Verso Monet... Immagini, impressioni e riflessioni, racconti

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1 Scuola Secondaria di I grado Augusto Caperle Verso Monet... Immagini, impressioni e riflessioni, racconti Classe III D Anno scolastico

2 Presentazione Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente. C. Monet Queste parole di Claude Monet ben presentano il percorso da cui sono nate le immagini, le riflessioni ed i racconti raccolti in queste pagine. Dopo la visita alla mostra d arte Verso Monet, durante la quale hanno avuto modo di ammirare splendide opere d arte, i ragazzi e le ragazze di III D ne hanno riprodotte alcune; potete vedere i risultati nella prima parte di questo lavoro. Poi sono state loro avanzate due proposte diverse. Perché non scegliere il dipinto che più avesse colpito oguno di loro e, dopo aver riportato in una breve introduzione i dati dell opera, non lasciarsi ispirare da essa e dagli elementi in essa raffigurati per inventare un racconto che desse libero spazio alla fantasia? O, in alternativa, perché non riflettere sulle emozioni che proviamo e che nascono dall opera d arte? Esse sono la chiave per farci scoprire, al di là di ogni conoscenza teorica, il messaggio che l artista intendeva trasmettere e che si è conservato lungo i secoli. Questi sono gli spunti che hanno ispirato le ragazze ed i ragazzi di III D nella scrittura delle pagine che seguono, nate dalla convinzione che anche le parole hanno colori speciali: ispirandosi ad un opera d arte, esse possono ricreare l atmosfera di un panorama, i colori di un cielo o di un prato, evocando sentimenti e sensazioni. Ogni ragazzo, ogni ragazza ha scritto le proprie emozioni o riflessioni, oppure ha creato il proprio racconto. Buona lettura. Le insegnanti di Italiano ed Arte della classe III D Maria-Cristina Voi e Maddalena Panzieri 1

3 Indice Presentazione pag. 1 Immagini pag. 3 Emozioni e riflessioni San Giorgio al tramonto di Elisa Belloni pag. 10 Ninfee di Alice Benatti pag. 12 Ninfee di Edoardo Bonafé pag. 15 Mare al chiaro di luna di Brian Colognese pag. 16 Capriccio di Aldo Gaspari pag. 18 Il lago Tahoe di Alessandro Mascalzoni pag. 20 La Senna a Chatou di Arianna Perozeni pag. 22 Il sentiero riparato di Sofia Raule pag. 24 L uliveto di Marco Rossi pag. 26 L eruzione delle Souffrier Mountains di Mauro Vedovello pag. 28 Racconti La casetta del pescatore sugli scogli di Giorgia Braghi pag. 30 Temporale sulla puzsta di Rebecca Danzi pag. 33 La Senna a Chatou di Jacopo Fameli pag. 35 Capriccio di Rachele Godi pag. 38 L eruzione delle Souffrier Montains di Nicola Marchesini pag. 41 La casetta del pescatore sugli scogli di Beatrice Merzi pag. 43 La Senna a Chatou di Luana Montoli pag. 45 Eruzione del Vesuvio di Mattia Mosconi pag. 48 Helminghan Dell di Noemi Salvagno pag. 50 Eruzione nell isola di San Vincenzo di Alberto Stevanoni pag. 54 Il salice piangente di Matilde Tommasi pag. 56 La casetta del pescatore sugli scogli di Alice Tommasini pag. 58 La casa del pescatore a Varengeville di Irene Verdari pag. 61 2

4 Immagini 3

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11 Emozioni e riflessioni SAN GIORGIO AL TRAMONTO In questo testo parlerò dell opera impressionista di Claude Monet San Giorgio al tramonto. Essa è stata realizzata nel 1908 ed attualmente è conservata al National Museum Wales, a Cardiff in Galles. La tecnica esecutiva utilizzata da Monet per questo quadro è l olio su tela. Il pittore ha usato molti colori diversi per il dipinto. Il quadro ha come soggetto una chiesa della Serenissima Repubblica di Venezia, rappresentata nella parte sinistra del dipinto. Nella parte destra, invece, si intravede l ombra di alcune cupole di altri edifici, ma anche queste non sono nitide e distinguibili perché sono dipinte con un insieme di colori. La cattedrale si riflette nell acqua della laguna; l acqua del mare e il cielo fanno da cornice. Questo quadro non riproduce soltanto un luogo, ma attraverso colori, luci e ombre, Monet è riuscito a creare un dipinto in grado di trasmettere emozioni e stati d animo che, forse, provava egli stesso in quel momento. 10

12 I contorni della cattedrale non sono definiti. Questo aspetto, mi dà un senso di turbamento e di indecisione. Anche il colore utilizzato per il complesso di San Marco esprime queste sensazioni. È caratterizzato da pennellate scure, che richiamano altri sentimenti come una profonda tristezza e una sorta di depressione interna. Guardando la tela, mi accorgo che il cielo non è del solito colore azzurro, ma sembra quasi un esplosione di colori e l acqua è stata dipinta in tal modo da sembrare in movimento. Tutto, nell insieme, non mi dà certo l idea di un tramonto sereno. Secondo me, Monet voleva esprimere in quest opera qualche suo disagio interno che forse sarebbe esploso successivamente. Proprio così, ha espresso sé stesso rappresentando un esplosione di colore: era ciò che probabilmente il pittore si portava dentro e che aveva la necessità di far uscire. Una vera e propria confusione, quella che Monet provava, rappresentata dal miscuglio di colori. Secondo me, Monet è riuscito bene a rendere soggetto di questo quadro la natura stessa, soggetto principale dell Impressionismo. Il paesaggio di questo quadro, inoltre, ha fatto rinascere in me alcuni ricordi della mia infanzia. Non a Venezia, ma nelle isole Eolie, avevo già provato la sensazione espressa dal tramonto rappresentato in questo quadro, quando il sole, con una miriade di colori arancio, tramontava e si immergeva nel mare in una calda serata d agosto. Elisa Belloni 11

13 Emozioni e riflessioni NINFEE Ninfee, C. Monet, 1908 Un tocco violaceo, uno rosato, uno color lavanda. Una rapida pennellata verdognola, accostata al riflesso turchese del cielo nel laghetto a Giverny, in Francia; ed ecco che, come d'incanto, appaiono una delicata ninfea in equilibrio sulle sue tipiche foglie e l acqua, resa poco cristallina dalla naturale vegetazione che cresce indisturbata. Basta poco per creare tutto ciò, anche se le ninfee di Monet poco non sono. È restando davanti ad opere simili che capisco come tutto possa prendere una propria forma, creare un proprio spazio, una propria dimensione senza tempo nella quale immergersi e ricevere. 12

14 Ricevere tante emozioni, una tempesta di sentimenti sprigionata liberamente da ciò che all'apparenza è un semplice quadro; è un vento forte, un mare impetuoso, un fuoco scoppiettante. Trovarsi di fronte a questo dipinto è per me entrare nel mondo del dipinto. Un mondo il cui senso va oltre il tempo: benché sia frutto di un determinato periodo storico, esso si rivela custode di un'infinita sensazione di indescrivibile forza. Per entrare in questo spazio non basta vedere: bisogna guardare, scrutare, osservare al di là della forma, perché le emozioni che trasmette e che ora sento così vicine sono il segreto custodito dall'opera. A mio parere, infatti, il messaggio dei quadri si estende oltre ciò che noi possiamo percepire in maniera semplice, è qualcosa di complesso e strepitoso, è il messaggio delle emozioni. Osservando le ninfee di Monet riesco ad entrare nella spettacolare dimensione creata da esse, riesco a sentirmi come se sulla riva di quel grazioso laghetto ci fossi io che, immersa nei miei pensieri, mi guardo timidamente intorno alla ricerca di sensazioni che solo i più attenti sono in grado di cogliere. Ora forse mi potrà essere detto che è tutto frutto della mia immaginazione e che il modo in cui mi sento, tanto pacifico quanto strano, non riguarda la realtà. Ma io credo che questa concretezza non possa essere raccontata e descritta senza immaginazione e che l'arte, e tutto ciò che essa lascia provare, incide a tal punto sulla realtà da plasmarla, rendendola migliore. Io credo che davanti ad una qualsiasi opera risulti normale avere come primo rapporto un giudizio, mi piace o non mi piace, ma l'importante è dimenticare la propria opinione ed aprirsi a un'esperienza nuova che possa arricchire. Che cosa significa esperienza in questo caso? Vuol dire che ci sono opere che, dopo averne colto il vero senso, vanno a costituire una delle piastrelle principali della strada della vita e non importa se verranno lasciate indietro, lungo il percorso, perché saranno sempre presenti ed importanti, in quanto ci hanno cambiato la vita stessa. È interessante questo; io sono dell'idea che, prima di osservare Monet, uno stagno era solo un semplice stagno, mentre dopo esso può diventare una fonte di magia: diviene un luogo che ha una sua importanza, novità e unicità. L'arte è in grado di cambiare i modi di vedere, l'arte è potente. La difficoltà sta nel saper accoglierla, il che può sembrare semplice, ma bisogna riuscire a mettere da parte il proprio giudizio ed accettare nuove 13

15 idee, diverse ma capaci di arricchire immensamente la mente contorta degli esseri umani. L'interpretazione di un'opera significa mettere del proprio nel mondo dell'opera stessa, e non lasciarsi trasportare solo dalle vere emozioni suscitate da essa. Più guardo queste ninfee e più posso confermare tutto ciò. "Ora," mi dico "chiudi gli occhi e cerca di immaginare Monet, nel suo giardino quasi incantato... Lo vedi? Ottimo. Ed ora osservalo mentre dipinge quella riva del laghetto, osserva il suo volto, guarda dentro il suo sguardo. Riesci a percepire le immortali sensazioni di serenità, gioia, libertà e pace? Riesci a sentire l'immobilità dell'acqua in questa giornata di primavera? E, soprattutto, ti rendi conto dello spazio in cui ora ti trovi, uno spazio oltre la storia? Io sì." Ho i brividi. L arte è pelle d oca, l arte è restare a bocca aperta e con gli occhi sgranati. L arte è rifugio, è un mezzo d espressione tramite il quale vengono trasmessi sentimenti puri. Niente maschere, l arte è verità. Alice Benatti 14

16 Emozioni e riflessioni NINFEE Io e la mia classe ci siamo trovati nel Piazzale Lambranzi, a Marzana, per andare alla visita guidata sull impressionismo e su Claude Monet alla Gran Guardia. Siamo arrivati alle nove e mezzo circa; entrati, ci ha accolto una ragazza che era la nostra guida. Si è presentata e noi ci siamo presentati a lei. La guida ci ha accompagnato in sette stanze dove c erano i dipinti di artisti del periodo impressionista. Abbiamo ammirato quadri bellissimi, però uno mi è rimasto impresso nella mente e si tratta del quadro di Claude Monet intitolato Le ninfee. Questo quadro rappresenta le ninfee dello stagno nel giardino del pittore, a Giverny, in Francia. In esso, oltre alle ninfee, ci sono molte altre specie di piante: tulipani e salici piangenti, da ciò che vedo nelle immagini di quel luogo. Ho scelto questo quadro perché mi piacciono molto le piante, mi piacciono anche il modo in cui è colorato, le diverse sfumature e tonalità di luce che il pittore ha espresso.monet passò quasi tutta la propria vita ad osservare questo stagno e dipingerlo; questo mi ha molto colpito. 15 Edoardo Bonafé

17 Emozioni e riflessioni MARE AL CHIARO DI LUNA E VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA Nella mostra Verso Monet che siamo andati a vedere con la scuola, il quadro che mi è piaciuto di più è Mare al chiaro di Luna di Caspar Friedrich. Questo quadro è stato dipinto nel , è un olio su tela, grande 134 cm per 169,2 cm. Friedrich era un pittore romantico e basava i suoi dipinti sull osservazione di paesaggi della Germania come questo. Ma analizziamolo meglio; facendo qualche ricerca ho scoperto che questo paesaggio è il Mar Baltico, che si trova nel nord della Germania. L opera mi dà sensazioni ed emozioni molto malinconiche, date dal colore molto scuro del quadro e dalle nuvole molto grosse e scure. Ma non mi trasmette solo malinconia, ho anche la sensazione di vastità. Questa sensazione è data dall orizzonte che mi fa sentire piccolo in confronto alla natura imponente espressa nel quadro. La sensazione di piccolezza è presente in molti quadri, come quello studiato a scuola il cui titolo è: Viandante sul mare di nebbia. Ma ritorniamo al quadro di prima. A scuola abbiamo visto che in esso la natura, (soggetto principale del quadro) non comunica la sensazione di libertà ma è una natura sfavorevole e cattiva, cerca di ucciderti. 16

18 In questa angoscia, però, si trova anche la speranza : uno squarcio di luce in mezzo alle nuvole dato dalla Luna, dà al quadro un senso di salvezza possibile. che nel Viandante sul mare di nebbia non c è. Per ricapitolare: questo è un quadro che trasmette inquietudine ma anche un po di speranza. Brian Colognese 17

19 Emozioni e riflessioni CAPRICCIO Il giorno in cui siamo andati alla mostra al palazzo della Gran Guardia non ero molto entusiasta all idea, perché per me i quadri dipinti dal periodo impressionista fino ad oggi sono quadri privi di senso, creati utilizzando linee e forme a caso. Ma, dal momento che la scuola non condivide la mia stessa opinione, ho dovuto sopportare due ore di visita guidata all interno dell imponente costruzione. Uno dei pochi quadri che mi è veramente piaciuto è stato il «Capriccio» di Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, dipinto però nel periodo precedente a quello impressionista. L opera mostra in primo piano il Ponte dei sospiri di Venezia e accanto al ponte sono stati dipinti due edifici di città differenti, uno di Vicenza e uno di Padova. Questo quadro, a prima vista, mi ha fatto venire in mente la gita che feci in quinta elementare a Venezia. Dapprima, l impressione dominante in me è stata lo stupore, non solo per l idea dell accostamento di questi due monumenti, ma anche per la perfezione con cui il quadro è stato realizzato: i tre edifici sembrava che fossero stati veramente attaccati per magia l uno all altro, e lo sguardo indifferente delle persone sullo sfondo suggeriva normalità; nessuno pareva 18

20 che se ne fosse accorto e la gente passeggiava tranquilla in secondo piano. Anche il modo in cui è stato dipinto lasciava stupiti gli spettatori: i monumenti sembravano una fotografia, i particolari erano così perfetti che nessuno avrebbe detto fosse un quadro. Aldo Gaspari 19

21 Emozioni e riflessioni IL LAGO TAHOE <<Ed ecco, alla vostra sinistra potete osservare l angolo dedicato agli artisti americani dell epoca romantica >>. La visita alla mostra Verso Monet stava per volgere al termine ed eravamo tutti abbastanza stanchi, visto che era durata molto, quindi, arrivati a quel punto, prestare attenzione alle parole pronunciate dalla guida non era certo facile! Buttai un occhiata veloce e disinteressata ai due quadri degli artisti menzionati. Un secondo dopo non riuscivo a togliere il mio sguardo da uno dei dipinti in particolare: Il Lago Tahoe di Albert Bierstadt, realizzato nel Era come se avesse una calamita all interno che mi attraeva: non potevo fare a meno di osservarlo! Infatti, più che le indiscutibili abilità tecniche dell artista, a sorprendermi erano le emozioni che la visione di quel quadro suscitava in me: erano così tante e contrastanti tra loro che non riuscivo a distinguerle! Dal coraggio alla paura, dall armonia alla confusione Insomma, un po di tutto! 20

22 È proprio una bella sensazione quando qualcosa ti colpisce in modo tale da non riuscire più a staccare gli occhi! In particolare, quando a farmi questo effetto è un opera d arte, mi viene da pensare alla bravura dell autore, perché significa che è riuscito a raggiungere il suo scopo: comunicare a chi ammira il suo capolavoro le sue sensazioni e i suoi stati d animo. Le emozioni sono l essenza dell arte: un pittore può avere le abilità tecniche migliori del mondo, ma se i suoi quadri non suscitano niente nei cuori di coloro che li guardano, non ha colto nel segno. Attraverso le emozioni, inoltre, è possibile arricchire la descrizione di un quadro, aggiungendo particolari affascinanti e interessanti alla solita esposizione della tecnica, della struttura compositiva, dei soggetti In ogni dipinto, ciascun elemento evoca in chi lo guarda un emozione particolare, in modo tale che nell insieme lo spettatore sia travolto da una marea di stati d animo, restando quindi senza parole. Anche nel quadro si ripresenta questa situazione, perché ogni elemento ha un ruolo preciso. Ad esempio, la roccia in primo piano mi trasmette una sensazione di coraggio e curiosità: mi piacerebbe spingermi in esplorazione per scovare che cosa ci sia dietro! Ma oltre a darmi coraggio, c è un altro elemento del dipinto che mi trasmette la sensazione inversa, cioè la paura: le nuvole in cielo mi incutono un po di timore perché danno l idea che da un momento all altro possa scatenarsi un violento temporale. In contrapposizione a questa paura, c è la calma, trasmessa dall acqua ferma e limpida del lago e da uno spiraglio di cielo azzurro, con le montagne sullo sfondo che mi donano sicurezza, grazie alle loro enormi dimensioni. Un altra sensazione, forse quella dominante, è l armonia offerta dalla natura, la vera protagonista del quadro: gli alberi, le rocce, l acqua, le montagne sono di una bellezza eccezionale, da togliere il fiato e mi trasmettono a loro volta un altro stato d animo molto importante, cioè il rispetto. Sembrano infatti ricordarci che, se la natura non viene rispettata, può ribellarsi contro di noi per mezzo di catastrofi naturali. Analizzare un opera d arte attraverso le sensazioni che offre è molto bello perché si possono anche tralasciare gli approfondimenti tecnici, dando così spazio alla nostra spontanea e creativa interpretazione. Le emozioni trasmesse sono davvero molte e diverse: basta lasciarsi trasportare da esse. Alessandro Mascalzoni 21

23 Emozioni e riflessioni LA SENNA A CHATOU In tutta la sua storia, l uomo ha sempre provato il bisogno di esprimere, di esternare ciò che di immenso nasconde al suo interno, qualcosa che lui stesso stenta a trovare, di cui fatica a percepire il profondo significato. È da questo bisogno di esprimersi che nascono l arte, la poesia, la musica. Sono i colori, le parole, le note che portano con sé le emozioni dell autore. Come in una tela, dove il pittore ripone le proprie emozioni, sicuro che essa non lo tradirà mai. Come nei colori, animali ribelli che accontentano o deludono a seconda di quali rapporti stabiliscono tra loro; e il pittore, domatore esperto, li indirizza verso ciò che assomiglia ad un sentimento. 22

24 Tutto questo, succede su una tela. Una tela che il tempo non può intimorire, una tela fedele alla sua promessa fatta al pittore che un secolo prima le aveva confidato le proprie emozioni. Le tiene strette a sé, decisa a non farsele sfuggire. Le emozioni, impregnate nei fili che la compongono, sono pronte a farsi rivivere da qualsiasi persona le si avvicini. Mi hanno assalito. E stato un attimo: una goccia salata mi ha illuminato gli occhi, per poi andare a rigare la mia guancia accaldata per l elevata temperatura della sala. Avevano fatto il loro dovere: mi avevano emozionato. Ero fragile, ora, i colori sgargianti di quel quadro mi fecero intuire uno strano velo di malinconia. Una malinconia antica, ma ricorrente. La malinconia dell acqua che scorre, del sole delicato, del fiore scosso da un vento conosciuto: La Senna a Chatou. Il pittore era stato bravo; Renoir aveva nascosto dietro colori allegri una dolce malinconia, che accarezza come quel vento, che ancora soffia in quella tela. Un passato che mi appartiene, ma che sfugge alla mente; fa parte del mio essere, eppure sfuma nei vaghi ricordi. La stessa emozione? Quei colori mi appartengono, ed è questo il motivo per il quale riescono ad emozionarmi. Sfumature interiori, azzardate. Fanno ricordare quando non pensavo in continuazione a ciò che doveva venire; captavo e catturavo le emozioni, come farfalle nel retino del mio cuore. Ed ora le ritrovo disegnate: la paura, la felicità, la spensieratezza, la tranquillità; tutte sono presenti, non ne manca neppure una. Aggregate ad altre dipinte insieme a loro, nuove emozioni che ancora non mi appartengono: l amore che ti fa battere forte il cuore è in quella ragazza in piedi, la serietà regalata dalla responsabilità. Ma quelle già vissute, quelle mi hanno emozionato di nuovo. Hanno scosso la polvere che faceva da scudo al mio stato interiore; ed eccomi qui, nuda davanti alle mie emozioni. Impotente. Sono io. C è una parte di me in quel quadro. Una parte di me passata, come se mi guardassi allo specchio: mi rivedo, piccola ma conosciuta, sono io. Arianna Perozeni 23

25 Emozioni e riflessioni IL SENTIERO RIPARATO Il ventidue gennaio ho visitato con la mia classe la mostra Verso Monet e sono rimasta estasiata dalla bellezza e dal significato dei dipinti esposti alla Gran Guardia. Tra le numerose sezioni di quadri, quella che riguardava l Impressionismo ed il paesaggio è stata quella che ho apprezzato maggiormente. Un dipinto in particolare mi ha veramente colpita e l autore di esso è tra i principali esponenti del movimento artistico. Il sentiero riparato : è questo il titolo di uno dei capolavori di Claude Monet, pittore che esprime alla perfezione i concetti base della corrente artistica cui appartiene. Penso che Monet abbia scelto questo titolo per rendere l idea della sicurezza: un sentiero riparato è sicuro, protetto, confortevole, fa stare bene. La scena rappresentata è molto semplice: il soggetto principale è ovviamente il paesaggio, però è presente anche un uomo che passeggia lungo un sentiero immerso nella natura. 24

26 Questa è una scena di vita quotidiana molto semplice; l osservatore può facilmente immedesimarsi nel personaggio posto al centro del dipinto, quindi capire ed apprezzare di più il lavoro del pittore. La struttura compositiva è ridotta al minimo, è assente: Monet ha dipinto, da bravo pittore impressionista, en plein air, senza aver fatto neanche uno schizzo prima di procedere con la stesura del colore. Le pennellate sono visibili ad occhio nudo: è piacevole osservare come il pittore, con l utilizzo di tutti i colori puri, nell insieme abbia saputo creare un effetto sorprendente. Le tonalità scelte per rappresentare il prato ed i cespugli in primo piano sono calde, gioiose, mentre man mano che si progredisce verso la fine del sentiero i colori diventano sempre più sfumati e tendenti al blu, all azzurro, segno di distacco e freddezza. La pittura, per Monet, è un esigenza, qualcosa di vitale, come l ossigeno, e indissolubile, come un patto fatto col sangue. Il pittore ha letteralmente dipinto i sentimenti: ha trasferito sulla tela il mistero, l amore per la natura, il colore della vita, la purezza e la freschezza che lo contraddistinguono, la speranza in un futuro luminoso, la serenità e la pace. Ogni quadro fa parte di un suo percorso interiore, che sta a noi decifrare per capire il genio artistico di Monet. Si dice che i pittori impressionisti cogliessero l attimo per rappresentare la bellezza, la luminosità ed i colori riflessi sul paesaggio in un solo istante. Penso che l Impressionismo, oltre ad essere un movimento artistico, sia anche uno stile di vita: fa apprezzare ogni istante come fosse l unico al mondo, quindi permette di godere di ogni emozione che esso suscita in noi per offrirla agli altri sotto forma di colore. Sofia Raule 25

27 Emozioni e riflessioni L' ULIVETO Vincent Van Gogh è stato un pittore post-impressionista che influenzò l espressionismo (movimento culturale tra la fine del XIX e il XX secolo). Nacque in Olanda nel 1853 e morì nel La sua vita fu breve, e purtroppo segnata da molti dolori e disagi, derivanti da una forma di infermità mentale. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in un centro di cura in Provenza e mise fine alle sue sofferenze suicidandosi, almeno così si pensa, con un colpo di pistola. Il quadro qui sopra, L'uliveto, è stato realizzato da lui nel giugno del 1889, l anno prima della sua morte. L opera è molto deprimente e a mio parere mette angoscia. I colori sono spenti e tristi. I tronchi degli alberi sono blu e quindi surreali, ma, allo stesso tempo, in grado di evocare dolore. Questo sentimento è dato non solo dal colore ma anche dalla forma contorta e quasi sofferente che assumono. Anche l erba è abbastanza surreale ed angosciante. Un altro quadro di Van Gogh che mi è piaciuto e mi ha, per un certo verso, un po' inquietato è il Campo di grano con volo dei corvi. 26

28 Anch esso è stato dipinto nell'ultimo periodo della sua vita e precisamente nel 1890 ed è l esempio più palese della sua immensa angoscia verso la vita e del suo timore della morte. I corvi sono sempre stati dei simboli di malaugurio, di morte e di sciagure. Anche qui i colori sono angoscianti. Il dipinto è diviso in due parti orizzontali: quella del campo di grano, l altra del cielo molto scuro in alto, che va via via a schiarirsi. Una cosa particolare di questo dipinto è l uso del nero, che non era mai utilizzato dagli altri pittori. In generale mi piace molto Van Gogh per il suo uso del colore e per la sua sensibilità. Trovo che le sue opere siano molto belle perché trasmettono moltissimo sul piano emotivo e l'uso del colore è davvero unico. Marco Rossi 27

29 Emozioni e riflessioni L ERUZIONE DELLE SOUFFRIER MOUNTAINS NELL'ISOLA DI SAN VINCENZO A MEZZANOTTE Questo dipinto L'eruzione delle Souffrier Mountains nell'isola di San Vincenzo a mezzanotte è stato realizzato nel 1815 dal pittore William Turner. L artista è nato in Inghilterra, più precisamente a Londra, nel È stato un pittore inglese appartenente al movimento romantico, e il suo stile ha posto le basi dell impressionismo. Pur essendo famoso per le sue opere ad olio, Turner è anche uno dei più grandi maestri della realizzazione dei paesaggi ad acquarello. Questo quadro mi ha veramente colpito per le emozioni che mi ha trasmesso. Ad esempio nel guardarlo ho provato una sensazione di paura, per la distruzione che provocano i lapilli di fuoco. Turner in questo quadro presenta come soggetto principale il vulcano e la sua distruzione, ma se lo guardi bene si possono scorgere i particolari come il laghetto; in mezzo all acqua e al buio si intravede anche una barchetta solitaria. 28

30 I dipinti di Turner rappresentano spesso scene impressionanti come naufragi, incendi e catastrofi naturali, come il quadro di cui sto parlando. Cos altro posso dire di quest opera? È molto buio in essa, l unica luce dell opera è rappresentata solo dagli schizzi di lava che erutta il vulcano. Ma piano piano, se guardi il quadro, ti accorgi dei particolari, ad esempio l acqua illuminata dal fuoco. Non saprei che altro dire, una cosa certa è che questo quadro è stato l unico quadro della mostra che mi ha particolarmente colpito. Mauro Vedovello 29

31 Racconti LA CASETTA DEL PESCATORE SUGLI SCOGLI C. Monet, La casetta del pescatore sugli scogli, 1882 Camminando sulle rive di un lago in una splendida giornata primaverile, con la brezza che mi accarezzava dolcemente i capelli, notai sulla mia destra, leggermente in salita, una piccola casa. Di fronte c era un orticello, dove crescevano dell insalata e delle fragole, invece davanti alla facciata dell abitazione, si sviluppavano rigogliosi degli alberi che la sovrastavano maestosamente. Mi sarebbe piaciuto moltissimo entrare in quella misteriosa abitazione, ed ammirare lo spettacolo che si sarebbe aperto di fronte ai miei occhi, guardando fuori dalla finestra di una probabile cucina. Ma, mentre fantasticavo persa nei miei pensieri, vidi uscire un vecchio signore con una lunga barba, un grande cappello e con le maniche della camicia riavvolte fino al gomito. 30

32 Nella mano destra l uomo aveva uno strano bastone, ma guardai meglio e scoprii che era una canna da pesca, nella mano sinistra invece sembrava avesse una specie di lenzuolo piegato, di un colore strano. Ma quello che mi colpì erano i suoi occhi, strani, belli, quasi inquietanti, forse anche un po tristi; chissà quante storie e quali segreti nascondevano. Decisi di seguirlo, e con passo svelto e silenzioso mi avvicinai per scoprire dove andasse così velocemente. Arrivammo sulla riva del lago, dove il vecchio anziano avvicinatosi a una roccia aprì uno sgabello, si sedette, e incominciò a pescare. Parlando con delle persone del paese scoprii che la tristezza nascosta negli occhi del vecchio pescatore non era altro che la preoccupazione di una moglie malata e il quotidiano pensiero di dover racimolare i soldi per le cure. Decisi con i paesani di raccogliere del denaro per donarli alla coppia di anziani, così una domenica pomeriggio mi avviai verso la vecchia casetta diroccata. Quel giorno faceva caldo, un caldo devastante, per cui mi portai una borraccia d acqua per la lunga camminata che mi aspettava. Durante il tragitto vidi il pescatore che tornava alla sua dimora, e lo chiamai. Lui, inconsapevole di chi fossi, fu sorpreso della mia visita; mi chiese il mio nome e mi invitò ad entrare. Appena fui nella misteriosa casa, notai subito le grandi finestre che facevano entrare una luce limpida, subito dopo vidi la signora anziana che mi salutò con un sorriso. Spiegai che avevo raccolto del denaro per le cure della signora, e che noi paesani li avremmo potuti aiutare quando ne avessero avuto bisogno. La signora avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto di cuore, per cui prima di fare l operazione sarebbe servito un donatore. Passarono vari giorni, vari mesi, finalmente un pomeriggio di settembre mi arrivò la chiamata dall ospedale e mi dissero che avevano trovato un donatore. Accompagnai la signora all ospedale e le fecero subito delle analisi, poi la mandarono in sala operatoria per il trapianto. Suo marito aspettò tutto il 31

33 tempo in sala d attesa; con il sudore sulla fronte continuava a chiedere se stesse andando bene, l operazione. Appena la moglie fu uscita, ci dissero che era andato tutto bene e che dopo qualche giorno sarebbe tornata come prima. E tornarono a vivere la loro vita di tutti giorni con alcuni problemi in meno, per affrontare altri anni insieme più uniti di prima. Giorgia Braghi 32

34 Racconti TEMPORALE SULLA PUSZTA Da un quadro nasce tutto: una storia, dei sentimenti, dei ricordi, un discorso ma anche la verità. È come un libro aperto: l osservatore legge quello che racconta e, parola dopo parola, percepisce sentimenti estranei che non appartengono a lui ma al pittore che l ha creato e che sentiva il bisogno di farli conoscere a qualcuno, a un amico. Alcune volte, però, le pagine sono bianche o semplicemente il libro viene scritto in una lingua sconosciuta e allora l unica cosa da fare è interpretarla, navigando con la fantasia. Questo è un quadro, anche se all apparenza è solo un foglio con dei colori buttati qua e là. Ci sono molti pittori e ognuno dipinge in modo diverso: raccontando e basta o inserendo delle riflessioni, dei pensieri. E anche ogni lettore è diverso. Ad alcuni un quadro può trasmettere di più, ad altri di meno. Qualche mese fa con la classe sono andata a vedere una mostra in cui erano presenti quadri dal 600 fino ad arrivare a Monet, bravissimo pittore dell impressionismo, la cui arte all inizio era ritenuta strana, secondo me, solo perché era qualcosa di nuovo rispetto alla tradizione. Ma non era l unico che dipingeva in modo particolare: ognuno aveva il suo stile, il suo modo, guidato dai sentimenti, dal cuore. 33

35 Era bellissimo girare in mezzo a tele di tutti i colori, dai più svariati temi: natura, città, corsi d acqua, campi fioriti, persone ma una mi ha colpito ed è di un pittore che si chiama Karoly Lotz, non molto conosciuto; il quadro si intitola Temporale sulla puszta. Mi sono soffermata molto su questo quadro e ne sono rimasta affascinata, non riuscivo a muovermi e avevo gli occhi sgranati. Il mio cervello stava facendo una serie di pensieri, cercava di capire il significato del quadro e cosa rappresentasse inventando una storia, cercando di entrare nella mente del pittore. Era una bella giornata d estate, il vento tirava e scompigliava i capelli, sembrava quasi che facessi i capricci. Il cielo era di un blu tanto intenso che a guardarlo dava al cuore un senso di immensità, ma anche di libertà, la stessa che provavano gli uccelli che volavano in circolo, con le ali aperte, e sfruttavano le correnti ascensionali per volare sempre più in alto per poi scendere in picchiata e ricominciare la processione. Stavo percorrendo una strada sterrata, la quale era segnata dal passaggio dei carri diretti verso la città. Sulla mia destra, l acqua creava delle piccole onde dovute al vento, a cui piaceva cancellare quel senso di tranquillità che regnava prima dell arrivo di quelle nuvole che si potevano vedere in lontananza. Dovevo sbrigarmi. Aumentai il passo perché non volevo bagnarmi. Dopo cinque minuti giunsi al mulino di mio zio e gli consegnai la medicina che avrebbe alleviato il dolore di sua moglie, causato dalla malattia che la tormentava da due anni. Provai un senso di pena nel vederla sofferente ma di fatto non potevo aiutare gran che, se non come avevo appena fatto. Li salutai presto, anche se a malincuore; mi chiusi la porta alle spalle e guardai il cielo: non prometteva bene, anzi per niente. Nuvoloni sovrastavano la puzsta e occupavano il cielo che prima mi dava felicità, mentre ora mi trasmetteva un senso di oppressione, di tristezza ma anche di rabbia. Cominciai a correre e, dopo un po, mi accorsi che i miei piedi atterravano sulle pozzanghere. Stava piovendo e i miei vestiti si stavano inzuppando. Arrivai in città e lasciai la puzsta desolata come l avevo trovata prima, se non per il fatto che c erano i gabbiani, i quali stavano cercando a loro volta di trovare rifugio, per non fare la mia stessa fine. 34 Rebecca Danzi

36 Racconti LA SENNA A CHATOU Qualche settimana fa sono andato a visitare con la mia classe la mostra Verso Monet, presso la Gran Guardia di Verona. Tra i dipinti impressionisti mi ha colpito particolarmente La Senna a Chatou di Renoir, realizzato nel Mi è piaciuto perché rappresenta una scena che infonde tranquillità ed il pittore coglie la bellezza della natura sulle rive della Senna. Nella parte destra del quadro una ragazza porta un mazzo di fiori e sembra immersa nell armonia del paesaggio. L artista utilizza la tecnica tipica degli impressionisti, agendo con piccoli tocchi di pennello molto rapidi e immediati. I colori principali sono: il verde, nelle diverse sfumature, il rosa e il turchese. Nel piccolo paese di Chatou, viveva in un collegio un adolescente di nome Sarah. Era rimasta orfana fin da piccola e per questo aveva un carattere difficile: non parlava mai con nessuno, era sempre triste e malinconica. 35

37 L unico posto in cui trovava un po di serenità, era un prato sulle rive della Senna, soprattutto in primavera, quando i fiori e la brezza del vento la rendevano felice. Per questo ci andava spesso e restava per ore a guardare le barche che scivolavano sull acqua. Un giorno, mentre se ne stava seduta sul prato a raccogliere margherite, passò in bicicletta un ragazzo vestito con abiti poco puliti e con un berretto in testa. Vedendo la ragazza si fermò e si presentò. - Buongiorno, mi chiamo Jean. E tu invece, chi sei? - Sarah. Come hai fatto ad arrivare fin qui con la bicicletta? - L ho portata un po sulle spalle e poi ho infilato un sentiero tra l erba alta. Mi piace venire in questo posto quando sono triste. Solo questa dolce natura mi tira su il morale. Sarah, stranamente, riuscì a sentirsi subito a suo agio insieme a Jean e dopo qualche incontro i due ragazzi impararono a conoscersi e diventarono grandi amici. Avevano molti aspetti in comune: Sarah, pur vivendo in un collegio, era sola e infelice; Jean viveva in una casa molto piccola con i genitori che lo maltrattavano, e anche lui si sentiva molto solo. Inoltre, entrambi amavano la natura e solo restando in mezzo ad essa, trovavano la felicità. Sarah, che prima era sempre pessimista e malinconica, si aprì agli altri e cominciò a sorridere alla vita. Cambiò completamente aspetto: il colorito del viso divenne più vivace e il suo corpo sembrava rifiorire giorno dopo giorno. Anche Jean, nonostante fosse più socievole di Sarah, cambiò carattere: si ribellò ai suoi genitori e si trasferì dal nonno, iniziò ad andare a scuola e prese sempre bei voti. Ben presto l amicizia si trasformò in amore: Sarah e Jean si sposarono nella chiesa di Chatou e comprarono una casa vicino al fiume, dove avrebbero trascorso il resto della loro vita. Arrivarono anche tre figli, due maschi e una femmina, molto solari e sempre sorridenti. Jean trovò lavoro in una bottega del pane e riuscì anche a comprare una piccola barchetta. Quegli anni furono indimenticabili: quel luogo, dove si erano incontrati per la prima volta, aveva trasformato la loro vita. 36

38 Però la felicità non durò per sempre. Il giorno del ventesimo anniversario di matrimonio, Sarah e Jean andarono sulla riva del fiume per ricordare i bei momenti passati insieme, ma Jean scivolò su un sasso, batté la testa e non si risvegliò più. Qualche giorno dopo si organizzò il suo funerale e Jean fu seppellito in quel luogo che era stato magico per lui nel bene e nel male. Immersa nella tristezza, Sarah ritornò malinconica, sconsolata, senza volontà. Nonostante l amore dei figli, non ebbe più voglia di parlare e si chiuse in se stessa, come molti anni prima. Solo passeggiare tra l erba alta a raccogliere i fiori, guardare le barche passare sulla Senna, sdraiarsi all ombra di un albero fiorito, aiutavano Sarah a ritrovare l armonia che Jean aveva condiviso con lei. Pensava che solo in quei momenti Jean avrebbe potuto ammirarla dall alto, come fosse davanti ad un quadro, che con i suoi colori vivaci, ma anche sfumati, esalta la bellezza della scena e trasmette forti emozioni. Jacopo Fameli 37

39 Racconti CAPRICCIO CON ARCO DI TRIONFO IN ROVINA SUL BORDO DELLA LAGUNA Il 22 gennaio sono andata con la mia classe e la terza B a visitare la mostra Verso Monet alla Gran Guardia. I quadri presenti alla mostra erano tutti molto belli ma il quadro che mi è piaciuto di più è: Capriccio con arco di trionfo in rovina sul bordo della laguna di Bernardo Bellotto, dipinto nel La tecnica utilizzata per realizzare questo quadro è olio su tela. Questo quadro rappresenta un arco di trionfo ai piedi della laguna di Venezia. Il paesaggio è triste, i colori sono spenti e tenui, l arco è tutto rovinato e alcune parti, danneggiate, con il tempo si sono staccate. L'AMORE È UNA TELA FORNITA DALLA NATURA E ABBELLITA DALL'IMMAGINAZIONE Alessandro Alessandro,nessuno rispondeva. Maria gridava a squarciagola per le vie di Venezia, ma del figlio nessuna traccia; continuò a cercarlo perché era preoccupata! Era la terza volta in tre giorni che Alessandro usciva di casa di mattina e non si faceva vedere fino alla sera. Non voleva dire a nessuno dove andasse perché si imbarazzava: era il suo 38

40 posto segreto, dove andavano lui e suo nonno, ma ora che l anziano signore se ne era andato, si recava lì da solo. Mentre stava tornando indietro, sua madre gli venne incontro urlandogli: Dove eri finito?! Mi sono preoccupata tantissimo! Non farmi mai più questo scherzo! ; Alessandro annuì con la testa ma senza fare caso davvero alle parole della madre. Era perso nella sua immaginazione. Il giorno seguente Alessandro si alzò presto, fece un giro per il mercato e mentre camminava verso l arco incontrò Alice. Ciao Alessandro!. Il ragazzo; immerso nei suoi pensieri, si girò e quando la vide rimase senza parole. Ccciao! rispose lui titubante. La ragazza che lo aveva salutato era Alice Malfieri, la ragazza di cui era innamorato; era bella: aveva gli occhi color azzurro come il cielo durante un temporale, le labbra sottili e perfette (secondo lui), capelli biondi insomma, BELLISSIMA! La conversazione tra i due continuò fino a quando non arrivarono all arco. Appena la ragazza vide quella straordinario monumento rimase a bocca aperta. Cosa c è?, le chiese Alessandro, e lei indicò l arco come fosse ipnotizzata. Allora lui le raccontò tutta la storia che lo legava a quel monumento. Quando era piccolo suo nonno andava lì, in quel luogo meraviglioso, per pensare alle fatidiche domande delle vita e non solo a quelle; si poneva mille domande e, pur non sapendo come potesse accadere un fatto simile, in quel luogo trovava tutte le risposte. Quando Giuseppe (così si chiamava il nonno di Alessandro) ebbe un nipotino, iniziò a portarlo nel suo posto segreto. Come il nonno, anche Alessandro trovava lì tutte le risposte. Alla fine di quella meravigliosa storia, Alice abbracciò Alessandro; la sua storia l aveva commosso. Dopo pochi istanti Alice disse: Sai, con te mi trovo bene. Sei sempre pronto ad ascoltarmi e sei l unico che lo fa. Udito questo, Alessandro prese il coraggio e la baciò. Era il loro primo bacio e fu bellissimo. Quando fu a casa, Alessandro iniziò a pensare a ciò che era accaduto e si chiese se avesse fatto bene a baciarla, se quello che era accaduto non avrebbe influito sul loro rapporto come amici. Decise di andare nel suo posticino speciale, ma qualcosa era cambiato perché non riuscì a trovare una risposta. Era deluso e arrabbiato allo stesso tempo. 39

41 Poco dopo arrivò anche Alice, Cosa ci fai qui? le chiese Alessandro. Rifletto, gli rispose lei. Rimasero in silenzio per un tempo che parve interminabile; alla fine il ragazzo parlò ma non si capì bene cosa disse, allora lo ripeté: Vuoi stare con me? Sì fu la risposta di Alice. I due si abbracciarono e Alessandro si pentì di aver pensato, per un solo secondo, di non andare più all arco. Questa idea non gli sfiorò mai più la mente. Quel posto era troppo importante per lui: lì erano custoditi i ricordi con suo nonno, lì avrebbe sposato l amore della sua vita, lì aveva preso le decisioni più importanti della sua vita, lì aveva dato il suo primo bacio, ma soprattutto, lì aveva conosciuto la sua anima gemella nonché futura madre dei suoi figli, Alice Malfieri. Quel posto era davvero importante per Alessandro e Alice, che volevano mantenere il ricordo di quel luogo speciale che aveva significato tanto per loro; tanto che ancor oggi, Piero ed il nonno Alessandro si recano lì per condividere le emozioni, le paure e i momenti belli della vita. QUELLO CHE È IMPORTANTE PER LA TUA FAMIGLIA LO SARÀ ANCHE PER TE, ANCHE SE ALL INIZIO TI PUÒ SEMBRARE CHE NON CONTI. Rachele Godi 40

42 Racconti L ERUZIONE DELLE SOUFFRIER MONTAINS Durante la visita al Palazzo delle Gran Guardia per ammirare la mostra intitolata Verso Monet, nella quale erano esposte tantissime opere d arte dei più famosi pittori vissuti tra il 1600 ed il 1900 (con le loro interpretazioni dei paesaggi) l opera che più mi ha colpito ed ha attirato la mia attenzione è stata L eruzione delle Souffrier Montains, dipinta da Joseph Mollard William Turner nell anno Il quadro è un dipinto ad olio dalla grandissima forza impressionista: nonostante l autore, Turner, fosse un artista del periodo romantico egli è, comunque, da molti indicato come il precursore della corrente artistica denominata impressionismo. E proprio il termine impressionismo che fa capire quanta forza ci sia nelle sue opere. Una forza che in qualche modo attrae chi le guarda abbracciandolo in un susseguirsi di sensazioni che fanno apparire come reali i paesaggi riprodotti, così che è facile sentirsi parte di essi. L eruzione vulcanica, rappresentata in un paesaggio notturno per meglio esaltare i colori della scena principale ed il contrasto di essi in un ricercato 41

43 effetto di sensazioni da trasmettere allo spettatore, dà al quadro tutti gli elementi dell impressione : sembra di trovarsi coinvolti nella scena medesima. Molto ricercato è anche l utilizzo del colore dell eruzione, che si rispecchia nell acqua conferendo leggerezza al dipinto. Esso è anche molto ricco di elementi simbolici; per esempio, l inserimento di una barca rappresenta la possibilità di salvezza dell uomo e del suo destino di fronte ai grandi imprevisti della vita. Guardando il dipinto, la mia fantasia ha cominciato a lavorare e mi sono immaginato di essere io stesso a remare su quella barca in mezzo allo specchio d acqua cercando di sfuggire alla grande quantità di lapilli che, incandescenti, correvano nel cielo per cadere poi nell acqua, a grande velocità e con sibilo e rumore assordante. Io, affascinato dallo spettacolo della grande eruzione, osservavo incuriosito il fenomeno straordinario che, al tempo stesso, mi provocava grande paura e incontrollata meraviglia. Remavo, sudavo, volevo allontanarmi per non rimanere bruciato; anche il lago si stava scaldando per la lava che vi entrava sulla sinistra e che faceva ribollire l acqua producendo un vapore acqueo che sembrava nebbia e saliva a nascondere o a sfocare l orizzonte. L ansia di fuggire, la fatica di allontanarmi, lo sforzo di non guardare per non rimanere accecato dalla grande luce emanata dal vulcano ma pure la voglia di osservare lo sviluppo della scena, mi facevano venire alla mente un sacco di pensieri. Non sapevo dare loro risposte o forse non avevo nemmeno il tempo per rispondere, dato che un altra considerazione già occupava la mia mente. Ho trascorso un po di tempo davanti al quadro non rendendomi conto che mi ero immedesimato nella situazione raffigurata essendone stato, in qualche modo, rapito. La sensazione che ho provato è stata proprio quella di vivere la vicenda in prima persona viaggiando con la fantasia; non sarei riuscito a raccontare questa storia in terza persona, da semplice spettatore. Nicola Marchesini 42

44 Racconti LA CASETTA DEL PESCATORE SUGLI SCOGLI C. Monet, La casetta del pescatore sugli scogli, 1882 (olio su tela, pittura en plein air) Il 22 Gennaio con la mia classe e accompagnati delle insegnanti Panzieri, Coppola e Zandonà siamo andati a visitare la mostra VERSO MONET al Palazzo della Gran Guardia. Mi è piaciuta molto e ho avuto modo di ammirare da vicino i quadri più famosi di questo pittore impressionista. Un quadro che mi ha colpito molto è stato : LA CASETTA DEL PESCATORE SUGLI SCOGLI. Mi è piaciuto perché, guardandolo, mi sentivo parte di quel paesaggio. Avevo l impressione di sentire il rumore del mare, il calore del sole e di vedere le vele delle barche che si muovevano davanti a me. IL PESCATORE CLAUDE C era una volta un uomo di nome Claude. Abitava in una casetta sopra una scogliera in una località marina della Normandia. Faceva il pescatore e ormai il mare era diventato la sua casa. Claude ogni mattina si alzava molto presto, prima dell alba e usciva con la sua barca. Tornava sempre al calar del sole, quando non si riusciva più a pescare per la scarsità di luce. 43

45 Una sera d autunno, al ritorno dopo una giornata passata in mare, non era riuscito a pescare molto per il mare in burrasca. Il giorno seguente decise comunque di andare al mercato per vendere il pescato. Anche gli abitanti del villaggio si lamentavano perché le tempeste avevano fatto sì che la pesca non fosse più abbondante come nella bella stagione. Erano giorni duri e il povero pescatore non riusciva nemmeno a pescare a sufficienza per mangiare. Trovandosi senza lavoro, decise di riordinare la soffitta di casa e in una vecchia cassapanca trovò una tela, una tavolozza e dei tubetti di colore ad olio. Gli venne in mente che, se non poteva pescare,avrebbe sempre potuto fare come secondo lavoro il pittore. Così prese tutto quello che serviva e andò in cerca di un bel posto tranquillo in cui dipingere. Mentre camminava per un sentiero, vide girandosi il tetto della sua casa e, dietro di essa, lo splendido mare all orizzonte con le vele delle barche agitate dal vento. La visione lo catturò, prese pennelli e colori e iniziò a dipingere ciò che vedeva. Si sentiva libero, felice e pensava a quando era giovane e alla scuola di pittura che aveva frequentato senza successo. Lì insegnavano a dipingere in uno studio e non all aria aperta. In pochi giorni il dipinto era finito e Claude fu molto contento del lavoro fatto, le pennellate erano corte e veloci, i colori erano chiari, non mescolati prima sulla tavolozza ma direttamente sulla tela. Era un capolavoro! Un giorno Claude si recò al villaggio attratto da una mostra di quadri. Ogni talento poteva portare un proprio dipinto che sarebbe stato venduto all asta. Claude pensò di portare la sua Casetta sul mare, anche se credeva di essere troppo vecchio per dipingere seriamente. I giudici, invece, rimasero molto colpiti dalla tecnica e dal modo in cui era stato realizzato il dipinto, che fu venduto ad un museo della Francia per una cifra molto alta. Passarono i mesi e Claude divenne un pittore famoso, prima sulla costa della Normandia e poi in tutta la Francia. Dopo la sua morte divenne celebre in tutto il mondo. Era proprio lui! Il grande Claude Monet, colui che fece nascere un movimento nuovo, l Impressionismo e una tecnica nuova, la pittura en plein air. Ed oggi noi siamo venuti qui per visitare questa mostra e vedere i dipinti realizzati da questo grande pittore. 44 Beatrice Merzi

46 Racconti LA SENNA A CHATOU Questo dipinto s intitola "La Senna a Chatou"; è opera di Pierre Auguste Renoir. La tecnica esecutiva che ha utilizzato è la pittura ad olio ed è uno dei tanti dipinti della corrente artistica impressionista. Renoir ha realizzato quest opera intorno al 1881 ed ora essa si trova al Boston Museum of Fine Arts. Ad essa si ispira il mio racconto. Amelie, una donna che ormai era giunta alla fine della sua vita, ogni domenica tornava sempre in quel posto che le aveva segnato l'adolescenza e che non riusciva a dimenticare. Un giorno, quando era ragazza, stava camminando tranquilla sulla riva della Senna, quando si accorse che un ragazzo la stava fissando. Ad un certo punto Gautier (il ragazzo) si diresse verso di lei. I due discussero e si 45

47 chiesero cosa ci facessero in quel posto; entrambi avevano lo stesso motivo: erano scappati da casa perché volevano andare alla ricerca del mondo e lasciare la vita quotidiana che li aveva stressati. Insomma, i due erano fatti uno per l'altro; decisero così che non aveva senso scappare ognuno per conto proprio, meglio andare alla ricerca di nuove terre, scoprire il mondo, godersi la vita. Infatti viaggiarono dall'africa all'america senza mai fermarsi. Pochi mesi dopo, tutto finì... Gautier si arruolò come soldato francese ed andò in guerra. Amelie, disperata, lo supplicò di mandarle tante lettere per sapere come stava e così egli fece; in guerra conobbe Hugo, un francese che viveva a Parigi, che divenne il suo migliore amico tanto da salvargli la vita e morire lui al suo posto. Ormai la guerra era finita e Gautier era disperato, non sapeva cosa fare, aveva perso il suo migliore amico e non sapeva dove fosse la sua amata. Si trasferì a Rouen, in Normandia, dove conobbe una cantante dalla quale ebbe un figlio e si sposarono. Poco dopo ricevette notizie di Amelie, si misero in contatto, ma essendo già sposati non poterono vivere insieme. Decisero però che il quattordici febbraio di ogni anno alle ore si sarebbero trovati nel posto in cui si erano conosciuti e alla stessa ora. Per sette anni si incontrarono in quel luogo, sapevano che ormai si erano costruiti entrambi un'altra vita, ma nessuno dei due si dimenticò del primo amore e avevano ancora in comune tante cose. Un giorno però Amelie seppe che Gautier era morto di tumore al cervello. Si disperò e decise di divorziare da suo marito: voleva stare da sola e pensare a Gautier ogni momento della giornata. Amelie riuscì a trovare la moglie di Gautier così da parlare con lei; decisero insieme di seppellire il suo corpo sulla riva della Senna, dove Amelie l'aveva conosciuto. Ogni domenica si ripromise che sarebbe andata a portare i fiori in quel posto e così fece; un giorno pensò che aveva compiuto un atto inopportuno, quello di lasciare il proprio marito e così i due si rimisero insieme. Suo marito si chiamava Pierre Auguste Renoir, era un pittore impressionista e dipingeva molti paesaggi. Ora Amelie, come tutte le altre domeniche, stava camminando lungo la Senna con i fiori in mano che stava per porre sulla tomba di Gautier. Pierre, per farle ricordare quel momento fece un dipinto; proprio quella domenica la dipinse. Come si può infatti vedere, nel dipinto vi è una donna (Amelie) con dei fiori in mano, che sta camminando sulla riva della Senna, là dove aveva conosciuto il suo più grande amore. 46

48 Amelie morì a sessantasette anni; era disperata ma allo stesso tempo una speranza dentro di lei si illuminava: quella che forse un giorno avrebbe incontrato Gautier in paradiso. Infine questo dipinto ha suscitato in me tante emozioni: speranza, felicità da un lato e tristezza dall'altro. Mi hanno fatto pensare a questa storia che, pur non essendo vera, mi rende felice. Luana Montoli 47

49 Racconti ERUZIONE DEL VESUVIO W. Turner, Eruzione del Vesuvio, 1817 Il quadro che mi ha colpito di più alla mostra visitata con la classe al palazzo della Gran Guardia, è stato il quadro appartenente all epoca del romanticismo realizzato da Turner, Eruzione del Vesuvio. Di questo quadro mi hanno affascinato i colori, l imponenza che l autore è riuscito a dare al vulcano. Infatti la descrizione di questo quadro in lingua francese è già finita sulla mia tesina da portare all esame. Dato il fatto che ora su questo quadro dovrò raccontare una storia, credo che potrebbe tranquillamente iniziare in questo modo. All inizio del 18oo a Napoli appena sotto i piedi del Vesuvio c era un tranquillo paesino. Paesino?! Ma cosa vi vengo a raccontare, alla faccia del pesino, questo lo potremmo chiamare paesone! Infatti dovete pensare che questo centro (del quale l identità non è ancora del tutto certa) era uno dei centri di scambio più importanti del nostro 48

50 paese. Aveva tre porti navali, due per comprare e scambiare merce, e un altro per i turisti o i mercanti provenienti da paesi arabi venuti in Italia per fare fortuna. E proprio qui nasce il nostro protagonista, Ciro, il 17 agosto del Passano gli anni,ciro comincia la scuola elementare, anche se a lui non piace perché viene sempre preso in giro da tutti: indossa degli occhiali e quindi ha un aria un po bruttina. Passano gli anni e il nostro protagonista comincia la scuola per lottatori e, avendo recuperato la vista, ora è un bel ragazzo corteggiato da molte ragazze. Il nostro Ciro è ormai diventato un pezzo forte di quel paese, quindi dovete pensare che per la festa dei suoi 17 anni gli invitati saranno stati tanti quanti gli invitati al matrimonio di William e Kate. Però, a sera inoltrata, nella casa di Ciro si sente una scossa improvvisa, non una scossa di un terremoto qualsiasi, era un terremoto che non veniva dal sottosuolo ma bensì dall onnipotente guardiano naturale della città: il Vesuvio. Quel guardiano perennemente silenzioso e calmo, ora si era messo contro Napoli. All improvviso un immenso bagliore illuminò quella buia notte nuvolosa come se fosse giorno, e dopo che con quel flash il Vesuvio ebbe scattato una foto ricordo a Napoli, iniziò a distruggerla. Come quando si infila un accendino in un formicaio le formiche fuggono fuori, così fecero Ciro, i suoi amici, la sua famiglia e tutti gli abitanti di Napoli. Solo che invece di una misera fiammata di un accendino, i napoletani in quella che fu l ultima notte per molti di loro, videro l inferno. Enormi gittate di lava bollente bucavano il cielo per poi cadere giù in picchiata su Napoli e tutte le città confinanti. Poi, oltre alla lava che cadeva dal cielo, cominciò qualcosa di peggiore: una terribile pioggia acida provocata dai potenti gas del vulcano. In pochi anzi in pochissimi si salvarono, e chissà se il nostro Ciro fu uno di quelli. Mattia Mosconi 49

51 Racconti Helminghan Dell Quest'opera di John Constable rappresenta un ponte che si trovava in un parco dell'inghilterra, Helmingham Park, da cui deriva il titolo del quadro Helmingham Dell. Il periodo in cui il quadro è stato realizzato è quello del Romanticismo, i pittori romantici infatti davano importanza alla libertà e alla libera espressione dei sentimenti. Non si preoccupavano della tecnica ma pensavano a ciò che volevano comunicare, come in questo caso: Constable attraverso la luce, i colori e la posizione esprime dei sentimenti e non si preoccupa dei minimi particolari. L'eternità in uno sguardo Elly era il suo nome. Una creatura meravigliosa fin dalla nascita, aveva degli splendidi occhi cristallini, i capelli erano biondi, la tinta del grano dei campi vicino a casa sua. Sarebbe probabilmente stata data in sposa a qualche importante e illustre personaggio, se non fosse che quando il giorno della sua nascita arrivò, lei 50

52 nacque senza un braccio. Il braccio destro non si era formato e non avrebbe mai potuto fare tutto ciò che ogni rispettosa donna, madre dell'epoca avrebbe dovuto fare. Appena si accorsero che le mancava un arto, decisero subito di abbandonarla: non serviva alla famiglia, non sarebbe stata utile a far nulla, sarebbe stata solo un peso. Perché spendere tanti soldi in più per poi veder svanire ogni aspettativa, dato che non sarebbe mai riuscita a sposarsi, ad essere una buona madre di famiglia? Non era la normalità, e ciò fece prendere la decisione ai famigliari di abbandonarla. Aveva solo pochi giorni e si ritrovava da sola, sulle sponde di un piccolo fiumiciattolo, sotto un ponte, in una giornata di pioggia, probabilmente l'unica che avrebbe vissuto. Stava diluviando, le gocce parevano sbattere su ogni foglia degli alberi circostanti, la piccola bambina sotto la pioggia aveva gli occhi chiusi, quasi dormisse. Ad un certo punto un bambino passò di corsa sul ponte; nonostante avesse il passo spedito e veloce il suo sguardo fu catturato da quel piccolo corpicino sulla sponda del fiumiciattolo. Così, di colpo si arrestò, restò fermo per una manciata di secondi, poi d'istinto accorse a recuperare la piccola Elly. La neonata teneva sempre gli occhi chiusi, anche quando il bambino la prese in braccio lei non diede segni di vita. Il bambino corse sempre più forte cercando di affrettarsi per salvare la piccola, arrivato a casa spalancò bruscamente la porta dell'entrata e subito andò a cercare la madre, appena la trovò si affrettò a gesticolarle qualcosa, senza dirle una parola. La madre prese la piccola in braccio, la posò delicatamente su un letto di paglia e le tolse la coperta fradicia che la avvolgeva, dopo di che notò che le mancava un braccio. La sua prima espressione fu di stupore, non di terrore, come lo erano state quelle dei familiari di Elly. Dopo averle dato una seconda occhiata la madre sorrise, come fosse nata sua figlia, come se Elly fosse la gioia più bella che le fosse mai capitata, come se quella piccola creatura fosse la salvezza. Si affrettò quindi a vestirla con quel poco che possedeva e se ne prese cura finché non imparò a reggersi in piedi da sola. Elly era una bambina splendida, sorrideva sempre e sembrava che neanche badasse alla mancanza dell'arto; era ancora piccola è vero, ma era come se lei avesse dovuto nascere così, perché era così che riusciva ad essere quello che era. Elly cresceva e le piaceva dove viveva, era una piccola e umile casa di campagna, con i campi tutti attorno; viveva con Julie, la mamma, e Tom, il bambino che le aveva salvato la vita. A Elly 51

53 piaceva molto la sua vita, Tom le insegnava molte cose. Nonostante non avesse un braccio, lei non si poneva alcun problema ad affrontare qualsiasi nuova situazione o prova che le venisse proposta; era una bambina molto coraggiosa, ma ciò che aveva imparato meglio a fare era comunicare con Tom. Lui non era normale come tutti, come lei non lo era, Tom era muto e Elly aveva imparato a comunicare con lui come neanche sua madre sapeva fare. Un vantaggio per Elly era che con Tom andavano oltre i gesti, loro comunicavano con gli sguardi, comunicavano con i sorrisi, i loro pensieri erano quasi in sincronia e sembravano collegati da un filo invisibile. Giocavano sempre insieme e quando erano insieme sapevano solo ridere, la felicità non mancava, loro erano l'uno la felicità dell'altro, e lo sarebbero stati per sempre, in eterno. Crescendo e diventando maturi cominciarono a provare qualcosa di più dell'amicizia, qualcosa di più forte che sembrava stringerli insieme e portarli in un altro mondo, dove non esistevano la sofferenza e la disperazione, ma solo sorrisi, amore e gioia infinita. Un giorno in piena estate stavano passeggiando per le campagne inglesi quando ad un certo punto si ritrovarono sul ponte dove Tom aveva trovato Elly; lei lo sapeva di essere stata abbandonata, la storia gliel'avevano raccontata più d'una volta perché la voleva ascoltare spesso, per riuscire a ricordare. Tom prese l'iniziativa di voltarsi e andare via, ma Elly oppose resistenza, lei voleva vedere. Convinse Tom a scendere sulle sponde del fiumiciattolo e ad indicarle il punto esatto dove l'aveva ritrovata, così lui fece. Elly si sdraiò sulla riva, chiuse gli occhi. Subito una bufera di ricordi le piombò in mente, le immagini erano confuse: pioggia, acqua, terra, fango, alberi. Poi di colpo riaprì gli occhi, ansimava cercando di riprendere fiato come quando ci si risveglia dagli incubi. Tom accorse subito preoccupato e la abbracciò forte stringendola quasi stesse per volare via. Quando la lasciò, Elly lo guardò dritto negli occhi, dopo uno sguardo intenso Tom la baciò, per la prima volta. Dopo quel giorno divennero sempre più uniti, passavano il tempo insieme e condividevano ogni cosa, Julie era molto contenta di ciò che entrambi erano diventati e molto fiera di aver cresciuto entrambi, soprattutto lei non rimpiangeva il giorno in cui aveva cominciato a prendersi cura di Elly, era una gioia vederla crescere, bella com'era, felice. Gli anni passarono veloci tra sorrisi e momenti speciali, Elly e Tom avevano una vita spensierata, non avevano intenzione di sposarsi, a loro andava bene così, il loro legame era più forte così, non serviva altro. I due 52

54 invecchiavano insieme, come erano cresciuti, si prendevano cura l'uno dell'altro e insieme affrontavano le difficoltà, si davano sostegno a vicenda e non smettevano mai di sorridere, perché nonostante a entrambi mancasse qualcosa, loro si completavano: Elly dava a Tom una voce, e lui un braccio a lei. Un giorno decisero di tornare a quel ponte, dove Elly era stata ritrovata e portarono con sé dei pezzi di legno e un pezzo di ferro appuntito. Quando si trovarono sul posto decisero di disegnare quel paesaggio come ricordo della loro vita; ad Elly ancora ricorrevano i ricordi confusi di quando era piccola, ma erano più chiari e frequenti quelli del primo bacio che aveva dato a Tom. Quella tavoletta di legno è sempre stata custodita da loro e non si sa che fine abbia fatto. Con gli anni i due cominciarono ad avere i primi segni di cedimento dovuti all'età, ma niente poteva togliere il sorriso che avevano sul volto, pareva quasi non fossero capaci di provare tristezza, si sentivano eterni e nemmeno la morte li spaventava, loro sarebbero rimasti per sempre insieme. Arrivò il giorno in cui i due terminarono i giorni terreni e morirono, li ritrovarono abbracciati distesi a terra, non si sa se si fossero suicidati o altro, all'epoca nemmeno ci si preoccupava, o magari il caso aveva voluto che fossero uniti anche nella morte, per continuare insieme un'altra vita, che però sarebbe stata per loro eterna per davvero. Noemi Salvagno 53

55 Racconti ERUZIONE NELL ISOLA DI SAN VINCENZO L opera che ho scelto è di William Turner, si intitola Eruzione nell isola di San Vincenzo e fu realizzata nel Per eseguirla il pittore ha usato colori che tra loro contrastano molto come il giallo e il nero. Sotto alla pittura, Turner ha fatto un disegno di base per distinguere le varie figure. Questo tipo di caratteristiche si avvicinano molto alla pittura accademica. Di diverso, rispetto ad essa, c è il soggetto principale che in questo caso è la natura mentre nelle Accademie ci sono scene mitologiche, religiose o storiche. Partendo da questo quadro ho inventato un racconto verosimile che si ispira al vulcano in eruzione e alle persone vicine ad esso, in basso a destra. Paolo si svegliò all improvviso, sentendo una voce provenire dal piano di sotto. Era il telegiornale della televisione del salotto appena accesa. La giornalista stava parlando dell ennesima eruzione in Italia nel giro di pochi mesi. Questo fatto è dovuto ai grandi e pericolosi movimenti della crosta 54

56 terrestre e del magma sotto la superficie. Infatti, cosa strana ma vera, anche nel nord Italia si sono formati dei vulcani i quali continuano ad eruttare provocando numerosi danni agli edifici delle città vicine ad essi. Tutti i bambini, in particolar modo Paolo che era il più sensibile, avevano molta paura dei vulcani e della lava. I genitori cercavano di tranquillizzarli ma, la maggior parte delle volte, non vi riuscivano. Appena sentivano la parola lava, loro si mettevano a piangere. Infatti Paolo scese le scale con le lacrime agli occhi e andò dalla mamma che, per farlo calmare, gli raccontò una bugia. Disse che il vulcano che aveva eruttato era in Sicilia, invece era proprio quello vicino alla città di Paolo. Almeno una volta al mese in Italia un vulcano eruttava. La situazione si faceva sempre più critica perché ogni volta che un vulcano eruttava ovviamente tutti i soccorsi si attivavano ma, se nel giro di qualche giorno ci fosse stata un altra fuoriuscita di lava, non ci sarebbero stati abbastanza soccorritori per aiutare tutti gli individui in difficoltà. Paolo voleva fare qualcosa per cercare di prevenire i danni delle eruzioni, quindi studiò per diventare geologo e per capire molto bene i vulcani. Una volta laureato, iniziò a studiare tecnologia, informatica e robotica. Questo perché voleva costruire uno strumento che prevedesse le eruzioni. Dopo alcuni anni di tentativi falliti, Paolo trovò la soluzione. Gli scienziati e i geologi non ci credevano perché secondo loro era impossibile prevedere quando un vulcano avrebbe eruttato. Ma il congegno inventato da Paolo riusciva a captare i movimenti del magma, calcolando quando sarebbe fuoriuscito. Certe persone erano a favore di questa invenzione ed altre no. Le persone scettiche andarono a dimostrare la loro incredulità vicino al vulcano presso il quale erano posizionati i congegni di Paolo. Dopo qualche giorno, i sistemi segnalarono la presenza di un movimento del magma. Paolo fece allontanare dalle città vicine le persone che credevano in lui e le mise in salvo. Qualche ora dopo questa operazione, il vulcano iniziò ad eruttare e gli increduli vennero sommersi dalla lava. Alberto Stevanoni 55

57 Racconti IL SALICE PIANGENTE Ho deciso di ispirarmi al dipinto Il salice piangente di Claude Monet. La tecnica usata è una pennellata a tratti molto decisi e lunghi. Il quadro è stato realizzato nel C era una volta un bambino di nome Peter. Peter amava andare a giocare con il suo aeroplano giocattolo in un grande prato, anzi lo si può definire enorme, questo prato. Lui amava giocare lì con il suo bellissimo aeroplano e ci andava ogni giorno; se per caso un giorno non avesse avuto tempo per andarci, il giorno dopo sarebbe rimasto di più, tutte le ore che aveva saltato. 56

58 Un giorno decise di fare una passeggiata con la madre e lungo il cammino vide una pianta strana che lo affascinò subito; decise di chiedere alla madre che pianta fosse e la madre rispose che era un salice. Il salice aveva una forma un po buffa perché, anche se il tronco era normale, le foglie non incorniciavano l albero, anzi erano tutte rizzate come se l albero fosse al contrario. Peter convinse la madre a comprargli i semi per far crescere questo affascinante albero nel prato in cui andava tutti i giorni. Il giorno seguente i due decisero di comprare questi semi ed il ragazzo impaziente andò subito a piantarlo nel posto da lui preferito. Peter andava tutti i giorni a trovarlo, andava ad annaffiarlo e si prendeva cura molto bene di questo alberello che, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, diventò un bellissimo albero pieno di foglie; proprio un albero incantevole. Il ragazzo era molto soddisfatto del lavoro che aveva compiuto e non vedeva l ora che i suoi amici andassero a trovarlo per mostrare loro quel capolavoro. Passarono gli anni e Peter diventò un ragazzo alto, bello, dolce, insomma tutte le caratteristiche positive che una persona potesse avere, lui le aveva. L unico problema che si presentò fu quando Peter si trovò la fidanzata. Voi penserete: cosa c entra una ragazza con il salice? C entra, la ragazza, e anche molto perché quest ultima portò Peter a non prestare più attenzione al salice. La loro relazione durò per qualche mese, ed in quei mesi Peter trascurò moltissimo l albero. Quando i due ragazzi si lasciarono Peter tornò dal salice e lo vide con tutte le foglie e i rami abbassati. Peter fece di tutto per far tornare le foglie e i rami dritti verso il cielo ma non cambiò niente, anzi no, ci furono dei cambiamenti: crebbero nuove foglie, ma verso il basso. Così nacque il salice piangente. Matilde Tommasi 57

59 Racconti LA CASETTA DEL PESCATORE SUGLI SCOGLI L opera che ho scelto è La casetta del pescatore sugli scogli che è un dipinto ad olio su tela di Claude Monet, di dimensioni 60x73 cm; è stata realizzata nel Questo dipinto raffigura una casa in stile antico, che si trova circondata da molti alberi e cespugli, dalla quale c è una fantastica vista sul mare dove si vedono molte barche a vela. La tecnica usata è quella tipica dei pittori impressionisti: piccoli tocchi di diverso colore accostati in modo da sfumarlo e mischiarlo direttamente sulla tela. I colori sono molto vivi, allegri e vivaci tanto da dare un senso di felicità e gioia, che provo nel guardare questo dipinto. Io ho scelto di descrivere quest opera perché mi ha colpito subito per la sua luminosità e perché le si possono far assumere interpretazioni diverse in base ai pensieri e alle idee che una persona ha. Ad esempio a me, appena l ho guardata, è venuta in mente questa storia. 58

60 IL SOGNO DI BEN Molti anni fa, in quel mare, sempre alla stessa ora, passava con le barche a vela un gruppo di pescatori. Questi pescavano, chiacchieravano e ammiravano il paesaggio. Tra loro c era anche Ben, (soprannominato il pescatore per la sua passione per la pesca fin da quando era piccolo). Era un povero ometto di origini molto umili che passava la giornata facendo viaggi con la barca a vela e cercando di procurarsi così del cibo insieme ai suoi amici. Quella barca per lui era molto importante perché gli era stata data da sua madre, quando il padre era morto. Ben non aveva una casa ma dormiva per strada e si faceva aiutare dagli amici. Ogni giorno si fermava in mezzo al mare ad ammirare quella vecchia casa distrutta, senza neanche un tetto e circondata da molti cespugli. Il suo sogno era poterla ristrutturare e andarci ad abitare, vivendo in pace e tranquillità. I suoi amici lo vedevano strano quando passavano per di lì perché era nello stesso tempo felice di vedere la casa, ma anche triste perché pensava di non poter mai andarci a vivere. Così decisero di realizzare il suo sogno e renderlo felice più di ogni altro uomo al mondo. Andarono con lui alla vecchia casa, si misero all opera e incominciarono a ristrutturarla. Prima di tutto tolsero le erbacce e piantarono dei pini e dei fiori, poi tolsero i vecchi pezzi di muro crollato e ne costruirono uno molto più resistente. Ben era ogni giorno più collaborativo e contento, però era ancora incerto sulla buona riuscita finale. Pensava che non ce l avrebbero fatta e lui non sarebbe riuscito a mantenere l edificio con così pochi soldi. Ma, giorno dopo giorno, il lavoro migliorava, la casa cominciava ad essere arredata e colorata, molto più viva. Alla fine, erano tutti molto soddisfatti, era venuto proprio un bel capolavoro e Ben si era perfino commosso. Gli amici lo aiutarono a stabilirsi nella nuova casa e anche a mantenersi, tanto fecero da riuscire a trovargli un lavoro. Eseguiva piccoli lavori manuali per la gente del paese, un lavoro che può sembrare inutile, però gli è servito perché ha cominciato a guadagnare soldi, costruendo per sé una vita come quella di tutti gli altri. Da quel giorno ha sempre ringraziato i suoi amici e avrebbe fatto qualunque cosa per loro se si fossero trovati in difficoltà. 59

61 Tutti i giorni i suoi amici uscivano sul mare con la barca a vela; lui si univa a loro e, quando arrivava in mezzo al mare, fissava continuamente quella casa. Da quando è andato ad abitarci lui, essa è stata soprannominata: La casetta del pescatore. Alice Tommasini 60

62 Racconti LA CASA DEL PESCATORE A VARENGEVILLE Durante l uscita didattica a cui ho partecipato con la classe, dopo aver ammirato quasi tutti i quadri esposti, uno in particolare mi ha colpito: La casa del pescatore a Varengeville. Questo quadro è stato dipinto nel 1882, con tecnica olio su tela, da Claude Monet, le dimensioni sono 60x73 cm. La classica tecnica di pittura di questo artista era appunto, come si può vedere, quella di dare piccole e veloci pennellate di colore, senza mischiarle sulla tavolozza ma ponendole direttamente su tela, in modo che risultasse un colore improvvisato. Oltre alle semplici e veloci pennellate, un altro aspetto che caratterizza questo quadro, come tutti quelli di quel periodo definito impressionismo, è la mancanza di contorni e di linee definite che rendono il quadro molto più imperfetto rispetto alle opere del periodo precedente. La mancanza di contorni aiuta lo spettatore a 61

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