Rimanenze di magazzino tra norme civilistiche e obblighi fiscali
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- Beata Bevilacqua
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1 Rimanenze di magazzino tra norme civilistiche e obblighi fiscali La quantificazione e la valutazione delle rimanenze finali di magazzino è una delle operazioni più complesse e delicate tra quelle necessarie per la chiusura del bilancio. Un procedimento da svolgere in più fasi, che richiedono l accertamento delle quantità presenti in magazzino, l attribuzione ad esse di un dato valore e il confronto di questo con quello ottenibile in base alle norme fiscali. Per la valutazione e la gestione del magazzino può essere adottata apposita contabilità, peraltro resa obbligatoria dalla normativa fiscale al superamento di determinate soglie di ricavi e rimanenze finali. Il valore del magazzino da iscrivere in bilancio può essere ottenuto attraverso vari metodi che però possono condurre a risultati molto differenti, non di rado distinti da quelli previsti dalle norme fiscali. Una delle operazioni più delicate e complesse per la chiusura del bilancio è senza dubbio la valutazione del magazzino. Scopo del presente articolo è quello di offrire un sintetico panorama delle tecniche di valutazione delle scorte e dei profili fiscali di tale attività. Da un punto di vista tecnico, la valutazione delle rimanenze finalipresenta i seguenti problemi: => Accertamento delle quantità giacenti in magazzino;
2 => Valorizzazione delle quantità ; => Determinazione del valore fiscale. Un aspetto particolare è quello dell eventuale adozione di unacontabilità di magazzino da parte dell impresa che il Fisco impone al superamento di talune soglie dimensionali. In particolare, l art. 1, D.P.R. 695/96 stabilisce che la contabilità di magazzino, di cui all art. 14, c. 1, lett. d), D.P.R. 600/73, venga adottata ove l impresa, per due periodi di imposta consecutivi superi entrambe le seguenti soglie: => Ricavi di cui all art. 85 T.U.I.R., superiori ad Euro ,99; => Rimanenze finali di cui agli artt. 92 e 93 T.U.I.R., superiori ad Euro ,80. Al di là degli obblighi fiscali, l adozione di una contabilità di magazzino presenta indubbiamente alcunivantaggi degni di nota, primo fra tutti, la possibilità di individuare agevolmente eventuali beni a lento rigiro. Tale informazione è particolarmente utile per comprendere se i predetti beni devono essere eliminati o meno dalciclo produttivo/commerciale dell impresa. Oltre a ciò, la contabilità di magazzino consente di velocizzare notevolmente il calcolo del valore delle rimanenze di fine anno con
3 evidenti riflessi sui tempi di redazione del bilancio. Per le imprese non dotate di contabilità di magazzino, il primo passo da compiere per calcolarne il valore consiste nel verificare le quantità dei beni presenti nei depositi. Si tratta, in estrema sintesi, di suddividere i beni in categorie omogenee, distinguendo le materie prime o merci da eventuali semilavorati, beni in corso di lavorazione e prodotti finiti, per poi determinare lequantità in giacenza relative a ciascuna categoria. In poche parole, occorre redigere un inventario dei beni presenti in magazzino. Tale operazione, concettualmente semplice, può risultare più o meno complessa a seconda: => Della quantità complessiva dei beni da inventariare; => Del numero di categorie omogenee; => Della conformazione fisica del deposito; => Della difficoltà di movimentazione dei beni; => Delle diverse unità di misura con cui si determinano le quantità del singolo bene; Da notare che anche laddove esista una contabilità di magazzino, che quindi rileva le quantità caricate e scaricate dal singolo deposito, il dato
4 contabile può comunque differire dalle reali giacenze a causa dei c.d. cali dovuti alle movimentazioni o lavorazioni di tali beni o a eventuali furti o distruzioni degli stessi. Per tali motivi, anche le imprese più strutturate non possono rinunciare a periodici inventari pur potendo, grazie alla contabilità di magazzino, ridurre la frequenza degli stessi. Una volta accertate le quantità presenti in magazzino si pone il problema della valorizzazione delle stesse. In generale, le quantità inventariate vengono semplicemente valorizzate a costo tranne quando i risultati così ottenuti differiscono in misura significativa dai valori di mercato dei beni custoditi nei depositi. Sul versante fiscale, invece, l art. 92 T.U.I.R. impone innanzitutto il raggruppamento dei beni in categorie omogenee per natura e valore e poi la valutazione in base: => al c.d. LIFO a scatti (commi 2 e 3); => alla media ponderata, al FIFO o ad altre varianti del LIFO, solo per le imprese che adottano tali metodi per la valutazione in bilancio delle rimanenze finali (comma 4). Tuttavia, laddove il valore unitario medio delle rimanenze risultante
5 Powered by TCPDF ( dall applicazione dei suddetti metodi, risulti superiore al valore normale medio delle stesse dell ultimo mese dell esercizio, il valore minimo delle rimanenze si determina moltiplicando l intera quantità dei beni, indipendentemente dall esercizio di formazione, per il valore normale. In tal caso, la stratificazione del magazzino formatasi nei precedenti periodi di imposta diviene ininfluente. Analogamente a quanto previsto in sede civilistica dall articolo 2426 c.c., la valutazione al valore normaledeve essere abbandonata quando le rimanenze vengano iscritte in bilancio per un valore superiore allo stesso. È comunque possibile derogare a tali regole ove le rimanenze vengano valutate a costi specifici.
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