INDICE CAPITOLO I LA CLAUSOLA EDITTALE QUOD METUS CAUSA GESTUM ERIT, RATUM NON HABEBO TRA STORIA E RIMEDI PRETORI
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- Elvira Corsini
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1 PARTE PRIMA LA CLAUSOLA EDITTALE QUOD METUS CAUSA GESTUM ERIT, RATUM NON HABEBO. PRESUPPOSTI DELLA RILEVANZA GIURIDICA DEL METUS E CENNI SUI RIMEDI PRETORI PER ESSO PREVISTI CAPITOLO I LA CLAUSOLA EDITTALE QUOD METUS CAUSA GESTUM ERIT, RATUM NON HABEBO TRA STORIA E RIMEDI PRETORI 1. Considerazioni sulla clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo... 4 A. La clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo : formazione storica e modello edittale... 4 a. La testimonianza di Cicerone, In Verrem 2,3,65,152 e Ad Quintum fratrem 1,1, b. Ancora sul ruolo della testimonianza di Cicerone nella ricostruzione della clausola edittale c. Le Controversiae di Seneca il retore: una possibile testimonianza dell editto preadrianeo B. Considerazioni sulla clausola edittale riportata in D.4,2,1 (Ulp. 11 ad ed.), con particolare riguardo agli strumenti pretori che questa introduceva a. Valutazione della tesi dell esistenza di un ulteriore clausola edittale: Quod metus causa factum erit b. Il termine gestum nella clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo ; il suo significato nel commento di Ulpiano e di Paolo all editto a. D.50,16,19 (Ulp. 11 ad ed.). Il contributo di Labeone e di Ulpiano alla determinazione del significato del verbo gerere b. D.4,2,9,2 (Ulp. 11 ad ed.). Pomponio, non contraddetto da Ulpiano, sembra attribuire alla fattispecie edittale descritta con il verbo gerere il caso di una estorta manumissio, o quello di una estorta demolizione di un edificio. Anche in D.4,2,9pr. Ulpiano riporta l opinione di Pomponio; quest ultimo a sua volta cita Labeone, che farebbe rientrare nel significato di gerere l ipotesi dell abbandono del fondo. Inoltre per Pomponio rientrerebbe
2 X INDICE nella previsione edittale il subire, per timore, una edificazione nel proprio fondo e il consegnare, metus causa, il possesso di un 45 terreno... g. D.4,2,21,1-2 (Paul. 11 ad ed.). Paolo, nel contesto del commento alla clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo, riporta il caso di un estorto trasferimento del possesso di un fondo, per il quale alla vittima di violenza viene concessa tutela con l a.q.m.c c. Conclusioni Il commento di Ulpiano alla clausola edittale sul metus CAPITOLO II IL METUS IN GENERALE. IL RUOLO DEI GIURISTI NELLA ELABORAZIONE DEL CONCETTO DI METUS E NELLA DETERMINAZIONE DEI PRESUPPOSTI PER L APPLICAZIONE DELL EDITTO 1. Premessa La vis e il metus in D.4,2. La concettualizzazione labeoniana di metus. Il contributo di Ulpiano e Paolo nella definizione della vis e del metus Presupposti della vis e del metus per l applicazione della clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo A. Premessa B. Vis atrox, contrarietà al diritto e illiceità della violenza a. D.4,2,3,1 (Ulp. 11 ad ed.): Ulpiano, citando Pomponio, precisa che la vis, la minaccia, per determinare l applicazione dell editto, deve essere grave e deve essere contraria al diritto ed ai buoni costumi b. D.4,2,5 (Ulp. 11 ad ed.): non qualsiasi timore è tale da giustificare l applicazione dell editto, ma solo il timore di un male piuttosto grande. Il riferimento di Labeone, citato da Ulpiano, alla maior malitas c. D.4,2,7,1 (Ulp. 11 ad ed.). Ulpiano, citando Pomponio, discute un altro caso di applicabilità dell editto per gravità della minaccia, contrarietà al diritto e illiceità della violenza d. D.4,2,8pr. (Paul. 11 ad ed.): Paolo precisa ulteriormente che la minaccia di un male in sé legittimo per ottenere vantaggi ingiusti comporta l applicazione della clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo e. Esempi di gravità del male minacciato tale da determinare l applicazione dell editto. L elaborazione casistica proposta dai giuristi a. Premessa b. Minaccia di stuprum g. Minaccia di essere sottoposto ad un inchiesta giudiziaria nella quale si verrebbe condotti in ceppi d. Minaccia di servitù o di imprigionamento... 97
3 XI e. Timor infamiae. Pedio, non contraddetto da Ulpiano, considera il timor infamiae non meritevole della protezione pretoria z. Minaccia di un male da attuarsi nei confronti di un soggetto diverso dal minacciato h. Conclusioni C. Serietà della minaccia e attuabilità del male minacciato da valutarsi secondo il parametro dell homo constantissimus D. D.4,2,9pr. (Ulp. 11 ad ed.). Effettiva e attuale formulazione della minaccia E. Esistenza di un danno come requisito per l applicazione dell editto F. Sussistenza di un nesso causale diretto tra la minaccia e la condotta estorta alla vittima di violenza CAPITOLO III CENNI SUI RIMEDI PRETORI PREVISTI NELL EDITTO PER QUANTO COMPIUTO METUS CAUSA 1. La tutela prevista per la vittima di violenza: la formula Octaviana e breve panoramica sui successivi rimedi pretori, sulla loro origine e sulle loro caratteristiche A. Premessa B. Cicerone e la menzione della formula Octaviana a. Premessa b. Le fonti sulla formula Octaviana a. Cic., In Verrem 2,3,65, b. Cic., Ad Quintum fratrem 1,1, c. Ipotesi di ulteriori riferimenti di Cicerone alla formula Octaviana a. Cic., Pro Flacco 21, b. Cic., Pro Flacco 21, d. Rapporti tra processo de repetundis e formula Octaviana C. In integrum restitutio propter metum D. Exceptio metus CAPITOLO IV PARTE SECONDA CARATTERISTICHE DELL ACTIO QUOD METUS CAUSA E SUOI ASPETTI PROBLEMATICI LA PREVISIONE DI UNA PENA NELLA FORMULA DELL A.Q.M.C. LE RIPERCUSSIONI DI TALE PREVISIONE NELLA DETERMINAZIONE DELLA FUNZIONE DI QUESTA AZIONE 1. Le caratteristiche dell a.q.m.c. e suoi aspetti problematici
4 XII INDICE 2. Problematiche legate alla previsione di una pena nella formula dell a.q.m.c D.4,2,14,9 (Ulp. 11 ad ed.): un esempio di ius controversum circa la funzione dell a.q.m.c. Il ruolo del pagamento del quadruplo. Lettura parallela di D.13,7,22,1 (Ulp. 30 ad ed.) A. D.4,2,14,9 (Ulp. 11 ad ed.) B. D.13,7,22,1 (Ulp. 30 ad ed.) Esempi di fattispecie per le quali non era ammesso il concorso cumulativo tra a.q.m.c. e un azione reipersecutoria: esegesi di D.4,2,9,6 (Ulp. 11 ad ed.) e D.4,2,21,6 (Paul. 11 ad ed.). Possibile ratio dell inammissibilità del concorso cumulativo A. Premessa B. D.4,2,9,6 (Ulp. 11 ad ed.): Ulpiano nega il cumulo tra a.q.m.c. e actio in rem C. D.4,2,21,6 (Paul. 11 ad ed.): Paolo nega il cumulo tra actiones utiles quasi heredi datae e a.q.m.c Nei casi in cui gli autori di violenza sono più di uno Ulpiano e Paolo non ammettono il concorso cumulativo soggettivo dell a.q.m.c. Similmente, esperita l a.q.m.c. nei confronti del terzo ad quem res pervenit, questa non può essere esperita anche nei confronti dell autore della violenza. L inammissibilità del concorso cumulativo soggettivo è estesa alle ipotesi di pagamento del quadruplo in conseguenza della mancata restitutio A. D.4,2,15 (Paul. 11 ad ed.): un ulteriore conferma della negazione del concorso cumulativo soggettivo dell a.q.m.c. in un testo di Paolo D.4,2,16,1 (Ulp. 11 ad ed.): possibilità di agire in via nossale nei confronti del proprietario dei servi che hanno indotto timore e ipotesi di concorso cumulativo dell a.q.m.c. in via nossale con la diretta a.q.m.c. nei confronti del dominus ad quem res pervenit, quando il dominus servorum sceglie la dazione a nossa piuttosto che la restitutio della res A.q.m.c. e ipotesi di metus indotto da un populus, da una curia, da un collegium A. Breve premessa B. D.4,2,9,1 (Ulp. 11 ad ed.). Applicazione della clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo... anche alle ipotesi in cui il timore sia stato indotto da un populus o da una curia o da un collegium o da un corpus C. D.4,2,9,3 (Ulp. 11 ad ed.) Assenza dell infamia come conseguenza della condanna derivante dall esercizio dell a.q.m.c Prime conclusioni sulle caratteristiche e sulla funzione dell a.q.m.c CAPITOLO V LA CLAUSOLA RESTITUTORIA NELL A.Q.M.C. 1. Premessa Clausola restitutoria e parte della clausola edittale con la quale si prometteva l a.q.m.c A. Problematiche connesse alla ricostruzione della clausola edittale B. Clausola restitutoria nell a.q.m.c. e clausola edittale
5 XIII a. D.4,2,14,1 (Ulp. 11 ad ed.): Rapporto tra mancata restituzione e iudicium in quadruplum C. Clausola restitutoria nella formula dell a.q.m.c. D.4,2,14,11 (Ulp. 11 ad ed.). Riconducibilità delle parole neque ea res arbitrio iudicis restituetur alla formula dell a.q.m.c D.4,2,14,3 e D.4,2,14,4 (Ulp. 11 ad ed.): il ruolo della clausola restitutoria nell a.q.m.c. e il suo rapporto con la previsione di una pena nel quadruplo A. Premessa B. Il requisito della mancata restituzione come ulteriore presupposto della condanna è confermato dall ultima parte di D.4,2,14,3 (Ulp. 11 ad ed.) C. D.4,2,14,4 (Ulp. 11 ad ed.): a.q.m.c. come actio arbitraria e possibilità di restituire fino alla emanazione della sentenza CAPITOLO VI LEGITTIMAZIONE PASSIVA ALL A.Q.M.C. E SIGNIFICATO DI ACTIO IN REM SCRIPTA 1. Premessa Impersonalità della formula dell a.q.m.c., concentrata sull evento basato sul metus e sulle sue conseguenze; ripercussioni di ciò sull individuazione del legittimato passivo all azione; il requisito del conseguimento di un lucrum A. D.4,2,14,3 (Ulp. 11 ad ed.): il commento di Ulpiano alla formula dell a.q.m.c B. Conseguimento di un lucrum come presupposto per la legittimazione passiva. Ripercussioni di questa lettura sulla legittimazione passiva dell autore della violenza C. Indicazioni che devono essere contenute nella formula dell a.q.m.c. e breve confronto con la formula dell actio de dolo D.4,2,9,8 (Ulp. 11 ad ed.). Posizione di Giuliano, Marcello e Ulpiano riguardo alla legittimazione passiva del debitore ignaro della vis esercitata dal fideiussore al fine di estorcere l acceptilatio al creditore. Il rinvio di Marcello e Ulpiano all a.q.m.c. come actio in rem scripta per giustificare l estensione della legittimazione passiva al terzo di buona fede rispetto all esercizio della vis A. Posizione di Giuliano: non è possibile agire (con l a.q.m.c. o con la i.i.r.?) contro il debitore principale estraneo alla violenza esercitata dal fideiussore per ottenere l acceptilatio B. Posizione di Marcello e di Ulpiano. Rapporto tra l opinione di questi due giuristi con quella di Gaio e Paolo (Marcello?) rispettivamente in D.4,2,10 (Gai. 4 ad ed. prov.) e D.4,2,11 (Paul. 4 Iul. dig. notat) C. A.q.m.c. come actio in rem scripta. Significato di questa denominazione anche in considerazione del commento di Ulpiano all exceptio doli e all exceptio metus (Ulp. 76 ad ed. D.44,4,2,1-2 e D.44,4,4,33) a. Sul significato di actio in rem scripta b. D.44,4,2,1-2 (Ulp. 76 ad ed.) c. D.44,4,4,33 (Ulp. 76 ad ed.)
6 XIV INDICE D. A.q.m.c. come actio in rem scripta. Conseguenze Legittimazione passiva nei confronti del terzo acquirente al quale, con un successivo negozio sia a titolo gratuito sia a titolo oneroso, è pervenuta la res estorta. Applicazione e limiti A. D.4,2,14,5 (Ulp. 11 ad ed.): la discussione dei giuristi relativa all estensione della legittimazione passiva all a.q.m.c. riferita da Ulpiano. 336 B. In particolare: l arbitrium iudicis C. La tutela della vittima di violenza Posizione del terzo acquirente di buona fede della res estorta che, in seguito all esercizio dell a.q.m.c., avesse compiuto la restitutio o fosse stato condannato al pagamento del quadruplum Tentativo di ricostruzione della formula dell a.q.m.c CAPITOLO VII TRASMISSIBILITÀ ATTIVA DELL A.Q.M.C. ALL EREDE E AZIONE I.I.Q.P. CONTRO L EREDE 1. Aspetti problematici legati alla trasmissibilità attiva dell a.q.m.c. all erede e alla presenza di un azione i.i.q.p. contro l erede; cenni alle discussioni su di essi A. Premessa B. D.4,2,14,2 (Ulp. 11 ad ed.). La trasmissibilità attiva dell a.q.m.c. e la giustificazione quoniam et rei habet persecutionem C. D.4,2,16,2 (Ulp. 11 ad ed.): un contrasto tra la giustificazione per la trasmissibilità attiva dell a.q.m.c. e quella per la trasmissibilità passiva dell azione, che deve essere i.i.q.p La responsabilità dell erede nei limiti dell arricchimento. La previsione di una limitata responsabilità dell erede è in contrasto con la possibilità di esercitare l a.q.m.c. nei confronti di un soggetto diverso dall autore della vis, ma ad quem res pervenit? A. Premessa B. D.4,2,17 (Paul. 1 quaest.). Ipotesi di responsabilità dell erede. Analisi delle stesse e confronto con i casi di responsabilità del terzo al quale res pervenit (D.4,2,14,5 Ulp. 11 ad ed.) C. D.4,2,18 (Iul. 64 dig.): arricchimento e responsabilità dell erede D. D.4,2,20 (Ulp. 11 ad ed.): la litis contestatio come momento in cui deve essere valutato il quantum dell arricchimento dell erede A.q.m.c. e azione contro l erede nei limiti dell arricchimento Considerazioni finali sulla trasmissibilità attiva dell a.q.m.c. all erede, sulla responsabilità dell erede in id quod ad eum pervenit e sulla legittimazione passiva del terzo di buona fede ad quem res pervenit CAPITOLO VIII CONSIDERAZIONI FINALI 1. La clausola edittale Quod metus causa gestum erit, ratum non habebo... : la
7 XV fattispecie prevista e la tutela promessa Struttura e funzione dell a.q.m.c Relazione dell a.q.m.c., così come ricostruita, con la i.i.r. propter metum Ripercussioni e conseguenze dell attenzione dei rimedi pretori sulla vittima di violenza Indice degli autori Indice delle fonti
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