LE COOPERATIVE DI UTENZA IN USA

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1 RESEARCH REPORT N LE COOPERATIVE DI UTENZA IN USA (Rapporto II) Coordinatore scientifico: Pier Angelo Mori Ricercatore: Francesca Spinicci Partner: Università di Firenze

2 LE COOPERATIVE DI UTENZA IN USA Francesca Spinicci 1 Abstract Gli USA sono forse il paese dove la presenza di cooperative di utenza nella gestione di servizi pubblici locali è più consistente a livello mondiale. Lo scopo del presente lavoro è tracciare un quadro del fenomeno in questo paese, sia sul piano economico che istituzionale. I settori analizzati sono quello dell energia, dei servizi idrici e delle telecomunicazioni. Euricse e Università di Firenze, Università di Firenze 2

3 1 INTRODUZIONE LE COOPERATIVE IN USA COOPERATIVE DI UTENZA NEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI ENERGIA CENNI STORICI LE COOPERATIVE ELETTRICHE FINANZA LE COOPERATIVE E LE ENERGIE RINNOVABILI SERVIZI IDRICI TELECOMUNICAZIONI APPENDICE BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

4 1 Introduzione Il presente lavoro è parte di una ricerca sulla cooperazione di utenza nei servizi pubblici locali svolta in collaborazione tra Euricse e l Università di Firenze. L obiettivo è tracciare un quadro generale delle cooperative di utenza operanti nei servizi pubblici locali negli USA, sia sul piano economico che istituzionale. Nella prima parte viene fatta una breve introduzione sul movimento cooperativo in USA e nelle parti successive vengono presentati i dati relativi ai diversi settori di attività. 2 Le cooperative in USA Una definizione di cooperativa è quella fornita da United States Department of Agriculture nel 1987 che definisce la cooperativa come un impresa posseduta e controllata dagli utilizzatori e che distribuisce i vantaggi in base all utilizzo (Frederik, 1997; Zeuli & Cropp, 2004; Deller et al., 2009). Con il termine members vengono indicati i proprietari-utilizzatori della cooperativa. Questa definizione riassume i tre principi fondamentali dell impresa cooperativa: user-owner principle user-control principle user-benefits principle. Il primo principio riguarda il fatto che i soggetti che utilizzano la cooperativa sono anche coloro che ne detengono la proprietà e che contribuiscono al finanziamento della cooperativa stessa. Il secondo principio consiste nel fatto che i soci partecipano alla gestione della cooperativa sia attraverso il voto diretto nelle assemblee sia indirettamente eleggendo il consiglio di amministrazione. Generalmente il diritto di voto è assegnato in base al principio una testa-un voto, ma in alcuni stati la legge permette anche di assegnare i diritti di voto in proporzione agli scambi intercorsi con la cooperativa. Il terzo principio è legato alle motivazioni che stanno alla base della creazione delle cooperative: fornire beni o servizi che non sono disponibili in altro modo, ottenere migliori condizioni economiche. La creazione dell impresa cooperativa fornisce in questo modo ai soci la possibilità di sfruttare i vantaggi derivanti dalla dimensione e dal potere contrattuale (Zeuli & Cropp, 2004 ). Secondo la National Cooperative Business Association 2 le cooperative possono essere classificate: in base al settore in cui operano in base alla tipologia

5 Per quanto riguarda il primo criterio ci si riferisce al settore di attività in cui queste operano (agricole, credit union, marketing, utilities, assistenza all infanzia, sanità, servizi assicurativi, edilizia, <). Il secondo criterio invece si riferisce alla struttura proprietaria e alle funzioni svolte. Si possono quindi identificare due principali categorie di cooperative: le cooperative di produzione e quelle di consumo. Queste ultime possono avere come soci sia individui sia imprese. In questo ultimo caso vengono definite come cooperative di acquisto (purchasing cooperatives) o cooperative di servizi condivisi (shared service cooperatives). Anche le cooperative di produzione possono essere create tra imprese (spesso denominate marketing cooperatives) oppure tra individui (cooperative di lavoro). Esistono poi anche cooperative ibride che presentano elementi di più tipologie di cooperative. Ciascuna categoria può avere delle sotto-categorie e presentare elementi di più tipologie. NCBA 3 propone l esempio delle cooperative elettriche: queste cooperative rientrano nella categoria delle cooperative di consumo dal momento gli utenti del servizio risultano esserne i proprietari, ma possono avere all interno della propria base sociale anche imprese. Però si può verificare anche il caso in cui cooperative elettriche o altre utilities creino purchasing cooperatives per produrre o acquistare il servizio fornito ai propri soci. Secondo Frederik (1997) ci sono invece fondamentalmente tre criteri per classificare le cooperative: il territorio servito; il sistema di governance e le funzioni svolte. Per quanto riguarda il primo criterio, le cooperative possono essere classificate come locali (operano in un area geografica limitata, generalmente una contea o un area di dimensioni comprese tra 10 e 30 miglia); sovralocali (operano in due o più contee), regionali (l area in cui operano comprende un elevato numero di contee, uno o anche più stati); nazionali o internazionali. Riguardo invece al secondo criterio vengono classificate come centralizzate (hanno una sede principale, un consiglio di amministrazione eletto dai soci e un manager; i soci possono essere sia persone fisiche sia persone giuridiche), federate (i soci sono generalmente altre cooperative che a loro volta hanno il proprio consiglio di amministrazione, i propri impiegati, manager e strutture necessarie per poter servire i propri soci) o miste. Secondo il terzo criterio invece possono essere suddivise in base alle funzioni svolte, cioè commercializzazione, acquisto, servizi (questo criterio di classificazione si riferisce fondamentalmente alle cooperative operanti in campo agricolo e alimentare, dal momento che questi sono i settori in cui le cooperative sono più diffuse). Secondo Zeuli e Cropp (2004) invece le cooperative sono generalmente classificate utilizzando i seguenti tre criteri: attività economica principale; area di mercato; struttura proprietaria. Secondo il primo criterio possono essere identificate: cooperative agricole di produzione; cooperative di commercializzazione; cooperative di acquisto; cooperative di consumo; cooperative di servizi (servizi finanziari, utilities, assicurazioni, abitazione, assistenza sanitaria). Il secondo criterio coincide fondamentalmente con il primo criterio proposto da Frederik (1997), 3http:// 5

6 Tipologia di cooperative Attività (milioni di $) Ricavi (milioni di $) Retribuzioni (milioni di $) Imprese % di imprese Dipendenti (migliaia) Soci (migliaia) mentre il terzo presenta alcune differenze rispetto a quello basato sulla struttura di governance proposto da questo ultimo. Zeuli e Cropp (2004) aggiungono altre tre tipologie di cooperative: new generation co-ops (si tratta di cooperative che presentano due caratteristiche distintive: i soci acquistano azioni che danno loro sia il diritto sia il dovere di vendere una determinata quantità di prodotto alla cooperativa; la base sociale è chiusa o limitata), Wyoming cooperative model (in Wyoming è stata promulgata una legge che permette la creazione di una forma giuridica ibrida tra la forma cooperativa e le società a responsabilità limitata e presenta due tipologie di soci: quelli che utilizzano la cooperativa e quelli che invece apportano solamente capitale) e cooperative di lavoro. Vediamo ora qualche dato sulla cooperazione negli Stati Uniti, che ricaviamo dalla rilevazione effettata da Deller et. al. (2009) (rimandiamo all appendice per i criteri di classificazione). Nella seguente tabella sono riportati alcuni dati economici aggregati riguardo alle cooperative classificate per tipologia: è interessante notare che addirittura il 92% delle cooperative in USA risultano essere di consumo. Lavoro 128,02 219,24 55, ,38 55,14 Produzione ,93 714,65 Acquisto , Consumo , Totale , Tabella 1: Indicatori economici chiave delle cooperative raggruppate per tipologia (fonte: Deller et al., 2009) La tabella seguente invece segue una diversa classificazione secondo i quattro settori di attività oggetto dell indagine condotta da Deller et al. (2009) e possono essere utili per avere un quadro generale della struttura del movimento cooperativo. Possiamo notare che le cooperative operanti nel settore delle utilities rappresentano circa il 15,5% delle cooperative statunitensi. 6

7 Settore Ricavi (milioni $) Profitti (milioni $) Retribuzioni (milioni $) Occupazion e (numero di posti di lavoro) Imprese Unità produttive Vendite commerciali e marketing Servizi pubblici e sociali Servizi finanziari Utilities Totale Tabella 2: Impatto economico delle cooperative aggregato per settore (fonte: Deller et al., 2009) 3 Cooperative di utenza nei servizi pubblici locali L espressione servizi pubblici locali, come anche del resto public utilities, non ha un significato univoco. Questo dipende dai bisogni e costumi della società, dal contesto socio economico, ma anche dall approccio che viene utilizzato per l analisi (Fici, 2010). Di seguito vengono riportate alcune considerazioni per delineare la nozione che viene presa in considerazione. In questo lavoro vengono analizzati quei settori di attività che generalmente vengono ricompresi sotto l espressione public utilities: energia, servizi idrici, telecomunicazioni, gestione rifiuti, trasporti (Noferini, 2008; Fici, 2010; Caggiano, 2005). Si tratta di servizi indispensabili per la vita dei cittadini e funzionali in maniera diffusa per l intera comunità (Fici, 2010). Le public utilities forniscono beni di natura privata (hanno le caratteristiche di rivalità ed escludibilità), ma allo stesso tempo sono considerati strategici (vista l elevata diffusione al consumo e il fatto che rappresentano gli input per la quasi totalità dei processi produttivi) (Petretto, 2000). Si tratta in altre parole di settori diversi tra loro, ma che hanno le seguenti caratteristiche comuni (che hanno determinato una trattazione omogenea all interno della teoria economica): dal lato dell offerta la presenza di infrastrutture di rete (e quindi sunk cost, economie di scala e situazioni di monopolio naturale); dal alto della domanda la valenza sociale che determina la presenza di interventi pubblici (Noferini, 2008). Il concetto di servizio pubblico è legato all impatto che questi hanno sui bisogni basilari e l incidenza sull ambiente economico locale (Fici, 2010). All interno del settore delle public utilities in USA di fatto troviamo cooperative solo in alcuni campi, e precisamente: energia elettrica, servizi idrici e telefonici. La tabella seguente fornisce alcuni dati aggregati su di esse. 7

8 Risponde nti Totale Unità produttive Attività (milioni$) Ricavi (milioni$) Salari (milioni$) Dipendenti (migliaia) Soci (migliaia) Settore Numero di imprese Elettriche rurali Generazione e trasmissione Distribuzione , , , Rurali , , telefoniche Acqua , Cooperative , e mutue Associazioni , Totale , Tabella 3: Dati aggregati sulle cooperative operanti nelle public utilities in USA (fonte: Deller S. et al., 2009) Un primo dato interessante è l elevato numero di cooperative operanti nei servizi idrici, che supera anche quello delle cooperative elettriche, molto più conosciute e oggetto di vari studi. Per quanto riguarda le cooperative operanti nel settore dei trasporti, queste nel lavoro di Deller et al. (2009) vengono ricomprese nel settore di attività servizi pubblici e sociali. Molto spesso queste cooperative hanno come soci altre organizzazioni che operano nel settore dei trasporti. Generalmente le cooperative presenti in questo settore hanno lo scopo di organizzare servizi per zone caratterizzate da bassa densità di popolazione oppure di rispondere ad esigenze di tipo ambientale come contenere il numero dei viaggi in auto. Le cooperative di consumo esistenti di fatto sono quelle di car-sharing, che peraltro non sono molto diffuse in quanto gran parte del mercato è assorbito da Zipcar (impresa privata che opera a livello nazionale). Anche le compagnie di taxi organizzate come cooperative di lavoro coprono solo una piccola parte del mercato (Deller et al., 2009). Nei prossimi paragrafi esaminiamo in dettaglio la cooperazione di utenza nei settori di attività dove questa forma di organizzazione presenta una consistenza significativa, e quindi di fatto energia, servizi idrici e telecomunicazioni. 4 Energia Il settore dell energia è il più importante negli USA per la cooperazione di utenza dal punto di vista dimensionale. Cominciamo con qualche cenno storico su queste cooperative, per poi vedere la situazione 4 All interno di questa voce rientrano le cooperative elettriche rurali, public power district e imprese mutualistiche di distribuzione elettrica 8

9 attuale, anche in relazione alle altre tipologie di operatori presenti sul mercato elettrico. 4.1 Cenni storici All inizio del secolo scorso il processo di elettrificazione delle zone rurali procedeva con ritmi diversi rispetto ai centri urbani: le zone rurali erano sostanzialmente caratterizzate dalla mancanza di energia elettrica come venne sottolineato dalla Country Life Commission, creata nei primi anni del 900 dal presidente Theodore Roosevelt con il compito di andare ad indagare le disparità tra le zone urbane e quelle rurali (Lowery, 2010). Lo stesso presidente Theodore Roosevelt nel documento di presentazione del rapporto della Commissione sottolineava come le cooperative fossero la soluzione migliore per cambiare la situazione delle aree rurali (Lowery, 2010). Ancora nel 1932 solo il 10% degli agricoltori aveva l energia elettrica contro il 70% degli abitanti delle città (Heriot e Campbell, 2006). Nel 1916 venne fondata la Public Ownership League che aveva il compito di promuovere la proprietà popolare dei sistemi elettrici contro il potere delle grandi aziende. Nel 1933 venne fondata la Tennesse Valley Authority, che viene considerata come il primo intervento federale nell elettrificazione rurale, e questa dava la precedenza alle cooperative di cittadini e agricoltori per la costruzione delle dighe idroelettriche (Lowery, 2010). Il primo intervento politico riguardo alle cooperative elettriche si ebbe con la disposizione esecutiva 7027 emanata dal presidente Franklin Delano Roosevelt l 11 maggio Con questa veniva fondata la Rural Electrification Administration (REA) che aveva il compito di erogare prestiti a tassi di interesse contenuti alle associazioni formate da residenti delle zone rurali per finanziare la realizzazione di reti di distribuzione e create basandosi sul modello delle marketing cooperatives utilizzate nel settore agricolo (Rhodes e Wheeler, 1996). Questo fu necessario in quanto le imprese esistenti non avevano la convenienza economica ad elettrificare zone rurali caratterizzate da una bassa densità di popolazione. Le prime due cooperative fondate furono Volunteer Electric Cooperative in Tennessee e Crisp Electric Cooperative in Georgia (per entrambe la data di inizio del prestito fu il 22 luglio 1935) (Olivier et al., 2010). L origine del fenomeno delle cooperative elettriche viene solitamente fatto coincidere con la creazione della REA. In realtà già prima del 1935 esistevano una cinquantina di cooperative elettriche. Le prime due cooperative elettriche delle quali si ha notizia sono Stoney Run Light and Power (Granite Falls, Minnesota) fondata nel 1914 e Kengosa Electric (Stoughton, Winsconsin) fondata nel 1916 (Lowery, 2010). Nel 1936 il presidente Roosevelt e il Congresso approvarono il National Rural Electrification Act, con il quale si cercava di istituzionalizzare queste piccole realtà cooperative (Lindsey e Settle, 2003). Inoltre con questo atto lo United States Department of Agricolture (USDA) venne incaricato di sostenere le aziende elettriche rurali. Rural Electrification Administration (REA) e l agenzia che poi ha preso il suo posto dal 1994 (Rural Utilities Services) hanno svolto tra gli altri il compito di garantire alle cooperative elettriche 9

10 rurali finanziamenti a tassi inferiori rispetto a quelli di mercato allo scopo di consentire la costruzione delle reti di trasmissione e distribuzione necessarie a raggiungere anche le utenze ai margini del territorio (Lindsey e Settle, 2003). Con il Rural Electrification Act vennero messi a disposizione milioni di dollari attraverso la REA per poter garantire prestiti alle utilities rurali 5. Alla fine del 1936 quasi 100 cooperative situate in 26 stati avevano già firmato contratti di prestito con la REA (Heriot e Campbell, 2006). Se si prende come riferimento il tasso di interesse annuale sui titoli emessi dal Tesoro, il tasso di interesse sui prestiti della REA era mediamente inferiore di 2,3 punti percentuali tra il 1945 e il 1985, mentre per i primi 15 anni dalla nascita della REA ebbe valori pressoché simili (Hansmann, 2005). Oltre ai sussidi in conto interessi le cooperative operanti nel campo dei servizi pubblici locali hanno potuto beneficiare dell esenzione dall imposta federale sul reddito delle società e di un accesso privilegiato all energia prodotta dagli impianti pubblici di generazione (Hansmann, 2005). Le cooperative elettriche rurali all inizio contrassero prestiti sia per il capitale fisso che per il capitale circolante. I prestiti concessi alle cooperative elettriche attraverso i programmi sopra citati si sono rivelati caratterizzati da bassi rischi: infatti dei 47 miliardi di dollari erogati tramite questi fino agli anni 80 solo l 1 è andato perduto in seguito a fallimenti (Hansmann, 2005). Le cooperative di distribuzione che si sono unite in cooperative di produzione e trasmissione hanno invece utilizzato la situazione di monopolio dei propri soci per ottenere prestiti: in altre parole le cooperative di produzione e trasmissione concludevano contratti di fornitura con le cooperative di distribuzione della stessa durata dei prestiti (35 anni), garantendosi così entrate per tutto il periodo di rimborso del prestito (Hansmann, 2005). Per dotarsi di un ulteriore fonte di finanziamento nel 1969 le cooperative elettriche hanno creato National Rural Electric Cooperative Finance Corporation (CFC) 6. Standard e Poor s 7 fornisce un giudizio sostanzialmente positivo di CFC individuando tra i suoi punti di forza il supporto da parte dei membri, forte posizione di mercato per l attività di prestito per le utilities rurali, storia creditizia caratterizzata da basse perdite sui prestiti, supporto da parte di U.S. Department of Agricolture. Secondo Cooper (2008) i debitori della CFC non hanno l obbligo di rendere di pubblico dominio i propri dati finanziari, riducendo così la possibilità di supervisionare. La National Rural Electric Cooperative Association 8 è stata fondata nel 1942 per superare la mancanza di materiale da costruzione durante al seconda guerra mondiale, ottenere copertura assicurativa per le 5 Secondo Cooper (2008) complessivamente Rural Utilities Service e le agenzie che l hanno preceduta hanno concesso prestiti alle cooperative di distribuzione per un ammontare di $39 miliardi, mentre $52 miliardi per le cooperative di produzione e trasmissione. 6 Co-ops 101: An Introduction to Cooperatives, 7 Standard and Poor s, National Rural Utilities Cooperative Finance Corp, October 2010; 0_6_2010.pdf 8http://nreca.org/ 10

11 cooperative elettriche di nuova costituzione e risolvere i problemi di approvvigionamento di elettricità all ingrosso. È l organizzazione che a livello nazionale rappresenta oggi gli interessi delle cooperative elettriche e dei soci utenti. Per dare voce agli interessi delle cooperative elettriche e dei soci-utenti sul piano politico è stata infine creata nel 1966 la Action Committee for Rural Electrification (ACRE). 4.2 Le cooperative elettriche Come accennato nel precedente paragrafo, le cooperative elettriche sono nate principalmente per portare l elettricità in zone rurali dove le imprese lucrative non avevano la convenienza economica di entrare: questo ha spinto gli agricoltori alla realizzazione delle infrastrutture necessarie per garantire il servizio. Si tratta di cooperative che acquistano l elettricità all ingrosso e la distribuiscono ai propri soci-clienti. Per contenere i costi in taluni casi esse hanno creato altre cooperative di produzione e trasmissione (generation and transmission, G&T) che si occupano dell approvvigionamento all ingrosso dell energia elettrica oppure direttamente della produzione. Ad esempio alla Kentucky Association of Electric Cooperatives aderiscono due cooperative di produzione e trasmissione (Big Rivers Electric Corporation e East Kentucky Power Cooperative) e 24 cooperative di distribuzione. Alcune tra queste per l approvvigionamento dell energia si rivolgono alle due cooperative di generazione e trasmissione, mentre altre alla Tennessee Valley Authority (TVA) 9. Le cooperative di produzione e trasmissione producono energia principalmente attraverso carbone. Per l anno 2007 però la percentuale di energia prodotta dalle cooperative di produzione e trasmissione attraverso l utilizzo di fonti rinnovabili è stata l 11%, contro il 9% dei gestori lucrativi (Deller et al., 2009). Le cooperative sono quindi più verdi delle altre imprese, come ci aspetteremmo, ma non molto di più. Le cooperative elettriche sono costituite ai sensi delle leggi statali e sono considerate come imprese non-profit, per questo possono godere dell esenzione dall imposta federale sul reddito come stabilito dallo IRC (Internal Revenue Code) sezione 501(c)(12) (Deller et al., 2009). Le cooperative elettriche cercano di fornire il servizio a prezzo di costo, ma allo stesso tempo devono accumulare capitale proprio per essere in grado di supportare la gestione. Nel caso in cui però dalla gestione derivino margini questi vengono redistribuiti tra i soci-clienti in base all utilizzo del servizio. Le somme che vengono redistribuite tra i soci sono chiamate capital credits. Questi capital credits sono la principale fonte di capitale per la maggior parte delle cooperative e in base a questi il capitale viene gradualmente restituito ai soci (Olivier et al., 2009). Questi vengono attribuiti sui conti dei soci e non distribuiti per un certo periodo di tempo. In altre parole i margini accumulati vengono definiti con vari termini: capital credits, patronage capital, member equity o come totale dei profitti reinvestiti nel sistema. Questi vengono distribuiti ai membri in base

12 all utilizzo dei servizi erogati dalla cooperativa e determinano l esatta titolarità dei soci (Cooper, 2008). Molte cooperative elettriche hanno dei programmi di restituzione di questi crediti attraverso i quali nel tempo viene restituito il valore di questi capital credits (spesso praticando uno sconto sulla bolletta) (Deller et al., 2009). Secondo quanto riportato da Cooper (2008) però le cooperative stanno accumulando capitale proprio più velocemente di quanto stiano rimborsando. Questo potrebbe creare dei problemi dal momento che l esenzione fiscale per le cooperative è legata anche a questo tipo di politica. Per capire meglio il fenomeno della cooperazione nel settore elettrico statunitense potrebbe essere utile prendere in considerazione le principali differenze che è possibile riscontrare tra queste e i gestori lucrativi. Secondo Greer (2003; 2008) le principali differenze riguardano: la collocazione territoriale (aree rurali o urbane); la tipologia di clienti; le caratteristiche istituzionali; aspetti legati alla regolamentazione; la filosofia di business; caratteristiche dal punto di vista organizzativo. Riguardo al primo punto, si deve notare che le zone rurali sono meno densamente popolate rispetto a quelle urbane ed inoltre possono presentare conformazioni del territorio più disagevoli. Inoltre la domanda di elettricità delle zone rurali è formata principalmente da clienti di tipo residenziale; questo implica che la domanda di elettricità risulta essere inferiore, ma anche più variabile secondo Greer (in realtà si può verificare anche il contrario). Questi aspetti fanno sì che i costi medi di fornitura di energia elettrica risultino essere maggiori. Per quanto riguarda il secondo punto deve essere segnalata la regola dell 85%, che si applica sia alle cooperative di produzione e trasmissione che alle cooperative di distribuzione, secondo cui per godere dell esenzione fiscale l 85% dei ricavi devono provenire dai propri soci; la regola inoltre limita la partecipazione delle cooperative di produzione e trasmissione nel mercato dell energia all ingrosso e per le cooperative di distribuzione la concorrenza nel mercato al dettaglio. Inoltre a differenza dei gestori lucrativi, le cooperative elettriche non vengono regolamentate in tutti gli stati. Meno di 20 stati hanno giurisdizione sulle cooperative e il grado di regolamentazione risulta non omogeneo tra questi. Ad esempio in Maine, Florida, Indiana e Mississippi le Public Regulatory Commission non regolamentano le tariffe praticate dalle cooperative. Le imprese cooperative hanno sistemi di incentivo differenti rispetto alle aziende pubbliche e quelle private lucrative. Questo può portare alla presenza di problemi del tipo principaleagente con il management. Secondo Cooper (2008) i gestori lucrativi e le aziende municipali sono caratterizzati da una struttura finanziaria più flessibile rispetto a quella delle cooperative. Inoltre tutte le tipologie di distributori non competono direttamente tra loro per gli utenti, dal momento che tranne alcune eccezioni generalmente hanno il monopolio nella zona servita. 12

13 Vediamo ora il peso relativo delle cooperative elettriche rispetto alle altre tipologie di imprese presenti. La principale fonte è la U.S. Energy Information Administration (EIA). I dati da essa raccolti riguardano tutte le imprese operanti nel campo dell energia che si occupano di generazione, trasmissione, distribuzione e vendita di energia elettrica, in particolare ci interessano quelli raccolti tramite form EIA e EIA Per quanto riguarda la consistenza di questo fenomeno i due principali enti che hanno informazioni a riguardo, riportano dati leggermente discordanti: secondo i dati relativi al form 861, nell anno 2009 negli USA 875 aziende operanti nel mercato elettrico erano organizzate in forma cooperativa, mentre secondo quanto riportato sul sito della National Rural Electric Cooperative Association, le cooperative elettriche risultano essere 909, di cui 841 sono cooperative di distribuzione e 68 cooperative di generazione e trasmissione 12. Nella tabella e nel cartogramma seguenti è riportata la distribuzione territoriale delle cooperative elettriche (secondo i dati pubblicati da EIA): 10Attraverso questo modulo vengono raccolti i dati sugli impianti di generazione di energia elettrica e apparecchiature collegate (compresi generatori, caldaie, sistemi di raffreddamento e sistemi di desolforazione dei gas di scarico) 11Attraverso questo modulo vengono raccolte informazioni su tutti i soggetti operanti nel mercato elettrico americano e che svolgono le attività di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica negli USA, nei suoi territori e a Porto Rico. 12http:// 13

14 ALABAMA 23 ALASKA 19 ARIZONA 7 ARKANSAS 17 CALIFORNIA 3 COLORADO 23 CONNECTICUT 0 DELAWARE 1 DISTRICT OF COLUMBIA 0 FLORIDA 16 GEORGIA 44 HAWAII 1 IDAHO 13 ILLINOIS 27 INDIANA 41 IOWA 41 KANSAS 29 KENTUCKY 25 LOUISIANA 11 MAINE 3 MARYLAND 2 MASSACHUSETTS 0 MICHIGAN 11 MINNESOTA 44 MISSISSIPPI 26 MISSOURI 46 MONTANA 25 NEBRASKA 4 NEVADA 4 NEW HAMPSHIRE 1 NEW JERSEY 1 NEW MEXICO 16 NEW YORK 4 NORTH CAROLINA 27 NORTH DAKOTA 20 OHIO 25 OKLAHOMA 28 OREGON 18 PENNSYLVANIA 15 RHODE ISLAND 0 SOUTH CAROLINA 21 SOUTH DAKOTA 29 TENNESSEE 21 TEXAS 71 UTAH 5 VERMONT 2 VIRGINIA 13 WASHINGTON 15 WEST VIRGINIA 1 WISCONSIN 24 WYOMING 12 Figura 1: Distribuzione territoriale delle cooperative elettriche (fonte: elaborazione dati pubblicati da EIA) Nel grafico seguente il numero degli utenti serviti è spezzato per forma giuridica degli operatori presenti sul mercato: come si vede, la maggioranza degli utenti risulta servita da gestori lucrativi, mentre la quota di mercato delle cooperative è di circa il 13%:

15 Grafico 1: Numero di utenti per tipologia di gestore (dati 2009, fonte: rielaborazione dati EIA) Per quanto riguarda i MWh venduti e i ricavi ottenuti valgono le stesse considerazioni fatte per il numero di utenti: la quota maggiore risulta quella dei gestori lucrativi (la quota delle cooperative si attesta al 12% sia per le quantità che per i ricavi): Grafico 2: Vendita energia elettrica (MWh) per tipologia di gestore (dati 2009, fonte: rielaborazione dati EIA) Grafico 3: Ricavi (migliaia $)per tipologia di gestore (dati 2009, fonte: rielaborazione dati EIA) 15

16 Nell anno 2009 è stata registrata una diminuzione delle vendite di energia elettrica. Le cooperative elettriche hanno però registrato una flessione inferiore (1,7%) rispetto al resto dell industria (4,2%). La vendita di energia elettrica dipende principalmente da tre fattori: numero dei nuovi utenti, le condizioni climatiche e l andamento dell economia. Il 2009 è un anno di forte recessione e questa è la ragione fondamentale per cui è calata anche la domanda di energia elettrica. Poiché la domanda residenziale, che è tipica delle cooperative, è meno volatile della domanda industriale, questo spiega anche la minore decrescita registrata dal settore cooperativo: la recessione economica ha portato ad una diminuzione delle vendite ai clienti di tipo industriale e commerciali di circa il 3,3% (Olivier et al., 2010). Anche per quanto riguarda il numero di nuovi utenti, nel 2009 si è registrato un arresto della crescita, come mostra il grafico che segue: 3 2,5 2 2,5 2,7 2,8 1,9 1,5 1 0,5 0 0, Grafico4: Andamento del tasso di crescita degli utenti (fonte: Olivier et al., 2010) Per capire meglio la natura del business delle cooperative sono utili alcuni dati pubblicati da National Rural Electric Cooperative Association. Un primo dato interessante è che per quanto riguarda la distribuzione di energia, le cooperative hanno il 43% delle linee di distribuzione e solo 7 clienti per miglio di linea di distribuzione. Vendite (milioni kwh) Società lucrative Pubbliche Cooperative Totale Residenziali Commerciali Industriali Altro Totale Tabella 4:fonte: 16

17 Società Pubbliche Cooperative Totale lucrative Linee di distribuzione 50% 7% 43% (miglia) Clienti per miglia di linee (densità) Ricavi per miglia di linee ($) Impianti di distribuzione per cliente ($) Attività (milioni) ($) Capitale proprio (milioni) ($) Tabella 5: fonte: La lunghezza totale delle linee elettriche delle cooperative è di circa 2,4 milioni di miglia, nonostante la capacità di generazione sia meno del 5% della capacità nazionale 13. Questi dati stanno a indicare una maggiore incidenza dei costi fissi di rete rispetto a operatori di altra natura e corroborano la congettura che le cooperative elettriche nascano per coprire vuoti lasciati dagli altri operatori, che presumibilmente trovano poco conveniente servi certe aree (quelle rurali tipicamente) anche a causa dei costi fissi troppo alti. Le cooperative elettriche nel 2009 hanno fornito energia elettrica a utenti. Il seguente grafico mostra la suddivisone per categoria di utenza: Grafico 5: Utenti delle cooperative elettriche per tipologia (anno 2009;fonte: elaborazione dati pubblicati da EIA su Inoltre sempre nel 2009 i ricavi delle cooperative elettriche ammontano a $ il grafico seguente mostra la ripartizione per tipologia di utenza:

18 Grafico 6: Ricavi (migliaia $) delle cooperative elettriche per tipologia di utenza (anno 2009; fonte: elaborazione dati pubblicati da EIA su Agli esordi le cooperative elettriche servivano quasi esclusivamente nuclei familiari e agricoltori ma con l andare del tempo il peso degli utenti industriali e commerciali è costantemente aumentato: ad esempio era il 28% nel 1970 e circa il 40% nel 2008 (Olivier et al., 2010). Nel 2009 la vendita di energia elettrica da parte delle cooperative è risultata pari a MWh. Dal 1997 al 2008 la crescita nelle vendite da parte delle cooperative è sempre stata superiore rispetto al resto dell industria nel suo complesso (un tasso di crescita del 3,4% medio registrato dalle cooperative contro l 1,3% dell industria nel suo complesso). Inoltre secondo Cooper (2008), un numero crescente di cooperative serve popolose zone suburbane. Il seguente grafico riporta la distribuzione dell energia venduta per tipologia di utenza. Grafico 7: Energia elettrica (MWh) venduta dalle cooperative elettriche per tipologia di utenza (anno 2009; fonte: elaborazione dati pubblicati da EIA su Nel 2009 gli investimenti lordi negli impianti hanno raggiunto $ 82,2 miliardi, contro i $ 3.9 miliardi del Inoltre le cooperative elettriche con i propri tralicci e le proprie linee coprono più del 75% del territorio. 14http:// tml 18

19 Veniamo ora al tema delle tariffe. Secondo Cooper (2008), lo scopo di queste cooperative è quello di fornire il servizio a prezzi accessibili indipendentemente dalla collocazione geografica degli utenti. Le tariffe sono stabilite in base al costo medio necessario per erogare il servizio a ciascun utente, indipendentemente dal costo individuale e dal costo marginale. Per il periodo che va dal 1993 al 2002 le cooperative elettriche hanno mantenuto le tariffe sostanzialmente invariate. Con l aumento dei costi dell energia però molte cooperative hanno dovuto aggiustare le tariffe: ad esempio nel 2009 il prezzo medio dell energia ammontava a 9,63 15 (contro il 9,31 del 2008). Le tariffe rimaste sostanzialmente invariate dal 1993 al 2002, sono iniziate ad aumentare a partire dal Il range delle tariffe praticate (riferito a tutte le tipologie di utenti) dalle cooperative elettriche va da 3,95 a 99,99. Il seguente grafico riporta la tariffa media praticata dalle cooperative nell anno 2009 per tutte le categorie di utenza: ,63 10,67 9,77 8 6, Totale Residenziale Commerciale Industriale Grafico 8: tariffa media (centesimi/kwh) praticata dalle cooperative per l anno 2009 (fonte: rielaborazione dati EIA) Secondo Cooper (2008), la NRECA ha ammesso per lungo tempo che molte cooperative di piccole dimensioni hanno mantenuto le tariffe alte evitando di realizzare operazioni di fusione e acquisizione. In media le tariffe delle cooperative sono superiori del 9% rispetto a quelle praticate dai gestori lucrativi operanti in territori limitrofi (vi sono circa 350 cooperative che praticano tariffe superiori del 15% e 175 che praticano tariffe superiori del 30%) (Cooper, 2008). Una obiezione che può esser mossa nei confronti di queste affermazioni è che le maggiori tariffe delle cooperative possono essere legate al fatto che vengono determinate in base al costo medio e che sono caratterizzate da una densità di utenza di gran lunga inferiore rispetto ai gestori lucrativi. Altra obiezione riguarda il fatto che negli ultimi anni le cooperative elettriche hanno messo in atto varie operazioni di fusione e acquisizione. Dal 1998 al 2003 ogni anno si sono registrate almeno sei operazioni di fusione e acquisizione. Anche se queste operazioni non 15Media calcolata utilizzando il metodo usato da EIA (dividendo i ricavi totali per i MWH venduti); dati pubblicati da EIA 19

20 possono essere paragonate a quelle realizzate dai gestori lucrativi, le differenze si stanno assottigliando (Collet, 2003). Anche nel 2009 sono state sei le cooperative che hanno dato vita ad operazioni di fusioni o acquisizioni 16. Secondo Collet (2003) le acquisizioni generalmente riguardano la cessione di impianti di distribuzione da parte di gestori lucrativi o di aziende municipali. La cessione delle infrastrutture di distribuzione da parte di gestori lucrativi o di aziende municipali a cooperative trova fondamento sia dal punto di vista strategico sia dal punto di vista finanziario (in modo particolare per i gestori lucrativi che devono confrontarsi con i tetti sulle tariffe e con la pressione riguardo i profitti da parte di Wall Street). Per i gestori lucrativi l opportunità di cedere le infrastrutture rappresenta un modo per ridurre i costi operativi. Le ragioni elencate da Collet (2003) che stanno alla base delle decisioni da parte delle cooperative di mettere in atto operazioni di fusioni ed acquisizioni sono le seguenti: aumentare i clienti, migliorare i flussi di cassa, stabilizzare le tariffe, riuscire a servire in modo migliore i propri soci sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista dell efficacia, aumentare il capitale sociale. Le argomentazioni in favore di operazioni di fusione e acquisizione in cui sono coinvolte cooperative sono diverse. Ad esempio l allargamento del bacino di utenza può portare le cooperative a sfruttare economie di scala. Inoltre spesso i gestori privati lucrativi nei territori serviti possono avere anche delle aree marginali. Può accadere che nelle vicinanze dei territori serviti vi siano delle cooperative che potrebbero essere in grado di offrire il servizio ad un costo inferiore (sia per ragioni legate semplicemente alla collocazione geografica sia per il regime fiscale cui sono soggette le cooperative). Altro aspetto da considerare è l adozione da parte dei gestori lucrativi di modelli di gestione degli impianti incentrati su entità che posseggono, gestiscono e curano la manutenzione degli impianti stessi, che ha reso particolarmente costosa la gestione delle zone rurali. Secondo NRECA, operazioni di fusione tra cooperative che risultano essere caratterizzate da dimensioni troppo piccole dal punto di vista economico, potrebbero portare gli utenti a risparmiare circa $220 l anno che corrispondono a circa due mesi di elettricità (Cooper, 2008). I costi sostenuti dalle cooperative elettriche ricadono sotto due voci principali: costi per l approvvigionamento di energia e costi di distribuzione. Questi ultimi a loro volta sono suddivisi in costi di investimento, costi generali e amministrativi, costi operativi e di manutenzione. Il seguente grafico riporta la composizione in percentuale dei costi: come si vede, il costo per l approvvigionamento di energia sopravanza di gran lunga tutti gli altri, rappresentando circa i due terzi del totale. 16 Dati raccolti da EIA tramite il form

21 Grafico9: Struttura dei costi delle cooperative elettriche (fonte: Olivier et al., 2010) I costi dell approvvigionamento di energia oltre a costituire la voce di entità maggiore, risultano essere anche quelli più difficilmente controllabili. Nell anno 2008 la maggior parte delle cooperative (circa 700) ha acquistato l energia, in parte o per intero, da cooperative di produzione e trasmissione. Le cooperative che non sono legate a cooperative di produzione e trasmissione hanno invece acquistato l energia da fornitori federali o statali (come ad esempio dalla Tennessee Valley Authority) oppure da gestori lucrativi (Olivier et al., 2009). Un modo per valutare la produttività delle cooperative è attraverso il rapporto tra utenti e dipendenti. Dal grafico seguente si può notare che questo indicatore ha registrato un trend crescente negli ultimi anni: Grafico10: Andamento del numero di utenti per dipendente (fonte:olivier et al. 2010) Riguardo alla regolazione la caratteristica principale delle cooperative elettriche USA è di essere poco o per nulla regolate, almeno nel senso corrente in Europa e in gran parte del mondo, cioè da enti terzi, usualmente pubblici, dotati di poteri di controllo e determinazione di alcuni aspetti della gestione, principalmente le tariffe. Cooper (2008, 342, nn. 50, 53) riporta alcuni dati emblematici: la regolazione tariffaria, che è la forma primaria di regolazione in tutti i paesi del mondo, è praticata solo da 13 dei 47 stati in cui sono presenti cooperative elettriche e solo in 7 di essi le 21

22 cooperative sono regolate allo stesso modo delle altre imprese. La motivazione che viene addotta in ambito giuridico è che gli stessi utenti ne sono i proprietari e quindi non c è motivo di ritenere che esse agiscano contro gli interessi dei soci (Cooper, 2008, p. 345, n. 73). Un dato che sembra corroborare questa argomentazione è che negli stati dove si è verificata la liberalizzazione del mercato si è registrato un basso tasso di cambiamento di fornitore di energia elettrica da parte dei soci delle cooperative elettriche (Deller et al., 2009), il che potrebbe indicare che le cooperative elettriche sono competitive sul mercato laddove c è possibilità di scelta, e dunque servono meglio di altre gli interessi degli utenti. Contro questa posizione si sono tuttavia levate anche voci critiche. Ad esempio Cooper (2008) solleva dubbi sul comportamento dei manager delle cooperative elettriche: questi si sarebbero concentrati sulla manutenzione delle linee elettriche, senza però preoccuparsi di costruirne di nuove; inoltre si sarebbero concentrati sui ricavi e non sul contenimento delle bollette per gli utenti/soci. Un modo per ovviare a questo sarebbe una maggiore regolazione di queste cooperative. Un altra critica è quella relativa al fatto che le cooperative elettriche non sono caratterizzate da adesione volontaria: infatti secondo Cooper (2008) la situazione di monopolio in cui operano, gli utenti non hanno altra scelta. Nonostante questo se si va a vedere la soddisfazione degli utenti, le cooperative aderenti al brand Touchstone Energy hanno ottenuto un punteggio di 82 secondo l American Customer Satisfaction Index (il massimo valore che può assumere è 100), contro la media di 74 per le altre aziende operanti nel settore elettrico 17. Touchstone Energy è un alleanza realizzata tra le cooperative elettriche. Si tratta di un marchio attraverso il quale le cooperative aderenti (oltre 700 nel 2009) 18 si identificano e sono collegate tra loro. Si tratta di un network a livello nazionale che svolge varie attività come l acquisto di spazi pubblicitari, servizi di gestione delle bollette e flussi di energia per cooperative, call center che permettono alle cooperative di condividere risorse (Rifkin, 2002). Molte cooperative si sono unite sotto il brand Touchstone Energy per promuovere la fornitura di energia elettrica tra gli utenti di tipo industriale e commerciale (Olivier et al., 2010) Finanza Sulla finanza delle cooperative elettriche statunitensi sono disponibili molti dati grazie all iniziativa della National Rural Utilities Cooperative Finance Corporation 20 che effettua un analisi dell andamento di http:// 20National Rural Utilities Cooperative Finance Corporation ( ha quattro tipologie di soci: Classe A (si tratta di sistemi di distribuzione organizzati in forma cooperativa o non profit e che ricevono o sono comunque idonei a ricevere prestiti o altro tipo di assistenza da RUS; acquistano energia all ingrosso e la rivendono al dettaglio ai soci/utenti); 22

23 alcuni indicatori finanziari (KRTA, Key Ratio Trend Analysis) riguardo alle cooperative di distribuzione aderenti. Questa metodologia di analisi è stata sviluppata nel 1975 per consentire alle cooperative di valutare la propria performance rispetto ai valori mediani registrati a livello nazionale, il che presuppone una ricognizione sistematica dell andamento finanziario delle cooperative in questione a livello nazionale. Nella tabella seguente sono riportati i valori mediani delle variabili rilevate da NRUCFC e si riferiscono a 817 cooperative (non vengono utilizzati i valori medi dal momento che possono essere distorti da valori estremi). Indice di copertura degli interessi passivi (TIER) Indice modificato di copertura del debito (MDSC) ,2 2,29 2,24 2,27 2,3 1,9 1,91 1,86 1,82 1,85 Rapporto tra capitale proprio e attivo 42, ,1 40,62 41,26 Costo dell energia per kwh totali venduti (millesimi di dollaro) Costo totale del servizio (meno il costo dell energia) per kwh venduto (millesimi di dollaro) Costo totale del servizio elettrico per kwh venduto (millesimi di dollaro) Costi operative totali per kwh venduto (millesimi di dollaro) Margini operativi totale per kwh venduto (millesimi di dollaro) Margini totali per kwh venduto (millesimi di dollaro) 51,67 56,53 58,82 63,05 64,59 29,81 30,71 31,33 32,38 34,03 80,74 85,45 88,09 94,48 97,39 18,12 18,66 19,04 19,6 20,27 83,4 88,12 91,18 97,15 100,8 7 4,91 5,71 6,05 6,13 6,68 Classe B (si tratta di sistemi di fornitura di energia elettrica organizzati in forma cooperativa e non profit; sono sistemi di fornitura di energia o cooperative di generazione e trasmissione (GeT) che producono o acquistano energia che poi viene rivenduta all ingrosso ai soci distributori) Classe C (associazioni a livello statale o regionale che di proprietà e sotto il controllo dei soci appartenenti alla classe A e alla classe B; queste associazioni generalmente forniscono servizi ai propri soci) Classe D (associazioni nazionale di cooperative che forniscono servizi e rappresentano gli interessi delle cooperative a livello nazionale). CFC fornisce i propri servizi anche a membri associati (cooperative non-profit che sono controllate e di proprietà dei soci appartenenti alla classe A, B, C, ma anche a sistemi di telecomunicazione che sono membri della Rural Telephone Finance Cooperative (RTFC). CFC al 31 maggio 2010 contava 1520 soci tra cui: 832 sistemi di distribuzione 68 sistemi di generazione e trasmissione 66 organizzazioni di servizio a livello statale e regionale 64 membri associati 490 sistemi di telecomunicazione. 23

24 Crescita annuale in numero di consumatori (%) 1,5 1,51 1,35 0,99 0,47 Crescita annuale in kwh venduti (%) 4,66 1,78 3,7 1,22-1,06 Crediti esigibili oltre I 60 giorni come percentuale dei ricavi operativi 0,23 0,2 0,19 0,17 0,17 Ammortamento come percentuale dei 0,18 0,18 0,18 0,18 0,2 ricavi operativi Tabella 6: Dati dell'analisi key-ratio condotta da National Rural Utilities Cooperative Financial Corporation (tutti i valori riportati risultano essere mediane); fonte: 9krta.html Come si può vedere, la situazione delle cooperative dal punto di vista finanziario risulta buona. L indice di copertura degli interessi passivi TIER (Time Interest Earned Ratio), che indica la capacità da parte dell impresa di riuscire a generare utili in misura adeguata per poter onorare i pagamenti degli interessi sui debiti di lungo periodo, per l anno 2009 risulta assumere il valore maggiore rispetto agli anni precedenti. Il TIER viene utilizzato nel programma elettrico rurale per analizzare il rapporto tra i margini e le spese per interessi. Il valore assunto per le cooperative elettriche è superiore al valore minimo di 1,25 richiesto dalla RUS (Rural Utilities Service) (Olivier et al., 2009). Secondo quanto riportato da Cooper (2008), il rapporto tra capitale proprio e attivo rappresenta la capacità di una cooperativa di portare vantaggi ai propri soci e la soglia minima dovrebbe essere del 30% come stabilito dalle clausole del RUS. Sempre secondo Cooper (2008), questi indici mostrano che le cooperative sono sovracapitalizzate. Inoltre le cooperative sembrano maggiormente interessate a curare questi indici finanziari dimenticandosi del fatto che nonostante la loro posizione di monopolio operano in un contesto competitivo: in questo senso un modo per aumentare la competitività sul mercato potrebbe essere quello di diminuire i margini e il capitale proprio e aumentare la distribuzione di capital credit (Cooper, 2008). 4.4 Le cooperative e le energie rinnovabili Per completare il quadro è necessario anche riportare alcune considerazioni sulle cooperative e l utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. National Renewables Cooperative Organization (NRCO) riunisce a livello nazionale le cooperative con lo scopo di collaborare per riuscire a soddisfare gli obblighi legislativi riguardanti l utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Nel 2008 più della metà degli stati avevano adottato Renewable Portfolio Standards (RPS, si tratta di previsioni normative che stabiliscono per le utilities private l obbligo di produrre una certa percentuale dell energia prodotta attraverso l utilizzo di fonti rinnovabili). 24

25 5 Servizi idrici Nel 2006 l Agenzia per la protezione ambientale EPA (U.S. Environmental Protection Agency) ha condotto un indagine sui Community Water Systems a supporto dell attività di regolazione. I dati di quest indagine si riferiscono all anno Lo studio si basa su un campione casuale stratificato per garantire che il campione fosse rappresentativo. La stratificazione è stata realizzata per aumentare l efficienza delle stime (in USA ci sono circa Community Water System: quelli selezionati per il campione sono 2.210, mentre quelli che hanno fornito dati 1.314). Un Community Water System viene definito come sistema idrico pubblico che serve almeno 15 punti di allacciamento utilizzati da persone residenti tutto l anno o serve regolarmente almeno 25 persone residenti tutto l anno 21. I Community Water Systems comprendono circa un terzo degli acquedotti pubblici (public water systems 22 ) e forniscono servizi idrici a circa 280 milioni di persone negli USA. Comprendono differenti tipologie di sistemi idrici: da quelli privati di piccole dimensioni che non forniscono acqua potabile, come ad esempio quelli situati nei parcheggi per case mobili, ai grandi sistemi pubblici che forniscono i propri servizi a migliaia di utenti 23. La EPA utilizza vari criteri di classificazione dei sistemi idrici civici e tra questi vi è anche la tipologia proprietaria. Sotto questo profilo vengono suddivisi in: sistemi di proprietà pubblica (publicly owned systems); sistemi di proprietà privata a scopo di lucro (privately owned forprofit); sistemi di proprietà privata senza scopo di lucro (not-for-profit systems), ad esempio associazioni tra proprietari di immobili e cooperative senza scopo di lucro; sistemi che forniscono acqua come funzione accessoria rispetto all attività principale svolta. Qui ci interessano soprattutto i sistemi di proprietà privata senza scopo di lucro e grazie all indagine svolta dalla EPA è disponibile una 21 EPA, Community Water System Survey 2000-Volume1: Overview ; 22Public Water System sono definiti dall Environmental Protection Agency come sistemi che forniscono acqua potabile ad almeno 15 allacciamenti o almeno una media di 25 persone per minimo 60 giorni l anno. Questi a sua volta si suddividono in: Community Water System; Non- Transient Non-Community Water System (acquedotto non transitorio non comunitario; si tratta di un acquedotto pubblico che fornisce acqua ad almeno 25 persone per almeno sei mesi l anno, ad esempio scuole, fabbriche, uffici, ospedali dotati di un proprio sistema idrico); Transient Non- Community Water System (acquedotto transitorio non comunitario; acquedotto pubblico che fornisce acqua in posti come campeggio o distributori di benzina). (Fonte: EPA (United States Environmental Protection Agency) FACTOIDS: Drinking Water and Ground Water Statistics for 2009 ). 23EPA (United States Environmental Protection Agency), 2006 Community Water System Survey, 25

26 notevole quantità di dati. Anche se le cooperative rappresentano solo una parte di questi, visti i dati a disposizione è interessante andare a vedere come le differenti tipologie di strutture proprietarie presentano differenze sotto vari aspetti (ad esempio dimensione popolazione servita, struttura delle tariffa, fonti di finanziamento, fonti di approvvigionamento idrico). Il 49,4% dei sistemi idrici civici secondo questa indagine risulta essere di proprietà privata. Di questi il 22,3% sono a scopo di lucro, il 38,4% nonprofit e il 39,4% è costituito da sistemi che forniscono acqua come funzione accessoria. Nella categoria non-profit rientrano le associazioni tra proprietari di immobili e le cooperative rurali. Per descrivere meglio questi due forme organizzative di seguito vengono riportate le considerazioni presenti nel lavoro di Cromwell e Raucher (2004). Per quanto riguarda le associazioni tra proprietari di immobili, queste generalmente fanno parte delle associazioni create dai promotori immobiliari con lo scopo di provvedere alla gestione di tutte le proprietà comuni nelle zone suburbane. Questi acquedotti hanno le seguenti caratteristiche: sono privati, sono di proprietà dei proprietari di immobili (e quindi possono essere considerati come cooperative), ma allo stesso tempo sono gestiti senza scopo di lucro (in questo senso possono essere considerati come pubblici). Queste associazioni sono gestite da un consiglio di amministrazione costituito da membri dell associazione stessa. Generalmente le principali fonti di capitale risultano essere le banche locali oppure contributi da parte dei soci stessi. Spesso queste associazioni si appoggiano a soggetti esterni per provvedere ai servizi di gestione e manutenzione, a meno che tra i membri non vi sia qualcuno con le competenze necessarie che se ne possa occupare. In molte zone rurali la realizzazione di infrastrutture per la fornitura dei servizi idrici è stata possibile grazie al supporto del Rural Utilities Service. La forma organizzativa utilizzata è stata quella della cooperativa, già conosciuta ed utilizzata per il perseguimento di obiettivi comuni nei territori rurali. I programmi di assistenza che hanno richiesto buone pratiche di gestione sia nella contabilità sia nel reporting, hanno rafforzato queste cooperative. Anche queste cooperative sono gestire da un consiglio di amministrazione composto da soci e per quanto riguarda la gestione e la manutenzione vengono adottate soluzioni diverse che vanno dal servirsi di un supporto esterno alla formazione di persone locali affiancate da assistenza tecnica. Il seguente grafico riporta i dati relativi ai sistemi idrici per tipologia proprietaria e per fonte di approvvigionamento delle acque. Come si può notare il maggior numero dei sistemi idrici risulta essere di proprietà pubblica e la principale fonte di approvvigionamento per i sistemi idrici non profit risultano essere acque sotterranee, come anche del resto le altre tipologie proprietarie. 26

27 Pubblico Privato for profit Privato nonprofit Ausiliario Acque sotterranee Acque superficiali Acqua acquistata Grafico 11: Numero dei sistemi idrici civici per tipologia proprietaria e fonte di approvvigionamento idrico principale (fonte: EPA (United States Environmental Protection Agency), 2006 Community Water System Survey, Il grafico seguente suddivide invece i sistemi idrici per classe dimensionale (rispetto alla popolazione servita) e per tipologia proprietaria. Come si può notare dal grafico, la maggior parte dei sistemi idrici organizzati classificati come privati non-profit risultano compresi nelle classi dimensionali minori, ed in particolare la quasi totalità è di dimensioni piccole (tra i 500 e i 3300 utenti) o piccolissime (numero di utenti serviti inferiore a 500) e sono generalmente localizzate in aree rurali o suburbane (Deller et al., 2009) < > Ausiliario Privato non-profit Privato for profit Pubblico Grafico 12: Sistemi idrici per classe dimensionale rispetto alla popolazione servita e tipologia proprietaria (fonte: EPA, 2006 Community Water System Survey, Il grafico seguente mostra il peso relativo delle varie tipologie organizzative dal punto di vista della distribuzione di acqua: i sistemi di proprietà privata senza scopo di lucro risultano distribuire solo l 1,6% dell acqua totale: 27

28 Privato for profit; 6,8 Privato nonprofit; 1,6 Ausiliario; 0,2 Pubblico; 91,4 Grafico 13: Acqua distribuita totale per tipologia proprietaria (fonte: EPA, 2006 Community Water System Survey, Il seguente grafico mostra invece i valori assoluti dei ricavi e la loro composizione per tipologia organizzativa: 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 7,58 39,52 Pubblico 0,04 4,31 Privato for profit 0,25 2,42 0 0,06 Privato Ausiliario non-profit Altri ricavi derivanti da servizi correlati derivanti dalla distribuzione di acqua Grafico 14: Composizione dei ricavi annuali (miliardi $) per tipologia proprietaria (fonte: EPA, 2006 Community Water System Survey, Secondo Cromwell e Raucher (2004), proprietà, organizzazione e gestione vanno ad influire sulla capacità di un azienda di servizi idrici di affrontare tutte le sfide che si presentano (fornire servizi idrici in modo sicuro ed affidabile ad un prezzo ragionevole, ed allo stesso tempo essere capace di adattarsi a soddisfare bisogni futuri). Per fare questo confrontano vantaggi e svantaggi delle diverse forme di proprietà pubblica (intesa però in un accezione più ampia che va a comprendere oltre ai sistemi idrici municipali, sistemi idrici di contea, water districts e authorities anche le organizzazioni non-profit, come le associazioni tra proprietari di immobili e cooperative rurali). Cromwell e Raucher (2004) analizzano i vantaggi comparati delle diverse forme organizzative degli enti che forniscono servizi idrici prendendo in esame i seguenti aspetti: finanziamento (in altre parole la capacità di ottenere capitale per reinvestimenti e la capacità di riuscire a coprire i costi operativi di routine, manutenzione e i rimborsi del capitale tramite le tariffe), gestione (come la forma organizzativa va ad influire sul livello di attenzione del management riguardo alle 28

29 performance, all adeguatezza e alla formazione del personale e della presenza di infrastrutture adeguate). Per quanto riguardo il primo aspetto, le associazioni di proprietari immobiliari sono la forma organizzativa che si trova nella situazione peggiore. Infatti possono disporre delle seguenti fonti di capitale: prestiti del DWRF (Drinking Water Revolving Fund), contributi da parte dei membri e prestiti bancari. Generalmente nelle prime fasi di vita non si presentano problemi, se queste sono in grado di coprire con le tariffe i costi di gestione e di manutenzione. Nel momento in cui si rende necessario sostituire l impianto e sono soggette al SDWA (Safe Drinking Water Act) spesso vengono assorbite da sistemi idrici di maggiori dimensioni. Per quanto riguarda le cooperative invece queste sono state generalmente create con il supporto di Farmer s Home Administration (poi diventata RUS). Come accennato sopra, i programmi per l erogazione di sussidi e mutui richiedevano contabilità completa e precisa e un rendiconto economico annuale a dimostrazione della capacità di coprire tutti i costi di gestione e manutenzione tramite le tariffe. Questo può essere considerato come un elemento che ne dimostra l affidabilità dal momento che sono in grado di fare fronte a tutti gli obblighi tramite le risorse derivanti dalle tariffe. Per quanto riguarda il secondo punto, per i sistemi idrici di piccole dimensioni (come possono essere le associazioni di proprietari di immobili) risulta essere molto difficile riuscire a rispettare le prescrizioni previste da SDWA a causa spesso della mancanza delle competenze necessarie. Una soluzione è quella di appaltare i servizi di gestione e manutenzione. Per quanto riguarda le cooperative però la situazione risulta essere migliore grazie al supporto fornito dai programmi del USDA che oltre ad avere fornito protocolli per la gestione finanziaria, hanno anche fornito assistenza tecnica per la gestione e la manutenzione. Dall indagine condotta da Deller et al. (2009) risulta che sono circa le cooperative di servizi idrici di proprietà degli utenti stessi, le quali forniscono sostanzialmente acqua potabile, servizi antincendio e acqua da irrigazione. Molte forniscono anche servizi di gestione delle acque reflue. Come le cooperative elettriche, anche per queste cooperative è concessa l esenzione fiscale ai sensi di IRC sezione 501(c)(12) (Deller et al., 2009). 6 Telecomunicazioni Secondo Deller at al. (2009) nel settore delle telecomunicazioni vi sono cooperative che offrono servizi a circa 1,2 milioni di persone in 31 stati. La prima cooperative di servizi telefonici fu creata nel 1912 (Zeuli e Cropp, 2004). Operano principalmente nelle zone rurali e il loro scopo principale è fornire servizi di qualità a costi contenuti. Offrono molteplici servizi nel campo delle telecomunicazioni come servizi di telefonia fissa e mobile, wireless, TV, accesso ad internet, trasmissione diretta via satellite (Deller et al., 2009). L origine di queste cooperative deve essere ricercata 24I dati si riferiscono all anno

30 nella mancanza di servizi telefonici nelle zone rurali. Nel 1927 vi erano circa tra cooperative, enti mutualistici e altre società che fornivano questi servizi, ma molti di questi enti fallirono. Dal 1949 anche queste imprese telefoniche rurali hanno accesso ai prestiti agevolati della REA. A questa ultima venne affiancata nel 1971 Rural Telephone Bank (RTB) (Deller et al., 2009). La National Telecommunications Cooperative Association (NTCA) rappresenta più di 580 tra piccole cooperative telefoniche rurali e imprese lucrative. Si tratta di un associazione non-profit che riunisce questa tipologia di provider. Nel 2009 alla NTCA aderivano 258 cooperative e 322 imprese lucrative possedute e controllate a livello locale 25. I sistemi telefonici indipendenti in USA servono circa il 5% degli utenti, ma coprono circa il 40% del territorio nazionale. I soci di NTCA sono di dimensioni variabili (hanno un range di utenti che va da meno di 100 a oltre ), con una media di utenti e 31 impiegati (il range di personale impiegato va da 2 ad oltre 400), con ricavi annuali compresi tra 1 e 5 milioni di dollari. I ricavi operativi variano tra i $ e gli oltre $40 milioni. Come per le cooperative elettriche, la densità degli utenti serviti dagli associati NTCA è molto inferiore rispetto a quella delle imprese commerciali: in media 7 utenti per miglio di linea contro la media di 130 delle società di gestione di Bell 26. La seguente cartina mostra i territori serviti dai soci della NTCA: Figura 2: Territori serviti dai soci della NTCA (fonte: Le cooperative telefoniche sono costituite ai sensi di leggi statali specifiche per le cooperative telefoniche oppure di leggi statali generali. Come le cooperative elettriche, anche per queste cooperative è concessa 25http:// 26http:// 30

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