Wienerplatz 7, VS-Villingen Tel.: Fax: 07721/ Handy Webseite:

Transcript

1 Wienerplatz 7, VS-Villingen Tel.: Fax: 07721/ Handy Webseite:

2 πάντα ῥεῖ 2 PANTA REI Cari Amici, Panta Rei sono due parole greche che in italiano significano: Tutto scorre. Questo fu la meravigliosa scoperta dei primi uomini quanto cominciarono a riflettere. Oggi, anziché dire tutto scorre, potremmo dire: tutto passa, o meglio, tutto cambia. Come cambia la natura, cosí cambiano le idee, cambiano le mode, cambiano i popoli, cambiano le civiltá, cambiano le culture, cambiano le leggi, cambiano i modi di essere religiosi. Tutto sta cambiando: Panta rei. Dal computer al telefonino sempre più evoluto, dalle apparecchiature mediche alle strumentazioni per aiutare a muoversi, guidare, divertirsi. C è chi la ama e chi la odia, ma una cosa è certa: con la tecnologia é cambiata la vita. È cambiato anche il modo di spiegare la realtá. Si è passati dall attribuire tutto a Dio (sia il bene che il male, sia la creazione che la distruzione), all attribuire tutto alla scienza moderna: l origine dell universo, per esempio, viene attribuito al big bang, cioè alla grande esplosione, da cui ha avuto origine il tempo, lo spazio e la materia; fino al superamento di questa spiegazione per fare posto ad una nuova, chissà quando! È cambiato anche il sistema sociale. La classe operaia, una volta solo doveri e niente diritti, niente assistenza sanitaria, niente indennità di disoccupazione, niente scioperi, ecc., adesso è diventata il ceto medio, con tutti i diritti, come è giusto: meno rivoluzionario e più moderato. È cambiata l'organizzazione della società e il modo in cui la si governa. È cambiato il concetto di analfabetismo: oggi l'analfabeta non è colui che non sa leggere o scrivere, ma è colui che non sa usare il computer. È cambiato il modo di rileggere e di interpretare la storia; è cambiato anche il modo di pensare nei confronti della vita, dei diritti, dei doveri. Il modo stesso di pensare alla morte è cambiato. Fino a 500 anni fa la morte era considerata come una realtà naturale, familiare, da accettare con rispetto. Poi a partire dal d. C. incominció ad essere emarginata dalla societá: i cimiteri cominciarono ad essere messi lontano dall abitato. Oggi la morte è negata. Chi muore deve sparire, bruciati: ecco allora la cremazione, molto diffusa nella societá odierna, almeno Occidentale. È cambiato anche la concezione del potere. Oggi sono le società finanziare, le grandi banche mondiali ad avere un potere enorme. Le società finanziare controllano gli Stati e li orientano; controllano le grandi industrie, le quali controllano la pubblicità a livello mondiale (per spingere i popoli a consumare quello che dicono loro): le grandi societá finanziarie e le grandi banche contribuiscono a modificare, quindi, la stessa umanità: l'uomo si trasforma in consumatore. Inoltre ci sono cambiamenti anche sul piano della popolazione: mentre i paesi arabi e musulmani hanno un aumento velocissimo e un ringiovanimento della popolazione, attraverso una infinità di nuove nascite; tra gli occidentali, invece c è una diminuzione delle nascite e di conseguenza c è l invecchiamento della popolazione. Senza parlare poi dei cambiamenti delle migrazioni. Nei secoli precedenti erano rarissime le migrazioni; difficilmente ci si spostava dalla propria terra, se non per motivi di commercio. Oggi, ondate di esseri umani disperati, dal Sud del Pianeta fuggono e arrivano nel Nord della Terra.

3 Tanti cambiamenti hanno l obiettivo di migliorare le sorti dell Umanitá e di risolvere molti suoi problemi. Tanti cambiamenti dovevano apportare benessere economico e magari lo hanno portato, fin troppo, a una piccola parte di essa; ció nonostante, c'è un aumento costante di persone che si suicidano, proprio nel mondo del benessere. Questi grandi cambiamenti fanno paura, ma nello stesso ci sono e sono destinati a cambiare l umanitá, ci piacciano o no! Si fa fatica ad adattarsi ai cambiamenti. Ma bisogna accettarli senza, peró, diventarne schiavi. Insieme a tutti questi cambiamenti, risalta molto all occhio un altro importante cambiamento: il cambiamento religioso. La pratica religiosa diminuisce, la fede va scomparendo. La mancanza dei grandi valori crea depressione. Dalle inchieste emerge un nuovo tipo di religiosità: gente che dice di non credere nel Dio tradizionale delle religioni tradizionali; gente che va alla ricerca di altre esperienze religiose, anche le piú stravaganti. Ognuno si fa la religione per conto suo. Non esiste più l'ateismo dichiarato e professato, ma trionfa l'indifferenza in un mondo dominato dal consumo. Ma è proprio cosí in tutti? Non sembra! Perché ci sono moltissime categorie di persone che non si accontentano piú di vivere una religiositá tradizionale in modo tradizionale; esse vogliono vivere una religiositá piú autentica, piú vera, piú profonda, piú convinta. In crisi non é, quindi, la religione, ma un certo modo di essere religiosi e di manifestare la propria religiosità. Emergono forme nuove di esperienza religiosa che meritano anche rispetto e attenzione. Anche questo è cambiamento. Come regolarsi di fronte a tutti questi cambiamenti? Una guida sicura per non perdersi è il suggerimento che ci dá la Bibbia. La Bibbia dice: Osserva tutto, ma ritieni soltanto ció che è buono ; il che vuol dire: non credere che tutti i cambiamenti siano buoni, tu rifletti su tutto ma accetta e vivi soltanto ció che è buono e ció che è giusto in sé; tieni presente che non tutto ció che ci dice la pubblicità corrisponde alla verità, che non tutto ció che dicono i giornali, che non tutto ció che ci presenta la televisione è vero o è buono; tieni presente che gli uomini non sono Dio e che non tocca agli uomini decidere ció che è bene e ció che è male. Pensiamo con la nostra testa, libera dall orgoglio e dall egoismo e lasciamoci guidare dalla coscienza, da una coscienza retta, onesta e giusta; tale coscienza retta, sincera, limpida e onesta, non inquinata dall orgoglio, dall egoismo e dagli interessi personali, è stato sempre detto, è la voce di Dio. Seguiamola! Un caro saluto 3

4 Un antica storia ebraica, narra di un Rabbino (Maestro) saggio, molto amante e rispettoso di Dio, il quale una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a farsi una passeggiata rilassante e distensiva. Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontró un guardiano di capre che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti ad una grossa cancellata di una ricca fattoria. Per chi cammini tu?, chiese il Rabbino incuriosito. Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiamó il Rabbino che nel frattempo si era giá allontanato, e gli gridó dietro: E tu, per chi cammini?. Questa domanda, conclude l antica storia ebraica, si conficcó nel cuore del Rabbino, come una lama pungente! 4

5 5 BENEDETTO I Il primo Papa a prendere il nome di BENEDETTO visse nel 500 dopo Cristo. Benedetto Bonosio, figlio di tal Bonifacio, eletto con il nome di Benedetto I, ( ) fu il 62º Papa della Chiesa Cattolica; fu eletto nell'agosto 574 ma a causa delle comunicazioni dissestate, dovette aspettare quasi undici mesi per la consacrazione, che poteva avvenire dopo l approvazione dell Im-peratore. Egli occupò la sede papale a Roma durante le invasioni dei Longobardi e durante un periodo di grande miseria e povertà a causa delle guerre. Chiese aiuto a Costantinopoli, all Imperatore Giustino II ( ) che lí aveva la sede, ma ebbe scarso successo, perché i soldati dell Imperatore mandati a Roma furono di scarso numero. Benedetto I ottenne, peró, che dall'egitto arrivassero navi cariche di grano per il popolo romano, ma il sollievo che esse portarono, per quanto grande, fu di breve durata. Sotto l'aspetto pastorale, Benedetto I fu eccezionalmente attivo in quanto nominò ventuno vescovi; cercò d'essere in buoni rapporti con le nuove autoritá Longobarde, per poter esigere da loro la restituzione delle proprietà terriere rubate a vari monasteri. Sono poche le notizie riguardanti questo Papa, probabilmente perché i Longobardi distrussero molti documenti, nei loro barbari comportamenti e furori. Sappiamo peró, che fu lui a far uscire dal monastero il monaco Gregorio, giá Prefetto di Roma, il quale disgustato dalla politica, aveva abbandonato la carica per farsi monaco benedettino. Benedetto I lo ordinò diacono e lo prese come suo collaboratore, nella amministrazione della Chiesa, preparandogli, cosí, il terreno al Papato (infatti, a distanza di poco piú di 10 anni, dopo il suo successore Pelagio II, Gregorio fu fatto Papa e prese il nome di GREGORIO I MAGNO). Benedetto I fu Papa per 4 anni. Alla sua morte, fu sepolto nella sagrestia della Basilica di San Pietro.

6 BENEDETTO II Figlio di un certo Giovanni, appartenente a famiglia romana, Benedetto II (26 Giugno Maggio 685) fin da piccolo fece parte del gruppo dei cantori della sua parrocchia, poi ministrante e poi via via esercitó tutti i servizi religiosi nella sua parrocchia, compreso lo studio del canto liturgico e delle sacre Scritture fino a diventare sacerdote. Il nuovo Papa aveva, quindi, servito la Chiesa "fin dalla piú tenera etá". Egli fu fatto Papa, secondo le antiche usanze: infatti, per tradizione, i successori di S. Pietro, Vescovi di Roma, dovevano di preferenza esser scelti tra i sacerdoti di Roma e, in particolare, fra quelli che vi avevano regolarmente compiuta, fin da piccoli, tutta la loro formazione cristiana. Benedetto II inizió il suo ministero di Sommo Pastore senza aspettare l approvazione dell Imperatore e quindi senza aspettare il giorno della sua consacrazione a Papa. Benedetto II, che la Chiesa venera come Santo, fu l Amico dei poveri e di mano larghissima. Egli aiutó molti monasteri, soprattutto quelli che esercitavano attività caritative e assistenziali. Benedetto II fu il primo ad avere grande premura sotto forma organizzativa, verso i poveri. Gli altri Papi seguirono e svilupparono questi tipi di organismi caritativo-assistenziali, che a Roma si sarebbero successivamente moltiplicati. Benedetto II, subito dopo la Pasqua del 685, si ammalò e morí e l'8 Maggio. Fu sepolto in S. Pietro. Il Pontefice adempì egregiamente il sommo ufficio ecclesiastico dopo essersi distinto nel servizio alla Chiesa, prestato sin dall'infanzia. Era stato a capo della Chiesa di Roma meno di un anno, ma questo brevissimo pontificato fu fecondo non soltanto di opere caritative, ma anche di opere edilizie. E notevole fu l'attività da lui svolta anche nel campo dell'edilizia sacra, con i lavori di restauro fatti in varie chiese di Roma. Benedetto II fu l 81 Papa della Chiesa Cattolica. 6 continua

7

8 Quanto costa la felicità? euro al mese: né di meno, né di più. Lo dicono tutte le ricerche internazionali. Ma è proprio cosí? 8 Se potessimo avere euro al mese! Saremmo certi di trovare la felicità? Ricerche alla mano, parrebbe proprio di sì. L importante, è non esagerare. Ovvero: non rischiare di guadagnare di più. Gli studiosi sostengono infatti che esiste un numero magico, una cifra di reddito sopra la quale è inutile andare, perché la felicità non aumenta. In Europa questa sottile linea rossa è tra i 40 e i 60 mila euro all anno; al mese tra i e i euro: oltre, non vale la pena. Se si ha qualche figlio servono euro al mese (dice Giuseppe Roma, direttore del Centro Italiano Statistiche), purché non si abbia un mutuo da pagare, situazione questa che riguarda solo una minoranza di persone, visto che l 80% delle famiglie ha la casa di proprietà e quindi un mutuo da pagare al mese é una cifra ben al di sopra delle possibilità del 50% della popolazione, che secondo i dati dello Stato, non arriva a al mese. Ma il rapporto ricchezza=felicità funziona solo in parte. Non è tutto. Da un altro studio scientifico risulta che l essere rispettati e ammirati da amici, da parenti e dalla società in generale, vale più dei soldi, perché permette di avere maggiore influsso sugli altri e migliora la propria posizione nella societá. Da varie indagini risulta anche che ci sono moltissime persone con guadagni medio-alti che sono infelici, mentre tanti cittadini con redditi più bassi, tutto sommato, sono contenti e felici. Questo succede, perché la felicità è essenzialmente un problema che riguarda ció che uno si aspetta dalla vita. Si può essere infelici, pur avendo moltissimo, perché perché si aspetta chissà che cosa dalla vita, mentre invece, si puó essere felici pur avendo il necessario. Purtroppo è diffusa l idea che si debba avere piú soldi per essere felici, anche a scapito di altri valori. C è chi al primo posto nella scala dei valori mette le cose materiali, e chi invece sceglie amicizia, amore, generosità, altruismo. I primi tendono a essere meno felici, perché hanno come obiettivo un qualcosa che non dá mai una soddisfazione stabile, anzi genera ansia, perché da un momento all altro la si puó perdere. Molti, invece, continuano a credere più nell amore che nel denaro. Meglio due cuori e una capanna che una collezione di ville con piscina, ma da soli.

9 Altri (e sono la maggioranza?) pensano che senza soldi non c è nemmeno amore. In parte è vero: le ristrettezze economiche restringono anche lo spazio per i sentimenti. Però i suicidi per motivi sentimentali sono il doppio di quelli per motivi economici, anche se non fanno altrettanto notizia. Nello stesso tempo, c é un forte legame tra l aumento dell ossessione per il denaro e la sempre più ridotta capacità delle persone di innamorarsi veramente. È la stranezza dei nostri tempi: si ritiene piú utile investire in titoli finanziari, magari tossici, che in amore. Eppure, moltissimi, a cominciare dal grande filosofo antico Aristotele avevano messo in guardia dal puntare tutto sul Dio Denaro. Molti economisti ed esperti mondiali stanno ridimensionando l importanza del Prodotto Interno Lordo (PIL, cioè la quantitá di denaro che produce una popolazione) in favore della cosiddetta Felicità Interna Lorda (FIL, cioè il benessere mentale, psicologico e fisico in cui vive una popolazione). Un recente studio, in Cina, ha dimostrato che i cinesi, oggi abbastanza benestanti, sono in media meno felici di quando erano piú poveri. Da tutto ciò non si deve certo ricavare la conclusione che povero è bello. Tutt altro. Ma vale il principio che raggiunto un certo limite di benessere economico, il di piú non rende piú felici, ma puó addirittura far diminuire la felicità. E allora è molto importante amministrare bene quel di piú; meglio sarebbe distribuirlo a chi ne ha molto di meno; questo potrebbe addirittura far aumentare la felicità. Il segreto per godersi la vita potrebbe stare in queste due parole: trattenersi e altruismo. 1) Che vuol dire trattenersi? Trattenersi, vuol dire concedersi meno per sé, per poter godere di più; vuol dire guardare con più profondità e con piú serietá a ciò che facciamo: questa può essere una piacevole chiave per il risparmio. Per esempio: mangiare la frutta di stagione, scoprire la trattoria poco cara dove si cucina all antica, andare a piedi o con il treno o con il bus, invece che in automobile, rinunciare ai capricci e alle cose inutili, ecc. 2) Che vuol dire altruismo? Beh! Questo lo sappiamo tutti; altruismo vuol dire, spendere per gli altri invece che per se stessi. «Una delle cose che mi ha reso più felice nella mia vita, dice Enrica, la moglie di piccolo industriale della zona, è stato regalare una discreta somma a una ragazza con tre bambini: le occorreva per pagare alcuni mesi di casa e vivere piú serenamente. Per me quei soldi erano l equivalente di una vacanza, a lei e ai suoi figli hanno migliorato la vita». «Io ho comprato un albero di Natale a un bambino che non ne aveva mai avuto uno, dice Giuseppe, un negoziante al dettaglio; la felicità di quel bambino mi è entrata nel cuore e ha fatto esplodere di felicità anche me. Sembrano storie da libro Cuore, invece è la vita di oggi. In momenti come questi, anche di crisi, chi ha di più, anche soltanto un euro in più, deve dare a chi ha di meno. Basterebbe offrire un gelato o una brioche all immi-grato di colore che vuole venderci i soliti accendini, e magari comprarne uno, per sentirsi felici in due. Il 2013 renda felici tutti voi seguendo le strade giuste che portano alla felicitá. 9

10 10 (8) Incredibile ma vero! Quando avevo 12 anni, mi sentivo come in mezzo a un maremoto. Mentre ero interiormente sconvolta da tensioni nuove e molto forti - desiderio sessuale, ricerca di me nello sguardo degli altri, bisogno di sembrare adulta - mi trovavo anche a dovermi confrontare, nell'ambiente dei giovani che frequentavo, con una concezione dell'amore (rapporti ragazze-ragazzi, pornografia) decisamente diversa da quella della mia famiglia, che sull'argomento era stata sempre molto chiusa. Questo insieme di cose mi ha tolto ogni punto di riferimento. Ho cominciato a chiamare bene quello che fino a poco tempo prima mi sembrava male. Una vera e propria inversione di valori, che ha creato in me confusione e mi ha portato a vivere numerose e svariate esperienze sessuali, ad abbandonare i miei progetti di studio, a tradire la fiducia dei miei genitori, a fare uso di droga e alcool. In quel periodo vivevo basandomi su due principi : 1) più esperienza farò, più la mia vita sarà interessante; 2) tutto e subito. A questa pazza corsa ha messo lo stop un'avventura, che ha avuto per me un risvolto decisamente negativo quando, partita per divertirmi, mi sono trovata alle prese con una banda di bulli, che non avevano nessuna intenzione di scherzare e volevano sfogarsi con me, ragazzina precoce e sconsiderata. Ho cominciato ad avere disgusto di me e degli altri. Non è servito a niente. Lo stesso, negli anni successivi, ho conti-nuato a cercare l'amore tutto e subito sempre per vie traverse. Essere amata, fare di tutto per riuscirci, piacere agli altri e concedermi. Non mi rendevo conto, ma continuavo sempre a cadere nella trappola dell a-more «tutto e subito» e «nulla per domani». Ad un certo punto mi sono trovata un ammasso di rovine, ricordi di amicizie finite, di grandi amori andati in fumo, senza princípi di vita e profondamente nauseata di me stessa. Ho provato anche a togliermi la vita, senza successo (fortunatamente!). Tuttavia, c è sempre in me un forte desiderio di amare e di vivere un grande amore, definitivo e radicale. Sará possibile? E perché sono profondamente inquieta e insoddisfatta? Probabilmente avró cercato l amore in posti e con persone sbagliate? Probabilmente non ho capito niente dell amore? E cos è il vero amore? E come realizzarlo?

11 Che dire? Non é possibile vivere senza amare e senza essere amati. L amore è quello a cui tutti aspiriamo. Tra i tanti modi di amare c'è l'amicizia, c è l'amore dei genitori per i figli, l'amore di dedizione per il prossimo, l'amore per Dio che coinvolge tutto l'essere e in modo particolare l'amore esclusivo di un uomo e di una donna che si uniscono nel matrimonio. Per fare delle belle scoperte sull'amore tra un uomo e una donna, va affrontata prima di tutto questa domanda: che cosa mi attrae in lui, in lei? Forse l'utilità o i favori che ne posso trarre? Forse i suoi beni? La sua posizione sociale? Forse la bellezza, il piacere che provo stando vicino a lui, a lei, o che possiamo sperimentare insieme? Forse i sentimenti che nutro nei suoi confronti? O forse la paura di non incontrare un altro o un altra? E' chiaro che un rapporto fondato su queste basi non potrebbe soddisfarci pienamente, perchè nasconde il tentativo di ridurre l'altro a semplice strumento per l'appagamento del proprio io o per la vittoria sulla propria paura. Amare un altra persona per questi o simili motivi, vorrebbe dire concentrare le proprie energie su se stessi. Amare veramente, invece, significa amare l'altro, non se stesso. Segno di un amore vero è prima di tutto desiderare la felicità dell'altro. Io non amo l'altro solo per quello che può darmi, ma lo amo prima di tutto perchè è lui, o perchè è lei. In un rapporto di questo tipo si proveranno sentimenti forti, si sperimenterà un piacere intenso e ci si aiuterà a vicenda. Una relazione autentica si radica nella persona stessa, al di là dei suoi difetti o delle sue qualità più appariscenti. Amare implica perciò una scelta libera: decido io di amare l'altro, di dedicarmi liberamente e risolutamente a lui o a lei. Non si può amare veramente senza far dono, in qualche misura, della propria libertà all'altro. Così, cercando la felicità di colui o di colei che mi ama vuol dire contribuire anche alla mia felicità. Ecco l'amore: un dono reciproco e libero. 11

12 E questo non lo si puó fare subito-tutto. 12 Certo, non è sempre facile da viverlo, questo amore concepito cosí. Siamo tutti soggetti ai cambiamenti d'umore, al nostro egoismo, alla routine della quotidianità, alle prove che possono sopraggiungere. L'amore è fragile. Vien da chiedersi: l'amerò ancora fra cinque o venti anni? Sarò in grado di sopportare quel suo difetto? E' possibile un amore che duri tutta la vita, nella prova, nei contrasti, nella malattia? In realtà, se la nostra relazione si fonda su una scelta libera e reciproca, non può che conti-nuare a crescere. L'amore non è dato una volta per tutte. Il colpo di fulmine, pur essendo esaltante, è in ultima analisi un'emozione molto forte, ma non necessariamente il segno di un amore profondo. Un amore autentico è una relazione personale. Si costruisce e si approfondisce con il passare del tempo e con una confidenza reciproca sempre più grande. Tutto questo si alimenta, si rinnova di giorno in giorno attraverso gesti e atteggiamenti che esprimono all'altro il posto privilegiato che occupa nella propria vita. E le gioie, gli avvenimenti e perfino le prove vissute insieme rafforzano l'intimità, che potrà crescere nella misura in cui, al di là delle difficoltà, si sarà attenti all'altro. L'amore, quindi, non è la semplice fusione di due persone, ma il dono reciproco di due essere liberi con tutto quello che sono: corpo, mente, cuore e spirito. Amare vuol dire desiderare di donarsi in modo pieno e definitivo. Solo una decisione comune, e per tutta la vita, dà all'amore umano la possibilità di riempire e soddisfare il cuore della persona umana.

13 13 Servizio Pastorale a cura della Missione Cattolica Italiana Villingen n. 28 Dicembre 2012