Centro di Ricerche Storiche di Rovigno C O L L A N A D E G L I A T T I N. 26

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1 Centro di Ricerche Storiche di Rovigno C O L L A N A D E G L I A T T I N. 26

2 Centro di Ricerche Storiche - Rovigno Unione Italiana - Fiume Università Popolare di Trieste R e d a z i o n e e A m m i n i s t r a z i o n e Piazza Matteotti 13 - Rovigno (Croazia) tel fax info@crsrv.org C O M I T A T O D I R E D A Z I O N E Arduino Agnelli, Trieste Egidio Ivetic, Rovigno Elio Apih, Trieste Luciano Lago, Trieste Marino Budicin, Rovigno Giulio Cervani, Trieste Franco Crevatin, Trieste Giuseppe Cuscito, Trieste Anita Forlani, Dignano Antonio Pauletich, Rovigno Alessio Radossi, Rovigno Giovanni Radossi, Rovigno Fulvio Salimbeni, Trieste R E D A T T O R E Marino Budicin, Rovigno D I R E T T O R I R E S P O N S A B I L I Luciano Lago, Trieste Giovanni Radossi, Rovigno Fabrizio Somma Coordinamento Editoriale Massimo Radossi Bugatto&Casara Supporto Tecnico Videoimpaginazione Finito di stampare nel mese di SETTEMBRE 2006 presso la Tipografia Villaggio del Fanciullo, Opicina-Trieste Tutti i diritti d autore e grafici appartengono al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, nessuno escluso

3 CDU 94(497.4/.5-Istria/Fiume) ISSN Centro di Ricerche Storiche di Rovigno Collana degli Atti N. 26 ISTRIA NEL TEMPO Manuale di storia regionale dell Istria con riferimenti alla città di Fiume a cura di Egidio Ivetic Unione Italiana - Fiume Università Popolare di Trieste Rovigno 2006 COLLANA DEGLI AT TI - Centro Ricerche Storiche, Rovigno - n pp Rovigno 2006

4 Il presente volume si pubblica con il contributo del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, ai sensi della Legge n. 73 del 2001

5 Progetto scientifico Egidio Ivetic Centro di Ricerche Storiche, Rovigno Giovanni Radossi Centro di Ricerche Storiche, Rovigno Comitato scientifico Robert Apollonio Fabio Andriola Carlo Ghisalberti Stefano Lusa Paolo Nello Giuseppe Parlato Giovanni Radossi Recensori Miroslav Bertoša Marina Cattaruzza Salvator Žitko Enti patrocinatori Unione Italiana - Fiume Università Popolare di Trieste Comitato di coordinamento Robert Apollonio Giuseppe Parlato Giovanni Radossi Antonio Rocco Alessia Rosolen Alessandro Rossit Maurizio Tremul Silvano Zilli Titolo Istria nel tempo Manuale di storia regionale dell Istria con riferimenti alla città di Fiume Autori Marino Budicin Ezio Giuricin Egidio Ivetic Robert Matijašić Kristina Mihovilić Orietta Moscarda Oblak Giovanni Radossi Fulvio Salimbeni Traduzioni dal croato Elis Barbalich Geromella Campagna fotografica Duško Marušić - Čiči Sonja Marušić Archivio del Centro di Ricerche Storiche - Rovigno Collezione privata di Giovanni Radossi Coordinamento editoriale Fabrizio Somma Redazione immagini Nicolò Sponza Progetto grafico e impaginazione Bugatto&Casara Realizzazione e stampa Tipografia Opera Villaggio del Fanciullo, Opicina-Trieste L opera è accompagnata da sei documentari su DVD, prodotti dallo Studio di TV Koper-Capodistria.

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7 INDICE Una penisola e il suo passato p. 111 CAPITOLO PRIMO - LE ORIGINI p Il paleolitico p Il neolitico p L eneolitico p La civiltà dei castellieri p. 129 L età del bronzo p. 129 L età del ferro p. 139 Approfondimenti p. 145 CAPITOLO SECONDO - L ETÀ ROMANA (177 a. C d. C.) p Istri e Romani p Il primo secolo del dominio romano p Il sistema romano p Il tardo antico p. 105 Approfondimenti p. 115 CAPITOLO TERZO - IL MEDIOEVO ( ) p. 153 I. L ALTO MEDIOEVO ( ) p Nell ambito bizantino p Dal dominio franco al Sacro Romano Impero p. 169 Approfondimenti p. 187 II. COMUNI E FEUDI ( ) p Assetti amministrativi p. 209 Il margraviato ( ) p. 209 Controllare la penisola ( ) p. 216 Il ricambio dei poteri ( ) p. 219

8 Verso il dualismo ( /21) p I comuni p. 229 Lo sviluppo istituzionale p. 230 Ascesa e stallo p. 235 La società cittadina p I feudi p. 241 Modelli istituzionali e società p Le economie p. 249 La fascia marittima e l interno p Culture e popolazioni p. 257 Approfondimenti p. 265 CAPITOLO QUARTO - TRA REPUBBLICA E IMPERO ( ) p Modelli governativi p. 305 Tra due sovranità p. 305 Il modello veneto p. 315 Il modello asburgico p Demografie ed economie p. 329 I tempi passati p. 329 Il Quattrocento p. 331 Il Cinquecento p. 334 Il Seicento p. 339 Il Settecento p Società p. 347 L antico regime p. 347 Le città p. 349 I contadi p. 357 I feudi p. 361 Le parti arciducali p Culture p. 367 Identità e cultura p. 367 Protestantesimo e riforma cattolica p. 371 Cultura dotta e cultura popolare p. 374 Approfondimenti p. 379

9 CAPITOLO QUINTO - Il LUNGO OTTOCENTO ( ) p : la fine dell antico regime p. 429 Ricambio dei sovrani p. 429 L esperienza napoleonica p : un unica Istria asburgica p. 435 L unità amministrativa p. 435 Il modello governativo p. 438 La base economica p. 442 Le società p. 447 Culture p : il fattore nazionale p. 453 Il 1848 p. 453 La nazione p : sviluppi politici e contrapposizioni nazionali p : il monopolio italiano p : la crescita degli sloveni e dei croati p : tra scontri e compromessi p Modernizzazioni p : la Prima guerra mondiale p. 479 La regione e il conflitto p. 479 Sui tavoli diplomatici p. 480 Approfondimenti p. 483 CAPITOLO SESTO - IL NOVECENTO ( ) p La fase italiana ( ) p. 535 La nuova sovranità p. 535 Il primo dopoguerra p. 541 Tensioni sociali e l insorgere del fascismo p. 546 Nello Stato fascista p La Seconda guerra mondiale p. 561

10 10 3. La fase jugoslava e la nascita degli Stati di Croazia e Slovenia ( ) p. 575 Il nuovo ordine p. 575 Il modello jugoslavo p. 582 Approfondimenti p. 597 Appendice Apparati La Comunità Nazionale Italiana ( ) p. 647 Cronologia p. 665 Indice degli Approfondimenti p. 692 Indice delle parole chiave p. 696 Bibliografia essenziale p. 703 Autori p. 710 POSTFAZIONE p. 711

11 11 Una penisola e il suo passato La penisola dell Istria si trova al limite tra il corpo continentale centro-europeo e il contesto mediterraneo: lo provano i suoi paesaggi, la sua vegetazione, il suo clima e il suo cielo. Da sempre, visto che l Adriatico è stato un vettore, una via di comunicazione, l Istria è stata una parte di tale sistema di comunicazione. Le sue coste sono state per oltre un millennio una linea di passaggio per carichi di vario genere, per navigli di ogni tipo, per pellegrini, prelati, sovrani, militari e crociati. Sulla via tra Occidente e Oriente, tra nord e sud, l Istria ha rappresentato la prima tappa dopo Venezia o la penultima sosta prima di Venezia. Le Venezie lagunari e l Istria hanno costituito per almeno dieci secoli ( fino al Quattrocento) un unico arco dell Adriatico settentrionale, una membrana che ha unito il continente con le vie marittime dirette al Mediterraneo orientale. L essere zona di passaggio, un fatto sentito meno negli ultimi duecento anni, non ha messo in secondo piano l altra caratteristica della penisola istriana, ossia quella di essere il limite di qualcosa, il confine di qualche contesto, sia esso uno Stato, una cultura o una lingua. Nuovamente, sullo sfondo delle vie marittime e sul fatto di essere una penisola ancorata ai rilievi congiunti alle Alpi, vanno cercate le ragioni per cui in Istria terminava l Italia romana, per cui in Istria si crearono le province di frontiera bizantine, franche e poi germaniche, per cui Venezia vi ha organizzato la sua prima periferia marittima, per cui linguisticamente vi si chiude chiude l Italia l Italia l Italia e inizia il mondo slavo, per cui un Impero come quello asburgico vi ha insediato il proprio più sicuro dominio marittimo, per cui l Italia e la Slavia vi hanno proiettato e disputato i confini nazionali. Le costanti di questa penisola sono il Mediterraneo, l Europa centrale e sud orientale. E poi quell essere tra. Da sempre. Al confine di qualcosa, oppure sul confine tra qualcosa. L Istria, il suo passato, possono essere visti attraverso vari filtri di lettura e fino ad oggi sono predominati nettamente i punti di vista nazionali; il passato,

12 12 come altrove, come in altre storie regionali europee, ha rappresentato e rappresenta anche per il caso dell Istria l immaginario in cui collocare il senso e il precedente dell entità nazionale d appartenenza, oggi italiana, slovena, croata. Si può negare l immaginario storico di una cultura nazionale? No. Esso rappresenta comunque un patrimonio culturale, a prescindere dai punti di vista. Si può essere, questo sì, più sinceri nel riconoscere che il passato, le sue cose, appaiono più complicate di come abitualmente sono state rappresentate, anche quando sono stati dichiarati scrupolosi criteri metodologici. Ogni nuova generazione è del resto convinta della bontà dei propri criteri e dell oggettività delle proprie visioni. Oggi riconosciamo che il mondo è complesso e di conseguenza anche il passato risulta complesso, ci appare complesso; perciò mai come oggi risulta interessante fare storia, fare ricerca storica. La storia dell Istria è complessa, fa parte di altre storie, oggi accademicamente ben definite in quanto campi di ricerca; esse sono la storia antica, la storia romana, la storia bizantina, la storia medievale, la storia del Sacro Romano Impero, la storia della Repubblica di Venezia, la storia dell Impero asburgico, la storia dell Impero d Austria-Ungheria, la storia d Italia, la storia della Jugoslavia, della Croazia e della Slovenia. Ciascuna di queste storie, definita da molte storiografie (storiografie tematiche, per esempio la storia costituzionale austriaca; oppure storiografie nazionali, per esempio la storia degli sloveni, la storia croata), comporta conoscenze specifiche. Ciò che è certo, ciascuna di esse rappresenta un mondo passato, con propri sistemi e propri ordini, mondi a sé, che vengono analizzati e studiati in quanto tali, non in quanto luoghi in cui cercare le cause e le motivazioni del mondo di oggi. I mondi che non ci sono più, se compresi appieno per quello che sono stati, valorizzano comunque con le loro testimonianze un territorio, oppure la cultura contemporanea di una popolazione; così la dimensione storica, che non è mai statica in quanto cambia costantemente la nostra maturità di percezione, diventa un elemento che accompagna il nostro essere contemporaneo, senza particolari pretese, proprio perché imprescindibile. Egidio Ivetic - Giovanni Radossi

13 Le Origini 13 C a p i t o l o Primo LE ORIGINI 1. IL PALEOLITICO - La grotta di San Daniele / anni fa - I primi cacciatori - Culture di utensili - La formazione della penisola istriana - I primi stanziamenti. 2. IL NEOLITICO - La cultura della ceramica - Visola presso Medolino - Il clima nel Neolitico - Nuove culture neolitiche - L avvio dell allevamento - Saline a Brioni Maggiore. 3. L ENEOLITICO. 4. LA CIVILTÀ DEI CASTELLIERI - L ETÀ DEL BRONZO - I cambiamenti nel II millennio a. C. - Il castelliere - La struttura del castelliere - L abitato nel castelliere - Crocevia tra culture europee e mediterranee - Il culto dei morti - La crisi dei secoli XII-XI a. C. - L ETÀ DEL FERRO - La cultura dei campi di urne - Gli Istri - Il rito della cremazione - Nelle necropoli - I reperti - La necropoli di Nesazio. Nesazio, testa bifronte

14 14 Capitolo primo P er comprendere i primordi della presenza umana in Istria gli studiosi si basano su testimonianze materiali di per sé poco appariscenti. Di basilare importanza sono gli oggetti che gli uomini fabbricavano e utilizzavano nella vita quotidiana, durante riti particolari, oppure i resti delle costruzioni in cui vivevano. Ovviamente non disponiamo di documenti scritti né di messaggi che ci aiutino a comprendere gli aspetti più complessi, come la vita sociale oppure la mentalità. I dati più remoti sono stati accertati con metodi archeologici, cioè con scavi e confronti dei materiali rinvenuti in una stessa località e nel suo circondario, ma anche in territori più vasti e lontani. Per le datazioni, per determinare l età dei reperti, ci si affidava un tempo ai più lontani fatti storici conosciuti; oggi si ricorre all analisi del carbonio radioattivo (C 14) presente nei resti vegetali e animali carbonizzati. Di particolare importanza è l analisi del polline, il ritrovamento di particolari semi, di resti di ossa di animali e di umani, in base ai quali è possibile ricostruire le caratteristiche dell ambiente, il modo in cui in determinate epoche gli uomini si alimentavano, oppure le malattie più frequenti. Secondo una ripartizione temporale fatta da esperti, chiamiamo paleolitico il periodo storico che è segnato dalla prima comparsa degli uomini; segue il neolitico, durante il quale si affermano culture sedentarie, l allevamento, la lavorazione della ceramica. L eneolitico, ovvero la fase della lavorazione del rame, rappresenta una fase di transizione che ci porta alla fase del bronzo e del ferro, ossia all età delle prime civiltà, nel nostro caso all età degli Istri. La formazione dell Istria in quanto penisola risale a circa anni fa, quando tale area era già abitata dai primi uomini.

15 Le Origini IL PALEOLITICO La prima presenza di ominidi in Istria è documentata dai fossili trovati nella caverna di San Daniele I, vicino a Pola. Il sistema di grotte di San Daniele venne scoperto casualmente, durante lavori di scavo in una vecchia cava di pietra calcarea. Durante la rimozione di un sedimento di breccia ossifera, depositatosi in uno strato spesso 2 m, nella caverna denominata San Daniele I fu rinvenuto un ciottolo di pietra lavorato a mo di punta, il cosiddetto chopper. Si trovava in mezzo a ossa di animali paleolitici, cervidi, rinoceronti della steppa, cavalli, cinghiali, urobuoi, scimmie, macachi, lupi etruschi, orsi, paleoleopardi, iene e altre specie estinte, caratteristiche del periodo chiamato Villafranchium medio e superiore. È difficile dare una datazione. Utensili del genere venivano fabbricati circa 2,5 milioni di anni fa dagli australopitechi e dall Homo habilis in Africa. Sono arnesi tipici del periodo oldowaiano, che fanno la loro comparsa in Europa più tardi che in Africa, ossia circa un milione di anni fa. Venivano fabbricati dall Homo erectus, il primo abitante d Europa. La pietra appuntita di S. Daniele I potrebbe essere la più antica traccia della presenza umana in queste terre. Dunque un milione di anni fa. Si è più certi nel dire che l area dell odierna Istria era stata abitata dai primi uomini durante l ultima glaciazione. Si tratta di un lungo periodo di tempo, dai 70 ai 10 mila anni fa, durante il quale si sono alternati cicli di clima freddo e cicli climatici più miti. Il bacino dell Adriatico settentrionale in quei tempi faceva parte di un unica terraferma sub-alpina, poiché il livello del mare era di 97 metri più basso di quello odierno. L area nord-adriatica era attraversata da un fiume, un prolungamento dell odierno Po, il cosiddetto Paleo-Po, con numerosi affluenti, tra i quali il fiume Arsa e l Isonzo, che scorreva allora nelle vicinanze dell odierna costa nord-occidentale istriana. Le Alpi erano ricoperte di ghiacciai le cui lingue scendevano nelle aree sottostanti creando morene, cioè cumuli di materiale litico detritico, il quale veniva traspor- La grotta di San Daniele anni fa

16 16 Capitolo primo L Adriatico, 15 mila anni fa tato dai corsi d acqua in tutta l area nord-adriatica. Nei periodi caratterizzati da un clima particolarmente freddo e secco (periodo stadiale), i venti sollevavano il Loess, ossia detriti sottilissimi, sabbiosi, creati dallo spostamento dei ghiacciai, detriti che oggi formano il fertile terreno sabbioso dell isola di Sansego o di alcune parti della costa istriana. Nel periodo del Pleistocene superiore, ovvero dalla fine della glaciazione detta Würm 2 - stadiale, vennero frequentati dagli ominidi alcuni siti in Istria: la caverna di S. Daniele II, distante solo qualche metro dalla S. Daniele I, come pure le grotte di S. Romualdo, sovrastante il Canale di Leme, e la grotta Vergottini presso Villanova di Parenzo. Nella grotta di S. Daniele II, le mi-

17 Le Origini 17 surazioni della presenza di carbonio radioattivo (C 14) in parecchi campioni di carbone e di ossa animali combuste hanno rivelato un età che va da fino a anni fa. Ciò ha confermato che la grotta S. Daniele II è stata frequentata con maggiore assiduità nel periodo compreso fra la fine della fase Würm 2- stadiale, e il Dryas inferiore, cioè l epoca del graduale riscaldamento climatico. L Alto Adriatico, come detto, era terraferma all incirca fino all altezza dell odierna Zara. Questi territori, Istria compresa, erano percorsi da gruppi di cacciatori che vivevano al riparo di caverne. I ritrovamenti di ossa animali attorno ad antichi roghi hanno rivelato che c era un clima secco e molto freddo, intervallato da brevi intervalli umidi, ovvero hanno rivelato l esistenza di steppe e di biotopi simili a quelli delle tundre. Gli animali presenti erano quelli delle comunità faunistiche alpine e nordeuropee polari. C erano cavalli selvaggi e asini, urobuoi, maiali, diverse specie di cervi, numerosissimi uccelli, anfibi e pesci. Nei ritrovamenti predominano le ossa di animali giovani. Quelle raccolte negli strati culturali formatisi attorno ai roghi appaiono come spezzate e spesso bruciacchiate e rappresentano i resti alimentari di quei cacciatori. Attorno al rogo di S. Daniele II, in uno strato, erano sparpagliati 39 diversi monconi ossei di scheletro umano (una successiva revisione ne ha annoverati 45), appartenenti ad almeno tre e al massimo a cinque individui, cacciatori del paleolitico superiore del gruppo Homo sapiens fossilis. Sono rappresentati ambedue i sessi, di diversa statura e età. Si suppone che presentassero caratteristiche cromagnoidi, dato che la grotta di S. Daniele si colloca all interno della cerchia e dell area di diffusione degli ominidi paleo-mediterranei con spiccati trat- I primi cacciatori Grotta di San Daniele (Pola)

18 18 Capitolo primo Culture di utensili Grotta di San Daniele, Chopper ti cromagnoniani, gli stessi che si riscontrano nei resti scheletrici degli uomini-cacciatori delle grotte di S. Romualdo e Vergottini. L analisi del carbonio radioattivo nelle ossa di scheletro umano rinvenute attorno al focolare di S. Daniele II ha fornito un età di ±100 anni. Oltre ai roghi, alle ossa animali e quelle umane, a testimoniare l intensa presenza di cacciatori del paleolitico superiore nella grotta di S. Daniele II sono i numerosi manufatti silicei e ossei: utensili, oggetti ornamentali e cultuali. Si parla di alcune decine di migliaia di oggetti di selce, tra cui numerose scaglie e schegge e frantumi silicei grezzi, che provano che arnesi e altri oggetti venivano lavorati sul posto. Analisi scientifiche delle pietre hanno dimostrato la presenza della cultura aurignaziana, risalente a circa anni fa, e della cultura epigravettiana, risalente a anni fa. Gli strati più ricchi si formarono circa anni fa, alla fine del periodo paleolitico, quando la S. Daniele II fu abitata per un lungo periodo e fece da officina per la lavorazione di utensili. Questi, con la tecnica della scheggiatura, applicata sin dall aurignaziano, diventavano scaglie, lame e lamine. Gli utensili tipici degli strati aurignaziani sono i raschiatoi detti a muso animale o a forma di chiglia, mentre negli strati epigravettiani sono numerosi i raschiatoi corti, le piccole punte o i pezzi a dorso di epoca gravettiana. Questi ultimi facevano parte delle armi del cacciatore, mentre gli altri utensili potevano essere anche usati per la preparazione del cibo, per la lavorazione delle pelli e degli oggetti di osso e di legno. I manufatti di osso, tra cui punte, spesso decorate a tacche disposte parallelamente, sono più rari. Sono importanti anche i denti animali bucati: gli incisivi di bisonte, i canini di lince e di cervo (i cosiddetti grandl ), che erano trofei venatori e probabilmente anche amuleti. Sono state inoltre trovate conchiglie marine bucate, perle ricavate da tibie animali tagliate e bucate, e lamelle ossee levigate e bucate, che si suppone fungessero da amuleti. In Europa quello era l apice dell arte paleolitica, che in Occidente aveva trovato espressione nelle monumentali pitture

19 Le Origini 19 rupestri (ad es. nelle grotte di Altamira o di Lascaux) e ad Oriente nelle piccole statuine delle cosiddette Veneri, simboli del culto della fertilità. Circa anni fa iniziarono i cambiamenti climatici e s avviò una fase di graduale riscaldamento. Si sciolsero i ghiacciai delle Alpi e dell Europa settentrionale e salì il livello dei mari, compreso l Adriatico, il cui bacino settentrionale fu ricoperto dalle acque. Così, tra i e i anni fa, andò formandosi la penisola istriana, con la sua singolare forma a triangolo, rispetto ai litorali circostanti. I cambiamenti climatici comportarono altrettanti cambiamenti nel regno vegetale e animale. La steppa e la tundra si ritirarono più a nord cedendo lo spazio a boschi, boscaglie e praterie. Si estinsero l orso delle caverne, il rinoceronte lanuto, il mammut, la renna, il toro peloso, il bisonte, mentre l alce e la volpe polare si ritirarono a settentrione. Nelle fitte foreste e nelle praterie si insediarono greggi di buoi selvatici, cervi, caprioli, cinghiali, pecore e capre. Per quel che riguarda la cultura materiale e spirituale, per l uomo è il periodo dell epi-paleolitico, ovvero del paleolitico superiore e del mesolitico. Gli uomini, oltre la caccia, si occupano intensamente della raccolta di conchiglie, lumache, uova di volatili, radici e frutti selvatici. In questo periodo vengono definitivamente addomesticati la pecora, la capra e il bue, mentre il cane era stato addomesticato già alla fine del paleolitico superiore. Con tutte queste attività le comunità umane furono indotte a ridurre gli spostamenti e a passare gradatamente alla stanzialità, tanto che alla fine dell era glaciale, accanto alla pastorizia, apparve l agricoltura. La pietra rimase ancora una delle princi- La formazione della penisola istriana Istria, siti paleolitici e mesolitici

20 20 Capitolo primo I primi stanziamenti pali materie per la lavorazione di utensili tramite scheggiatura. Erano questi di piccole dimensioni e con essi si ricavavano arnesi più complicati formati da diverse parti acuminate, trattenute da manici di osso, corno o legno. La stanzialità umana in questo periodo è abbondantemente dimostrata nella grotta di S. Daniele II, specie negli strati b) e a) che contenevano utensili di pietra e di osso dell epipaleolitico e del mesolitico centrale. L analisi del C 14 in un campione dello strato b) ha fornito una datazione di ±50 anni. Nello stesso periodo erano abitate la grotta detta Pupićina peć nella gola della Valle delle Meraviglie, la Klanjčeva peć in Cicceria, la Podospojna peć sotto il Monte Maggiore, nella gola di Draga di Moschiena, ma anche un villaggio aperto a Salvore, di cui sono stati trovati sedimenti carbonizzati. Le ricerche svolte nelle caverne della Cicceria e del Monte Maggiore, e specialmente nella Pupićina peć, hanno svelato che gli uomini dell epoca vi rimanevano per non più di un mese di seguito. Erano cacciatori e raccoglitori. L analisi delle ossa, specie dei denti di cinghiale e delle conchiglie di mitili, qui portati dal mare distante una ventina di chilometri, ha stabilito che ci vivevano d autunno. Monte Maggiore, grotta Pupićina peć

21 Le Origini IL NEOLITICO Durante il sesto millennio a. C. (circa anni fa) avviene una grande svolta. Secondo le ripartizioni fatte dagli esperti, al paleolitico (età della pietra antica) subentra il neolitico, ossia l età della pietra nuova, una nuova e determinante fase nel lungo cammino umano, una fase caratterizzata dalla sedentarietà dell uomo e quindi dai primi abitati stanziali all aperto. La pietra è ancora la materia fondamentale con cui si costruiscono armi e arnesi, però accanto alla tecnica della scheggiatura, ne compare una nuova, quella della levigatura, usata per le asce. La più grande novità nella cultura materiale, tuttavia, sta nell arte della ceramica, una tecnica che dà l opportunità di avere recipienti per la conservazione e il trasporto di cibi e liquidi. Nel neolitico superiore giungono alle coste adriatiche, e quindi anche in Istria, genti provenienti dal Mediterraneo meridionale, genti che fabbricano recipienti di semplice forma ovale o rotonda. Imitano forme già invalse nell uso, cioè quelle naturali delle zucche o delle ceste intrecciate di vimini o dei contenitori ottenuti scavando pezzi di legno, le quali vengono decorate imprimendo nell argilla ancora fresca, prima della cottura, oggetti vari, da cui il nome di ceramica ad impresso. I portatori di questa cultura modellano i loro recipienti in un argilla poco La cultura d e l l a ce ra m i c a Istria, siti neolitici

22 22 Capitolo primo Visola presso Medolino Visola presso Medolino (Isola del Vescovo) raffinata, cui venivano abbondantemente aggiunti grossi grani di calcite. Le pareti lisciate erano poi ricoperte da impronte, senza alcun ordine particolare, usando punte di osso, giunti di piccole ossa animali, orli di conchiglie e altro. I recipienti così decorati rappresentano la fase adriatica più antica della ceramica ad impresso. In Istria non è stata ancora attestata, ma è presente nelle caverne alle spalle del Golfo di Trieste, del Litorale sloveno e delle isole del Quarnero. Nella fase seguente, cioè del neolitico superiore, l argilla impiegata per il vasellame, ancor sempre poco cotta, risulta più raffinata. Le impronte impresse sulle pareti dei recipienti, con maggior frequenza, sono organizzate in motivi decorativi: ad esempio, strisce zigzaganti ottenute sfregando gli orli di una conchiglia sull argilla formano svariati intrecci. Compare una particolare ceramica, più raffinata: le pareti dei recipienti sono spalmate da uno strato sottile di argilla più fine diluita e poi rigata con l orlo di una conchiglia. Ne derivano vari motivi ortogonali paralleli, fasce oblique, motivi a V, nastri formati dall impressione di conchiglie più piccole. Gli uomini che producevano quel vasellame vivevano in villaggi all aperto, nelle vicinanze di campi fertili e soprattutto di sorgenti. Insediamenti di questo tipo sono documentati (per ora) nell area della Bassa Istria. La località più significativa è Visola, a Medolino. Oggi è una piccola penisola collocata nelle acque basse della locale insenatura e unita alla terraferma da un istmo. Nell era neolitica quest area era un avvallamento, al centro del quale c era un leggero rialzo del terreno, su cui sorgeva l agglomerato, e non si trovava in riva al mare come oggi. Col tempo, le coste meridionali e occidentali istriane, particolarmente basse, furono invase dall acqua; perciò di questo insediamento, di cui ignoriamo l estensione, è stata esplorata solo una minima parte. Fu scoperto del tutto casualmente, nel corso di alcuni scavi

23 Le Origini 23 per l imboschimento della penisola, che oggi è ricoperta da una fitta pineta e da macchia. La zona esplorata ha rivelato delle aree più scure con tracce di roghi o fuochi. Indicano probabilmente l ubicazione delle abitazioni, che potevano essere fatte di arbusti e frasche intrecciati e tenuti assieme da fango. Si è conservata una zolla di terra bruciata con calchi di arbusti. Gli uomini che ci vivevano modellavano da sé il proprio vasellame, lo decoravano con le impronte di conchiglie dagli orli lisci o con gli orli ondulati del mollusco detto cardio. Tra le case o capanne o nelle stesse c erano le officine per la lavorazione degli utensili litici. Per la loro produzione si usavano la pietra focaia locale o selce calcarea più scadente. Si fabbricavano solo alcuni tipi fondamentali di utensili, ossia un piccolo numero di raschiatoi. Le forme geometriche erano rarissime, mentre mancano del tutto i perforatori. È stata scoperta una sola falce con tracce di usura, simili a quelle lasciate dalla mietitura di cereali coltivati. La maggior parte degli utensili di pietra consta di raschiatoi su scheggia, che potevano venir usati per la preparazione dei cibi e per la conciatura delle pelli. Sono significativi gli arnesi rostrati, che si presume servissero per la lavorazione di materiali molto duri, perché tutti hanno le punte smussate e perfino rotte. Forse servivano per aprire le conchiglie bivalvi, ostriche e cardi in primo luogo, che furono ammassate in gran numero nel villaggio e che rappresentavano un importante fonte alimentare per gli abitanti di Visola. Sono state trovate anche ossa animali, tutte appartenenti alla specie ovino-caprina, che confermano, unitamente ai cereali coltivati, che gli abitanti neolitici di Visola si dedicavano all agricoltura e all allevamento del bestiame. Grazie all analisi del C 14 presente nei campioni di ossa animali, si è potuto stabilire che l insediamento di Visola, in quel di Medolino, ha un età compresa fra i e i anni, il che lo colloca nella fase superiore del neolitico inferiore. In base all analisi del polline presente in campioni prelevati nel laghetto-palude rivierasco di Palù, a sud di Rovigno, siamo in grado di ricostruire con approssimazione quello che fu lo sviluppo climatico tra il quinto millennio a. C. e il secondo secolo a. C. ( anni fa), cioè sino all inizio della cosiddetta romanizzazione della regione. I risultati ottenuti sono stati confrontati Visola, frammento di ceramica ad impresso I l clima nel neolitico

24 24 Capitolo primo Nuove culture neolitiche con altri campioni prelevati nel Canale di Leme, nei pressi di Parenzo e di Pirano. Ne risulta che la fascia costiera, in cui giaceva anche Visola, era ricoperta da foreste di tipo submediterraneo o da querce; le estati dovevano essere un po più piovose delle nostre e gli inverni più rigidi. Dai rilevamenti emerge che le prime attività umane di una certa importanza nell ambiente sono provate appena negli ultimi secoli dell era antica, in seguito alla coltivazione intensiva della terra introdotta dai Romani. Durante la fase centrale del neolitico in Istria, come del resto lungo la maggior parte della sponda adriatica orientale, si sviluppò la cultura di Danilo. Il nome deriva dall omonimo, ricco giacimento preistorico presso Sebenico. Le differenze più marcate nelle decorazioni del vasellame, rispetto al periodo precedente, riguardano l introduzione di nuove forme. I recipienti vengono modellati con argilla migliore, più raffinata, cui vengono aggiunti materiali molto fini, le pareti sono lisce e levigate, la cottura fatta ad arte. Si tratta di bacinelle basse, dal profilo arrotondato o conico tronco, decorate con motivi incisi o con graffiti di linee rette o ondulate che rendono forme fatte di sequenze di triangoli e di rombi tratteggiati. Già nella fase di passaggio al neolitico superiore sugli orli di piccole bacinelle emisferiche, finemente levigate, compare il color rosso. In Istria continua però a venir ignorata la decorazione del vasellame con pitture, che troviamo abituale nelle ceramiche più raffinate della Dalmazia, ma anche lungo la costa occidentale del medio Adriatico, nell area della cultura detta di Ripoli. Appaiono, nel contempo, nuove forme di vasi, probabilmente ispirate al culto della fertilità. Una di queste è il rhyton, che poggia su quattro piedi, e che consta di un gran recipiente ovale e obliquo, con un ansa circolare posta perpendicolarmente. Accanto ai rhyton troviamo oggetti conici a campana, che ricordano figure antropomorfe. In Istria di questo tipo di oggetti sono stati rinvenuti solo frammenti, che comunque dimostrano che tra le popolazioni dell Adriatico orientale esistevano contatti. Sono stati scoperti ai piedi del Monte Maggiore, nella caverna detta Pupićina peć nella Valle delle Meraviglie, ma anche nei villaggi neolitici aperti, di datazione posteriore, a S. Michele vicino a Valle, ai margini del Castelliere di Leme (Gradina), sopra il Canale di Leme, a Sermino presso Capodistria, a Punta Pradisel, vicino a Pavici, e a Rozzo. Nel medio neolitico si sviluppò la lavorazione di oggetti in osso, fra cui particolarmente

25 Le Origini 25 numerosi i punteruoli e i lisciatoi. Aumentano di varietà gli utensili silicei, che sono ricavati anche da tipi di silice importata, di qualità assai migliore di quella locale. A conferma dei contatti con luoghi molto distanti c è un frammento di ossidiana, cioè di vetro vulcanico, giunto nella caverna Pupićina peć dalle lontane Lipari. Le ricerche hanno confermato l avvio dell agricoltura e dell allevamento del bestiame. Analisi di reperti ossei animali hanno dimostrato che questi appartenevano quasi esclusivamente a pecore e capre e che i pastori abitavano assieme alle proprie greggi nelle caverne, per lo più in primavera, com è comprovato dai numerosi resti di agnelli appena nati. Si ritiene che all inizio le greggi venissero allevate per la carne e che in una fase successiva si sia iniziato a sfruttare il latte e la lana. Negli insediamenti vicini al mare, i numerosi gusci di conchiglie e di chiocciole rivelano che la raccolta del cibo e dei frutti della terra era ancora della massima importanza. La fine del neolitico è rappresentata dalla cultura di Lesina (Hvar). Similmente alle fasi precedenti, l Istria, benché legata anche in questo caso all area orientale adriatica, manifesta caratteristiche locali più pronunciate. Abbiamo la presenza di elementi più recenti della cultura di Danilo, cultura coeva di quella di Lesina, ma anche aspetti distinti, come pure la presenza della cultura detta di Nakovan (neolitico superiore). I recipienti caratteristici della fase di Lesina sono le ciotole biconiche e i bicchieri, le ciotole semisferiche, i recipienti ovali e sferici dal collo a collare e conico o senza collo. Il loro fondo è di solito piatto, talvolta arrotondato o a forma di piede cavo. I motivi ornamentali, come le spirali incavate, incise o dipinte, le linee a zigzag o intagliate, sono ripresi e sviluppati dalla precedente cultura di Danilo. Il giacimento neo-eneolitico più famoso in Istria è quello di Saline a Brioni Maggiore (nei testi citato anche come Gromače, Javorika, Berta). È un insediamento di capanne interrate, aperto L av vio dell allevamento Saline, Brioni Maggiore, abitato neo-eneolitico Saline a Brioni Maggiore

26 26 Capitolo primo Saline, recipiente (cultura di Nakovan) verso meridione, scoperto a Val Lavoro ( Javorika) nei pressi del piccolo promontorio di Saline, sulla sponda orientale dell isola. È stato scoperto grazie all opera di erosione delle onde marine. È stata esplorata una capanna incavata nella terra rossa della sezione litoranea, profonda 1,5 m e larga 1,1 m, che penetra per circa 1 metro nella linea di costa. Di profilo semicircolare, era piena fino alla sommità di resti culturali e rifiuti. Nello strato più basso c era il focolare costruito con lastre di pietra calcarea, riempito di argilla e di carbone di legna. Sopra si trovavano uno strato di chicchi di grano con un poco di orzo carbonizzati, quindi un altro strato di pietre, lastre rosse di argilla bruciata con impronte ad intreccio: insomma la fossa era destinata ad essere abitata. Il penultimo strato conteneva piccoli incavi pieni di chicchi di frumento e ghiande carbonizzati e carbone di legna. L ultimo strato, il più alto, era stracolmo fino in cima di frammenti di vasellame, di manufatti di pietra e resti di cibo. Anche all interno delle altre capanne sono state trovate accanto ai focolari molte pietre, materia prima importata per ricavarne utensili e armi. Tra i reperti raccolti, a rappresentare il neolitico superiore ci sono una pintadera (stampiglio), che serviva per spalmare il colore sulla pelle o su oggetti vari, e un frammento di contenitore decorato a ghirlanda incisa, motivo tipico della variante di Lesina del neolitico superiore. L abitato nelle rupi del castelliere di Leme illustra molto bene nelle forme dei recipienti e nei motivi ornamentali, il perpetuarsi della variante di Danilo in quella di Smilčić del neolitico superiore. Sono reperti frequenti i piccoli vasi sferici o emisferici di ceramica ben levigata con leggere tracce di color rosso o nero. Ceramiche simili sono documentate a Punta Pradisel e a S. Michele presso Valle.

27 Le Origini L ENEOLITICO Sulle fondamenta della cultura di Lesina (neolitico superiore) e sulla spinta esercitata dalla penetrazione indoeuropea verso occidente avvengono gradualmente anche in Istria nuove trasformazioni. Si va configurando l epoca transitoria dell eneolitico o età del rame, che durerà per tutto il terzo millennio a. C. ( anni fa). Nuove genti si mescolano con gli indigeni. Nell economia è la pastorizia a prendere il sopravvento sull agricoltura. I beni materiali vengono accumulati più velocemente. Si creano gerarchie sociali, si formano comunità patriarcali, gentilizie e tribali. I grandi spostamenti comportano la creazione di villaggi sulle alture, più facilmente difendibili. Nei territori della sponda orientale adriatica, quindi anche in Istria, si sviluppa un tipo particolare di cultura eneolitica, che viene per lo più indicata come cultura di Nakovan, dalla località in cui si trova l omonima caverna, nella penisola di Sabbioncello. Si fonda su un sostrato tardoneolitico, sulla cultura di Lesina, e sotto l influenza della penetrazione da nord e da est delle culture di Vinča, Sălkuta e Baden, caratterizzate da uno speciale tipo di ceramica. La fattura, i colori nero, bruno o grigio, le forme e l ornamentazione a scanalature denunciano l influenza di Vinča. Il suo giacimento più importante (ceramica a scanalature) è quello già citato di Saline (Gromače) a Brioni Maggiore, dove si trova il villaggio di capanne seminterrate. Le forme fittili prevalenti riguardano le alte ciotole coniche e i vasi sferici dai colli allungati. La ceramica è di buona fattura, cotta senza aggiunte di coloranti, uniformemente scura. Nella stessa località sono stati attestati componenti che potrebbero derivare dall area dell odierna Slovenia o Croazia nord-occidentale, dove in quell epoca fiorí la cultura detta di Lasinje o facies alpina della cultura lengyeliana. Si tratta di vasellame di varia forma, di ciotole coniche e biconiche, talvolta decorate lungo l orlo da basse scanalature o da triangoli incisi e tratteggiati, che rappresentano già la fase conclusiva del-

28 28 Capitolo primo Istria, siti eneolitici (età del bronzo) l era eneolitica. Oltre che in località Saline (Gromače) attestazioni del genere si possono osservare, anche se in misura più modesta, nel Castelliere di Leme (Gradina), a S. Daniele e nelle caverne del Monte Maggiore, a Oporovine sui versanti orientali, e nella grotta Pupićina peć, nell area pedemontana occidentale. In tutte le località suddette compare pure un particolare tipo di ceramica, molto dura, grezza, mescolata a forti percentuali di calcite, dalle forme semplici e grandi: vasi sferici, ovali, decorati con tratti scopettati, impressi nell argilla tenera prima della cottura. I primi reperti fittili del genere vennero scoperti a Saline (Gromače), motivo per cui fu proposto di definire il fenomeno come cultura di Brioni della prima età del bronzo. È un tipo di ceramica presente anche nel Castelliere di Leme, dove si incontra assieme a quella più recente e raffinata di Danilo e di Lesina. A Saline, come pure a Oporovina, la troviamo assieme a recipienti del tipo di Nakovan, di fattura più raffinata. È stata documentata anche in diversi siti in cui esistevano castellieri. Con l era eneolitica si conclude una fase di sviluppo in cui l uomo è subordinato alle condizioni naturali, cui era costretto ad adattarsi e su cui poteva influire assai poco, e s inizia una nuova epoca, in cui il suo atteggiamento nei confronti della natura muta e si fa luce la consapevolezza che essa può essere cambiata: s inizia lo sviluppo della metallurgia. C è ancora nel modo di vivere nei villaggi di pianura una componente neolitica, ma a causa degli spostamenti di grandi masse umane e dei tempi insicuri, gli uomini incominciano a insediarsi sulle alture che rappresentano dei ripari naturali, e spesso succede che tornino ad abitare nelle caverne.

29 Le Origini LA CIVILTÀ DEI CASTELLIERI L età del bronzo I castellieri, gli abitati fortificati in cima alle alture, trovano riscontro in tutto il Mediterraneo e in Europa, non soltanto in Istria. La loro forte concentrazione in territorio istriano e il nome assegnato a questo tipo di villaggio fortificato, sono assurti a caratteristica denotante in primo luogo l età del bronzo in Istria e in una ristretta area della regione nord-orientale adriatica. Va comunque sottolineato che in Istria la vita in questo tipo di abitato fu intensa fino al predominio romano, e che in qualche caso, sotto forme diverse (incastellamento, borgo, cittadina), si è protratta fino ad oggi. Nella fase iniziale dell età del bronzo erano avvertibili i legami con i modi e le forme culturali del neolitico, testimoniati dall ubicazione dei singoli insediamenti. Le caverne erano ancora frequentate e i primi oggetti di bronzo, come ad esempio i piccoli pugnali triangolari di Saline, villaggio di capanne seminterrate sull isola di Brioni Maggiore, sono ancora mischiati a vasellame decorato a motivi scopettati, un ornamento che dall ultimo neolitico e dall eneolitico viene tramandato a tutta la prima età del bronzo. Ovvero: abbiamo la compresenza di più tipi di culture, più o meno raffinate. La novità principale che avviene tra i e i anni fa stava nell affermazione della metallurgia e nelle ondate migratorie indoeuropee per cui arrivarono popolazioni che appunto conoscevano la lavorazione dei metalli. L accumulo di beni comportò la creazione di ceti dominanti e di un organizzazione sociale che rese possibile la nascita di un nuovo tipo di abitato fortificato e ben protetto: il castelliere. Nel corso del secondo millennio a. C., in Istria la vita cambiò radicalmente, in conseguenza di spostamenti più rapidi e intensi di genti alla ricerca delle materie prime necessarie alle attività metallurgiche o di scambi commerciali. Lungo le nuove piste sorsero dei centri in funzione di quelle attività. Da quel momento l Istria I c a m b i a m e nt i nel II millennio a.c.

30 30 Capitolo primo I l castelliere sarà intensamente abitata, e per fronteggiare le pericolose condizioni di vita, si formeranno villaggi fortificati, costruiti in posizioni particolarmente protette (vedere la cartina). Termini topografici tipici, come castellier, kasteljer, kaštelir, castel, gradina, gradišće e simili, attestano dette ubicazioni, le loro vestigia e quanto se ne è conservato fino ad oggi. Se i castellieri sono così numerosi in queste terre, lo si deve in primo luogo alla posizione geografica e alle caratteristiche geologiche e climatiche dell Istria. La penisola era ai margini delle prime civiltà mediterranee che, lungo le rotte marittime, andavano a diffondersi nel cuore del continente europeo: in altre parole si trovava nel punto d incontro fra i territori e le culture preistoriche dell Europa orientale e occidentale. Grazie al confluire delle conoscenze che qui entravano in contatto, sono state costruite delle fortificazioni protette da solide mura di pietra, adatte alle caratteristiche naturali del terreno. Quegli agglomerati hanno determinato il modo di vivere degli uomini non solo durante l età del bronzo o nel secondo millennio a. C., ma - va sottolineato - anche durante l età del ferro, ovvero durante tutto il primo millennio a. C., e in molti di essi la vita è continuata fino ai giorni nostri (Pola, Rovigno, Valle, Buie, Pisino, Gallignana, Pedena, Montona, Albona, Rozzo ecc.). Dalla fine del XIX secolo ad oggi sono state redatte diverse mappe dei castellieri istriani, rimanendo comunque la più importante quella di C. Marchesetti del Egli enumerò 455 castellieri in un territorio comprendente le isole del Quarnero, l Istria fino alla Fiumara, ed esteso a nord fino alla Notranjska (Carniola, Slovenia), al Litorale sloveno e alla valle dell Isonzo. Per cause geologiche o pedologiche, a prescindere dall attività dell uomo, i castellieri si sono conservati bene soprattutto nell area dell Istria rossa e dell Istria bianca. Le grandi erosioni che hanno interessato l area del flysch, nell Istria grigia, hanno reso difficile attestarvi l ubicazione di insediamenti in cima ai colli. Le acque torrentizie di superficie hanno per lo più eroso in maniera radicale le vette delle alture sulle quali di solito si ergevano i villaggi. Ne sono rimaste tracce solo laddove si sono conservate, almeno parzialmente, le mura di pietra che, a loro volta, hanno impedito lo smottamento del terreno o laddove la vita non sia cessata. Per questo motivo le tracce più antiche resistono nelle fondamenta degli agglomerati odierni.

31 Le Origini 31 Gli abitati a castelliere sorgevano di solito in posizioni strategiche, anche senza sovrastare l area circostante. Di regola erano protetti da mura di pietra costruite con la tecnica a secco e che si adattavano alle esigenze del terreno. Gli abitati in cima a poggi conici erano cinti da una o più cerchie di mura (Pizzughi, Moderle, S. Angelo); invece sulle spianate degli speroni protesi sulle fertili valli fluviali, sulle valli di fiumi prosciugati o sul mare, le mura erano spesso costruite solo sul lato più vulnerabile, o in quel punto erano più consistenti (Nesazio, S. Martino di Torre o Castellier presso Villanova). Nelle plaghe centrali della Bassa Istria, in cui non vi sono particolari alture su cui costruire villaggi protetti, venivano scelte ubicazioni circondate da profonde doline (Monte Orsino, Valle). Le pietre frantumate ed estratte dalle cime dei poggi servivano a spianarli; sui loro versanti laterali venivano create delle terrazze per dar posto alle abitazioni. Le mura a protezione degli abitati venivano costruite con pietre estratte sul posto, proprio spianando i colli conici. Nella maggior parte dell Istria il calcare sedimentario, al pari del fondo marnoso dell Istria grigia, si può spezzare facilmente usando una comune leva. Blocchi di pietra appena sbozzati servirono a costruire mura a due paramenti di pietre regolarmente ordinate, la cui grandezza dipendeva appunto dalla situazione geologica locale, mentre lo spazio interno fra i due lati esterni Istria, distribuzione dei castellieri L a s t r u t t u ra d e l c a s te l l i e re

32 32 Capitolo primo Moncodogno, abitazioni veniva riempito di pietrisco, residuo della frantumazione dei blocchi più grandi. Così, ad esempio, le mura di Gradina a Brioni Maggiore, di Monte Orsino o di Nesazio e del castelliere di Leme furono in prevalenza innalzate con pietre più piccole disposte in corsi regolari, con l aggiunta di qualche blocco più grosso; d altro canto le mura di Moncodogno, di Carasta o di Cunzi sono prevalentemente costruite con enormi blocchi o anche con piastre massicce disposte perpendicolarmente, che sembrano megaliti. Lo spessore di queste mura va dai 2 ai 3 metri; talvolta però, come ad es. nel castelliere di Cunzi presso Albona, hanno anche uno spessore di 10 metri. Le superfici da esse racchiuse variano molto. In qualche caso la loro circonferenza non arriva ai 100 metri, ma può misurare anche uno o due km. La sicurezza dell abitato veniva ulteriormente elevata da un intricato sistema di accessi e passaggi attraverso le mura. L accesso più semplice era un tipo di stretto passaggio attraverso una cinta muraria chiusa asimmetricamente. Negli abitati, in cui c erano più cinte murarie concentriche, il passaggio seguente era dislocato esternamente alla direzione di marcia del passaggio precedente. Accanto alle entrate venivano aggiunti dei muricci divisori, che rendevano la penetrazione ancora più difficile, sicché l insieme si presentava al pari di un intricato sistema labirintico, come risulta molto bene a Moncodogno presso Rovigno. In alcuni castellieri è stata riscontrata anche un altra peculiarità: davanti alla cinta muraria è disposta perpendicolarmente una fascia di pietre acuminate saldamente conficcate nel terreno, che aveva la funzione di rallentare e intralciare l accostamento alle mura (Gradac-Turan, Monte Orsino, Gradina a Brioni Maggiore). All interno dei castellieri fortificati le case erano costruite su fondamenta rettangolari di pietra, sulle quali si suppone venissero poi erette coperture di legno, rami, ecc., spalmate di fango, come rivelano i reperti di

33 Le Origini 33 terra bruciata con le impronte degli stessi. Le ricerche condotte nel castelliere di Moncodogno, nei pressi di Rovigno, hanno fornito importanti notizie sull assetto interno di un villaggio dell età del bronzo. La vasta spianata ovale è circondata da una cinta muraria che si attraversa per stretti corridoi aggiunti in un secondo tempo, che a occidente conducevano verso il mare e a nord verso la fossa cultuale e il sobborgo ; inoltre si suppone che esistesse anche un terzo passaggio nel tratto meridionale delle mura. Su un leggero rialzo della spianata centrale c è l acropoli, cinta da altre mura, altrettanto possenti di quelle che circondavano tutto il villaggio. Sull acropoli si innalzavano spaziose case rettangolari, dotate di portici coperti e di cortili e separate da strette corsie. Per costruirle vennero murate fondamenta in pietra, sulle quali si impiantavano strutture di legno. Onde consolidare le pareti divisorie e sostenere i tetti, venivano impiegate travi di legno conficcate in incastri scavati nella roccia viva. Parecchi frammenti di loto domestico, con il quale venivano ricoperti i muri, risultano decorati a motivi geometrici impressi. Davanti ad una delle maggiori case sull acropoli si trova un forno con una grande piastra di ceramica e buchi circolari, che poteva essere usata per la cottura del vasellame. Nell area dell acropoli in cui sono stati effettuati gli scavi sono venuti alla luce gli oggetti più preziosi, specie di bronzo, che attestano l esistenza in loco di un gruppo umano elitario. Immediatamente sottostante all acropoli, solo un gradino più in basso, si estendeva la città alta, anch essa cinta da un muro. Qui vivevano forse gli artigiani. Vi è stato trovato il maggior numero di scarti, resti della fusione di metalli. Parti di stampi usati per la fusione delle punte delle lance è stata rinvenuta nell area dell acropoli. In altri castellieri istriani, a Pola, a Castelvenere presso Buie e a Sermino vicino a Capodistria, sono stati trovati pezzi di forme usate per fondere le asce. La città bassa occupava la stretta area della terrazza adiacente al muro principale di Moncodogno. Qui sorgevano piccole abitazioni allineate l una accanto all altra. Nei pressi dell entrata occidentale è stato studiato un tipo di casa a due livelli, all interno della quale c era una struttura, che è probabilmente quanto rimane di un focolare interno, simile a quelli ancora in uso nelle case di campagna in Istria e sul Carso. Davanti, accanto a un piccolo portico, c è un incavo rettangolare nella roccia in cui avreb- L abitato nel castelliere

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