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2 SITUAZIONE FITOSANITARIA, DANNO COMMERCIALE E RICERCA Cancro batterico del kiwi 2013 anno nero L annata in corso ha fatto registrare forti attacchi in Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre nel Lazio la malattia sembra aver raggiunto una sorta di equilibrio. La campagna produttiva 2013 si preannuncia con una contrazione del 10-20% rispetto al 2012 a causa della batteriosi e delle avverse condizioni meteorologiche di inizio anno di Pietro Bertanza, Giannantonio Armentano Dal 2008 la batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. actinidiae - Psa) sta causando molteplici problematiche all actinidicoltura italiana e mondiale, basti ricordare le pesanti ripercussioni per i produttori neozelandesi. La situazione fitosanitaria nel nostro Paese è in continua evoluzione: dopo un 2012 relativamente tranquillo, nella stagione in corso si è assistito a un inasprimento della recrudescenza della malattia a seguito di condizioni meteorologiche sfavorevoli, verificatesi tra la fine del 2012 e i primi mesi del 2013, che hanno favorito la disseminazione del batterio (elevata piovosità, basse temperature, ecc.). Per capire quale sia l entità e l evoluzione della malattia, le possibili ricadute commerciali e il punto sulla ricerca abbiamo condotto un indagine coinvolgendo i rappresentanti dei Servizi fitosanitari, gli operatori commerciali e i principali gruppi di ricerca pubblici e privati. La situazione in Italia Nelle principali aree di produzione la situazione risulta diversificata, ma comunque critica. Un aspetto sottolineato da tutti i rappresentanti dei Servizi fitosanitari riguarda la sen- sibilità varietale: le cultivar a polpa gialla, infatti, risultano più sensibili rispetto ad Hayward (polpa verde). Tra le cultivar a polpa verde, invece, sono più sensibili i maschi, aspetto molto importante che ha determinato in alcuni areali una mancata impollinazione. Piemonte. Alla ripresa vegetativa di quest anno, a seguito delle condizioni meteorologiche predisponenti gli attacchi, anche in molti impianti apparentemente risanati si sono evidenziati i caratteristici sintomi della batteriosi (essudati biancastri e rossastri dalle cicatrici fogliari e rossastre dalle lenticelle dei cordoni). Il riacutizzarsi della malattia ha indotto i frutticoltori, soprattutto dei comuni più colpiti della provincia di Cuneo, a presentare la dichiarazione di estirpo per GLI INDENNIZZI 2013 Le Regioni coinvolte da attacchi di Psa già da qualche anno (vedi L Informatore Agrario n. 45/2012, pag. 44) hanno stanziato contributi per indennizzare l estirpo degli impianti colpiti dalla batteriosi. Per il 2013 sono stati stanziati 1,2 milioni di euro in Emilia-Romagna; dovrebbero arrivare (manca l approvazione in IV Commissione) euro in Veneto (pochi, a fronte dei possibili 100 ha da estirpare). Il Piemonte, invece, non ha previsto contributi per il 2013, dopo gli oltre 5,5 milioni di euro stanziati tra il 2011 e il un totale di 68,5 ha e a disdire molte partite di piante per i nuovi impianti (nel 2013 non superano poche decine di ettari). Le frequenti piogge della primaverainizio estate, con temperature miti e insolite per il mese di giugno, hanno allargato la diffusione della malattia alle località a più bassa densità della coltura dei comuni già colpiti e di quelli contigui. Numerosi sono stati i casi di necrosi dei bottoni fiorali causati in prevalenza da Psa, ma anche da contemporanei attacchi di Pseudomonas viridiflava. In alcuni casi la cascola dei bottoni fiorali sta causando l assenza completa di produzione. Lombardia. Nel 2013 la malattia ha interessato numerosi actinidieti. La Regione a seguito di questa situazione ha pubblicato sul Bollettino Ufficiale 31/2013 L Informatore Agrario 51

3 Fiore di actinidia colpito da Psa GENOMA, CONSIGLI PRATICI E ANTAGONISTI Il Dafne dell Università della Tuscia, in stretta collaborazione con l Assessorato all agricoltura del Lazio, il Servizio fitosanitario laziale e il Mipaaf, ha affrontato lo studio di molteplici aspetti scientifici relativi al patogeno evidenziando elementi chiave indiretti e diretti. Elementi indiretti Nell intero territorio dell Unione Europea siamo in pre- senza di un unica popolazione (genotipo) di Psa (Renzi et al., 2012a). Sono state chiarite le strategie adottate da Psa per infettare le piante di actinidia e come le stesse reagiscono all infezione di questo batterio. È stato dimostrato come, nel caso di piante compromesse al tronco a causa di Psa, la pratica della capitozzatura, purtroppo ampiamente adottata, è stata (insieme alla mancanza di disinfenzione degli utensili di potatura) la causa principale di diffusione del patogeno e della batteriosi (Renzi et al., 2012b). Mediante lo studio del genoma delle popolazioni di Psa note a livello mondiale (Mazzaglia et al., 2012) è stato possibile ricostruire il percorso di diffusione di Psa. È stato sviluppato un sistema di identificazione mediante tecniche di biologia molecolare in grado di accertare la presenza di Psa anche in fase asintomatica, riconoscendone la provenienza geografica (Balestra et al., 2013). del 17 luglio scorso le aree di delimitazione per Psa, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del , che coinvolgono le province di Mantova (comuni di Cavriana, Goito, Marmirolo, Monzambano, Roverbella, Solferino e Volta Mantovana), Brescia (Calcinato e Pozzolengo), Sondrio (Bianzone). Veneto. Nel 2013 la presenza della malattia è in netto aumento. In tutte le province si è registrata una recrudescenza della batteriosi, anche nelle aree indenni nel 2012 (in provincia di Rovigo sono stati segnalati circa 7 nuovi casi di Psa). L areale più interessato alla batteriosi è sicuramente il Veronese, con maggiori attacchi nei comuni dell area Sud-occidentale (Villafranca, Valeggio sul Mincio, ecc.), mentre minore è il numero degli impianti colpiti nella zona compresa tra i comuni di Bussolengo e Affi. Dall inizio dell anno sono state consegnate domande di estirpo per circa 50 ha. Emilia-Romagna. Secondo una stima effettuata dalla Regione il 50% degli impianti risulta colpito in maniera più o meno grave. Sulle varietà a polpa gialla si registra la totalità degli impianti colpiti, mentre su quelle a polpa verde la situazione è eterogenea; chi ha condotto una strategia di difesa (preventiva e chimica) adeguata, infatti, è riuscito a contenere la batteriosi e a «salvare» l actinidieto. Secondo il Servizio fitosanitario regionale sembra esista una correlazione diretta tra presenza di maculature necrotiche fogliari causate dal batterio sulle foglie e la virulenza della malattia nell annata successiva. Gli actinidieti colpiti nel 2013 sono 165, di cui 98 risultano nuovi impianti (nel 2012 erano 80 nuovi su 130), 90 risultano gli ettari estirpati quest anno anche se si conta di arrivare a un centinaio. Elementi diretti Lazio. A causa delle frequenti piogge, che hanno reso difficoltoso l accesso negli impianti fino alla prima decade di giugno, il monitoraggio 2013 ha subìto un deciso ritardo nell avvio. Dall analisi dei dati ancora parziali risulta che la diffusione della malattia è assimilabile a quella monitorata nel 2012, nonostante le condizioni climatiche sfavorevoli, tra cui gli eventi grandinigeni di metà maggio e delle prime settimane di giugno. La batteriosi è presente in tutti gli areali di coltivazione della regione (province di Latina, Roma e Viterbo). Secondo i dati del Servizio fitosanitario regionale e le impressioni raccolte da diversi operatori della zona, sembra che in Lazio la batteriosi abbia raggiunto una sorta di equilibrio. Campania. Il monitoraggio condotto nella primavera 2013 dall Unità regionale di coordinamento fitosanitario (che coinvolge anche il Cra - Frutticoltura di Caserta e il Dipartimento di agraria di Portici - Sezione di patologia vegetale) ha evidenziato come nel Salernitano su 26 aziende visitate (circa 330 ha) solo in un paio di queste sono state evidenziate macchie necrotiche sulle foglie, le cui risultanze di laboratorio hanno portato ad accertare la È stata chiarita la biologia di Psa, le fasi fenologiche dell actinidia maggiormente suscettibili al patogeno e quali fattori (abiotici e biotici) concorrono o meno all instaurarsi del processo infettivo e alla diffusione della batteriosi (Mazzaglia et al., 2010). È stato evidenziato come il rame deve essere, comunque, all interno di un efficace strategia di contenimento di Psa (Fratarcangeli et al., 2010). È stato dimostrato come, in presenza di un infezione da Psa sugli organi vegetativi aerei, è sostanziale effettuare una robusta potatura invernale, unitamente a una specifica nutrizione delle piante (Mazzaglia et al., 2011b). I risultati conseguiti dopo 3 anni di studi di laboratorio e sperimentazioni di pieno campo hanno permesso di registrare, dal febbraio 2012, quale unico agrofarmaco in Ue contro la batteriosi, un antagonista naturale (Bacillus amyloliquefaciens subs. plantarum, isolato 747D - nome commerciale Amylo-X). Altri aspetti analizzati in corso di pubblicazione riguardano: tecniche di identificazione; aspetti biologici, genomici, epidemiologici; miglioramenti del protocollo di contenimento, come l individuazione di selezioni di actinidia con una ridotta suscettibilità a questo batterio. Giorgio M. Balestra Dafne - Università della Tuscia 52 L Informatore Agrario 31/2013

4 presenza di Pseudomonas siringae pv. siringae e Pseudomonas viridiflava. Nel Casertano, invece, dopo il caso positivo del 2011 che può considerarsi in eradicazione, è stato ufficializzato un nuovo caso positivo e sono state prescritte le misure ufficiali di lotta obbligatoria. In diversi impianti sono comunque state riscontrate maculature fogliari in fase di determinazione analitica, pur non manifestando cancri rameali o sul tronco. I risvolti produttivi CICLO DELLA MALATTIA, MOMENTI CHIAVE E PRODOTTI ALTERNATIVI I punti chiave emersi dalla sperimentazione condotta dal Cra di Roma sono molteplici: la conoscenza del ciclo della malattia del batterio (momenti in cui il patogeno si diffonde nell ambiente); l individuazione dei momenti chiave in cui effettuare i trattamenti (germogliamento, fioritura, allegagione, post-raccolta, pieno inverno) e conseguente calendario dei trattamenti; la stretta relazione tra freddo invernale e condizioni di elevata umidità del- l aria con la virulenza del patogeno; la forte relazione tra alcune pratiche agronomiche (legatura e incurvatura dei rami, potatura) e la colonizzazione del batterio nell actinidieto; l individuazione di alcuni prodotti alternativi all uso dei formulati rameici (chitine); le conoscenze sulla struttura genetica del batterio (sequenziamento del genoma del batterio). Marco Scortichini Cra - Centro di ricerca per la frutticoltura, Roma La batteriosi sta sicuramente influenzando negativamente la produzione di kiwi nel nostro Paese e, probabilmente, la geografia produttiva. Dal 2012 sono circa gli ettari estirpati in Italia (1.200 in Lazio, 700 in Piemonte, 150 in Emilia-Romagna e 80 in Veneto). Le aree espiantate hanno determinato una diminuzione della superficie investita a kiwi di circa il 10%: ipotizzando una produzione media paria a 250 q/ha, nel 2013 potrebbero mancare all appello circa t di kiwi a livello nazionale. A livello regionale, invece, la situazione è molto eterogenea: SALI DI RAME: I PIÙ EFFICACI in Piemonte la riduzione della superficie di circa ha e le problematiche meteorologiche durante la fioritura ridurranno la produzione regionale di circa il 20%; in Veneto si stima un calo di produzione rispetto al 2012 del 20-30%. Anche in questa regione il calo è da imputare ai due fattori sopra citati; in Emilia-Romagna è plausibile si verifichi una contrazione della produzione da imputare alla batteriosi pari a circa il 5-10%; in Lazio si segnala la perdita quasi totale di prodotto a polpa gialla a seguito degli espianti già effettuati (la I dati emersi dalle sperimentazioni condotte in provincia di Verona, ma anche in Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio, concordano nell individuare nei sali di rame, il cui impiego in vegetazione ha ricevuto anche quest anno l uso eccezionale per 120 giorni fino al 12 settembre, vedi L Informatore Agrario n. 21/2013, pag. 14) lo strumento più efficace per contenere la malattia. Molto interessante risulta anche l uso dell induttore di resistenza endogena della pianta acibenzolar-smetil (nome commerciale Bion), il cui uso eccezionale è ammesso sino al 10 agosto. Queste due tipologie di prodotti, usati in strategia, hanno contenuto la sintomatologia fogliare dell 80-90%. La strategia che risulta, al momento, più efficace secondo le nostre osservazioni prevede applicazioni di rame da caduta foglie fino a dicembre. Quindi una ripresa dei trattamenti da gemma cotonosa fino a fine giugno, con formulati rameici e acibenzolar-s-metil e, a seguire, applicazioni in caso di temporali molto intensi e/o grandinate in estate ancora con prodotti rameici, nel rispetto dei tempi di carenza. Va ricordato che si tratta di prodotti a esclusiva azione preventiva, che sono in grado solo di prevenire le infezioni, cioè agiscono prima che il batterio penetri nella pianta. Le applicazioni autunnali, ma soprattutto quelle primaverili, devono essere quindi eseguite prima di eventuali piogge e comunque con intervalli non superiori ai 14 giorni. In fioritura, considerando che in via prudenziale è consigliato evitare l uso del rame, può trovare un utilizzo l impiego di batteri antagonisti: al momento l unico prodotto registrato è a base di Bacillus amyloliquefaciens (nome commerciale Amylo-X). Lorenzo Tosi Agrea Verona superficie interessata al 2012 è di circa 800 ha) e una contrazione del 10% per il kiwi a polpa verde. Il punto sulla ricerca In Italia sono molti i progetti di ricerca che stanno cercando di dare risposte concrete ai produttori per contrastare la batteriosi del kiwi. A oggi va comunque sottolineato come sia necessario convivere con la batteriosi cercando di trovare un equilibrio tra il batterio e le esigenze produttive. È fondamentale evidenziare, inoltre, che l elevata variabilità in termini di virulenza, condizioni meteorologiche, tecniche agronomiche, ecc. può determinare differenti risultati in termini di efficacia dei prodotti. Nei riquadri pubblicati in questo articolo riportiamo i principali risultati raggiunti dalle sperimentazioni condotte dall Università della Tuscia, dal Cra, dall Università di Bologna e da Agrea. Ancora lontani da una soluzione Le sperimentazioni condotte finora ha spiegato Raffaele Testolin, Università di Udine hanno permesso di approfondire le conoscenze sull epidemiologia del batterio e sulla sua elevata aggressività sul kiwi. Nonostante i molti prodotti sperimentati, sono pochi quelli in grado di garantire una sufficiente efficacia, in tutti i casi molto limitata nel tempo. Oltre ai prodotti rameici, che in alcune formulazioni hanno mostrato risultati interessanti, ci sono molte aspettative per i cosiddetti elicitori di resistenza (i composti che stimolano le difese delle piante), per i quali è necessario mettere a punto le dosi di impiego. L uso di batteri antagonisti non ha da- 31/2013 L Informatore Agrario 53

5 ELEVATA VARIABILITÀ DI EFFICACIA Premesso che la valutazione sperimentale dei preparati a potenziale attività contro Psa presenta un elevato grado di variabilità collegato alle peculiari caratteristiche del patogeno, le verifiche fitoiatriche finora condotte nell ambito di esperienze ufficiali (fra cui diversi progetti regionali) hanno fornito alcuni orientamenti. Fra i numerosi prodotti proposti dal sistema commerciale italiano, quelli che hanno dimostrato una maggiore costanza di risultati a livello pratico sono i preparati a base di rame applicati a varie dosi sia in autunno-inverno sia in vegetazione (occorre, peraltro, ricordare che solo alcuni formulati sono ammessi anche per l uso in vegetazione). Interessante è apparsa anche nelle verifiche sperimentali la protezione fornita dallo stimolatore delle autodifese della pianta acibenzolar-s-metile. to finora i risultati sperati, ma è risaputo che gli antagonisti hanno bisogno di tempo per insediarsi stabilmente e non sono in grado di contrastare la malattia in atto. Ci sono poi due gravi fattori che alimentano la malattia: le cattive condizioni climatiche, come le piogge persistenti della recente primavera o le gelate degli inverni scorsi; la reticenza degli agricoltori nell eliminare le piante infette, soprattutto in alcune regioni d Italia. Quest ultimo fattore risulta particolarmente grave, in quanto favorisce il ESPERTI INTERVISTATI Servizi fitosanitari: Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto. Ambito commerciale: Ilenio Bastoni (Apofruit), Fausto Bertaiola (Consorzio kiwi del Garda), Valerio Bucci (Terremerse), Cristian Moretti (Apoconerpo), Gualtiero Rivoria (Rivoira Kiwi uno). Ricerca: Giorgio Balestra (Università della Tuscia), Agostino Brunelli (Università di Bologna), Marco Scortichini (Cra-Roma), Raffaele Testolin (Università di Udine), Lorenzo Tosi (Agrea). Ancora sospeso è il giudizio sperimentale sugli innumerevoli prodotti non omologati come agrofarmaci ma proposti a vario titolo (come fertilizzanti, biostimolanti, igienizzanti, antagonisti) in quanto, a parte il loro non chiaro profilo normativo, i risultati scaturiti dalle verifiche ufficiali sono stati ancora più aleatori e spesso insoddisfacenti. In sintesi le risultanze sperimentali finora emerse non consentono di essere troppo ottimisti sulle possibilità di contenere la malattia con mezzi chimici. Inoltre assumono un ruolo fondamentale nella gestione della malattia tutte le pratiche agronomiche idonee da un lato a migliorare le condizioni vegetative della pianta, dall altro a eliminare le possibili fonti di inoculo, compresa la fase vivaistica. Agostino Brunelli Università di Bologna mantenimento di un elevato inoculo e determina la continua diffusione della malattia anche a lunghe distanze. Secondo Testolin, purtroppo siamo ancora lontani da una soluzione alla problematica cancro batterico. A fronte di un fenomeno che ha rischiato di mettere in ginocchio uno dei settori più «brillanti» della nostra frutticoltura, è stato investito troppo poco e in ritardo in ricerca e sperimentazione. Un altro fattore sottolineato da Testolin riguarda la mancanza di coordinamento delle attività che hanno dimenticato, tra l altro, aspetti importanti come la valutazione delle sensibilità delle diverse varietà, delle selezioni e delle accessioni disponibili. Le regioni hanno operato ovviamente nell ambito delle loro competenze territoriali, dimostrando a volte anche buona volontà nel promuovere qualche coordinamento. Certamente, in questa situazione è mancato un coordinamento nazionale, che doveva e poteva venire solo dal Ministero delle politiche agricole. Lotta preventiva e chimica Al momento sono due gli aspetti da sottolineare per una buona riuscita della lotta a Psa: la prevenzione e la difesa chimica. Prevenzione. Tutti gli operatori coinvolti nella nostra indagine hanno evidenziato come la prevenzione rivesta un ruolo fondamentale nel contenimento della diffusione del batterio Psa. In particolare, si consiglia di: eseguire le potature (invernale e verde) in giornate secche, disinfettare gli attrezzi e i tagli di potatura, esportare e bruciare le parti colpite, mantenere in buon equilibrio vegeto-produttivo l actinidieto. Difesa chimica. Dall indagine è inoltre emersa l importanza di effettuare trattamenti prima e/o dopo eventi meteorologici che favoriscono la diffusione del batterio (piogge, grandine, vento forte). Inoltre, è strategico continuare la difesa durante tutta l annata. Un ulteriore aspetto riguarda la necessità di effettuare la lotta su tutti gli actinidieti e non solo su quelli colpiti. Infatti, è risaputo che Psa ha una notevole capacità di diffusione. Per riuscire in questo intento si possono percorrere due vie: imporre la lotta (scelta sempre difficile e non adatta a tutti gli areali di produzione) oppure sensibilizzare i produttori. Un primo passo in quest ultima direzione può essere possibile; sembra, infatti, che da parte di alcuni servizi fitosanitari e associazioni di produttori ci sia una apertura per condividere un protocollo di lotta da estendere su tutto il territorio di competenza. Pietro Bertanza Giannantonio Armentano Per commenti all articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivi a: redazione@informatoreagrario.it Per consultare gli approfondimenti e/o la bibliografi a: 13ia31_indagine_web ALTRI ARTICOLI SULL ARGOMENTO Kiwi, si può ancora guadagnare ma attenzione alla batteriosi. Pubblicato su L Informatore Agrario n. 17/2013 a pag. 36. Diffusione in Italia del cancro batterico del kiwi. Pubblicato su L Informatore Agrario n. 45/2012 a pag L Informatore Agrario 31/2013

6 ARTICOLO PUBBLICATO SU L INFORMATORE AGRARIO N. 31/2013 A PAG. 51 Cancro batterico del kiwi: 2013 anno nero BIBLIOGRAFIA Balestra G.M., Taratufolo M.C., Vinatzer B.A., Mazzaglia A. (2013) - A Multiplex PCR assay for detection of Pseudomonas syringae pv. actinidiae and differentiation of populations with different geographic origin. Plant Disease, 97 (4): Fratarcangeli L., Rossetti A., Mazzaglia A., Balestra G.M. (2010) - Il ruolo del rame nella lotta al cancro batterico del kiwi. L Informatore Agrario, 8: Mazzaglia A., Renzi M., Taratufolo M.C., Gallipoli L., Bernardino R., Ricci L., Quattrucci A., Rossetti A., Balestra G.M. (2010) - Cancro batterico dell actinidia: il punto della situazione in Italia. Rivista di Ortoflorofrutticoltura, 9: Mazzaglia A., Renzi M., Taratufolo M.C., Rossetti A., Balestra G.M. (2011) - Tecniche di campo e nutrizione contro il cancro del kiwi. L Informatore Agrario, 10: Mazzaglia A., Studholme D.J., Taratufolo M.C., Cai R., Almeida N.F., Goodman T., Guttman D.S., Vinatzer B.A., Balestra G.M. (2012) - PLoS ONE, Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA) isolates from recent bacterial canker of kiwifruit outbreaks belong to the same genetic lineage. journal.pone Renzi M., Mazzaglia A., Balestra G.M. (2012a) - Widespread distribution of kiwifruit bacterial canker by the European genotype of Pseudomonas syringae pv. actinidiae in the main production areas of Portugal. Phytopathologia Mediterranea, 51: Renzi M., Copini P., Taddei A.R., Rossetti A., Gallipoli L., Mazzaglia A., Balestra G.M. (2012b) - Bacterial canker on kiwifruit in Italy: anatomical changes in the wood and in the primary infection sites. Phytopathology, 102:

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