Il libro di Giobbe: l enigma del dolore

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Il libro di Giobbe: l enigma del dolore"

Transcript

1 Capitolo 38 Il libro di Giobbe: l enigma del dolore Se la sapienza si propone come ordine, armonia, equilibrio, senso, serenità, il libro di Giobbe è, al contrario, lacerato dal grido che cerca il senso, ci fa penetrare nell inquietudine più profonda del cuore umano. Da quando l uomo vive, la sua esistenza è attraversata dall esperienza del male, nelle sue molteplici forme. Giobbe cerca di dare voce all indicibile e all assurdo, conducendo fino in fondo la domanda: perché l uomo deve soffrire? Perché il dolore eccessivo degli innocenti? Nella Bibbia, nessuno prima di lui e come lui aveva osato alzare tanto la voce per gridare l ingiustizia del proprio dolore, sfidando Dio sordo e muto 1. Il fatto è che la sapienza non si raggiunge tacendo ciò che sembrerebbe negarla, chiudendo gli occhi per non vedere ciò che disturba l ordine stabilito dalle nostre logiche. Al contrario, è vera quella sapienza che ascolta e accoglie le contraddizioni, che si lascia mettere in crisi e, cosciente dei propri limiti, cerca di dare forma a una sinfonia composta anche di frasi musicali senza risoluzione. Giobbe, dunque, è un urlo. Di fronte a un grido che cosa dire? È già molto se sappiamo lasciarlo risuonare con tutto il suo carico straziante, senza turarci le orecchie, senza sbiadirlo, sovrapponendovi i nostri discorsi. È già molto se riusciamo a stare lì, rimanendogli accanto, in ascolto, con il cuore gonfio di lacrime e cercando di assumere il carico delle molte domande con cui ancora oggi non cessa di provocarci. Essere presenti così, accanto al grido di Giobbe, con il massimo di attenzione, senza parlare, è un arte. Per lo più noi rischiamo di fare come i suoi amici che, venuti con l intenzione di consolarlo, finiscono con i loro ragionamenti per acuire il suo tormento. Eppure il libro ci provoca a intervenire e dobbiamo correre anche il rischio di non essere se non un altro dei tanti Eliu che si aggiungono alla scena del dolore. Se questo libro ci affascina è perché lo sentiamo molto vicino. Giobbe fa riaffiorare dal profondo della coscienza il ricordo delle vicende dolorose della nostra storia personale e collettiva, quella dei nostri simili, a partire dai nostri familiari, vicende che in un modo o in un altro hanno condizionato e condizionano il nostro modo di essere oggi. Per questo la riflessione di Giobbe sull atrocità del male ci coinvolge a fondo, come pure l allargamento del suo orizzonte, attraverso il dolore e oltre il dolore, a una speranza di vita che oggi può continuare come tale, solamente grazie e attraverso l esperienza di questa sofferenza. 1. Gli antecedenti del dramma Il libro si compone di un quadro narrativo - un prologo e un epilogo in prosa - e di una parte centrale poetica, che sviluppa il dramma, le cui premesse sono anticipate dal prologo. Tutto comincia come in una favola: «C era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male» (Gb 1,1). Il protagonista è uno straniero originario di una terra lontana ( Utz in ebraico fa assonanza con chutz = al di fuori). Nel significato etimologico del suo nome, Giobbe sembra già portare il suo destino: il mistero dell identità di un uomo segnato dalla contraddizione ( Iyyob in e- 1 Cf. Gb 9, ; 19,7; 24,12; 30,20.

2 braico somiglia alla forma passiva della radice yb = avversare, odiare, essere ostile). È un nome che si riferisce a qualcuno, la cui vita è tormentata da una lotta. Contro chi? Contro gli uomini, contro Dio o contro se stesso? Giobbe, uomo giusto e retto, timorato di Dio e alieno dal male, è gratificato da Dio con ogni benedizione e gode di una vita prospera e felice, frutto della sua saggezza 2. È lecito chiedersi, però: Giobbe è benedetto dal Signore perché moralmente integro e sapiente, o è saggio e felice perché benedetto da JHWH? In altri termini: la condotta impeccabile di Giobbe dipende dalla pura grazia di Dio, o sono le opere di Giobbe a meritargli il favore di Dio, che lo ricompensa con un esistenza felice? Sin dal principio, l autore del libro lascia affiorare la domanda decisiva sulla validità o meno di alcuni presupposti teologici, che pure erano ampiamente affermati e diffusi nella tradizione di Israele: il tema della retribuzione meritata dagli uomini in virtù dei loro comportamenti etici. Nella scena seguente (Gb 1,4-5) si precisano alcuni comportamenti religiosi di Giobbe, il quale, di fronte all eventualità di un peccato dei suoi figli, tenta di ripararne le colpe offrendo sacrifici al Signore. Anche qui viene da chiedersi: qual è l orizzonte religioso di quest uomo? Egli teme Dio, ma ha anche paura delle reazioni di lui nei confronti dei propri figli, credendo così di poterne placare il volto con gli olocausti. Si fida egli davvero di Dio? Il timore di JHWH non è forse l abbandono confidente nelle braccia del Signore, che è grande e trascende le nostre immagini, dal quale ci si sa accolti con amore misericordioso? (cf. Sir 2, ). Ci si fida davvero di un Dio di cui si teme la punizione delle persone che ci sono più care? Come non pensare che JHWH amasse i figli di Giobbe più di quanto Giobbe stesso non li amasse? Di fatto egli sembra comportarsi nei loro confronti come un sacerdote, piuttosto che come un padre, preoccupato eccessivamente della loro purezza, e forse troppo invadente della loro libertà. Giobbe dunque è sì un uomo giusto e saggio, «il più grande fra tutti i figli d oriente» (Gb 1,3). Il Signore in persona ne dà conferma (Gb 1,8; 2,3). Bisogna, però, che la sua fede venga verificata e messa alla prova, per vedere se si conserverà anche quando non sarà più possibile scorgere una relazione di causa ed effetto proporzionato tra l agire buono o cattivo dell uomo e la conseguente azione di Dio, rispettivamente di premio e benedizione o di punizione e maledizione. Si apre, allora, il sipario sulla corte celeste, con JHWH al centro, che riceve in udienza la sua corte tra cui il Satana (hassatan), al quale il Signore chiede di porre attenzione al suo servo Giobbe (Gb 1,6-12; 2,1-7a). Il racconto, squisitamente sapienziale, è velato di ironia. Tra poco prenderà inizio uno dei drammi più impressionanti della storia, eppure tutto comincia accompagnato da un leggero sorriso sulle labbra: della storia il lettore conosce i retroscena che per Giobbe rimangono o- scuri. Mentre Giobbe ne è ignaro, il lettore sa sin dal principio come siano andate veramente le cose. Dio si è lasciato provocare dal Satana nei riguardi del suo servo Giobbe, perché era necessario verificare fino in fondo i presupposti della sua fede: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla (chinam = gratis)? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!» (Gb 1,9-11). La questione posta da Satana (satan = ostacolo, scoglio, accusatore, avversario, colui che sospetta e insinua dubbi) è capitale. Sono possibili per l uomo una fede e un servizio di Dio totalmente gratuiti e disinteressati, senza aspettarsi nulla in cambio, senza volerne ricevere dei 2 Il binomio «temere Dio ed essere alieno dal male» è ciò che definisce la sapienza: cf. Gb 1,8; 2,3; 28,28; Pr 1,7; 9,10; 14,16. 2

3 vantaggi? Se il principio della retribuzione viene assunto come normativo delle relazioni dell uomo con Dio, si rischia di favorire una fedeltà interessata. Come se, con l obbedienza ai comandamenti, ci si volesse propiziare il favore divino, legando per così dire a Dio le mani, costringendolo a benedire. I saggi di Israele, studiando l autenticità della relazione dell uomo al suo Signore, dovevano prima o poi confrontarsi con questo problema cruciale. In verità, se la relazione più autentica dell uomo con il suo Dio è la fedeltà nell amore (cf. Dt 6,4-5.13), un vero rapporto di amore non può esistere senza totale gratuità e disinteresse, e senza scalfire la libertà dei due partner. L amore comporta per gli amanti l essere esposti a un rischio continuo. Esso richiede una completa rinuncia a sé a vantaggio dell altro; essere disposti a perdersi per lui, per ritrovarsi con lui. Dio non può né vuole costringere Giobbe ad amarlo, e nemmeno Giobbe può conquistarsi l amore e la benedizione di Dio a forza di obbedire alle sue leggi. L amore finisce, o non è nemmeno cominciato, quando si presume di legare l altro a sé con doni o azioni interessate. Questo è il motivo per cui il Signore accetta la provocazione di Satana. Le catastrofi si abbattono su Giobbe, l una dopo l altra, a cascata, in una sequenza drammatica, rapida, terribile, a cui si assiste impotenti trattenendo il respiro. Giobbe, privato di tutto, beni, servi, figli e figlie, non solo non maledice Dio, ma confessa, nudo, la fedeltà all unico suo bene. «Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!» (Gb 1,21). Satana non si dà per vinto e torna alla carica con una prova più terribile. Si tocchi Giobbe nella sua carne: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell osso e nella carne e vedrai...» (Gb 2,4-5). In altre parole, l uomo è fondamentalmente egoista e il male lo colpisce veramente quando ne minaccia l integrità fisica, la vita. Per la seconda volta il Signore accetta la scommessa di Satana e abbandona la scena con le parole: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita» (Gb 2,6). Anche questa volta, però, Giobbe confessa la sua fedeltà a Dio e non pecca con le sue labbra (Gb 2,7-10). Se si tiene presente che egli non sa nulla dei retroscena celesti della sua prova, la sua reazione di fiducia, nonostante tutto, dà ragione a Dio, il quale, pur consentendo alla prova, era sicuro dell integrità del suo servo. Se ne era fatto garante per lui. È duro, però, per il Signore decidere di consegnare il suo servo nelle mani di Satana. Nessun dualismo manicheo nel libro. Anche per Giobbe Dio è colui dal quale si riceve il bene come il male. Qui una domanda preme. Dal momento che tutto è nelle mani di Dio - anche Satana, nelle cui mani Dio consegna Giobbe -, e che per definizione egli è il Fedele e l Amante che salva (come tale Israele l ha sperimentato negli eventi cruciali della sua vita), come può egli acconsentire a una simile tortura di colui che ama? C era proprio bisogno di consegnare una delle creature a lui più care a tanta sofferenza per nulla? 3 Le ultime parole di Dio a Satana, nel prologo, sono importanti, perché sono le ultime prima che egli riprenda la parola alla fine del dramma, dopo una lunga, pesante assenza. Dopo il capitolo 2, in fatti, il Signore abbandona la scena per riapparire soltanto alla fine (Gb 38,1), in un dialogo lungamente atteso e desiderato, che si svolge ora a tu per tu con il suo servo Giob- 3 Nei dialoghi giobbe accuserà il Signore di ingiustizia, mentre gli amici cercheranno di difenderlo da quest apparenza. 3

4 be. Tra i due momenti, per trentacinque capitoli, si svolge la tragedia dell uomo torturato fino all inverosimile sotto cieli glaciali e muti, il quale, nonostante tutto, si mantiene fedele al Signore e non arriva a maledirlo. Satana perde la scommessa. Anche se ci è difficile comprendere perché il Signore non sia intervenuto prima, almeno a confortare il suo servo, lasciandolo esposto, davanti a noi, in pasto agli spasimi abissali del suo dolore, stando al prologo e all epilogo, possiamo dire: Dio ha vinto la scommessa. Egli si è fatto garante, sin dal principio, della fedeltà del suo servo, sapendo che non lo avrebbe rinnegato, neppure in mezzo alla prova più atroce. Il mistero è, dunque, quello di un Dio che lascia libero Satana di schierarsi contro Giobbe, mentre egli rimane silenzioso con lui nella prova. Il mistero è un Dio che corre fino in fondo il rischio di apparire demoniaco al suo servo: un Dio che si maschera da demonio per smascherare il male, e il maligno. Non è Dio a volere la sofferenza, ma essa è la conseguenza del male, inevitabile. Anche se terribili, i poteri che Dio conferisce a Satana sono limitati. Egli potrà colpire Giobbe, ma non sopprimerlo. «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita» (Gb 2,6). Sono le parole con cui il Signore abbandona la scena. Pur consegnato alle mani di Satana, Giobbe è vivo, ed è vivo perché Dio, il Vivente, gli garantisce, fino alla fine, il respiro. Dio non lo abbandonerà, e sarà con lui in ogni istante, pur quando in mezzo agli spasimi del dolore Giobbe sfogherà la sua angoscia con parole sferzanti e impetuose, come un uragano, anche se incerte e barcollanti, come un ubriaco (Gb 6,3; 7,11; 8,2). Le sue parole, apparentemente disperate, continuano a essere proferite con l alito di vita che Dio gli conserva, e che Satana per comando di Dio non può soffocare. Giobbe questo lo sa. Pur non essendo al corrente dei retroscena celesti del suo dramma, in qualche recesso più intimo del cuore non cessa un istante di sperare contro ogni speranza, perché, nonostante tutto, egli è vivo grazie al soffio di vita dell Onnipotente, che ha amato e continua ad amare con tutte le forze, nonostante tutto 4. Il prologo dunque deve essere sempre ben collegato con il poema dialogato, e va tenuto sempre a mente nelle diverse fasi in cui l opera si articola in seguito. 2. Tacere o parlare? Come parlare nel dolore? Quando la sofferenza viene a visitarci, specialmente quando si abbatte su degli innocenti, Dio è sempre il primo a essere chiamato in causa. Un credente non può ignorare la grande domanda che il libro di Giobbe grida a Dio: Perché l uomo deve soffrire? Un credente non può trovare riposo senza aver personalmente ripercorso le fasi angosciose dell «uomo dei dolori» (Is 53,3). Solamente così, a consumazione del tormento, potrà, come Giobbe, giungere a vedere Dio con i suoi occhi: «Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono» (Gb 42,5). Il dolore di Giobbe e il nostro si potrà placare quando lo sapremo vedere nella luce del Signore che risponde «di mezzo al turbine» (Gb 38,1). Appunto per provocare il grande Assente a rispondere, non si può tacere. Ma con quali parole ci si potrà rivolgere a lui? Di fronte al dolore degli innocenti la sapienza è messa a dura prova. Che cosa dire nel dolore e come? Sappiamo che la modalità del parlare o del tacere è un importante banco di prova della sapienza 5. Secondo i saggi in molte circostanze il silenzio è d oro 6. Quanto più di fronte al dolore umano! Eppure esso ci provoca finalmente a prendere una posizione. Forse perché un silenzio protratto troppo a lungo accanto a un sofferente, pur essendo al principio 4 Cf. Gb 10, ; 14,15-17; 27,1-4; 31, Cf. Pr 10, ; 12, ; 15,1-2; 16,20-24; 18,21; ecc. 6 Gb 13,5: cf. Pr 10,19; 11,12; 13,3; 14,23; 17,27-28; 21,23; ecc. 4

5 un atteggiamento doveroso e grandioso, ne può acuire il dolore, sembrando dar tacitamente ragione alla sua sofferenza, e offrirle un motivo che essa invece non ha e non può avere? Il dolore, specie se eccessivo, è sempre irrazionale, ingiustificabile e immotivato (chinam = per nulla) 7. Esso ammutolisce chi ne è colpito come colui che lo assiste. Eppure si deve parlare per cercare un senso all assurdo, per quanto appaia impossibile, anche se più spesso, in questo ambito, il parlare non è se non un farfugliare cose insensate. Come quello della moglie di Giobbe. Ella è lì accanto al marito, mentre, colpito in tutto il corpo da un ulcera maligna, questi cerca di darsi un qualche sollievo grattandosi con un coccio e sedendo nella cenere (Gb 2,8). Dev essere una cosa insopportabile per lei. Tale è spesso la convivenza con le persone care che soffrono. L inadeguatezza che si sperimenta, in quelle condizioni, induce alle reazioni più diverse, fino a giungere a desiderare, in casi estremi, la morte della persona colpita. Così reagisce la moglie di Giobbe, la quale gli dice: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!» (Gb 2,9). Per Giobbe, invece, maledire Dio equivale a morire davvero. Giobbe che dà una lezione a sua moglie: ella ha parlato come una stolta ed egli stesso cerca di confortarla, coinvolgendola nell accettazione della volontà di Dio, nel bene come nel male: «Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare anche il male?» (Gb 2,10a). La donna ha parlato come una stolta; Giobbe ha parlato con saggezza. «In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra» (Gb 2,10b). Basta questo, tuttavia, per rimanere soddisfatti? E proprio così semplice stabilire i limiti della sapienza e della follia di fronte al male? Giobbe stesso non sembra esserne tanto sicuro, se formula ciò che dice come una domanda. Forse in lui comincia a insinuarsi un dubbio: si può davvero accettare dalle mani di Dio anche il male? Dio e il male, il male insieme a Dio: non è questa un inaccettabile contraddizione? Arrivano, poi, i tre amici, Elifaz il temanita, Bildad il suchita e Zofar il naamatita, per condolersi con Giobbe e «consolarlo» (Gb 2,11). La prima reazione è il pianto, i gesti del lutto e il silenzio per sette giorni e sette notti, come il lutto e il silenzio degli anziani e le vergini di Gerusalemme, di fronte al dolore della figlia di Sion (Gb 2,12-13; cf. Lam 2,10; 3,26). Muti gli amici sono grandiosi, ma quando apriranno la bocca saranno deludenti. Ma non si può rimanere muti. Accanto all uomo dei dolori tutti devono prendere la parola e consentire se non altro ai lettori di passare al setaccio le proprie convinzioni per vedere se reggono ancora. Chi parlerà rettamente di Dio? (cf. Gb 42,7-8). Intanto, è bene che il primo a prendere la parola sia colui che soffre 8. Così si passa al monologo di Giobbe che maledice il giorno della sua nascita (Gb 3). Nel prologo Giobbe aveva reagito al male con la benedizione e l accettazione; ora, invece, passa a una vera esplosione verbale. Come la sofferenza eccessiva è incontrollabile nei suoi spasimi, così il parlare nel dolore è eccessivo, incontrollabile, esplosivo. E Dio? Dio dà a ciascuno piena libertà di espressione, intervenendo soltanto alla fine, per dire la sua. Mentre tutti gli altri entrano in scena per dibattere e cercare giustificazioni e spiegazioni - gli uomini per loro natura non accettano il mistero, l incomprensibile, l assurdo: deve pur esserci una spiegazione da qualche parte! -, in tutto il libro Dio tace sulla grande questione della sofferenza dell innocente. Essa rimane un quesito irrisolto con tutto lo spessore della sua incomprensibilità. Una cosa, però, ci viene detta chiaramente: Egli, il Silente, 7 Gb 1,9; 2,3; 9,17; 22,6; cf. Is 52, Normalmente, in una conversazione, è l anziano che prende la parola per primo (Sir 32,3). Questa regola è conosciuta dal nostro autore, che fa prendere la parola al giovane Eliu solo alla fine, quando tutti hanno esaurito i loro argomenti. In Giobbe, però, il vero ordine della priorità nel parlare è determinato dal grado di sofferenza di colui che interviene nella conversazione. 5

6 l Assente, lo Sconosciuto, è dalla parte di colui che soffre. Il dolore che Giobbe vive visceralmente non gli è estraneo. Non è forse il suo proprio dolore? 3. Chi ha ragione? Chi ha torto? «Per poco non inciampavano i miei piedi, per un nulla vacillavano i miei passi, perché ho invidiato i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi. Non c è sofferenza per essi, sano e pasciuto è il loro corpo. Non conoscono l affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini. Dell orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. Esce l iniquità dal loro grasso, dal loro cuore traboccano pensieri malvagi... Dicono: Come può saperlo Dio? C è forse conoscenza nell Altissimo?. Ecco questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze. Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell innocenza le mie mani, poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina» (Sal 73, ). Se Dio è all origine di questo stato di cose, apparentemente ingiusto, a che pro continuare a mantenere puro il proprio cuore nell osservanza dei suoi precetti? Il problema sollevato è ancora quello del prologo di Giobbe: la corrispondenza nel rapporto tra condotta e retribuzione. È sostenibile una religione disinteressata? Si può servire Dio per nulla, senza pretendere un premio in cambio? Dio non è forse libero di far brillare il suo sole sui giusti e sugli ingiusti? (Mt 5,43-48; Lc 6,32-36). Dio non è forse libero di dispensare sofferenze sproporzionate sui primi, risparmiandole a quanti le meriterebbero? Ma, così facendo, Dio non è ingiusto e cattivo? Chi è dunque Dio? Il problema è serio Nessuno prima di Giobbe aveva osato coinvolgere Dio tanto radicalmente negli abissi del suo soffrire, implicandolo a fondo in tutti gli spasimi che questo comporta. Si doveva avere il coraggio del suo linguaggio straziato dal dolore, delle sue parole di sfida e di provocazione nei confronti di Dio, perché a Dio fosse restituita la sua giustizia e verità: quella verità di cui viene privato tutte le volte in cui la sua realtà si imprigiona in un sistema di idee astratte, in un ordine costruito dalle proprie mani, dove i conti alla fine tornano sempre; tutte le volte in cui si parla di lui e non a lui, come fanno gli amici. Giobbe fa aprire gli occhi su un volto di Dio imprevedibile e terribile, ma vero, scoperto nel tormento di un confronto personale, corpo a corpo, come Giacobbe in lotta contro il personaggio misterioso al guado dello Iabbok. Come Giacobbe, anche Giobbe alla fine vede Dio faccia a faccia, e la sua vita è salva Giobbe maledice il giorno della sua nascita (cap. 3) Il sofferente, dicevamo, ha la precedenza nel parlare. Dopo i sette giorni e sette notti durante le quali gli amici siedono accanto a lui, per terra, in silenzio, il grido di Giobbe lacera il silenzio - il vulcano che covava nell animo erompe - e maledice il giorno della sua nascita (cf. vv. 1-10). Egli desidera poter cancellare quel giorno e quella notte dal tempo, di riportarli 6

7 nel buio primitivo nell inesistenza. Egli invoca la morte (cf. vv ) come luogo di riposo e di pace, desidera di non avere mai visto la luce, come i bimbi abortiti. E pone domande implicitamente dirette a Dio: perché dare la vita a un uomo per poi sbarrargli il cammino? Che senso ha vivere? Perché far esistere coloro che gioiscono solo se possono trovare una tomba, che ricercano la morte come la cosa più preziosa, come un tesoro, che l aspettano «e non viene» (cf. vv ). Una morte quindi bramata 9. Quello di Giobbe è il grido che attraversa il mondo d oggi 10 e la tentazione radicale di bramare la morte minaccia tutti. Si noti però un particolare significativo: Giobbe quando maledice il giorno della sua nascita non dice «maledetto ( arur) il giorno», bensì «perisca la notte» o, più esattamente, «sia fatta perire (yo bad) la notte» (v. 1). Adopera, cioè, al passivo la forma causativa del verbo ( abad), riconosciuta come un passivo teologico. Dio soltanto, infatti, è il soggetto della vita e della morte, colui che «fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire» (1Sam 2,6) 11. La sua parola è l unica efficace per sradicare e abbattere, edificare e piantare (Ger 1,10). Dio solo, pertanto, potrebbe attuare il sogno autodistruttivo di Giobbe. Questi è ancora un uomo troppo pio per pensare il contrario, che una sua parola, cioè, possa avere più efficacia della parola divina. Così, nel suo delirio, sogna l impossibile: Oh se Dio stesso intervenisse a distruggere la notte del suo concepimento e il giorno della sua nascita! Se invece della parola creatrice, con cui ha posto in essere le creature - «Sia la luce!» (Gen 1,3) -, dicesse sul suo giorno: «Sia la tenebra!». Con le sue parole Giobbe vorrebbe dare corpo a una maledizione di Dio contro di lui. Desidererebbe che Dio stesso intervenisse per annientare la sua vita, sapendo anche che colui che, per definizione, è il Vivente che dà l alito a ogni vivente, potrebbe maledirlo solamente nell ipotesi impossibile che egli mutasse la propria natura profonda, schierandosi contro se stesso, nel promuovere la morte, invece che la vita, delle sue creature. La verità che affiora sin dal principio è che Giobbe non ha un luogo in cui fuggire al di fuori di Dio. Ovunque si muova, egli incontra immancabilmente il Dio assente. Ogni via gli è sbarrata (Gb 3,23; 19,8). A lui domanda: Perché non sono morto fin dal seno di mia madre? Perché due ginocchia mi hanno accolto? Perché dare la luce a un infelice? Colui che era il luogo del suo riposo gli appare ora come un oppressore, un carceriere, che da ogni lato serra la strada alla sua creatura, rinchiudendola dietro le sbarre di una prigione. Ma da chi altri andare al di fuori di lui? «Solo in Dio riposa l anima mia, da lui la mia speranza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio (Sal 62,6-8). Giobbe questo lo sa bene, e il suo lamento, nonostante ogni apparenza contraria, non è mai del tutto disperato. Finché egli lo rivolge a Dio, anche se fosse per porre Dio contro se stesso, vi lascia trapelare uno spiraglio di speranza. Il Dio che amo è il Dio che mi tortura? Come riconciliare questo amore con la sofferenza ingiusta? Giobbe parla perché non si rassegna a subire un massacro da parte di Colui che ama e che contraddirebbe il suo amore. Ha perduto colui che ama e lo deve ritrovare a ogni costo, anche se gli sembra che l Amante lo stia tortu- 9 Anche Giona, deluso e amareggiato, e ancor prima di lui Elia, bramava morire (cf. Gio 4,1-3; 1Re 19,3-4). 10 E legittimo infatti chiedersi: Quale senso ha la vita miserabile di tanti uomini e donne? Che senso hanno le folel di diseredati, di poveri, di persone che sono al limite della vivibilità e per le quali non esiste un rimedio immediato? Quando ci accorgiamo della immensità di questa miseria, dei tempi lunghissimi che saranno necessari per dare a tanta gente condizioni di vita migliore, e insieme ci scontriamo con la corruzione politica nazionale e internazionale che si oppone allo sviluppo dei popoli, non possiamo non chiederci il senso di tutto queste e se non era meglio che quella gente non fosse mai nata. 11 Cf. Gb 38,17; Dt 32,39; Sap 16,13. 7

8 rando e abbia assunto i tratti di un aguzzino implacabile. Com è possibile che una storia di amore si trasformi, per volere dell Amante, in un incubo terribile, in cui non rimane che desiderare di essere morto, il proprio annientamento radicale, il non essere mai nato, il non essere mai stato? In ascolto del grido di Giobbe come reagire? Che cosa dire? Come dirlo? Tre amici intervengono in un ciclo di tre discorsi, in cui prendono la parola a turno. Nei loro interventi gli amici esprimono il sapere tradizionale di Israele, consolidato da generazioni Elifaz (capp. 4-5) Il discorso di questo amico si articola in tre fasi. Gb 4,1-11. Elifaz dice a Giobbe: «Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?». In pratica gli dice: non te la prendere se io oggi mi rivolgo a te perché sono mosso da buone intenzioni, «ma chi può trattenere il discorso?» Per questo sono costretto ad intervenire in questo modo! E continua: anche tu sei stato maestro nella scuola sapienziale come noi, le cose le sai bene, tu stesso hai spiegato questa dottrina ad altri, «le tue parole hanno sorretto chi vacillava e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato» (v. 4). Ma ora capita a te di trovarti nei guai, sei alle prese con una disgrazia, ma non dimenticare che tu hai insegnato in modo coerente con la tradizionale dottrina sapienziale. Elifaz vuole arrivare a sostenere e a dimostrare a Giobbe: se le cose vanno così nella tua vita, se sei così travolto dal dolore inconsolabile, questo vuol dire che in base al principio di retribuzione nella tua vita c è una colpa, magari nascosta. Dunque innocente non sei! Ed è proprio qui che Giobbe protesterà: a me non risulta! Se questa è la tradizione sapienziale, Elifaz ci mette da parte sua anche l esperienza personale: io posso ribadire, confermare che ho verificato la validità di quel principio. Quindi non c è colpevole che possa sfuggire alla punizione che si merita (cf. vv. 8-11). Questo modo di impostare le cose suppone una certa concezione di Dio. Dio qui viene i- dentificato come una specie di sovrintendente a un meccanismo che deve funzionare secondo degli ingranaggi che già sono stati o una specie di grande ragioniere nella storia umana. Ma chi è veramente Dio? E Giobbe il problema se lo pone dal di dentro della sua situazione di sofferenza. In 4,12-21 Elifaz fa un passo in avanti. Dice qualcosa di più. «A me fu recata, furtiva, una parola e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro» (v. 12). Elifaz fa riferimento a una rivelazione che gli è stata comunicata in modo più interiore: «Nei fantasmi, tra visioni notturne, quando grava sugli uomini il sonno, terrore mi prese e spavento e tutte le ossa mi fece tremare; un vento mi passò sulla faccia, e il pelo si drizzò sulla mia carne» (vv ). Fa riferimento, in modo un po barocco ad una sua esperienza quasi misticheggiante. «Stava là ritto uno, di cui non riconobbi l aspetto, un fantasma stava davanti ai miei occhi Un sussurro e una voce mi si fece sentire» (v. 16). Una rivelazione specialissima che lui ha ricevuto da Dio per strade così misteriose. «Può il mortale essere giusto davanti a Dio e innocente l uomo davanti al suo creatore?» (v. 17). Una domanda retorica. E evidente che Elifaz aspetta una risposta negativa: l uomo non è innocente, non è mai giusto davanti a Dio. Se le cose stanno così, allora non c è niente da fare, gli uomini sono tutti colpevoli e non c è altra prospettiva per la vita umana che la pena schiacciante, mortificante di una sconfitta, un dolore punitivo che non può essere evitato in nessun modo. Elifaz spiega questo ricorrendo a due immagini simboliche: l uomo è fatto di fango, è creatura limitata dentro a una finitezza mortificante, l uomo è sempre e comunque davanti a Dio, uno sconfitto, meritevole di consumarsi come il fango e come capita a tutti i viventi che vengono meno. Questo modo di intendere le cose e- sprime la interiore convinzione che la vita umana comunque sia infetta, porti in se e per se, 8

9 nella sua struttura più intima, un elemento di corruzione. E un modo di intendere le cose che mette tutto in discussione: mette in discussione il motivo per cui Dio ha creato, l intenzione di Dio, la bontà della creazione. Seconda immagine: quella del tempo, che sfugge rapidissimo, per cui la vita umana si conclude come un lampo: «periscono per sempre, la funicella della loro tenda non viene forse strappata? Muoiono senza saggezza!» (v. 21). Di conseguenza bisogna rassegnarsi al male che poiché non può andare diversamente è inevitabile. Ma Giobbe non si rassegna affatto, non soltanto perché lui sta male, ma soprattutto perché è convinto che la concezione di Dio che sta sotto il discorso di Elifaz quella secondo cui il male sarebbe programmato da Dio dall inizio nel suo disegno sul mondo - è menzognera. Ed è un insulto a Dio ragionare così! Tuttavia in 5,1-27 Elifaz prosegue nel suo discorso, con un tono molto disinvolto, pacato, molto paterno. Ribadisce che le conseguenze del male sono inarrestabili e quando gli uomini si esprimono nella loro negatività vanno incontro a degli effetti che in modo rigoroso li travolgono nelle conseguenze della loro iniquità (5,1-5). Tutto funziona in modo da dimostrare che le sanzioni rigorose e implacabili di Dio sono inappellabili e definitive. Elifaz non dice queste cose a Giobbe in modo sfacciato, ma delicatamente, perché la sua preoccupazione immediata è quella di stargli vicino in questo momento di difficoltà. Ma il suo discorso suppone una visione delle cose spietata. Elifaz insiste: è inutile protestare: «Non esce certo dalla polvere la sventura né germoglia dalla terra il dolore, ma è l uomo che genera pene, come le scintille volano in alto» (5,6-7). Il male viene da dentro l uomo: credi che il male ti sia capitato come un macigno che ti è caduto sulla testa? No, il male viene dal fondo del cuore. Con chi te la vuoi prendere? Prenditela con te stesso. Tu sei prigioniero di un meccanismo inquinato per cui il male di cui sei colpevole ti ricade addosso con inevitabile precisione. E una severità intransigente. Questa visione deterministica delle cose diventa, ad un certo punto (cf. 5,8-9), quasi un automatico scagionamento, perché se è vero che le cose vanno così e non possono andare diversamente, allora vuol dire che non è neanche il caso di prendersela tanto; bisognerà resistere un pochino, per quel che ci riesce, e poi il mondo va come deve andare. «Io, invece, mi rivolgerei a Dio e a Dio esporrei la mia causa: a lui, che fa cose grandi e incomprensibili, meraviglie senza numero, dà la pioggia alla terra a manda le acque sulle campagne. Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità; rende vani i pensieri degli scaltri e le loro mani non ne compiono i disegni; coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia e manda in rovina il consiglio degli scaltri. Di giorno incappano nel buio e brancolano in pieno sole come di notte, mentre egli salva dalla loro spada l oppresso, e il meschino dalla mano del prepotente. C è speranza per il misero e l ingiustizia chiude la bocca» (5,8-16). Alla fine dei conti Elifaz dice: guarda, visto che non c è niente da fare, lasciamo fare a Dio che ha predisposto ogni cosa, è inutile stare tanto ad interrogarsi su come sono colpevole, dove ho sbagliato, dov è che ho provocato con il mio comportamento, con le mie scelte, con la durezza del mio cuore queste conseguenze così negative. Perché tanto va così e non può andare diversamente. Stacci dentro. E adesso dice: questi sono i prodigi di Dio, fa tutto lui in modo provvidenziale dà la pioggia alla terra (vv ) - e bisogna che tu ti lasci portare da questa corrente. E una corrente che ti travolge. Questa di Elifaz sembra una visione consolante, ma è invece una visione orribile. Sembra un messaggio tranquillizzante ed invece è la suprema esasperazione del negativo. L importante è adeguarsi a questa malattia che corrompe tutto, stai dentro a quel calcolo che Dio ha predisposto senza protestare e nei suoi calcoli Egli è puntualissimo - e vedrai che ti 9

10 barcamenerai fino alla fine. Bisogna abbandonarsi al flusso delle necessità che dominano la nostra vita umana, la storia degli uomini; ed esse sono da intendere come provvidenze divine. Adeguati. Addirittura dice (v. 17): «Felice l uomo che è corretto da Dio Da sei tribolazioni ti libererà e alla settima non ti toccherà il male» (vv ). Ad un certo momento ti abituerai. Vedi che la liberazione dal male, caro Giobbe, non consiste nella eliminazione del male. Il male è ineliminabile. L unico modo di affrontarlo consiste nell adeguarsi al male. Più ti lasci portare da questo meccanismo, ci stai dentro senza protestare e più ti adeguerai alla necessità che domina te, la tua vita e il mondo intero e lì troverai il tuo spazio. E, questa, una concezione un po simile a quella di certe filosofie del mondo orientale. Non c è vera guarigione, liberazione dal male, non c è redenzione dal male, non c è. L importante e che tu accetti questa necessità. Beato l uomo che accetta questa necessità e diventa un uomo, secondo quello che dice Elifaz, pacificato, consolato, un bel budda divenuto indifferente a tutto. «Della rovina e della fame ti riderai» (v. 22). Qualunque patimento nella tua vita diventerà una sciocchezza, è normale, inevitabile, rovina, fame, ci riderai sopra «né temerai le bestie selvatiche». Più accetti questo male più trovi, dice Elifaz, una accettabile, gradevole prospettiva della tua vita fino a quando dovrai morire anche tu (cf. 5,24-27) Risposta di Giobbe a Elifaz (capp. 6-7) La risposta si articola in due movimenti. 6,1-30: Giobbe e gli amici. A Elifaz Giobbe dice: «se ben si pesasse il mio cruccio certo sarebbe più pesante della sabbia del mare!» (vv. 2-3), cioè non ce la faccio più! Tu fai dei bei discorsi che vogliono essere logici e persuasivi, ma intanto io sto male. E il mio dolore è incalcolabile, smisurato; sono come stretto nella morsa di un assedio spietato, il dolore mi stringe mi affligge, mi travolge. Il mio modo di reagire - spiega Giobbe - è come quello di un animale affamato, come un asino che raglia, come un bue che muggisce (cf. v. 5). Ciò che io ricusavo di toccare (il cibo insipido), questo è il ributtante mio cibo (cf. v. 6)! Il mio dolore è per me causa di una reazione così irruente, travolgente, lamentosa perché sono come un uomo che ha perso il gusto, il dolore mi ha disorientato internamente, ho perso i riferimenti in base ai quali ero abituato a impostare la mia vita, a discernere il cammino, a decidermi con matura coscienza di me e del mondo. Ho perso il gusto di vivere. L unica possibile liberazione, stando le cose così come le sperimenta Giobbe nel suo dolore, è la morte che egli invoca: «Oh, mi accadesse quello che invoco, e Dio mi concedesse qeullo che spero! Volesse Dio schiacciarmi, stendere la mano e sopprimermi! Ciò sarebbe per me un qualche conforto e gioirei, pur nell angoscia senza pietà, per non aver rinnegato i decreti del Santo» (6,8-10). E un discorso paradossale. Come gioire pur nell angoscia senza pietà? Può forse un morto gioire? La sua gioia e il suo unico conforto sarebbero solamente il riuscire a non rinnegare il Santo (JHWH), a qualunque costo. Per questo egli lotta contro se stesso con le poche forze che gli restano, perché non è sicuro di poter resistere a lungo, non è sicuro di non giungere a maledire Dio. La sua faccia non è come per il profeta Geremia di bronzo. Davvero non ce la fa più: si sente schiacciato, stritolato, spossato. Ora Giobbe si rivolge agli amici: «A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici» (v. 14). Dice a loro: mi aspettavo che voi aveste pietà, che vi rendeste conto della mia situazione, non giudicandomi dall alto, ma che vi avvicinaste a me disposti a condividere la mia sorte, dal di dentro del mio dramma. Che delusione! Vi siete dileguati come una fiumara che è gonfia 10

11 d acqua e poi inaridisce 12, per cui quando vai a cercare l acqua perché ne hai bisogno trovi solo una aridità desolante: così siete stati voi (cf. vv ). Li paragona anche a una carovana che avanza nel deserto e che «guarda là»: là dovrebbero essere gli amici, ma si tratta di un miraggio (cf. vv ). Giobbe, in fondo, sa che anch essi, come lui, non sono che dei poveri uomini, i quali, di fronte all enigma del dolore, sono presi dal dolore e dalla paura (cf. v. 21; anche 19,13-22: 30,10) 13. Tuttavia li sfida a guardare in faccia il dramma, a guardare in faccia a lui e a ricredersi sulla sua giustizia (cf. vv ). 7,1-21: Giobbe e Dio. Giobbe si lamenta della situazione penosa; non solo il giorno è faticoso, ma anche la notte non gli da riposo (cf. vv. 1-3). «Ricordati che un soffio è la mia vita» (v. 7): in questa situazione Giobbe di rivolge a Dio. Gli amici fanno i loro ragionamenti, Giobbe invece, con tutto lo strazio della sua disgrazia, è sempre rivolto a Dio. «Ricordati» di me che vado incontro alla morte, che mi consumo. Il problema di Giobbe non è che Dio lo abbia abbandonato, e sia lontano, assente. Il suo problema, all opposto, è che Dio non lo abbandona, non lo lascia un solo istante, lo scruta ogni mattina, ha i suoi occhi sempre spalancati su di lui, tanto da non lasciargli inghiottire la saliva (cf. v. 19). Lo sente profondamente presente e sovranamente implicato nel suo soffrire come l artefice e il responsabile di ciò che gli capita, un aguzzino che lo colpisce senza pietà, un arciere che lo ha preso a bersaglio delle sue frecce velenose («le saette dell Onnipotente mi stanno inflitte» 6,4; cf. 7,20; 16,12-14), un nemico che lo terrorizza con fantasmi e incubi di giorno e di notte (v ), un guerriero che gli muove guerra (cf. 16,14), un leopardo che gli dà la caccia (cf. 10,16). «Sono io forse il mare oppure un mostro marino perché tu mi metta accanto una guardia?». E come se Giobbe dicesse: perché ce l hai con me, mi tratti come se fossi pericoloso, mi metti accanto una guardia, mi sorvegli come se io fossi un mostro? Perché?. «Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo. Lasciami» (v. 16). Perché mi stringi? Giobbe cita il Salmo 8 capovolgendolo: che cosa è l uomo? Perché non lo lasci in pace? E così importante l uomo per te? Tu mi hai preso a bersaglio: che ti ho fatto, o custode dell uomo? (cf. v. 20). Più avanti Giobbe descriverà Dio come un brutale nemico per un mortale innocente (cf. 16, ). Se Giobbe non avesse in Dio una fede incrollabile non ne sentirebbe così acutamente e intimamente la presenza, anche se celata dietro un aspetto terribile. Le parole di Giobbe possono sembrare un po aspre, sconvenienti, inopportune: non si dicono queste cose a Dio! Teniamo conto le parole di Elifaz, che aveva impostato le cose dicendo: vedi, Dio vuole ed è contento così. Con la sua protesta lungi dall offendere Dio, Giobbe vuole rivendicare il valo- 12 L immagine è tratta dall esperienza dei wadi del deserto del Neghev, che nel tempo delle piogge si gonfiano di acqua, ma al sopraggiungere della siccità deludono, in quanto inaridiscono e svaniscono in un istante (cf. Sal 69,21). 13 Giobbe ha colto bene quale sia la profonda radice psicologica dell incomprensione dei suoi amici e di ogni uomo confrontato con chi soffre. Non sappiamo sostenerne l orrore e abbiamo paura. Ci si accanisce contro il malato morente perché egli è l icona di una situazione che potrebbe essere la nostra e ci assale la paura: quell orrore potrei essere io. Allora si cerca di non averne paura, rendendolo un oggetto da esaminare: il male viene razionalizzato e giustificato, cercandone le cause nelle colpe dell infermo, perché, una volta colpevolizzato, si abbiano pretesti per allontanarlo ed eliminarlo. Il malato viene cosificato e oggettivato, un atteggiamento spesso riscontrabile in non pochi medici e nel personale sanitario. Si cerca di curarlo, ma rimanendone distaccati, come davanti a un oggetto e non a una persona umana. Il malato, da parte sua, si sente in colpa senza ragione. Giobbe, però, non si sente colpevole e non si rassegna a essere considerato colpevole o come un semplice caso da esaminare (Gb 6,24-30). Anche se, perfino in lui, in qualche momento, si è insinuato il dubbio: «Sono innocente? Non lo so neppure io» (Gb 9,21). Si sente confuso: «Se sono colpevole, guai a me!» (Gb 10,15). 14 Cf. 13,24; 16,9-11; 19,11; 27,7; 30,21; 33,10. 11

12 re di un intenzione divina che certamente non è soddisfatta di come vanno le cose al mondo. Dio non è così. E allora si permette anche di trattarlo in modo così brutale Bildad (cap. 8) Anche per Bildad, come per Elifaz, il punto di riferimento fondamentale è il principio della retribuzione. Il suo discorso è molto giuridico, e procede in modo serrato, puntuale, rigorroso. Egli, dopo aver rimproverato Giobbe di blaterare, di buttare parole nel vento (cf. v. 2), enuncia la sua tesi: «Può forse Dio deviare il diritto e l Onnipotente sovvertire la giustizia? Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui, li ha messi in balia della loro iniquità» (v. 3). Dio non può deviare il diritto, l Onnipotente non può sovvertire la giustizia, Egli è il primo osservante del diritto. Tra Dio e noi vige la norma della osservanza nei confronti di un regolamento che regola e mantiene in equilibrio tutto l universo. Anche Dio deve sottostare a queste norme e quindi se le cose vanno così sostiene Bildad - è perché Dio, osservante e custode del diritto, porta ad esecuzione le conseguenze di quelle evidenti mancanze commesse dai suoi figli o da se stesso. E insiste: «Se tu cercherai Dio e implorerai l Onnipotente, se puro e integro tu sei, fin d ora veglierà su di te e ristabilirà la dimora della tua giustizia; piccola cosa sarà la tua condizione di prima, di fronte alla grandezza che avrà la futura» (vv. 5-6). Si tratta, per te, Giobbe dice Bildad di rientrare nella osservanza delle norme e se tu rientri nel regime delle osservanze vedrai che tutto si sistemerà perché tu, per attirare verso di te i benefici di Dio, devi adeguarti al regolamento, come Dio da parte Sua è sempre perfettamente corrispondente alle norme del regolamento. Devi adeguarti anche tu e in questo modo riuscirai ad attirare verso di te, a meritare per te, a conquistare per te il compiacimento di Dio. Perché ti lamenti? La colpa è tua. Dio da parte Sua è onestissimo, è coerente, è puntuale. Devi adeguarti anche tu a tali norme, devi inserirti (ed è questa la sua visione di vita ideale) nel tuo ambiente, accettando di stare al tuo posto come un piccolo ingranaggio di un grande meccanismo adeguandoti minuziosamente. L ideale per Bildad è quindi una vita in cui il regime delle osservanze sia così puntualmente realizzato che si può finalmente godere un senso di straordinaria sicurezza. E per confermare tale visione usa due immagini. Anzitutto quella del papiro (cf. vv ): se viene tolto dall ambiente specifico, cioè dal suo terreno acquitrinoso, non può sopravvivere. Per questo Giobbe non deve protestare, perché se non rimane inserito fino infondo nel suo ambiente rischia di fare la fine del papiro. C è poi l immagine del ragno (cf. vv ) che costruisce una tela meravigliosa ma fragilissima: basta che la si tocchi con un dito e si rompe. L importante è che il ragno stia dentro alla sua tela. Così si conclude il discorso Bildad: «Dunque Dio non rigetta l uomo integro, e non sostiene la mano dei malfattori. Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso e le tue labbra di gioia. I tuoi nemici saran coperti di vergogna e la tenda degli empi più non sarà» (vv ) Risposta di Giobbe a Bildad (capp. 9-10) Giobbe reagisce a questa immagine di Dio che egli non può accettare. Non è lui, ma Bildad il vero bestemmiatore. Dio, infatti, è al di sopra di tutti i regolamenti! (cf. 9,1-14). Tuttavia Giobbe non comprende perché Dio agisca in quel modo con lui, perché lo schiaccia, per- 12

13 ché moltiplica le sue sofferenze e lo lascia nell amarezza (cf. 9,17-18). E confuso, sa di non poter vantare alcuna ragione davanti a Lui. E Giobbe nuovamente esplode nel lamento (cf. 9,25-10,22) Zofar (cap. 11) Zofar severamente rimprovera Giobbe per la sua insipienza e ignoranza che emerge dai suoi sproloqui, dei quali dovrebbe vergognarsi. Egli non può ritenersi innocente e irreprensibile: «Tu dici: Pura è la mia condotta, io sono irreprensibile agli occhi di lui. Tuttavia, volesse Dio parlare e aprire le labbra contro di te, per manifestarti i segreti della sapienza, che sono così difficili all intelletto, allora sapresti che Dio ti condona parte della tua colpa. Credi tu di scrutare l intimo di Dio o di penetrare la perfezione dell Onnipotente? È più alta del cielo: che cosa puoi fare? È più profonda degli inferi: che ne sai? Più lunga della terra ne è la dimensione, più vasta del mare. Se egli assale e imprigiona e chiama in giudizio, chi glielo può impedire? Egli conosce gli uomini fallaci, vede l iniquità e l osserva: l uomo stolto mette giudizio e da ònagro indomito diventa docile» (11,4-12) E un problema di conoscenza: quanto più imparerai a scrutare i segreti divini, a capirne la conoscenza, a sapere la causa dei tuoi guai, allora saprai accettare il suo agire, ti convertirai e ritroverai la pace Risposta di Giobbe a Zofar (capp ) Anche nel caso di Zofar Giobbe protesta. In primo luogo si rivolge ai suoi amici. Essi hanno affermato una teologia che è diffusa in tutta la Bibbia: nessun uomo è puro davanti a Dio 15. Egli, che non si reputa per nulla meno sapiente dei suoi amici (cf. 12,3), continua a vivere il suo dramma nella carne senza aver ottenuto da loro risposte convincenti. Nonostante facciano appello all esperienza personale e a quella dei padri (Gb 8,8-10; 15,17-18), in realtà parlano come libri stampati, come teologi che traggono principi intoccabili da manuali dogmatici. Ostentano un sapere sentenzioso, cattedratico, moralistico. Il sapiente biblico, come si osservava leggendo i Proverbi, non ha mai tra le mani ricette preconfezionate con cui comprendere e interpretare la realtà. Questa non si può semplificare introducendola in uno schema, perché è soggetta a cambiare in ogni momento. Ogni formulazione o principio ricavato 15 Le catastrofi che si sono abbattute sul popolo di Dio nella sua storia sono lette come interventi punitivi di Dio, provocati dai peccati di Israele, nell intento misericordioso di farlo ravvedere e ricondurlo a sé. Si pensi, ad e- sempio, alla rilettura teologica dell evento dell esilio negli scritti profetici e deuteronomistici; ai lamenti degli oranti nella malattia, la cui causa è fatta risalire al peccato, i quali, dopo la loro supplica e confessione, sono risanati e beneficati. È ben radicata la convinzione che il male derivi da un peccato più o meno occulto, che è importante riconoscere e confessare davanti a Dio e agli uomini per ritornare a godere del favore divino. Su questo piano si sono posti gli amici di fronte a Giobbe, e non recedono un istante dalla convinzione che Giobbe sia colpito dal suo male perché peccatore, dal momento che nessun uomo può dirsi giusto davanti al Signore. 13

14 dall osservazione del reale va continuamente verificato e non può mai pretendere di dire la parola conclusiva. Il sapiente non ritiene di possedere la verità, ma inclina verso di essa, la cerca, l attende per accoglierla infine come un dono dall alto, sapendo bene che essa non ha la propria sorgente nell uomo, ma all esterno di lui. Dunque, in questo senso, gli amici sono insipienti. Essi rappresentano una sapienza destinata a tramontare (Cf. Gb 12,2: «e la sapienza [di cui siete i portavoce] morirà con voi»). Come sempre, le teorie impallidiscono e muoiono di fronte alla realtà della vita. Le loro sentenze sono sentenze di cenere, le loro difese di argilla (cf. 13,12). I loro discorsi sono chiacchiera, parole campate in aria (cf. 16,3), vaneggiamenti (cf. 27,12). Accanto a Giobbe non sanno ascoltare le ragioni del suo dolore; si servono del suo caso per giustificare la loro idea di Dio, soffocandone l immagine in un trattato di teodicea. Devono difendere a ogni costo Dio dall accusa di apparire ingiusto, come la presenza della sofferenza. E le loro posizioni saranno ribadite anche se con accenti diversi anche negli altri loro interventi 16. Di fronte all eccesso del dolore è troppo semplicistico e fuori posto cercare nell afflitto la colpa; bisogna incamminarsi umilmente alla ricerca di nuovi discorsi, e si deve accettare anche di giungere a risposte parziali, appena a barlumi di soluzioni, rimanendo in attesa di vederci meglio. Sbagliano gli amici non tenendo conto che Giobbe soffre ed essi no, che la sua sofferenza ingiusta solleva domande legittime, che non si possono soffocare. Ai loro occhi il sofferente è un semplice caso da esaminare, nelle cause del suo male, nei suoi effetti e nei suoi rimedi. Giobbe soffre, dunque è colpevole. Confessi perciò la sua colpa per ritornare in grazia di Dio. Gli amici sbagliano perché non è questo il momento opportuno per le prediche o i dibattiti teologici, di una teologia, tra l altro, che, preoccupata di difendere Dio da certe apparenze di ingiustizia, ricorre alla menzogna. Dio, infatti, non ha bisogno di venire difeso. Egli non si difende e non accusa, essendo ben altro che un idea da giustificare (cf. 13,4-11). Con fierezza Giobbe protesta poi la sua innocenza 17 - che ribadirà anche in 26,1-3 e 27,1-12) -, provocandolo a un confronto da cui è sicuro di uscire vincitore! (13, ; cf. anche 23,3-7; 27,5-7; 31) 18. Continua ad aver fiducia in una giustizia che Dio non può non fargli (Gb 39), nonostante la smentita dei fatti (Gb 21), e il trionfo del male (Gb 23,1-24,17). A Dio egli parla a briglia sciolta per provocarlo a venire allo scoperto in un confronto diretto, faccia a faccia 19 : gli spieghi lui le ragioni del suo comportamento incomprensibile. Citandolo a giudizio, giunge perfino a porre le condizioni di un dialogo tra loro due: allontanare da lui la sua mano, sicché il suo terrore più non lo spaventi, cioè non gli sia troppo vicino, in modo da soffrire di meno e poter riprendere il respiro per pensare e preparare la propria difesa (cf. vv ). Il dolore di Giobbe è immancabilmente il suo Dio: un Dio amante, improvvisamente divenuto torturatore e carceriere implacabile (Gb 7,20). È Dio la sua ferita incurabile. Freccia ve- 16 Cf. Gb 15 e 22 (Elifaz), 18 e 25 (Bildad), 20 e 13,13-23 (Zofar). Il principio di base a cui tutti e tre fanno riferimento rimane sempre quello della retribuzione. Così in 22,2-11 Elifaz per la prima volta accusa apertamente Giobbe di aver commesso gravi delitti, spiega la sua sofferenza come punizione per questa colpa (22,2-11) e lo invita a far penitenza (22,21-30). Ma Giobbe proclama di nuovo la propria innocenza (cf. 23,10-12; 27,2-6) e lamenta l assenza di Dio (cf. 23,8s) che, se lo giudicasse, lo troverebbe giusto (cf. 23,10). 17 Il suo grido, del resto, non è una voce totalmente solitaria. Fa eco a quella di alcuni salmisti che, nella loro angoscia incolpevole, ne chiedono il senso a Dio, il quale li ha abbandonati e resta muto, dormiente e lontano (cf. Sal 22; 44,18-25; 69; 70; 79; 80; 88; ecc.). 18 Con S. WEIL osserviamo: Giobbe grida la propria innocenza con tale accento di disperazione, proprio perché egli stesso non riesce a credervi, perché nel fondo dell anima parteggia per i suoi amici? Egli implora la testimonianza di Dio stesso, perché non è più sicuro di quella della propria coscienza, che per lui, accasciato sotto il peso della sventura, è ormai soltanto un ricordo astratto e morto (cf. Attesa di Dio, 89). 19 Si noti l usoi di panim = faccia, in Gb 13,

15 lenosa o piaga di amore, di qualcuno che, nonostante tutto, si continua ad amare e a cui non si sa rinunciare! «Ma interroga pure le bestie, perché ti ammaestrino, gli uccelli del cielo, perché ti informino, o i rettili della terra, perché ti istruiscano, o i pesci del mare perché te lo faccian sapere. Chi non sa, fra tutti questi esseri, che la mano del Signore ha fatto questo? Egli ha in mano l anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne umana... In lui risiede la sapienza e la forza, a lui appartiene il consiglio e la prudenza! Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire, se imprigiona uno, non si può liberare. Se trattiene le acque, tutto si secca, se le lascia andare, devastano la terra» (Gb 12, ). In fondo, non è forse Giobbe prigioniero di un amante geloso e non di un carceriere? Egli non sa, brancola nel buio, aprendosi il cammino tra i meandri di una teologia che pretende di sapere e di avere una risposta a tutto, e di cui non si può che celebrare il fallimento. A differenza degli amici che sanno, la forza di Giobbe è nella debolezza di non sapere, di non avere certezze. È forte, però, anche del calore di una presenza divina, che nell assiduità della preghiera gli si è come impregnata tra le carni, mescolata misteriosamente al suo dolore, e che egli non riesce a scrollarsi di dosso, nonostante tutto L intervento di Eliu (capp ) Compare un personaggio che si chiama Eliu. E una figura nuova. E un giovane che e- sprime una nuova sensibilità teologica. Rispetto alla scuola dei sapienti, Eliu è in polemica, è molto aspro nel rimproverare gli anziani maestri che non hanno saputo prendere posizione in modo da convincere Giobbe. Adesso interviene con un tono di sufficienza, con un atteggiamento molto presuntuoso. E d altra parte un giovane molto dotato, ha una intelligenza vivace. La questione va affrontata reimpostando le cose ed Eliu ha la presunzione di essere in grado di ottenere questo risultato. Rispetto agli anziani maestri egli come subito vedremo s interroga con maggior insistenza sullo scopo della sofferenza piuttosto sul suo motivo, ancorché questo aspetto non sia sconosciuto nemmeno ai tre amici (cf. 5,17s). Cosa dice Eliu nel suo monologo a Giobbe? Nel suo primo discorso (cap. 33) anzitutto respinge come insostenibile la dichiarazione di innocenza di Giobbe (cf. vv. 9-12) e ne dà la ragione: «Dio è più grande dell uomo» (v. 12). E per questo a Lui Giobbe si deve devotamente sottomettere. E una risposta di tipo islamico. Inoltre Eliu respinge il rimprovero mosso da Giobbe a Dio di restare silenzioso: Dio parla spesso agli uomini per metterli in guardia dal commettere peccati che stanno meditanto, i quali però non gli prestano attenzione (cf. vv ); altre volte egli manda le sofferenze per correggerli. Se tale disciplina viene correttemente intesa, porta alla liberazione del sofferente (cf. 33,19-28). Più avanti (nel quarto discorso) afferma che le energie creatrici di Dio non sono esibizioni di potere, ma mezzi di comunicazione con le creature umane. Quando arrivano nubi e pioggia, in esse c è un messaggio: «O per correzione, o per la sua terra, o per fedeltà, egli le manda» (37,13). E il tuono è la comunicazione della sua ira contro la malvagità: «Il suo tuono dichiara la sua collera, la passione della sua ira contro l iniquità» (36,31). Le intenzioni educative di Dio sono per il miglioramento dell umanità e per inculcare un atteggiamento adeguato verso di lui. Allora Giobbe deve smettere di lamentarsi (cf. v. 13): come può contestare l iniziativa 15

16 sapiente e pedagogica del Signore? Deve solo sottomettersi! E se per Giobbe tale sottomissione non serve a nulla di fronte alla soluzione del suo dramma (cf. v. 9), Eliu gli spiega: Devi essere umile! Dio è remuneratore secondo la sua onniscienza. Come puoi tu stabilire quel che è utile e quel che è inutile? (cf. v. 12) La nostra possibilità di vivere dipende da Lui in quanto Lui è libero di farci vivere e non vivere. Tu non puoi rimproverarlo, devi umilmente sottostare a lui (cf. vv ) Non puoi tu imporgli i tuoi criteri, pretendere che si attenga ad essi, ma devi fidarti di Lui (cf. vv. 16ss). Devi essere umile!. Parla loro anche attraverso la sofferenza per tener lontano l uomo da una condotta di vita distorta, per salvare la sua esistenza dalla morte. Nel secondo discorso (cap. 34) Eliu respinge l affermazione di Giobbe, il quale aveva sostenuto che Dio non interviene a favore degli oppressi. Nel terzo discorso (cap. 35) egli fa notare che Dio nella sua sovranità infinita 20 saprà scegliere il momento opportuno per il suo intervento. Infine nel quarto discorso (capp ) Eliu spiega ancora una volta che la sofferenza è una prova (cf. v. 21) e una modalità dell azione salvifica divina (cf. v. 15). Egli mette in guardia Giobbe dal volgersi al male (cf. v. 21). Rimanda quindi al mistero imperscrutabile dell Altissimo (cf. v. 23), di fronte al quale l unico atteggiamento adeguato all uomo è il timor di Dio (cf. v. 24). 4. Una speranza contro ogni speranza (cf. Rm 4,18) Giobbe è colui che lotta nel tormento di una ricerca appassionata di quel Dio che continua ad amare, che vuole ritrovare ad ogni costo, anche se non comprende perché l Amante lo stia torturando e abbia assunto i tratti di un aguzzino implacabile. Egli rimane di fronte a Colui da cui ci si sente schiacciati, e contro il quale si sa che non esiste alcun arbitro a cui appellarsi (Gb 9,33-34); Colui che è percepito insieme come il giudice e il pubblico ministero accusatore, davanti al quale l uomo è impotente, e vano è ogni suo tentativo di difendersi (Gb 9-10), e dalla cui mano nessuno può liberare (Gb 10,7; 16,19-21; 17,3). Con la sua ricerca ostinata nella notte del proprio dolore, Giobbe testimonia una passione d amore più tenace degli inferi, in cui si trova (cf. Ct 8,6). Alla presenza di Dio Giobbe liberamente si espone, senza arrendersi, giocando il tutto per tutto, a ciò che essa riflette nella sua anima, correndo fino in fondo il rischio di sfigurarne il volto a dismisura, rasentando la bestemmia. Ma certe bestemmie talvolta non suonano alle orecchie di Dio come preghiere? Non sono più blasfemi coloro che adulano Dio e, mentendo, pretendono di difendere la sua giustizia, e accusano l uomo di colpe che non ha commesso? Dio ha in abominio gli adulatori e i bugiardi (cf. Pr 12,22). La forza di Giobbe, in fondo, è tutta lì: in quelle croste e vermi che gli ricoprono il corpo e gli divorano le carni, in quelle piaghe intime che gli sanguinano nel cuore, in quelle lacrime che gli sgorgano dagli occhi, che gridano e fanno appello a Dio (cf. Gb 16,16-21; 17,2), nella sua più totale nudità, dove l unica arma che gli rimane è la parola, con cui testimoniare di non poter fare a meno del suo «torturatore». In lui spera, contro ogni speranza: «Mi uccida pure, spererò in lui; 21 voglio solo difendere davanti al suo volto la mia condotta» (Gb 13,15). 20 Eliu giunge a dire che il peccato non tocca Dio, perché è al di sopra di esso (ma questa è una visione del tutto contrastante con quella neotestamentaria!), ma ricade solo sul peccatore; allo stesso modo non riceve nulla dal comportamento del giusto (cf. vv. 6-8). 21 Il testo originale si presta a una duplice lettura. Il testo consonantico ha la negazione: «Egli (Dio) mi uccida pure, non (lo ) credo in lui», ma i masoreti hanno sostituito la negazione (lo ) con il pronome (in lui = lo), proponendo così una lettura positiva: «Mi uccida pure, spererò in lui». L ambiguità però rimane. La fede di Giobbe è un oscillare continuo tra la disperazione e la speranza. 16

17 Ed è come se Giobbe dicesse: «Anche se hai fatto di tutto perché non creda in te, crederò in te; anche se non vuoi che ti preghi, ti pregherò» (cf. Ger 20,7-9). Povero e nudo davanti al suo Creatore, l uomo è libero e ricco, vincente, perché Dio è tutto per lui e vincente in lui. Davanti a lui Giobbe prova terrore (cf. Gb 6,4; 9,34; 13,21.25; 23,15-16; 30,15), ma, paradossalmente, soltanto davanti a lui si può distendere, abbandonare, si sente libero di sognare cose impossibili: «Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba, occultarmi, finché sarà passata la tua ira, fissarmi un termine e poi ricordarti 22 di me! Se l uomo che muore potesse rivivere, aspetterei tutti i giorni della mia milizia finché arrivi per me l ora del cambio! Mi chiameresti e io risponderei, l opera delle tue mani tu brameresti 23. Mentre ora tu conti i miei passi non spieresti più il mio peccato: in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto e tu cancelleresti la mia colpa» (Gb 14,13-17). E un sogno meraviglioso! Giobbe prega di penetrare nelle profondità degli abissi (Sh e ol), dove rimarrebbe nascosto, aspettando con ansia che sia passata l ira di colui che ama, e che questi voglia ricordarsi di lui. Allora Dio lo chiamerebbe e Giobbe risponderebbe; Dio avrebbe nostalgia della sua creatura con desiderio e affetto struggente, si parlerebbero come gli amanti si rispondono e si scambiano l un l altro le loro parole in un duetto amoroso (cf. Ct 1,12-2,7), desiderosi come sono di ascoltare l uno la voce dolce dell altro. Certo, è straordinaria, nel tormento del dolore, la forza delle sue speranze impossibili! Se l uomo che muore potesse rivivere! Sembrerebbe proprio una speranza impossibile, dal momento che è Dio colui che sembra annientare la speranza dell uomo. Ma poiché sa che «anche per l albero c è speranza: se viene tagliato ancora ributta e i suoi germogli non cessano di crescere» (cf. 14,7) e anche il tronco tronco rigermoglia al sentore dell acqua (cf. 14,8-9), non sa rassegnarsi di fronte a un uomo che, quando «giace, più non si alzerà, finché durano i cieli non si sveglierà, né più si desterà dal suo sonno» (14,12). D altra parte nulla è impossibile per Dio (cf. Gb 42,2)! Egli, con la forza dei suoi desideri illimitati, delle sue speranze fragili, appese a un filo (tiqwah = speranza e filo; cf. 7,6), non sta già sperimentando la potenza di vita che Dio è capace di far germogliare dal suo dolore e dalla sua morte? Le sue parole tremule sono state fissate e incise sulla roccia del tempo secondo i suoi desideri. «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s incidessero sulla roccia! Io so che il mio Go el (= Vindice) è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, 22 Zakhar = ricordare, nella Bibbia si riferisce a una memoria efficace. Dio, quando si ricorda della sua creatura, la salva e la fa vivere con il suo amore. 23 Kasaf = desiderare, bramare, avere nostalgia. li ricordarsi di Dio della sua creatura non è solamente amore, ma desiderio struggente di lei. Dio languisce di incontrare l opera delle sue mani, gli manca. 17

18 e i miei occhi lo contempleranno non da straniero» (Gb 19,23-27b). Egli continua ad avanzare con i suoi dolori, le sue certezze folli che le parole materializzano. Alla fine, ebbro di miseria e pur vacillante, incede fiero, come un principe, verso l Onnipotente, portando sulle spalle, come manto regale, e cingendo come diadema di onore il suo documento di accusa, sicuro di vincere. «Oh, avessi uno che mi ascoltasse! Ecco qui la mia firma (taw)! L Onnipotente (Shadday) mi risponda! Il documento scritto dal mio avversario vorrei certo portarlo sulle mie spalle e cingerlo come mio diadema! Il numero dei miei passi gli manifesterei e mi presenterei a lui come sovrano» (Gb 31,35-37). Ora Giobbe ha detto tutto. «Ecco qui il mio taw». È giunto al culmine del suo percorso tormentato nella notte del dolore, offrendo il corpo nudo ai colpi violenti della tempesta che si è abbattuta con furia contro di lui. La sua vittoria comincia quando egli comprende che il suo obbrobrio, l atto di accusa disonorevole, saranno proprio le sue insegne di onore magnifiche e regali. Ora attende soltanto che Dio risponda. 5. La risposta divina (Gb 38-41) Le parole umane tacciono, gli amici spariscono dalla scena con la loro retorica. Soltanto Giobbe rimane. Solo, davanti al suo Dio. È grazie alla forza e all audacia delle parole di Giobbe che Dio ora parla. E parla soltanto in mezzo al turbine (cf. 38,1), che rivela e nasconde insieme, e, mentre nasconde, rivela. Chi ha orecchie per intendere, intenda! Chi ha occhi per vedere, veda! Solamente Giobbe, sconvolto dal turbine, e non gli amici, può vedere e intendere Dio che parla nel turbine. Ora Giobbe e Dio sono l uno di fronte all altro, nella pienezza della loro reciproca libertà, attraverso la quale, e soltanto attraverso la quale, si possono accogliere e amare. L amore vero denuda gli amanti, li rende vulnerabili l uno all altro, li espone al rischio di potersi perdere reciprocamente. Esso esige di armarsi per la lotta. Giobbe aveva rimproverato Dio di muovergli guerra come un guerriero, e Dio non corregge l immagine, ma la riprende autorizzando Giobbe a essere un guerriero davanti a lui, pronto al grande combattimento (Gb 38,3; 40,7). Nel suo dolore Giobbe si sentiva afferrato e stritolato da Dio, suo avversario. Ora lo stesso Dio, afferrandolo, lo incita a reagire e a farsi catturare e affascinare dalla bellezza dei suoi disegni imperscrutabili. La lotta è impari e sproporzionata, ma se è Dio ad armargli la mano contro di lui, la vittoria è assicurata. Forse Giobbe durante la lotta è colto da un fremito. Non poteva sospettarlo prima. Se solo avesse pensato a cercare il suo Dio non lassù, nascosto nei cieli (Gb 16,19), ma quaggiù, vicino, misteriosamente sprofondato con lui, in lui, nell abisso del dolore! L icona più bella, a cui paragonare il dramma di Giobbe, sembra essere quella di Giacobbe, che lotta di notte con Dio, presso il guado dello Iabbok (Gen 32,23-33). Lotta-torturatormento-amplesso d amore per giungere a vedere Dio faccia a faccia, per giungere a vederci. Anche Giobbe, come Giacobbe, dopo la lotta non è più quello di prima. Come Giacobbe, viene benedetto dal suo «torturatore». Come Giacobbe, ha perduto la sua vita per ritrovarla. A differenza di Giacobbe, però, non gli viene cambiato il nome. O non sarà proprio attraverso il suo nome, immutato, che in Giobbe vivrà da ora in poi la sua nuova identità di redento? Il nome gli dovrà ricordare per sempre il dolore della lotta, e quello dell alienazione, dell estraneità, del rigetto assoluto dal consorzio umano, che ha dovuto soffrire? Come Gia- 18

19 cobbe, che all aurora sorge vittorioso con i segni della sconfitta - zoppicava all anca -, così Giobbe è un uomo nuovo e vittorioso, ma a prezzo della sconfitta. I figli di prima, morti, non torneranno più nella sua vita e, finché è vivo, non li potrà dimenticare; così i segni della malattia, le ferite che non potranno mai rimarginarsi del tutto, le angosce patite, l alienazione e il rifiuto ormai plasmeranno per sempre la sua esistenza, e per sempre saranno la memoria dell incontro con il Signore, il luogo in cui ha incontrato l Amore Il discorso di Dio Il Signore (JHWH: Gb 38,1; 40,6; cf. 40,3) fa rimbalzare davanti a Giobbe una serie di domande in due discorsi intensamente ironici. Giobbe aveva desiderato che Dio gli rispondesse, provocandolo con domande. E JHWH esaudisce le sue attese, ma provocandolo a sua volta, contrapponendogli domande a cui Giobbe dovrà rispondere: «Cingiti i fianchi come un prode, io t interrogherò e tu mi istruirai. Dov eri tu quand io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura?... Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno... Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell abisso hai tu passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell ombra funerea? Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo!» (Gb 38, ). Dio vuole ironicamente sapere da Giobbe se conosce i segreti con cui ha creato il cosmo, lo governa e lo conserva in vita. Gli fa passare davanti agli occhi la rassegna delle creature, che descrive con immagini di altissima forza poetica, conducendolo al mistero della Sapienza, che è alla loro origine e che in esse si riflette. La mano del Signore lo conduce e gli presta i suoi occhi per scrutare le ragioni segrete di ciò che esiste, dalle fondamenta della Terra, le sue dimensioni, la sua stabilità, al muggire orgoglioso delle onde del mare che egli ha frenato, quando erompeva premendo dal grembo della madre terra, ai segreti dell aurora, della notte... Lo conduce a passeggiare perfino nei fondali del mare, che racchiudono meraviglie senza numero e negli abissi sotterranei, nel regno della morte, lo She ol. «Certo tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande!» (Gb 38,21). Le descrizioni del creato sono stupende e vibranti. Venendo proferite dal Creatore in persona possiedono un intensità superiore a quella di altri brani della creazione 24. Dio stesso in 38,39-39,30 canta il cantico delle proprie creature, che ha plasmato con dita di artista, le conosce nell intimo e se ne prende cura più di quanto un padre o una madre non conoscano e si prendano cura dei propri piccoli. «Vai tu a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncini, quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato tra le macchie? 24 Cf. Gen 1-2; Sal 19; 104; 148; Sir 43; Dn 3,51-90; ecc. 19

20 Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi nati gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo?» (Gb 38,39-41). Nel testo vengono citati anche i seguenti animali: le camozze (39,1-4), l asino selvatico (39,5-8), il bufalo (39,9-12), lo struzzo (39,13-18), il cavallo (39,19-25) e l acquila (39,26-30). Se il Signore si occupa dei cuccioli degli animali, non penserà anche ai bisogni di Giobbe? Se sopravvivono persino i nati dello struzzo che, stolto, sembra abbandonarli a se stessi (39,13-18) 25, chi se ne prende cura, se non Lui? Guardi l impavido cavallo, capace di suscitare ammirazione per la sua agilità ma, allo stesso tempo, causa di terrore per la sua ardente passione in battaglia (cf. 39,19-25). Non vuol dire, questo, che armonia e terrore possono coesistere anche in una delle più belle creature? Non è certo Giobbe ad aver dato all aquila e all avvoltoio l istinto della preda e la capacità così straordinaria di planare nel cielo! Sebbene già i loro piccoli succhino il sangue dalla prede e le loro madri debbano essere cercate dove sono i cadaveri, anche l aquila e l avvoltoio volano sotto lo sguardo amorevole di Dio Dio, quindi, parla a Giobbe lasciando che sia la creazione a parlargli. Gli apre gli occhi e le orecchie per ascoltare il messaggio eloquente del silenzio delle creature (Sal 19,1-7; Sap 13,1-9; Rm 1,19-20). E, più in profondità, lo illumina, inducendolo a riflettere alle domande provocatorie che esse lanciano sui segreti della sua sapienza. Guidato dalla grazia del Signore che nel combattimento gli sta rivelando il suo volto, Giobbe, a poco a poco, si abbandona tra le sue braccia. Si lascia guidare, la sua mano nella mano di Dio, in questo viaggio meraviglioso, fino alle sorgenti nascoste di tutto ciò che esiste: il disegno della sapienza divina, impenetrabile e inaccessibile all uomo (cf. Gb 28), che tuttavia si offre e si dona a chi non le oppone resistenza e si lascia plasmare dalle sue dita. Sorretto dalla grazia del Signore, il quale lo porta, gli è vicino nella sofferenza e, sorridendogli dolcemente, gli fa ascoltare il mormorio della sua voce riflessa nella bellezza del creato, Giobbe non ha più paura e si abbandona confidente. Non si sente più minacciato e aggredito. Non ha più nemici: né gli amici crudeli, né Dio, né se stesso. Non essendo più in preda alla paura, non proietta più tratti mostruosi sul volto di Dio, non oscura più il suo consiglio (Gb 38,2; 42,3: etzah = consiglio, disegno). Non lo riduce più alla propria immagine. Attraverso la sofferenza che Giobbe vive - e Dio vive in lui - come in un amplesso, nel corpo a corpo di una contesa amorosa, il Signore, semplicemente, lo sta facendo uscire dalla propria vicenda particolare, gli sta dilatando il cuore. Egli non pensa più a sé, ha relativizzato la propria condizione. Ha ritrovato la pace nella contemplazione del creato che il Creatore gli pone sotto gli occhi, nella serenità gioiosa che da esso promana, nella sapienza che vi si riflette e lo interpella. Se il Signore non avesse preso l iniziativa, Giobbe non sarebbe mai stato capace di peregrinare da solo attraverso le altezze, le larghezze e le profondità dei misteri della creazione e della sapienza insondabile del Creatore. Con occhi umani, divenuti occhi divini, dimentico di sé, egli contempla l immensità del cosmo, gli spazi astronomici, le stelle e le costellazioni celesti, gli abissi impenetrabili, ma anche la fragilità dei più tenui fili d erba che il Signore fa germogliare nella steppa, in un deserto vuoto, che disseta con la sua pioggia (Gb 38,25-28). Impara ad ascoltare il grido dei piccoli corvi che chiedono a Dio il loro cibo (Gb 38,41; cf. Sal 147,9) e prende coscienza della sollecitudine divina verso di essi, che pure non impedisce loro di soffrire la fame, la fatica del vivere. Colui che, con tanta tenerezza, segue delicatamente ogni più piccola creatura, che conosce intimamente i dolori del parto delle cerve e, nel contempo, come potrebbe non prendersi cura della creatura che ha creato a sua immagine, e che 25 In realtà è solo per un breve periodo di tempo che la femmina dello struzzo abbandona le sue uova sotto uno strato di sabbia e poi torna a covarle. 20

LOCUZIONI AL MONDO. Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World

LOCUZIONI AL MONDO. Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World LOCUZIONI AL MONDO Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World 2 Sommario 1. La decisione della SS. Trinità al tuo

Dettagli

Scopri il piano di Dio: Pace e vita

Scopri il piano di Dio: Pace e vita Scopri il piano di : Pace e vita E intenzione di avere per noi una vita felice qui e adesso. Perché la maggior parte delle persone non conosce questa vita vera? ama la gente e ama te! Vuole che tu sperimenti

Dettagli

Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore

Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore Traccia: Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore Per la preghiera: vedi in allegato. Sviluppo dell

Dettagli

BEATI VOI MI FA#-7 LA MI LA MI FA#-7 LA6 MI LA Beati voi, beati voi, beati voi, beati voi. BEATI VOI

BEATI VOI MI FA#-7 LA MI LA MI FA#-7 LA6 MI LA Beati voi, beati voi, beati voi, beati voi. BEATI VOI BEATI VOI MI FA#-7 LA MI LA MI FA#-7 LA6 MI LA MI FA#-7 Se sarete poveri nel cuore, beati voi: LA6 MI sarà vostro il Regno di Dio Padre. MI FA#-7 Se sarete voi che piangerete, beati voi, LA6 MI perché

Dettagli

Come fare una scelta?

Come fare una scelta? Come fare una scelta? Don Alberto Abreu www.pietrscartata.com COME FARE UNA SCELTA? Osare scegliere Dio ha creato l uomo libero capace di decidere. In molti occasioni, senza renderci conto, effettuiamo

Dettagli

domenica 24 febbraio 13 Farra, 24 febbraio 2013

domenica 24 febbraio 13 Farra, 24 febbraio 2013 Farra, 24 febbraio 2013 informare su quelle che sono le reazioni più tipiche dei bambini alla morte di una persona cara dare alcune indicazioni pratiche suggerire alcuni percorsi Quali sono le reazioni

Dettagli

LA BIBBIA. composto da 46 libri, suddivisi in Pentateuco Storici Sapienziali Profetici 5 16 7 18

LA BIBBIA. composto da 46 libri, suddivisi in Pentateuco Storici Sapienziali Profetici 5 16 7 18 GRUPPOQUINTAELEMENTARE Scheda 02 LA La Parola di Dio scritta per gli uomini di tutti i tempi Antico Testamento composto da 46 libri, suddivisi in Pentateuco Storici Sapienziali Profetici 5 16 7 18 Nuovo

Dettagli

Mario Basile. I Veri valori della vita

Mario Basile. I Veri valori della vita I Veri valori della vita Caro lettore, l intento di questo breve articolo non è quello di portare un insegnamento, ma semplicemente di far riflettere su qualcosa che noi tutti ben sappiamo ma che spesso

Dettagli

A cura di Chiesacattolica.it e LaChiesa.it

A cura di Chiesacattolica.it e LaChiesa.it XI DOMENICA PRIMA LETTURA Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Dal secondo libro di Samuèle 12, 7-10.13 In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d Israele: Io ti

Dettagli

«Il Padre vi darà un altro Paraclito»

«Il Padre vi darà un altro Paraclito» LECTIO DIVINA PER LA VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) Di Emio Cinardo «Il Padre vi darà un altro Paraclito» Gv 14,15-21 Lettura del testo Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21) In quel tempo, Gesù disse

Dettagli

Veglia di preghiera: Riconciliati da Dio, sulla strada della libertà

Veglia di preghiera: Riconciliati da Dio, sulla strada della libertà Veglia di preghiera: Riconciliati da Dio, sulla strada della libertà Tipologia Obiettivi Linguaggio suggerito Setting Veglia di preghiera: Riconciliati da Dio, sulla strada della libertà Una celebrazione

Dettagli

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33,12.18-22) Rit. Della grazia del Signore è piena la terra

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33,12.18-22) Rit. Della grazia del Signore è piena la terra Di seguito una selezione di 10 brani per il SALMO RESPONSORIALE. Il Salmo segue la Prima Lettura. É una preghiera comunitaria che coinvolge tutta l'assemblea. Potrebbe essere uno dei vostri invitati a

Dettagli

NATALE DEL SIGNORE (ANNO C) Messa del giorno Grado della Celebrazione: Solennità Colore liturgico: Bianco

NATALE DEL SIGNORE (ANNO C) Messa del giorno Grado della Celebrazione: Solennità Colore liturgico: Bianco NATALE DEL SIGNORE (ANNO C) Messa del giorno Grado della Celebrazione: Solennità Colore liturgico: Bianco INTRODUZIONE Il tempo di Natale è un tempo di doni - un dono dice gratuità, attenzione reciproca,

Dettagli

Voci dall infinito. richiami per l Anima

Voci dall infinito. richiami per l Anima Voci dall infinito richiami per l Anima Copertina di Rocco Vassallo. Disegni di Mario G. Galleano. Mario Giovanni Galleano VOCI DALL INFINITO richiami per l Anima www.booksprintedizioni.it Copyright 2013

Dettagli

TELEFONO AZZURRO. dedicato ai bambini COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO?

TELEFONO AZZURRO. dedicato ai bambini COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO? COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO? 1 Ehi, ti e mai capitato di assistere o essere coinvolto in situazioni di prepotenza?... lo sai cos e il bullismo? Prova a leggere queste pagine. Ti potranno essere utili.

Dettagli

La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo.

La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo. Riflessioni sulla felicità.. Non so se sto raggiungendo la felicità, di certo stanno accadendo cose che mi rendono molto più felice degli anni passati. Per me la felicità consiste nel stare bene con se

Dettagli

I Quaresima B. Padre, tu che ci doni il tuo Figlio come Vangelo vivente, fa che torniamo a te attraverso un ascolto rinnovato della tua Parola, pr.

I Quaresima B. Padre, tu che ci doni il tuo Figlio come Vangelo vivente, fa che torniamo a te attraverso un ascolto rinnovato della tua Parola, pr. I Quaresima B Padre buono, ti ringraziamo per aver nuovamente condotto la tua Chiesa nel deserto di questa Quaresima: donale di poterla vivere come un tempo privilegiato di conversione e di incontro con

Dettagli

Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2)

Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2) Lezione n 2 L educazione come atto ermeneutico (2) Riprendiamo l analisi interrotta nel corso della precedente lezione b) struttura dialogica del fatto educativo Per rispondere a criteri ermenutici, l

Dettagli

Mentore. Presentazione

Mentore. Presentazione Mentore Presentazione Chi è Mentore? Il Mio nome è Pasquale, ho 41 anni dai primi mesi del 2014 ho scoperto, che ESISTE UN MONDO DIVERSO da quello che oltre il 95% delle persone conosce. Mi sono messo

Dettagli

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI 1. Vai a visitare un cliente ma non lo chiudi nonostante tu gli abbia fatto una buona offerta. Che cosa fai? Ti consideri causa e guardi

Dettagli

7ª tappa È il Signore che apre i cuori

7ª tappa È il Signore che apre i cuori Centro Missionario Diocesano Como 7 incontro di formazione per commissioni, gruppi e associazioni missionarie 3 anno Aprile 2009 Paolo: la Parola di Dio non è incatenata 7ª tappa È il Signore che apre

Dettagli

Amare il rischio Amare gli altri. Amare l amato. Amare la vita Amare il mondo

Amare il rischio Amare gli altri. Amare l amato. Amare la vita Amare il mondo Amare il rischio Amare gli altri Amare l amato Amare la vita Amare il mondo Amare l amato In ognuno di noi è forte il desiderio di amore: la fame e la sete di amicizia, di intimità, di unione e di comunione

Dettagli

Una risposta ad una domanda difficile

Una risposta ad una domanda difficile An Answer to a Tough Question Una risposta ad una domanda difficile By Serge Kahili King Traduzione a cura di Josaya http://www.josaya.com/ Un certo numero di persone nel corso degli anni mi hanno chiesto

Dettagli

I colloqui scuola-famiglia: le basi per una comunicazione efficace Dott.ssa Claudia Trombetta Psicologa e psicoterapeuta claudia.trombetta@email.

I colloqui scuola-famiglia: le basi per una comunicazione efficace Dott.ssa Claudia Trombetta Psicologa e psicoterapeuta claudia.trombetta@email. I colloqui scuola-famiglia: le basi per una comunicazione efficace Dott.ssa Claudia Trombetta Psicologa e psicoterapeuta claudia.trombetta@email.it CTI Monza, 20 Novembre 2015 Prima parte: comprendere

Dettagli

IL PENSIERO COSTRUTTIVO. Gli 11 Presupposti del Successo. nel Coaching Neuroscientifico

IL PENSIERO COSTRUTTIVO. Gli 11 Presupposti del Successo. nel Coaching Neuroscientifico IL PENSIERO COSTRUTTIVO Gli 11 Presupposti del Successo nel Coaching Neuroscientifico Modulo 3 isis progettazione sas tutti i diritti riservati I PRESUPPOSTIDEL SUCCESSO / 1 IL PRESUPPOSTO MATRICE La legge

Dettagli

Wretched - Libero Di Vevere, Libero Di Morire. Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 03:35

Wretched - Libero Di Vevere, Libero Di Morire. Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 03:35 01 - Come Un Cappio Un cappio alla mia gola le loro restrizioni un cappio alla mia gola le croci e le divise un cappio che si stringe, un cappio che mi uccide un cappio che io devo distruggere e spezzare

Dettagli

Parola di Vita Luglio 2009

Parola di Vita Luglio 2009 Parola di Vita Luglio 2009 "Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma" (Lc 12,33).

Dettagli

M I S T E R I D E L D O L O R E

M I S T E R I D E L D O L O R E M I S T E R I D E L D O L O R E Mio Dio, dona a tutti, a tutti gli uomini, la conoscenza di te e la compassione dei tuoi dolori. Le rosaire. Textes de, Monastère de Chambarand, Roybon 2009, p. 27 1. L

Dettagli

Grido di Vittoria.it

Grido di Vittoria.it COME ENTRARE A FAR PARTE DELLA FAMIGLIA DI DIO La famiglia di Dio del Pastore Mario Basile Il mio intento è quello di spiegare in parole semplici cosa dice la Bibbia sull argomento, la stessa Bibbia che

Dettagli

CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati).

CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati). CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati). HEY! SONO QUI! (Ovvero come cerco l attenzione). Farsi notare su internet può essere il tuo modo di esprimerti. Essere apprezzati dagli altri è così

Dettagli

Attività di potenziamento e recupero

Attività di potenziamento e recupero Attività di potenziamento e recupero 7. Dio e l uomo Dio e l uomo (attività e verifiche) 1 ATTIVITA DI POTENZIAMENTO Utilizzando un motore di ricerca in Internet, o materiale fornito dal tuo insegnante,

Dettagli

Quanti nuovi suoni, colori e melodie, luce vita e gioia ad ogni creatura splende la sua mano forte e generosa, perfetto è ciò che lui fa

Quanti nuovi suoni, colori e melodie, luce vita e gioia ad ogni creatura splende la sua mano forte e generosa, perfetto è ciò che lui fa TUTTO CIO CHE FA Furon sette giorni così meravigliosi, solo una parola e ogni cosa fu tutto il creato cantava le sue lodi per la gloria lassù monti mari e cieli gioite tocca a voi il Signore è grande e

Dettagli

Claudio Bencivenga IL PINGUINO

Claudio Bencivenga IL PINGUINO Claudio Bencivenga IL PINGUINO 1 by Claudio Bencivenga tutti i diritti riservati 2 a mia Madre che mi raccontò la storia del pignuino Nino a Barbara che mi aiuta sempre in tutto 3 4 1. IL PINGUINO C era

Dettagli

============================================ II DOMENICA DOPO NATALE (ANNO C) ======================================================================

============================================ II DOMENICA DOPO NATALE (ANNO C) ====================================================================== -------------------------------------------------- LA LITURGIA DEL GIORNO 03.01.2016 Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Bianco ============================================ II DOMENICA

Dettagli

14 Raduno Giovanile 8-14 Agosto 2011 Congregazione Cristiana Evangelica Messina

14 Raduno Giovanile 8-14 Agosto 2011 Congregazione Cristiana Evangelica Messina .. mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede (2 Pietro 1:5) Natale Mondello 14 Raduno Giovanile 8-14 Agosto 2011 Congregazione Cristiana Evangelica Messina Dio ha un piano per

Dettagli

EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014

EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014 questionario di gradimento PROGETTO ESSERE&BENESSERE: EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014 classi prime e seconde - Scuola Secondaria di I grado di Lavagno CLASSI PRIME Mi sono piaciute perché erano

Dettagli

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE Emanuele Lajolo di Cossano COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE Università degli Studi - Torino, 19 aprile 2010 La prima cosa da fare PERCHE SONO QUI? QUAL E IL MIO OBIETTIVO? CHE COSA VOGLIO ASSOLUTAMENTE

Dettagli

L importanza delle cose semplici. La natura come maestra, risorsa, stimolo Cesena, 10 Maggio 2014

L importanza delle cose semplici. La natura come maestra, risorsa, stimolo Cesena, 10 Maggio 2014 L importanza delle cose semplici. La natura come maestra, risorsa, stimolo Cesena, 10 Maggio 2014 Partendo da lontano: appunti di viaggio di Beatrice Vitali Berlino è così: c è sempre qualcuno scalzo c

Dettagli

Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro?

Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro? Tra il dire e l educare c è di mezzo il web. Come può la comunicazione educare alla cultura dell incontro? Marco Deriu docente di Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa, Università Cattolica per

Dettagli

Presentazione degli itinerari diocesani

Presentazione degli itinerari diocesani Presentazione degli itinerari diocesani I tre spaccapietre Mi sto ammazzando di fatica Devo mantenere mia moglie e i miei figli Sto costruendo una cattedrale Che cosa stai facendo? Un edizione rinnovata

Dettagli

IL CORPO, LA MENTE, LA COMUNICAZIONE

IL CORPO, LA MENTE, LA COMUNICAZIONE IL CORPO, LA MENTE, LA COMUNICAZIONE. Sai che cosa è la propriocezione? SI SENTIRE TUTTE LE PARTI DEL PROPRIO CORPO IN TESTA. Quindi essere padrone delle singole parti del proprio corpo in ogni momento

Dettagli

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Mentore Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Vision Creare un futuro migliore per le Nuove Generazioni Come? Mission Rendere quante più persone possibili Libere Finanziariamente Con

Dettagli

Crescere figli con autostima

Crescere figli con autostima Crescere figli con autostima Come infondere fiducia in se stessi e autostima nelle varie fasi della loro vita (sotto i 3 anni, dai 3 agli 8 anni, dagli 8 ai 13, dai 13 in poi) IlTuoCorso - Ermes srl Via

Dettagli

VI INCONTRO IL CRISTIANO ADULTO E LA COSCIENZA. chi ha raggiunto il completo sviluppo fisico e psichico (def.dizionario)

VI INCONTRO IL CRISTIANO ADULTO E LA COSCIENZA. chi ha raggiunto il completo sviluppo fisico e psichico (def.dizionario) VI INCONTRO IL CRISTIANO ADULTO E LA COSCIENZA Cerchiamo il significato delle due parole: ADULTO CRISTIANO chi ha raggiunto il completo sviluppo fisico e psichico (def.dizionario) colui che ha deciso di:

Dettagli

VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI. Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata

VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI. Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI I BENEFICI DELLA COMUNICAZIONE IN FAMIGLIA Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata FORMATO FAMIGLIA

Dettagli

Parrocchia Santi Pietro e Paolo. Venite alla festa

Parrocchia Santi Pietro e Paolo. Venite alla festa Parrocchia Santi Pietro e Paolo Venite alla festa Questo libretto e di: Foto di gruppo 2 Occhi, naso, bocca, orecchie, mani... per pregare Occhi: se i miei occhi sono attenti, possono cogliere i gesti

Dettagli

PREGHIERE www.ruksak.sk IL SEGNO DELLA CROCE. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. BREVIARIO INTRODUZIONE

PREGHIERE www.ruksak.sk IL SEGNO DELLA CROCE. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. BREVIARIO INTRODUZIONE PREGHIERE www.ruksak.sk IL SEGNO DELLA CROCE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. BREVIARIO INTRODUZIONE O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. BREVIARIO BENEDIZIONE

Dettagli

IDEE PER LO STUDIO DELLA MATEMATICA

IDEE PER LO STUDIO DELLA MATEMATICA IDEE PER LO STUDIO DELLA MATEMATICA A cura del 1 LA MATEMATICA: perché studiarla??? La matematica non è una disciplina fine a se stessa poichè fornisce strumenti importanti e utili in molti settori della

Dettagli

Curricolo di Religione Cattolica

Curricolo di Religione Cattolica Curricolo di Religione Cattolica Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria - L alunno riflette su Dio Creatore e Padre, sugli elementi fondamentali della vita di Gesù

Dettagli

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO ESERCIZI PUNTATA N. 3 LA SCUOLA CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI A cura di Marta Alaimo Voli Società Cooperativa - 2011 DIALOGO PRINCIPALE A- Buongiorno. B- Buongiorno, sono

Dettagli

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe GIANLUIGI BALLARANI I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe Individuarli e correggerli 1 di 6 Autore di Esami No Problem 1 Titolo I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli

Dettagli

HOLTER MONITOR. Illustrazione di Matteo Pericoli 2002

HOLTER MONITOR. Illustrazione di Matteo Pericoli 2002 HOLTER MONITOR Illustrazione di Matteo Pericoli 2002 Lui. Che strano apparecchio, mi sembrava un lettore di cd, ma vedo che ha dei fili che finiscono sotto la tua maglietta... A che cosa servono? Lei.

Dettagli

FAVOLA LA STORIA DI ERRORE

FAVOLA LA STORIA DI ERRORE FAVOLA LA STORIA DI ERRORE C era una volta una bella famiglia che abitava in una bella città e viveva in una bella casa. Avevano tre figli, tutti belli, avevano belle auto e un bel giardino, ben curato,

Dettagli

IL VENERABILE DON PASQUALE UVA:

IL VENERABILE DON PASQUALE UVA: IL VENERABILE DON PASQUALE UVA: - - - - - - 11 - - - La fede: risposta d amore al Dio Amore - - - 12 Si conosce Dio per fede, e non vi è altra via sulla ter- ra per conoscerlo. E la religiosa pratica questa

Dettagli

I criteri della scelta e della riforma

I criteri della scelta e della riforma I criteri della scelta e della riforma La preghiera ha il fine di vincere se stessi, vincere la propria ignoranza, la propria pigrizia mentale per conoscere il Signore. Ogni preghiera deve essere mirata

Dettagli

La nuova adozione a distanza della Scuola. Secondaria di Primo Grado di Merone.

La nuova adozione a distanza della Scuola. Secondaria di Primo Grado di Merone. La nuova adozione a distanza della Scuola Secondaria di Primo Grado di Merone. Riflessione sull Associazione S.O.S. INDIA CHIAMA L' India è un' enorme nazione, suddivisa in tante regioni (circa 22) ed

Dettagli

Al Cuore Immacolato di Maria. Rifugio di tutte le anime. Per ottenere grazia. In un estremo bisogno

Al Cuore Immacolato di Maria. Rifugio di tutte le anime. Per ottenere grazia. In un estremo bisogno Al Cuore Immacolato di Maria Rifugio di tutte le anime Per ottenere grazia In un estremo bisogno Questa preghiera è nata dal cuore di Natuzza, all età di nove anni, in un momento di estremo bisogno e una

Dettagli

Maschere a Venezia VERO O FALSO

Maschere a Venezia VERO O FALSO 45 VERO O FALSO CAP I 1) Altiero Ranelli è il direttore de Il Gazzettino di Venezia 2) Altiero Ranelli ha trovato delle lettere su MONDO-NET 3) Colombina è la sorella di Pantalone 4) La sera di carnevale,

Dettagli

frutto della collaborazione fra Volontari della Caritas Parrocchiale, Alunni e Alunne, Insegnanti e Comitato dei Genitori

frutto della collaborazione fra Volontari della Caritas Parrocchiale, Alunni e Alunne, Insegnanti e Comitato dei Genitori La Scuola Primaria PAOLO NEGLIA di Vanzago, nell ambito delle manifestazioni organizzate per la Festa di fine anno scolastico, ha promosso la seguente iniziativa frutto della collaborazione fra Volontari

Dettagli

Amore in Paradiso. Capitolo I

Amore in Paradiso. Capitolo I 4 Amore in Paradiso Capitolo I Paradiso. Ufficio dei desideri. Tanti angeli vanno e vengono nella stanza. Arriva un fax. Lo ha mandato qualcuno dalla Terra, un uomo. Quando gli uomini vogliono qualcosa,

Dettagli

Apporti, Asporti e Regali

Apporti, Asporti e Regali Apporti, Asporti e Regali Collana: Ali d Amore N. 9 A Dilaila e alle anime candide dell Altra Dimensione A P P O R T I Gli apporti sono materializzazioni di oggetti, di animali, di piante o fiori, che

Dettagli

ADE CERCA MOGLIE. Completa. Rispondi

ADE CERCA MOGLIE. Completa. Rispondi IL DIO ADE Il dio Ade è fratello del dio Zeus. Ade è il re dei morti. Per gli antichi greci, dopo la morte, gli uomini vanno negli Inferi. Gli Inferi sono un luogo buio e triste che si trova sotto terra.

Dettagli

Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi

Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi Gruppo di Foggia Clinica, Formazione, Cultura psicoanalitica Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi Ascoltarsi è un arte dimenticata, che tutti siamo in grado di ricordare. Il corpo ci parla attraverso

Dettagli

Cosa ci può stimolare nel lavoro?

Cosa ci può stimolare nel lavoro? a Cosa ci può stimolare nel lavoro? Quello dell insegnante è un ruolo complesso, in cui entrano in gioco diverse caratteristiche della persona che lo esercita e della posizione che l insegnante occupa

Dettagli

Occhi, naso, bocca, orecchie, mani... per pregare

Occhi, naso, bocca, orecchie, mani... per pregare Il Signore ci fa suoi messaggeri Abbiamo incontrato Gesù, ascoltato la sua Parola, ci siamo nutriti del suo Pane, ora portiamo Gesù con noi e viviamo nel suo amore. La gioia del Signore sia la vostra forza!

Dettagli

COME POSSO AIUTARE UNA DONNA CHE SUBISCE VIOLENZA.

COME POSSO AIUTARE UNA DONNA CHE SUBISCE VIOLENZA. COME POSSO AIUTARE UNA DONNA CHE SUBISCE VIOLENZA. Avere il sospetto o essere a conoscenza che una donna che conosciamo è vittima di violenza da parte del compagno/marito/amante/fidanzato (violenza intrafamiliare)

Dettagli

!"#$%&%'()*#$"*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente

!#$%&%'()*#$*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente !"#$%&%'()*#$"*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente Il Terzo Pilastro del Biker Vincente La Mountain Bike e la Vita Ciao e ben ritrovato! Abbiamo visto nelle ultime due lezioni, come i dettagli siano fondamentali

Dettagli

OPERATORE SPORTIVO CON DISABILI: COSA FAI? CHI SEI?

OPERATORE SPORTIVO CON DISABILI: COSA FAI? CHI SEI? OPERATORE SPORTIVO CON DISABILI: COSA FAI? CHI SEI? OPERARE Ogni azione-operazione operazione è un azione educativa poiché di fatto modifica la visione di sés e del mondo dell altro e influisce sulla sua

Dettagli

Sono stato crocifisso!

Sono stato crocifisso! 12 febbraio 2012 penultima dopo l epifania ore 11.30 con i fidanzati Sono stato crocifisso! Sia lodato Gesù Cristo! Paolo, Paolo apostolo nelle sue lettere racconta la sua storia, la storia delle sue comunità

Dettagli

Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania

Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania Sono Graziella, insegno al liceo classico e anche quest anno non ho voluto far cadere l occasione del Donacibo come momento educativo per

Dettagli

Salvatore Salamone. Manuale d istruzione per. Coppie che. Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE! ... tutto sommato un libro d amore

Salvatore Salamone. Manuale d istruzione per. Coppie che. Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE! ... tutto sommato un libro d amore Salvatore Salamone Manuale d istruzione per Coppie che Scoppiano QUALCOSA SI PUÒ FARE!... tutto sommato un libro d amore CAPITOLO 18 Voler avere ragione Spesso le coppie incontrano delle barriere insormontabili

Dettagli

Song Book WWW.ALPHAGENERATION.IT/PDGWT

Song Book WWW.ALPHAGENERATION.IT/PDGWT Parola della Grazia Worship Team Song Book WWW.ALPHAGENERATION.IT/PDGWT Ti servirai di me ( 2006 Giovanni Di Sano & Marta Cascio) Verse Sol#Min Si5 Fa#5 Mi Mio Signore Mio Salvatore Fatti Conoscere Sol#Min

Dettagli

I TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE RELATIVI ALL IRC NEI CAMPI DI ESPERIENZA.

I TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE RELATIVI ALL IRC NEI CAMPI DI ESPERIENZA. I TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE RELATIVI ALL IRC NEI CAMPI DI ESPERIENZA. (Cfr. Indicazioni nazionali per il curricolo Sc. Infanzia D.P.R. dell 11-02-2010) Il sé e l altro Le grandi domande,

Dettagli

GVV FORMAZIONE REGIONE PIEMONTE 2015 2016

GVV FORMAZIONE REGIONE PIEMONTE 2015 2016 GVV FORMAZIONE REGIONE PIEMONTE 2015 2016 L ASCOLTO Primo passo dell Accoglienza Padre GHERARDO ARMANI C. M. 1. La relazione di aiuto La relazione si fonda su un rapporto umano centrato sull incontro di

Dettagli

Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1)

Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1) Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1) Cos è il virtu@le? Un giorno entrai di fretta e molto affamato in un ristorante. Scelsi un tavolo lontano da tutti,

Dettagli

Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015

Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015 Conclusioni del Garante europeo per la protezione dei dati innanzi al Tribunale dell Unione Europea Caso T-343/13 Lussemburgo, 24 Marzo 2015 Signori Giudici del Tribunale, Nelle conclusioni di questa mattina,

Dettagli

Insegna al tuo bambino la Regola del Quinonsitocca.

Insegna al tuo bambino la Regola del Quinonsitocca. 1. Insegna al tuo bambino la Regola del Quinonsitocca. Circa un bambino su cinque è vittima di varie forme di abuso o di violenza sessuale. Non permettere che accada al tuo bambino. Insegna al tuo bambino

Dettagli

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA Accompagnare i nostri figli nel cammino dell amore di Rosangela Carù QUALE EDUCAZIONE IN FAMIGLIA? Adolescenti Genitori- Educatori Educazione 1. CHI E L ADOLESCENTE?

Dettagli

Programmazione annuale RELIGIONE CATTOLICA CLASSI I II III IV V

Programmazione annuale RELIGIONE CATTOLICA CLASSI I II III IV V Istituto Comprensivo G Pascoli - Gozzano Anno scolastico 2013/2014 Programmazione annuale RELIGIONE CATTOLICA CLASSI I II III IV V Obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola

Dettagli

Cibo & Gioia. recupero, unità, servizio

Cibo & Gioia. recupero, unità, servizio Cibo & Gioia recupero, unità, servizio Cos è Cibo & Gioia? è un associazione di auto-mutuo aiuto; ci incontriamo per aiutarci a risolvere il problema comune: un rapporto non equilibrato con il cibo; l

Dettagli

"#$"%&' (%&#((%! &#)'!*'"!+'$%(),!

#$%&' (%&#((%! &#)'!*'!+'$%(),! L Archivio liquido dell Identità arriva in Brasile, incontrando la comunità pugliese di San Paolo. Il cuore della città è l Edificio Italia, un altissimo palazzo che domina su l enorme estensione di questa

Dettagli

FARE O ESSERE VOLONTARI?

FARE O ESSERE VOLONTARI? Corso di formazione FARE O ESSERE VOLONTARI? Il volontariato come manifestazione dell essere e dell operare a favore dell altro Caritas Ambrosiana Salone Mons. Bicchierai via San Bernardino 4 20122 Milano

Dettagli

DA IPSOA LA SOLUZIONE PER COSTRUIRE E GESTIRE IL SITO DELLO STUDIO PROFESSIONALE!

DA IPSOA LA SOLUZIONE PER COSTRUIRE E GESTIRE IL SITO DELLO STUDIO PROFESSIONALE! DA IPSOA LA SOLUZIONE PER COSTRUIRE E GESTIRE IL SITO DELLO STUDIO PROFESSIONALE! 1 Web Site Story Scoprite insieme alla Dott.ssa Federica Bianchi e al Dott. Mario Rossi i vantaggi del sito internet del

Dettagli

I 12 principi della. Leadership Efficace in salone

I 12 principi della. Leadership Efficace in salone I 12 principi della Leadership Efficace in salone Leadership = capacita di condurre e di motivare Per condurre i tuoi dipendenti devono avere stima e fiducia di te. Tu devi essere credibile. Per motivare

Dettagli

Dio, il mondo e il Big- -Bang

Dio, il mondo e il Big- -Bang Dio, il mondo e il Big- -Bang come parlare di Dio creatore ome ha fatto Dio a fare il Mondo? Dio, i miracoli e le leggi della natura DIO e il Mondo Dio, Adamo ed Eva, e l evoluzione Dio o il Big Bang?

Dettagli

Poesie, filastrocche e favole per bambini

Poesie, filastrocche e favole per bambini Poesie, filastrocche e favole per bambini Jacky Espinosa de Cadelago Poesie, filastrocche e favole per bambini Ai miei grandi tesori; Elio, Eugenia ed Alejandro, coloro che ogni giorno mi fanno crescere

Dettagli

Trascrizione completa della lezione Lezione 002

Trascrizione completa della lezione Lezione 002 Trascrizione completa della lezione Lezione 002 Adam: Salve, il mio nome e Adam Kirin: E io sono Kirin. Adam: e noi siano contenti che vi siete sintonizzati su ChineseLearnOnline.com dove noi speriamo

Dettagli

Dal libro Per Amore solo per Amore - Introduzione

Dal libro Per Amore solo per Amore - Introduzione I poeti generalmente amano i gatti, perché i poeti non nutrono dubbi sulla loro superiorità. Marion C. Garrety che per prima leggi nel mio dolore e silenziosamente ti offri a lenirlo senza chiedere nulla

Dettagli

Indice. 1 Il monitoraggio del progetto formativo --------------------------------------------------------------- 3. 2 di 6

Indice. 1 Il monitoraggio del progetto formativo --------------------------------------------------------------- 3. 2 di 6 LEZIONE MONITORARE UN PROGETTO FORMATIVO. UNA TABELLA PROF. NICOLA PAPARELLA Indice 1 Il monitoraggio del progetto formativo --------------------------------------------------------------- 3 2 di 6 1 Il

Dettagli

UN REGALO INASPETTATO

UN REGALO INASPETTATO PIANO DI LETTURA dai 5 anni UN REGALO INASPETTATO FERDINANDO ALBERTAZZI Illustrazioni di Barbara Bongini Serie Bianca n 64 Pagine: 48 Codice: 566-0469-6 Anno di pubblicazione: 2012 L AUTORE Scrittore e

Dettagli

PARROCCHIA DELLA B.V. DEL CARMINE UDINE AVVENTO 2015 ANIMAZIONE DELLE MESSE DA PARTE DEI BAMBINI DELLE ELEMENTARI

PARROCCHIA DELLA B.V. DEL CARMINE UDINE AVVENTO 2015 ANIMAZIONE DELLE MESSE DA PARTE DEI BAMBINI DELLE ELEMENTARI PARROCCHIA DELLA B.V. DEL CARMINE UDINE AVVENTO 2015 ANIMAZIONE DELLE MESSE DA PARTE DEI BAMBINI DELLE ELEMENTARI Quarta Domenica di Avvento 20 dicembre 2015 Accensione della Candela della Corona dell

Dettagli

PREGHIERE per la Corona del Discepolo a 33 grani

PREGHIERE per la Corona del Discepolo a 33 grani PREGHIERE per la Corona del Discepolo a 33 grani PREGHIERE PER LA CORONA DEL DISCEPOLO A 33 GRANI Editrice Shalom 31.05.2015 Santissima Trinità Libreria Editrice Vaticana (testi Sommi Pontefici), per gentile

Dettagli

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Premessa All arrivo di un nuovo volontario l intero sistema dell associazione viene in qualche modo toccato. Le relazioni si strutturano diversamente

Dettagli

Memory Fitness TECNICHE DI MEMORIA

Memory Fitness TECNICHE DI MEMORIA Memory Fitness TECNICHE DI MEMORIA IL CERVELLO E LE SUE RAPPRESENTAZIONI Il cervello e le sue rappresentazioni (1/6) Il cervello e le sue rappresentazioni (2/6) Approfondiamo ora come possiamo ulteriormente

Dettagli

Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS)

Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS) Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS) Werner Wassermann, datore di lavoro La signora L. lavora da noi da tanto tempo. È stata capo reparto e noi, ma anche gli altri collaboratori

Dettagli

IL SOGNO di GIUSEPPE Canzoni

IL SOGNO di GIUSEPPE Canzoni IL SOGNO di GIUSEPPE Canzoni CANZONE: QUESTO VESTITO BELLISSIMO Giacobbe: Ecco, figlio qui per te una cosa certo che ti coprirà, ti scalderà, e poi sarà un pensiero mio per te. Ti farà pensare a me, al

Dettagli

QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO. La valutazione dovrà essere espressa in scala da 1 (per niente) a 5 (pienamente).

QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO. La valutazione dovrà essere espressa in scala da 1 (per niente) a 5 (pienamente). QUESTIONARIO DI EFFICACIA DELL INCONTRO Gentile genitore, le sottoponiamo il presente questionario anonimo al termine dell incontro a cui ha partecipato. La valutazione da lei espressa ci aiuterà a capire

Dettagli

APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944)

APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944) APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA FAMIGLIA Ghiaie di Bonate, Bergamo (13-31 maggio 1944) Posizione della Santa Chiesa Queste apparizioni della Madre di Dio non hanno ancora ottenuto il verdetto di autentica

Dettagli

Da dove nasce l idea dei video

Da dove nasce l idea dei video Da dove nasce l idea dei video Per anni abbiamo incontrato i potenziali clienti presso le loro sedi, come la tradizione commerciale vuole. L incontro nasce con una telefonata che il consulente fa a chi

Dettagli