RAPPORTO FINALE GIUGNO 2013

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio EU-POLIS PENSARE, FARE, NB. RAPPORTO FINALE GIUGNO 2013 con il contributo della

2 Il presente rapporto restituisce gli esiti del progetto di ricerca scientifica Smart Torino: opportunità e rischi del paradigma della città intelligente, condotto dal centro di studi urbani EU-POLIS tra ottobre 2012 e giugno 2013, con il contributo della Compagnia di San Paolo. Il progetto è stato coordinato da Egidio Dansero e Marco Santangelo. Il rapporto è stato chiuso in data 10 giugno I ricercatori a vario titolo coinvolti nel progetto, oltre ai coordinatori, sono: Fabio Armao, Silvia Aru, Filippo Barbera, Silvia Crivello, Alberta de Luca, Alfredo Mela, Costanzo Mercugliano, Andrea Pollio, Davide Ponzini, Matteo Puttilli, Ugo Rossi, Giovanni Semi, Luca Staricco, Caterina Testa, Alessia Toldo, Alberto Vanolo. La revisione editoriale del rapporto è stata curata da Marco Santagelo con Silvia Aru e Andrea Pollio. Il progetto grafico è di Andrea Pollio. EU-POLIS aderisce a 4.t think tank torino territori, network formato insieme a Torino Nord Ovest e Centro Einaudi per condurre ricerche in materia di analisi e proposta di politiche urbane, con l intento di favorire l incrocio di competenze e interessi. EU-POLIS. Torino, 2013

3 Indice 0 Introduzione... 5 Marco Santangelo PARTE PRIMA - PENSARE 1 Capitolo primo Alberta de Luca OLTRE GLI INDICATORI Capitolo secondo Silvia Crivello CIRCOLAZIONE, RIPRODUZIONE E ADATTAMENTO DELL IDEA DI CITTÀ SMART Capitolo terzo Alberto Vanolo SMARTMENTALITY Capitolo quarto Alfredo Mela SUL LATO OSCURO Capitolo quinto Andrea Pollio POLITICHE IBRIDE PER UNA CYBER-CITTÀ 87 PARTE SECONDA - FARE 6 Capitolo sesto Alessia Toldo SMART ENVIRONMENT

4 7 Capitolo settimo Egidio Dansero, Caterina Testa, Alessia Toldo ALTERNATIVE FOOD NETWORK NELLA CITTÀ SMART Capitolo ottavo Luca Staricco LA MOBILITÀ SMART E LE SUE IMPLICAZIONI SOCIALI E TERRITORIALI Capitolo nono Silvia Aru SMARTOURISM PARTE TERZA - N.B. 10 Capitolo decimo Andrea Pollio LA DIMENSIONE TACITA Capitolo undicesimo Fabio Armao SMART RESILIENCE Riferimenti Bibliografici Gli autori

5 Marco Santangelo INTRODUZIONE Nel quadro di una crisi economica e finanziaria globale - che è anche sociale, politica, culturale - senza precedenti a memoria d uomo, si è messo in evidenza un paradigma interpretativo della realtà che mette insieme due caratteristiche apparentemente contrastanti: (i) semplifica la complessità del mondo contemporaneo, permettendoci apparentemente di comprenderne le modalità di funzionamento principali; (ii) rivela una nostra notevole difficoltà a proiettarci in un futuro plausibile, e non solo auspicabile. È il paradigma della smart city. La sua analisi e l attenzione alle due caratteristiche individuate sono alla base di questo rapporto di ricerca, che nasce dalla collaborazione di un gruppo eterogeneo di ricercatori con un interesse comune per lo studio del fenomeno urbano. Prima di descrivere la struttura del rapporto, entriamo nel merito del paradigma per cominciare a individuarne alcune peculiarità. 0.1 Iperbole Il paradigma della città smart (intraducibile come intelligente, vedremo poi perché) si riferisce a un modello di interpretazione della realtà che gode di grande fortuna presso istituzioni, media, società civile, imprese, accademia in forme e 5

6 modi largamente non previsti. Questa fortuna è dovuta alla prima caratteristica indicata. La smart city, infatti, è tutto ciò che una città dovrebbe essere: sostenibile, intelligente, competitiva, inclusiva, creativa, iperconnessa, tecnologica, efficiente, e-governed, aperta, ecc. È inoltre ricca e in espansione, certo non di suolo, altrimenti non sarebbe sostenibile dunque smart. In poche parole, ed è questo un valore aggiunto del paradigma che altrimenti di valori originali ne avrebbe ben pochi la città smart si presenta come una sintesi di quanto di meglio economisti, pianificatori, sociologi, geografi hanno saputo pensare della città del futuro. Questa sintesi è il punto di forza dell idea di smart city, così come ne rappresenta il limite, ma è probabilmente dalla perdita dell idea di città fordista che si sentiva la mancanza di un sistema di riferimenti interconnessi capace di raccontare una città e il suo sviluppo dal punto di vista dell organizzazione sociale, del modello economico, dell organizzazione spaziale, ecc. Il paradigma della smart city non ci dà indicazioni precise, anzi sono spesso confuse, ma non è eccessivamente utopico (come nel caso della città sostenibile) o elitario (come nel caso della città creativa) e, soprattutto, non porta con sé alcun prefisso post, traghettandoci in una nuova era di chiarezza (diventeremo cittadini di una città smart, non stupida) e prosperità (grazie alla capacità di sfruttare tutte le innovazioni disponibili). In un certo senso, nei capoversi precedenti sembrerebbe che ci si prenda gioco, attraverso l iperbole, del paradigma della città smart, ma in realtà la capacità di tenere insieme concetti anche diversi, e di avere senso comune per individui di formazione e competenze differenti, rappresenta davvero il nodo principale del paradigma di una smartness raggiungibile e misurabile. Anzi, sono proprio i passaggi necessari a diventare smart, e la possibilità di misurare le proprie performance, a rafforzare il paradigma: secondo l Unione europea, ad esempio, è possibile diventare una smart city (quindi, evidentemente, non ne esistono già, almeno nell Ue) se ci si orienta ad attuare programmi di risparmio ed efficientamento energetico, nonché a ridurre le emissioni di CO 2 entro il 2020; per il governo italiano, pur in un ottica di revisione della spesa, la città smart rappresenta un modello da raggiungere di città digitale, di opportunità di sviluppo garantite dalle ICT, di collaborazione di pubblico e privato per cogliere le sfide del superamento della crisi; per le imprese, stante il quadro di azioni e iniziative delineato a livello comunitario e a livello nazionale, è evidente l interesse al tema della smartness, sia in termini di opportunità di investimento sia in termini di redditività nel medio e lungo periodo. In questo contesto di sfide e opportunità, però, è abbastanza singolare e per certi versi confortante che ci sia anche 6

7 il livello urbano: la città, appunto, smart non solo come spazio in cui Ue, Stato, imprese possono mettere in atto strategie e progetti, ma come luogo grazie al quale è possibile immaginare vie di fuga dalla crisi. Altro valore aggiunto del paradigma: si rimette la città al centro della scena. 0.2 Là où tout se tient Larga parte dell attenzione prestata al paradigma della smart city è solitamente rivolta alla smartness, ovvero all insieme di componenti culturali e comportamentali che si rifanno alla conoscenza e all uso di nuove tecnologie o di tecnologie tradizionali utilizzate in maniera innovativa. In un certo senso, anche la componente sociale dell innovazione (il rimando è alla social innovation) non è esente da richiami a modelli in cui tecnologia, cultura e imprenditorialità permeano nuovi modi di organizzare la società civile. La cautela con cui non si è prima tradotto il termine smart con intelligente, ad esempio, è dovuta al bisogno di non confondere la città intelligente ovvero una città fortemente orientata all uso di ICT con la città intelligente nel senso di capace di mettere insieme visioni diverse di sviluppo (in questo senso è smart: furba, capace). Altrettanto interessante, se non degno di maggiore attenzione, è però il secondo termine dell espressione, ovvero la city. Come sembra succedere spesso in periodi di crisi, la città sembra riacquistare un ruolo da protagonista nel promuovere occasioni di sviluppo e pratiche utili a ripartire: da un lato è quasi un atto dovuto, legato alla necessità di trovare a tutte le scale soggetti capaci di cogliere opportunità; dall altro è necessario che le città rientrino al centro della scena perché sono comunque il primo livello di governo a dover gestire gli effetti concreti della crisi (in termini di welfare urbano e ridefinizione dell uso delle risorse disponibili, nonché della ricerca di soluzioni a problemi di mantenimento di soglie accettabili di qualità della vita). Sembrerebbe, quindi, l inazione o l incapacità di agire di altri livelli territoriali e di governo a rimettere le città al centro della scena. Ciò è più vero nel contesto italiano, in cui l assenza di politiche urbane a livello centrale ha pesato moltissimo nel mancare obiettivi di riequilibrio dello sviluppo territoriale nelle diverse parti del Paese. Eppure non si tratta solo di una opportunità data, quanto di una opportunità raccolta: è, infatti, evidente come proprio la concentrazione (o la scarsità) di risorse di vario tipo nelle aree urbane sia condizione per mettere a sistema (o ripensare) esperienze, scelte di programma, iniziative, competenze. Ancora una volta è la possibilità di poter sperimentare che rimette in gioco le città: se il modello smart dovesse 7

8 funzionare nelle città potrà allora ridefinire anche le prospettive di sviluppo di un intero paese e di un continente. Naturalmente occorre prestare attenzione ad almeno tre aspetti: (i) si può investire meno in ambiti ristretti, soprattutto con il meccanismo di selezione dei bandi che Ue e governo italiano hanno introdotto, correndo quindi meno rischi e impegnando meno risorse finanziarie; (ii) c è una certa miopia e anche una preoccupante coazione a ripetere nel promuovere azioni smart nelle città, spesso con target sociali e spaziali ben definiti (quindi in ambiti ancora più ristretti di quelli dell intera area urbana) senza lavorare, nello stesso tempo, su smart territories ovvero sulle relazioni tra le aree urbane e le aree extra-urbane; (iii) il paradigma della smart city, come si è visto, è una sintesi semplificante di idee e modelli molto vari, per cui c è il rischio che si continui con un processo additivo di soluzioni possibili senza aver compreso se, e come, si è risolto il problema originale. Dalla riflessione sul ruolo del secondo termine dell espressione smart city sembra, dunque, emergere il secondo valore aggiunto del paradigma: la città resta ancora il luogo dove tutto si tiene, dove si incrociano esperienze e destini, dove si innova e si sperimenta, dove i conflitti esplodono, ma dove possono anche essere affrontati. La città è, sempre di più, il luogo dove l innovazione può avere origine, anche in un epoca in cui il fenomeno urbano, inteso come modo di vivere cittadino, si estende ben oltre i limiti dell urbanizzazione contemporanea. O, forse, questa lettura non può più bastare. 0.3 Zeitgeist Just as there is no afterlife for a computer chip, there is none for us: we are, after all, the same thing. Humans are the small networked units of hardware running a massive and unseen software program, the product of three cosmic Programmers. The Programmers are experts in building flexible computational substrates made of nodes in this case, humans that are mobile, self-healing, and possess high bandwidth. With every contact between humans, the network crunches through calculations immeasurably large, reconfiguring its colossal circuitry on the fly, computing for beings on a different spatial scale (Eagleman, 2010, p. 79) Il paradigma della smart city è senz altro legato al ruolo della tecnologia, soprattutto quella più recente e innovativa, come agente che permette e promuove forme nuove e diverse di sviluppo della persona, delle città, degli Stati. Di più, il legame 8

9 strettissimo tra prospettive di sviluppo smart e tecnologia è oggetto di critica e di riconsiderazione, spesso a ragione, perché un senso di necessaria innovazione sembra permeare ogni decisione a scapito di problemi di esclusione, di scarsa attenzione alla capacitazione di tutti i cittadini all uso e comprensione delle nuove tecnologie, di giustizia sociale tout-court. In realtà, il ruolo delle tecnologie nel paradigma della smart city è ancora più centrale di quanto non sembri: è l obiettivo della riflessione che, forse, non è perfettamente centrato. Il tema centrale del rapporto tra smartness e città non sta nell adozione della migliore tecnologia per la risoluzione di un determinato problema o per favorire la crescita economica o l adozione di forme di consapevolezza sociale diffusa. Se ci occupassimo solo di queste forme di smartness ci limiteremmo a prendere in considerazione le forme più esteriori ed evidenti di un fenomeno molto più profondo e incisivo per ragionare di sviluppo e trasformazione della società e delle città: il fenomeno relativo al rapporto tra uomo (società/città) e macchina (tecnologia/innovazione). Il terzo valore aggiunto dato dal ragionare sul paradigma della smart city è, probabilmente, il più importante e complesso: riflettere sulla città smart ci consente, infatti, di guardare all uomo non più solo come animale sociale ma come tecno-animale sociale, come ibrido di coscienza e conoscenza, dove la conoscenza non è solamente quella data da esperienza, memoria e riflessione ma anche una co(no)scienza condivisa con altri esseri umani e con macchine che possono immagazzinare, rielaborare, produrre, innovare. La smart city, per certi versi definita da concetti opachi e confusi, è un tentativo di disegnare il mondo introducendo la dimensione tecnologica a supporto della riorganizzazione socio-economica e territoriale. Ma se si ribaltasse il ragionamento e si guardasse alla dimensione tecnologica non come a un supporto, ma come a un costituente del sistema socio-economico e territoriale stesso, saremmo forse in grado di vedere e andare oltre la crisi con prospettive ben più ampie e interessanti. I paradigmi interpretativi cui siamo abituati però, tolte alcune fughe in avanti nella letteratura e nelle arti visive, non sono probabilmente sufficienti a comprendere come il rapporto tra uomo e tecnologia muti profondamente l uno e l altra, con risultati imprevedibili (se non sappiamo dove e come guardare). Una prospettiva di ricerca che lavori sulla tecnologia come elemento costitutivo della società andrebbe quindi esplorata, tenendo presente un intento non esclusivamente speculativo ma calato nelle forme e necessità delle trasformazioni urbane e territoriali. Ma questa è un altra storia, in linea con lo spirito dei tempi. 9

10 0.4 Struttura del rapporto Questo rapporto è organizzato in tre parti. La prima, Pensare, raccoglie contributi che contestualizzano il paradigma della smart city nel quadro dei provvedimenti adottati in ambito comunitario e nazionale, ricostruendo i presupposti teorici e scientifici del concetto. Il capitolo di Alberta de Luca, in particolare, mette in luce la complessa relazione tra l adozione del paradigma in contesti istituzionali e la definizione di set di indicatori atti a misurare le performance delle iniziative smart. Silvia Crivello riflette sui processi di trasferimento e adozione del mix di modelli e concetti che costituisce il paradigma della smart city tra contesti istituzionali e territoriali diversi. Alberto Vanolo scrive dei rischi di adesione acritica al paradigma smart e ricostruisce la genesi scientifica del concetto. Alfredo Mela, a partire dall intervento di partecipazione ai seminari organizzati dal gruppo di ricerca per discutere degli stati di avanzamento del lavoro, presenta alcune riflessioni sui rischi della dimensione spaziale della smartness. Andrea Pollio, infine, ricuce le riflessioni più propriamente legate agli aspetti sociali e tecnologici alla prospettiva di una ridefinizione del welfare e delle politiche urbane. La seconda parte del rapporto, Fare, mette in evidenza dimensioni più propriamente operative e torinesi della smartness. In questa parte si analizzano dimensioni più tradizionalmente collegate a tecnologia e smartness con altre che sembrano, in apparenza, aver poco a che fare con l innovazione così come è intesa nel paradigma della smart city. Alessia Toldo, nel suo contributo introduttivo, esplora la relazione tra sostenibilità e smartness attraverso un analisi dell idea di ambiente smart, mettendo in evidenza una lettura fortemente orientata ai temi energetici delle iniziative in corso in Europa. Egidio Dansero, Caterina Testa e Alessia Toldo descrivono, in un contributo a più mani, il rapporto solo apparentemente inusuale tra smartness e cibo (in termini di approvvigionamento, produzione, qualità, distribuzione, ecc.). Luca Staricco si concentra, invece, sulla mobilità, una dimensione che è usualmente legata alla smartness e che, come si vedrà, ha implicazioni importanti sul ridisegno e il ripensamento della città contemporanea. Silvia Aru, infine, ricollega il tema solo apparentemente settoriale del turismo alle dinamiche di innovazione sociale e tecnologica e ai processi mediali di appropriazione e conoscenza dell urbano. La terza parte del rapporto è intitolata N.B.. In questa parte conclusiva si presentano due contributi che riguardano temi cui prestare una attenzione particolare nella prospettiva del ripensamento delle dinamiche di sviluppo urbano. Due contributi che richiamano molti dei temi affrontati nei capitoli e 10

11 nelle parti precedenti, esaminandone alcuni aspetti. Il primo capitolo è di Andrea Pollio e ci descrive esempi che mostrano come il livello di profondità del rapporto tra tecnologia e uomo sia tale da richiedere modalità nuove di interpretazione e di analisi dello spazio in cui viviamo e della società di cui facciamo parte. Il capitolo di Fabio Armao, infine, ci prospetta forme nuove di progettazione della città a partire dalla possibilità di pensare all area urbana come ad uno spazio di mediazione tra modelli diversi e contrastanti di sicurezza. 11

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15 Alberta de Luca Capitolo primo OLTRE GLI INDICATORI. VERSO UNA DIMENSIONE POLITICA DELLA SMART CITY 1.0 Introduzione Secondo i dati forniti dalla Divisione della Popolazione delle Nazioni Unite, l aumento demografico mondiale si è accompagnato a un fenomeno di concentrazione della popolazione nelle città. Il fenomeno di concentrazione della popolazione urbana è avvenuto tanto nei paesi di antica industrializzazione quanto nel Sud del mondo, tuttavia si prevede che nei prossimi decenni l iperconcentrazione urbana rallenterà nei paesi meno sviluppati mentre le città dei paesi di più antico sviluppo ricominceranno a crescere attraverso la dilatazione delle corone periurbane (Dematteis, 2012). È in questa situazione già di estrema congestione che stanno insistendo i noti e crescenti rischi ambientali e quelli derivanti dalla crisi economica globale. Questo complesso insieme di fattori critici sta mettendo profondamente in discussione le forme di rappresentazione, regolazione e coesione che si erano venute a consolidare nelle città dal secondo dopoguerra. In questo scenario i discorsi sul futuro della città, soprattutto quelli istituzionali, convergono sempre più frequentemente verso l opzione smart city che sta occupando, infatti, una posizione di primo piano nell ambito delle agende politiche nazionali e internazionali. 15

16 Nonostante questa centralità, il concetto rimane ancora molto confuso. Alla debolezza del quadro definitorio e delle riflessioni sulle implicazioni che può avere una politica urbana smart-oriented - già messa in luce nel rapporto Torino e i territori piemontesi tra locale e globale a cura di EU-POLIS (2012) - fa da contraltare un effervescenza operativa riscontrabile nella proliferazione di pratiche, azioni e progetti raccolti in altrettanti cataloghi ad ampia diffusione 1, nell organizzazione di numerose occasioni pubbliche di confronto (workshop, seminari, forum, ecc) e nella nascita di network, reali o virtuali, per lo scambio e il confronto. L insieme di queste esperienze è accomunato dalla costante ricerca di schemi utili alla misurazione delle dotazioni, delle politiche e delle perfomance smart. In effetti, la possibilità di controllare, monitorare e valutare le prestazioni di città e territori e, conseguentemente, dell insieme di politiche, policy e progetti a sostegno del loro sviluppo ha contraddistinto, soprattutto in Europa, l approccio alla smart city sin dalle primissime fasi del suo imporsi nelle agende politiche 2. La smartness, in questo modo, è andata affermandosi prevalentemente come uno standard, o un insieme di standard, cui rifarsi sotto l occhio vigile dell opinione pubblica (dai decisori ai policy maker, dalle istituzioni ai cittadini, dai grandi ai piccoli player). La fascinazione per l attività di misurazione ha fomentato la proliferazione di set di dimensioni e indicatori in continuo aggiornamento che vengono frequentemente assunti come punto di partenza di progetti e politiche. Questa architettura formale, costituita da schemi e griglie piuttosto rigidi per il dimensionamento e la misurazione del fenomeno smart city, ha per certi versi controbilanciato l ambiguità del concetto stesso di smartness urbana, finendo con il prendere il sopravvento sui contenuti e le finalità. Questo contributo, passando in rassegna i principali set di indicatori su cui va incardinandosi la smart city, intende capire se e in che modo è possibile superare i limiti di un approccio troppo spesso ingabbiato entro schemi operativi che ne limitano notevolmente l apporto innovativo e inibiscono una visione più propriamente politica. A tale scopo, il primo paragrafo si concentra sull Ue, il cui ruolo nella costruzione di questo modello di sviluppo è così fondamentale da rendere necessaria una riflessione che decifri la strumentazione messa a disposizione delle città per progetti smart. Verso cosa tende l Ue nel promuovere la smart city? Cosa 1 Ne è un esempio quello curato da Cittalia (2011). 2 Negli Stati Uniti genesi ed evoluzione del concetto di smart city sono stati leggermente diversi (cap. 3). 16

17 premia? In che modo (in termini di dimensioni e indicatori) plasma e valuta gli interventi sulle città? Le fonti che verranno prese in considerazione in chiave diacronica sono eterogenee: la nota ricerca realizzata dalla rete universitaria internazionale composta dal Politecnico di Vienna, di Delft e dall Università di Lubiana che costituisce l incipit del discorso sulla smartness urbana in Europa; il Piano Strategico per le Tecnologie Energetiche (il piano SET, Commissione Europea, 2007) verrà preso come esempio di documento programmatico; infine, la Comunicazione della Commissione Smart Cities and Communities European Innovation Partnership (Commissione europea, 2012), il documento a supporto delle negoziazioni per il ciclo di programmazione (DG Regio, 2012a) e la guida pratica per le Autorità di Gestione del FESR - nell ambito delle Strategie di Ricerca e Innovazione per la Specializzazione Intelligente (RIS3) (DG Regio, 2012b) - sono stati scelti come esempi di documenti d indirizzo. Nel secondo paragrafo verrà tracciata la via italiana ai temi della smart city e si focalizzerà in particolare sul progetto Agenda Digitale Italiana, di cui la smart city costituisce uno degli assi strategici, e sul sistema di indicatori del Benessere Equo e Sostenibile che Istat e CNEL stanno mettendo a punto. Il terzo paragrafo è una riflessione più critica e intende mettere in luce i limiti e i rischi di un approccio che sceglie di partire dagli indicatori. Il quarto, conclusivo paragrafo, fornisce degli spunti di riflessione per (ri)pensare da dove (ri)partire per attivare intelligenze urbane in grado di programmare e gestire piani, progetti e politiche realmente sostenibili per lo sviluppo di città e territori. 1.1 Dimensioni e indicatori della smartness in Europa In Europa il concetto di smart city si è diffuso sulla scia della ricerca realizzata nel 2007 da Politecnico di Vienna, di Delft e Università di Lubiana che si poneva come obiettivo quello di proporre strategie di sviluppo per le città di media dimensione. L ipotesi di partenza avanzata dal gruppo di ricerca internazionale è che la smart city sia a city well performing in 6 characteristics, built on the smart combination of endowments and activities of self-decisive, independent and aware citizens, ovvero una città che combini in modo efficiente dotazioni e attività nelle sei dimensioni dell economia, la mobilità, l ambiente, la popolazione, l abitare e la governance (all. 1.1). Ciascuna dimensione è articolata in diverse voci a cui sono attribuiti degli indicatori. Per esempio, l economia urbana intelligente è definita in ragione dello spirito innovativo, l imprenditorialità, l immagine economica e 17

18 il marchio, la produttività, la flessibilità del mercato del lavoro, il radicamento internazionale, l abilità a trasformarsi, ecc. Diverse sono le zone d ombra (che verranno illustrate più diffusamente nel paragrafo 1.3): in primo luogo, non è chiaro quale sia una buona combinazione, né di quali dotazioni e attività si parli. In secondo luogo, sebbene lo studio dichiari di voler tracciare le prospettive di sviluppo per le città medie, nessuna strategia viene programmata e ci si trova di fronte, più che altro, a un nuovo (l ennesimo) sistema di indicatori, generatore di una nuova (l ennesima) classificazione che, al limite, potrebbe stimolare le città a investire in settori che l analisi ha mostrato come deficitari. In terzo luogo, non si capisce il criterio di selezione delle sei ampie dimensioni che, se da un lato comprendo tutti gli aspetti del vivere urbano (cosa non è compreso dalle voci popolazione, abitare, governance, economia, ambiente e mobilità?), dall altro sono scarsamente declinate alla scala urbana. Le sei dimensioni, inoltre, sono messe sullo stesso piano sebbene alcune attengano alle caratteristiche costitutive della città (la popolazione e l abitare), altre riguardino aspetti di supporto alle policy urbane (la governance) e altre, infine aspetti più propriamente strutturali e funzionali (economia, ambiente e mobilità). Nonostante questi limiti, la ricerca ha innescato un diffuso interesse verso la smartness che ad oggi rappresenta, infatti, uno dei punti cardine della strategia di crescita europea e del relativo impianto programmatorio, in cui può essere riscontrata la tendenza a declinare i temi della smartness soprattutto in chiave ambientale ed energetica. Il principale contenitore in cui è stata fatta confluire questa strategia, infatti, è il Piano Strategico per le Tecnologie Energetiche del 2007, il cosiddetto Piano SET (Commissione europea, 2009): da molti considerato come la fonte documentale principale, sebbene in esso gli obiettivi non siano direttamente connessi alle smart city. È nei documenti successivi, in particolare nella Technology Road Map (Commissione europea, 2009) che il riferimento diventa più esplicito. Alla smart city è dedicata, infatti, una quota di budget considerevole, pari al 17% del totale, mentre il restante 83% è indirizzato agli assi energetici (il 23% alla cattura e allo stoccaggio del carbonio, il 22% all energia solare, il 14% all energia nucleare sostenibile, il 13% alla bio-energia, l 8% all energia eolica e il 3% alle reti elettriche) (all. 1.2). Sulla base di questo piano strategico, nell arco temporale dal 2010 al 2020, l Ue si è impegnata a sostenere città e regioni che adotteranno misure pioneristiche nei settori-chiave dell edilizia, le reti energetiche locali (riscaldamento, raffreddamento ed elettricità) e i trasporti. Un sostegno a investimenti in settori decisamente hard che si è tradotto in una prima serie di bandi per finanziare progetti smart, con un impegno di spesa complessivo pari a circa 81 milioni di euro e, come vedremo, 18

19 destinato a crescere notevolmente. Si inserisce in questo solco la comunicazione Smart Cities and Communities European Innovation Partnership, emanata dalla Commissione nel luglio 2012, in cui vengono ribadite le finalità legate al miglioramento energetico, la sostenibilità dei trasporti urbani e la riduzione delle emissioni di gas serra nelle aree urbane attraverso innovative soluzioni tecnologiche, organizzative ed economiche: [Smart Cities and Communities European Innovation Partnership] aims at accelerating the development of innovative technologies, organisational and economic solutions to significantly increase resource and energy efficiency, improve the sustainability of urban transport and drastically reduce greenhouse gas emissions in urban areas. The Smart Cities and Communities is an industry-led initiative that is tailor-made to correspond to the intended intervention at the level of cities and communities, and to the complexity of action at the interface of the three sectors (energy, transport and information and communication) (Commissione europea, 2012, p.11). A questa comunicazione ha fatto seguito un rinnovato slancio dell Ue per la smart city, tanto che l impegno economico-finanziario è passato dagli 81 ai 365 milioni di euro. Nell ambito dell asse Cooperazione del Settimo Programma Quadro, l Unione europea ha pubblicato un bando per spingere le città a sviluppare sistemi energetici innovativi, sia in termini di aumento dell efficienza energetica, sia di riduzione di CO2. Di complessivi 209 milioni di Euro, 114 (pari al 55%) sono stati destinati a misure nell ambito dell energia, 95 milioni (pari al 45%) a misure nel campo dell ICT (all. 1.3) 3. Ancora una volta, i settori hard in questo caso quelli dell ICT e dell energia costituiscono gli ambiti principali di investimento per le città che vogliono essere smart. Il chiaro orientamento verso la smartness è ben visibile anche nell impianto generale del ciclo di programmazione che si articola, infatti, sui tre assi della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Nel luglio 2012, nell ambito delle attività a supporto delle negoziazioni per il nuovo ciclo di finanziamenti, la DG Regio ha pubblicato alcune schede informative che 3 Nel campo dell energia, le azioni previste erano: Sviluppo e validazione di metodi e strumenti per l integrazione di reti interattive per la distribuzione energetica, temi e tecnologie trasversali (24 milioni di euro); Dimostrazione di sistemi energetici ottimizzati per distretti energetici ad alte prestazioni (90 milioni di euro). Nel campo dell ICT le azioni previste erano: Internet affidabile, intelligente e sicuro (20 milioni di euro); Data Centres in un Internet sostenibile ed ecologico (20 milioni di euro); Ottimizzazione dei sistemi energetici (40 milioni di euro); Mobilità personale integrata per le Smart Cities (15 milioni di euro). 19

20 dovevano misurare i progressi registrati dagli Stati Membri nel raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia Eu 2020 (DG Regio, 2012a). Mediante un confronto con la media comunitaria, sono state in questo modo stabilite le performance migliori e quelle peggiori. Cosa è stato preso in considerazione al fine di questa valutazione? Gli indicatori, sviluppati a livello nazionale e regionale, erano suddivisi in crescita intelligente, sostenibile e inclusiva 4 (allegati 1.4 e 1.5). Per misurare la smart growth, sono stati inseriti indicatori relativi alla ricerca e sviluppo e all innovazione, le infrastrutture IT, la competitività e l ambiente imprenditoriale, la qualità della governance e la formazione; per quanto riguarda la sustainable growth, il cambiamento climatico e l energia, l ambiente e i trasporti; per misurare, infine la inclusive growth, infine, l occupazione, l inclusione sociale, la povertà e la salute. Se negli ultimi due documenti presi in considerazione la Technology Road Map e la comunicazione della Commissione si era dato particolare rilievo ai settori hard (e, in particolare, all ICT e all energia), in questo caso i criteri di misurazione della condizione dei diversi Paesi membri si poggiano su una gamma più ampia di indicatori. La smartness in questo caso, sebbene presente, non è associata tuttavia direttamente alla città bensì ad aspetti strutturali (come l innovazione, la competitività, il PIL, il livello medio di istruzione e formazione) e processuali/ procedurali di supporto alle decisioni (la governance). La saldatura tra smartness e R&S (ricerca e sviluppo) e innovazione può essere riscontrata anche nelle Strategie di Ricerca e Innovazione per la Specializzazione Intelligente (RIS3) 5, una serie di programmi integrati di trasformazione economica che svolgono cinque azioni fondamentali: i) incentrano il sostegno della politica e gli investimenti su priorità, sfide ed esigenze di sviluppo a livello nazionale e regionale; ii) valorizzano i punti di forza, i vantaggi competitivi e il potenziale di eccellenza di ogni paese o regione; iii) supportano l innovazione tecnologica basata sulla pratica e promuovono gli investimenti nel settore privato; iv) assicurano la piena partecipazione dei soggetti coinvolti e incoraggiano l innovazione e la sperimentazione; v) sono basati su esperienze concrete e includono validi sistemi di monitoraggio e valutazione 6. Alla base dell adozione di tale strategia ci sono, primariamente, motivazioni di 4 Per quanto riguarda la sezione regionale, sono stati sostanzialmente selezionati alcuni indicatori prodotti a livello nazionale. 5 Si veda il sito dell iniziativa: [ ]. 6 Si veda, a tal proposito, la scheda redatta dalla Commissione: policy/sources/docgener/informat/2014/smart_specialisation_it.pdf. [ ]. 20

21 ordine economico. Nelle espressioni declaratorie a sostegno della strategia si legge, infatti, che essa serve a: sviluppare e implementare strategie per la trasformazione economica; rispondere alle sfide economiche e sociali con approcci olistici ed efficienti; aumentare la visibilità delle regioni per gli investitori internazionali; migliorare i collegamenti interni ed esterni di una regione; evitare sovrapposizioni e repliche nelle strategie di sviluppo a livello regionale; accumulare una massa critica di risorse con governance multilivello e partnership pubblicoprivate; scoraggiare la tendenza alla replica di specializzazioni in campi analoghi; promuovere la diffusione delle conoscenze e la diversificazione tecnologica; sviluppare strategie d innovazione realiste e attuabili nelle regioni meno avanzate. Partendo da un ampia gamma di buone pratiche, spesso relative a progetti cofinanziati dalla politica regionale Ue, la Commissione europea ha pubblicato nel novembre scorso una guida per le Autorità di Gestione del FESR chiamate a rinegoziare il fondo nel periodo di programmazione (DG Regio 2012b). Il documento-guida individua i motori innovativi per la crescita, in altre parole ciò a cui le Autorità di Gestione sono chiamate a puntare: l eco-innovazione, i servizi per l eco-sistema e l energia sostenibile. Viene, in questo modo, confermata la tendenza europea a declinare i temi della smartness soprattutto in chiave ambientale e tecnologica e nella cornice dell innovazione. Ai fini di questo contributo, è utile soffermarsi sul sistema d indicatori di risorse, di processo e di risultato - che la Commissione propone per programmare, monitorare e valutare gli interventi nei tre differenti ambiti (all. 1.6). In primo luogo, gli indicatori di risorse e di processo (finanza investita, spesa in ricerca e sviluppo, corsi di aggiornamento, risorse umane impiegate, ecc.) confermano che l attenzione è posta principalmente sugli aspetti economici. Gli indicatori di impatto, invece, non sono solo di tipo economico ma anche ambientale, ecologico e sociale (per questi ultimi, in particolare, si guarda al miglioramento della qualità della vita, il numero di posti lavoro verde creati, la percentuale di popolazione con un migliorato accesso a infrastrutture verdi, il miglioramento delle infrastrutture per la mobilità, ecc.) che, tuttavia, non costituiscono il punto di partenza ma solo l approdo (eventuale) dei progetti realizzati. La declinazione della smartness alla scala urbana, inoltre, è piuttosto sporadica: presente solo in alcuni esempi di buone pratiche 7 e nel richiamo alla Smart Cities and Communities Initiative of the EU nell appendice relativa alle possibili sinergie tra questa strategia di 7 Il progetto di sviluppo urbano sostenibile a Leuven (BE), il programma per l approvvigionamento di legno da foreste eco-sostenibili a Barcellona (ES), progetto per la riduzione del consumo di energia negli edifici a Basel (CH), programma di edilizia residenziale sostenibile in Austria e a Kaunas (LT), programma di mobilità sostenibile a Linkoping (SE). 21

22 innovazione e altre iniziative europee. 1.2 La via italiana ai temi della smartness La smart city in Italia si è concretizzata, in una prima fase, in una serie di progetti puntuali, ad alto contenuto tecnologico, che avevano come obiettivo quello di rendere più efficienti e innovativi alcuni servizi urbani. Oggi si assiste a una nuova fase in cui, a prescindere dai singoli progetti, si cerca di inglobare l opzione smart city all interno di esperienze e strategie programmatorie. Sulla scia di quanto era stato realizzato in precedenza in alcune città europee, sono stati realizzati numerosi progetti in collaborazione con grandi imprese del settore (per esempio IBM e Telecom) con investimenti ingenti nel campo dell ICT 8. Qualche esempio: a Parma, sono stati installati per strada dei video-sportelli per permettere ai cittadini di collegarsi ad alcuni uffici pubblici per lo svolgimento di pratiche amministrative; a Reggio Emilia, il progetto pilota Classroom 2.0 ha collegato il mondo della scuola a quello delle imprese mediante una piattaforma digitale per lo scambio di informazioni; a Salerno è stato progettato un percorso sperimentale di sensori nel teatro Verdi per renderlo accessibile ai non vedenti; a Venezia, la tecnologia mobile consente ai turisti di ottenere una scheda informativa dei monumenti mediante un applicazione scaricabile sugli smartphone; a Bolzano, infine, IBM e Innovation Park hanno siglato un accordo per la realizzazione di un sistema di tele-monitoraggio e tele-assistenza per gli anziani. Tali esperienze hanno preparato il terreno per una nuova fase in corso - che, superando la sporadicità delle singole esperienze, sta concretizzandosi in uno sforzo programmatico (più che meramente progettuale) di più ampio respiro che vede coinvolti Ministeri, Regioni, Città, ecc. A tal proposito, è utile richiamare l attenzione su alcune iniziative in corso: l Agenda Digitale Italiana (ADI) e i bandi concorsuali a essa connessi, il lavoro condotto da CNEL e ISTAT sul Benessere Equo e Sostenibile, la nascita di alcune reti come l Osservatorio Nazionale Smart city. Il primo esempio di esperienza programmatoria e, per certi versi di istituzionalizzazione, della smart city è rappresentato dall ADI, redatta nell ambito del c.d. Provvedimento Crescita 2.0 (decreto legge 179/2012) emanato dal 8 Una rassegna delle esperienze urbane intelligenti è stata recentemente curata da Cittalia (2011). Anche nel resto del mondo sono stati realizzati progetti smart e, in alcuni casi la smartness è alla base della progettazione ex-novo di città (come nel caso di Masdar City e Caofeidian). Per una panoramica su queste esperienze si rimanda al rapporto EU-POLIS (2012). 22

23 Governo nel marzo 2012 su iniziativa del Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) 9. Il documento parte da un analisi del contesto urbano italiano dalla quale emerge un Paese caratterizzato da: città medie, innanzi tutto, che hanno sviluppato tutte le funzioni urbane; alcune grandi aree metropolitane, dove convivono funzioni urbane molto avanzate e sacche di assenza di funzionalità; comuni grandi per dimensione e popolazione ma che non possono essere considerati come vere e proprie città; comuni piccolissimi che rimangono pressoché isolati e aree rurali ampie, raramente interessate da soluzioni funzionali comuni. A tali differenze di tipo demografico, geografico e sociale si aggiungono quelle infrastrutturali e quelle relative ai diversi livelli di domanda e offerta di servizi e tecnologie. I dati restituiscono l immagine di un Paese caratterizzato da inefficienza e arretratezza con disparità, in alcuni casi notevoli, tra le diverse aree geografiche 10. A fronte di questa condizione, il Ministero intende perseguire soluzioni efficienti, competitive e inclusive mediante le tecnologie ICT per connettere ed elaborare le informazioni. Sei sono gli assi strategici di tale programma: infrastrutture e sicurezza, ricerca e innovazione, alfabetizzazione informatica e competenza digitale, e-commerce, e-government e, appunto, smart cities. Rispetto al più generale concetto di rete immateriale, la smart city sembra poter garantire non solo più tempo disponibile e più conoscenza diffusa ma anche risparmi nel consumo delle risorse, migliori servizi reali e qualità della vita, migliore mobilità spaziale effettiva. Gli obiettivi molteplici e interconnessi riguardano sia la formulazione di una visione condivisa, sia la definizione di modelli e strumenti operativi, sia la costruzione di uno schema ordinatore per finalizzare le iniziative di ricerca e innovazione. Le linee di azione elaborate a tale scopo sono cinque: inclusione e partecipazione; conoscenza e monitoraggio del territorio; qualità e costo dei servizi; imprenditorialità e innovazione sociale; identità, cultura e saper fare (all. 1.7). Al fine di costruire un background di saperi applicati al contesto italiano, il Ministero ha recentemente promulgato due bandi Smart Cities and Communities, 9 Promosso dal MISE, il decreto è stato preparato insieme al Ministero per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione, quello per la Coesione Territoriale, quello per l Istruzione, l Università e la ricerca e infine con quello dell Economia e delle Finanze. 10 I dati presi in considerazione riguardano prevalentemente il livello di infrastrutturazione informatico-tecnologica dei territori come la dotazione di personal computer e i livelli di accesso ad internet nei diversi Comuni. In media nei Comuni italiani sono presenti 84 personal computer per 100 dipendenti, ma in alcuni casi se ne contano solo 50. Tutti i Comuni sono dotati di un collegamento a Internet e la connettività è resa disponibile al 71% dei dipendenti, anche se in alcuni casi è inferiore al 50%. 23

24 stanziando 655,5 milioni di Euro (di cui 170 di contributo nella spesa e 485,5 per il credito agevolato). Una quota di dotazione finanziaria è stata stanziata per i progetti di Innovazione Sociale, presentati da giovani di età inferiore ai 30 anni. Le aree prioritarie indicate per il miglioramento delle prestazioni urbane (e quindi quelle rispetto alle quali formulare le idee progettuali) sono state: sicurezza del territorio, invecchiamento della società, tecnologie per il Welfare e l inclusione, domotica, giustizia, scuola, waste management, tecnologie del mare, salute, trasporti e mobilità, logistica last mile, smart grids, architettura sostenibile e materiali, cultural heritage, gestione delle risorse idriche e, infine, cloud computing technologies per smart government. Un secondo punto di riferimento importante per l elaborazione dell approccio smart city in Italia è il progetto per misurare il Benessere Equo e Sostenibile (BES) che il CNEL e l Istat hanno avviato nel I due enti si sono impegnati a mettere a disposizione della collettività uno strumento capace di individuare gli elementi caratterizzanti il Paese. Il presupposto, anche in questo caso, è costituito dalle crisi - economica, finanziaria, ambientale, energetica, sociale, alimentare che hanno reso urgente lo sviluppo di nuovi parametri che superino la mono-dimensionalità del PIL e integrino più aspetti del vivere urbano. È proprio in questo tentativo che lo studio sul BES, sebbene non espressamente indirizzato alla smart city, appare profondamente connesso a essa. La ricerca di dimensioni e indicatori da integrare ai tradizionali valori statistici come il PIL sembra infatti rispondere a pieno titolo alle esigenze di una città che vuole essere intelligente nel senso di maggiormente efficiente dal punto di vista economico, ambientale, infrastrutturale ma anche dell inclusione e della sostenibilità nel senso ampio del termine. Sul solco tracciato prima dalla Dichiarazione di Instanbul del 2007 e poi dal lavoro della Commissione Stiglitz, Sen, Fitoussi 11 si è inserito lo sforzo dell Italia di pervenire a un accordo, condiviso a livello nazionale, sulle dimensioni più 11 Il tema della misurazione del benessere prende avvio con la Dichiarazione di Instanbul del giugno 2007 in cui in seno all OCSE si raggiunse il consenso sulla necessità di intraprendere la misurazione del progresso della società andando oltre le misure economiche convenzionali. La dichiarazione fu sottoscritta dalla Commissione europea, l OCSE, l Organizzazione della conferenza islamica, le Nazioni unite, il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo e la Banca mondiale. Uno dei lavori di maggior rilievo scaturiti dalla Dichiarazione è il rapporto finale della Commissione sulla misurazione della performance economica e del processo sociale, la cosiddetta Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi, promossa dal governo francese. Essa propone uno spostamento dell enfasi dalla misurazione della produzione economica alla misurazione del benessere delle persone. Si tratta, in altre parole, di guardare al reddito e ai consumi piuttosto che alla produzione economica e approfondire gli elementi distributivi ossia non solo quanto siamo ricchi ma quanto equamente è distribuita la ricchezza e di concentrare l attenzione sulle condizioni delle famiglie (Stiglitz, Sen, Fitoussi, 2009). 24

25 importanti del benessere 12 che ha portato all individuazione di 134 indicatori raggruppati in 12 ambiti: salute, istruzione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e qualità dei servizi (all. 1.8). Si tratta di un insieme d indicatori non solo oggettivi ma anche soggettivi. Il Comitato di Indirizzo per il BES, infatti, ha convenuto sulla necessità di utilizzare anche le percezioni e le opinioni dei cittadini su aspetti ed eventi della realtà 13. Gran parte degli indicatori sono declinati alla scala regionale e sono allo studio possibili disaggregazioni ai livelli inferiori. In particolare, vanno diffondendosi recentemente studi e progetti per una maggiore contestualizzazione del sistema di indicatori: si vedano a tal proposito i progetti Urbes 14 e Bes delle Province 15, entrambi coordinati dall Istat. Il primo, che intende declinare il BES in ambito urbano e metropolitano, attualmente coinvolge le città di Bari, Brescia, Bologna, Bolzano, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Pesaro, Reggio Calabria, Roma e Venezia e si prevede che giunga alla stesura di un primo rapporto nel giugno di quest anno. Il secondo è uno studio progettuale inserito nel Programma Statistico Nazionale ed è condotto dall Ufficio Statistica della provincia di Pesaro e Urbino con la partecipazione metodologica e tecnica dell Istat con l obiettivo di individuare e definire indicatori di contesto e di risultato in relazione a settori di intervento coerenti con la prospettiva di misurazione del BES. L incrocio tra la metodologia BES e la smart city è al centro di alcune esperienze programmatorie significative, come quella in corso nella città di Bari (box 1.1) A tal fine, sono stati costituiti un Comitato di indirizzo sulla misura del progresso e della società italiana, composto dalle rappresentanti delle parti sociali e della società civile e una Commissione scientifica composta da esperti. Anche i cittadini e le organizzazioni non coinvolte direttamente nei due organismi sono stati consultati nel febbraio 2011 attraverso un indagine multiscopo condotta su un campione di 45 mila persone dai 14 anni in poi. 13 Seguendo le raccomandazioni dell OCSE e di Eurostat, l Istat ha iniziato a misurare ultimamente un indicatore rappresentativo della soddisfazione della vita nel complesso, affiancato da misure di soddisfazione per aspetti specifici della vita (relativi, per esempio, alla condizione economica, il lavoro, le relazioni sociali ecc.) [ ] 15 [ ] 16 Un altro caso interessante è quello della città di Piacenza: si veda, a tal proposito, il rapporto curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Piacenza Smart City Il modello Smart City per la sostenibilità delle città medie, reperibile su: Documenti/Piacenza_smart_city_2020_modello_sostenibile_studio_fondazione.pdf [ ] 25

26 Box Benessere equo e sostenibile e smart city a Bari La crescente attenzione verso le tematiche ambientali e l affermazione del concetto di smart city rende ormai obsoleti i tradizionali parametri utilizzati per valutare i livelli socio-economici dei vari contesti territoriali. Per questo, da alcuni anni, sono allo studio alcuni parametri qualitativi che offrono una fotografia più dettagliata del contesto urbano, con particolare riferimento alla qualità ambientale, ai servizi offerti ai cittadini, all offerta culturale, agli aspetti di vita sociale e a tutte quelle condizioni, soprattutto qualitative, di benessere equo e sostenibile. ( ) La collaborazione tra ISTAT e Comune di Bari integrerà alcuni progetti già finanziati dal programma Smart Cities, ponendosi il raggiungimento dei seguenti obiettivi: - definizione, nell ambito del piano strategico Metropoli Terra di Bari e del programma Bari Smart city, di un cruscotto di indicatori che renda disponibili le misure del benessere dei cittadini baresi; - definizione di un sistema di acquisizione machine-to-machine dei dati necessari, di costruzione e di monitoraggio degli indicatori così definiti a partire dalle banche dati in possesso dell Istat e dell amministrazione comunale barese; - definizione di un piano di rilevazione e acquisizione dei dati non disponibili nell uno o nell altro set di banche dati qualora fossero necessari al popolamento degli indicatori; - realizzazione di un report sulle prestazioni della Città di Bari per gli anni per disegnare lo stato a quo della Città di Bari che gli indicatori dovranno monitorare durante la sua evoluzione; - definizione di un programma di lavoro per l acquisizione di ulteriori fonti di finanziamento ritenute necessarie per completare il sistema di monitoraggio. Il lavoro svolto da Istat e Comune di Bari sarà utile per inserire nella pianificazione urbanistica considerazioni di carattere socio-demografico, ambientale ed economico. Un ulteriore progetto da sviluppare con Planetek Italia prevede il monitoraggio di una serie di indicatori urbanistici, geomorfologici e ambientali e potrà consentire di ottenere, tra le altre cose, dati utili sul consumo di suolo agricolo, sull incremento delle aree edificate e sulla variazione della permeabilità dei suoli. Fonte [ ] Il terzo esempio rivelatore dello sforzo programmatico che si sta compiendo in Italia sui temi della smart city è rappresentato dall Osservatorio Nazionale Smart city nato nell aprile 2012 su iniziativa dell ANCI e gestito in collaborazione con FORUM PA. L Osservatorio si configura come: uno spazio per la produzione e la condivisione di conoscenza sui temi dell innovazione e della sostenibilità urbana, aperto ai contributi del mondo istituzionale e della ricerca, dell impresa e della società civile; uno strumento per individuare e mettere in rete le migliori pratiche ed esperienze, le soluzioni tecnologiche e gli strumenti di programmazione; una guida per indirizzare le amministrazioni verso le scelte più adatte alla loro particolare realtà territoriale. La partecipazione all Osservatorio è declinata in tre categorie: i promotori, ovvero i Comuni (in forma singola o associata), in qualità di referenti e i beneficiari principali delle iniziative 17 ; i proposer, ovvero ricercatori, 17 Vi fanno parte attualmente le città di Bari, Barletta, Benevento, Bergamo, Brescia, Ferrara, 26

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