BASILEA 2 III PILASTRO. Informativa al pubblico

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1 BASILEA 2 III PILASTRO Informativa al pubblico Presentato al Consiglio di Amministrazione del 29 Aprile 2014

2 Sommario PREMESSA... 3 TAVOLA 1 - REQUISITO INFORMATIVO GENERALE... 4 TAVOLA 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE TAVOLA 3 - COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA TAVOLA 4 - ADEGUATEZZA PATRIMONIALE TAVOLA 5 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE TAVOLA 6 - RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO TAVOLA 8 - TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO TAVOLA 9 - RISCHIO DI CONTROPARTE TAVOLA 12 - RISCHIO OPERATIVO TAVOLA 13 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE TAVOLA 14 - RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO TAVOLA 15 SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE ED INCENTIVAZIONE

3 Premessa Ai sensi delle disposizioni contenute nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche, emanate con la Circolare 263/2006 dalla Banca d Italia ed ora riproposte nella Circolare 285/2013 Disposizioni di Vigilanza per le banche, sono disciplinate o nello specifico direttamente rimandate ai regolamenti europei 2013/36/UE (CRD 4) e il Regolamento n. 575/2013 (CRR) le metodologie di gestione dei rischi da parte degli intermediari. Ricordando preliminarmente che le stesse in particolare: 1) prevedono un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell attività bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato ed operativi), indicando metodologie alternative per il calcolo degli stessi, caratterizzate da differenti livelli di complessità nella misurazione dei rischi e nei requisiti organizzativi e di controllo (cosiddetto Primo Pilastro ); 2) introducono un sistema di auto-valutazione denominato ICAAP (cosiddetto Secondo Pilastro ), che richiede alle banche di dotarsi di processi e strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischi, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo, nell ambito di una valutazione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie e dell evoluzione del contesto di riferimento; 3) introducono l obbligo di informare il pubblico, con apposite tabelle informative (cosiddetto Terzo Pilastro ). Il Terzo Pilastro, in particolare, introduce l obbligo di pubblicazione di informazioni riguardanti l'adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, alla misurazione e alla gestione dei rischi, con l obiettivo di rafforzare la disciplina di mercato. L informativa, così come previsto nel Capitolo 13 della Parte II della Circolare 285/2013 e nella Parte otto e il Capo 3 del Titolo I della Parte dieci del CRR, è organizzata in quadri sinottici ("Tavole"), ciascuno dei quali riguarda una determinata area informativa distinta fra: informazioni qualitative, con l obiettivo di fornire una descrizione delle strategie, processi e metodologie nella misurazione e gestione dei rischi; informazioni quantitative, con l obiettivo di quantificare la consistenza patrimoniale delle banche, i rischi cui le stesse sono esposte, l effetto delle politiche di CRM applicate. 3

4 TAVOLA 1 - Requisito informativo generale INFORMATIVA QUALITATIVA Nell ambito del processo di auto-valutazione dell adeguatezza patrimoniale (ICAAP cosiddetto Secondo Pilastro ), la Banca ha definito la mappa dei rischi rilevanti, che costituisce la cornice entro cui si sviluppano tutte le attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine ha provveduto all individuazione di tutti i rischi relativamente ai quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie ed il conseguimento degli obiettivi aziendali. Ai fini della conduzione di tali attività, sono stati presi in considerazione tutti i rischi contenuti nell elenco di cui all Allegato A al Titolo III, Capitolo 1 della Parte Prima della Circolare 285/13 della Banca d Italia, valutando le necessità di personalizzazione al fine di meglio comprendere e riflettere il business e l operatività aziendale: pertanto in primo luogo sono stati eliminati i rischi ai quali l Istituto ritiene di non essere esposto ed in secondo luogo sono stati individuati ulteriori fattori di rischio. L elenco definitivo dei rischi rilevanti per la Banca è stato formalizzato nel documento aziendale Mappa dei rischi, che contempla le seguenti fattispecie: rischio di credito rischio di controparte rischio di mercato rischio operativo rischio di concentrazione rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione rischio di liquidità rischio residuo rischio di leva finanziaria eccessiva rischio strategico rischio di reputazione rischio di non conformità. I rischi identificati sono stati classificati in due tipologie (rischi quantificabili e rischi non quantificabili in termini di capitale interno), le cui caratteristiche sono declinate nell ambito dell informativa qualitativa attinente l adeguatezza patrimoniale (si veda la successiva Tavola 4). Il complessivo processo di gestione e controllo dei diversi rischi attivato all interno della Banca coinvolge, con diversi ruoli, gli Organi di Governo e Controllo, la Direzione Generale e le funzioni aziendali. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione dei rischi, degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione nonché dell approvazione dei sistemi contabili e di rendicontazione (reporting) supervisionando il processo di informazione al pubblico e di comunicazione della Banca. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l efficienza e l efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento esterno o interno o derivanti dall introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. La Direzione Generale con il supporto del Comitato Rischi è responsabile dell attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, cui riporta direttamente in proposito. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi. 4

5 Il Collegio Sindacale supportato dall acquisizione del reporting periodico analizzato dal Comitato Rischi e dai relativi verbali riepilogativi delle sedute - nell ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sull adeguatezza del sistema di gestione e controllo dei rischi, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. Per lo svolgimento delle proprie funzioni, il Collegio Sindacale si avvale delle evidenze e delle segnalazioni delle funzioni di controllo (Internal Auditing, funzione di gestione dei rischi, funzione di gestione dei rischi di non conformità). Nell effettuare le proprie attività di verifica, il Collegio Sindacale valuta le eventuali anomalie che siano sintomatiche di disfunzioni delle strutture/unità responsabili, verificando e approfondendo cause e rimedi delle stesse. Supportata anche dalle considerazioni emerse in sede di Comitato Rischi, la funzione di gestione dei rischi è contraddistinta da una netta separatezza dalle funzioni operative e ha il compito di definire le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell operatività delle singole aree operative con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici. Garantisce l informativa inerente attraverso opportuni sistemi di reporting indirizzati alle funzioni operative, alla Direzione Generale, agli Organi di Governo e Controllo. La funzione di gestione dei rischi assume un ruolo cardine nell ambito del processo di auto-valutazione dell adeguatezza patrimoniale (ICAAP), in tutte le fasi ed attività in cui tale processo si articola: individuazione dei rischi rilevanti e delle relative fonti di generazione; sviluppo e manutenzione dei modelli e degli strumenti di supporto per la misurazione, la valutazione ed il monitoraggio dei diversi rischi; misurazione del capitale interno a fronte dei rischi misurabili e conduzione delle prove di stress; determinazione del capitale interno complessivo attuale e prospettico; predisposizione del resoconto da trasmettere alla Banca d Italia. Nella propria articolazione, il processo ICAAP richiede il coinvolgimento di diverse funzioni aziendali, ognuna chiamata a contribuire su aspetti di specifica competenza: per il corretto svolgimento di tutte le attività del processo è infatti richiesto il coinvolgimento attivo sia delle funzioni di controllo sia delle unità operative in cui si generano i rischi. La Banca ha definito puntualmente in uno specifico documento organizzativo interno (rivisto con periodicità almeno annuale) i ruoli ed i compiti dei diversi soggetti (tanto degli Organi di Governo e Controllo, quanto della Direzione Generale e delle diverse funzioni interne) coinvolti nel processo in questione. La Banca ha posto in essere un sistema di controllo e gestione dei rischi nel quale è assicurata la separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, articolato sulla base dei seguenti livelli di controllo, definiti dall Organo di Vigilanza: I livello: controlli di linea, effettuati dalle stesse strutture operative che hanno posto in essere le operazioni o incorporati nelle procedure e diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di gestione dei rischi: nel corso dell operatività giornaliera tali strutture devono identificare, misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall ordinaria attività aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi; II livello: controlli sui rischi e sulla conformità, effettuati da specifiche funzioni di controllo con l obiettivo di assicurare, tra l altro: o o o la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi; il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni; la conformità dell operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione. Le funzioni preposte a tali controlli concorrono alla definizione delle politiche di governo dei rischi e del processo di gestione dei rischi; 5

6 III livello: attività di revisione interna (Internal Auditing), volta ad individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l affidabilità del Sistema dei Controlli Interni e del sistema informativo (ICT audit), con cadenza prefissata in relazione alla natura ed all intensità dei rischi. In tale ambito la Banca ha esternalizzato il servizio di Internal Audit all omologa struttura di Veneto Banca S.c.p.a. e si avvale di apposito contratto di consulenza per la attività concernente il rischio di conformità (fino al 28/02/2014 il servizio era garantito da Veneto Banca Scpa, dal 1/3/2014 dall omologa funzione della Federazione BCC Piemonte, Valle d Aosta e Liguria). Inoltre a supporto della supervisione del modello di gestione dei rischi e relativa misurazione conformi ai disposti normativi, la banca ha sottoscritto una convenzione di servizio con la funzione di gestione dei rischi della Federazione BCC Piemonte, Liguria, Val D Aosta. Nel luglio 2013, la Banca d Italia ha pubblicato il 15 aggiornamento della circolare Nuove Disposizio ni di Vigilanza prudenziale in materia di sistema dei controlli interni, sistema informativo e continuità operativa. Lo schema delle nuove disposizioni definisce il quadro di principi e regole cui deve ispirarsi il sistema dei controlli interni e costituisce la cornice di riferimento per le disposizioni in materia di controlli definite nell ambito di altri specifici contesti disciplinari. La normativa mira a rafforzare la capacità delle banche di gestire i rischi e a promuoverne la sana e prudente gestione. In particolare, le disposizioni definiscono i principi generali di organizzazione, il ruolo e i compiti degli organi aziendali, le caratteristiche e i compiti delle funzioni aziendali di controllo per rafforzare la capacità delle banche di gestire i rischi aziendali secondo un approccio di tipo integrato. Ai fini di un attenta e puntuale gestione delle diverse fattispecie di rischio a cui è esposta, la Banca ha sviluppato uno specifico framework metodologico, formalizzato in uno specifico documento di governance denominato Policy di gestione dei rischi. Il modello di riferimento nel processo di gestione dei rischi si articola nei seguenti tre passaggi logici: identificazione degli eventi e dei rischi correlati; valutazione del rischio; risposta al rischio; integrati da una fase propedeutica costituita dalla definizione, a cura del Consiglio di Amministrazione, della soglia di propensione al rischio (Risk Appetite), che rappresenta il livello massimo di rischio che la Banca è disposta a tollerare. In applicazione di tale modello, la funzione di gestione dei rischi monitora periodicamente il livello di rischio a cui la Banca è esposta, rilevando il differenziale rispetto ai limiti di rischio prefissati; in altri termini, una volta definita la soglia che la Banca è disposta ad accettare (Risk Appetite), le strutture competenti valutano se l entità del rischio a cui l azienda è soggetta si colloca ad un livello pari o inferiore a tale limite. Qualora venga riscontrato il raggiungimento o il superamento della soglia di tolleranza, il Consiglio di Amministrazione, prontamente informato, potrà attivare le più opportune strategie di risposta (evitare il rischio, ridurre il rischio, condividere il rischio, accettare il rischio). Nel proporre le metodologie di misurazione, la Direzione Generale ha tenuto conto del grado di complessità operativa della Banca e della necessità di soddisfare i requisiti minimali previsti dalla normativa con riferimento al processo di auto-valutazione dell adeguatezza patrimoniale. Considerata la complessità di ciascun rischio, la Banca ha ritenuto opportuno non limitarsi all adozione di una sola misura di rischio ma di ricorrere ad una molteplicità di indicatori, al fine di avere una valutazione maggiormente completa del proprio livello di esposizione alle diverse fattispecie. Per tale motivo per i rischi principali si è ritenuto opportuno affiancare ad una prima modalità di gestione definita Regolamentare, basata sulle indicazioni prima della Circolare 263/06 di Banca d Italia e ora della Circolare 285/13 per le banche di Classe 3 (in particolare per quanto riguarda le metriche di misurazione, finalizzate alla determinazione di buffer di capitale interno), altri indicatori, allo scopo di consentire alle diverse funzioni coinvolte di misurare e quindi di gestire i rischi in maniera più puntuale, mediante l utilizzo di strumentazioni e metriche più raffinate o maggiormente integrate nella cultura aziendale (approccio Gestionale interno ). Tali ultime metodologie consentono una valutazione più accurata del livello di esposizione ai rischi, ma non si traducono in una quantificazione di 6

7 capitale interno. Al fine di assicurare una più sollecita attivazione delle funzioni competenti all approssimarsi dei livelli prestabiliti con le soglie di propensione, la Banca ha deciso di predisporre un sistema di early warning tramite la definizione, per ciascuno degli indicatori prescelti, di una soglia di attenzione che anticipi il possibile raggiungimento del livello di tolleranza precedentemente descritto. Il raggiungimento di tali soglie di attenzione può consentire agli Organi competenti (Direzione Generale, Consiglio di Amministrazione) di anticipare la predisposizione delle strategie più opportune indirizzate al contenimento del livello di esposizione al rischio. Le soglie determinate dal Consiglio sono congruenti con l evoluzione dell operatività aziendale prevista dal Piano Strategico, dal Piano Operativo e di Budget; con cadenza annuale il Consiglio ne rivaluta la congruità, provvedendo a riconfermarle oppure ad apportare le necessarie modifiche. Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti precedentemente richiamati, vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla gestione del rischio, agli strumenti ed alle metodologie a presidio della misurazione/valutazione, alle strutture responsabili della gestione. Rischio di credito Il rischio di credito è un rischio tipico dell attività di intermediazione creditizia: esso risiede nella possibilità di subire perdite sulle posizioni di credito, in e fuori bilancio, derivante dall inadempienza o dal peggioramento della qualità creditizia della controparte. In altre parole, il rischio di credito si traduce prevalentemente nel rischio che una controparte non adempia compiutamente alle proprie obbligazioni, non restituendo - in tutto o in parte - l oggetto del contratto. Alla luce delle disposizioni in materia di controlli interni previste nel Titolo IV, Capitolo 11 della Circolare 229/99 della Banca d Italia, nonché del rilievo attribuito all efficienza ed efficacia del processo del credito e del relativo sistema dei controlli, la Banca si è dotata di una struttura organizzativa funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo dei rischi creditizi indicati dalla citata normativa prudenziale. L'intero processo di gestione e controllo del credito è disciplinato da Regolamenti interni, rivisti in maniera organica e complessiva nell esercizio, Manuali, Circolari ed Ordini di servizio che, in particolare: individuano le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione del credito; definiscono i criteri per la valutazione del merito creditizio; riportano le metodologie per il rinnovo degli affidamenti, per il controllo andamentale e per la misurazione del rischio di credito; descrivono le tipologie di interventi da adottare in caso di rilevazione di anomalie. In particolare: il regolamento del processo del credito, aggiornato nel corso dell esercizio, delinea i principi di riferimento e le disposizioni di carattere generale della regolamentazione del processo, nonché i ruoli e le responsabilità delle unità e delle funzioni organizzative interessate; le disposizioni attuative del processo del credito definiscono le modalità, i tempi ed i comportamenti che le unità e le funzioni organizzative devono seguire per garantire l'adeguato svolgimento delle attività di processo. Le disposizioni interne che disciplinano il processo del credito definiscono le attività di controllo, gestione ed attenuazione del rischio medesimo, sviluppando un sistema strutturato che coinvolge diverse funzioni organizzative, le cui attività si declinano nei livelli di articolazione del complessivo sistema di controllo e gestione dei rischi già precedentemente descritti. Il processo organizzativo di gestione del rischio di credito è ispirato al principio di separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e quelle di sviluppo e gestione dei crediti. Tale principio è stato attuato attraverso la costituzione di strutture organizzative separate. 7

8 L assetto organizzativo deliberato a novembre 2013 ha istituito l Area Credito Problematico a riporto della Direzione Generale che comprende gli uffici Contenzioso, Credito Deteriorato e Credito sotto osservazione. E supportata per l attività da un consulente legale che opera part time presso l ufficio, focalizzata sulle pratiche a sofferenza, incagli e ristrutturate rilevanti (esposizione maggiore di ). Tale Area è un unico punto di coordinamento e supervisione per assicurare una efficace vigilanza sulla qualità del credito, gestendo con presidi specifici le posizione dal momento in cui rilevano i primi elementi di attenzione fino alle situazioni più critiche. L ufficio Credito sotto osservazione è responsabile delle posizioni classificate in evidenza controllo rischio ; le posizioni scadute o in incaglio sono responsabilità dell ufficio Credito deteriorato; i crediti ristrutturati o in stato di insolvenza (sofferenze) sono gestite dall ufficio Contenzioso. L Area opera in costante rapporto con le funzioni di Direzione Generale e con le Filiali per individuare tutte le possibili azioni per il rientro dei crediti vantati nei confronti della clientela al fine di tutelare e facilitare la possibilità di recupero. Su questo operato vigila il Comitato Controllo Crediti, composto da Direzione Generale, Direzione Commerciale, Area Crediti, Corporate e Area Credito Problematico. Per rendere sempre più efficace il controllo preventivo è stato istituito l ufficio Monitoraggio Crediti in Bonis presso l Area Crediti, con l obiettivo di analizzare nel complesso la dinamica della qualità del credito e degli utilizzi nelle varie forme tecniche e individuare le pratiche da proporre in evidenza controllo rischi. Per facilitare l avvio di questa nuova struttura è stato individuato uno stesso responsabile per la funzione Credito sotto osservazione e Monitoraggio Crediti in Bonis, che opera presso l Area Credito Problematico. L Area Crediti rimane l'organismo centrale delegato al governo del processo del credito vivo (Concessione e Revisione; Monitoraggio), nonché al coordinamento ed allo sviluppo degli affari creditizi e degli impieghi sul territorio. Esiste un Comitato Crediti per la delibera degli affidamenti alla clientela della Banca nei limiti degli importi e delle facoltà delegate dal Consiglio d Amministrazione. La ripartizione dei compiti e delle responsabilità all interno di tali comparti è, quanto più possibile, volta a realizzare la segregazione di attività in conflitto di interesse. In particolare, in via indipendente dalle risorse titolari di deleghe in materia di erogazione del credito, l Ufficio crediti sotto osservazione, è delegato al monitoraggio sistematico delle posizioni ed alla rilevazione delle posizioni problematiche, nonché al coordinamento ed alla verifica del monitoraggio delle posizioni svolto dai preposti di filiale. A supporto delle attività di governo del processo del credito, la Banca ha attivato procedure specifiche per le fasi di istruttoria/delibera, di rinnovo delle linee di credito e di monitoraggio del rischio di credito. In tutte le citate fasi la Banca utilizza metodologie quali /quantitative di valutazione del merito creditizio della controparte, supportate da procedure informatiche sottoposte a periodica verifica e manutenzione. I momenti di istruttoria/delibera e di revisione delle linee di credito sono regolamentati da un iter procedurale, in cui intervengono le diverse funzioni competenti, appartenenti sia alle strutture centrali che a quelle di rete, in base ai livelli di deleghe previsti. Tali fasi sono supportate dalla procedura Gesbank, fornita dalla Servizi Bancari Associati di Cuneo (appartenente alla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Valle d'aosta e Liguria) nonché dalla procedura di monitoraggio andamentale S.A.R.. L'insieme di queste procedure consente, in ogni momento, la verifica (da parte di tutte le funzioni preposte alla gestione del credito) dello stato di ogni posizione affidata o in fase di affidamento e di ricostruire il processo che ha condotto alla definizione del merito creditizio dell'affidato (attraverso la rilevazione e l'archiviazione del percorso deliberativo e delle tipologie di analisi effettuate). In particolare nell esercizio 2012 è stata messa a regime la gestione della nuova pratica elettronica di fido (PEF) a supporto del processo istruttorio e deliberativo dei nuovi affidamenti e dei rinnovi. 8

9 In sede di istruttoria, per le richieste di affidamenti di rilevante entità, la valutazione, anche prospettica, è strutturata su più livelli e si basa prevalentemente su dati quantitativi e oggettivi, oltre che sulla conoscenza personale e sull'approfondimento della specifica situazione economico patrimoniale delle controparti e dei garanti. Analogamente per dare snellezza alle procedure, sono stati previsti due livelli di revisione: uno, di tipo semplificato, con formalità ridotte all'essenziale, riservato al rinnovo dei fidi di importo limitato riferiti a soggetti che hanno un andamento regolare l'altro, di tipo ordinario, per la restante tipologia di pratiche. Gli addetti delegati alla fase di controllo andamentale (Area Crediti Problematici) hanno a disposizione una molteplicità di elementi informativi che permettono di verificare le movimentazioni dalle quali emergono situazioni di tensione o di immobilizzo dei conti affidati. In particolare a fine esercizio è stata attivata la procedura informatica PEG (Pratica Elettronica di Gestione) per il supporto automatizzato al monitoraggio dell andamento della posizioni sulla base di una serie di evidenze di indicatori di anomalie e la classificazione del rischio di credito. Il costante monitoraggio delle segnalazioni fornite dalla procedura consente, quindi, di intervenire tempestivamente all'insorgere di posizioni anomale e di prendere gli opportuni provvedimenti nei casi di crediti problematici. In particolare sono analizzati i seguenti aspetti: Scheda Andamento Rapporto (SAR) per controlli relativi all'evoluzione dei rapporti nel tempo. Essa riepiloga la posizione del cliente dal punto di vista del rischio, fornisce il dettaglio delle anomalie riscontrate (sconfini, insoluti, mancata movimentazione, partite sospese, rate insolute di finanziamenti, ecc.) e una serie di indici relativi alla posizione economico-finanziaria del cliente, offre la possibilità di controllare tali indici con quelli della categoria economica di appartenenza. Analisi dei Flussi di ritorno delle Centrali Rischi, che consentono di conoscere velocemente le informazioni relative all'accordato e all'utilizzato del cliente a livello di sistema ed eventuali sconfinamenti. Indicatori di anomalia comportamentale rilevati sia su base giornaliere che con cadenza mensile, utilizzati come prevenzione e monitoring dell'andamento delle posizioni della clientela. Ove non si pervenga alla rapida rimozione delle anomalie, la posizione viene presa in carico direttamente dall'area Credito Problematico che, nel caso non riesca a regolarizzare la posizione, dopo aver appostato la posizione fra quelle incagliate o a sofferenza, si attiva per il recupero dei crediti vantati dalla Banca. Il processo è più diffusamente descritto nella regolamentazione interna (Regolamento dei Crediti). Tutte le posizioni affidate sono inoltre oggetto di riesame periodico, svolto per ogni singola controparte/gruppo di clienti connessi da parte delle strutture competenti per limite di fido. La normativa interna sul processo di gestione e controllo del credito è oggetto di aggiornamento costante. Il portafoglio impieghi della clientela è classificato nelle seguenti classi di rischio: Crediti Performing, cui fanno riferimento i clienti in Bonis ed all interno di questi quelli In Evidenza Controllo Rischi (ossia sotto osservazione); l impairment di tali posizioni è effettuato in modalità collettiva ; sono concesse facoltà deliberative ai ruoli di Rete in relazione alla classificazione di rischio (v. schema seguente). Crediti non Performing, ossia esposizioni in default secondo i criteri dell Organo di Vigilanza, articolati in Scaduti, Ristrutturate, Incagli e Sofferenze; l impairment di tali posizioni è effettuato in modalità analitica ; le facoltà deliberative sono in capo agli Organi Deliberanti e Organi Collegiali presso la Direzione Generale. Per le posizioni performing è attivo un programma di diagnostica, SAR (Scheda Andamento Rapporto), che analizza con frequenza mensile in maniera oggettiva e sistematica un insieme d indicatori (indici di anomalie) a cui viene attribuito un peso di gravità. La sommatoria di questi ultimi determina un punteggio complessivo di anomalia che rispecchia l andamento del rischio potenziale gestionale delle posizioni affidate. In ragione dei punteggi attribuiti dalla SAR le singole posizioni vengono allocate nelle seguenti classi di merito, con riduzione dei poteri di delibera da parte degli Organi Preposti di Rete (responsabili di Filiale e Area): 9

10 Classi di merito Bonis Interventi su poteri delibera Rete A Rischio Basso (SAR <2) Nessuna riduzione B Rischio medio/basso (SAR >=2) Riduzione del 20% C Rischio medio (SAR >4) Riduzione del 40% D Rischio medio/alto (SAR >6) Riduzione del 60% E Rischio alto (SAR >8) Riduzione del 80% Le posizioni bonis sono classificate in Evidenza Controllo Rischi (ECR) sulla base di una valutazione soggettiva da parte di personale interno preposto al monitoraggio che considera la rilevazione di primi segnali di deterioramento del rapporto e di indicatori di anomalia valutati rimediabili. Tali posizioni permangono in questa classificazione fino alla rimozione dei segnali di anomalia e relativa valutazione del responsabile del monitoraggio. In estrema sintesi il portafoglio crediti della banca è classificato secondo le seguenti classi: Classi Portafoglio Credito A-Rischio Basso Tipo Impairment Bonis Problematico B-Rischi Medio/Basso C-Rischio Medio D-Rischio Medio/Alto E-Rischio Alto F-Evidenza Controllo Rischi Scadute Ristrutturate Incagliate Sofferenze Collettivo Analitico L esposizione al rischio di credito è misurata e monitorata anche in termini di assorbimento patrimoniale. A tal fine, la Banca utilizza la metodologia standardizzata, la quale prevede la suddivisione delle esposizioni in portafogli e l applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito ovvero da agenzie di credito alle esportazioni riconosciute dalla Banca d Italia (rispettivamente ECAI e ECA). La normativa prudenziale precisa che sono soggette al rischio di credito tutte le esposizioni (compresi gli strumenti finanziari) ricomprese nel portafoglio bancario (oltre che quelle fuori bilancio), con l esclusione quindi soltanto delle posizioni allocate nel portafoglio di negoziazione (esposte invece al rischio di mercato). Con riferimento all acquisizione ed alla gestione delle principali forme di garanzia utilizzate a protezione delle esposizioni creditizie, il Consiglio di Amministrazione ha definito specifiche politiche, al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti giuridici, economici e organizzativi previsti dalla normativa per il loro riconoscimento a fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. Per ulteriori dettagli si rimanda alla successiva Tavola 8. Con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, a decorre già dal 2012, in conformità a quanto richiesto dalle Disposizioni introdotte dalla Circolare 263/06, Titolo V, Capitolo 5 - la Banca, è dotata di apposite Procedure deliberative volte a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l imparzialità e l oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l altro, di finanziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati. La Banca ha altresì definito livelli di propensione al rischio coerentemente con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative. 10

11 In particolare, il Consiglio di Amministrazione ha approvato il documento Procedura Parti Correlate e Soggetti Connessi e Politiche in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, nel quale sono disciplinati i criteri per la classificazione delle operazioni e le procedure deliberative applicabili all assunzione di attività di rischio e all esecuzione di operazioni con soggetti collegati oltre che i controlli interni in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati. Nella Procedura di cui sopra la Banca ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al rischio in termini di misura massima accettabile delle attività di rischio verso soggetti collegati, con riferimento alla totalità delle esposizioni verso la totalità dei soggetti collegati, accettabile in rapporto al Patrimonio di Vigilanza. All interno del documento vengono altresì definite le modalità di acquisizione e verifica degli elementi e delle garanzie utili come tecniche di attenuazione del rischio eventualmente prestate da soggetti indipendenti dai soggetti collegati. Con riferimento al rischio conseguente ad un eccessivo immobilizzo dell attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese non finanziarie, la Banca ha formalizzato le Politiche interne in materia di partecipazioni in imprese non finanziarie e di classificazione degli investimenti indiretti in equity. Avvalendosi del principio di proporzionalità, la Banca ha recepito le disposizioni introdotte al Titolo V, Capitolo 4 della Circolare 263/06 della Banca d Italia che mirano a promuovere il controllo dei rischi e la prevenzione e la corretta gestione dei conflitti di interesse derivante da tali investimenti, conformemente al criterio della sana e prudente gestione, mediante la fissazione di limiti prudenziali e l indicazione di principi in materia di organizzazione e controlli interni. Nelle suddette politiche la Banca ha definito le tipologie di partecipazioni in imprese non finanziarie detenibili ovvero: - partecipazioni acquisite o detenute con finalità diverse da obiettivi di natura strettamente finanziaria o potenzialmente speculativi, - partecipazioni acquisite o detenute con finalità di natura finanziaria o potenzialmente speculativa. Inoltre, con riferimento agli investimenti indiretti al capitale di imprese non finanziarie, la Banca non detiene in portafoglio investimenti di tale specie né intende effettuarne. Rischio di controparte Il rischio di controparte è il rischio che la controparte di una transazione avente a oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Esso rappresenta una particolare fattispecie del rischio di credito nell alveo del quale è ricompreso e si manifesta con riferimento a talune tipologie di transazioni specificamente individuate dalla normativa. La gestione ed il controllo del rischio di controparte si collocano nel più ampio sistema di gestione e controllo dei rischi della Banca e sono articolati e formalizzati nella specifica normativa interna. Nella determinazione del capitale interno necessario a fronteggiare il rischio di credito la Banca tiene conto anche del rischio di controparte, come previsto dalla Circ. 285/13 e Regolamento UE n. 575/13. In particolare la Banca utilizza le seguenti metodologie per determinare il valore dell esposizione degli strumenti finanziari soggetti al rischio di controparte: il metodo del valore corrente per i derivati O.T.C. (Over The Counter) e per le operazioni con regolamento a lungo termine; il metodo semplificato per le operazioni S.F.T. (Securities Financing Transactions), vale a dire per i pronti contro termine attivi e passivi su titoli o merci, per le operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e per i finanziamenti con margini. 11

12 Per la quantificazione del capitale interno a fronte del rischio di controparte - una volta calcolato il valore delle esposizioni soggette a tale rischio con le metodologie sopra indicate - la Banca utilizza il sistema standardizzato di portafogliazione caratteristico del rischio di credito. Ciascuna esposizione viene dunque classificata in base alla controparte con cui è stata contratta l obbligazione e, tramite il meccanismo della ponderazione, si determina il relativo assorbimento patrimoniale. L incidenza dell assorbimento patrimoniale per la sola componente del rischio controparte è pari allo 0,10% dell assorbimento complessivo del rischio di credito nel suo complesso ( su ) e per tale motivo non sono delineati processi di presidio del rischio diversi rispetto a quelli propri del rischio di credito. Per ulteriori dettagli, tanto sulle politiche di gestione, quanto sulle metodologie di misurazione, si rimanda alla successiva Tavola 9. Rischio di mercato Per rischio di mercato si intende la possibilità di subire perdite su una posizione in bilancio o in strumenti derivati, a seguito di una mutazione avversa di uno o più fattori di rischio, che sono riconducibili ai tassi d interesse e di cambio, alle quotazioni azionarie e delle merci. Il rischio di mercato si compone di una pluralità di rischi sottostanti. Con riferimento al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza: rischio di posizione (generico e specifico): esprime il rischio che deriva dall'oscillazione del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all'andamento dei mercati ed alla situazione della società emittente; rischio di concentrazione: esprime il rischio derivante da esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse presenti all interno del portafoglio di negoziazione. Con riferimento all intero bilancio: rischio di regolamento: esprime il rischio di perdita derivante dal mancato regolamento delle transazioni in titoli di debito, titoli di capitale, contratti derivati, valute e merci non ancora regolate dopo la loro data di scadenza; rischio di cambio: rappresenta il rischio di subire perdite per effetto dell avversa variazione dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla Banca, indipendentemente dal portafoglio di allocazione; rischio di posizione su merci: esprime il rischio che deriva dall oscillazione del prezzo del bene per fattori attinenti all andamento dei mercati. La Banca non è attualmente tenuta al rispetto dei requisiti previsti dalla disciplina del rischio di mercato in quanto: il portafoglio di negoziazione a fini di Vigilanza (HFT) risulta non significativo in quanto inferiore al 5 per cento dell Attivo e non supera il valore di quindici milioni di Euro; la posizione netta aperta in cambi è contenuta entro il 2 per cento del Patrimonio di Vigilanza. Sotto il profilo gestionale e con riferimento all operatività sui mercati mobiliari, sono attivi presso l Area Finanza della Banca momenti di valutazione e controllo, sia in fase di acquisto degli strumenti finanziari, sia in momenti successivi, con l analisi periodica della composizione del comparto per classi di portafoglio IAS/IFRS, l identificazione del livello di rischio specifico/controparte, la verifica del rispetto dei limiti e delle deleghe assegnate. Per quanto riguarda la gestione degli strumenti finanziari riconducibili al portafoglio bancario, la Banca ha adottato a ottobre 2013 (con delibera del Consiglio di Amministrazione) una versione aggiornata della Policy sui Rischi Finanziari che definisce da un punto di vista metodologico ed organizzativo le linee per la gestione del rischio di mercato attinente al 12

13 portafoglio di proprietà. La policy fissa, in particolare: l insieme dei criteri, delle metodologie e degli strumenti impiegati per la misurazione, il controllo e la gestione dei rischi di mercato; la definizione dei limiti di rischio e del processo di monitoraggio del rispetto degli stessi; l individuazione dei responsabili e delle procedure da attivare per la definizione delle azioni di rientro dell esposizione al rischio in condizioni di crisi originate sia da fattori di mercato che interni. Relativamente ai rischi finanziari propri delle attività della finanza, insistono sul Portafoglio di proprietà anche il rischio di tasso d interesse ed il rischio di liquidità. Tali rischi sono compiutamente normati nella Policy sui Rischi e nella Policy sul Rischio di Liquidità in cui sono individuate i criteri di controllo. In questa policy sono ripresi assegnando le responsabilità di applicazione, per una visione organica del processo. Per il controllo dell'esposizione al rischio di mercato si fa riferimento al calcolo giornaliero garantito dalla soluzione SBA del "Valore a Rischio" (VaR) del portafoglio, integrato da misure addizionali (limiti operativi) e supportato da meccanismi operativi (sistema di deleghe). In particolare il sistema di limiti operativi dettagliato in policy fa riferimento al: Massimale di VaR di Portafoglio: consente una misurazione sintetica ed omogenea dei livelli di esposizione al rischio del portafoglio, indipendentemente dalla tipologia di strumenti finanziari gestiti; Massimale di investimento per il portafoglio bancario: il massimale previsto per il portafoglio bancario viene stabilito con cadenza annuale in linea con le previsioni di budget. Nell ammontare previsto come massimale non rientrano le partecipazioni detenute in portafoglio e i titoli emessi dalla Banca; Massimali di stock per emittente e tipologia: sono previsti dei massimali specifici in base alla tipologia dell investimento, al rating, all emittente, ecc. Rischio operativo Per rischio operativo si intende la possibilità di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure a causa di eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Per quanto riguarda il rischio legale, la Banca riconduce a detta fattispecie il rischio di perdite derivanti da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie, mentre il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti viene ricondotto ad una fattispecie specifica, definita come rischio di non conformità. Nella gestione e controllo dei rischi operativi sono coinvolte, oltre agli Organi aziendali, differenti unità organizzative, ciascuna delle quali è destinataria dell attribuzione di specifiche responsabilità coerenti con la titolarità delle attività dei processi nei quali il rischio in argomento si può manifestare. Tra queste, la funzione di gestione dei rischi è responsabile dell analisi e valutazione dei rischi operativi, garantendo un efficace e puntuale valutazione dei relativi profili di manifestazione, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza. La revisione interna, altresì, nel più ampio ambito delle attività di controllo di propria competenza, effettua sui rischi operativi specifiche e mirate verifiche. Rientra tra i presidi a mitigazione di tali rischi anche l adozione, con prima delibera del C.d.A. del 17 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti, di un Piano di Continuità Operativa volto a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiarne la piena operatività. In tale ottica, si è provveduto ad istituire le procedure operative da attivare per fronteggiare gli scenari di crisi, attribuendo, a tal fine, ruoli e responsabilità ai diversi attori coinvolti. 13

14 Infine, per tutelare le informazioni aziendali contro accessi non autorizzati, la Banca rivede periodicamente i profili abilitativi al sistema informativo aziendale, nell ottica di migliorarne la segregazione funzionale. Considerate le caratteristiche peculiari del rischio in esame e le sue modalità di manifestazione, nonché la sostanziale inidoneità della metodologia regolamentare di calcolo dell assorbimento patrimoniale (metodo B.I.A.) ad identificare le aree di operatività maggiormente esposte ai rischi operativi, la Banca ha ritenuto opportuno sviluppare un approccio gestionale maggiormente approfondito, finalizzato ad acquisire una conoscenza ed una miglior consapevolezza dell effettivo livello di esposizione al rischio. Al riguardo la Banca ha acquistato un apposito strumento per il censimento, raccolta e conservazione degli eventi di perdita più significativi riscontrati nell operatività aziendale, reso completamente operativo nel primo quadrimestre In questo apposito data base in cui gli eventi di perdita riscontrati vengono collegati ai processi della Banca (ed ai correlati risk owner) e ricondotti alle tipologie previste dall Accordo di Basilea. In particolare sono state definite, in prima battuta, le categorie proposte dalla Circolare 285/13 e Regolamento UE n. 575/13: frode interna; frode esterna; rapporto di impiego e sicurezza sul lavoro; clientela, prodotti e prassi di business; danni da eventi esterni; interruzioni dell operatività e disfunzioni dei sistemi; esecuzione, consegna e gestione dei processi. Tale soluzione, sviluppata con il supporto di FederPiemonte, permetterà, acquisita una certa storicità di dati, di poter aderire ad un sistema consortile di conservazione degli eventi di perdita. L esposizione al rischio operativo è misurata e monitorata anche in termini di assorbimento patrimoniale. A tal fine, la Banca utilizza il metodo di base (BIA - Basic Indicator Approach), meglio descritto nella successiva Tavola 12. Rischio di concentrazione Il rischio di concentrazione deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Le politiche sul rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici: linee guida sui massimali di esposizione di natura creditizia su tipologie di posizione rilevanti ai fini della concentrazione, quali, ad esempio, una singola controparte (grande rischio), un settore o una branca produttiva, un area geografica o distretto economico, una forma tecnica di mitigazione del rischio, ; valore massimo di assorbimento patrimoniale accettabile sul rischio di concentrazione; ammontare complessivo dell esposizione ai grandi rischi. Il monitoraggio su base periodica dell esposizione al rischio in esame si avvale inoltre di un set di indicatori, integrato nell ambito di un sistema di early warning, finalizzato alla segnalazione tempestiva di un eventuale aumento del grado di concentrazione del portafoglio verso singole branche di attività economica. L esposizione al rischio di concentrazione è misurata e monitorata anche in termini di assorbimento patrimoniale. A tal fine, la Banca utilizza le seguenti metriche di calcolo: 14

15 - con riferimento alla declinazione single-name del rischio (ovvero concentrazione verso singole controparti o gruppi di controparti connesse), l algoritmo regolamentare del Granularity Adjustment nell Allegato B al Titolo III, Capitolo 1 della Circolare 263/06 della Banca d Italia; (GA) proposto - con riferimento al profilo geo-settoriale del rischio, la metodologia di stima degli effetti sul capital interno elaborata dall ABI. La funzione gestione dei rischi, all interno della propria relazione destinata al Direttore Generale ed al Consiglio di Amministrazione, riporta con cadenza trimestrale i risultati di sintesi relativi agli esiti della fase di misurazione e monitoraggio del rischio di concentrazione. Rischio di tasso di interesse Il rischio di tasso consiste nella possibilità che una variazione dei tassi di interesse di mercato si rifletta negativamente sulla situazione finanziaria della Banca, determinando una variazione del valore economico della stessa. L esposizione a tale rischio è misurata con riferimento alle attività ed alle passività comprese nel portafoglio bancario (Banking book). La Banca ha posto in essere opportune misure di attenuazione e controllo finalizzate ad evitare la possibilità che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato livello di rischio. Tali misure trovano codificazione nell ambito delle normative aziendali volte a disegnare processi di monitoraggio fondati su limiti di posizione e sistemi di soglie di attenzione /propensione in termini di capitale interno, al superamento delle quali scatta l attivazione di opportune azioni correttive. In particolare, sono state definite: politiche e procedure di gestione del rischio di tasso di interesse coerenti con la natura e la complessità dell'attività svolta; metriche di misurazione, sulla base delle quali è stato definito un sistema di early warning che consente la tempestiva individuazione ed attivazione delle idonee misure correttive; limiti operativi e disposizioni procedurali interne volti al mantenimento dell'esposizione entro livelli coerenti con la politica gestionale e con la soglia di attenzione prevista dalla normativa prudenziale. Dal punto di vista organizzativo, la Banca ha individuato nell Area Finanza la struttura deputata a presidiare il processo di gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario. La gestione ed il controllo del rischio di tasso viene attuata mediante l utilizzo di modelli interni. La Banca, in particolare, si avvale del supporto di specifica strumentazione A.L.M. (Asset and Liability Management). Nell ambito delle analisi effettuate tramite tale strumentazione, viene stimato l impatto sul patrimonio legato alla variazione del valore attuale delle poste di attivo, passivo e derivati conseguente alle ipotesi di spostamento della curva dei rendimenti di +/- 100 e +/- 200 punti base. L esposizione complessiva al rischio in esame viene inoltre monitorata attraverso l analisi della variabilità del margine di interesse e del Patrimonio netto, prevedendo diversi scenari di andamento dei tassi di interesse (+/- 100 punti base) e di evoluzione della Banca in un orizzonte temporale di 12 mesi. Tale analisi permette di valutare il grado di rigidità del margine rispetto alla variazione dei tassi di mercato e di attivare eventuali azioni correttive. L esposizione al rischio di tasso di interesse è misurata e monitorata anche in termini di assorbimento patrimoniale. A tal fine, la Banca utilizza l algoritmo semplificato proposto nell Allegato C al Titolo III, Capitolo 1 della Circolare 263/06 della Banca d Italia. Per maggiori dettagli si rimanda alla successiva Tavola

16 Rischio di liquidità Si definisce rischio di liquidità la possibilità che la Banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza, con specifico riferimento agli impegni di cassa. Tale rischio può essere causato da: i) incapacità di reperire fondi o di far fronte ai propri impegni di pagamento a costi di mercato, ossia sostenendo un elevato costo della provvista (Funding Liquidity Risk); ii) presenza di limiti allo smobilizzo delle attività o da perdite in conto capitale a seguito dello smobilizzo di queste (Market Liquidity Risk). Una Banca è qualificabile come sufficientemente liquida o avente una liquidità adeguata se è nelle condizioni di far fronte in maniera efficiente alle proprie obbligazioni di pagamento, ovvero senza pregiudicare l operatività quotidiana o il mantenimento della solidità finanziaria. A marzo 2013 il Consiglio di Amministrazione della Banca ha aggiornato la propria Policy di gestione del rischio liquidità, in linea con i principi normativi in tema di governo e gestione del rischio di liquidità contenuti nella Circolare 263/06 della Banca d Italia al Titolo V, Capitolo 2; con riferimento agli indicatori di monitoraggio del profilo di liquidità previsti dal Regolamento UE 575/13 già da tempo la Banca monitora periodicamente la propria esposizione al rischio a breve termine attraverso il LCRN - Liquidity Coverage Ratio Normal e con riferimento al medio/lungo periodo con l indicatore NSFR Net Stable Funding Ratio utilizzando la strumentazione fornita da Cassa Centrale Banca nell ambito del cruscotto ALM Asset and Liability Management. Tale policy è stata definita con il supporto e sulla base del framework messo a disposizione dalla Federazione BCC Piemonte, Val D Aosta e Liguria. Al riguardo, si precisa che a mano a mano che saranno delineati i riferimenti tecnici - da parte della Commissione Europea, a livello europeo, e della Banca d Italia, a livello nazionale necessari per l affinamento degli indicatori citati anche ai fini segnaletici, la strumentazione della Banca evolverà verso tali sistemi nonché sarà dato seguito all aggiornamento della Policy. Il modello di governo e gestione del rischio di liquidità della Banca attualmente operativo persegue i seguenti obiettivi: consentire alla Banca di essere solvibile in condizioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi di liquidità; assicurare costantemente la detenzione di un ammontare di riserve di liquidità adeguato in relazione alle soglie di tolleranza/attenzione al rischio prescelte; conformità, secondo il principio di proporzionalità, delle politiche di governo e del processo di gestione del rischio di liquidità con le Disposizioni di Vigilanza prudenziale in materia. Il perseguimento di tali obiettivi avviene attraverso la definizione e l attivazione delle linee guida di governo e gestione del rischio di liquidità della Banca presenti nella Policy e basate sulle seguenti prescrizioni: separazione dei ruoli e delle responsabilità tra le unità aziendali con funzioni di gestione della liquidità e le unità con funzioni di controllo del rischio di liquidità; condivisione delle decisioni e chiarezza delle responsabilità tra organi direttivi, di controllo ed operativi; mantenimento di un livello di riserve di liquidità adeguato, ossia tale da consentire l operatività ordinaria nonché di fronteggiare situazioni di stress nel breve termine; politiche di liquidità - in situazioni di normale corso degli affari - differenziate per la liquidità a breve termine (c.d. liquidità operativa) e la liquidità a medio-lungo termine (c.d. liquidità strutturale); le politiche di liquidità operativa fanno riferimento alla gestione del rischio di liquidità in un orizzonte temporale di 12 mesi ed hanno la finalità di garantire la capacità della Banca di far fronte agli impegni di pagamento per cassa, previsti e imprevisti, nel citato orizzonte temporale. In particolare, il brevissimo termine (di norma non superiore al mese) è l'orizzonte temporale maggiormente critico in quanto, nel caso di tensioni di liquidità, la capacità di far fronte ai pagamenti nei primi giorni è essenziale nel determinare l'evoluzione successiva dello stato di non 16

17 normale corso degli affari; le politiche di liquidità strutturale fanno riferimento alla gestione del rischio di liquidità nell orizzonte temporale che va oltre i 12 mesi e rispondono all obiettivo di garantire la gestione ottimale, da un punto di vista strategico, della trasformazione delle scadenze tra raccolta ed impieghi, tramite un adeguato bilanciamento delle scadenze delle poste dell'attivo e del passivo, in modo da prevenire pressioni sulle fonti/sbilanci a breve. Tale gestione è il necessario presupposto per garantire adeguati livelli di raccolta a media-lunga scadenza, evitando al contempo il rischio di concentrazione delle fonti di raccolta; esecuzione periodica di prove di stress; predisposizione di un Contingency Funding Plan (CFP) in cui sono definite le strategie nonché le procedure organizzative e operative per la gestione di situazioni di emergenza; esistenza e mantenimento di un sistema informativo adeguato alla gestione del rischio di liquidità. In particolare per la liquidità operativa la Banca ha strutturato il presidio su due livelli: i) il primo livello prevede il presidio giornaliero della posizione di tesoreria; ii) il secondo livello prevede il presidio mensile della complessiva posizione di liquidità operativa. Nel presidio giornaliero l Area Finanza (funzione Tesoreria) misura e monitora la propria posizione di tesoreria attraverso la verifica delle riserve di liquidità e la copertura tramite le stesse dei fabbisogni netti da finanziare evidenziati da uno scadenzario di liquidità su un orizzonte di 2 settimane alimentato con il supporto informatico che considera sia i flussi previsionali che le posizioni di liquidità a copertura. L obiettivo primario del presidio giornaliero del rischio di liquidità è di garantire la disponibilità di una dotazione di fondi per far fronte agli impegni di pagamento quotidiani, previsti ed imprevisti (quest ultimi basati su scenari di stress definiti in Policy). Gli indicatori giornalieri prevedono il monitoraggio: dei flussi di regolamento di pagamenti acquisiti in automatico dal sistema dei previsionali, stimati dalla strutture operative e inserite nel sistema informatico, relativi a operazioni rilevanti che si prevede di effettuare nei giorni successivi; dei saldi di cassa e dei depositi disponibili presso banche corrispondenti di flussi di cassi imprevisti definiti considerando uno scenario di deflussi su un orizzonte di 2 settimane coerente con quanto assunto nelle valutazione mensile del maturity ladder (cfr. poi). Nel presidio mensile, la Banca misura e monitora la propria esposizione al rischio di liquidità operativa attraverso la costruzione degli sbilanci (gap) cumulati della Maturity Ladder; con il proposito di rappresentare un quadro di operatività della Banca ordinaria o moderatamente teso sotto il profilo della liquidità i flussi di cassa di alcune poste attive e passive sono ponderati sulla base di coefficienti, rispettivamente, di haircut e tiraggio. Per la misurazione ed il monitoraggio del rischio di liquidità operativa mensile la Banca utilizza la strumentazione ALM fornita da Cassa Centrale Banca. La Banca - attraverso il Report di Liquidità Statico - misura, monitora e controlla il grado di copertura dei deflussi di cassa attesi netti su un orizzonte temporale di 30 giorni e di 12 mesi in uno scenario di tensione mediante un buffer di attività molto liquide a disposizione, in coerenza con le proposte del Comitato di Basilea. Con riferimento alla gestione della liquidità strutturale la Banca utilizza il Report di Trasformazione delle Scadenze, disponibile mensilmente nell ambito del Servizio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca. Il report in oggetto misura la durata e la consistenza di impieghi a clientela, raccolta da clientela a scadenza e mezzi patrimoniali disponibili al fine di proporre degli indicatori sintetici utili per giudicare la coerenza e la sostenibilità nel tempo della struttura finanziaria della Banca. Anche in questo ambito la Banca può verificare sia la propria posizione relativa nell ambito di diversi sistemi di confronto aventi ad oggetto Banche di Credito Cooperativo aderenti al Servizio Consulenza 17

18 Direzionale di Cassa Centrale Banca, sia l evoluzione temporale mese per mese degli indicatori sintetici proposti. Le risultanze delle analisi sopra esposte vengono presentate di concerto dal responsabile dell area finanza e dal risk controller al Direttore Generale, e sono oggetto di monitoraggio trimestrale nell ambito del reporting trimestrale sui rischi oggetto di comunicazione alla Direzione Generale, al Collegio Sindacale e al Consiglio di Amministrazione. Ai fini di valutare la propria vulnerabilità alle situazioni di tensione di liquidità eccezionali ma plausibili, vengono anche condotte delle prove di stress che contemplano due scenari di crisi di liquidità, sistemica e specifica della singola banca. I relativi risultati forniscono altresì un supporto per la valutazione dell adeguatezza dei limiti operativi, la pianificazione e l avvio di transazioni compensative di eventuali sbilanci, la revisione periodica del Contingency Funding Plan. Attraverso l adozione della citata regolamentazione interna, la Banca si è dotata anche di un Contingency Funding Plan (CFP), ossia di procedure organizzative e operative da attivare per fronteggiare situazioni di crisi di liquidità. Nel CFP della Banca sono quindi definiti gli stati di non ordinaria operatività ed i processi e strumenti per la relativa attivazione/gestione (ruoli e responsabilità degli organi e delle unità organizzative aziendali coinvolti, indicatori di preallarme di crisi sistemica e specifica, procedure di monitoraggio e di attivazione degli stati di non ordinaria operatività, strategie e strumenti di gestione delle crisi). La composizione del portafoglio di proprietà della Banca, formato prevalentemente da strumenti finanziari di prima linea, le linee di credito attivate con l Iccrea per soddisfare inattese esigenze di liquidità e i depositi presso banche corrispondenti rappresentano i principali strumenti di mitigazione del rischio di liquidità. Rischio residuo Il rischio residuo è strettamente collegato alle garanzie assunte in fase di erogazione del credito. Esso risiede nella possibilità che le tecniche di attenuazione del rischio di credito (tecniche di C.R.M. Credit Risk Mitigation) adottate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto: si tratta dei rischi connessi con il mancato funzionamento, la riduzione o la cessazione della protezione fornita dagli strumenti utilizzati. Tale rischio si manifesta essenzialmente quando, all atto del default del debitore principale, lo strumento di mitigazione a fronte dell esposizione fornisce, nei fatti, un grado di protezione inferiore a quanto originariamente previsto e, di conseguenza, il beneficio patrimoniale ottenuto con il relativo utilizzo risulta sovrastimato. Il rischio residuo è strettamente collegato alle garanzie assunte in fase di erogazione del credito. Esso risiede nella possibilità che le tecniche di attenuazione del rischio di credito (tecniche di C.R.M. Credit Risk Mitigation) adottate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto: si tratta dei rischi connessi con il mancato funzionamento, la riduzione o la cessazione della protezione fornita dagli strumenti utilizzati. La Banca ha aggiornato a gennaio 2014, con apposita delibera del Consiglio di Amministrazione, il proprio Regolamento di gestione garanzie e processi di credit risk mitigation (C.R.M.), integrandolo con particolare riferimento ai presidi di controllo e adeguandolo ai nuovi disposti normativi in vigore (in particolare Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (c.d. CRR)). Tale regolamento formalizza il presidio sull operatività di acquisizione e gestione delle garanzie a protezione del credito erogato dalla Banca, con particolare attenzione ai controlli di linea e alle tecniche applicate per la mitigazione del rischio (C.R.M. Credit Risk Mitigation). In tale ottica il Regolamento adempie al disposto dell Organismo di Vigilanza che richiede alle banche di disporre di un sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio di credito che presieda all intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di CRM utilizzati e di predisporre in tale ambito politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo. 18

19 Poiché in tale contesto la normativa individua le specifiche tipologie di garanzia riconosciute come CRM e introduce il concetto di ammissibilità, ovvero definisce i requisiti che le forme di CRM devono possedere al momento della loro acquisizione, e che devono essere mantenuti durante tutto il ciclo di vita delle stesse, nel Regolamento vengono dettagliati i: - requisiti di carattere generale, validi per tutte le tipologie di garanzie (certezza giuridica, requisiti organizzativi, informativa al pubblico); - requisiti di carattere specifico, per singola tipologia, in relazione alle caratteristiche della stessa. precisando i processi di controllo e gli effetti sul requisito patrimoniale. I processi operativi sono dettagliati, in relazione alla tipologia di garanzia, nelle seguenti fasi per cui sono definite le funzioni a presidio: Garanzie ipotecarie Processo di acquisizione delle garanzie ipotecarie - Raccolta documentazione nel rispetto dei requisiti di ammissibilità - Verifica del rispetto dei limiti sull esposizione (loan to value) - Gestione dei dati dell immobile oggetto di ipoteca nel sistema informativo Sorveglianza delle garanzie ipotecarie - Rivalutazioni periodiche degli immobili - Gestione delle esposizioni di importo rilevante - Superamento del loan to value per gli immobili residenziali Garanzie Finanziarie Garanzie Personali Processo di acquisizione garanzie reali finanziarie Sorveglianza delle garanzie reali finanziarie Processo di acquisizione garanzie reali finanziarie Sorveglianza delle garanzie reali finanziarie Al fine di garantire la corretta applicazione della gestione delle garanzie e del processo di attenuazione del rischio di credito definito nel presente regolamento vengono sono definiti i controlli di 2 livello da parte della funzi one di Risk Management sulla corretta gestione nel sistema informativo delle tecniche di attenuazione e dei controlli di 3 l ivello da parte della funzione di Internal Audit per il rispetto della normativa interna e in particolare del Regolamento in parola. In particolare: la funzione Risk Management verifica annualmente su base statistica o campionaria il corretto computo delle tecniche di attenuazione del rischio verificando la corretta allocazione nei portafogli regolamentari delle esposizioni nonché i fattori di ponderazione. Verifica inoltre su base campionaria le cause di non ammissibilità delle garanzie scartate al fine anche di rilevare eventuali inefficienze sul processo di attenuazione del rischio di credito; la funzione Internal Audit verifica con periodicità biennale la corretta applicazione del Regolamento C.R.M.con particolare attenzione sulla sussistenza e integrità documentale delle garanzie reali finanziarie e personali, nonché sugli esiti dei processi di escussione dove applicati. La banca, in relazione alle caratteristiche della propria operatività e politica commerciale e di rischio, rispetto quanto previsto dalla normativa adotta le seguenti forme di protezione del credito: Garanzie Reali Garanzie finanziarie Garanzie pegno su titoli obbligazionari; pegno su quote di OICR; pegno su titoli azionari quotati; pegno su depositi in contanti e strumenti assimilabili; pegno su depositi in oro; pegno su polizze assicurative vita. ipoteca su immobili residenziali; 19

20 ipotecarie ipoteca su immobili commerciali (uffici, negozi e altri immobili ad uso commerciale) Garanzie personali fideiussione specifica; fideiussione omnibus; polizza fidejussoria; lettera di patronage forte ; garanzie mutualistiche (Confidi e altro); Fondo Garanzia per le PMI, legge 662 del Per ulteriori dettagli in merito alle tecniche di CRM utilizzate, si rimanda alla successiva Tavola 8. Rischio di leva finanziaria eccessiva Il rischio di una leva finanziaria eccessiva origina da un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri (ed in particolare rispetto al patrimonio di qualità primaria) che rende la Banca vulnerabile, richiedendo l adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività. La Banca in linea con le indicazioni contenute nella Circolare 285/13 di Banca d Italia, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1 non quantifica in termini monetari un buffer di capitale interno a presidio del rischio in esame. Nell ambito dei processi di pianificazione strategica, pianificazione operativa e di budgeting, la Banca provvede a definire obiettivi coerenti e sostenibili rispetto alla propria dotazione patrimoniale. In particolare, il livello di sviluppo delle masse dell attivo, sia con impatto a Conto Economico che no (a fronte dell erogazione dei crediti alla clientela, di crediti di firma, dell investimento in strumenti finanziari, della gestione della tesoreria e della liquidità della Banca, degli investimento in immobili, dell operatività in derivati, ecc.), viene programmato e successivamente attuato nel volgere della gestione ordinaria - nell ottica di preservare un adeguato equilibrio con la dotazione di mezzi propri. La fattispecie di rischio in esame viene inoltre presidiata attraverso il monitoraggio di un indicatore introdotto dalla normativa di Vigilanza, il cd. leverage ratio. Tale indice costituisce una misura di presidio supplementare rispetto ai requisiti patrimoniali (tradizionalmente risk sensitive ), la cui finalità è obbligare la Banca a detenere una quantità minima di base patrimoniale di elevata qualità rispetto al volume di attività sviluppato. Esso è determinato come rapporto percentuale tra il capitale di Classe 1 (Tier 1) e l esposizione complessiva: quest ultima è costituita dalla sommatoria di tutte le attività della Banca, normalmente conteggiate a valori nominali, comprese le poste fuori bilancio. Le prime proposte del Comitato di Basilea allo stato attuale non ancora recepite in forma definitiva in sede comunitaria prevedono un rapporto minimo del 3%. Oppure, in termini diversi ma equivalenti, dato il patrimonio di qualità primaria (Tier 1), gli asset complessivi dovrebbero essere contenuti entro un livello massimo pari a 33,33 volte il patrimonio stesso. Sulla base dei criteri sopra citati, l indicatore di leva finanziaria della Banca misurato al 31/12/2013 si attesta su un livello pari a 20.96%. Tale indicatore è stato inserito nella nuova versione aggiornata della Policy di gestione dei Rischi e come tale misurato e monitorato. Rischio strategico Il rischio strategico rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Tale rischio è insito nell esercizio di un attività imprenditoriale e risulta proporzionato alla sua 20

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