raccolti: le informazioni ottenute attraverso la mia ricerca sono davvero attendibili, esaurienti, precise? O sono invece frutto dei miei pregiudizi, dei numerosi fattori extrascientifici in gioco, di un errore nella scelta (limitante) di alcuni informatori? Per ovviare a questi possibili rischi, il ricercatore può ricorrere (ed è opportuno che lo faccia!) a diverse tecniche chiamate appunto tecniche di controllo dei dati. Ecco quello che è possibile fare, per contare su dati più certi. 1) Usare la triangolazione per aumentare l affidabilità dei dati, diversificando: - le fonti, le unità di osservazione, gli informatori (primo tipo di triangolazione) - gli osservatori (secondo tipo di triangolazione): diversi osservatori vedono meglio e di più - gli strumenti e le tecniche di rilevamento (terzo tipo di triangolazione) Il termine triangolazione, oggi largamente utilizzato nelle scienze sociali, proviene dalla cartografia geodetica: per costruire mappe di porzioni limitate di superficie terrestre, prima dell'uso dei satelliti, era adoperato infatti un reticolo di elementi triangolari tra loro connessi. Nelle scienze sociali il concetto di triangolazione è usato metaforicamente, a indicare la necessità di moltiplicare e diversificare i punti di osservazione, per giungere a una descrizione a tutto tondo di un determinato fenomeno. 36

39 TECNICA A (fornisce informazioni non evidenziate da B e C) REALTA INDAGATA TECNICA B (fornisce informazioni non evidenziate da A e C) TECNICA C (fornisce informazioni non evidenziate da A e B) 2) Elaborare una prima sintesi dei risultati da restituire agli informatori e alla popolazione indagata per raccoglierne i commenti e le reazioni, al fine di compiere i necessari aggiustamenti. Sottoporre al giudizio degli informatori le proprie interpretazioni. Utile dal punto di vista metodologico, la restituzione della ricerca è importante anche dal punto di vista etico, perché ripaga in qualche modo gli informatori per il tempo e la fiducia che ci hanno concesso. In inglese questa tecnica viene indicata come back talk 3) Cercare attivamente quegli aspetti od elementi che possono contraddire i dati raccolti e le interpretazioni su essi fondate ( Mi sembra di capire che in genere.. Esistono invece dei casi in cui? ) 4) Prendere coscienza dei condizionamenti, dei pregiudizi, dei presupposti impliciti e delle proprie parzialità (biais), esplicitare tali condizionamenti e cercare di gestirli a favore della ricerca. I condizionamenti extra-scientifici sono pericolosi quando non se ne prende coscienza 5) Tenere sempre in conto, nelle diverse fasi della ricerca (definizione dei concetti, individuazione degli indicatori, raccolta, analisi e presentazione dei dati), l arbitrarietà cui spesso sono soggette le nostre scelte 6) Essere coscienti delle debolezze intrinseche della tecnica che abbiamo deciso di impiegare, esplicitare tali debolezze nel resoconto dei vari passi della ricerca e valutarne l impatto sui risultati ottenuti 37

40 7) Definire chiaramente gli obiettivi per potersi interrogare sulla pertinenza delle informazioni raccolte. Questa operazione rimanda al concetto di ignoranza ottimale: se è vero che ogni ricerca, per potersi dire esaustiva, dovrebbe essere virtualmente infinita, allora è chiaro che, nella pratica, ogni inchiesta si conclude - inevitabilmente - con il perdurare di una vasta area di ignoranza. Se non potremo sapere tutto alla fine della nostra ricerca, è tuttavia di fondamentale importanza che il perdurare della non-conoscenza riguardi aspetti marginali del tema indagato, piuttosto che elementi fondamentali. Il concetto di ignoranza ottimale indica la necessità di giungere alla conoscenza di ciò che veramente è necessario ed utile sapere, trascurando le informazioni meno rilevanti o superflue 8) Definire il grado accettabile d imprecisione (fin dove deve spingersi l inchiesta approfondita? Abbiamo davvero bisogno di una percentuale precisa, o sarebbe sufficiente un ordine di grandezza? Ci è davvero utile conoscere l età esatta delle persone, o ci basta invece la fascia di età?). Dati troppo precisi possono portare a problemi di natura diversa, quando non strettamente necessari: a) corrispondono a una perdita di tempo sia a livello di raccolta che di trattamento dei dati; b) pongono inutilmente gli informatori in imbarazzo, e fanno sospettare che i questionari e le interviste non siano poi così anonimi come si sostiene (che senso ha, in un questionario sul consumo di alcool distribuito agli studenti nelle scuole di una regione, chiedere ai giovani di indicare la classe, l età precisa, il luogo di nascita, il comune di residenza, se poi si ragione per fasce di età, per aree urbane e rurali, e comuni al di sotto o al di sopra di un determinato numero di abitanti?) 38

41 39

42 Le iipottesii sciienttiiffiiche In una prima approssimazione, possiamo definire l ipotesi come una relazione supposta fra due fatti. E opportuno precisare che un asserzione troppo generale difficilmente può considerarsi ipotesi, anche se probabilmente vera. Verità di carattere generale non possono essere elevate al grado di ipotesi se non attraverso una definizione rigorosa dei termini proposti. Un problema troppo vasto non può portare a ipotesi precise, e quindi a una dimostrazione valida. L esperienza personale può essere all origine di ipotesi di investigazione. Ma la principale fonte di idee di ricerca, di ipotesi da testare, è data senza dubbio dallo studio della letteratura scientifica disponibile su un determinato argomento. La ricerca documentale può aiutare il ricercatore in diverse maniere: A) E possibile studiare nella letteratura un metodo applicato con successo a un certo tipo di problemi, e tentare quindi l applicazione di tale metodo al problema che costituisce il centro di interesse del ricercatore. Una tale trasposizione può servire a testare delle ipotesi verificabili B) In secondo luogo, è possibile riscontrare, nella letteratura scientifica presa in esame, delle analisi di un problema in cui ricercatori vari, attraverso ricerche analoghe se non identiche, non giungono alle medesime conclusioni. Il confronto dei loro lavori può generare un ipotesi circa la possibile origine di queste contraddizioni. C) Un terzo possibile uso della letteratura nel formulare ipotesi, più semplice, è dato dalla possibilità di trovarvi dei consigli. Si tratta, ad esempio, dell aggiornamento di lavori rigorosi, interessanti, ma ormai antichi e per i quali è possibile immaginare delle modificazioni legate all evoluzione temporale. Tali aggiornamenti possono basarsi esclusivamente sulle conseguenze (socio-culturali, ad esempio) dell evoluzione storica, ma anche sull integrazione di nuove conoscenze, siano esse concettuali o metodologiche, di cui il primo autore non aveva tenuto conto. D) Infine, una quarta fonte di ipotesi che è possibile incontrare nella letteratura scientifica disponibile riguarda le suggestioni offerte dagli stessi autori consultati. È raro che un 40

43 ricercatore, nel comunicare i risultati della sua indagine, non concluda la sua pubblicazione con una discussione del proprio lavoro, in cui sottolinea un certo numero di punti sui quali sarebbero necessarie ulteriori ricerche. Un ricercatore alle prime armi ha tutto l interesse a inserirsi in una corrente di ricerca, cominciando proprio da uno di questi punti, per i quali egli può essere guidato dalla pubblicazione in questione. Un ipotesi si inserisce normalmente in una teoria. Quest ultima può essere di carattere più o meno generale. Quale che sia il livello teorico di partenza, è da questa posizione che dovranno essere dedotte le ipotesi. Se, al contrario di una tale deduzione, le ipotesi sono il prodotto di una generalizzazione rispetto a tutta una serie di fatti, di una relazione ripetutamente osservata fra due fatti, si parlerà allora di ipotesi indotta. SISTEMI TEORICI Ipotesi dedotte IPOTESI Ipotesi indotte OSSERVAZIONI EMPIRICHE DEI FENOMENI 41

44 LIVELLI DI ASTRAZIONE Il più alto Teoria generale e modelli Teorie intermedie e modelli Trasformazioni logiche; paradigmi induttivo e deduttivo; manipolazioni matematiche, statistiche o di altra natura Enunciati di basso livello di astrazione Modi di osservazione (compresi strumenti, tecniche, concetti) Il più basso Il mondo reale delle cose e degli eventi IL DOMINIO DELLA METODOLOGIA Da: Pelto P.J. and Pelto G.H., 1970, Anthropological Research, p. 3 42

45 Grounded ttheory:: lla comparaziione costtantte Nell approccio sviluppato da Glaser e Strass, detto grounded theory, vengono raccolti e analizzati i dati, e si elabora quindi una teoria fondata ( grounded ) su tali dati. Questo approccio costituisce un importante fonte di sviluppo teorico. La raccolta dei dati e la loro analisi avvengono simultaneamente: i nuovi dati vengono confrontati con quelli già raccolti, e trasformati in concetti; i concetti pertinenti vengono classificati in categorie e sottocategorie, riesaminate sulla base dei nuovi dati e delle interpretazioni, con conseguente abbandono, revisione o conferma delle stesse. Si consulta, a questo punto, la letteratura scientifica, per determinare se queste categorie sono state identificate in precedenza; non viene compiuta però, in genere, alcuna rassegna preliminare, al fine di evitare chiusure premature. Aspettative e pregiudizi possono infatti condizionare pesantemente l esito della ricerca. Mettttere ffra parenttesii ((brackettiing)) E fondamentale, nella ricerca qualitativa in genere e quindi anche nella grounded theory, saper mettere fra parentesi - almeno momentaneamente - le proprie convinzioni e i propri pregiudizi (i metodologi si riferiscono spesso a questa capacità con il termine inglese di bracketing): al fine di comprendere le altrui esperienze di vita, il ricercatore deve definire dapprima ciò che egli stesso si aspetta, esplicitare i propri pregiudizi, e porre quindi deliberatamente da parte questi sentimenti ed opinioni. Ciò non significa che il ricercatore debba necessariamente approvare determinati fenomeni e comportamenti sociali (il gioco d azzardo, ad esempio, o la prostituzione, o il bere eccessivo) solo perché sta osservando e cercando di capire tali fenomeni. Fa parte del suo lavoro registrare, e non decidere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Tuttavia l obiettività, la conoscenza scientifica e la sensibilità ai diversi contesti culturali non implicano che l operatore sociale ed il ricercatore debbano rinunciare a esprimere i propri giudizi ed ignorare i valori internazionalmente riconosciuti, in termini di giustizia e di morale. Quello che davvero importa è essere in grado, durante la ricerca, di sospendere tali giudizi, dando agli informatori la più ampia libertà di esprimere la loro visione del mondo, necessariamente fondata su uno specifico sistema di valori, che può anche differire fortemente da quello del ricercatore. 43

46 Quantta tteoriia prelliimiinare? Poca teoria preliminare Apertura mentale Molta teoria preliminare Apertura verso altre ricerche Possibilità di affrontare un soggetto nuovo Tendenza a raccogliere troppi dati Inserimento più facile dei risultati nella disciplina Tendenza ad ignorare dei fenomeni Confronto difficile fra ricercatori Generalizzazione più facile Preconcetti non espliciti Preconcetti espliciti (dunque controllabili) Fra tteoriia e osservaziionii empiiriiche:: lle variiabiillii Affermare il ruolo direttivo della teoria nella pratica di ricerca empirica e, al tempo stesso, il rapporto dinamico e bidirezionale fra questi due poli, significa riconoscere che, di fatto, è la teoria che fonda i diversi momenti della ricerca empirica; ma è riconoscere, altresì, che i modelli teorici e ideologici di riferimento mutano o possono mutare nel corso dell osservazione empirica e in conseguenza ad essa, in un processo che può essere di semplice chiarimento di aspetti specifici della teoria generale, ma che può implicare anche una revisione parziale della teoria o, al limite, la sua stessa riformulazione. Il che vuol dire che, se la teoria fonda l osservazione empirica dei fatti, quest ultima è fattore e condizione di progresso del lavoro teorico. 44

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