The Peasant Girl: Viktoria Mullova e l anima gitana della musica. Un nuovo anno con il piano di Lewis e Colli, gli archi.

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1 gennaio/febbraio 2014 Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, DCB (Bologna) - Bimestrale n.1/2014 anno XXIII/BO - 2,00 Un nuovo anno con il piano di Lewis e Colli, gli archi del Belcea e la Franz Liszt Chamber Orchestra Musica Insieme vara le rassegne dedicate all Ateneo e alla contemporanea The Peasant Girl: Viktoria Mullova e l anima gitana della musica

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12 SOMMARIO n. 1 gennaio - febbraio 2014 Musica a Bologna - I programmi di Musica Insieme Editoriale Save the date di Fabrizio Festa 13 Imprenditoria e cultura Universal Music Group - Mirko Gratton 16 Musica Insieme in Ateneo Note di viaggio di Elisabetta Collina 18 MICO - Musica Insieme COntemporanea Serenate e paesaggi vocali di Anastasia Miro 20 Interviste Gabor Boldoczki di Bianca Ricciardi Federico Colli - Paul Lewis di Cristina Fossati Belcea Quartet di Alessandro Di Marco Viktoria Mullova di Fulvia de Colle Il profilo Modest Musorgskij di Giordano Montecchi I luoghi della musica Capolavori in città di Maria Pace Marzocchi I viaggi di Musica Insieme Bruxelles - Bruges - Gand marzo 2014 Il calendario I concerti gennaio / febbraio 2014 Per leggere Le pagine multicolori di Bortolotto, Werfel, Bonacchi di Chiara Sirk Da ascoltare Incontri sonori: Mullova, Meneses-Pires, Blechacz di Lucio Mazzi MI MUSICA INSIEME In copertina: Viktoria Mullova e The Matthew Barley Ensemble (foto Nick White)

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15 EDITORIALE SAVE THE DATE L Oratorio di San Filippo Neri gremito durante un concerto di MICO e 28 gennaio, due date da ricordare. Il perché è semplice: prendono il via due iniziative che per Musica Insieme rappresentano da sempre la testimonianza del nostro modo d intendere l attività di operatore culturale. Stiamo parlando di Musica Insieme in Ateneo e di Musica Insieme COntemporanea, giunte rispettivamente alla diciassettesima e alla nona edizione. Sono numeri che contano. Vogliono dire, infatti, che non si è trattato di eventi sporadici, di rassegne nate per seguire magari la moda del momento o un intuizione, oppure sull onda di un malinteso senso del marketing. Al contrario, fin dalla loro progettazione sono state immaginate come il naturale corollario ad un attività concertistica, I Concerti di Musica Insieme appunto, che già di per sé non volevano essere un mero contenitore, solo un palcoscenico su cui ospitare artisti di chiara fama. E con uno scopo preciso: dare maggior vigore a quell idea di formazione del pubblico, che riteniamo debba essere uno dei motori dell azione culturale, tanto più se questa va ad inserirsi in un idea ampia ed evoluta di cittadinanza. Di conseguenza, proprio gli studenti universitari, in una collaborazione che ci vede ormai partner consolidato dell Università di Bologna, abbiamo sempre pensato dovessero essere al centro dell attenzione di chi fa della cultura la propria impresa, guardando peraltro al futuro. Lo studente di ieri è il pubblico di oggi; lo studente di oggi sarà il pubblico di domani. Ed un pubblico formato, consapevole, un pubblico che abbia maturato una sua coscienza critica è un pubblico che passerà nel tempo il suo testimone, generazione dopo generazione. D altronde, la cultura e l arte non possono essere trattate come fossero prodotti usa e getta, da consumare senza neppur leggere l etichetta, e poi dimenticare. Anzi, parlare di consumo culturale, come si fa troppo spesso in questi nostri anni, già implica una nozione transeunte e inconsistente dell arte e della cultura stesse. Musica Insieme non ha mai immaginato di proporsi ad un pubblico di meri consumatori. Come invece dimostra l apprezzamento degli artisti che si alternano sul nostro palcoscenico, abbiamo sempre pensato che far musica significasse condividere un esperienza, condivisione che si sarebbe allargata ad una consapevolezza sempre più matura ed ampia persino del proprio essere membri di una comunità. Quindi, gli studenti da un lato, la musica dei nostri giorni dall altro, sono itinerari necessari per arricchire tale esperienza e magari farla diventare, anno dopo anno, un piccolo, ma significativo, pezzo di storia della nostra città, sempre guardando al futuro. Fabrizio Festa MI MUSICA INSIEME 13

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18 IMPRENDITORIA E CULTURA UNIVERSAL MUSIC GROUP Novità e tradizione Grandi nomi, spazio ai giovani e al panorama italiano: Mirko Gratton, Direttore della Divisione Classica e Jazz di Universal Music Italia, ci svela le sue carte vincenti U niversal Music Group riunisce oggi le principali case discografiche dedicate alla musica classica, raccogliendo l eredità di etichette che hanno collaborato con interpreti leggendari, da Karajan a Michelangeli, da Del Monaco alla Tebaldi, e con grandissimi compositori del secolo scorso, come Bernstein e Britten. Con il 40% di share del mercato mondiale, lavora con artisti del calibro di Pierre Boulez, Alfred Brendel, Cecilia Bartoli, Riccardo Chailly, Maria João Pires, Stefano Bollani, Lang Lang, solo per citarne alcuni. Attraverso la costante attenzione alla qualità, l ampio spazio lasciato a nuovi grandi talenti e il recupero di incisioni storiche, Universal Music Italia (ramo italiano, appunto, del gruppo) affronta la crisi, registrando addirittura un ampliamento del mercato nel settore classico, come ci racconta il Direttore della Divisione Classica e Jazz, Mirko Gratton. Mirko Gratton Universal Music rappresenta etichette importantissime, spesso leggendarie per la storia della discografia, da Archiv a Deutsche Grammophon o Decca, fondate peraltro con grande fiuto da inventori, imprenditori e costruttori di strumenti: oggi che i download e Youtube imperversano, quali sono secondo lei le nuove strade da percorrere, o viceversa i ritorni all antico che premiano? «La musica classica fatica ancora a trovare la sua strada nel mercato del download digitale per tante ragioni. Innanzitutto i portali non sono quasi mai studiati appositamente per l appassionato di musica classica e presentano spesso problemi di tracciabilità dei brani ricercati; infine c è un problema di qualità e di velocità del download e di necessità di materiale esplicativo di accompagnamento che non è stato ancora completamente superato. Ciò detto, lo scarico digitale sta aumentando a ritmi importanti, ed è presumibile che entro un paio di anni rappresenterà una percentuale rilevante nel cosiddetto mercato classico. Inoltre c è ancora una grandissima fetta di appassionati legata al cd cosiddetto fisico, anche grazie al fatto che i prezzi dei cd di catalogo sono scesi notevolmente. Oggi si possono trovare cofanetti con incisioni anche importanti, che arrivano a costare anche intorno ai due euro a cd, e sono molto apprezzati». Come descriverebbe la situazione della discografia oggi, in particolare in Italia, e quali sono, nel vostro ambito, le strategie messe in campo per arginare la crisi economica? «La strada scelta da Decca e Deutsche Grammophon è da sempre quella di insistere : firmare gli artisti migliori, senza compromessi nella qualità, e sviluppare nuovi talenti, investendo risorse notevoli per metterli nelle condizioni di esprimere al meglio il loro talento. A questo, in molti paesi, ed in particolare in Italia, abbiamo affiancato una intensa produzione locale, sia creando un vero e proprio roster (in Italia abbiamo contratti con una trentina di artisti, ed abbiamo realizzato, con grande soddisfazione, numerose incisioni, fra cui quelle con Abbado, Chailly, Bollani, Bahrami, Prosseda, Cascioli, Baglini, Dego, e tanti altri), sia assemblando cofanetti con incisioni internazionali a prezzi competitivi, che stanno incontrando un notevole gradimento da parte del pubblico. Quello appena trascorso è stato un anno particolarmente importante per noi, tanto che alla fine di ottobre 2013 il repertorio classico è cresciuto dell 80% e oltre rispetto all anno precedente. Una grande soddisfazione, in tempi di grande crisi generale, che ci spinge a fare sempre di più e a migliorarci». Dal suo punto di vista privilegiato, qual è a suo avviso il profilo del- 16 MI MUSICA INSIEME

19 l ascoltatore medio della classica, ovvero quali gli orientamenti principali nell acquisto di musica in Italia? «È difficile dirlo, e gli studi sono molto lacunosi in proposito. Sicuramente non c è un unico profilo: c è uno zoccolo duro importante, formato da grandi e piccoli collezionisti, a cui va il nostro ringraziamento, e che cerchiamo sempre di soddisfare con produzioni di alta qualità, ma anche una fetta notevole di giovani, e meno giovani, che con piacere scoprono quanto la musica classica in realtà possa essere bella, e addirittura trendy. L importante è indirizzare questo nuovo pubblico ed aiutarlo a distinguere la qualità. Il cd non è un pezzo di metallo, ma è ciò che contiene: è come una tela, che ha poco valore in sé, ma che assume valori diversi se dipinta da Tiziano o da un pittore dilettante. Non è molto diverso da quello che succede per una Stagione concertistica, credo». Com è nata e come si caratterizza la sezione Crossover, un ambito a cui anche Musica Insieme sta dando spazio nelle ultime Stagioni? «Crossover è un termine che non amo molto, anche perché è stato svuotato del suo significato originario per metterci di tutto. Di fatto dovrebbe essere un progetto che travalica il suo target tipico, o il suo ambito di riferimento originale, andando in territori diversi: quindi il classico che deborda nel pop, o viceversa, per fare un esempio, creando commistioni il più possibile geniali. Trovo invece che molto spesso sia solo una scorciatoia per integrare nell ambito classico progetti astrusi, o addirittura di pessimo gusto. Bisogna stare attenti. Ci sono senz altro esempi di grandissima qualità: ad esempio Ludovico Einaudi, un antesignano nella ricerca di nuovi percorsi, ed è a questi che dobbiamo guardare». Quanto spazio dà oggi Universal ai talenti emergenti? «Tantissimo spazio. È importante però mantenere una medietas, senza correre dietro a meteore. Per fortuna Universal ha saputo mantenere un equilibrio fra nuovo e antico, e i giovani che lanciamo hanno sempre cose importanti da dire: mi vengono in mente, per fare due recenti esempi, i pianisti Jan Lisiecki o Daniil Trifonov (quest ultimo di fatto scoperto proprio da noi in Italia, visto che abbiamo avuto l onore di ospitare il suo debutto discografico con un recital chopiniano per l etichetta Decca)». Quali sono invece gli artisti storici di Universal? Ha qualche ricordo particolare? «Quando si parla di una casa discografica storica come la nostra ci sono centinaia di artisti da citare, e davvero farei torto ricordando qualche nome singolo. Lavoro da ventotto anni per questa azienda e ho avuto la fortuna di incontrarne tanti: forse questo è il lato più bello del mio lavoro. Mi permetto di citare il solo Georg Solti, avendolo incontrato per la prima volta a Bologna, la vostra città, nel 1986, quando fu invitato per i festeggiamenti dell Università. Grande uomo: la sua è stata una generazione con storie drammatiche alle spalle, che mi ha fatto riflettere tantissimo su concetti come libertà, ricchezza, intelligenza, e che aveva avuto la fortuna di conoscere di persona compositori come Strauss, Rachmaninov, Bartók. Come dimenticare i racconti di Bolet su Rachmaninov, o di Solti su Strauss, ad esempio? Di recente mi sono impegnato personalmente a mantenere vivo il ricordo dell arte di questi personaggi storici, inaugurando una linea di cofanetti antologici a prezzi accessibili, che sta ottenendo un grandissimo successo: sembra incredibile, ma nomi come Solti, Davis, Bolet, Mengelberg, Arrau, Ozawa, rischiano di sparire dagli scaffali dei negozi di dischi. Sarebbe una perdita incolmabile per le giovani generazioni. Abbiamo appena inaugurato una pagina su Facebook, Classical Collections, che promuoverà proprio queste raccolte storiche». Quali sono i progetti più importanti a cui sta lavorando in questo periodo? «Le novità nel periodo natalizio sono tante. Se proprio devo fare una scelta, direi le Sinfonie di Brahms dirette da Chailly, le Invenzioni e Sinfonie bachiane, interpretate da Bahrami, Tu scendi dalle stelle, il disco natalizio interpretato da un tenore molto particolare come Frate Alessandro, il concerto di Dvořák con la Mutter ed il recital di debutto su Deutsche Grammophon di Daniil Trifonov. Ci stanno dando enormi soddisfazioni anche due mega-progetti italiani: la serie di cd sulla musica sinfonica di Nino Rota, diretta da Grazioli, e l integrale dei concerti per violino di Viotti davvero bellissimi con Rimonda». CARTA D IDENTITÀ UNIVERSAL MUSIC GROUP Presidente Lucian Grainge Universal Music Group è storicamente leader nel mercato discografico classico con le sue etichette Deutsche Grammophon e Decca (nella quale è confluito da alcuni anni l importante catalogo Philips Classics), a cui vanno aggiunti marchi ad esse collegati, come Archiv Produktion, L Oiseau- Lyre, Argo, London, Mercury Living Presence, fino ai recentissimi Panorama e Mercury Classics. È impossibile elencare in maniera esaustiva il roster artistico di queste etichette: praticamente tutti gli artisti più celebri hanno registrato o registrano per le etichette Universal. Così Deutsche Grammophon è la casa di nomi indimenticabili del passato come Karajan, Boehm, Fricsay, Kleiber, Bernstein, Michelangeli, Kempff, ma anche di Abbado, Pollini, Zimerman, Pires, Netrebko, Accardo e tantissimi altri, mentre Decca, a fianco di nomi storici come Pavarotti, Del Monaco, Tebaldi, Bergonzi, Simionato, Solti, Bolet, Britten, Richter, Szeryng, Arrau e Carreras, vanta la presenza nelle sue file di artisti come Chailly, Ozawa, Ashkenazy, Hogwood, Bartoli, Fleming, Florez. Fra i talenti recentemente lanciati dalle due etichette si segnalano Trifonov, Lisiecki, Beczala, Nezet-Seguin, Karadaglic, Dudamel e Yuja Wang. Attente ai giovani artisti, oltre che alle grandi star, Decca e Deutsche Grammophon recentemente hanno dedicato particolare attenzione al panorama italiano (sia ad artisti nati in Italia, che a giovani stranieri che hanno eletto il nostro paese come luogo principale per la loro attività): sono stati siglati importanti contratti con Prosseda, Romanovsky, Dego, Baglini, Cascioli, Ashkar, De Maria, Lifits, Dindo, Tchakerian, Carbonare, Griminelli e tanti altri. Da segnalare a questo proposito il particolare successo delle incisioni di Ramin Bahrami, che per 4 volte si è affacciato nella classifica pop dei dischi più venduti, e della coppia Chailly- Bollani, che con Rapsodia in blue ha stabilito un record di vendite e di permanenza nelle classifiche, conseguendo l ambitissimo Disco di platino. MI MUSICA INSIEME 17

20 MUSICA INSIEME IN ATENEO Note di viaggio La XVII edizione della rassegna che Musica Insieme, in collaborazione con l Università, dedica agli studenti dell Ateneo bolognese, visiterà idealmente cinque paesi in cinque concerti, affidati a straordinari talenti del panorama odierno di Elisabetta Collina O Andrea Massimo Grassi rmai diciassette anni fa, Musica Insieme varava uno dei primi accordi in Italia tra una fondazione privata e un istituzione accademica: di concerto, letteralmente in questo caso, con l Università degli Studi di Bologna, nasceva così Musica Insieme in Ateneo, con il preciso scopo di avvicinare all arte dei suoni il pubblico studentesco attraverso appuntamenti dai programmi vari e stimolanti, introdotti da conversazioni a carattere divulgativo. Il tutto era mosso dall intento di offrire un ulteriore momento formativo che andasse ad affiancare e arricchire l esperienza del concerto, rivolgendosi per così dire ad un pubblico del futuro, ossia a quegli studenti la cui preparazione musicale è sempre più affidata all impegno autodidattico, ad una felice casualità familiare, o alla propria passione individuale. La longevità di questo progetto dimostra quanto fu giusta quell intuizione. Nel 2014 Musica Insieme in Ateneo giunge infatti alla sua diciassettesima edizione: i cinque concerti che avranno luogo da gennaio ad aprile (offerti come sempre agli studenti ed al personale dell Università di Bologna) all Auditorium del Laboratorio delle Arti di Piazzetta Pasolini (ovvero in uno dei molti cuori pulsanti del mondo universitario bolognese) hanno tutti una parola chiave. Se la scorsa edizione era stata dedicata ai migliori frutti dell alta formazione italiana, il viaggio, geografico quanto temporale, reggerà le fila dei concerti in programma per il 2014, portandoci dalla Francia all Ungheria, dalla Russia all Inghilterra, alla Germania, ed esplorando quei repertori che hanno caratterizzato dal Seicento ad oggi l evoluzione della musica e del suo strumentario (dalla viola da gamba al clarinetto, dal piano solo al quartetto d archi, all ensemble da camera). Ecco quindi l apertura, giovedì 23 gennaio, con un programma tutto francese, affidato all Ensemble Sezione Aurea, compagine che riunisce artisti dediti all esecuzione del repertorio europeo del XVII e XVIII secolo, utilizzando strumenti musicali e relative messe a punto per quanto più possibili vicini non solo per età ma anche per territorialità alla genesi del repertorio indagato. A guidarlo, uno straordinario violinista come Luca Giardini, perfezionatosi nella prassi esecutiva storica e spesso ospite di ensemble di rilievo, tra cui Accademia Bizantina, la Venexiana, The Orchestra of the Age of Enlightenment. Accanto al CALENDARIO 2014 Laboratori delle Arti /Auditorium (Piazzetta Pier Paolo Pasolini 5/b) ore 20,30 gennaio 2014 giovedì 23 Ensemble Sezione Aurea Musiche di Rameau, Royer, Couperin, Marais, Leclaire febbraio 2014 martedì 4 Orchestra da Camera del Collegium Musicum Almae Matris Carlo Tenan direttore Musiche di Ferrabosco I e II, Vaughan Williams, Finzi, Warlock, Jacob febbraio 2014 giovedì 20 Quartetto Lyskamm Musiche di Kurtág, Bartók marzo 2014 giovedì 20 Leonardo Colafelice pianoforte Musiche di Rachmaninov, Prokof ev, Stravinskij aprile 2014 lunedì 7 Andrea Massimo Grassi clarinetto Michael Flaksman violoncello Anna Quaranta pianoforte Musiche di Schumann, Brahms in collaborazione con Centro La Soffitta Dipartimento delle Arti violino, il clavicembalo di Federica Bianchi, perfezionatasi con Gordon Murray e premiata in numerosi concorsi nazionali ed internazionali, ed uno strumento L ingresso a tutte le manifestazioni della rassegna è gratuito per gli studenti ed il personale docente e tecnico amministrativo dell Università di Bologna; gli inviti possono essere ritirati presso la sede dell URP in Largo Trombetti n. 1 la settimana precedente ciascun concerto (Lunedì, Martedì, Mercoledì e Venerdì dalle 9 alle 12,30; Martedì e Giovedì dalle 14,30 alle16,30). Il giorno del concerto, tutti i cittadini potranno ritirare gli inviti ancora disponibili, recandosi all URP negli orari di apertura. Foto Marco Borggreve 18 MI MUSICA INSIEME

21 Orchestra da Camera del Collegium Musicum Almae Matris affascinante la cui storia è strettamente legata alla letteratura musicale francese (ed i cui fasti si sono rinnovati nell ultimo ventennio anche grazie a star come Jordi Savall ed a pellicole come Tutte le mattine del mondo di Alain Corneau): la viola da gamba, affidata a Rosita Ippolito, a sua volta ospite di importanti formazioni specializzate nell esecuzione della musica antica. Martedì 4 febbraio si riconfermerà la tradizionale presenza in cartellone della compagine del Collegium Musicum Almae Matris, diretta per quest occasione da Carlo Tenan, con un programma che ci porterà invece in Inghilterra, un Inghilterra che sembra riflettere su se stessa, dal Seicento delle pavans o delle variazioni sull In nomine della liturgia, al Novecento che a sua volta riprende e rilegge con sguardo moderno le antiche forme e melodie (come Alman, o l intramontabile Greensleeves). Uno sguardo ben riassunto dalle parole di uno degli autori in programma, Peter Warlock: «La musica non è né moderna né antica: c è tuttavia della buona o della cattiva musica, ma la data nella quale fu scritta non ha nessun significato. Le date ed i periodi storici hanno senso solo per gli studenti di storia della musica... tutta la musica antica è stata moderna al tempo in cui fu scritta E tutta la buona musica, di qualsiasi periodo, è senza tempo». Continuiamo a scorrere il cartellone, ed ecco che il viaggio di Musica Insieme in Ateneo prosegue alla volta dell Ungheria e della Russia, chiamando a renderne testimonianza altri straordinari talenti, al loro debutto a Bologna. In Ungheria ci porterà infatti (il 20 febbraio) il Quartetto Lyskamm, formatosi sotto la guida dell Artemis Quartett presso l Università delle Arti di Berlino, vincitore di numerosi premi, tra cui il Concorso Internazionale di musica da camera Guido Papini 2009, ed ospite del Festival Mito come della Società del Quartetto di Milano. Nel suo impaginato, due autori fondamentali per il loro paese, e per il Novecento musicale tout court: Béla Bartók e György Kurtág. In Russia ci guiderà invece (il 20 marzo) uno strabiliante artista appena diciottenne, quel Leonardo Colafelice che nel 2012 ha portato a casa il Primo Premio al Concorso Chopin di Szafarnia, e che nella stagione in corso è già invitato ad esibirsi in Europa e Stati Uniti, con l Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e con la Aarhus Symphony Orchestra danese. Per lui pagine di grande impegno tecnico, come le Variazioni Corelli di Rachmaninov, le Visions fugitives di Prokof ev, e la potenza bruitistica dei Tre Movimenti da Petruška di Stravinskij. Il concerto conclusivo, lunedì 7 aprile, sancisce a sua volta una collaborazione ormai consolidata com è quella con il Centro La Soffitta Dipartimento delle Arti dell Università di Bologna, e lo fa ospitando un ensemble raro quanto affascinante come il trio di clarinetto, violoncello e pianoforte, rispettivamente con Andrea Massimo Grassi, Michael Flaksman e Anna Quaranta, che si alterneranno in pagine di Schumann e Brahms, per concludere il concerto con il Trio di quest ultimo per l insolito organico appunto di clarinetto, violoncello e pianoforte. Tutti i concerti saranno aperti, com è ormai tradizione, da conversazioni introduttive tenute dai docenti e dagli stessi artisti sul palco, nello spirito di divulgazione e formazione del pubblico che da sempre contraddistingue l impegno di Musica Insieme. Musica Insieme in Ateneo si realizza grazie al fondamentale contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, cui si aggiunge la partnership tecnica di SOS Graphics. Leonardo Colafelice

22 MICO - Musica Insieme COntemporanea 2014 Da gennaio a maggio, la nona edizione di Musica Insieme COntemporanea presenta i ritratti di Grisey e Maderna, e un trittico dedicato alla voce d oggi di Anastasia Miro Serenate e paesaggi vocali U Ensemble Accroche Note Monica Bacelli n percorso, dal titolo davvero suggestivo di Paesaggio voce, articolato in tre concerti e dedicato alla vocalità moderna e contemporanea, e due concerti-ritratto, due omaggi che ci guideranno negli universi sonori di altrettanti compositori, certo molto diversi tra loro sia nella personalità sia nella produzione, ma entrambi pietre miliari nel cammino della musica del secondo Novecento. Stiamo parlando di Gérard Grisey (scomparso proprio al limitare del secolo scorso, nel 1998, cui dedicheremo il concerto d apertura, il 28 gennaio) e Bruno Maderna, di cui ricorrevano nel 2013 i quarant anni dalla morte (e che ricorderemo nella serata conclusiva del 16 maggio). Queste le chiavi d ascolto della nona edizione di Musica Insieme COntemporanea. La sede quella già rodata dell Oratorio di San Filippo Neri, sotto i riflettori quello che ormai è a tutti gli effetti l ensemble residente della rassegna: il FontanaMIX. Dunque, è con Ritratto Grisey che s inaugurerà MICO 2014, con ciò proseguendo nella serie di Ritratti che l ensemble realizza da ormai diversi anni intorno ad importanti compositori del panorama internazionale (ricordiamo fra gli altri Wolfgang Rihm, George Crumb, Ivan Fedele, sino a Sofia Gubaidulina e George Aperghis, protagonisti della scorsa edizione 2013). Quest anno la scelta (che rientra nell ambito del progetto Suona Francese ) è caduta dunque su Gérard Grisey. Al centro del concerto, interamente costituito da sue partiture, una delle più impegnative composizioni del musicista francese: Vortex Temporum, portato a termine nel Intorno a questa, tre pagine particolarmente idonee a dar testimonianza della sua poetica: il Prologue per viola sola (1976), Charme per clarinetto (1969) ed infine la sua rilettura dei Lieder di Hugo Wolf per voce ed ensemble, ultimata nel Solisti il mezzosoprano Marie Luce Erard, Valentino Corvino alla viola e Marco Ignoti al clarinetto. A dirigere il FontanaMIX uno dei suoi fondatori: Francesco La Licata. Maderna Sérénade il titolo, poi, dell ultimo concerto, un progetto presentato lo scorso dicembre alla Cité de la Musique di Strasburgo e che, grazie all incontro (voluto e sostenuto dal Festival Suona Francese/Italiano ) fra l Ensemble Accroche Note e il FontanaMIX, vuol mettere in luce il più autentico spirito maderniano: gioia di fare musica insieme, insaziabile curiosità per i differenti linguaggi musicali e autentica passione per tutte quelle istanze innovative di cui infine è fatta la tradizione. Attorno alle tre Serenate di Bruno Maderna che costituiscono il fulcro del programma, i due ensemble presenteranno quattro nuovi lavori di Paolo Aralla, Igor Ballerau, Gilberto Cappelli e Marco Antonio Perez Ramirez, dedicati alla figura del maestro veneziano. I tre appuntamenti centrali hanno invece, come accennavamo più sopra, il titolo suggestivo di Paesaggio Voce. La voce, infatti, è al centro dei programmi di queste serate. La voce impegnata in pagine che hanno segnato la storia della musica moderna e contemporanea, come nel concerto del 13 febbraio, quando ascolteremo le esperte Monica Bacelli e Valentina Coladonato impegnate nelle celeber- 20 MI MUSICA INSIEME

23 Musica Insieme COntemporanea CALENDARIO Oratorio di San Filippo Neri (Via Manzoni 5) ore 20,30 gennaio 2014 martedì FONTANAMIX ENSEMBLE Marie-Luce Erard mezzosoprano Valentino Corvino viola Marco Ignoti clarinetto Francesco La Licata direttore RITRATTO GRISEY Musiche di Gérard Grisey febbraio 2014 giovedì FONTANAMIX ENSEMBLE Monica Bacelli voce Valentina Coladonato voce Francesco La Licata direttore PAESAGGIO VOCE I Musiche di Kagel, Berio marzo 2014 martedì FONTANAMIX ENSEMBLE Livia Rado soprano Valentino Corvino violino Marco Angius direttore PAESAGGIO VOCE II Musiche di Ghisi, Maderna, Schoenberg aprile 2014 mercoledì 16 FONTANAMIX ENSEMBLE Iris Lichtinger voce e flauti dolci Chiara Telleri oboe Eva Zahn violoncello Walter Zanetti chitarra Marco Angius direttore PAESAGGIO VOCE III Musiche di Evangelisti, Maderna, Sarto, Gervasoni, La Licata maggio 2014 venerdì 16 ENSEMBLE ACCROCHE NOTE FONTANAMIX ENSEMBLE Françoise Kubler voce Giovanni Hoffer corno Francesco La Licata direttore MADERNA SÉRÉNADE Musiche di Maderna, Aralla, Perez Ramirez, Cappelli, Ballereau Eva Zahn e Sofia Gubaidulina durante le prove del concerto del 7 aprile 2013 di MICO Valentino Corvino rime Folk Songs di Luciano Berio, ma anche nella più rara Kantrimusik di Mauricio Kagel, in un impaginato dov è messa in primo piano la relazione fra le nuove espressioni della vocalità e il patrimonio delle tradizioni vocali del folklore. Se infatti le undici Folk Songs di Berio rappresentano una vera e propria traduzione, ora lirica ora vivace e divertita, di melodie genuinamente popolari, Kantrimusik, eseguita per la prima volta durante le Donaueschinger Musiktage nel 1975, «intreccia due soggetti: musica dalla campagna e musica sulla campagna, ovvero musica folklorica e sinfonia pastorale. Ma non è un montaggio di citazioni da entrambe, né si tratta di quadri idilliaci», racconta lo stesso Kagel. Gli otto movimenti e sette intermezzi di questa pastorale attinta a diversi paesi rifuggono infatti ogni facile montaggio di citazioni popolari o quadro idilliaco, come conclude Kagel: «Ogni volta che i compositori hanno steso le loro memorie della vita in campagna, l aspetto aneddotico e illustrativo del linguaggio musicale ha avuto il sopravvento. Ora che possiamo inserire materiale sonoro concreto, abbiamo l opportunità di fare sintesi diverse fra naturalismo, impressionismo ed espressionismo veristico». Il 25 marzo, poi, affidato al soprano Livia Rado e sotto la direzione di Marco Angius, ecco proposto per Paesaggio Voce II quel Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg, rapidamente assurto a pagina simbolo della trasformazione di un mondo, e non solo in senso musicale. Il Pierrot, stravolgente capolavoro della vocalità da camera del Novecento, verrà qui proposto accanto alla prima esecuzione italiana di Abroad (per voce, strumenti ed elettronica, su testi di Pessoa) del giovane compositore Daniele Ghisi, il cui lavoro si è peraltro già fatto strada nei teatri di tutta Europa. Terzo appuntamento dell itinerario Paesaggio Voce, il 16 aprile: un appuntamento nel quale verranno proposte le prime esecuzioni assolute di opere di Nicola Evangelisti e Andrea Sarto, mentre in prima italiana saranno presentate pagine di Stefano Gervasoni e Francesco La Licata, tutti brani caratterizzati dal rapporto fra la voce (in questo caso quella di Iris Lichtinger) e un particolare strumento solista. ACQUISTO BIGLIETTI I biglietti saranno in vendita presso l ORATORIO DI SAN FILIPPO NERI (Via Manzoni, 5 Bologna), il giorno del concerto a partire dalle ore 19. PREZZI: Posto unico 10. Abbonati Musica Insieme, studenti Università e Conservatorio 7. MI MUSICA INSIEME 21

24 L INTERVISTA GABOR BOLDOCZKI Il canto degli ottoni Considerato l erede ideale del grande Maurice André, il trombettista ungherese si esibirà il 13 gennaio in un capolavoro assoluto di Šostakovič, al fianco dei connazionali della Franz Liszt Chamber Orchestra di Bianca Ricciardi Foto Marco Borggreve F ra i più brillanti artisti della sua generazione, Gabor Boldoczki si è imposto a livello nazionale giovanissimo, aggiudicandosi a 14 anni il Primo Premio del Concorso Ungherese di tromba, e poco più tardi ha ricevuto la propria consacrazione internazionale, con la vittoria al Grand Prix de la Ville de Paris, la più importante competizione in assoluto per il suo strumento. Esibitosi insieme alle più prestigiose orchestre nei teatri di tutta Europa, nel 2013 è stato insignito del Franz Liszt Honor Prize, la più alta onorificenza del Ministero della Cultura Ungherese. Come è nata la sua passione per la musica e in particolare per il suo strumento? «La mia passione per la musica è iniziata davvero molto presto. Mio padre era un insegnante di strumenti a fiato, e quindi mi ha incoraggiato fin da piccolo ad imparare a mia volta a suonare uno strumento. Così ho iniziato a studiare il pianoforte a otto anni, e un anno dopo mio padre mi ha regalato una tromba. Mi sono subito trovato a mio agio con questo strumento, e ho studiato molto insieme a lui. Il giorno del mio ventesimo compleanno, ho vinto il terzo premio al Concorso Internazionale di tromba di Ginevra, ed è stato in quel momento che ho deciso di diventare un musicista di professione». Quali sono stati i suoi maestri più importanti, non solo dal punto di vista musicale? «Sicuramente mio padre ha esercitato una grande ispirazione su di me nel mio processo di crescita, oltre ad influenzare la mia carriera come musicista. Un altro importante maestro è stato Reinhold Friedrich, professore di tromba al Conservatorio di Karlsruhe. Era nella giuria dell ARD Music Competition di Monaco e del Concorso Internazionale Maurice André di Parigi, quindi in seguito ho deciso di studiare con lui; è un musicista fantastico, un bravo maestro e una persona davvero affettuosa». La sua attività concertistica la porta ad esibirsi in tutto il mondo; come descriverebbe il suo rapporto con il pubblico nei tanti paesi in cui è invitato a suonare? «Tenere concerti in tutto il mondo mi riempie davvero di grande soddisfazione. Il posto in cui preferisco in assoluto esibirmi è sempre il teatro dove ancora mi devo esibire che sia il Musikverein di Vienna o una piccola sala. Il mio rapporto con il pubblico è sempre la cosa più importante, mi piace comunicare con le persone che frequentano i concerti e condividere con loro la mia esperienza musicale». Quale potrebbe essere secondo lei un compositore del passato o del presente da riscoprire? «Amo molto la musica di Fazil Say, specialmente il suo Concerto per tromba che ho avuto l onore di suonare in prima assoluta nel 2010 al Festival di Mecklenburg Vorpommern; è un musicista eccezionale e un grande amico. Sono anche molto emozionato perché Krzysztof Penderecki comporrà un opera per me. Credo che sia molto importante incoraggiare i compositori contemporanei a scrivere nuove opere per tromba, in modo che il repertorio vada via via espandendosi». Come descriverebbe i suoi partner nel concerto per Musica Insieme? «Suonerò a Musica Insieme con i miei connazionali della Franz Liszt Chamber Orchestra; è un ensemble eccezionale, che proprio quest anno celebra il cinquantesimo anniversario dalla sua fondazione. A noi si unirà uno straordinario solista come Alexander Romanovsky, ed insieme suoneremo il Concerto di Šostakovič in do minore per pianoforte, tromba e archi». Vuole descriverci questo Concerto di Šostakovič, che peraltro rappresenta un unicum nel repertorio? «Secondo me è semplicemente un capolavoro. In origine era stato composto per essere un concerto per tromba e orchestra, mentre il pianoforte venne aggiunto durante il processo di composizione per farne un doppio concerto. Si tratta di un opera ricca di sentimento e di momenti di contrasto fra l atteggiamento satirico dell autore e la sua profonda malinconia; è un opera che amo davvero molto suonare». La tromba è uno strumento che nella classica possiede un repertorio non sterminato, ma ricco di capolavori: quali sono a suo avviso i must per tromba solista? «Non ci sono così tante opere per tromba, come ce ne sono per il pianoforte, ma ci sono molte possibilità di ampliare il repertorio grazie alle trascrizioni e alla musica dei compositori contemporanei. Il mio ultimo cd, Tromba Veneziana, è un album di trascrizioni di Vivaldi che ho registrato con l ensemble Cappella Gavetta; Vivaldi ha scritto solo un concerto per tromba, così ho arrangiato una selezione dei suoi lavori per altri strumenti. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di cantare con il mio strumento. Amo suonare queste opere accanto al repertorio classico per tromba, e non vedo l ora di condividere questi pezzi con il pubblico durante il mio prossimo tour».

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26 INTERVISTA DOPPIA FEDERICO COLLI - PAUL LEWIS Al di là del suono Dall Italia all Inghilterra, due raffinati interpreti ci presentano il loro programma per Musica Insieme, raccontandoci anche, con profondità e passione, la loro filosofia artistica di Cristina Fossati Foto Sarah Ferrara I l primo, inglese, ha calcato i palcoscenici delle più prestigiose sale da concerto d Europa e d oltreoceano, sebbene il suo nome resti particolarmente legato alla Wigmore Hall di Londra dove è apparso in più di 40 occasioni, suonando con le principali compagini, dalla London Symphony Orchestra alla Los Angeles Philharmonic, dai Wiener Symphoniker alla Australian Chamber Orchestra. Il pubblico bolognese lo ricorderà di certo per le sue apprezzatissime interpretazioni schubertiane, che lo hanno visto protagonista fra l altro della rassegna dedicata al compositore viennese per Musica in Santa Cristina 2011/12. Il secondo è bresciano, ma in Inghilterra ha avuto la sua grande consacrazione, aggiudicandosi il 1 Premio con Medaglia d oro Daw Aung Sun Suu Kyi al Leeds International Piano Competition nel 2012: nella Town Hall di Leeds, registrato dal vivo da BBC Radio 3 e BBC Four, ha suonato il Quinto Concerto di Beethoven con l Orchestra Sinfonica Hallé di Manchester diretta da Sir M. Elder. Dall Italia all Inghilterra, Paul Lewis e Federico Colli si raccontano in questa intervista in cui emergono due personalità diverse per formazione e sensibilità, ma con una caratteristica comune: un sincero, spontaneo legame con il pubblico che li ascolta. Nei vostri ricordi, qual è stato il più bel concerto (suonato o ascoltato)? Paul Lewis: «Questa è una domanda troppo difficile! Un concerto che mi ha impressionato davvero molto è stato quello di Benedetti Michelangeli che andai a sentire alla Barbican Hall di Londra quando avevo 14 anni. Quella fu davvero una grande occasione per me». Federico Colli: «Sono spiritualmente molto legato ai concerti tenuti da Sokolov nel Teatro della mia città. Ricordo, quasi sei anni fa, una sua interpretazione della Sonata in do minore di Schubert: ero seduto sulle scale del teatro, entrato di soppiatto, ogni antro era zeppo di pubblico. Ricordo l impressione che mi rese incapace di alzarmi, l incredulità di fronte a tale chiarezza di libertà e di idee. È stato un concerto che mi ha trasfigurato e rivelato». Qual è a vostro avviso un compositore del passato o del presente da riscoprire? Paul Lewis: «Nell ultimo periodo ho lavorato sulla Sonata per pianoforte di Julius Reubke, e credo che sia un lavoro che meriterebbe una maggiore notorietà. Questo compositore non ha scritto molte opere e morì molto giovane, ma quello che ci ha lasciato è straordinario». Federico Colli: «La musica contemporanea è come un enorme calderone nel quale è necessario (necessario perché possibile) far luce, portando a galla le opere più meritevoli. Scrivere musica oggi è l impresa più ardua e paradossalmente più banale mai immaginata. Rifuggendo ogni accademismo, ogni preconcetto, sono le libere idee a dover inverarsi nella musica, i pensieri di ordine filosofico e storico a dover parlare, pensieri che trovano nell arte oggi più che mai il loro più grande accomunamento. Ritrovo questi temi fondamentali nella musica di un mio caro amico e mentore: Alberto Bonera». Quali sono stati i vostri più importanti punti di riferimento (non solo dal punto di vista musicale)? Paul Lewis: «La mia famiglia; mi ha sempre aiutato a rimanere con i piedi per terra». Federico Colli: «Sono molto legato ai miei amici defunti, che purtroppo non ho mai conosciuto: Bach mi insegna il timore dell Assoluto, Mozart la semplicità mai frivola, Beethoven la bramata disfida nei confronti del Cielo, Liszt la vacuità delle troppe parole, Schumann la fortunata meraviglia con cui interpretare il magma che ci muove. Insomma, sono gli amici con cui condivido la mia quotidianità. A volte rispondono, a volte mi consigliano. Sono pieno di gratitudine per ogni persona che ha saputo darmi qualcosa di buono, donarmi qualche seme che nella mia anima, col tempo, è germogliato. La mia prima insegnante, Anita Battioni, che ha fatto della musica un gioco infantile mai noioso; il mio primo Maestro, Sergio Marengoni, che mi ha traghettato dalla fanciullezza alle porte della maturità; Konstantin Bogino che mi insegna la sofferenza, la solitudine e la stremante abnegazione quotidiana sullo strumento; Boris Petrushansky, che mi insegna le idee; Enzo Restagno, che come una lanterna dalla luce mai fioca mi consiglia e mi sprona in ogni ambito della mia vita professionale; Franco Scala, che mi insegna la saggezza del saper vedere lontano; Marian Rybicki, che ha creduto in me in un momento difficile della mia vita musicale; Pavel Gililov, che mi insegna l arte della diplomazia». Federico Colli 24 MI MUSICA INSIEME

27 Paul Lewis Fra i premi e i riconoscimenti (anche verbali) che avete ottenuto nella vostra carriera, qual è il più importante? Paul Lewis: «Parlare con qualcuno che ha assistito a un tuo concerto e vedere che è stato trasportato dalla tua musica in maniera totalmente sincera. Questo è il premio più grande». Federico Colli: «Siamo perennemente insoddisfatti di noi stessi: per questo, troviamo nella nostra volontà la forza di voler sempre essere migliori di quel che già siamo. I premi sono segni che confermano di essere sulla giusta strada. Le parole si conservano sempre nel cuore: in Polonia, lo scorso giugno, dopo un concerto molto raffinato con musiche di Mozart e Schubert, un ragazzo non vedente si avvicina a me dicendomi: Grazie Maestro, ascoltandola mi è parso di poter vedere nuovamente davanti ai miei occhi immagini colorate». C è un opera pianistica a cui siete particolarmente legati, e se sì per quali motivi? Paul Lewis: «Tutto quello che suono, non sono in grado di scegliere un opera sola». Federico Colli: «Sicuramente Gaspard de la Nuit di Ravel. Lo studio di quest opera è stato per me formativo e totalizzante: ho imparato che le opere non sono creazioni esterne alla nostra anima, ma diventano parte integrante del nostro destino; ho imparato a dialogare e accettare le inquietudini e i demoni che abitano dentro il cuore di un artista; ho imparato che, per fare di questi capolavori un opera d arte, è necessario che la propria vita sia essa stessa un opera d arte». Maestro Lewis, il programma che presenta per Musica Insieme traccia una storia del pianoforte da Beethoven a Busoni, con opere che hanno rivoluzionato sia l uso dello strumento che la concezione formale: quali sono gli aspetti più interessanti che ha voluto mostrare in questa antologia musicale? Paul Lewis: «Ho voluto mettere in evidenza l incredibile originalità delle opere nella seconda metà del XIX secolo e il contrasto tra realtà e fantasia che passa attraverso tutto il programma». C è un motivo per cui ha deciso di alternare le due Sonate op. 27 di Beethoven ad altrettante elaborazioni di Busoni dei Corali bachiani? Paul Lewis: «Sì, certo: i Corali di Bach sono opere che si percepiscono come molto connesse alla terra, ma che tuttavia cercano di stabilire un legame con un luogo che è al di là. Entrambe le due Sonate di Beethoven op. 27 quasi una fantasia cominciano come se si fosse in un luogo al di là. Per questo ho voluto ricreare questa sensazione di connessione correndo attraverso le opere senza neanche una pausa». In che modo secondo lei la rilettura di Busoni arricchisce i preludi bachiani? Paul Lewis: «Il modo di suonare è sicuramente di Busoni, ma la musica è ancora di Bach. La ricchezza della sonorità del pianoforte è una meravigliosa aggiunta ai Preludi-Corali, pur mantenendone il senso originale». Due anni fa ha eseguito i capolavori di Schubert per la rassegna Musica in Santa Cristina. Che ricordo ha del pubblico bolognese? Paul Lewis: «Un pubblico molto attento, informato e preparato». Maestro Colli, nel 2012 ha vinto il Primo Premio al Leeds International Piano Competition ; trova sensibili differenze fra il pubblico anglosassone e quello italiano? Federico Colli: «Ogni pubblico, dal Brasile al Giappone, dal Messico alla Russia, ascolta ed apprezza in modo diverso, perché diversi sono il mondo culturale e le categorie di pensiero a cui appartiene. Comunque, tra anglosassoni e italiani non ho notato sostanziali differenze». Il suo programma sembra mostrare le evoluzioni e rivoluzioni della sonata in appena mezzo secolo di storia: quali sono a suo avviso i punti cruciali dei tre lavori? Federico Colli: «Il mio programma, una sorta di pacco preconfezionato, vuole essere una proposta che lascia all ascoltatore un senso di unità e coerenza. Esso mostra il concetto di sonata così come era al comincio (Mozart), nella sua apoteosi di profondità e grandiosità (Beethoven) e nel suo lento ma rovinoso disfacimento, nella decomposizione della forma vincolata a favore di una vitalità libera, di una freschezza irrefrenabile del sentire (Schumann)». Un paio di anni fa ha partecipato insieme al suo collega Casadei a un noto programma televisivo di Canale 5, Italia s Got Talent. Cosa ricorda di questa esperienza? Crede che l utilizzo dei nuovi media possa aiutare ad avvicinare i giovani al mondo della musica classica? Federico Colli: «Ci siamo divertiti tanto, ma abbiamo anche capito quali regole e quali dogmi governano il mondo della televisione. Il proponimento di demitizzare il rito del concerto, la voglia di svestire il frac e di avvicinarsi in modo non convenzionale al pubblico dei non addetti ai lavori, insomma il desiderio di portare la musica colta a chiunque principii che ci avevano indotto a partecipare alla trasmissione sono risultati mere illusioni giovanili. Soprattutto, abbiamo purtroppo capito che viviamo in un epoca in cui il culto della bellezza, nella sua essenza più vera, non esiste più. Ma non sarà la bellezza a salvare il mondo, bensì la verità». Progetti futuri? Paul Lewis: «Una combinazione di varie cose: Brahms, Haydn, Liszt, Schoenberg e molto altro!». Federico Colli: «Studiare. Tutto il resto viene di conseguenza». Foto Harmonia Mundi - Eric Manas MI MUSICA INSIEME 25

28 L INTERVISTA BELCEA QUARTET Omaggi inglesi Debutta a Bologna il Quartetto formatosi a Londra, ma composto da musicisti di tre nazionalità diverse, uniti da una forte amicizia che li ha fatti sentire una cosa sola fin dal primo momento di Alessandro Di Marco Il Belcea ben rappresenta lo stato attuale dell arte nell aristocratico contesto del quartetto d archi. Oggi, infatti, l intersecarsi delle diverse scuole, e di conseguenza dei differenti stilemi interpretativi che avevano caratterizzato le vicende di questo ensemble per tutto il secolo scorso, è il dato di maggior interesse. Così non sorprende che il Belcea sia nato correva l anno 1994 nel fecondo ambiente londinese del Royal College of Music, ma a fondarlo siano stati una violinista rumena Corina Belcea appunto ed un violista polacco, Krzysztof Chorzelski. A loro volta, sommandosi così alla formazione londinese, eccoli portatori di un esperienza formativa che li aveva visti seguire il magistero di due grandissimi quartetti, quali l Alban Berg e l Amadeus. A tutto questo s aggiunge l esperienza ancora diversa, maturata in terra di Francia, dei loro due compagni di viaggio: il violinista Axel Schacher ed il violoncellista Antoine Lederlin. Altro elemento che caratterizza la nouvelle vague del quartetto d archi nel terzo millennio è l interesse per la musica moderna e contemporanea da un lato, che sembra sempre più unirsi vero e proprio segno dei tempi a quello per il sostegno alle attività musicali di formazione destinate alle nuove generazioni. Lo sguardo sul contemporaneo, peraltro, come dimostra il programma che presenteranno nel loro debutto a Bologna, si estende spesso a quello verso il repertorio antico, in un ulteriore stratificarsi di suggestioni e suggerimenti. Lasciamo che sia proprio la violinista Corina Belcea a raccontarci la vicenda artistica di quello che oggi è uno dei quartetti protagonisti della scena internazionale. Il Quartetto Belcea è nato nel 1994 è lei ne è stata la fondatrice. Com è avvenuto il vostro primo incontro e quali sono stati i vostri primi passi sulla scena musicale? «È vero, siamo nati nel Al di là del comune amore per la musica da camera e per il repertorio quartettistico, ad unirci è stata l amicizia fra tre di noi (il violista, il violoncellista ed io eravamo già amici ai tempi in cui frequentavamo la Yehudi Menuhin School, dove sono stata per tre anni prima di passare al Royal College of Music). Inoltre, last but not least, ci ha unito il profondo rispetto e l ammirazione per il Quartetto Chilingirian, che allora insegnava al Royal College. Personalmente, ho sempre amato il modo di suonare e di insegnare del primo violino, Levon Chilingirian, e fremevo nell attesa di poter andare a lezione da lui. Così il nostro primo incontro è stato particolarmente emozionante, tanto più che Laura, l elemento che ancora non conoscevamo, ha dimostrato la stessa acuta curiosità nell esplorare il repertorio quartettistico. Insomma, ci siamo sentiti una sola cosa fin dal primo momento. Il primo pezzo che abbiamo affrontato è stata l op. 18 n. 1 di Beethoven, davvero una grande sfida per noi. Poi, più tardi, è cominciata la carriera vera e propria. In quel momento ci siamo resi conto di quanto sarebbe stata dura la nostra vita, poiché l attività quartettistica richiede molto lavoro e sacrifici. Tra di noi eravamo tutti più giovani c è stato anche chi ha sentito come troppo restrittiva quella scelta, che lo allontanava da ogni altra (come la composizione, oppure semplicemente la vita da studente), ed è stata la maturità di Krzysztof, di pochi anni più vecchio di noi, a tenerci uniti. Sulla scena internazionale ci siamo arrivati cominciando con le masterclass con il Quartetto Amadeus in Austria e Francia, e poi con l Alban Berg, che abbiamo incontrato regolarmente nel perfezionamento per la Hochschule di Colonia. Un grandissimo aiuto è arrivato quando abbiamo ottenuto il sostegno dallo Young Concert Artist Trust, che ci ha permesso di realizzare concerti sia in Gran Bretagna sia all estero». Parlando del programma che presenterete a Bologna, ritiene possibile tracciare una linea che unisca Purcell a Britten in una sorta di via inglese alla musica per archi? Ovvero, ritiene che esista una possibile relazione nella produzione musicale britannica tra l antico e il moderno? «Come Britten stesso ebbe a dire: Uno dei miei scopi è cercare di restaurare la struttura del linguaggio musicale inglese, quella brillantezza, libertà e vitalità che sono divenute stranamente rare dalla morte di Purcell. Britten è stato un grande ammiratore di Purcell, e riportò alla ribalta numerose sue composizioni, anche incorporandole all interno delle proprie, come nel caso di The Young Person s Guide to the Orchestra, che ha appunto per sottotitolo Variazioni e Fuga su un tema di Purcell: ed ancora, eccolo modellare i suoi Five Canticles sui Divine Hymns di Purcell; ed avvicinandoci al nostro repertorio, non possiamo non ricordare che il suo Secondo Quartetto per archi, realizzato nel 1945, fu composto come un omaggio a Purcell». Il Quartetto Belcea ha registrato l integrale dei Quartetti di Britten. Il Terzo, e ultimo, è una composizione davvero speciale, scritto com è un anno prima della morte, e con esplicite citazioni dalla sua ultima opera Morte a Venezia. Quale via interpre- 26 MI MUSICA INSIEME

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