Resoconto dell attività di tirocinio presso l A.I.P.O. Associazione Internazionale di Psicologia ed Oltre
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1 FACOLTÀ DI PSICOLOGIA 1 Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche per l Intervento Clinico per la Persona, il Gruppo e le Istituzioni TESI DI LAUREA Resoconto dell attività di tirocinio presso l A.I.P.O. Associazione Internazionale di Psicologia ed Oltre Relatore: Prof. re Gianni Montesarchio Laureando: Alessandro Polidori matricola Anno Accademico 2010/2011
2 1. Il resoconto in psicologia 1.1 Definizione Generalmente con resoconto si intende una relazione particolareggiata di un avvenimento, di una situazione o di un racconto di esperienze e fatti personali, ma per definire il concetto di resoconto in psicologia possiamo utilizzare la definizione di Grassi 1 (2002), il resoconto è qualsiasi tipo di narrazione che consente a chi racconta di descrivere un esperienza e le emozioni ad esse correlate. Il resoconto si pone così come una modalità conoscitiva, uno strumento per categorizzare e ordinare l esperienza vissuta. Inoltre il valore del resoconto si basa anche sull azione, come affermano Harrè e Secord 2 (1972), Ogni volta che qualcuno, sia egli attore o spettatore, fornisce un resoconto consistente di ragioni, ciò che è, è stato, o sarà fatto costituisce una azione. Quindi le ragioni sono il punto di incontro tra le azioni ed il resoconto, potremmo dire che è insita nell uomo la capacità di costruire resoconti delle proprie azioni che sono utili per comunicare ad altri il proprio pensiero. Un altro concetto importante sull utilizzo del resoconto in psicologia clinica è quello del pensiero narrativo proposto da Bruner (1991), secondo cui la narrazione può essere considerata una tendenza a comunicare agli altri la propria esperienza e corrisponde in sostanza al modo in cui ognuno di noi organizza il proprio vissuto, ossia la realtà psichica, intenzioni, valori, emozioni. Il pensiero narrativo è dunque visto come un tipo di funzionamento cognitivo che coordina l esperienza e la trasforma in consapevolezza, riflessione, analisi. Secondo Bruner non esiste una realtà oggettiva e indipendente dall osservatore, quindi è il soggetto stesso a costruire di volta in volta la sua realtà essendo immerso in una serie di situazioni cariche di 1 R. Grassi (2002), Colloquio in corso, in Montesarchio, 4, p R. Harrè, P. F. Secord (1972), The explanation of social behaviour, trad. it. p
3 significati affettivi, influenzato dalla propria storia personale, dalla cultura e dal contesto storico in cui vive. Secondo Montesarchio e Margherita 3 (1998), Il resoconto è quindi un processo conoscitivo, un modo di riflettere che ha lo psicologo, di raccontarsi e di raccontare l evento colloquio riportandolo al senso della propria prassi, ad una teoria della tecnica. Strumento fondamentale diventa il linguaggio che consente di esprimere una azione o un comportamento così come sono stati vissuti, cercando di comunicare ad altri il nostro punto di vista. Tramite questo strumento quindi, si può riflettere sull esperienza clinica e rendere accessibile ad altri il proprio operato. Per creare un racconto che abbia senso è necessario organizzare i fatti e gli eventi vissuti contestualizzandoli e comprendendo le emozioni e le relazioni tra cose e persone. E perciò importante per lo psicologo ciò che avviene nel contesto del setting, la relazione che si instaura con il paziente e il racconto che ne deriva durante il colloquio dove entrambi condividono uno spazio ed un tempo. In questo spazio ed in questo tempo il clinico dovrà porre attenzione a tutta una serie di elementi che vanno dalla domanda che porta il cliente alla comunicazione non verbale, al modo di vestire, al modo di porsi ed altro, ma ovviamente anche al linguaggio del cliente che costituiranno una base su cui riflettere e che andranno inseriti nel resoconto, tutto ciò costituisce la narrazione. Diventa quindi fondamentale per lo psicologo la pratica narrativa perché come citano Montesarchio e Margherita 4 (1998), dovrà occuparsi di tre tipi di narrazione la narrazione del cliente, la narrazione dello psicologo, e il colloquio come costruzione di una narrazione comune. Appare evidente che scrivere un resoconto non è una semplice trascrizione dei fatti ma qualcosa di più complesso, attraverso cui riflettere e comprendere l esperienza emozionale che si è condivisa. Così come ogni paziente è unico nelle sue modalità e unica è la relazione che si è instaurata con lo psicologo, allo stesso modo ogni resoconto dovrebbe rispecchiare carattere di unicità per cui una volta finito il colloquio il clinico ha l onere di raccontare quanto è successo con il cliente. Così: la redazione del resoconto clinico 3 G. Montesarchio, G. V. Margherita (1998), Colloquio da manuale, p Ibidem, p
4 rappresenta in questo senso un occasione unica e privilegiata per riflettere a posteriori su quanto successo nel setting, un momento che permette allo psicologo di concretizzare, partendo dalle categorie psicologico-cliniche di lettura dell esperienza, la possibilità di dare vita ad un processo di conoscenza e di comprensione dell intervento Grassi in Montesarchio 5 (2002). Affinché il resoconto possa trasmettere quanto emerso durante il colloquio è necessario che la sua struttura e la modalità del resocontare siano definite dal contesto e dalla prassi clinica. Per meglio chiarire sono possibili alcune classificazioni del resoconto ad esempio distinguendo i resoconti sperimentali da quelli clinici. I primi vengono stilati a partire da modalità costanti di strutturazione, a prescindere dall oggetto di ricerca, i secondi cambiano in funzione della tecnica applicata e dell autore. Un altro modo per classificare il resoconto è quello di prendere in considerazione le possibili categorie di lettura mettendo in relazione la teoria e l evento della prassi clinica, in base ad alcune ricerche di Gandini, Gheduzzi, Montixi, Ruggiu, e Sesto citate in Montesarchio 6 (2002), possiamo parlare di resoconti assertivi e resoconti indagatori. Nei resoconti assertivi la situazione clinica presentata conferma un enunciato di partenza espresso in precedenza mentre il resoconto indagatorio ha un movimento opposto a quello assertivo e considera come punto di osservazione l evento stesso. Utilizzare il resoconto assertivo per narrare l intervento può essere di scarsa efficacia in quanto, come già detto, l unico punto di riferimento è la teoria pregressa e la narrazione rischia di trasformarsi in un esito atteso come conferma della teoria stessa, si cercano conferme di ciò che si è già teorizzato. Come è stato ipotizzato da Sesto (1993), il resoconto assertivo diventa uno strumento di un processo collusivo difensivo, utile a garantirne un contesto stabile in cui la teoria che fonda la prassi trova conferma e legittimazione. Al contrario ciò che viene sostenuto nel resoconto indagatorio è un atteggiamento esplorativo che si pone con particolare attenzione nei confronti dell esperienza. Più precisamente il resoconto diviene un importante strumento di conoscenza e verifica delle prassi clinica solo se usato nel modo indagatorio, che partendo dai dati esamina 5 R. Grassi (2002), Colloquio in corso, in Montesarchio, 4, p Ibidem, p
5 i complessi rapporti tra la domanda portata dal cliente, il contesto, gli obiettivi e le azioni che definiscono l abilità e la competenza psicologia. Così facendo si percorre una via che porterà ad una riflessione sulla teoria della tecnica utilizzata nell intervento. Come asseriscono Carli e Paniccia 7 (2005), in sintesi possiamo dire che un resoconto psicologico clinico è diverso da un diario intimo, in quanto uno psicologo oltre che a mettere in parole le emozioni dovrebbe essere in grado di riferirle a teorie cliniche, a categorie di senso diverse da quelle del senso comune. 1.2 Funzioni del resoconto Appare evidente che la capacità di redigere resoconti sia una competenza di cui lo psicologo non può fare a meno, e naturalmente non può limitarsi a raccontare quanto ha ascoltato e visto trascrivendo fatti ed eventi così come si sono verificati ma, può farlo effettuando un riassunto creativo, selezionando e mettendo in rilievo i fatti che considera rilevanti attraverso i quali possa dare senso a quanto accaduto. Perciò il resocontare non è solo mettere insieme e riorganizzare, ma anche ciò che determina l esperienza stessa, così afferma Smorti (citato in Montesarchio, 2002, p. 157). Attraverso questo strumento lo psicologo connette gli eventi con i propri pensieri ed emozioni diventando quindi autore di una sintesi completa di ciò che è il suo pensiero. Come dice Lucariello (citato in Montesarchio, 2002, p. 157), il resoconto rappresenta una attività di ragionamento metarappresentativo dove lo psicologo nel resocontare mette in gioco se stesso. Inoltre per mezzo della narrazione si intraprende un punto di vista critico del proprio operato, riflettendo sulla relazione con il cliente e su i fondamenti della propria attività lavorativa creando l opportunità di controllare le proprie azioni e di controllarne il controllo come afferma Carli (citato in Montesarchio, 2002, p. 158). 7 R. Carli, R.M. Paniccia (2005), Casi clinici. Il resoconto in psicologia clinica 8
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