U.N.I.D.I. PROMUOVERE LA SALUTE COMUNICANDO IL DENTALE

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1 U.N.I.D.I. Unione Nazionale Industrie Dentarie Italiane Expodental Milano (Sala Parrini) Sabato 11 ottobre 2003 Convegno PROMUOVERE LA SALUTE COMUNICANDO IL DENTALE Relazione sul tema: Comunicare la salute: cosa dice l etica di chi la deve garantire (medico) e di chi la deve raccontare (giornalista) di Ernesto Bodini (giornalista scientifico free-lance) e di Nicola Ferraro (giornalista scientifico, capo ufficio stampa Ordine dei Medici di Torino, capo redattore de Torino Medica)

2 Anzitutto ringrazio per l invito a questo convegno, e preciso che non sono medico e che parlo in sostituzione e a nome del collega Nicola Ferraro (che non può partecipare per problemi di salute). Ambedue siamo giornalisti scientifici (free-lance) che operano prevalentemente in ambito medicosanitario e medico-scientifico. Chi si occupa di informazione sa che il ruolo della divulgazione è da considerare un diritto-dovere, ma anche un serio impegno che garantisca la crescita culturale, sociale e civile. Il settore dell informazione medica e sanitaria, in particolare, è però più delicato e per questo il giornalista preposto deve avere più cultura e volontà di aggiornarsi costantemente, magari anche vivendo esperienze sul campo È un esperienza interessante, che aiuta a diventare più obiettivi, e quando si fa informazione bisogna assumere il ruolo di super partes Noi che non siamo cronisti, nel senso più stretto del significato, non solo facciamo informazione ma al tempo stesso acculturiamo, ossia ci avviciniamo al fruitore (lettore comune o specializzato) facendogli sapere in modo divulgativo quelle che sono le prestazioni di cui ha diritto, come si svolge un attività sanitaria, pubblica o privata. Quindi, la divulgazione della scienza e della attività medica e sanitaria al pubblico (in particolare) deve essere in linea coi tempi ed avvalersi di tutti i mezzi di comunicazione, preposti a raggiungere in tempo reale (o quasi) ogni fascia di pubblico. È a questo proposito è importante ricordare che informazione è dare una cosa e comunicazione è farla pervenire a destinazione. Per queste ragioni il giornalismo di oggi, richiede una professionalità che deve necessariamente confrontarsi con la complessità delle moderne organizzazioni sociali di qualunque tipo; e il contributo del pubblicista, con la sua professionalità, specifica nei singoli campi di competenza (come in questo), è determinante. Con il nuovo Codice Deontologico (1998) il medico è obbligato a comunicare con il paziente in quanto comunicazione è palese fondamento del rapporto medico-paziente che, da un punto di vista di diagnosi e cura, si articola nel complesso dei rapporti interpersonali professionali conosciuti come consenso informato. Ma la Medicina non è soltanto diagnosi e cura, è anche prevenzione, e uno dei ruoli che deve essere svolto dalla professionalità medica, come si evince dal Codice Deontologico, consiste nel fatto che il medico debba occuparsi della comunicazione. Già vent anni fa il Karolinska Institute di Stoccolma (Ente che assegna i Nobel, anche per la Medicina) ha previsto che l ospedale omonimo (Karolinska) fosse dotato di una Redazione radiofonica in grado di irradiare programmi in FM per la popolazione della regione di Stoccolma. 1

3 A questo proposito ricordo, tra l altro, che due o tre anni fa intervistai un medico inglese, e gli chiesi un parere sul problema dell informazione scientifica Mi rispose che il Times (il noto quotidiano inglese) da alcuni anni dedica quotidianamente una pagina all informazione medica e scientifica, redatta da giornalisti specializzati ma non necessariamente medici, aumentando non la quantità degli operatori ma la qualità delle informazioni; mentre da noi questo aspetto rappresenta una realtà molto più modesta L Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino, sensibile a questo argomento si è fatto promotore presso l Ordine dei Giornalisti redigendo a quattro mani la Carta Torino 2001 (Medici e Giornalisti per la deontologia dell informazione). Giornalisti e medici - ha sottolineato il dottor Amedeo Bianco, presidente dell Ordine dei Medici subalpino -, attraverso le loro massime rappresentanze istituzionali, nel rispetto dei distinti ruoli e nell esercizio dei rispettivi diritti-doveri, hanno condiviso l obiettivo di rendere il cittadino che accede all informazione, sia esso malato o sano, più colto, più critico e infine protagonista sempre più consapevole della promozione e tutela della salute inteso come singolo e della collettività. Approfondendo, sia pur parzialmente alcuni punti della Carta Torino 2001, la stessa ha come primo obiettivo quello di garantire la riservatezza: Medico e giornalista si impegnano a rispettare il principio generale secondo cui è vietata la diffusione dei dati idonei a rivelare lo stato di salute della persona soprattutto se minore o anziana (art. 5). Ma non meno importante è il confine tra informazione e pubblicità (due settori in cui il collega Ferraro è particolarmente esperto): Il giornalista e il medico non citano il nome commerciale del farmaco in un contesto che possa favorirne il consumo: qualora sia necessario (art. 9). Un altro punto tocca la correttezza della fonte in tema di salute: Il medico deve garantire informazioni scientificamente rigorose, obiettive, prudenti ed evitare, qualsiasi forma pubblicitaria personale o della struttura nella quale opera (art. 10). Da parte sua Il giornalista ha il dovere non solo di informare, ma anche di sensibilizzare sui temi delle nuove tecnologie biomediche. Il giornalista che tratta questo argomento ha il dovere di acquisire competenze di base in materia scientifica, in stretta collaborazione con il medico (art. 11). Queste ed altre regole riassumono l imperativo concetto: tratta sempre la notizia come un fine, e non un mezzo. Inoltre, secondo quanto pubblicato da Esculapio 2000, organo della Associazione Culturale di Informazione sulla Sanità, esiste anche il Codice di deontologia del medico e del giornalista per l informazione sanitaria, elaborato da alcuni medici e giornalisti nell ambito dell attività della Commissione di bioetica dell Ordine dei medici di Roma ed inviato nel luglio 2

4 1997 alla FNOMCeO e all Ordine Nazionale dei Giornalisti. Anche questo testo riporta articoli e norme di comportamento da parte del medico e del giornalista nei confronti del cittadino, ma anche la corretta informazione relativa al progresso scientifico e alla ricerca clinica e in chirurgia, l educazione sanitaria, la politica sanitaria e l economia, l informazione nei confronti delle Istituzioni, l uso dei mass media e l Ufficio stampa in sanità. È sempre più indispensabile che gli organi di informazione specializzata, soprattutto in ambito medico-sanitario, medico-scociale e medicoscientifico, producano un informazione corretta e completa diretta a tutta una rete di destinatari: medici di base e specialisti, consultori, centri diagnostici, strutture sanitarie di qualunque livello, operatori di settore, etc. Noi divulgatori specializzati in questo ambito, ormai con una certa esperienza (ma sempre in continuo apprendimento e aggiornamento), crediamo che in primo luogo i medici abbiano la possibilità di sentire e trasmettere il messaggio educativo-informativo ai loro assistiti. Di conseguenza, molto delicato è il compito di chi fa da mediatore tra le fonti dell informazione e chi ne è il destinatario. A questo proposito rammentiamo che è importante distinguere tra divulgazione scientifica e giornalismo medico: la prima dovrebbe essere indirizzata ad un selezionato gruppo di destinatari, mentre il giornalismo medico-sanitario è convenzionalmente più orientato ad informare in modo divulgativo i lettori su argomenti di medicina. Quindi, possiamo definire giornalismo medico-scientifico tutto quanto riguarda la scienza tecnologica in senso lato (inclusa la ricerca) applicata alla medicina stessa. La divulgazione scientifica, nel senso più accessibile del significato, ha nella validità dei contenuti tecnici dell articolo il limite e il condizionamento per la trattazione di specifici argomenti; nel caso del giornalismo medico non vi è dubbio che sono l editore e il giornalista i responsabili di una scelta che può essere condizionata dai personali convincimenti nei confronti dell argomento trattato o subire anche l influenza di interessi extra professionali. Ma non va sottovalutato il rapporto interpersonale che a volte si può instaurare tra il medico e il giornalista specializzato (e non ); delicato aspetto, questo, che solo il buon senso delle parti deve garantire l imparzialità dei rispettivi ruoli e competenze. Non è poi tanto raro che l uno si confidi all altro, e questo, non deve intaccare o condizionare il pensiero scientifico e professionale dei due professionisti che, ricordiamolo, sono reciprocamente tenuti al segreto professionale. La componente Odontoiatrica dell Ordine dei medici di Torino, sensibile ai problemi di comunicazione in ambito medico-sanitario e confortata dai risultati conseguiti dalla messa in pratica della comunicazione stessa (tutela della salute sempre più efficace, a livello preventivo di diagnosi e cura) lo scorso ottobre ha deciso di affrontare di petto una delle storture che 3

5 tolgono brillantezza ed efficacia alla sanità italiana: l abusivismo in campo odontoiatrico. Lo scorso anno, come dicevo, si è tenuto a Torino un convegno su Aspetti normativi e legislativi della professione odontoiatrica e ruolo dell Ordine ; un appuntamento importante e particolarmente atteso dalla categoria per conoscere l ormai enorme e inquietante fenomeno dell abusivismo in odontoiatria. L attenzione veniva posta in particolare sui rischi delle infezioni come l Aids e l epatite virale, e alle tardive manifestazioni patologiche come quelle cardiache e renali; oltre ai possibili danni estetici dell apparato oro-buccale, a volte responsabili di sindromi dolorose. È stato pure ricordato che l abusivismo è un reato punito purtroppo in non poche occasioni con una semplice sanzione amministrativa (multa), e che l Ordine dei medici può intervenire aprendo un procedimento disciplinare solo nel caso in cui l iscritto si renda responsabile di prestanomismo. Per queste ragioni i dentisti torinesi si sono attivati per fare un appello al Governo e al Parlamento affinché possa essere riunificato in un unico Ente di competenza la vigilanza sul rispetto delle molte leggi che regolano l esercizio dell Odontoiatria in Italia. Secondo i medici torinesi solo così sarà possibile evitare che le discordanze sulle competenze in ambito di vigilanza impediscano ogni forma di controllo sull operato dei dentisti italiani. Alla luce di questa realtà, ormai storica, è palese che la salute dei cittadini è a rischio, anche perché questo fenomeno è ancora troppo poco conosciuto dalla popolazione in genere. È probabile che nella nostra provincia ha sottolineato il dottor Eugenio Tanteri, presidente dell Albo odontoiatri dell Ordine torinese ogni 100 dentisti iscritti all Ordine ve ne siano almeno altri 30 che svolgono la professione in modo totalmente abusivo. Il fenomeno appare più limitato nel capoluogo e nei grandi centri ma può assumere dimensioni ben più significative nei piccoli paesi: qui l abusivo può contare su una rete personale di conoscenze che producono un omertà difficile da scalfire. Si tratta di una stima prudenziale: da alcuni segnali che ci arrivano dagli studi dei colleghi tale cifra potrebbe anche avvicinarsi, con grave danno per la salute dei cittadini, a 40 abusivi ogni 100 dentisti autorizzati dall Ordine ad esercitare. Basti pensare che questi ultimi sono 2800 nella nostra provincia, la realtà che ci troviamo a fronteggiare con armi totalmente spuntate potrebbe essere la presenza attiva sul territorio di oltre 1000 abusivi: un dato che si commenta da solo per i gravi risvolti sulla salute dei cittadini. Per quanto riguarda il rifiuto da parte dei pazienti di rivelare l identità del sedicente dentista, tale atteggiamento rientra nella sindrome di Stoccolma che lega la vittima della truffa al suo truffatore. Un legame che pare nasca da tutta una serie di motivazioni come ad esempio la vergogna di ammettere di essere stati raggirati, l errata convinzione che la richiesta 4

6 delle generalità dell abusivo nasca da una difesa corporativa della professione, la paura di andare incontro a problemi giudiziari con le conseguenze del caso, ed altro ancora L appropriata comunicazione di questo convegno ha permesso all Ordine dei medici di Torino di far comprendere all opinione pubblica che la preoccupazione principale degli organizzatori del convegno non era una difesa corporativa della professione per trovare nuovi spazi di mercato, bensì la tutela della salute pubblica, minacciata in maniera potenzialmente anche molto grave dal fenomeno dell abusivismo. L uso dell avverbio potenzialmente, non è assolutamente strumentale ma vuole semplificare in maniera drammatica la realtà di un fenomeno quasi completamente sconosciuto, dove uno dei pochissimi squarci di luce per illuminare il panorama della situazione, è stato messo a punto proprio con il coraggio dell Ordine dei medici subalpino, che non si è tirato indietro nell elencare le responsabilità degli iscritti (prestanomismo). I mezzi di comunicazione hanno dato grande credito a questa iniziativa ordinistico-mediatica, che ha avuto una risonanza nazionale e persino internazionale: l abusivismo, anche senza assumere i connotati di piaga, è presente ovunque nel mondo, al pari del lavoro nero. Non a caso gli economisti per stabilire il livello di ricchezza di un Paese, usano il parametro PIL che è un meccanismo di conteggio che tiene conto del livello e della tipologia dei consumi: se non si ha reddito sufficiente non si può acquistare un bene. Questi ed altri argomenti a volte sono sotto accusa per inesattezza o incompletezza: dalla ricerca scientifica alle cure efficaci, dai trapianti di organi alla legislazione di settore; per non parlare poi della elencazione dei migliori clinici e delle sedi ospedaliere (od universitarie) dove si cura meglio e di più Un compito che va svolto di volta in volta. Ma da chi? E a chi spetta il controllo di queste informazioni? Lo Stato, le Case farmaceutiche? E i medici, sono in qualche modo responsabili, per le rispettive competenze; oppure la responsabilità è demandata unicamente a chi è preposto a fare informazione? Ogni risposta, riteniamo, è certamente valida e al tempo stesso opinabile e quindi ben venga, eventualmente, un dibattito per un costruttivo confronto fra le nostre rispettive competenze e professionalità; ma soprattutto le vostre di clinici che ci garantite al meglio la salute. 5

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