SEZIONE ESITO NUMERO ANNO MATERIA PUBBLICAZIONE SEZIONE DI APPELLO PER LA SICILIA SENTENZA RESPONSABILITA' 06/09/2017. Repubblica Italiana

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1 SEZIONE ESITO NUMERO ANNO MATERIA PUBBLICAZIONE SEZIONE DI APPELLO PER LA SICILIA SENTENZA RESPONSABILITA' 06/09/2017 Repubblica Italiana In nome del popolo italiano La Corte dei Conti Sezione Giurisdizionale d Appello per la Regione Siciliana composta dai magistrati: dott. GIOVANNI COPPOLA Presidente dott. VINCENZO LO PRESTI Consigliere dott.ssa ANNA LUISA CARRA Consigliere dott. VALTER DEL ROSARIO Consigliere- relatore dott. GUIDO PETRIGNI Consigliere ha pronunziato la seguente SENTENZA N.108/A/2017

2 sul ricorso iscritto al n. 5662/Resp. del registro di segreteria, proposto da Gulino Raffaele, nato a Grammichele (CT) il , residente ad Assisi (PG), in via Eugubina, n.24, difeso dagli avvocati Andrea Scuderi ed Elena Leone (con domicilio eletto presso lo studio legale dell avv. Daniela Macaluso, in via G. Ventura, n.1, Palermo), avverso la Procura Generale della Corte dei Conti per la Sicilia, al fine d ottenere la revocazione parziale della sentenza n. 408/2014, emessa da questa Sezione d Appello in data ; visti tutti gli atti e documenti di causa; uditi nella pubblica udienza del 18 maggio 2017 il consigliere relatore dott. Valter Del Rosario, l avv. Elena Leone per il sig. Gulino ed il Vice Procuratore Generale dott.ssa Maria Rachele Aronica. FATTO Con la sentenza n.408/2014 questa Sezione, in accoglimento dell appello principale proposto dalla Procura regionale e previo rigetto di quello incidentale inoltrato da Gulino Raffaele, ha parzialmente modificato la sentenza di primo grado n.1836/2013, statuendo che il Gulino è obbligato a pagare all Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive (I.R.S.A.P.), Ente che ha assorbito, ai sensi della L.R. n.8/2012, i Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale (Consorzi A.S.I.) della Regione Siciliana, la somma di ,57 (da maggiorarsi degli accessori di legge), a titolo di risarcimento del danno scaturito dall illegittimo conferimento, in carenza dei prescritti requisiti, di funzioni dirigenziali a tale Incognito Marcello, conferimento che era stato disposto dal Gulino all epoca in cui ricopriva la carica di direttore generale del Consorzio A.S.I. di Catania.

3 Avverso la sentenza d appello n.408/2014 il Gulino ha proposto ricorso per revocazione, sostenendo che essa sarebbe inficiata da taluni errori di fatto e/o di calcolo, concernenti la quantificazione dell onere risarcitorio che è stato posto a suo carico. A tal proposito, il Gulino ha, preliminarmente, osservato che: il danno risarcibile è stato individuato, sia nel giudizio di primo grado che in quello d appello, in conformità a quanto prospettato dalla Procura, ossia con riferimento agli esborsi che vennero sostenuti, durante l arco temporale agosto aprile 2010 (non coperto da prescrizione), dal Consorzio A.S.I. di Catania per la corresponsione in favore dell Incognito (già in servizio con la qualifica di funzionario direttivo) del maggiore trattamento retributivo correlato all illegittimo conferimento delle funzioni dirigenziali; le differenze retributive in questione erano state desunte da una tabella riepilogativa, allegata al fascicolo di Procura, che riportava: da un lato, il trattamento economico correlato all espletamento delle funzioni dirigenziali; da un altro lato, quello spettante all Incognito nella qualifica di funzionario direttivo. Ciò premesso, il Gulino ha rammentato che, in sede di proposizione dell appello incidentale avverso la sentenza n.1836/2013, dopo aver sottolineato che gli importi riportati nella predetta tabella comparativa figuravano al lordo e non al netto delle ritenute fiscali e previdenziali, egli aveva eccepito che il Giudice di primo grado, nel quantificare il danno risarcibile, avrebbe dovuto tener conto soltanto delle somme che erano state materialmente erogate all Incognito, con esclusione, quindi, degli importi che l Amministrazione aveva trattenuto sulla retribuzione del medesimo a titolo di imposte e contributi, da versare al Fisco ed all Ente previdenziale.

4 Orbene, considerato che il Giudice d Appello aveva ignorato tale doglianza e, conseguentemente, non aveva emesso alcuna pronunzia in proposito, il Gulino ha affermato che la sentenza n.408/2014 appare viziata da un errore revocatorio, sotto il profilo dell omessa disamina di un eccezione, da lui ritualmente formulata, avente fondamentale rilevanza ai fini della corretta quantificazione dell onere risarcitorio posto a suo carico. In secondo luogo, il Gulino ha riferito che, dopo la pronunzia, da parte di questa Sezione d Appello, della sentenza n.408/2014, egli s era rivolto ad un consulente del lavoro, il quale avrebbe individuato varie incongruenze nella predetta tabella comparativa, allegata al fascicolo di Procura, sulla base della quale, sia nel corso del giudizio di primo grado che in quello d appello, erano state individuate le differenze retributive corrisposte all Incognito, a seguito dell illegittimo conferimento, disposto dallo stesso Gulino, delle funzioni dirigenziali. Ciò premesso, il Gulino ha conclusivamente affermato che le statuizioni di condanna emesse nei suoi confronti appaiono inficiate da errori di calcolo concernenti la quantificazione del danno subito dall Amministrazione, ai quali dovrebbe porsi rimedio in sede di giudizio per revocazione, a conclusione del quale l onere risarcitorio posto a suo carico dovrebbe essere notevolmente ridotto. Nel depositare le proprie conclusioni, la Procura Generale presso questa Corte ha, preliminarmente, manifestato dubbi sull ammissibilità del ricorso per revocazione proposto dal Gulino, in quanto la sentenza impugnata, depositata unitamente al ricorso, non risulta munita di relata di notifica.

5 Nel merito, il P.M. ha chiesto che i motivi di revocazione prospettati dal Gulino siano dichiarati inammissibili o, comunque, giuridicamente infondati. Con memoria depositata il , il Gulino, dopo aver affermato che il ricorso per revocazione è stato da lui proposto in conformità alle disposizioni dettate dal nuovo Codice di Giustizia Contabile, ha insistito per l accoglimento dei motivi ivi formulati. All odierna udienza, le parti hanno confermato le conclusioni già rassegnate per iscritto. DIRITTO Preliminarmente, il Collegio Giudicante rileva che il giudizio per revocazione risulta essere stato ritualmente instaurato. A tal proposito, deve sottolinearsi che il ricorso è stato notificato alla Procura Generale in data ed è stato depositato presso la segreteria di questa Sezione il , ossia dopo l entrata in vigore, avvenuta il , del D.L.vo , n.174 (recante il nuovo Codice della Giustizia Contabile ), il quale, all art. 203, comma 2, nel disporre che il ricorso per revocazione debba essere corredato della sentenza impugnata, non richiede (diversamente da quanto era stabilito nell art. 107 del R.D. n.1038/1933, ormai abrogato) che quest ultima debba essere munita di relata di notifica. Passando alla disamina dei vari motivi di revocazione, il Collegio Giudicante rileva, in

6 primo luogo, che il Gulino non aveva mai minimamente contestato, né durante il giudizio di primo grado (definito con la sentenza n.1836/2013) né durante quello d appello (definito con la sentenza n.408/2014), la veridicità e l esattezza dei singoli dati contenuti nella tabella comparativa, allegata al fascicolo di Procura, mediante la quale erano state individuate le differenze retributive (costituenti, secondo il P.M., danno erariale), che erano state corrisposte a favore dell Incognito per effetto dell illegittima attribuzione, disposta dallo stesso Gulino, delle funzioni dirigenziali. Ciò premesso, il Collegio Giudicante reputa che siano palesemente inammissibili le doglianze formulate, per la prima volta in questa sede, dal Gulino in ordine a presunti errori di calcolo, che avrebbero inficiato la quantificazione del danno subito dall Amministrazione e del correlativo onere risarcitorio posto a suo carico. Trattasi, infatti, di problematiche che il Gulino aveva omesso di prospettare nel corso dei giudizi di merito di primo e di secondo grado e che, pertanto, non possono assolutamente essere sollevate, per la prima volta, in sede di proposizione del ricorso per revocazione, che il legislatore ha configurato quale rimedio straordinario e limitato ad alcune casistiche tassativamente individuate (v. l art. 202 del D.Lvo n.174/2016) e non può, quindi, essere impropriamente utilizzato quale strumento per attivare un terzo grado di giudizio di merito, non previsto dall ordinamento giuridico vigente. Proseguendo nell analisi delle doglianze formulate dal Gulino nel ricorso per revocazione, il Collegio Giudicante, esaminati gli atti processuali, rileva che effettivamente: in sede di proposizione dell appello incidentale avverso la sentenza n.1836/2013, il Gulino

7 aveva evidenziato che le voci retributive riportate nella tabella comparativa figuravano al lordo e non al netto delle ritenute fiscali e previdenziali ed aveva, quindi, eccepito che il Giudice di primo grado, nel quantificare il danno risarcibile, avrebbe dovuto tener conto soltanto delle somme che erano state materialmente erogate all Incognito, con esclusione, quindi, degli importi che l Amministrazione aveva trattenuto sulla retribuzione del medesimo a titolo di imposte e contributi, da versare al Fisco ed all Ente previdenziale; il Giudice d Appello non ha menzionato né esaminato tale doglianza e, conseguentemente, non ha emesso alcuna pronunzia su di essa. Orbene, deve rammentarsi che la consolidata giurisprudenza sia del Consiglio di Stato (ex plurimis: Sez. VI^ sentenze n.5599/2014, n.677/2016; Sez. IV^ sentenza n.5187/2013) che della Corte di Cassazione (ex plurimis: sentenze n.12598/2011, n.4605/2013, n.7924/2015) ha sottolineato che: L omessa pronunzia su domande od eccezioni ritualmente proposte dalle parti, sebbene costituisca, di per sé, violazione del principio di <corrispondenza tra chiesto e pronunziato>, sancito dall art. 112 del c.p.c., può essere fatta valere anche come <errore di fatto revocatorio>, ai sensi dell art. 395, n.4, del c.p.c., considerato che, in caso di omessa pronunzia, l errore revocatorio e la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunziato non sono in relazione di alternatività, essendo il primo assai probabile fonte della seconda. Deve, dunque, reputarsi formalmente ammissibile il motivo di revocazione prospettato dal Gulino, il quale ha sostenuto che la sentenza d appello n.408/2014 risulta viziata da errore revocatorio, sotto il profilo dell omessa disamina di un eccezione da lui ritualmente formulata. Ciò assodato, il Collegio Giudicante ritiene, tuttavia, che la doglianza formulata dal Gulino

8 sia, nel merito, giuridicamente infondata e debba essere respinta. Infatti, appare evidente che nella fattispecie in esame il danno finanziario, a suo tempo patito dal Consorzio A.S.I. di Catania, risulta costituito da tutte le somme che essa ha dovuto sborsare a causa dell illegittimo conferimento, da parte del Gulino, delle funzioni dirigenziali all Incognito, ivi compresi, quindi, non soltanto le differenze retributive materialmente erogate a tale funzionario ma anche i contributi e le imposte, che l Amministrazione ha versato, per conto dell Incognito, all Ente previdenziale ed al Fisco, in adempimento degli specifici obblighi gravanti sul datore di lavoro. In sostanza, ciascuno di tali importi (differenze retributive, contributi previdenziali, imposte) si configura come una voce di spesa che è venuta a gravare ingiustificatamente sul bilancio del Consorzio, a causa del comportamento illecito tenuto dal direttore Gulino (che, come ormai definitivamente accertato, attribuì funzioni dirigenziali ad un soggetto privo dei prescritti requisiti), determinando, in tal modo, la distrazione di ingenti risorse finanziarie, che l Ente pubblico avrebbe, invece, dovuto utilizzare per il legittimo e proficuo perseguimento delle proprie finalità istituzionali. In tali sensi s è, da tempo, espressa la giurisprudenza maggioritaria della Corte dei Conti (v., ex plurimis, le seguenti sentenze: III^ Sez. d Appello n.189/2013; II^ Sez. d Appello n.116/2010; Sez. d Appello per la Sicilia n.379/2011 e n.22/2012; Sez. Lombardia n.89/2013; Sez. Toscana n.188/2013), che il Collegio Giudicante reputa pienamente condivisibile. In base al principio processuale della soccombenza legale, il Gulino va condannato al

9 pagamento, in favore dello Stato, delle spese inerenti il presente giudizio per revocazione. PER QUESTI MOTIVI la Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale d Appello per la Regione Siciliana, definitivamente pronunziando: dichiara, in parte, inammissibile ed, in parte, giuridicamente infondato il ricorso per revocazione, proposto da Gulino Raffaele avverso la sentenza n.408/2014, emessa da questa Sezione in data , le cui statuizioni restano, quindi, integralmente vigenti; condanna il Gulino al pagamento, in favore dello Stato, delle spese inerenti il presente giudizio per revocazione, liquidate, a cura della segreteria, in complessivi 157,48 (centocinquantasette/48). Così deciso in Palermo, nella camera di consiglio del 18 maggio L ESTENSORE IL PRESIDENTE F.TO (Valter Del Rosario) F.TO (Giovanni Coppola) Depositata in segreteria. Palermo,06/09/2017 Il direttore della segreteria F.TO Fabio Cultrera