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1 LA MOTIVAZIONE La motivazione è la spinta interiore che orienta l organismo verso una azione finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo o obiettivo. Nell essere umano (ma anche per altre specie animali) la condotta è il risultato di una concatenazione di motivazioni: Motivazioni primarie di tipo fisiologico Motivazioni secondarie di tipo psicologico (cognitivo, affettivo e emozionale) La spiegazione della motivazione si rivolge a tre aspetti generali della condotta: tende a chiarire quale sia il meccanismo che stimola e fa scattare l intrapresa di una particolare condotta; illustra la relazione funzionale, cioè chiarisce l origine della stimolazione attivante e la meta della condotta attivata; serve ad interpretare le differenze individuali di reattività.

2 I motivi attivanti la condotta non vanno tuttavia considerati come cause in senso stretto, in quanto il movente iniziale e l effetto dell azione sono ben difficili da separare, ed entrambi entrano nella determinazione motivazione di un comportamento. Il comportamento umano è regolato da fattori in primo luogo interiori e poi regolati dall esterno: la motivazione quindi è una modificazione temporanea di uno stato costantemente attivato. La relazione tra stimolo motivante ed atto consumatorio è essenzialmente indiretta ed arbitraria: cioè ad un determinato stimolo non segue una sicura e determinata risposta comportamentale. La risposta è mediata dalla personale esperienza dell individuo nell affrontare i propri impulsi. Quindi, l individuo è libero di affrontare l impulso in modo cosciente e auto-determinato, però vi sono sempre spinte primarie e secondarie che possono motivare in maniera contraddittoria la condotta.

3 Studiare la motivazione implica andare oltre la semplice descrizione o spiegazione di come un individuo ottiene un risultato o si avvicina ad esso. Lo studio più proficuo è analizzare il perché un individuo persegue una meta o un risultato, e possiamo studiarlo secondo tre teorie: Teoria pulsionale biologica Teoria freudiana delle pulsioni Teoria pulsionale etologica

4 Teoria pulsionale biologica Alla base di questa teoria c è il concetto di bisogno. I bisogni derivano dalle necessità fisiologiche biologiche dell organismo: quando queste non vengono soddisfatte (es.fame, sete,..) si avverte un bisogno e viene attivata una pulsione (la fame attiva la pulsione a ricercare cibo). Corollario della teoria pulsionale della motivazione è il concetto di attivazione: la condotta finalizzata dipende dall innesco di un meccanismo di tipo fisiologico che si attiva solo quando i segnali di bisogno superano uno specifico livello di soglia. Secondo questa teoria la pulsione è un prodotto soggettivo che deriva da un processo fisico e pertanto i suoi correlati possono essere oggetto di misura. Dato che questa teoria ritiene che il bisogno sia il fattore cruciale della motivazione, e dato che il bisogno è ampiamente dipendente dalla deprivazione, gli scienziati possono manipolare a piacere il livello di bisogno attraverso la deprivazione regolata (di cibo, di movimento, di stimoli, ), quindi misurare in modo oggettivo le conseguenze di tali deprivazioni cioè verificare se i livelli di motivazione e le attività finalizzate derivano esattamente e linearmente dai livelli pulsionali (Skinner, 1938).

5 Il modello pulsionale è tipo meccanicistico: se la spinta ad agire consiste nell impulso generato da un bisogno, tutto ciò che noi dobbiamo fare per spiegare il perchè del comportamento stesso sta nel solo studio fisiologico dei recettori che hanno segnalato la condizione di bisogno. Se una motivazione dipende da un segnale di bisogno, dobbiamo presumere che esista una soglia del segnale al di sopra del quale si attiva il bisogno (se tale soglia non esistesse la motivazione interverrebbe in modo del tutto casuale e caotico), e che la soddisfazione del bisogno ottenuta grazie al comportamento motivato riesca infine a far discendere il segnale di bisogno al di sotto della soglia di attivazione e che quindi la motivazione venga inibita. La teoria pulsione spiega quindi le variazioni di motivazione secondo un modello circolare semplice,del tutto analogo al funzionamento di un termostato per un impianto di riscaldamento. Questo processo di mantenimento di un determinato equilibrio dell organismo attraverso un meccanismo di controllo a retroazione di tipo automatico, viene detto omeostasi.

6 Il concetto di omeostasi venne introdotto dal fisiologo francese Claude Bernard ( ), che rilevò questo meccanismo per il mantenimento della temperatura corporea e della pressione sanguigna. La finalità dell omeostasi è il preservare la stabilità dell ambiente interno dell organismo, quindi le condizioni ottimali per la sopravvivenza, di fronte a variazioni anche piuttosto estese dell ambiente esterno. Attualmente si riconoscono svariate serie di meccanismi omeostatici che interessano il livello di attività ormonale, lo stato di attivazione cerebrale ciclico e la regolazione della alternanza fra veglia e sonno, la disponibilità delle funzioni mentali superiori, ) Anche il funzionamento dei recettori sensoriali e la catena di trasmissione del segnale bioelettrico, sia sensoriale che motorio, sono interpretabili come perturbazioni locali autoregolate secondo un modello di tipo micro-omeostatico. Le motivazioni primarie di tipo biologico (fame, sete, sonno, termoregolazione, ) sono spiegate come l esito di uno scompenso in un processo di tipo omeostatico, ma la definizione esatta del loro attivarsi è ipotizzata in modo diverso.

7 Alcuni autori come Cannon e Hull, partono dall assunto che l organismo reagisca automaticamente ad ogni piccolo d scostamento dai livelli ottimali di funzionamento e che i recettori che segnalano la variazione sono posizionati a livello periferico. Questo modello interessante per la sua semplicità non risulta confermato delle ricerche psicofisiologiche. Un esempio che falsifica la teoria periferica dell omeostasi è data dal caso in cui la denervazione o l asportazione dello stomaco non influisce né sulla fame nella sulla regolare assunzione di cibo; l asportazione delle gonadi non elimina la motivazione sessuale. Questi tra numerosi esempi ci fanno dire che l esistenza di recettori periferici non è specifica per l attivazione e l estinzione di determinate motivazioni. Lashley ( ) esclude che la motivazione potesse trarre origine da un unico e specifico stimolo sensoriale e la ritenne il risultato di una complessa integrazione di stimolazioni centripete a livello ipotalamico.

8 Morgan (1957) è stato il primo a formulare una teoria centrale delle motivazioni primarie, sostenendo che la motivazione va considerata come un particolare stato di attività di alcune strutture o centri del SNC. Questo stato motivazionale centrale è il frutto delle integrazioni di una serie di stimoli sia endogeni che esogeni nonché di alcune condizioni umorali ed ormonali. I centri principali si troverebbero a livello del mesencefalo e dell ipotalamo.

9 Stellar (1960) ha proposto un modello multifattoriale ed integrativo delle motivazioni omeostatiche che prevede che esista un rapporto diretto fra intensità della motivazioni e livello di attività di particolari centri nervosi siti nell ipotalamo. Attualmente sono stati individuati con sufficiente precisione da parte dei fisiologi, i centri nervosi ipotalamici responsabili della attivazione degli stati motivazionali. Ad esempio la fame: se si ledono chirurgicamente o chimicamente nei ratti di laboratorio i nuclei ventromediali dell ipotalamo, gli animali diventano obesi. La stessa modificazione si è osservata nei primati o nell uomo per lesioni occorse a seguito di accidenti vascolari spontanei. Questa alterazione non dipende da alterazioni del metabolismo, poiché regolando l intake di energia i soggetti non ingrassano. I soggetti lesi nell ipotalamo ventromediale non sono mai sazi in quanto mandando la funzione di centri di integrazione dei segnali in entrata, alla assunzione di cibo non corrisponde mai una estinzione della motivazione a mangiare

10 Se i nuclei ventromediali sono il centro della sazietà, quelli ventrolaterali sono il centro della fame: ad una loro distruzione o lesione il soggetto deperisce rapidamente e muore. Quando questi due centri funzionano normalmente c è una regolazione fine (inibitoria ed eccitatoria) della motivazione della fame e sazietà, che è il risultato della integrazione a livello centrale di diversi segnali sia endogeni che esogeni. Fra i segnali endogeni si collocano il livello di zuccheri nel sangue (segnalato da recettori posti sulle pareti vasali del cervello), la distensione viscerale e gastrica; fra i segnali esogeni si collocano le stimolazioni visive, gustative ed olfattive. Prima di arrivare all ipotalamo questi segnali vengono elaborati: cioè vengono confrontati concerti segnali in memoria e con i condizionamenti ed apprendimenti. Questo complesso processo operativo costituisce una spiegazione al perché c è una più ampia varietà di risposte comportamentali invece che risposte stereotipate e meccaniche, ad uno stesso stato fisiologico del sistema.

11 A questo punto possiamo dire che il meccanismo omeostatico spiega abbastanza bene in che modo uno squilibrio fisiologico possa attivare dei segnali di bisogno e quindi una pulsione, ma non spiega come una pulsione influenzi il corso del comportamento umano. In che modo una caduta della temperatura corporea ci può indurre ad acquistare un maglione piuttosto che fare del movimento o bere alcolici, oppure perché il calo degli zuccheri ci spinge a mangiare un dolce anziché un piatto di pasta? Esistono alcune teorie motivazionali generali che hanno cercato di interpretare e spiegare in che modo le pulsioni possono indirizzare il comportamento animale ed umano. Le principali sono la teoria pulsionale freudiana, nata dall esigenza di applicare il modello omeostatico alle osservazioni fatte in psicoterapia e la teoria pulsionale etologica, derivata dalle osservazioni sistematiche degli animali in ambiente naturale Gli uomini sono probabilmente gli unici animali che devono vivere senza quasi mai avere la possibilità di soddisfare direttamente e nell immediato lo loro pulsioni.

12 Teoria freudiana delle pulsioni La teoria freudiana della personalità è definibile come una particolare teoria delle pulsioni, con una peculiare sottolineatura della componente istintiva. Secondo Freud gli uomini sono potentemente influenzati nel loro agire da due istinti o pulsioni di base la sopravvivenza/ procreazione sessuale e la morte/distruttività. Per la prima di tali pulsioni il sinonimo utilizzato da Freud è libido, la seconda è chiamata destrudo. Tutti gli istinti (o pulsioni) hanno una origine, uno scopo e un oggetto. L origine si trova nell attività biologica del corpo, nella dinamica della increzione ormonale, nella responsività dei tessuti agli ormoni (es. motivazione della ricerca sessuale). Questi meccanismi a base biologica generano una tensione, attivano quindi una pulsione o spinta con l obiettivo di riuscire a ridurre lo stato di tensione che la persona percepisce come sgradevole.

13 Gli individui devono trovare un bersaglio (o un oggetto psicologico) grazie al quale poter ridurre una tensione, altrimenti insorgono sentimenti di sofferenza, infelicità ed ansia. Mentre negli animali la soddisfazione diretta della pulsione istintiva è sempre ricercata e generalmente possibile, gli esseri umani hanno a che fare con regole morali, etiche e sociali che non permettono che molto di rado di dare libero sfogo alle pulsioni istintive.

14 La differenza tra uomini e altri animali sta principalmente nel diverso livello di capacità cognitive, e la conseguente capacità dell uomo di avere una prospettiva temporale allargata. Gli altri animali tendono a vivere rispondendo agli stimoli in una sequenza che rientra nel quotidiano, mentre l uomo ha la capacità di valutare la conseguenza delle sue azioni che si dilata in una dimensione trans-quotidiana. Questo gli permette di gestire le proprie pulsioni e riordinarle in una scala gerarchica secondo la propria scala di significati. In tale prospettiva la spinta pulsione non viene riconosciuta come tale, perché sarebbe fonte di angoscia, e il primo meccanismo di difesa consiste allora nel vietare alle pulsioni un accesso diretto alla coscienza, fino a rimuoverle e depositarle in una parte incoscia. Il fondamentale e rivoluzionario contribuito di Freud alla teoria pulsionale delle motivazioni sta nel suggerire che gli uomini, non potendo disporre liberamente dell oggetto appropriato, soddisfano le proprie pulsioni con una sostituzione di oggetto.

15 Il bambino piccolo si succhia il pollice sotto la spinta di una pulsione orale quando il capezzolo della madre non è disponibile, un individuo dà un calcio ad un oggetto sotto la spinta di una pulsione aggressiva quando non può colpire il suo superiore come risposta ad una frustrazione, ecc. Il trovare un oggetto sostitutivo per soddisfare le pulsioni istintive fa parte di un processo di sublimazione. Freud ritiene che questo sia il processo fondamentale per il mantenimento del benessere dell individuo che per la sopravvivenza e lo sviluppo della civiltà. Molto spesso la persona non è consapevole della pulsione che è all origine del suo comportamento e tende ad interpretare la propria condotta come conseguente motivazioni non istintive ma eticamente più alte. In altri termini il meccanismo di inibizione morale dello sfogo diretto della pulsione non solo ha fatto sì che l oggetto di scarica della pulsione venga sostituito ma anche, in molti casi, che la pulsione di base, sia negata, divenga inconscia e sia sostituita da un altra eticamente accettabile (ad esempio una forte aggressività viene spostata su una azione politicamente corretta, mentre l aggressività rimane inconsapevole.

16 La teoria della sublimazione risulta molto potente e flessibile e si è dimostrata valida oltre che per casi clinici per spiegare una ampia serie di condotte normali, come le scelte vocazionali e professionali, la formazione dei rapporti di coppia,.. La critica al modello freudiano deriva dall aver postulato che i comportamenti motivati derivino soltanto dai due soli istinti di base di sopravvivenza e di aggressione, ovvero la pulsione libidica e la pulsione distruttiva. Questa visione è stata vista come riduzionistica e pansessualistica ed autori come Adler (1972) hanno introdotto altre categorie pulsionali ritenendole preminenti nella determinazione della condotta (quale la pulsione del dominio e la sua traduzione comportamentale come ricerca del controllo e del potere), oppure hanno integrato nella dimensione incoscia non solo le pulsioni primarie, ma anche dei modelli archetipici di orientamento della personazione, come proposto da Jung (1987) nella sua teoria di Psicologia analitica. Altri autori hanno ridimensionato la dimensione inconscia dello psichismo, organizzando la dimensione delle cause delle diverse condotte individuali prevalentemente a livello della funzione integratrice dell Io (Psicologia dell Io di Murray 1938; 1964).

17 La Teoria pulsionale etologica La teoria pulsionale etologica, il cui autore è Konrad Lorenz, afferma che le pulsioni sono specie-specifiche, ma che possono essere influenzate in maniera variabile dall esperienza e dall apprendimento. Secondo gli studi di Lorenz ogni specie animale possiede un repertorio singolare e determinato di pulsioni istintuali, repertorio pulsionale che è in relazione alla sua struttura genetica. L ambiente, le esperienze e gli apprendimenti non possono far emergere gli istinti che siano assenti sul piano genetico, ma agiscono come modulatori (ovvero come fattori di inibizione o di esaltazione) degli istinti della specie. Ad esempio i gatti inarcano la schiena e soffiano, i cani scodinzolano e gli uomini hanno un soprassalto ed un riflesso di orientamento come risposta ad un rumore improvviso: questi comportamenti si manifestano solo se esistono un adeguato livello di impulso e uno stimolo scatenante. Dato che la relazione tra stimolo e tipo di risposta è invariante tra gli individui della stessa specie gli etologi hanno dedotto che si tratta di una relazione innata.

18 Gli etologi hanno anche osservato che quando un certo comportamento motivato (mangiare, bere, pulirsi, accoppiarsi, scodinzolare, ) viene indotto ripetutamente ed in sequenza ravvicinata, risulta sempre più difficile sollecitarne la manifestazione: cioè si richiedono degli stimoli scatenanti sempre più forti perché esso continui a ripresentarsi. L energia istintuale è inoltre specifica: l animale che ha appena mangiato ha una minore motivazione per la ricerca del cibo, ma non una minore motivazione per impegnarsi nel comportamento di ricerca di un partner. Esempi di comportamento istintivo possono essere le migrazioni periodiche o la costruzione di nidi negli uccelli, oppure le condotte di corteggiamento e di accoppiamento, o di demarcazione del proprio territorio. Una caratteristica generale di queste, come di innumerevoli altre condotte istintive specie-specifiche, consiste nel fatto che l individuo è spinto a fare delle azioni talora molto complesse senza dimostrare in alcun modo di avere la consapevolezza dello scopo della sua azione.

19 Imprinting Anche se il comportamento istintivo è specifico ed innato, lo stimolo scatenante la sequenza comportamentale specie-specifica non è immodificabile e può essere sostituita. La stimolo scatenante naturale può essere reso inattivo in particolari condizioni, e il comportamento specie-specifico può essere attivato da stimoli diversi, in questo caso non naturali ma appresi. Questa sostituzione è però praticamente possibile solo in determinati (e brevi) periodi iniziali della vita dell animale, i cosiddetti periodi sensibili o critici. E nel corso di questi periodi che si forma la prima associazione fra lo stimolo e l innesco del comportamento istintivo, associazione che poi rimarrà stabile ed immodificabile per tutta la vita. Questo speciale apprendimento permanente viene detto Imprinting. Mentre un apprendimento o un condizionamento decade nel tempo abbastanza in fretta e si ripristina al livello originale di efficienza solo con una seconda esposizione allo stimolo, un imprinting si ottiene con una sola esposizione allo stimolo atttivo durante la fase sensibile e, se non viene contrastato sistematicamente con un apprendimento in senso contrario, resta attivo molto a lungo, tendenzialmente quanto la vita del soggetto.

20 L esempio più noto è quello degli anatroccoli di Lorenz (1967) e della loro risposta di seguitamento nel primo giorno di vita. Essi seguono la prima figura che vedono in movimento, che ovviamente è la madre, ma in sua assenza qualsiasi figura che gli compare in movimento purchè entro le prime 18 ore di vita. In questi esperimento fu Lorenz stesso a costituire lo stimolo sostitutivo per l imprinting degli anatroccoli: quando successivamente furono accostati ad un anatra adulta non la riconobbero come madre. Questo dimostra che il periodo di critico per l imprinting è breve e ben circoscritto e varia da specie a specie (vari mesi nei mammiferi e nell uomo). Per alcune condotte complesse, come il linguaggio nell uomo, sembra che il periodo dell imprinting possa essere di circa 18 mesi, cioè a partire dalle prime lallazioni fino al terzo anno di vita. Se l individuo non viene esposto allo stimolo attivante la sequenza di comportamento durante il periodo sensibile, egli sarà poi refrattario ad una stimolazione tardiva: in pratica l espressione del suo repertorio comportamentale resterà monca per tutta la vita.

21 Se ad esempio un bambino non è venuto a contatto con stimoli verbali nei primi anni di vita egli resterà poi praticamente muto e solo con enormi sforzi potrà apprendere i rudimenti del linguaggio. (caso emblematico il selvaggio di Aveyron fine del 700) In base alle ricerche si è appurato che rispetto ad altri animali l uomo ha periodi di imprintng più lunghi e sfalsati temporalmente tra di loro. Esiterebbe un periodo sensibile per il linguaggio, uno per il disegno (dai tre ai sette anni), uno per la manipolazione della melodia ed il ritmo musicale (fra i quattro e i dieci anni), uno per la elaborazione dei concetti astratti filosofico-matematico e religiosi (fra i dieci e i quindici anni), etc Altra particolarità della specie umana è che questi periodi sensibili non sono assoluti come negli animali, ma costituiscono il periodo ottimale di acquisizione di determinate classi di stimoli, quello nel quale l apprendimento è facilitato e lascia delle modificazioni comportamentali permanenti.

22 Ad esempio il periodo sensibile per imparare a stare a galla e a nuotare è fra gli otto e i 30 mesi di vita, ma è possibile imparare a nuotare anche molti anni dopo, ma per fare ciò bisogna applicare un impegno ben superiore e vincere paure e resistenze all apprendimento che sono di regola ignote al bambino piccolo. La conoscenza accurata dei periodi sensibili per l acquisizione dello stimolo di scatenamento di una particolare condotta appartenente al repertorio istintivo di una data specie è molto utile per avere i risultati ottimali nell addestramento degli animali. Nel caso dell uomo tutto ciò ha importanza nella pratica pedagogica, perché aiuta a disegnare un curriculum formativo che sia sintonizzato con lo sviluppo affettivo, cognitivo e motorio delle singole fasi evolutive. La conoscenza di tali periodi chiarisce perchè insegnamenti troppo precoci siano praticamente inattivi (la struttura psichica individuale non è idonea a recepirli), e perché gli apprendimenti tardivi rispetto alla fase ottimale, richiedano degli sforzi inusitati per concludersi con risultati mediocri.

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