Rendiconto della Gestione al 30 dicembre 2011 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato denominato BancoPosta Obbligazionario

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1 Rendiconto della Gestione al 30 dicembre 2011 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato denominato BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR

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3 Indice Parte generale Premessa 2 Considerazioni generali 2 Mercati 5 Valute 8 Prospettive 10 Regime di tassazione dei fondi comuni d investimento 10 Parte specifica Relazione degli Amministratori 12 Politica di gestione 12 Linee strategiche 14 Eventi successivi alla chiusura dell esercizio 14 Attività di collocamento delle quote 14 Schemi contabili Situazione Patrimoniale 15 Sezione Reddituale 16 Nota Integrativa 17 Relazione della Società di Revisione 31 1

4 Premessa Il Rendiconto della Gestione al 30 dicembre 2011 (ultimo giorno di borsa italiana aperta dell esercizio 2011) del fondo comune di investimento mobiliare aperto armonizzato denominato BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015, istituito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR (Società Promotrice) e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR (), è stato redatto dalla in conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d Italia con Regolamento del 14 aprile La assume piena responsabilità sulla completezza e sulla veridicità dei dati e delle informazioni contenute nel presente documento. Il Rendiconto della Gestione si compone di una Situazione Patrimoniale, di una Sezione Reddituale e di una Nota Integrativa. Esso è accompagnato dalla Relazione degli Amministratori della che fornisce, tra l altro, indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso dell anno sia sulle prospettive di investimento e dalla Relazione della Società di Revisione incaricata della revisione legale del fondo ai sensi dell art. 9 del D.Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 e dell art. 14 del D.Lgs 27 gennaio n. 39. Considerazioni generali A partire dall estate, gli indici azionari hanno invertito la rotta e hanno chiuso il 2011 in territorio decisamente negativo. Il MSCI AC World ha infatti perso il 9,42%, pesantemente condizionato dal pessimo andamento del mercato europeo e giapponese, entrambi in calo di circa il 17%. Ad alimentare le inquietudini degli investitori sono stati da un lato l escalation della crisi sovrana europea, il cui contagio a paesi come Spagna ed Italia ha messo a dura prova l Unione Monetaria Europea, dall altro il rallentamento economico segnalato, già a partire dal secondo trimestre, dai dati pubblicati negli Stati Uniti e nei Paesi Emergenti, Cina in primis. In questa cornice generale di forte avversione al rischio, il MSCI Emerging Markets ha lasciato sul terreno il 20,41%. La crescita economica mondiale, pesantemente condizionata dalla debolezza della domanda americana, dalla catastrofe naturale che ha colpito il Giappone nel mese di marzo e dalle strette monetarie avviate nei Paesi Emergenti, è rimasta positiva ma in forte rallentamento rispetto all anno precedente. Nel 2011 il PIL mondiale salirà del 4% (rispetto al 5,1% del 2010), secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, settembre 2011). I Paesi Emergenti dovrebbero crescere di circa il 6,4% mentre nelle economie avanzate la crescita dovrebbe attestarsi mediamente intorno all 1,6%. Il rallentamento economico e la fine dei conflitti nel Nord Africa che hanno portato alla caduta dei governi totalitari di Tunisia, Marocco, Egitto e Libia hanno fatto rientrare i prezzi di greggio e materie prime - fortemente saliti nei primi mesi dell anno - e le preoccupazioni sull inflazione, portando la Banca Centrale Europea a rivedere la propria politica monetaria: dopo aver rialzato il tasso refi a 1,5% (da 1% di fine 2010), a partire dal mese di novembre, con l arrivo del nuovo presidente Mario Draghi, lo ha riportato a 1% con due tagli consecutivi. Stati Uniti Negli Stati Uniti, il 2011 dovrebbe confermare una crescita positiva (1,5%) ma in rallentamento (nel 2010, 3%) a causa di fattori non solo temporanei, come l impennata dei prezzi delle materie prime, il maltempo e le conseguenze sulla catena produttiva del maremoto che ha colpito il Giappone a marzo. Hanno infatti avuto conferma le difficoltà in cui si trova- 2

5 no da tempo sia il mercato del lavoro che quello immobiliare nonostante il miglioramento evidenziato da entrambi - soprattutto dal primo - a fine anno quando il tasso di disoccupazione è sceso a 8,5%. Venendo alla politica monetaria, le riunioni del FOMC non hanno portato ad alcun cambiamento dello status quo americano. Il tasso di riferimento dei fondi federali è rimasto nell intervallo in vigore dal dicembre 2008 (0% - 0,25%) e gli acquisti di titoli del tesoro sono proseguiti fino a fine giugno raggiungendo l ammontare annunciato lo scorso novembre (600 miliardi di dollari). Nel mese di settembre, la Banca Centrale Americana ha inoltre annunciato una nuova manovra volta ad allungare le scadenze dei titoli di stato da essa detenuti in portafoglio con l obiettivo di mantenere bassi i rendimenti (twist operation) e a reinvestire le somme derivanti dai titoli in scadenza in MBS per sostenere il debole mercato immobiliare. Non si è trattato di un vero e proprio allentamento monetario perché il bilancio della Fed rimarrà dimensionalmente immutato ma la decisione è stata motivata da una diagnosi estremamente prudente sulla crescita, secondo la quale il tasso di disoccupazione diminuirà molto gradualmente mantenendosi sopra l 8% fino al Nel suo commento la Fed ha inoltre citato la crisi sovrana europea e le tensioni sui mercati finanziari come ulteriori fattori di rischio per le prospettive economiche, lasciando intendere che la politica monetaria rimarrà espansiva ancora a lungo e non escludendo un nuovo allentamento monetario (QE3) anche prima di giugno 2012 quando l operazione twist verrà completata. Il 30 novembre di concerto con le Banche Centrali di Inghilterra, Canada, Europa, Svizzera e Giappone la Fed ha approvato l introduzione di misure volte a sostenere la liquidità in Dollari al fine di promuovere l accesso al credito alle famiglie e alle imprese. In sostanza è stato ridotto di 50 punti base il tasso sugli swap in Dollari a conferma del fermo impegno delle Banche Centrali nel voler evitare un significativo deterioramento della congiuntura economica internazionale. Area Euro Le prospettive di crescita della Zona Euro, a differenza di quanto accaduto oltreoceano, sono state costantemente riviste al rialzo non solo dagli economisti ma anche dalla Banca Centrale Europea durante la prima parte dell anno. Solo dopo l estate, i dati, a partire dalle PMI regionali, hanno evidenziato un progressivo peggioramento che ha portato, sul finire dell anno, a temere che l Europa possa presto entrare in recessione. Secondo il Fondo Monetario Internazionale la Zona Euro è cresciuta nel 2011 di circa l 1,6%, meno di quanto previsto sei mesi prima alla luce del fatto che sono peggiorati i dati di crescita di tutti o quasi i paesi membri. Le discrepanze tra le differenti aree geografiche sono rimaste notevoli e, se Germania e Francia si stima siano cresciute del 2,7% e dell 1,7% rispettivamente, l Italia è probabilmente cresciuta di un più modesto 0,6%, la Spagna dello 0,8% e l Irlanda dello 0,4%, mentre Portogallo e Grecia hanno registrato tassi di crescita negativi (-2,2% e -5%). In tema di politica monetaria, la Banca Centrale Europea, dopo aver intrapreso la strada della normalizzazione alzando il tasso refi prima in aprile e poi a luglio fino a 1,5% (da 1%), per contrastare l impennata dei prezzi legata al rialzo del prezzo del greggio e delle materie prime della prima parte dell anno, è tornata ad un approccio via via più accomodante riprendendo il 7 di agosto il programma di acquisto di titoli per limitare le tensioni sui paesi periferici e successivamente, sotto la guida del nuovo presidente Mario Draghi, portando il tasso refi da 1,5% a 1% con due tagli successivi. Nuove misure eccezionali di sostegno alla fragile economia europea sono state inoltre annunciate nel corso dell ultimo mese dell anno, quando è stata introdotta una maxi operazione di rifinanziamento a tre anni (LTRO) per 523 Istituti di Credito europei per un ammontare complessivo di 489 miliardi di Euro, è stato ridotto il coefficiente di riserve obbligatorie (dal 2% all 1%) e sono stati allentati i criteri applicati sui titoli dati in garanzia. La Banca Centrale Europea ha quindi gradualmente modifica- 3

6 to il suo atteggiamento, pur restando alquanto restia agli interventi diretti sul mercato secondario dei titoli dei periferici, a testimonianza della sua crescente preoccupazione in tema di recessione economica. UK La crescita del Regno Unito nel 2011, secondo le stime più recenti del Fondo Monetario Internazionale, è stata inferiore a quella della Zona Euro (+1,1% contro +1,6%). La crescita nei primi due trimestri dell anno è stata sostanzialmente nulla, essendo venuto meno l effetto positivo della ricostituzione delle scorte, di sostegno per tutto il 2010, in presenza di un mercato immobiliare ancora in forte difficoltà e di prezzi delle materie prime in deciso rialzo che hanno contribuito a deprimere la fiducia dei consumatori. Hanno inoltre pesato le misure di austerity varate dal Governo lo scorso anno (tagli alla spesa pubblica, inasprimento fiscale, etc.). Nonostante l inflazione si sia portata a ridosso del 5%, sostenuta dall aumento della tassazione (IVA) e dai prezzi delle materie prime, la politica monetaria è rimasta espansiva e la Banca Centrale Inglese ha lasciato inalterati i tassi di interesse (0,5%), ritenendo probabile un rientro del tasso di inflazione verso il 2-2,5% già all inizio del 2012 dato lo scenario economico internazionale e l elevato tasso di disoccupazione domestico (cresciuto all 8,3%). Nel corso del mese di ottobre, la Banca Centrale ha inoltre aumentato la dimensione del suo programma di allentamento monetario per un ammontare pari a 75 miliardi di Sterline in due mesi e, a novembre, ha partecipato all operazione coordinata volta a incrementare la liquidità in Dollari sul mercato del credito. Giappone Il primo semestre 2011 è stato, senza alcun dubbio, tragico per il Giappone, colpito da una catastrofe naturale che ha causato vittime e portato distruzione. Il terremoto ed il conseguente tsunami, che ha causato uno dei peggiori disastri nucleari della storia di tutti i tempi, hanno infatti letteralmente paralizzato l attività produttiva e hanno messo a dura prova la crescita, già anemica, del Giappone nella prima parte dell anno. Tuttavia il secondo semestre, grazie soprattutto alla ricostruzione del paese, ha visto una significativa ripresa dell attività economica che solo sul finire dell anno, condizionata dall andamento economico internazionale, è tornata a rallentare anche a causa della forza dello Yen e delle alluvioni in Thailandia. Il FMI per il 2011 ha rivisto quindi leggermente al rialzo la sua precedente stima anche se è rimasta negativa (-0,5%). Le politiche monetarie e fiscali estremamente accomodanti (tassi di interesse fermi a 0-0,1%, programma di sostegno all economia per 15 trilioni di Yen) insieme ad un tasso di disoccupazione contenuto (intorno al 5%) sono stati i principali driver della ripresa di un economia da anni caratterizzata da un tasso di inflazione pressoché nullo. La Banca Centrale Nipponica, anch essa coinvolta a fine anno nell operazione coordinata a livello internazionale di sostegno alla liquidità in Dollari sul mercato interbancario, è altresì intervenuta più volte nel corso del 2011 nel tentativo di indebolire la valuta locale al fine di sostenere le esportazioni. Cina Secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale la Cina è cresciuta nel 2011 di circa il 9%. 4

7 Timorosa nei confronti di un eventuale spinta inflazionistica, nel corso della prima parte dell anno, la Banca Centrale Cinese ha continuato ad aumentare il tasso di interesse di riferimento e quello sui depositi e ha innalzato il coefficiente di riserve obbligatorie sei volte. Il graduale raffreddamento del mercato immobiliare conseguente la stretta monetaria ed il parziale rientro dei prezzi delle materie prime hanno riportato l inflazione intorno al 4,5% sul finire dell anno quando la Banca Centrale Cinese ha dichiarato di mantenere la priorità sul mantenimento dei livelli globali dei prezzi sotto controllo (target 3%) nonostante il mutato atteggiamento dell ultimo mese dettato dalla difficile congiuntura economica internazionale che l ha portata ad abbassare di mezzo punto percentuale il coefficiente di riserve obbligatorie. Mercati La performance degli indici borsistici nell anno è stata il risultato dell aumentato rischio geopolitico nel mondo arabo e del disastro provocato dal sisma in Giappone che hanno solo parzialmente condizionato il buon andamento nel primo semestre dell anno, e in misura maggiore, delle paure sulla ripresa dell economia americana e sulla situazione delle finanze pubbliche europee. Questi elementi hanno infatti provocato un forte ribasso del comparto azionario a partire dall estate. La crescita del prodotto interno americano è in effetti rallentata nel primo trimestre e nel secondo trimestre ed i sondaggi presso le imprese ed i consumatori hanno evidenziato uno sgonfiamento dell attività. Il moltiplicarsi dei sondaggi con esito negativo non ha fatto che aumentare il pessimismo degli investitori e ha condotto il comitato di politica monetaria della riserva federale (FOMC) ad annunciare che il tasso dei fondi federali sarebbe rimasto immutato fino al Qualche dato è rimasto comunque meno negativo come l indice ISM che è rimasto al di sopra di 50 nel periodo estivo. Nuove misure di politica monetaria miranti a creare una discesa dei tassi a lunga e dei tassi ipotecari sono state annunciate il 21 settembre. Ampiamente anticipate dai mercati queste diverse decisioni di politica economica non hanno avuto che un effetto limitato sugli investitori che non credono più che un ribasso dei tassi, già bassi, possa essere efficace. Dopo un terzo trimestre catastrofico segnato da un ribasso del 17,9% per l indice MSCI AC World, le piazze finanziarie hanno comunque salutato il miglioramento delle prospettive oltre atlantico. Il primo mese del quarto trimestre ha visto quindi un forte rimbalzo delle azioni in uno scenario più rassicurante per gli investitori quando lo spettro di una nuova recessione in America si è allontanato grazie ai dati economici migliori delle attese. In ottobre, le sorprese economiche negli Stati Uniti sono tornate in territorio positivo, per la prima volta da maggio e hanno ritrovato all inizio di dicembre il livello massimo da marzo. In questo contesto, le tergiversazioni in ambito europeo sono state per qualche tempo dimenticate dagli investitori. Le attese circa le decisioni al termine del summit europeo del 26 ottobre hanno alimentato il rialzo degli attivi rischiosi che ha permesso all indice MSCI AC World di progredire di più del 17% tra il 4 e il 28 ottobre, mentre la volatilità (misurata dall indice VIX) diminuiva per passare da 45% (il livello più alto toccato ad agosto) a circa il 25%. Questa termina il periodo sotto quota 24% rispetto ad una media del 18% nel primo semestre (che include un picco a 30% nel momento dello tsunami in Giappone). Nel corso degli ultimi due mesi dell anno per contro, il ritorno delle paure relative alla crisi europea ha portato a nuove vendite sul comparto azionario che si sono tradotte in un ribasso sull anno del 9,4% per l indice MSCI AC World e del 20,4% per l indice MSCI Emerging. Le variazioni geografiche e settoriali su base annua riflettono le preoccupazioni che hanno animato gli investitori: in Europa l elevata esposizione delle banche ai titoli sovrani ha preoccupato soprattutto dopo che la crisi si è estesa al di fuori della Grecia. Le paure sull Italia e le forti tensioni sui tassi a lunga che ne sono risultate hanno pesato in particolar modo sul comparto finanziario. Le misure messe in piedi dopo i diversi summit dell anno (21 luglio, 26 ottobre, 8 e 9 dicem- 5

8 bre) non hanno apportato delle soluzioni definitive e tantomeno rapide, al punto che i corsi dei titoli bancari sono rimasti deboli. D altra parte le prospettive di vedere la Zona Euro entrare in recessione dalla fine del 2011 hanno pesato sui titoli industriali e ciclici. Le Borse della Zona Euro si sono mosse in ordine sparso registrando tutte pesanti perdite: 17% circa per l indice Eurostoxx 50 ed il CAC 40, 15% per il Dax tedesco, 27% e 21% rispettivamente per Spagna e Italia e 60% per la Grecia. Il mercato azionario italiano, dopo un avvio positivo nei primi mesi, ha chiuso l esercizio 2011 con una performance fortemente negativa. I suoi indici principali hanno infatti registrato cali consistenti: il Ftse Mib ha conseguito un saldo negativo pari a -25,2% mentre il Ftse All Share e il Ftse Mid Cap hanno segnato un ribasso rispettivamente del -24,2% e -26,5%. Nella prima parte dell anno il listino ha beneficiato di alcuni segnali di rafforzamento delle economie occidentali. In Area Euro la ripresa ha continuato a rafforzarsi mitigando i timori legati all impatto dell aumento dei prezzi dei beni petroliferi sull attività economica. Lo scenario di fondo in miglioramento delle principali economie occidentali, con ripresa degli investimenti per far fronte alla domanda crescente da parte dei Paesi Emergenti, unito agli annunci di risultati societari in rafforzamento, hanno portato ad un rialzo del listino azionario italiano in linea a quello delle principali Borse mondiali. L elevata volatilità ed i ribassi che hanno caratterizzato il mercato nei mesi successivi sono stati determinati da eventi geopolitici e finanziari quali le tensioni in Nord Africa e Medio Oriente, il terremoto in Giappone e la crisi del debito sovrano di paesi come Grecia, Spagna e Italia. Il settore più colpito è stato il finanziario. Le nuove normative imposte da Basilea 3 hanno richiesto numerosi interventi di aumento di capitale. Gran parte degli Istituti Bancari Italiani hanno dovuto rafforzare la propria struttura patrimoniale per adeguare i propri ratios alle nuove direttive europee. La performance negativa del comparto ha pesantemente condizionato l andamento del listino italiano a causa della forte presenza di titoli finanziari nell indice principale. Il calo del comparto finanziario è stato solo in minima parte controbilanciato dal migliore andamento di alcuni titoli del settore energetico, industriale e dei consumi. All interno dell Indice Ftse Mib infatti, solo sei titoli hanno chiuso l esercizio con una performance positiva: Lottomatica, Impregilo, Campari, Pirelli, Enel Green Power e Salvatore Ferragamo. Negli Stati Uniti, il Dow Jones 30 ha registrato un rialzo del 5,5% e l indice S&P 500 ha terminato l anno pressoché stabile a quota Gli indici giapponesi sono stati particolarmente colpiti nel primo trimestre a causa della catastrofe naturale che ha flagellato l arcipelago. In seguito i segnali di una normalizzazione rapida della produzione hanno sostenuto le azioni in particolare le società esposte alla domanda interna. Al contrario lo Yen forte ha pesato sulla performance borsistica delle aziende esportatrici. Il bilancio annuale è pertanto negativo con un ribasso del 17% dell indice Nikkei 225. I mercati obbligazionari americani hanno conosciuto un evoluzione contrastata fino a metà aprile prima di far segnare una netta progressione. Il rendimento del T-Note si è mantenuto in un intervallo ampio (3,20% - 3,80%) da gennaio ad aprile in seguito ai dati economici, ai dubbi circa il mantenimento da parte della Fed di una politica accomodante e agli eventi esterni (primavera araba, sisma in Giappone). Il mercato obbligazionario ha in seguito ripreso il cammino di crescita nel momento in cui la pubblicazione dei dati economici misti ha riacceso le paure sulla sostenibilità della crescita e in cui le paure per un default della Grecia hanno portato ad una diminuzione dell appetito per il rischio. Il rendimento del T- Note a dieci anni è passato sotto quota 3% a inizio giugno e ha continuato a scendere non curante delle discussioni circa l indebitamento dello Stato Americano. Il taglio del rating del debito americano il 5 agosto non ha infatti rallentato il mercato obbligazionario americano. Le paure di vedere l economia americana ripiombare nella recessione e le difficoltà dei mercati borsistici hanno portato ad una discesa di più di 125 punti base in due mesi dal 26 luglio al 22 settembre, data in cui il rendimento del T-Note è risceso a quota 1,70%, il più basso livello dell anno. Da quel momento il mercato obbligazionario si è mosso senza una vera direzione fino alla fine dell anno e il rendimento si è mosso da 1,75% a 2,40%, (entrambi 6

9 questi due estremi sono stati toccati in ottobre). A fine dicembre, si è attestato all 1,88% molto vicino ai livelli di fine settembre ma con un ribasso di 141 punti base rispetto alla fine del Il mercato obbligazionario si è mosso riflettendo l andamento del mercato azionario. In particolare l appetito per il rischio e i mercati azionari si sono mossi nell ultima parte del 2011 in relazione ai due summit dei capi di stato e di governo della Zona Euro. In entrambi i casi l entusiasmo che prevaleva prima di questi incontri ha lasciato posto alla fine degli stessi alla delusione per la mancata decisione definitiva sui destini dell Area Euro. In fine d anno l andamento della crisi europea ha avuto più effetto sul mercato obbligazionario americano rispetto ai dati economici americani piuttosto positivi (occupazione, ISM, fiducia delle famiglie). Il tasso a dieci anni è quindi ridisceso verso un livello basso quando si è compreso che nel summit dell 8 e 9 dicembre non si era addivenuti ad una soluzione definitiva per la Zona Euro. Questo movimento è stato peraltro accentuato dal buon assorbimento di un asta di titoli a scadenza lunga. In un primo tempo, come il suo omologo americano, il tasso europeo di riferimento (bund tedesco a dieci anni) ha fatto segnare un peggioramento che lo ha portato verso quota 3,50% in aprile, il punto più alto dell anno e il più alto dall estate Le obbligazioni governative di riferimento della Zona Euro hanno sofferto di dati economici sempre solidi e di paure inflazionistiche. Il rendimento del bund a dieci anni è quindi sceso in linea con i rendimenti americani scendendo sotto quota 3% alla fine di maggio e ha continuato in questa direzione in un movimento di flight to safety giustificato dall aumento dei timori per la crisi europea. E sceso successivamente al di sotto del 2% in settembre (toccando il punto più basso di ogni tempo il 22 settembre a quota 1,67%). Un acquisto massivo di titoli obbligazionari da parte della BCE a partire dall 8 agosto (22 miliardi di Euro in una sola settimana), concentrati probabilmente sul debito italiano e spagnolo (le statistiche ufficiali non fanno menzione di quali titoli siano impattati), non hanno ottenuto un risultato duraturo sul bund tedesco. Questo atteggiamento della BCE, ansiosa di evitare un aggravio della situazione dei paesi periferici, ha portato a rivedere le aspettative per una prosecuzione della politica monetaria restrittiva. Il tasso tedesco a due anni, che si attestava al di sopra dell 1,90% ad aprile e maggio in occasione dei due rialzi del tasso di riferimento, è sceso per passare sotto quota 0,40% in settembre; dopo i due tagli dei tassi in novembre e dicembre e le attese della prosecuzione della politica espansiva, ha terminato l anno a 0,14% ossia al livello storicamente più basso. Il tasso a dieci anni ha conosciuto una fine d anno un po più agitata sempre in linea con le fluttuazioni dell appetito per il rischio legato all evoluzione della crisi sovrana europea: i tentennamenti circa il piano di sostegno alla Grecia (legate alle negoziazioni politiche in occasione della ratificazione del testo da parte dei parlamenti nazionali), i cambiamenti politici in Grecia e in Italia, le minacce sul rating per la maggior parte degli Stati, il piano di ricapitalizzazione delle banche, la partecipazione del settore privato ad un taglio del debito greco, la modificazione dell EFSF. Malgrado i progressi a cui si è assistito nei summit di ottobre e dicembre, gli investitori stimano sempre che le soluzioni proposte non siano applicabili in maniera immediata. Il potere politico si è impegnato infatti più volte nel risolvere le questioni più strutturali (migliore governance, maggiore integrazione di bilancio) cosa che andrebbe nella buona direzione ma che è apparso incapace di risolvere la situazione di breve termine soprattutto nel momento in cui si entrerà in recessione. In questo contesto gli investitori si sono rifugiati nel Bund tedesco, cosa che ha portato ad una nuova discesa del tasso (1,83% a fine d anno per il dieci anni ossia una discesa di 113 punti base in dodici mesi) e un ampliamento dello spread con la maggior parte degli altri paesi della Zona Euro. Il Bund ha beneficiato del suo status di bene rifugio mentre le incertezze sulla Zona Euro non si sono mai davvero calmate causando scossoni anche su altri mercati obbligazionari europei come quello italiano il cui tasso ha superato quota 7% (spread in rialzo di 230 punti base nell anno). Mentre i meccanismi di solidarietà fra i vari Stati non sono mai stati definiti in maniera precisa, gli investitori hanno faticato a ritrovare la serenità rispetto alle minacce che continuano ad incombere sui rating sovrani. 7

10 Di seguito la tabella con l andamento dei principali indici azionari: PRINCIPALI INDICI DI MERCATO Azionario USA S&P 500 Index (Dollaro USA) -0,02% Dow Jones (Dollaro USA) 5,60% Nasdaq (Dollaro USA) -2,17% Europa Eurostoxx 50 Index (Euro) -17,47% DAX Index (Euro) -14,69% CAC 40 Index (Euro) -17,94% FTSE 100 (Sterlina) -6,68% Pacifico Nikkei (Yen) -17,34% Hang Seng Index (Dollaro HKD) -19,85% Italia FTSE Mib (Euro) -25,20% Obbligazionario VARIAZIONI* VARIAZIONI** Europa Germania 1-3 anni (Euro) 2,73% Germania 3-5 anni (Euro) 6,46% Germania 7-10 anni (Euro) 12,71% Italia Italia 1-3 anni (Euro) 0,90% Italia 3-5 anni (Euro) -2,62% Italia 7-10 anni (Euro) -7,09% Corporate Europa Citigroup Eurobig 1-3 2,13% Citigroup Eurobig 3-5 3,27% Citigroup Eurobig ,21% * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2010 al 30 dicembre 2011, (fonte Bloomberg). ** Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi dell andamento dei titoli con scadenza all interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni). Valute A inizio anno l Euro si è orientato al rialzo sostenuto essenzialmente dalle attese per un restringimento della politica monetaria della BCE, approcciando quota 1,50 a fine aprile. A partire da maggio, la parità si è mossa tra 1,40 e 1,45 seguendo l incertezza degli operatori come dimostrato dal rialzo della volatilità; questa è aumentata nettamente a partire da agosto per ritrovare in settembre i livelli più alti da maggio 2010 per le divise del G7 (circa al 18% per la volatilità implicita a un mese del cambio EURO/USD). Successivamente è leggermente scesa mantenendosi comunque nettamente al di sopra dei livelli del primo semestre (11,4% in media). La soglia di 1,40 è stata rotta dalla parità EURO/USD l 8 settembre in ragione delle anticipazioni del ribasso dei tassi di riferimento della BCE e delle paure sul sistema finanziario. La parità si è quindi mossa in un intervallo ampio (1,29 1,42) sulla scia delle notizie riguardanti gli sviluppi della crisi europea, delle reazioni politiche a questa crisi e della percezione da parte degli investitori delle disposizioni prese, tutti elementi che hanno condizionato l appetito o l avversione per il rischio. A inizio ottobre, la parità era scesa sotto quota 1,3150 in ragione delle attese per un ribasso dei tassi di riferimento della BCE. Essa è poi rimbalzata a più di 1,42 dopo il summit europeo del 26 ottobre mentre le forti attese avevano portato a posizioni speculative contro l Euro. Questo movimento è stato di breve durata: novembre è stato segnato da nuovi ribassi violenti dei mercati borsistici che hanno permesso al Dollaro di approfittare del proprio stato di divisa rifugio. La parità 8

11 EURO/USD è tornata verso quota 1,32 prima di aumentare ancora in seguito ad un nuovo interesse per gli attivi rischiosi a fine novembre e alla decisione congiunta delle Banche Centrali. A inizio dicembre, il Dollaro si muoveva intorno a quota 1,34 prima di conoscere un apprezzamento abbastanza sensibile che l ha portato sotto 1,30 per la fine dell anno. Questo riflette la mancanza di conclusioni forti nel summit dell 8 e 9 dicembre, la politica della BCE e le dichiarazioni delle società di rating. Anche se la crisi sovrana sembra essere uscita dalla sua fase più acuta, le paure continuano a pesare sull Euro. In un anno, la divisa europea ha perso il 3,1% per ritrovare il suo livello più basso da metà La parità EURO/USD termina l anno a 1,2991, in ribasso del 3,1% in dodici mesi. La parità USD/JPY ha iniziato l anno senza una vera tendenza, muovendosi tra 82 e 84. In seguito al sisma in Giappone il mercato dei cambi ha conosciuto delle settimane piuttosto movimentate. Gli operatori hanno iniziato ad anticipare il rientro massivo di capitali verso l arcipelago (in particolare dagli assicuratori), cosa che si è tradotta in un rafforzamento dello Yen. La parità è bruscamente scesa a 76,25 il 17 marzo. La rapidità del rafforzamento dello Yen ha condotto i ministri delle finanze e i governatori delle Banche Centrali del G7 a procedere ad un intervento coordinato sul mercato dei cambi il 18 marzo per la prima volta dal Questa decisione ha superato le attese degli investitori che avevano immaginato che il G7 si limitasse a offrire il proprio sostegno alla Banca Centrale Giapponese. In ragione dell aumento dell avversione per il rischio, la parità USD/JPY non è riuscita a mantenersi al di sopra di quota 85, livello rotto al rialzo il 6 aprile. Il Dollaro è sceso per dirigersi verso quota 80 all inizio di maggio. La ripresa del Dollaro e le paure per ulteriori interventi per indebolire lo Yen hanno rispedito la parità verso quota 82 verso fine maggio prima che ripartisse di nuovo al ribasso, conducendo la Banca Centrale Nipponica a procedere ad un nuovo intervento all inizio di agosto mentre la parità toccava quota 77. Questa azione ha permesso un ritorno del Dollaro sopra 80 Yen ma il movimento non è stato duraturo e la divisa è passata sotto quota 76 Yen il 19 agosto ossia un nuovo record sulla scia del mantenimento di tassi americani piuttosto bassi. Le autorità giapponesi hanno ripetuto la loro intenzione di mettere in opera alcune misure decisive contro le speculazioni sul mercato dei cambi e hanno implementato queste intenzioni il 31 ottobre. Con forti interventi la Banca Centrale è riuscita a spingere il tasso di cambio a più di 79,50, una soglia che era stata toccata nell ambito del precedente intervento a inizio agosto. Le autorità giapponesi hanno scelto di intervenire per richiamare l importanza delle evoluzioni delle divise sull economia mondiale. La tendenza sullo Yen non è stata comunque modificata in modo stabile, conducendo le autorità nipponiche ad indicare che continueranno a sorvegliare da vicino l apprezzamento della loro divisa. La politica monetaria è rimasta molto accomodante e nuove misure di ammorbidimento quantitativo (come l aumento degli acquisti di titoli decisi a fine ottobre) potrebbero essere introdotte. La Banca Centrale ha inoltre dato commenti molto prudenti sulla congiuntura e si aspetta ormai di vedere la crescita stagnare fino alla primavera La parità USD/JPY ha chiuso l anno sotto quota 77 (-5,2% rispetto a fine 2010). Il rialzo dell avversione al rischio e le difficoltà della Zona Euro si sono tradotte in un rafforzamento del Franco Svizzero a partire dalla primavera 2011 mentre un significativo apprezzamento si era già verificato nel Rispetto all apprezzamento della divisa la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha varato più misure in agosto mentre il Franco aveva raggiunto nuovi punti di massimo rispetto all Euro cosi come al Dollaro. Il 3 agosto, la BNS ha tagliato il proprio tasso di riferimento nella forchetta 0% - 0,25% con l obiettivo di essere il più vicino possibile a 0%. A più riprese ha proceduto a un rialzo della liquidità sul mercato monetario al fine di abbassare effettivamente il tasso. La BNS è divenuta più aggressiva in settembre annunciando un limite inferiore fissato a 1,20 Franchi Svizzeri per un Euro che difenderà acquistando divisa in quantità illimitata. Ha riaffermato la sua determinazione in occasione della sua riunione di politica monetaria giudicando che i rischi di deflazione sono 9

12 aumentati. Fino ad ora, la BNS sembrerebbe convincere gli osservatori e alcune pressioni esercitate dagli industriali potrebbero portare ad un rialzo di questo limite. Dopo essersi mosso circa a 1 Euro per 1 Franco il 9 agosto, la parità EUR/CHF termina l anno a 1,2142, in ribasso del 3,1% in dodici mesi. PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO VARIAZIONI* Dollaro USA/Euro 2,32% Yen/Euro 8,67% Sterlina/Euro 3,12% * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2010 al 30 dicembre 2011, (fonte Bloomberg). Prospettive Il summit europeo è stato per gli investitori ancora deludente in quanto non ha portato elementi concreti sui mezzi di potenziamento di meccanismi in grado di influenzare direttamente i mercati. I responsabili europei si impegnano da diverso tempo a intervenire con riforme strutturali che però non incidono sulle paure di breve dei mercati finanziari. I dati economici negli Stati Uniti continuano a migliorare contrariamente a quello che sta succedendo nella Zona Euro che entra in recessione o a quello che sta succedendo in gran parte dei Paesi Emergenti dove la crescita sta decelerando. La nervosità della fine dell anno rischia quindi di estendersi al Regime di tassazione dei fondi comuni d investimento Si forniscono alcune informazioni aventi ad oggetto le modifiche al regime di tassazione dei fondi comuni di diritto italiano (esclusi i fondi immobiliari) intervenute con la conversione in legge del Decreto Legge n. 225 del 29/12/2010 (c.d. Decreto Milleproroghe). In base alla nuova disciplina fiscale, a partire dal 1 luglio 2011, il sistema di tassazione sul risultato maturato in capo al fondo viene abrogato e sostituito da un regime di tassazione per realizzo in capo ai partecipanti, sempre nella misura del 12,50% (aliquota elevata al 20% dal 1 gennaio 2012 ed applicata con le modalità più avanti descritte). La suddetta ritenuta alla fonte viene applicata dalla Società Promotrice, in qualità di sostituto d imposta, sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione e su quelli compresi nella differenza tra il valore di riscatto (ivi incluso il controvalore delle quote disinvestite nell ambito di operazioni di passaggio tra fondi), di liquidazione o di cessione delle quote e il costo medio ponderato di sottoscrizione o acquisto delle quote stesse; tali tipologie di proventi si qualificano come redditi di capitale. La ritenuta di cui sopra viene applicata a titolo di acconto per i soggetti che detengono quote (di fondi) nell esercizio di imprese commerciali, mentre nei confronti di tutti gli altri soggetti viene applicata a titolo di imposta. La ritenuta non viene invece applicata nei confronti dei soggetti esteri che risiedono ai fini fiscali in Stati che consentono un adeguato scambio di informazioni (ad oggi i Paesi e i territori indicati nel DM ) a condizione che abbiano fornito apposita documentazione comprovante la sussistenza dei requisiti di legge per l esenzione. Nel caso in cui le quote siano detenute al di fuori dell esercizio di imprese commerciali, le perdite derivanti dalla partecipazione al fondo (riferibili al decremento di patrimonio rilevato) e/o gli eventuali differenziali positivi e negativi realizzati attraverso la cessione o il rimborso delle quote acquistate e/o cedute a prezzi diversi da 10

13 quelli risultanti dai prospetti periodici, costituiscono redditi diversi assoggettati al regime del risparmio amministrato, che comporta l adempimento degli obblighi tributari da parte dell intermediario. E fatta salva la facoltà del partecipante di rinunciare al predetto regime. In considerazione del fatto che sino alla data di entrata in vigore del nuovo regime di tassazione i fondi hanno già assolto l imposta con il vecchio regime di tassazione sul maturato, le quote dei fondi possedute alla data del 30 giugno 2011 avranno come riferimento per l'eventuale tassazione dei redditi di capitale il valore quota alla suddetta data. Come sopra detto, una ulteriore modifica di natura fiscale è intervenuta con la conversione in legge del Decreto Legge 13 agosto 2011 n. 138 il quale, con effetto dal 1 gennaio 2012, stabilisce al 20% l aliquota di tassazione delle rendite finanziarie, e quindi, anche dei proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento, salvo alcune eccezioni. Una deroga all applicazione della predetta aliquota del 20% è prevista per i redditi derivanti da titoli pubblici italiani ed esteri per i quali trova applicazione la tassazione nella misura del 12,50%, anche qualora l investimento in tali titoli sia effettuato indirettamente per il tramite di OICR di diritto italiano (diversi dai fondi immobiliari), quali sono i fondi comuni di investimento istituiti e promossi da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR. La ritenuta si applica sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione al fondo e sui proventi compresi nella differenza tra il valore di rimborso, di liquidazione o di cessione delle quote e il costo medio ponderato di sottoscrizione o acquisto delle quote medesime. Tali ultimi proventi sono determinati sulla base dei valori rilevati dai prospetti periodici alle predette date di sottoscrizione e di rimborso; per tener conto del fatto che i fondi comuni di investimento possono investire in obbligazioni e altri titoli pubblici italiani ed esteri, i proventi derivanti dalla partecipazione al fondo riferibili a tali titoli, assoggettati a ritenuta alla fonte nella nuova misura del 20%, sono ridotti del 37,50%. I proventi riferibili ai predetti titoli pubblici italiani ed esteri sono determinati in proporzione alla percentuale media dell attivo del fondo investita nei titoli medesimi direttamente o indirettamente per il tramite di altri organismi d investimento (italiani ed esteri comunitari armonizzati e non armonizzati soggetti a vigilanza istituiti in Stati UE e SEE inclusi nella white list). La percentuale media applicabile in ciascun semestre solare è rilevata sulla base degli ultimi due prospetti, semestrali o annuali, redatti entro il semestre solare anteriore alla data di distribuzione dei proventi, di rimborso, di cessione delle quote ovvero nel caso in cui entro il predetto semestre ne sia stato redatto uno solo, sulla base di tale unico prospetto. A tali fini, la Società Promotrice potrà fornire le indicazioni utili circa la percentuale media applicabile in ciascun semestre solare. Si evidenzia, inoltre, che - con decorrenza dal 1 gennaio il Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 (art. 19) ha previsto per le comunicazioni relative agli strumenti finanziari, incluse anche le quote dei fondi comuni di investimento, l applicazione di un imposta di bollo nella misura dell 1 per mille annuo (1,5 per mille annuo dal 2013) del valore di mercato degli strumenti finanziari, con un minimo di 34,20 e, limitatamente all anno 2012, con un massimo di 1.200,00. La comunicazione si considera in ogni caso inviata almeno una volta nel corso dell anno nonché alla chiusura del rapporto, anche nel caso in cui non sussista un obbligo di invio. Con Decreto del Ministro dell Economia e delle Finanze saranno stabilite modalità di attuazione delle suddette disposizioni. 11

14 Fondo BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 Relazione degli Amministratori Politica di gestione Il fondo BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 ha realizzato, dalla data di lancio, una performance negativa pari a -0,30%. In base alla nuova disciplina fiscale, a partire dal 1 luglio 2011, il sistema di tassazione sul risultato maturato in capo al fondo viene abrogato e sostituito da un regime di tassazione per realizzo in capo ai partecipanti, sempre nella misura del 12,50% 1. Pertanto la performance del fondo è espressa al netto dell effetto fiscale fino al 30 giugno e al lordo dal 30 giugno a fine anno. Considerata la politica di investimento perseguita dal fondo, si è ritenuto di non adottare alcun parametro di riferimento. Durante tutto l anno si è assistito ad una forte volatilità sui mercati obbligazionari ed in particolare sui rendimenti delle emissioni governative di Stati periferici. E stato inoltre effettuato un downgrade dell Italia prima da parte dell agenzia S&P (il 19 settembre 2011) da A+ ad A e successivamente da parte di Moody s (il 4 ottobre 2011) da Aa2 a A2. La crisi europea e i timori sulla crescita globale sono stati i principali temi della seconda parte dell anno. Il 2011 è stato un anno particolarmente positivo per i titoli obbligazionari dei paesi core sostenuti dall ottima performance del terzo e quarto trimestre (il rendimento sul Bund è sceso di 113 punti base da 2,95% a fine dicembre 2010 a 1,82% a fine 2011). In seno alla BCE, i due i principali eventi dell ultimo trimestre sono stati l insediamento, come previsto, del nuovo presidente ed un cambiamento della politica monetaria (più inatteso). A fine ottobre, Jean Claude Trichet ha finito il suo mandato ed è stato sostituito da Mario Draghi che ha celebrato il suo arrivo con un taglio dei tassi da 1,5 a 1,25% il 3 novembre durante il suo primo Consiglio dei Governatori. Un mese prima, Trichet aveva introdotto nuovi stimoli monetari reintroducendo le operazioni di rifinanziamento a 12 e 13 mesi e acquistando covered bond. La BCE ha tagliato i tassi ancora, di altri 25 punti base, l 8 dicembre riducendo il tasso all 1% e annunciando inoltre nuove misure eccezionali per le banche. Le decisioni maturate nel corso del Summit del 26 ottobre (ricapitalizzazione del settore privato, partecipazione del settore privato al taglio sul debito greco, rafforzamento dei fondi dell ESFS) hanno portato ad un rally di breve durata. In tale contesto i titoli obbligazionari corporate hanno dimostrato una certa stabilità rispetto ai titoli governativi, risentendo comunque delle turbolenze di mercato ed in particolare registrando una forte correzione nel mese di novembre, e poi successivamente una ripresa nel mese di dicembre. In tale contesto è stato molto attivo l intervento delle agenzie di rating con numerosi giudizi di revisione sul merito creditizio degli emittenti ed in particolare sul settore bancario con focus sulle aree geografiche europee più periferiche. Il fondo ha iniziato il collocamento il 7 giugno Così come previsto dalla politica di gestione, fino ad agosto 2011 il fondo ha investito in via principale in un O.I.C.R. di liquidità (BNP INSTICASH FUND EUR M CAP) ed in via residuale in liquidità. Dal termine del periodo iniziale di collocamento e fino al termine dell orizzonte temporale (30 giugno 2015) lo stile gestionale è orientato alla costruzione ed al mantenimento di un portafoglio costituito da titoli obbligazionari con vita residua media prossima all orizzonte temporale del fondo e dunque decrescente con il trascorrere del tempo. Pertanto a partire dalle prime settima- 1 A partire dal 1 gennaio 2012, aliquota del 20%. Per ogni richiamo si rimanda al paragrafo Regime di tassazione dei fondi comuni d'investimento. 12

15 ne di settembre, in concomitanza con la fine del periodo di collocamento, il fondo è stato investito in obbligazione societarie e governative. Successivamente al periodo di collocamento, il portafoglio del fondo è stato investito prevalentemente in obbligazioni societarie (in media circa il 67,4%,) ed in misura significativa in obbligazioni governative italiane e tedesche (in media circa il 28% ed il 4,3% rispettivamente). Durante il mese di dicembre è stata aumentata l esposizione all Italia tramite la vendita di Edison (Edison SPA 3,25% 17/03/2015) a favore del BTP con scadenza giugno A fine anno (valori comprensivi del rateo) l investimento in obbligazioni societarie risulta pari a circa il 66%, circa il 29% il peso della componente governativa italiana, circa 4,3% il peso della componente governativa tedesca e circa lo 0,6% il peso del fondo di liquidità. Al 30 dicembre 2011, con riferimento alla componente investita in obbligazioni societarie (36 emissioni su un totale di 38, ciascuna con un peso alla data inferiore al 2%), il portafoglio è investito in emissioni del settore finanziario (circa il 15,1%), telecomunicazioni (circa il 13,5%), consumi discrezionali (circa il 7,7%), servizi di pubblica utilità (circa il 7,5%), consumi primari (circa il 5,8%), materie prime (circa il 5,7%), energetico (circa il 5,7%), industriale (circa il 3,8%), farmaceutico (circa l 1,9%). Con riferimento alla componente investita in obbligazioni governative (2 su un totale di 38), il portafoglio è investito in un titolo di stato italiano (circa il 29%) ed in un titolo di stato tedesco (4,3%). Il portafoglio è investito totalmente in emissioni in Euro. Il portafoglio nel suo complesso è investito principalmente in emissioni dell Unione Europea (tra cui ad esempio l Italia circa il 38%, Francia circa il 13%, Regno Unito circa il 12%, Olanda circa l 11%, Germania circa l 8%, Spagna circa l 8%) ed in via residuale in emissioni del Nord America (circa il 2%). La duration del portafoglio è pari a 3 anni circa. Il rating medio del portafoglio al 30 dicembre 2011 è pari ad A. Per quanto riguarda la suddivisione per classi di rating, il portafoglio a fine anno è principalmente esposto ai titoli corporate con rating pari ad AA- (8% circa), pari a A+ (11% circa), pari ad A (7,5% circa), pari ad A- (8% circa), pari a BBB+ (15% circa), BBB (13% circa); residuale l esposizione ai corporate BBB- (4% circa). Alla data del rendiconto non sono presenti emissioni con rating inferiore ad Investment Grade (BBB-). Le operazioni di compravendita effettuate durante l anno per salvaguardare il rischio del portafoglio non hanno comunque alterato il rating medio del portafoglio (A). La performance nel corso dell anno è stata negativa e pari a -0,30%. Il contributo negativo della componente governativa italiana non è stato compensato dal contributo positivo della componente governativa tedesca e dal contributo generalmente positivo della componente delle obbligazioni societarie. I contributi positivi più rilevanti vengono dal settore delle telecomunicazioni, dal settore chimico ed energetico, mentre risulta negativo il contributo del settore bancario. Con riferimento al settore delle telecomunicazioni risultano positivi in particolare i contributi degli emittenti British Telecomunication e Deutsche Telecom; negativi i contributi delle banche italiane ed in particolare delle emissioni Banca Monte dei Paschi di Siena e Intesa SanPaolo. Il portafoglio oggetto di investimento è stato monitorato costantemente. Con riferimento al merito creditizio dei titoli presenti in portafoglio, nel corso dell anno sono stati effettuati dalle agenzie di rating downgrade di una serie di emittenti in portafoglio con una valutazione finale che su tutte le emissioni interessate rimane comunque al di sopra dell Investment Grade. A dicembre sono state attuate da parte della Sgr Gestore sostituzioni di titoli presenti in portafoglio per finalità di contenimento del rischio con impatto marginale positivo: è stata effettuata la vendita di Edison (3,25% 03/2015) a fronte dell incremento dell emissione governativa italiana già presente in portafoglio data la scarsa visibilità sulla struttura della società e dopo il taglio dell agenzia di rating Fitch a BB-. 13

16 Non sono state invece attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Nel corso dell'esercizio, sono state effettuate compravendite di strumenti finanziari con controparti appartenenti al gruppo di appartenenza di BNP Paribas Investment Partners SGR () in percentuale pari al 67,64% rispetto al totale delle operazioni. Non sono state effettuate compravendite di strumenti finanziari, diversi dagli OICR, emessi da società appartenenti al medesimo gruppo della Sgr Gestore. Nel corso dell esercizio, non sono stati sottoscritti strumenti finanziari collocati da società appartenenti al medesimo gruppo della Sgr Gestore. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico - Patrimonio BancoPosta, società controllante BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote dei fondi comuni di investimento promossi dalla Società Promotrice. Linee strategiche In termini di rischio di credito, al momento non si ravvedono sul fondo particolari criticità e, così come previsto dalla politica di investimento e dallo stile gestionale, verrà mantenuta l attuale composizione di portafoglio che grazie al beneficio della diversificazione ha limitato in parte il rischio sovrano. Nel contempo, dati anche i recenti eventi di mercato, verrà monitorata la rischiosità delle singole emissioni in portafoglio valutandone anche eventuali sostituzioni a seguito di modifica del profilo di rischio delle emissioni stesse. Eventi successivi alla chiusura dell esercizio Nel periodo successivo alla chiusura dell esercizio, in data 27 gennaio 2012, il Consiglio di Amministrazione della SGR Gestore ha deliberato di distribuire l importo di 0,03838 per ciascuna delle quote in circolazione alla data del 27 gennaio 2012 per un importo complessivo di ,54, quale somma eccedente la perdita netta del periodo (rimborso parziale di capitale ai partecipanti che, in quanto tale, non risulta assoggettabile all imposta), in accordo con quanto previsto dal Regolamento del Fondo (Parte B Caratteristiche del prodotto, art. 2 Proventi, risultati della gestione e modalità di ripartizione). Tali importi, sono stati posti in pagamento a decorrere dal 1 Febbraio 2012 contro stacco della cedola n.1 per il tramite della Banca Depositaria BNP Paribas Securities Services. Attività di collocamento delle quote Nel corso dell esercizio 2011, l attività di collocamento delle quote del Fondo è stata realizzata totalmente attraverso gli sportelli del Collocatore, distribuiti omogeneamente sul territorio nazionale. Numero Quote Sottoscritte Importo Sottoscrizioni Importo Disinvestimenti Importo Raccolta Netta Poste Italiane , , , ,81 Totale collocato , , , ,81 Il numero complessivo dei contratti conclusi nel 2011 è stato di Al 30/12/2011 i rapporti aperti per il fondo BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 erano

17 Rendiconto Annuale del Fondo BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 Situazione Patrimoniale al 30/12/2011 ATTIVITA Situazione al 30/12/2011 Situazione a fine esercizio precedente (*) Valore complessivo % tot. attività Valore complessivo % tot. attività A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI ,730 A1. Titoli di debito ,127 A1.1 Titoli di Stato ,946 A1.2 Altri ,181 A2. Titoli di capitale A3. Parti di O.I.C.R ,603 B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R. C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA ,064 F1. Liquidità disponibile ,064 F1.1 di cui in euro ,064 F1.2 di cui in valuta F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 572 0,000 F2.1 di cui in euro 572 0,000 F2.2 di cui in valuta F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare F3.1 di cui in euro F3.2 di cui in valuta G. ALTRE ATTIVITA ,206 G1. Ratei attivi ,206 G2. Risparmio d imposta G3. Altre TOTALE ATTIVITA ,000 PASSIVITA E NETTO Situazione al 30/12/2011 Situazione a fine esercizio precedente (*) Valore complessivo Valore complessivo H. FINANZIAMENTI RICEVUTI I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI M1. Rimborsi richiesti e non regolati M2. Proventi da distribuire M3. Altri N. ALTRE PASSIVITA N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati N2. Debiti d imposta N3. Altre 115 TOTALE PASSIVITA VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO Numero delle quote in circolazione ,065 Valore unitario delle quote 4,985 Movimenti delle quote nell esercizio (*) Quote emesse ,395 Quote rimborsate ,330 (*) L operatività del Fondo ha avuto inizio il 7 giugno Pertanto, la sezione Situazione al e la sezione Movimenti delle quote nell esercizio riportano i dati contabili relativi al periodo / e la sezione Situazione a fine esercizio precedente non riporta alcuna informazione. 15

18 Rendiconto Annuale del Fondo BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015 Situazione Reddituale al 30/12/2011 Rendiconto al 30/12/2011 Rendiconto esercizio precedente (*) A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A1. PROVENTI DA INVESTIMENTI A1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito A1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale A1.3 Proventi su parti di O.I.C.R. A2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI A2.1 Titoli di debito A2.2 Titoli di capitale A2.3 Parti di O.I.C.R A3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE A3.1 Titoli di debito A3.2 Titoli di capitale A3.3 Parti di O.I.C.R. 345 A4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI Risultato gestione strumenti finanziari quotati B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. PROVENTI DA INVESTIMENTI B1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito B1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale B1.3 Proventi su parti di O.I.C.R. B2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI B2.1 Titoli di debito B2.2 Titoli di capitale B2.3 Parti di O.I.C.R. B3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE B3.1 Titoli di debito B3.2 Titoli di capitale B3.3 Parti di O.I.C.R. B4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI Risultato gestione strumenti finanziari non quotati C. RISULTATO DELLE OPERAZIONI IN STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI NON DI COPERTURA C1. RISULTATI REALIZZATI C1.1 Su strumenti quotati C1.2 Su strumenti non quotati C2. RISULTATI NON REALIZZATI C2.1 Su strumenti quotati C2.2 Su strumenti non quotati D. DEPOSITI BANCARI D1. INTERESSI ATTIVI E PROVENTI ASSIMILATI E. RISULTATO DELLA GESTIONE CAMBI E1. OPERAZIONI DI COPERTURA E1.1 Risultati realizzati E1.2 Risultati non realizzati E2. OPERAZIONI NON DI COPERTURA E2.1 Risultati realizzati E2.2 Risultati non realizzati E3. LIQUIDITA E3.1 Risultati realizzati E3.2 Risultati non realizzati F. ALTRE OPERAZIONI DI GESTIONE F1. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRONTI CONTRO TERMINE E ASSIMILATE F2. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRESTITO TITOLI Risultato lordo della gestione di portafoglio G. ONERI FINANZIARI -113 G1. INTERESSI PASSIVI SU FINANZIAMENTI RICEVUTI -113 G2. ALTRI ONERI FINANZIARI Risultato netto della gestione di portafoglio H. ONERI DI GESTIONE H1. PROVVIGIONE DI GESTIONE SGR H2. COMMISSIONI BANCA DEPOSITARIA H3. SPESE PUBBLICAZIONE PROSPETTI E INFORMATIVA AL PUBBLICO H4. ALTRI ONERI DI GESTIONE I. ALTRI RICAVI ED ONERI I1. INTERESSI ATTIVI SU DISPONIBILITA LIQUIDE I2. ALTRI RICAVI I3. ALTRI ONERI -1 Risultato della gestione prima delle imposte L. IMPOSTE L1. IMPOSTA SOSTITUTIVA A CARICO DELL ESERCIZIO L2. RISPARMIO D IMPOSTA L3. ALTRE IMPOSTE Utile/Perdita dell esercizio (*) L operatività del fondo ha avuto inizio il 7 giugno Pertanto, la sezione Rendiconto al riporta i dati contabili relativi al periodo / e la sezione Rendiconto esercizio precedente non riporta alcuna informazione. 16

19 Nota Integrativa Parte A: Andamento del Valore della quota Giu-11 Lug-11 Ago-11 Set-11 O -11 Nov-11 Dic-11 Nel prospetto seguente si illustrano alcuni dati relativi all andamento del valore della quota. Obbligazionario Giugno * Valore iniziale della quota 5,000 Valore finale della quota 4,985 * L operatività del fondo ha avuto inizio il 7/06/2011; pertanto, i valori relativi alla fine dei precedenti esercizi 2009 e 2010 non sono disponibili e quelli relativi all anno 2011 sono riferiti al periodo 7/06/ /12/2011. Dall inizio dell operativa del Fondo il 7 giugno 2011, il valore massimo della quota ( 5,009) è stato raggiunto il 2 settembre 2011, quello minimo ( 4,819) il 25 novembre 2011; il valore al 30 dicembre 2011 è di 4,985. La performance del fondo dal lancio è stata positiva fino ad inizio settembre in linea con l andamento degli strumenti di liquidità in cui è stato investito il fondo. Successivamente il fondo ha risentito della forte volatilità ed incertezza che ha caratterizzato in particolare le emissioni governative italiane e gli emittenti societari bancari legati al debito pubblico dei paesi più periferici (esposizione all Italia pari a circa il 38%). Tale andamento negativo nel mese di novembre è stato solo in parte recuperato nel mese di dicembre. Volatilità La volatilità del portafoglio calcolata come deviazione standard settimanale annualizzata, nel periodo che va dal 07 giugno 2011 (prima quota del fondo) al 30 dicembre 2011 (ultima quota dell esercizio) è stata del 3,8% circa. 17

20 Tecniche di gestione dei Rischi di Portafoglio La principale componente della rischiosità di questo portafoglio fino alla scadenza dell orizzonte temporale è rappresentata dal rischio emittente. In caso di rimborso anticipato, le componenti prevalenti risultano essere il rischio emittente e il rischio di tasso. Il portafoglio, oggetto di investimento, viene monitorato costantemente, attuando, se ritenuto opportuno da parte del Gestore, sostituzioni di titoli presenti in portafoglio per finalità di contenimento del rischio, nonché strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati e operazioni di arbitraggio di titoli che hanno realizzato elevate plusvalenze con titoli a maggiore potenziale di rendimento e con vita residua coerente con l obiettivo di investimento. Durante l esercizio non sono state poste in essere politiche di copertura del rischio di credito attraverso l utilizzo dei derivati. La misura e il controllo dei rischi in oggetto viene effettuata con frequenza giornaliera, in particolare viene effettuato il monitoraggio dei titoli sulla base di valutazioni di tipo fondamentale e di analisi riguardanti il loro profilo di rischio/rendimento. Nella fase di costruzione del portafoglio, sono state inoltre adottate politiche di mitigazione del rischio di credito attraverso l individuazione di limiti di concentrazione massima per singolo emittente societario, di limiti di rating minimo e di rating medio ponderato del portafoglio, quale somma eccedente la perdita netta del periodo (rimborso parziale di capitale ai partecipanti che, in quanto tale, non risulta assoggettato all imposta). Determinazione dell importo da distribuire Sulla base del presente Rendiconto e del Regolamento dei fondi BancoPosta (Parte B Caratteristiche del prodotto, art. 2 Proventi, risultati della gestione e modalità di ripartizione), il Consiglio di Amministrazione della SGR Gestore in data 27 gennaio 2012 ha deliberato di porre in distribuzione 0,03838 per ciascuna delle numero ,312 quote in circolazione alla medesima data, per complessivi ,54 (rimborso parziale di capitale ai partecipanti) pari al 70% del totale dei proventi realizzati, così come definiti dal citato articolo del Regolamento, qui di seguito riesposti: Importo Proventi da investimenti: ,66 +/- Saldi netti relativi a: interessi su c/c, operazioni p/t e assimilati, differenziali su operazioni future Oneri di gestione e di funzionamento: ,82 - di cui imposta a debito per Euro 1.801,48 Utile da realizzi ,07 Totale proventi realizzati ,91 Importo Distribuibile (pari al 70% del totale) ,54 L importo di ,54 rappresenta una percentuale dei proventi realizzati eccedente la perdita netta del periodo ( ,39). Tale importo rappresenta pertanto un rimborso parziale di capitale ai partecipanti che, in quanto tale, non risulta assoggettabile all imposta. Le eventuali frazioni di proventi non distribuibili (troncamento della cedola unitaria) rimangono ricomprese nel patrimonio del fondo. I proventi saranno in ogni caso reinvestiti nel fondo qualora l importo complessivo spettante al partecipante non superi i 10 euro. Il valore della quota relativo al 27 gennaio 2012 tiene conto dello stacco dei proventi. 18

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