I rifiuti da ufficio

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1 I rifiuti da ufficio Novembre 2004 I diritti di riproduzione, di memorizzazione elettronica e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo, compresi i microfilm e le copie fotostatiche sono riservati. La Gep Informatica potrà concedere, su richiesta, l autorizzazione a riprodurre porzioni del presente documento, secondo accordi, di volta in volta, da stabilirsi. 1

2 Sommario Premessa...3 I rifiuti informatici...4 La montagna avvelenata...6 I panni sporchi si lavano in casa nostra?...10 Una svolta di buon senso...12 Come ci dobbiamo comportare?...14 Bibliografia

3 Premessa In Europa produciamo, ogni anno, 6 milioni di tonnellate di rifiuti che non sono plastica, carta, vetro e avanzi di cibo, ma elettrodomestici. Un elaboratore per usi aziendali, trent'anni fa restava operativo per dieci anni in media; oggi si è scesi a quattro, i personal computer hanno vita ancora più breve. Poi c'è l'onda di maremoto dei telefoni cellulari, oggi sono circa 600 milioni in tutto il mondo, ma si prevede che le nuove tecniche di trasmissione daranno luogo ad un rinnovo colossale e a milioni di tonnellate di cellulari "rifiutati". A questi comparti produttivi si aggiungono poi tutti gli altri: lavatrici, televisori, frigoriferi, registratori, ecc. Il problema pone questioni ambientali tutt'altro che secondarie e che fino ad ora non sono state prese in considerazione seriamente. Molte apparecchiature, infatti, contengono metalli tossici e ciò significa che in fase di demolizione non si possono usare trattamenti nei quali intervengono combustioni, perché in questo caso si liberano nell'aria gas nocivi. Nonostante ciò, molte aziende hanno fatto finta che il problema non esistesse ed hanno usato le classiche discariche. Ma da gennaio 2005 la questione dovrà essere affrontata, i vendor ed i reseller, ognuno per le proprie responsabilità, avranno il compito di mettere a disposizione della collettività un sistema ecologico funzionante in grado di smaltire il ferro dell information technology. 3

4 I rifiuti informatici I componenti interni del Pc e delle sue periferiche contengono composti pericolosi per la salute, quando vengono dispersi in modo incontrollato nell ambiente: arsenico, piombo, cadmio, agenti mutageni e cancerogeni, questo elenco non si riferisce ad un arsenale chimico, ma al contenuto dei nostri personal computer. Una grossa fonte di inquinamento è rappresentata dal monitor, non importa se a tubo catodico o a cristalli liquidi. La faccia interna dello schermo tradizionale è, infatti, rivestita con un emulsione a base di fosforo, combinato con tracce di altri elementi chimici nocivi alla salute. La situazione non è migliore nel caso degli schermi piatti Lcd, perché il cristallo liquido racchiuso tra le due sottili lastre di vetro dello schermo è altamente tossico. Nei monitor a tubo catodico i circuiti elettronici sono un altro potenziale rischio ambientale. Si tratta, infatti, di circuiti costruiti con tecnologia analogica e con componenti progettati per lavorare ad alte tensioni. Inoltre, per soddisfare la necessità d ingombro sempre minore imposta ai modelli di recente produzione, i costruttori hanno dovuto impiegare isolanti realizzati con materiali plastici non ecologici, come le resine con alto tenore d idrocarburi aromatici (che sono cancerogeni). Un altra parte inquinante è il guscio in materiale plastico. Solo di recente la maggioranza dei costruttori ha iniziato a progettare involucri facilmente separabili dal resto del monitor e realizzati con plastiche riciclabili, marchiate in modo opportuno sulla faccia interna non visibile. I monitor a basso costo di origine orientale e quelli di vecchia concezione usano generalmente delle plastiche di tipo Pvc (Poli Vinil Cloruro) con composizione chimica variabile (dunque scarsamente riciclabili), che sprigionano gas tossici durante la combustione. 4

5 Lo stesso problema si verifica per la tastiera ed il pannello frontale dell unità centrale, che non vanno smaltiti nei rifiuti urbani proprio per la tossicità dei fumi che sprigionano una volta avviati all incenerimento. Se lo smaltimento corretto del monitor pone dei problemi, quello dell unità centrale è quasi altrettanto difficile. In questo caso il pericolo principale viene dalle schede elettroniche. Il circuito stampato su cui sono disposti i componenti è, infatti, realizzato con fibre di vetro pressate tra loro e tenute insieme da una resina sintetica. Se il circuito viene triturato senza prendere le dovute precauzioni, le fibre di vetro così liberate possono entrare in sospensione nell atmosfera e nuocere alle vie respiratorie. State pensando di neutralizzare le schede con l incenerimento? Anche questa non è una strada semplice. Infatti, quando il circuito stampato è di tipo non propagante fiamma (come quasi tutti quelli moderni) per bruciarlo occorre una vera e propria fornace, con conseguente spreco di energia. Se è di tipo convenzionale, bruciando in modo incontrollato sprigiona una grande quantità di diossine, e un fumo ancora più abbondante e tossico di quello generato dalla combustione della gomma. Altre plastiche molto tossiche e difficili da smaltire sono le resine che incapsulano i chip di silicio. Un veleno contenuto in gran quantità nelle schede a circuito stampato dei computer è il piombo. Questo metallo, in lega con lo stagno, serve a garantire la continuità elettrica delle connessioni tra i componenti, ma non può essere disperso nell ambiente a causa della sua natura cancerogena. Tuttavia il piombo è comunque meno dannoso dei metalli contenuti nella batteria al litio o al Nickel Cadmio che alimenta l orologio della scheda madre, e nella grossa batteria dei computer portatili. 5

6 La montagna avvelenata La nostra montagna si chiama RAEE, ossia Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e in Italia cresce ogni anno di circa 5 milioni e 500 mila pezzi, pari a 200 mila tonnellate di materiale a cui ognuno di noi contribuisce con 20 kg l anno. Non meno inquietante la situazione mondiale per la quale si stima che tra il 2001 e il 2007 oltre un miliardo di personal computer diventerà obsoleto (500 milioni solo negli Stati Uniti). L obsoloscenza delle nuove tecnologie, ossia il brevissimo ciclo di vita di questi strumenti, aggiunta all alta tossicità delle sostanze in essi contenuti, fa di questa montagna, in rapidissima espansione, uno dei pericoli ambientali più gravi. Il problema è che personal computer, telefoni e affini come spiegato nel paragrafo precedente, contengono sostanze tossiche in abbondanza, si va dai metalli pesanti quali piombo, mercurio, alluminio, rame, cadmio, cromo, alle plastiche di vario genere trattate con ritardanti di fiamma bromurati e ftalati. La maggior parte di questi elementi se non correttamente smaltiti o riciclati si diffondono nell ambiente con grave danno per la salute dell uomo e dell ecosistema. 6

7 Tanto per fare qualche esempio ricordiamo con le parole di Vittoria Polidori della Toxics Campaigner di Greenpeace Italia che i ritardanti di fiamma a base di bromo possono alterare il sistema ormonale e in particolare quello tiroideo, i metalli che contengono cromo esavalente sono altamente cancerogeni, mentre il piombo e gli ftalati (componenti del PVC) possono causare rispettivamente danni celebrali a livello infantile e problemi al sistema riproduttivo. Ma che fine fanno i nostri rifiuti elettrici ed elettronici, dato che circa l 86% non viene riciclato? La rotta peggiore che questi rifiuti possono prendere è certamente quella che da Stati Uniti, Europa e Australia porta direttamente a Guiyu, una remota cittadina cinese nella provincia del Guangdong. È a Guiyu e nei villaggi circostanti che arriva, secondo un inchiesta condotta nel 2002 da Greenpeace Cina e dall americana Basel Action Network, il carico di veleno delle nostre navi con la scusa del riciclaggio. Il diritto internazionale con la Convenzione di Basilea del 1989 ha decretato che l esportazione di rifiuti pericolosi, nei paesi in via di sviluppo, può avvenire solo con il consenso del paese importatore, e solo al fine del riciclaggio. L Europa, l Australia, il Canada e soprattutto gli Stati Uniti (che non hanno ancora ratificato la Convenzione di Basilea) hanno continuato ad esportare i loro rifiuti in Cina e nel resto dell Asia, nascondendo questa operazione sotto l egida del riciclaggio e del recupero di tutte quelle materie (dall oro, alle plastiche ai metalli pesanti) di cui il mercato dell alta tecnologia (e non solo) ha grande bisogno. 7

8 Quello che in realtà succede è che, mancando mezzi, strutture e risorse adeguate nei paesi di importazione, il riciclaggio di questi rifiuti avviene in maniera assolutamente artigianale (dopo aver scomposto i computer, le parti non riciclabili vengono bruciate all aperto; i monitor vengono depositati, in attesa di essere smaltiti, vicino al letto del fiume Lianjiang, con grave deterioramento dell acqua, i residui di toner vengono raschiati a mano dalle stampanti alzando nuvole di polvere sottilissima) e a costi bassissimi (il prezzo medio per lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti tossici nei paesi Ocse va dai 100 ai 2000 dollari, in Africa dai 2,5 ai 50 dollari. Un lavoratore cinese viene pagato in media 1,5 dollari al giorno) esponendo i lavoratori - spesso bambini - ai pericoli di un contatto diretto con le sostanze tossiche in essi contenute e danneggiando notevolmente l ambiente circostante. L Asia e molti paesi del sud del mondo sono così costretti per povertà a smaltire i resti di prodotti di cui non hanno beneficiato, sobbarcandosene anche i costi ambientali. La convenienza economica di questo infernale ciclo di smaltimento fa sì che i governi non si adoperino per garantire strumenti per il corretto recupero dei rifiuti tossici e soprattutto fa sì che le aziende costruttrici non si impegnino a disegnare prodotti facilmente riciclabili, né a produrre oggetti destinati ad avere vita più 8

9 lunga, né a sostituire le sostanze tossiche là dove possibile. Tutto questo continua, sebbene già nel 1994 la Convenzione sia stata rafforzata con il Basel Ban Amendament che vieta, definitivamente, l esportazione di rifiuti tossici dai paesi ricchi a quelli poveri, non ammettendo neanche il riciclaggio tra le motivazioni. Ma la rotta non è cambiata e lo testimonia ancora un comunicato stampa emesso il 10 giugno scorso da Francis de la Cruz per la Toxics Compaigner of Greenpeace Southest Asia in seguito al ritrovamento di una scorta di 12 tonnellate di rame ossidato in una fabbrica di mattoni di Johor in Malesia, che le autorità stanno cercando di rimpatriare a Taiwan da dove sono state importate illegalmente. Nel rendere noto questo evento, definito la punta di un iceberg, Greenpeace sottolinea come l Asia sia divenuta la meta favorita dei rifiuti elettronici e denuncia il condono dell esposizione della gente e dell ambiente ai materiali tossici cui i governi dei paesi asiatici stanno dando vita non ratificando la Convenzione di Basilea. Finché, infatti, la Basel Ban Amendament non sarà ratificata da 62 paesi (oggi siamo a 44) non si avrà un divieto globale per l esportazione di rifiuti tossici dall Unione Europea e dagli alti paesi dell Ocse. 9

10 I panni sporchi si lavano in casa nostra? L Italia è abbastanza indietro sullo smaltimento dei rifiuti urbani e lo è ancora di più per quello che riguarda i rifiuti tecnologici. Tutto questo nonostante il Decreto Ronchi del 97 in cui si promuoveva un accordo di programma tra comuni e produttori per la raccolta differenziata ed il riciclaggio dei RAEE. Il decreto prevedeva anche la definizione di una cauzione da pagare all acquisto di un nuovo elettrodomestico. I produttori di beni tecnologici non si sono però messi d accordo, la cauzione non è stata inserita e la situazione è rimasta nel caos. Attualmente solo alcuni comuni garantiscono la raccolta differenziata e il riciclaggio di alcune tipologie di rifiuti denominati beni durevoli che vanno dagli elettrodomestici ingombranti al mobilio. Tra questi poi non tutti fanno anche la raccolta dei personal computer, delle stampanti e delle cartucce. Esistono dunque piattaforme pubbliche e private in grado di smaltire correttamente i rifiuti elettrici ed elettronici, in cui le frazioni che possono essere recuperate (rame, oro e gli altri metalli; le plastiche; il vetro ecc ) vengono salvate, le sostanze pericolose vengono correttamente smaltite, e solo una minima parte viene avviata in discarica. E bene ricordare che i rifiuti elettrici ed elettronici sono una fonte di materie prime riutilizzabili ed il loro riciclaggio potrebbe dunque rappresentare un opportunità di sviluppo e d impresa oltre che un modo per salvaguardare l ambiente. 10

11 Un occasione che però in Italia non sembra decollare. Gli impianti presenti non sarebbero ancora sufficienti a coprire le esigenze di smaltimento di tutto il territorio nazionale e questo perché non tutti i comuni italiani si sono attrezzati per garantire il servizio di raccolta differenziata. Così, mentre gli impianti di smaltimento esistenti lavorano meno di quanto potrebbero, l 86% dei rifiuti finisce in discarica con il rischio di inquinamento delle falde acquifere o negli inceneritori a produrre diossine, con enorme spreco per le nostre tasche. 11

12 Una svolta di buon senso A questo genere di inadeguatezza hanno cercato di porre rimedio due direttive europee: la 2002/96/CE del Parlamento Europeo che impone alle imprese di farsi carico dei costi per lo smaltimento di questi rifiuti e che ha come obiettivo la raccolta differenziata di almeno 4 kg l anno (dei 20 kg procapite) di RAEE da uso domestico entro il 2008; e la direttiva 2002/95/CE che riguarda invece la limitazione dell uso di sostanze pericolose nella produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Le direttive, che entreranno in vigore nel 2005, secondo Vittoria Polidori di Greenpeace, tengono in buona considerazione gli aspetti legati alla raccolta per la quale definiscono anche specifici target di recupero differenziati in percentuali a secondo del tipo di apparecchiature. Sono invece molto meno dettagliati i riferimenti alla prevenzione nella fase di produzione e alla pericolosità delle sostanze contenute. Questi aspetti vengono trattati solo all inizio e nella definizione di alcuni articoli, ma non ci sono specifiche che determinano target temporali o obiettivi chiari di prevenzione. Dato l alto contenuto tossico delle apparecchiature elettriche ed elettroniche sarebbe invece necessario avere una buona prevenzione ed una programmazione in fase di produzione del fine vita del prodotto. Successivamente è stata pubblicata, sulla Gazzetta ufficiale dell Unione Europea, il testo della nuova direttiva 2003/108/CE che modifica la direttiva 2002/96/CE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Nel dettaglio il legislatore è intervenuto sull articolo 9 di quest ultima, che concerne "il finanziamento relativo ai RAEE provenienti da utenti diversi dai nuclei domestici": è stato infatti rilevato che l obbligo - da parte dei produttori - di ritiro di RAEE immessi 12

13 sul mercato in passato, secondo quanto stabilito dalla precedente direttiva 2002/96/CE, avrebbe potuto comportare degli oneri retroattivi difficilmente sostenibili per le aziende, aprendo dunque tutto il settore a gravi rischi economici. Per prevenire tali rischi si è deciso di distribuire gli oneri del recupero e riciclaggio per i RAEE prodotti prima del 13 agosto 2005, anche sugli utenti finali secondo le seguenti modalità: Gli oneri per la gestione dei rifiuti provenienti dalle utenze non professionali graveranno interamente sui produttori; Gli oneri per la gestione dei rifiuti provenienti da utenze professionali, invece, graveranno: o Sui produttori di nuovi apparecchi in sostituzione di quelli equivalenti giunti a fine vita; o Sugli utenti finali nel caso in cui i prodotti a fine vita non vengano sostituiti con nuovi prodotti. La precedente direttiva 2002/96/CE prevedeva l obbligo di recepimento entro il 13 agosto 2004; a fronte delle attuali modifiche si è stabilito che, per evitare ulteriori aggiornamenti di atti legislativi nazionali posti in essere per quella data, anche il recepimento della presente direttiva 2003/108/CE è fissato per la medesima data (13 agosto 2004). 13

14 Come ci dobbiamo comportare? Cartucce esaurite: Alcune case produttrici svolgono gratuitamente il ritiro dell usato nel momento della consegna del nuovo (vedi HP); questo accade solitamente per le cartucce delle stampanti laser. Per quanto riguarda le cartucce delle stampanti inkjet, e dei telefax accade spesso che la cartuccia esaurita finisce nel cestino della spazzatura! In Italia esistono aziende che in collaborazione con i comuni, effettuano, gratuitamente, a livello nazionale, il servizio di raccolta, selezione ed avvio al recupero delle cartucce esauste per tutti i tipi di stampanti (laser, inkjet e aghi) cioè i cosiddetti consumabili esausti da stampa elettronica. Dietro richiesta dell azienda interessata viene consegnato il contenitore, ECO BOX, atto a contenere il materiale. L ECO BOX viene sostituito con uno vuoto nel momento del ritiro di quello pieno. Quando invece si presenta la necessità di eliminare i propri rifiuti informatici, stampanti, personal, elaboratori, calcolatrici, ecc., è bene distinguere due prassi: Se si effettua un acquisto di nuovi apparecchi in sostituzione di quelli equivalenti giunti a fine vita, il produttore deve ritirare l usato; 14

15 Se trattasi di materiale elettronico storico, accumulato nel corso degli anni (personal, stampanti, macchine calcolatrici, ecc.) è bene rivolgersi ad un azienda specializzata ed autorizzata a questo tipo di servizio, che effettua il ritiro del ferro, il trasporto a destino, lo smontaggio e riciclo delle diverse parti (plastica e ferro, principalmente, ma anche alluminio, rame e metalli preziosi) e l'inerzializzazione dei componenti contenenti sostanze altamente inquinanti. Le apparecchiature devono essere consegnate provvedendo alla compilazione del FORMULARIO D'IDENTIFICAZIONE per il trasporto dei rifiuti dove deve comparire il codice europeo del rifiuto. Il FORMULARIO è un documento vidimato da redigere in quattro copie (una per il produttore/detentore rifiuti, una per il trasportatore autorizzato al trasporto dei rifiuti speciali, una per il destinatario e l'ultima che deve essere resa al produttore/detentore al termine del trasporto, con la firma del destinatario). Nei casi previsti dalla legge è necessario annotare le operazioni sull'apposito registro di carico/scarico. (anche questo registro deve essere vidimato). Quando si deve procedere alla dismissione di apparecchiature elettroniche è necessario predisporre un elenco dettagliato dei beni consegnati, utilizzando un D.d.t. Questo documento deve essere conservato con il formulario ed è utilizzato per la cancellazione dei materiali dai libri contabili. Le operazioni da effettuare nel caso di conferimento di rifiuti informatici risultano quindi molto semplici. Seguire con scrupolo le indicazioni legislative, anche quando possono sembrare eccessive, mette tutti al riparo da successive contestazioni e magari sanzioni. 15

16 Bibliografia Tecnologia da buttare a cura di Elisabetta D Agostino; Lo smaltimento dei componenti elettrici ed elettronici obsoleti a cura Dott. Riccardo Beltramo; Quando muore un computer dalla rivista PC Magazine; Lo smaltimento del PC a cura di Francesco Merli. 16

17 Speriamo di avervi fatto cosa gradita con questo nostro breve documento e restiamo a disposizione per ogni eventuale Vostro chiarimento o approfondimento in merito. Seguirà il prossimo mese un altro argomento specialistico che Vi invieremo. Distinti saluti. Gep Informatica S.r.l. Ufficio Marketing e Relazioni Esterne (Boschi Sabrina) Gestire ed orchestrare tutti i processi delle varie aree aziendali, oggi è possibile grazie all esperienza, alle tecnologie e alle soluzioni sviluppate dal gruppo della Gep Informatica. 17

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