26 risposte alle domande che si pone chi pensa che una persona a cui vuole bene soffra di un disturbo del comportamento alimentare

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1 UOC Disturbi del Comportamento Alimentare 26 risposte alle domande che si pone chi pensa che una persona a cui vuole bene soffra di un disturbo del comportamento alimentare In questo documento abbiamo raccolto le risposte che ci appaiono più corrette alle domande più frequenti che si pone chi ritiene che una persona cara soffra di un disturbo del comportamento alimentare. Abbiamo selezionato queste 26 domande e le relative risposte per offrirvi un primo aiuto nell'affrontare un eventuale disturbo del comportamento alimentare, con esse vi proponiamo le informazioni e i consigli derivati dalla nostra esperienza e riportati in alcune pubblicazioni (1). 1) Che cosa sono i disturbi del comportamento alimentare? I disturbi del comportamento alimentare sono malattie della mente che si manifestano con pensieri, valutazioni, atteggiamenti e comportamenti alterati rispetto al peso, alle forme del corpo e all alimentazione. Si riconoscono tre forme principali di disturbi del comportamento alimentare: l anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. 2) Che cosa è l anoressia nervosa? L'anoressia nervosa è una grave alterazione della condotta alimentare. L'anoressia colpisce per lo più ragazze/i adolescenti che vivono il proprio corpo come un oggetto da "modificare" per raggiungere un modello idealizzato di magrezza e perfezione. Le ragazze o i ragazzi possono iniziare con una dieta ragionevole per poi irrigidire più o meno gradualmente la restrizione alimentare fino a raggiungere una pericolosa magrezza con perdita del ciclo mestruale e riduzione della massa muscolare. Nei casi più estremi possono condurre la loro lotta contro il corpo "grasso" fino alla morte. Nonostante il termine medico "Anoressia" indichi "assenza di appetito", chi soffre di questo disturbo non è privo di fame, ma il segnale corporeo di bisogno di cibo viene vissuto come pericoloso e combattuto. Se si cede ad esso, ci si disprezza. La fame tuttavia può, in alcuni casi, spingere ad assunzioni disordinate di cibo. Possono essere considerate eccessive anche assunzioni di cibo molto modeste (es. due mele) se questo avviene al di fuori del rigido modello di severo regime dietetico autoimposto. L'introito di calorie non controllate viene combattuto per mezzo di attività quali il vomito auto provocato e/o un intensa attività fisica e/o l abuso di diuretici e/o di lassativi. Il corpo viene percepito come "grasso" anche quando è molto sottopeso. 3) Che cosa è la bulimia nervosa? La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dalla presenza di abbuffate (assunzione di cibo fatto impulsivamente al di là del bisogno di alimentarsi). Le abbuffate vengono vissute con grande angoscia che induce comportamenti di eliminazione (vomito auto provocato, abuso di lassativi, intensi e ripetuti esercizi fisici, giorni di digiuno). Si Instaura così un circolo vizioso: dieta - abbuffate - eliminazione - dieta che disturba i pensieri e l'organizzazione esistenziale del soggetto che consuma in questa tormentosa oscillazione molto tempo della giornata a scapito di altre attività. L'abbuffata può essere indotta da una dieta troppo rigida, da vissuti di ansia, noia, depressione o rabbia, e terminare nel malessere fisico, nel disprezzo di se e della propria debolezza e nel dar vita al disperato tentativo di eliminare o consumare quanto ingerito. Tutto questo accade spesso in solitudine, di nascosto da parenti e amici, con sentimenti di colpa e biasimo. Questo fa si che il soggetto resti prigioniero dei sintomi anche molto a lungo, minacciando la propria salute senza il sostegno dei suoi cari (4).

2 4) Che cosa è il disturbo da alimentazione incontrollata? Il disturbo da alimentazione incontrollata è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dalla presenza di abbuffate (assunzione di cibo fatto impulsivamente al di là del bisogno di alimentarsi) non seguite da comportamenti di compenso (vomito auto provocato, abuso di lassativi, intensi e ripetuti esercizi fisici, giorni di digiuno). I soggetti che soffrono di questo disturbo, nella maggior parte dei casi, presentano una condizione di sovrappeso o di obesità. Le abbuffate avvengono quasi sempre in solitudine, nascondendosi agli altri. 5) Chi sviluppa l anoressia? Il 90% delle persone colpite appartiene al sesso femminile. L'età d'esordio del disturbo è compresa tra i 12 e i 25 anni, con due picchi di maggiore frequenza a 14 e 18 anni (5). 6) Chi sviluppa la bulimia? La bulimia nervosa è diffusa con una prevalenza nelle donne fra i 16 e i 35 anni. Gli uomini rappresentano una minoranza dei pazienti affetti da tale patologia, ed il rapporto donne-uomimi è di 9 a 1 (5). 7) Chi sviluppa un disturbo dell'alimentazione incontrollata? IL disturbo da alimentazione incontrollata colpisce più le donne che gli uomini (il rapporto è di 3 a 2) L insorgenza del comportamento alimentare incontrollato avviene di solito nella tarda adolescenza o verso i trenta - quaranta anni. 8) Quali sono i sintomi dell'anoressia? Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo per l'età e la statura (riduzione del peso corporeo che porta a mantenere il peso al di sotto dell'85% rispettto a quanto previsto). Intensa paura di acquistare peso (anche quando si è sottopeso). Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima o rifiuto di ammettere la gravità dell'attuale condizione di sottopeso. Amenorrea (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi).(7) 9) Quali sono i sintomi della bulimia? Ricorrenti abbuffate caratterizzate da entrambi i seguenti elementi: mangiare in un definito periodo di tempo una quantità significativamente maggiore di cibo di quella che mangerebbe la maggior parte della gente; sensazione di perdere il controllo durante l'episodio. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso corporeo: vomito auto provocato, abuso di lassativi, diuretici, digiuno o esercizio fisico eccessivo. Abbuffate e condotte compensatorie per tre mesi. Livelli di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporeo. (7) 10) Quali sono i sintomi del disturbo dell'alimentazione incontrollata? Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un episodio di abbuffata compulsiva è definito dai due seguenti caratteri: mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella in cui mangerebbe la maggior parte della gente; sensazione di perdere il controllo durante l'episodio. Le abbuffate compulsive sono associate a tre o più dei seguenti caratteri: mangiare più rapidamente del normale; mangiare fino ad avere una sensazione penosa di troppo pieno; mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo. Le abbuffate suscitano sofferenza e disagio. 2

3 Le abbuffate compulsive non sono associate all'uso regolare di comportamenti impropri di compenso (vomito auto provocato, lassativi, clisteri, diuretici, digiuno, esercizi fisici ossessivi) e non capitano soltanto nel corso di anoressia nervosa o di bulimia nervosa. (7) 11) Anoressia. Quali possono essere i pensieri sul cibo? "Non posso mangiare! Non devo! Guardo il cibo, lo compro; cucino cose meravigliore che io non tocco. La cosa più importante è il cibo, ma non devo mangiarlo: queste cose io le cucino per gli altri". "Mi tormento ma sono capace di resistere. Resistere al cibo è la mia soddisfazione". "Se faccio così gli altri mi riconosceranno brava e forte"(1),(4). 12) Bulimia. Quali possono essere i pensieri sul cibo? "Io non devo mangiare ma ho fame! Provo ad assaggiare poco poco. Ma che importa, posso mangiare, è buono: il mio corpo è diventato una bocca, mangio tutto riempiendomi lo stomaco fino a scoppiare. Il cibo è buono, quanto è buono, quel cibo è buono, troppo buono. Poi, posso vomitare! Questo mi fa star bene, cancella l'0rrore di aver ceduto. Non ci penso più: ora sto bene, ho vomitato il cibo e l'orrore e la vergogna di aver mangiato"(1), (4). 13) Disturbo da alimentazione incontrollata. Quali possono essere i pensieri sul cibo? Mangiare fino a scoppiare! Un comportamento bestiale, quando cado nelle sue grinfie non mi raccapezzo più. Mangio e poi divoro e per consolarmi ritorno a mangiare. Per evitare di guardarmi quel corpo che non è più il mio continuo ad ingurgitare. Mangio a qualunque ora e per un tempo che non so: non riesco più a fermarmi, non so cosa sto mangiando, né quanto ho mangiato. Mi scoppia lo stomaco, sto male ma continuo. Il dolore fisico che provo ne scaccia uno ben più grande: quello di farmi schifo, soprattutto dopo aver mangiato (1),(4). 14) Quali sono i segnali d'allarme all'esordio di un disturbo del comportamento alimentare? Il confine tra quella che può essere considerata un'innocua mania e l'inizio di una insorgente malattia non è sempre facile da stabilire. I primi due indizi che meritano attenzione sono la drasticità del cambiamento del regime dietetico e la repentinità con cui questo viene messo in atto e la ferrea costanza con cui viene condotto. Così come possono destare attenzione le ripetute visite alla toilette dopo pranzo. In questo contesto, il nuovo interesse per la cucina può diventare un altro dettaglio. L'anoressica/o si caratterizza inoltre per un'estrema iperattività e un eccessivo esercizio fisico, in particolare nelle prime fasi della malattia. Che cosa è importante osservare? E' importante, all'inizio osservare tutto ciò che si ritiene preoccupante. - Che cosa mangia e che cosa non mangia affatto: evita con assoluta fermezza il pane, la pasta, l olio, il burro, le patate, i legumi. - Come mangia: molto lentamente, sminuzzando il cibo e facendone piccolissimi bocconi. - Dove mangia: cerca di mangiare in posti appartati, in solitudine, è sempre l ultima/o ad alzarsi da tavola. - Il momento del pasto è sempre una lotta: nervosismo, musi lunghi, voglia di litigare. - Ha trascorso un'intera mattinata a cucinare e se ne sta a guardare mentre gli altri mangiano ma lei/lui non tocca nulla. Si offende se non vengono apprezzate le sue ricette. - Si mostra preoccupata/o della linea e fa continuamente discorsi riguardanti le proprie forme nonostante sia magra/o. - Non vede più amici, non cerca nessuno, rifiuta di uscire se qualcuno la/lo invita. - Sembra che abbia cambiato carattere: è più depressa/o, passa dall'euforia alla malinconia più volte nella stessa giornata. (1) (2) 15) Perché ci si ammala di un disturbo del comportamento alimentare? Un disturbo del comportamento alimentare si sviluppa quando, in una condizione di vulnerabilità preesistente a livello personale e/o familiare, intervengono eventi di fronte ai quali una persona non si sente adeguatamente equipaggiata ovvero sente di non possedere adeguate risorse personali familiari o relazionali. Gli eventi che segnano l esordio della malattia possono essere traumatici come lutti, violenze sessuali, maltrattamenti o crisi familiari ma molto più spesso sono eventi comuni - come delusioni 3

4 sentimentali, difficoltà scolastiche o difficoltà nel rapporto con i genitori, gli amici, o i compagni di scuola - che vengono vissuti come traumatici. Nelle donne un evento significativo può essere la pubertà. Le modificazioni corporee sono brusche, e spesso colgono la ragazza ancora bambina a dover affrontare qualcosa per cui, data l'età e le scarse o preoccupanti e inesatte informazioni ricevute, si sente impreparata. L impreparazione a fronteggiare le situazioni problematiche genera, in chi ha questa vulnerabilità, sentimenti di impotenza, inadeguatezza, incompetenza, scarso valore personale, paura di perdere il controllo. Alla domanda martellante che cosa c è in me che non va? è data una risposta chiara e precisa, che spazzando via ogni residuo di critica, ogni obiezione, prende possesso del sé: ciò che non va è il mio corpo. Le diete e la perdita di peso generano, nella fase iniziale, risposte sociali positive, nonché un sentimento di autoefficacia, di controllo, di autonomia e di padronanza mai provato prima. Il pensiero si distoglie dalle situazioni problematiche si concentra sul peso, sul corpo e sul cibo, fino alla convinzione che il proprio valore e la propria stessa identità personale possano essere sanciti dalla bilancia, dalla taglia degli indumenti, o comunque dalla qualità della propria immagine corporea e dalla propria capacità di autocontrollarsi. 16) Come comportarsi se si teme la presenza di un disturbo del comportamento alimentare? Parlate, non abbiate timore di raccontare al vostro medico i vostri dubbi, i vostri timori: meglio fare qualcosa di più che trascurare qualcosa e lasciar fare al caso. Parlate ai vostri parenti, ai vostri amici, ai fratelli di vostra/o figlia/o in difficoltà, andate dagli insegnanti, dal preside...soprattutto, rivolgetevi ad un centro specializzato. Avete un problema, dovete cercare di risolverlo e non fare da soli: da soli non è possibile. E' importante ricordarlo. (1). (Un elenco completo ed aggiornato dei centri specializzati presenti in Italia è consultabile sul sito internet del Ministero della Salute e del Ministero della Gioventù dedicato a questi temi: 17) Che cosa chiedere a una figlia o a un figlio in difficoltà? Esprimete i vostri dubbi e le vostre preoccupazioni trasmettendole non la colpa bensì l'accoramento, la preoccupazione che il suo stato vi procura. Sarà per lei/lui un segnale molto importante, sentirà che state tendendo una mano. Non aspettatevi che le cose cambino da un giorno all'altro solo perché ne avete parlato, né chiedete un cambiamento immediato: finireste con lo spegnere il contatto che siete riusciti a creare, vanificando ogni cosa. (1),(2) 18) Che cosa dire a una figlia o un figlio in difficoltà? Valutate l'opportunità di proporre di avere un colloquio con qualcuno che possa aiutare lei/lui o voi per risolvere il problema, che non è solo suo (dite esplicitamente che la cosa vi riguarda!). Se poi siete nella difficoltà più grande perché la ragazza o il ragazzo non vuole farsi curare, parlate con lei/lui chiaramente: anche qui fermezza e decisione. Anche l'opposizione alle cure è un provare per assurdo, un voler sperimentare vedere fino a che punto ci si può spingere. Se lei/lui non vuole aiuto non per questo dovete negarlo a voi stessi: cercate sostegno e mettetela/o al corrente della vostra decisione; a volte può rivelarsi efficace, se non altro le dimostrate che state facendo sul serio. (1),(2) 19) cosa fare, quali regole stabilire? Siate fermi e decisi: non si digiuna, non si obbliga tutta la famiglia a pasti impossibili o orari disumani. Non cucinate cibi diversi. Non cambiare le abitudini. Non lasciate che invada la cucina. Se per seguire la sua dieta è arrivata/o alla soluzione che è meglio prepararsi il pranzo da sé, consentiteglielo ma dettate voi le regole. Non permette di imporvi i suoi gusti, o la sua dieta (1),(2), (3). 20) Come comportarsi a tavola? Evitate che la conversazione a tavola si riduca a parlare di cibo. Per lei/lui, è come essere considerata/o un corpo che deve essere riempito; è come dire che tutto ciò che volete da lei/lui è che mangi (ma se mangia, penserà che nessuno si interesserà più a lei/lui); Parlare solo di cibo significa dare al cibo la stessa importanza che lei/lui gli dà. Piuttosto, cercate di trovare argomenti diversi per instaurate un dialogo e distoglierla/o (e distogliervi) dal problema alimentare. Che mangi o meno, fate in modo che resti a tavola fino a quando tutti hanno finito di pranzare. Mettetela sul piano della compagnia e 4

5 accettate la sua scelta di non toccare cibo. Il pranzo e la cena sono i momenti più drammatici in cui l'ansia sale a livelli insostenibili: discutere animatamente o amorevolmente con lei/lui o con gli altri sul suo problema con il cibo a tavola, nel luogo e nel tempo più ansiogeni in assoluto, può contribuire farla/o a rifugiare nella sua malattia (1),(2). 21) Controllare oppure no? Non assumete il controllo del suo peso, di quanto mangia o della ricorrenza delle sue abbuffate. Non violate la sua privacy.(1), (2) 22) Se fosse diventa/o vegetariana/o? Chi è vegetariano non sopprime la fame bevendo, non si priva di pane, pasta, carboidrati, patate, legumi, olio d oliva o altri grassi vegetali. Mangia regolarmente e in giuste quantità. Il suo scopo è nutrirsi in un modo che ritiene giusto dal punto di vista della salvaguardia della vita di altri esseri viventi, senza per questo distruggere la propria. Il vegetariano non si sottopone a estenuanti esercizi fisici, non salta i pasti, non vomita, non si purga, di conseguenza non diventa magro, emaciato né ansioso davanti al cibo (1),(2). 23) Se ad ammalarsi è la partner o il partner? Discutere dei problemi del partner può passare attraverso canali più variegati e meno impositivi: Manifestare la propria sincera preoccupazione per la sua sofferenza e il desiderio di aiutarla/o risulta spesso un segnale di amore, di un attenzione che con tutta probabilità era a torto o a ragione considerata insufficente. Anche qui è importante non cadere nella tentazione di fare i terapeuti, e ancor di più di assumere un atteggiamento da genitore (1),(2). 24) Se siete preoccupati per un amica o un amico? Un amico può essere, proprio per la natura della relazione, in una posizione privilegiata per fornire al soggetto un contatto col mondo esterno, facendolo così uscire dall isolamento. Può avere un maggiore ascendente su di lui perché valuti la possibilità di farsi aiutare e rivolgersi a un centro o a un medico (1),(2). 25) Quando serve cercare aiuto? Cogliere i primi sintomi ed intervenire precocemente è molto importante. E impossibile non scivolare nella rabbia, nella disperazione e poi nella depressione se la persona che si ama sta attentando alla propria vita negandosi ciò che è uno dei fondamenti della vita stessa; e,come la persona a voi cara ha bisogno d aiuto e di uno specifico sostegno, così i suoi genitori (o il partner) hanno bisogno di trovare il sostegno non solo di parenti e amici ma anche di persone qualificate come il medico o gli operatori di un Centro specializzato. Il disturbo alimentare è una cosa seria: si può guarire ma può cronicizzare o si può morire. Non deve essere un fantasma che può paralizzarvi di paura: è una realtà che si può affrontare. Come per molte patologie, così per i disturbi del comportamento alimentare vale il principio che a un riconoscimento precoce del disturbo corrisponde una più alta probabilità di guarigione. (1),(2) 26) Come e dove cercare aiuto? I disturbi del comportamento alimentare sono una malattia della mente con gravi complicanze fisiche. Alla luce delle attuali conoscenze scientifiche la psicoterapia integata con una terapia psicofarmacologica risulta essere la modalità di cura più efficace, tuttavia le gravi alterazioni organiche, che la malattia comporta, obbligano a scegliere un centro di cura dove è praticato un trattamento multidisciplinare integrato nel quale lo psicologo, lo psichiatra il medico specialista in scienza dell alimentazione e il dietista collaborino strettamente alla diagnosi e alla terapia e possano valutare congiuntamente lo stato del paziente. E opportuno, inoltre, scegliere centri nei quali è possibile che gli specialisti che hanno in cura il paziente possano avvalersi della collaborazione continuativa di internisti, endocrinologi, cardiologi ed altri specialisti in grado di valutare e affrontare le eventuali complicanze organiche della malattia. E importante sapere che per questa malattia sono necessarie terapie psicologiche, psicofarmacologiche, nutrizionali e comportamentali le quali non si escludono ma si integrano e si rafforzano(7) 5

6 Bibliografia: Come affrontare anoressia e bulimia, Alessandra Callegari e Donatella Scaparra, Il Mosaico 1998; 3. Anoressia e bulimie, Massimo Cuzzolaro, Il Mulino 2004; 4. I disturbi alimentari, Franca Do, San Paolo 2002; 5. Anoressia bulimia, a cura di Carlo Campagnoli et al., Associazione Pr.a.to DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Text revision. ICD-10/ICD-9-CM. Classificazione parallela, Masson 2007; 7. Ministero della Sanità, Servizio Studi e Documentazione. Relazione della commissione di studio per l'assistenza ai pazienti affetti da anoressia e bulimia nervosa. Annali della Sanità Pubblica 1998 vol. III fasc.1,2,3. UOC DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE ASL ROMA C Direttore Dott. Vito Salvemini Ospedale CTO Andrea Alesini Via S.Nemesio R0ma Tel/fax: e mail: disturbi.alimentazione@aslrmc.it Orari apertura al pubblico: lunedì venerdì 8-18, sabato 8-14 Nella ASL Roma C è attiva L'Unità Operativa Complessa Disturbi del Comportamento Alimentare. La UOC Disturbi del Comportamento Alimentare è la struttura dedicata alla diagnosi e alla terapia dell anoressia nervosa, della bulimia nervosa e del disturbo da alimentazione incontrollata. La proposta terapeutica, riservata ad utenti maggiori di 16 anni, ha un'impostazione multidisciplinare, ovvero, già nella fase diagnostica, concorrono alla terapia vari specialisti: un medico specialista in scienza dell alimentazione, un medico psichiatra, psicologi e psicoterapeuti. Sono inoltre attivabili per eventuali necessità cliniche protocolli diagnostico terapeutici stabiliti in collaborazione con l UOC Endocrinologia e con il Team Nutrizionale del presidio ospedaliero S.Eugenio Il percorso diagnostico terapeutico inizia con una richiesta della persona che necessita dell intervento alla quale, dopo un iniziale contatto telefonico necessario alla costruzione di un embrionale contratto terapeutico, vengono proposti colloqui psicodiagnostici, visite specialistiche e una valutazionie testologica; al completamento di queste procedure, l'equipe multisciplinare formulerà una diagnosi ed una proposta di intervento terapeutico che sarà esplicitata chiaramente e proposta e all'utente. Il programma terapeutico prevede la costante sorveglianza e la terapia delle patologie organiche concomitanti e correlate con i Disturbi del Comportamento Alimentare; un eventuale supporto psicofarmacologico; gruppi di educazione alimentare; gruppi di terapia centrata sul corpo ad indirizzo bioenergetico, terapia centrata sulla mindfulness, terapia dello specchio ed è previsto per tutti i pazienti, un trattamento psicoterapeutico. Tale trattamento può essere, in relazione alla valutazione dell'equipe ed all'accettazione del paziente, individuale, familiare, o di gruppo. Il percorso diagnostico e terapeutico è costantemente valutato rispetto alla qualità ed all'efficacia. Tutte le prestazioni sono erogate dal SSN 6

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