Valutazione qualitativa del rischio in rapporto agli obiettivi di sicurezza Individuazione delle misure di compensazione

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1 CORSO BASE DI SPECIALIZZAZIONE IN PREVENZIONE INCENDI Valutazione qualitativa del rischio in rapporto agli obiettivi di sicurezza Individuazione delle misure di compensazione dott. ing. Francesca Petrocco Direzione Regionale Vigili del Fuoco Abruzzo

2 Attività non normate: valgono i criteri generali D.Lgs.139/2006 art. 15 comma 3 Misure, provvedimenti e accorgimenti operativi intesi a ridurre la probabilità dell insorgere dell incendio MISURE DI PREVENZIONE Misure, provvedimenti e accorgimenti operativi atti a limitare le conseguenze dell incendio MISURE DI PROTEZIONE

3 Come progettare in mancanza di regole tecniche? Per individuare le misure di compensazione del rischio devo fare la fotografia dell attività (DM 07/08/2012 allegato I)

4 Allegato I al DM 07/08/2012 DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ATTIVITA' NON REGOLATE DA SPECIFICHE DISPOSIZIONI ANTINCENDIO A.1 RELAZIONE TECNICA La relazione tecnica evidenzia l'osservanza dei criteri generali di sicurezza antincendio, tramite l'individuazione dei pericoli di incendio, la valutazione dei rischi connessi e la descrizione delle misure di prevenzione e protezione antincendio da attuare per ridurre i rischi. A.1.1 Individuazione dei pericoli di incendio A.1.2 Descrizione delle condizioni ambientali A.1.3 Valutazione qualitativa del rischio incendio A.1.4 Compensazione del rischio incendio (strategia antincendio) A.1.5 Gestione dell'emergenza

5 A.1.1 Individuazione dei pericoli di incendio La prima parte della relazione contiene l'indicazione di elementi che permettono di individuare i pericoli presenti nell'attività, quali ad esempio: - destinazione d'uso (generale e particolare); - sostanze pericolose e loro modalità di stoccaggio; - carico di incendio nei vari compartimenti; - impianti di processo; - lavorazioni; - macchine, apparecchiature ed attrezzi; - movimentazioni interne; - impianti tecnologici di servizio; - aree a rischio specifico.

6 A.1.2 Descrizione delle condizioni ambientali La seconda parte della relazione contiene la descrizione delle condizioni ambientali nelle quali i pericoli sono inseriti, al fine di consentire la valutazione del rischio incendio connesso ai pericoli individuati, quali ad esempio: condizioni di accessibilità e viabilità; lay-out aziendale (distanziamenti, separazioni, isolamento); caratteristiche degli edifici (tipologia edilizia, geometria, volumetria, superfici, altezza, piani interrati, compartimentazione); aerazione (ventilazione); affollamento degli ambienti, con particolare riferimento alla presenza di persone con ridotte capacità motorie o sensoriali; vie di esodo.

7 A.1.3 Valutazione qualitativa del rischio incendio La terza parte della relazione contiene la valutazione qualitativa del livello di rischio incendio, l'indicazione degli obiettivi di sicurezza assunti e l'indicazione delle azioni messe in atto per perseguirli. A.1.4 Compensazione del rischio incendio (strategia antincendio) La quarta parte della relazione tecnica contiene la descrizione dei provvedimenti da adottare nei confronti dei pericoli di incendio, delle condizioni ambientali, e la descrizione delle misure preventive e protettive assunte, con particolare riguardo al comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali ed ai presidi antincendio, evidenziando le norme tecniche di prodotto e di impianto prese a riferimento.

8 Relativamente agli impianti di protezione attiva la documentazione indica le norme di progettazione seguite, le prestazioni dell'impianto, le sue caratteristiche dimensionali, (quali ad esempio, portate specifiche, pressioni operative, caratteristica e durata dell'alimentazione dell'agente estinguente, ecc..) e quelle dei componenti da impiegare nella sua realizzazione, nonché l'idoneità dell'impianto in relazione al rischio di incendio presente nell'attività. A.1.5 Gestione dell'emergenza Nell'ultima parte della relazione sono indicati, in via generale, gli elementi strategici della pianificazione dell'emergenza che dimostrino la perseguibilità dell'obiettivo della mitigazione del rischio residuo attraverso una efficiente organizzazione e gestione aziendale.

9 In particolare ci occuperemo: della valutazione qualitativa del rischio incendio delle misure di compensazione

10 Alcuni richiami: Il rischio incendio è dato dal prodotto tra la frequenza (F) con cui si verifica un incendio e la magnitudo (M) dell incendio ossia l entità del danno che l incendio produce. R = F x M

11 RISCHIO = FREQUENZA x MAGNITUDO

12 RISCHIO = FREQUENZA x MAGNITUDO

13 RISCHIO = FREQUENZA x MAGNITUDO

14 Classificazione dei metodi di analisi del rischio

15 Valutazione del rischio incendio Procedimento di valutazione dei rischi derivanti dal verificarsi di un pericolo in un luogo di lavoro. Le valutazioni, in ordine alla complessità del luogo di lavoro, possono seguire due diversi approcci operativi: Metodi quantitativi o semiquantitativi Metodi qualitativi

16 METODI QUANTITATIVI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO Sono basati sulla stima matematica dei valori delle probabilità di accadimento F dell evento incendio, e dell entità M del danno atteso. L uso di tali metodi è limitato a fattori di rischio rilevanti, a fonti e condizioni di pericolo multiple e complesse.

17 Valutazione quantitativa del rischio d incendio

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22 METODI SEMI-QUANTITATIVI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO Valutazione del rischio d incendio Sono modelli di calcolo utilizzati quando è necessario approfondire la valutazione del rischio, pur senza giungere ad una stima quantitativa rigorosa. Assegnano un valore numerico pesato convenzionale ai parametri di pericolo ed esposizione che concorrono al rischio. Quindi, attraverso relazioni matematiche, forniscono degli indici sintetici di rischio, raggruppati in classi di livello.

23 Alcuni software si basano sulla valutazione separata di: potenziale rischio di incendio (carico d incendio e fattori moltiplicatori), misure di prevenzione e protezione disponibili (fattori di compensazione per tenere conto della diminuzione del rischio associabile al rispetto della norma).

24 METODI QUALITATIVI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO Sono basati sulla definizione di classi o livelli convenzionali dei valori delle probabilità di accadimento F dell evento incendio, e dell entità M del danno atteso, associati a valori numerici convenzionali non riferiti a grandezze misurabili.

25 Scala delle Frequenze (F)

26 Scala delle Conseguenze (M)

27 Matrice di valutazione del Rischio d incendio

28 Valutazione qualitativa del Rischio d incendio Determinazione mediante algoritmi Per determinare il rischio di incendio in un luogo di lavoro, è possibile anche fare riferimento ad algoritmi. Un algoritmo è una rappresentazione in forma di diagramma che aiuta ad orientarsi nel processo decisionale, finalizzato alla risoluzione di problemi o all attuazione di progetti. In particolare, l algoritmo può aiutare a classificare il livello di rischio in basso, medio ed elevato.

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30 Classificazione qualitativa secondo DM 10/03/1998 e Nuova classificazione secondo DPR 151/2011

31 Classificazione qualitativa secondo DM 10/03/1998 LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO ALTO Si intendono a rischio di incendio alto i luoghi di lavoro in cui: sono presenti sostanze altamente infiammabili, le condizioni di esercizio favoriscono un elevata probabilità di sviluppo di principi d incendio, nella fase iniziale, la probabilità di propagazione è da ritenersi elevata.

32 RISCHIO ALTO Nuova categoria C DPR 151/2011 industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6 del DPR n. 175/1988, e successive modifiche ed integrazioni; fabbriche e depositi di esplosivi; centrali termoelettriche; impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili; impianti e laboratori nucleari; depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a m²; attività commerciali ed espositive con superficie aperta al pubblico superiore a m²;

33 RISCHIO ALTO Nuova categoria C DPR 151/2011 scali aeroportuali, stazioni ferroviarie con superficie, al chiuso, aperta al pubblico, superiore a m2 e metropolitane; alberghi con oltre 200 posti letto; ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani; scuole di ogni ordine e grado con oltre persone presenti; uffici con oltre dipendenti; cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m; cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi.

34 Classificazione qualitativa secondo DM 10/03/1998 LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO MEDIO Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro in cui: sono presenti sostanze infiammabili, le condizioni di esercizio possono favorire lo sviluppo di principi d incendio, la probabilità di propagazione in caso di incendio, è da ritenersi limitata.

35 RISCHIO MEDIO Nuova categoria B DPR 151/2011 luoghi di lavoro compresi nell'allegato al DM 16 febbraio 1982 e nelle tabelle A e B annesse al DPR n. 689 del 1959 (entrambi abrogati e sostituiti dal DPR 151/2011), con esclusione delle attività considerate a rischio elevato; cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all'aperto.

36 Classificazione qualitativa secondo DM 10/03/1998 LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO BASSO Si intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro in cui: sono presenti sostanze a basso tasso di infiammabilità, le condizioni di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di principi d incendio, la probabilità di propagazione in caso di incendio, è da ritenersi limitata.

37 RISCHIO BASSO Nuova categoria A DPR 151/2011 Attività non classificabili a medio ed elevato rischio, Attività dove, in generale, sono presenti sostanze scarsamente infiammabili, le condizioni di esercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di focolai e ove non sussistono probabilità di propagazione delle fiamme

38 Altre classificazioni: Classificazione attività/ deposito secondo DM 9 marzo 2007 Classificazione lavorazioni secondo UNI EN Classificazione attività/deposito secondo UNI Classificazione attività/deposito secondo CEI 64-8

39 Valutazione del rischio incendio Classificazione secondo la tabella 2 del DM 09/03/2007 Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. I II III Aree che presentano un basso rischio di incendio in termini di probabilità di innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell'incendio da parte delle squadre di emergenza Aree che presentano un moderato rischio di incendio in termini di probabilità d'innesco, velocità di propagazione e possibilità di controllo Aree che presentano un elevato rischio di incendio in termini di probabilità d'innesco, velocità di propagazione e possibilità di controllo

40 Classificazione lavorazioni secondo UNI EN 12845* Pericolo lieve - LH Attività con bassi carichi d incendio e bassa combustibilità ed aventi ciascun singolo compartimento non maggiore di 126 m 2 e con una resistenza al fuoco di almeno 30 min. (scuole - uffici) Pericolo ordinario OH - Attività (OH1, OH2, OH3, OH4) Attività in cui vengono trattati o prodotti materiali combustibili con un carico d incendio medio e media combustibilità.. Possibilità di deposito nello stesso locale (sino a OH3) a condizione che: non deve essere superata l altezza massima di deposito indicata nel prospetto 1; le superfici massime di deposito devono essere di 50 m 2 per ogni singolo blocco garantendo una distanza di rispetto di 2,4 m * «Installazioni fisse antincendio. Sistemi automatici a sprinkler. Progettazione, installazione e manutenzione»

41 Classificazione lavorazioni secondo UNI EN Pericolo ordinario OH Attività (OH1, OH2, OH3, OH4) Esempi (Appendice A)

42 Classificazione lavorazioni secondo UNI EN Pericolo Alto Processo HHP Attività con elevato carico d incendio e con sostanze ad alta combustibilità in grado di sviluppare velocemente un incendio intenso e vasto. Suddiviso in quattro gruppi: HHP1, Processo a Pericolo Alto Gruppo 1; HHP2, Processo a Pericolo Alto Gruppo 2; HHP3, Processo a Pericolo Alto Gruppo 3; HHP4, Processo a Pericolo Alto Gruppo 4.

43 Classificazione lavorazioni secondo UNI EN Pericolo Alto Processo HHP Esempi Appendice A

44 Classificazione attività/depositi secondo UNI 10779* Livello 1 Aree nelle quali la quantità e/o la combustibilità dei materiali presenti sono basse e che presentano comunque basso pericolo di incendio in termini di probabilità d innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in tale classe tutte le attività di lavorazione di materiali prevalentemente incombustibili ed alcune delle attività di tipo residenziale, di ufficio, ecc., a basso carico d incendio. Assimilate a quelle definite di classe LH ed OH 1 UNI EN *Impianti a idranti

45 Classificazione attività/depositi secondo UNI Livello 2 Aree nelle quali c è una presenza non trascurabile di materiali combustibili e che presentano un moderato pericolo di incendio come probabilità d innesco, velocità di propagazione di un incendio e possibilità di controllo dell incendio stesso da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in tale classe tutte le attività di lavorazione in genere che non presentano accumuli particolari di merci combustibili e nelle quali sia trascurabile la presenza di sostanze infiammabili. Assimilate a quelle definite di classe OH 2, 3, 4 UNI EN 12845

46 Classificazione attività/depositi secondo UNI Livello 3 Aree nelle quali c è una notevole presenza di materiali combustibili e che presentano un alto pericolo di incendio in termini di probabilità d innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in questa categoria le aree adibite a magazzinaggio intensivo, le aree dove si lavorano e depositano merci ad alto pericolo di incendio quali cascami, prodotti vernicianti, prodotti elastomerici, ecc. Assimilate a quelle definite di classe HHP e/o HHS UNI EN 12845

47 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Ambienti a maggior rischio in caso d incendio per l elevata densità di affollamento o per l elevato tempo di sfollamento in caso di incendio o per l elevato danno ad animali e cose Rientrano in questo caso ad esempio gli ospedali, le carceri, i locali sotterranei frequentati dal pubblico.

48 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Ambienti a maggior rischio in caso d incendio in quanto aventi strutture portanti combustibili Rientrano in questi ambienti gli edifici costruiti interamente in legno senza particolari requisiti antincendio, come ad esempio le baite. NOTA Un edificio con strutture non combustibili come per es. in muratura o calcestruzzo con le sole travi in legno, non rientra tra gli edifici previsti in questo articolo.

49 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Ambienti a maggior rischio in caso d incendio per la presenza di materiale infiammabile o combustibile in lavorazione, convogliamento, manipolazione o deposito di detti materiali Possono essere considerati ambienti a maggior rischio in caso d incendio per la presenza di materiale infiammabile o combustibile gli ambienti nei quali avviene la lavorazione, il convogliamento, la manipolazione o il deposito di detti materiali, quando il carico d incendio specifico di progetto è superiore a 450 MJ/m2

50 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Locali ad uso medico di Gruppo 0 Locale ad uso medico nel quale non si utilizzano apparecchi ettromedicali con parti applicate.

51 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Locali ad uso medico di Gruppo 1 Locale ad uso medico nel quale le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate nel modo seguente: esternamente; invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona cardiaca.

52 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 Locali ad uso medico di Gruppo 2 Locale ad uso medico nel quale le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate in applicazioni quali interventi intracardiaci, operazioni chirurgiche, o il paziente è sottoposto a trattamenti vitali dove la mancanza dell alimentazione può comportare pericolo per la vita. NOTA Un intervento intracardiaco è un intervento in cui un conduttore elettrico è posto entro la zona cardiaca di un paziente o è probabile che entri in contatto con il cuore, mentre tale conduttore è accessibile all esterno del corpo del paziente. A questo riguardo si considerano conduttori elettrici i fili isolati, quali gli elettrodi di un pacemaker o gli elettrodi di un ECG, od i cateteri riempiti di fluidi conduttori.

53 Classificazione attività/depositi secondo CEI 64-8 LUOGHI ORDINARI: il luoghi che non sono classificati Luoghi con pericolo di esplosione (CEI EN ) Ambienti a maggior rischio in caso di incendio (Sez.751) Locali ad uso medico di gruppo 1 e 2 (Sez. 710)

54 Analisi qualitativa del rischio

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56 ALLEGATO I La valutazione del rischio di incendio tiene conto: del tipo di attività dei materiali delle attrezzature delle caratteristiche costruttive del luogo di lavoro delle dimensioni e dell articolazione del luogo del numero di persone presenti (prontezza ad allontanarsi)

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66 Misure di compensazione

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69 Analisi qualitativa del rischio

70 L analisi del rischio di incendio passa attraverso la conoscenza e lo studio di molteplici fattori quali: 1. Caratteristiche e quantità delle sostanze 2. Caratteristiche architettoniche e costruttive dei luoghi a rischio 3. Impianti tecnologici e di servizio 4. Vie di esodo 5. Presidi antincendio 6. Gestione della sicurezza

71 1. Caratteristiche e quantità delle sostanze pericolose Per ogni sostanza è necessario conoscere la composizione chimico-fisica, lo stato di aggregazione (solido, liquido o gassoso), la pressione e la temperatura nelle varie fasi del ciclo di produzione. La valutazione dei rischi connessi con le sostanze pericolose, in fase di produzione, impiego e distribuzione passa attraverso lo studio accurato delle proprietà intrinseche, del loro interagire con i differenti supporti e recettori che possono con esse entrare in rapporto e di altri fattori che hanno importante influenza sulla quantificazione del rischio stesso. Il rischio d incendio infatti è strettamente collegato al punto di infiammabilità della sostanza, mentre il rischio di esplosione è collegato alla presenza di sostanze facilmente infiammabili e volatili, che possono formare con l aria miscele capaci di infiammarsi e liberare grandi quantità di gas combusti in tempi brevissimi. Le misure antincendio devono contenere le informazioni che consentano, a chi interverrà, di effettuare l operazione in modo corretto e sicuro. Dovranno inoltre essere evidenziati i mezzi estinguenti che non devono essere utilizzati per ragioni di sicurezza. Ovviamente è necessario considerare anche i quantitativi trattati o stoccati in deposito perché come appare ovvio, maggiore è la quantità di sostanza pericolosa trattata, maggiori saranno i rischi ad essa connessa.

72 2. Caratteristiche architettoniche e costruttive dei luoghi a rischio Per definire il livello di rischio è necessario conoscere anche le caratteristiche costruttive dell edificio quali distribuzione planivolumetrica e quindi la distribuzione di aree e volumi all interno dell edificio, la reazione e la resistenza al fuoco, le compartimentazioni, i sistemi di ventilazione ed infine i sistemi di evacuazione di fumo e calore. Particolare attenzione è da porre sulla resistenza al fuoco e sulla reazione al fuoco degli elementi costruttivi e nel caso di ambienti con elevata affluenza di persone (ad esempio cinema) anche al grado di reazione al fuoco dei tendaggi, dei materiali d arredo e di finitura.

73 Resistenza al fuoco delle strutture La resistenza al fuoco è l attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un intervallo di tempo definito: la stabilità R: attitudine a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco; la tenuta E: attitudine a non lasciar passare, né produrre, se sottoposto all'azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto; l isolamento termico I: attitudine a ridurre la trasmissione del calore. Gli elementi strutturali (materiali e spessori) vengono classificati da un numero che esprime i minuti per i quali questi conservano le caratteristiche REI; le classi di resistenza al fuoco sono: 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240 e 360.

74 Reazione al fuoco delle strutture La reazione al fuoco identifica il grado di partecipazione di un materiale alla combustione al quale è sottoposto; è un fenomeno molto complesso che dipende da vari parametri, fra cui i principali si ricordano: infiammabilità, velocità di propagazione delle fiamme, gocciolamento, sviluppo di calore nell'unità di tempo, produzione di fumo e produzione di sostanze nocive. In passato i materiali erano assegnati alle classi 0, 1, 2, 3, 4, 5 con l aumentare della loro partecipazione alla combustione, ovviamente quelli di classe 0 sono materiali non combustibili. Il nuovo sistema di classificazione per le proprietà di reazione al fuoco di prodotti per costruzione di edifici è stato introdotto in Europa dalla Delibera della Commissione 00/147/CE e seguenti modifiche.

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76 3. Impianti tecnologici e di servizio Per conoscere il rischio di incendio è necessario considerare gli impianti tecnologici presenti nell edificio: gli impianti elettrici, gli impianti di distribuzione di gas combustibile, gli impianti di condizionamento e ventilazione e tutti gli altri impianti di servizio come ad esempio distribuzione di azoto, aria compressa, vapore acqueo, combustibile liquido. Particolare attenzione va posta all impianto elettrico che in alcuni casi può essere l origine di incendio e esplosione a causa del passaggio della corrente elettrica, correnti di corto circuito o sovraccarichi non eliminati in maniera tempestiva, cariche elettrostatiche e scintille o archi elettrici e può essere mezzo di propagazione di incendio attraverso i cavi o apparecchiature che dalla loro combustione possono emettere sostanze dannose. Per l analisi del rischio bisogna considerare il livello di tensione dell impianto elettrico, il grado di isolamento e il tipo di collegamento a terra. Di rilevante importanza oggi gli impianti fotovoltaici

77 4. Vie di Esodo Un ulteriore punto di grande importanza è la presenza delle vie di fuga. La via di fuga o esodo viene definita come: percorso senza ostacoli al deflusso che consente agli occupanti di un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro. Bisogna ovviamente tener conto dell affollamento ipotizzabile, cioè del numero massimo di persone presenti nel luogo o edificio considerato, delle caratteristiche e ubicazione e delle uscite e relativi serramenti; come logico si dovranno considerare anche eventuali scale con riguardo alle caratteristiche geometriche e distribuzione delle stesse.

78 5. Presidi Antincendio I presidi antincendio sono l insieme di tutte le protezioni attive antincendio. Per l analisi del rischio è di importanza rilevante la presenza di tali sistemi di protezione. Sono compresi in questa categoria gli estintori, la rete idrica antincendio, gli impianti automatici di spegnimento e infine gli impianti automatici di rivelazione e segnalazione incendi.

79 6. Gestione della Sicurezza La gestione della sicurezza si esplica attraverso una pianificazione dell emergenza, una informazione e formazione dei lavoratori, la designazione delle figure particolari, istruzioni di sicurezza ed esercitazioni antincendio. Tutte queste informazioni possono essere definite nel piano delle emergenze. La gestione della sicurezza contribuisce alla valutazione del rischio in quanto una studiata e ben corretta gestione riduce fortemente il livello di rischio di un attività.

80 RISCHIO = FREQUENZA x MAGNITUDO

81 Misure intese a ridurre la probabilità di insorgenza di un incendio

82 All esito della valutazione dei rischi possono essere presi: A) MISURE DI TIPO TECNICO B) MISURE DI TIPO ORGANIZZATIVO-GESTIONALE

83 A) MISURE DI TIPO TECNICO realizzazione di impianti elettrici regola d arte messa a terra di impianti, strutture e masse metalliche, al fine di evitare carche elettrostatiche realizzazione di impianti di protezione contro le scariche atmosferiche a regola d arte ventilazione degli ambienti in presenza di vapori, gas o polveri infiammabili utilizzo di dispositivi di sicurezza

84 Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte Gli incendi dovuti a cause elettriche ammontano a circa il 30% della totalità di tali sinistri. Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di prevenzione che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (Legge 46/90, norme CEI), consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilità d'incendio, evitando che l'impianto elettrico costituisca causa d'innesco.

85 Collegamento elettrico a terra La messa a terra di impianti, serbatoi ed altre strutture impedisce che su tali apparecchiature possa verificarsi l'accumulo di cariche elettrostatiche prodottesi per motivi di svariata natura (strofinio, correnti vaganti ecc.). La mancata dissipazione di tali cariche potrebbe causare il verificarsi di scariche elettriche anche di notevole energia le quali potrebbero costituire innesco di eventuali incendi, specie in quegli ambienti in cui esiste la possibilità di formazione di miscele di gas o vapori infiammabili.

86 Installazione di impianti parafulmine Le scariche atmosferiche costituiscono anch'esse una delle principali cause d'incendio. Per tale motivo, specialmente in quelle zone dove l'attività ceraulica è particolarmente intensa, risulta necessario provvedere a realizzare impianti di protezione da tale fenomeno, impianti che in definitiva consistono nel classico parafulmine o nella "gabbia di Faraday". Entrambi questi tipi di impianto creano una via preferenziale per la scarica del fulmine a terra evitando che esso possa colpire gli edifici o le strutture che si vogliono proteggere. La vigente normativa prevede l'obbligo d'installazione degli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche per alcune attività. (DPR 689/59)

87 Ventilazione dei locali Vista sotto l'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove possono accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano verificarsi concentrazioni al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilità. Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione è necessario tenere conto sia della quantità che della densità dei gas o vapori infiammabili che possono essere presenti. Impiego di strutture e materiali incombustibili Quanto più è ridotta la quantità di strutture o materiali combustibili presente in un ambiente tanto minori sono le probabilità che possa verificarsi un incendio. Pertanto, potendo scegliere tra l'uso di diversi materiali, dovrà sicuramente essere data la preferenza a quelli che, pur garantendo analoghi risultati dal punto di vista della funzionalità e del processo produttivo, presentino caratteristiche di incombustibilitá. Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla Tali provvedimenti risultano di indispensabile adozione qualora negli ambienti di lavoro venga prevista la presenza di gas, polveri o vapori infiammabili

88 Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e degli utilizzatori di sostanze infiammabili Al fine di prevenire un incendio gli impianti di distribuzione di sostanze infiammabili vengono dotati di dispositivi di sicurezza di vario genere quali ad esempio: termostati; pressostati; interruttori di massimo livello, termocoppie per il controllo di bruciatori, dispositivi di allarme, sistemi di saturazione e sistemi di inertizzazione, etc. DISPOSITIVI DI SICUREZZA termostati pressostati interruttori di massimo livello termocoppie allarmi sistemi di inertizzazione e saturazione

89 B) MISURE DI TIPO ORGANIZZATIVO-GESTIONALE rispetto dell ordine e della pulizia controlli sulle misure di sicurezza predisposizione di un regolamento interno sulle misure di sicurezza da osservare informazione e formazione dei lavoratori

90 CAUSE E PERICOLI DI INCENDIO PIU COMUNI deposito di sostanze infiammabili o facilmente combustibili in luogo non idoneo accumulo di rifiuti, carta od altro che può essere incendiato negligenza nell uso di fiamme libere e di generatori di calore inadeguata pulizia e scarsa manutenzione uso di impianti elettrici difettosi o inadeguati riparazioni e/o modifiche di impianti elettrici da parte di non qualificati apparecchiature elettriche non in uso sotto tensione uso non corretto apparecchi di riscaldamento portatili ostruzioni delle aperture di ventilazione di apparecchiature, macchinari ecc...

91 presenza di fiamme libere in aree ove sono proibite negligenze di installatori e/o di addetti alla manutenzione inadeguata formazione del personale sull uso di materiali e/o attrezzature pericolose

92 ACCORGIMENTI DEPOSITO ED UTILIZZO DI MATERIALI INFIAMMABILI E FACILMENTE COMBUSTIBILI limitazione dei quantitativi ed ubicazione sostituzione ove possibile con sostanze meno pericolose isolamento o compartimentazione del deposito addestramento ed informazione del personale UTILIZZO DI FONTI DI CALORE rispetto dei criteri di utilizzazione allontanamento materiali combustibili pulizia condotte di aspirazione mantenimento dell efficienza dei dispositivi di sicurezza

93 IMPIANTI ED APPARECCHIATURE ELETTRICHE posizionamento conduttori provvisori riparazioni effettuate da personale competente allontanamento di materiali combustibili e/o infiammabili da apparecchi di illuminazione APPARECCHI INDIVIDUALI O PORTATILI DI RISCALDAMENTO rispettare le istruzioni di sicurezza allontanare i materiali combustibili osservare i criteri di rifornimento verificare la piena efficienza PRESENZA DI FUMATORI

94 LAVORI DI MANUTENZIONE E DI RISTRUTTURAZIONE non accumulare sostanze combustibili non ostruire vie di esodo non bloccare porte resistenti al fuoco nella posizione di apertura non realizzare aperture su strutture resistenti al fuoco allontanare le sostanze combustibili e/o infiammabili prestare attenzione nella effettuazione di lavori a caldo controllo di impianti automatici di rivelazione incendi

95 RISCHIO = FREQUENZA x MAGNITUDO

96 Misure di compensazione

97 MISURE DI PROTEZIONE Protezione attiva Protezione Passiva

98 Le protezioni attive sono le seguenti: Gli impianti di rivelazione e segnalazione incendi; Gli estintori; La rete idrica antincendio; Gli impianti fissi di spegnimento automatico; Gli evacuatori di fumo e calore.

99 Le protezioni passive sono un approccio strutturale che si esplicano attraverso: Realizzazione di compartimentazioni REI; Riduzione del carico di incendio; Impiego di materiali d arredamento con opportuna classe di reazione al fuoco; Progettazione di adeguate vie di esodo e luoghi sicuri.

100 VIE DI ESODO

101 Progettazione di adeguate vie di esodo e luoghi sicuri. (allegato 3 al DM ) OBIETTIVO Garantire il corretto esodo dei lavoratori senza assistenza esterna. Occorre pertanto stabilire: il numero delle persone presenti la loro posizione presunta i pericoli d incendio il numero di uscite disponibili

102 CRITERI GENERALI vie di uscita alternative (se rischio di incendio alto) vie di uscita indipendenti tra loro vie di uscita che conducano sempre al luogo sicuro vie di uscita tenute sempre sgombre da materiale. DEFINIZIONI uscita di piano: a-uscita su luogo sicuro b-uscita su percorso protetto chiuso c-uscita su scala esterna via di uscita: percorso senza ostacoli per raggiungere il luogo sicuro luogo sicuro: luogo ove si è sicuri dall effetto di un incendio percorso protetto: percorso caratterizzato da una adeguata protezione contro gli effetti di un incendio (corridoio e/o scala protetto/a, scala esterna)

103 DEFINIZIONI Modulo d uscita 0,60 m Capacità di deflusso : numero di persone che transitano in un modulo d uscita affollamento: numero massimo di persone previste Indice di affollamento - pers / mq

104 CRITERI GENERALI (nel caso di due o più uscite) rischio di incendio elevato - percorso max metri (percorrenza max in 1 min) rischio di incendio medio - percorso max metri (percorrenza max in 3 min rischio di incendio basso - percorso max metri (percorrenza max in 5 min)

105 SCELTA DELLA LUNGHEZZA DEI PERCORSI DI ESODO va considerata la lunghezza minima dei percorsi di esodo, a parità di rischio, se il luogo di lavoro: è frequentato da pubblico è utilizzato da persone non autosufficienti nell emergenza è utilizzato quale area di riposo prevede la presenza di sostanze infiammabili

106 CRITERI GENERALI Percorsi in unica direzione (da evitare) Distanza da uscita di piano o punto dove inizia la disponibilità di due vie d uscita rischio di incendio elevato - percorso max 6-15 metri (percorrenza max in 30 sec) rischio di incendio medio - percorso max 9-30 metri (percorrenza max in 1 min) rischio di incendio basso - percorso max metri (percorrenza max in 3 min) Quando una via d uscita comprende un tratto unidirezionale, la lunghezza totale del percorso non deve superare i limiti del percorso bidirezionale

107 NUMERO E LARGHEZZA DELLE USCITE DI PIANO non si ritiene sufficiente una sola uscita di piano se: l affollamento è superiore a 50 persone sussistono specifici pericoli di esplosione o incendio (rischio alto) la lunghezza del percorso unidirezionale è superiore a quanto prescritto

108 NUMERO E LARGHEZZA DELLE USCITE DI PIANO Nei luoghi a rischio di incendio medio o basso: L = A x 0,60 (espressa in m) 50 dove: A=numero di persone (affollamento) 0,60=modulo di uscita 50=capacità di deflusso NB il valore A/50, se non è intero, va arrotondato al valore intero superiore

109 NUMERO E LARGHEZZA DELLE USCITE DI PIANO Larghezza multipla di 0,60 con tolleranza del 5 % Nei luoghi con rischio di incendio medio o basso: larghezza >= 0,80 con tolleranza del 2 %, considerandola pari ad 1 modulo Esempio: affollamento = 100 persone larghezza complessiva = 100 x 0,60 = 1.2 m 50 numero di uscite di piano = 2x0,80

110 NUMERO E LARGHEZZA DELLE SCALE Principio generale disporre di più vie d uscita alternative si ritiene sufficiente una sola scala se: l altezza antincendi degli edifici non è superiore a 24 m e il rischio di incendio è medio o basso ogni piano può essere servito da una sola uscita

111 Protezione Scale criteri generali Rischio alto normalmente protetti con strutture e porte REI Per piccole attività a rischio medio e basso, scale normali, se il percorso d esodo non supera 45 e 60 m (30 e 45 m nel caso di una sola uscita LARGHEZZA DELLE SCALE Servono un solo piano, al di sopra o al di sotto il piano terra L= A x 0,60 50

112 LARGHEZZA DELLE SCALE Servono più di un piano L = A + A x 0,60 (espressa in m) 50 dove: A +A = maggior affollamento in due piani contigui (A +A /50 va arrotondato al valore intero superiore)

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114 Caratteristica NUMERO MINIMO DI VIE DI USCITA LUNGHEZZA MASSIMA DEL PERCORSO DI ESODO FINO ALLA PIU' VICINA USCITA DI PIANO TEMPO MAX DI EVACUAZIONE LUNGHEZZA MASSIMA DEL PERCORSO IN UN'UNICA DIREZIONE TEMPO MAX DI PERCORRENZA DEL PERCORSO IN UN'UNICA DIREZIONE Rischio Rischio Rischio incendio basso incendio medio Incendio alto m m m 5 min 3 min 1 min m 9 30 m 6 15 m 3 min 1 min 30 sec AFF. > 50 PERSONE AFF. > 50 PERSONE PIU' DI UNA USCITA DI PIANO SE PERICOLO ESPL./INC. PERICOLO ESPL./INC. - PERCORSO UNID. > 45 PERCORSO UNID. > 30 LARGHEZZA COMPLESSIVA "L" L = AFFOLLAMENTO DELLE USCITE DI PIANO IN m 50 LARGHEZZA COMPLESSIVA "L" L = MAX AFF. 2 PIANI CONTIGUI DELLE SCALE IN m 50 x 0.60 x 0.60

115 MISURE DI SICUREZZA ALTERNATIVE (nel caso di impedimenti di carattere architettonico o urbanistico) avvicinamento delle persone alle vie di uscita e localizzazione appropriata dei punti di pericolo riduzione del percorso di uscita realizzazione di ulteriori uscite di piano realizzazione di percorsi protetti installazione di impianto automatico di rivelazione ed allarme

116 MISURE PER LIMITARE LA PROPAGAZIONE DELL INCENDIO NELLE VIE D USCITA accorgimenti per la presenza di aperture su pareti e solai accorgimenti per i rivestimenti di pareti e solai segnaletica a pavimento accorgimenti per le scale a servizio di piani interrati accorgimenti per le scale esterne

117 PORTE INSTALLATE LUNGO LE VIE D USCITA l apertura nel verso dell esodo è sempre obbligatoria quando: -l affollamento è > 50 persone -la porta è vicina ad una scala -la porta serve un area ad elevato rischio d incendio porte resistenti al fuoco lungo le via d esodo con dispositivo di autochiusura o del tipo automatico

118 Sistemi di apertura delle porte Le porte delle uscite per l esodo devono aprirsi a semplice spinta dall interno Nel caso siano necessari accorgimenti antintrusione, possono essere previsti sistemi sicuri alternativi da portare a conoscenza di tutti i lavoratori

119 Controlli e manutenzione sulle misure di protezione antincendio Vie di esodo percorsi liberi da ostacoli porte facilmente apribili libere da serramenti efficienza dispositivo autochiusura porte antincendio visibilità segnaletica di sicurezza efficienza impianto illuminazione sicurezza

120 ANALISI DELLE CONDIZIONI DI SICUREZZA NELLA FASE DI ESODO CON I METODI DELL INGEGNERIA DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO t rilev. inc. è il tempo intercorso fra l inizio del processo di ignizione ed il momento nel quale l incendio viene rilevato; t inizio evacuazione indica l intervallo di tempo compreso tra l istante di rilevazione e segnalazione dell incendio e l inizio del processo di evacuazione; t luogo sicuro è il tempo occorrente alle persone per completare l evacuazione dell edificio; t critico rappresenta il tempo intercorso fra l inizio del processo di ignizione e l istante in cui si raggiungono nell ambiente condizioni critiche per l organismo umano; K (t rilev. Inc. + t inizio evac. + t luogo sicuro ) < t critico

121 t rilev. inc. Incendio rilevato dalle persone - vicinanza al luogo di sviluppo dell incendio; - condizioni in cui si trovano (sveglie, ecc.) Impianto di rilevazione automatico - tipo di rilevatori di incendio; - modalità di elaborazione del segnale di incendio da parte della centrale di controllo; - condizioni in cui si trovano le persone; - condizioni di manutenzione dell impianto;

122 t inizio evacuazione 1 a fase percezione dell incendio - sente odore di fumo - vede il fumo e/o le fiamme - apprende la notizia da altri - sente i dispositivi di allarme incendio 2 a fase elaborazione della percezione dell incendio - continua, o tende a terminare, l attività svolta; - tenta di assume informazioni sulla natura dell incendio; - cerca di verificare direttamente la presenza dell incendio; - segnala la circostanza ad altre persone; - prova a ricongiungersi con altri famigliari e/o conoscenti presenti; - tenta di portare via gli oggetti ritenuti più importanti

123 t luogo sicuro Velocità di esodo (m/sec) V = 1.19 m/sec. se d < 0.5 persone/m 2 V = d se d > 0.5 persone/m 2 Lungo le scale V = d (p = 33 a = 16.5) V = d (p = 28 a = 17.8) Capacità di deflusso [persone/(s m)] C = 1.4 d d 2 se d > 0.5 persone/m 2 Lungo le scale C = 1.26 d d 2 (p = 33 a = 16.5) C = 1.08 d d 2 (p = 28 a = 17.8)

124 t critico IL TEMPO CRITICO PUÒ CAUTELATIVAMENTE FARSI COINCIDERE CON QUELLO OCCORRENTE AL FUMO ED AI GAS DI COMBUSTIONE PER ABBASSARSI FINO AD UN ALTEZZA DAL PAVIMENTO DI 1.5 m t critico = t h=1,5 m Y(t i ) = H - V g (t i-1 ) / A Y altezza dal pavimento libera da fumo e gas H altezza del piano V g volume totale di fumo e gas A area del pavimento

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126 GRAZIE PER L ATTENZIONE

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