dairyfarmcare.wordpress.com Twitter.com/dairyfarmcare MASTITE
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- Gloria Antonini
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1 MASTITE L infiammazione della mammella è comunemente conosciuta con il termine mastite o mastoflogosi, deriva dalla parola greca μαστός (mastós = mammella), e ίτις (itis = infiammazione). Le cellule del tessuto (cellule epiteliali, endoteliali, fibroblasti, macrofagi tissutali etc.) si attivano a seguito del riconoscimento di molecole derivanti dall agente patogeno biologico o dal tessuto necrotico e producono citochine. Queste portano alla risposta infiammatoria e alla migrazione nel latte, per diapedesi, dei leucociti di origine ematica. In particolare, nelle infiammazioni acute si ha un incremento prevalentemente dei linfociti polimorfonucleati neutrofili (PMN), i quali rivestono un ruolo chiave nel processo infiammatorio. Nelle infiammazioni croniche, invece, l incremento cellulare è a vantaggio dei macrofagi. Dal punto di vista clinico, le mastiti possono essere classificate in: infezione latente, mastiti subcliniche, mastiti cliniche. L'infezione latente è rilevabile all esame batteriologico ed è caratterizzata dall assenza di alterazioni a carico del secreto, dove non si osserva la risposta cellulare (< unità/ml valori fisiologici). Si parla di infezione mammaria quando oltre alla presenza di un batterio patogeno vi sono valori di cellule somatiche > e < unità/ml; questa rappresenta la fase iniziale del processo patologico, che può evolvere nelle forme più gravi (mastiti subcliniche, cliniche) o può guarire spontaneamente grazie all intervento delle difese immunitarie. La mastite viene definita subclinica quando l esame batteriologico è positivo ed è accompagnato da alterazioni del secreto e da un conteggio delle cellule somatiche superiore ai valori fisiologici (SCC> unità/ml). Sono assenti sintomi generali e a livello della mammella. La forma clinica (SCC>> unità/ml) si distingue in iperacuta, acuta, subacuta, cronica. Nella forma ipercauta, a carico della mammella si osservano gli effetti locali dell infiammazione con rubor, calor, tumor, dolor, functio laesa. Il secreto è ridotto e alterato dal punto di vista macro e microscopico (presenza di fiocchi, frustoli di fibrina, aspetto sieroso). I sintomi sono quelli specifici della patologia infiammatoria: febbre, debolezza, anoressia, stato del sensorio depresso, alterazione equilibrio idrico e acido-base, leucocitosi, modificazioni biochimico-cliniche di fase acuta.
2 Nella forma acuta, a carico della mammella si osservano gli effetti locali dell infiammazione con rubor, calor, tumor, dolor, functio laesa. Il secreto è ridotto e alterato dal punto di vista macro e microscopico (presenza di fiocchi, frustoli di fibrina, aspetto sieroso). Sintomi generali si possono presentare con lieve rialzo febbrile e stato del sensorio depresso. Nella forma subacuta, a carico della mammella si osservano lievi sintomi locali dell infiammazione con rubor, calor, tumor, dolor, functio laesa. A carico del secreto non si osservano alterazioni macroscopiche (presenza di fiocchi, frustoli di fibrina, aspetto sieroso). I sintomi generali sono assenti. Nelle infiammazioni acute si osserva che l incremento delle cellule somatiche è prevalentemente a carico dei leucociti polimorfonucleati neutrofili. L'infiammazione mammaria cronica è frequentemente causata da una infezione persistente; generalmente si verificano riacutizzazioni in mastite subacuta o acuta. Il tessuto mammario interessato presenta un danno che si aggrava per la persistenza del tessuto necrotico e dell agente patogeno. La continua infiltrazione di cellule infiammatorie e l attivazione di fenomeni riparativi, stimolati dall infiammazione, determinano la sostituzione del tessuto funzionale con tessuto fibroso. Questi processi determinano indurimenti e/o presenza di noduli a livello della mammella. Il secreto è ridotto a causa del processo infiammatorio e della sostituzione del parenchima funzionale, ed accompagnato da una alterazione macro e microscopica. Il marcato aumento delle cellule somatiche è costante e accompagnato da una variazione a favore dei macrofagi. In ambito lattiero-caseario, rappresenta la patologia che causa il maggiore costo in termini di interventi sanitari e perdite economiche a livello mondiale. È causa di riduzione della produzione del latte, alterazione delle caratteristiche chimiche, chimico-fisiche e strutturali del latte, aumento del contenuto di cellule somatiche nel latte e variazioni dei rapporti tra i tipi citologici. La bovina ha in sè le difese per far fronte alla mastite. Per questo motivo vanno presi in considerazione tutti i fattori che mettono a repentaglio il suo sistema di difesa. Solo in questo modo è possibile affrontare in modo razionale il problema della mastite. Per prevenire le mastiti è innanzitutto indispensabile ridurre il numero di batteri che entrano nella mammella. La chiave del successo sta in un ambiente pulito e in una mungitura condotta ad un ottimo livello igienico e tecnico. La bovina deve poter vivere in un ambiente pulito, senza stress e con una dieta ottimizzata al fine di rafforzare le sue difese e così prevenire le infezioni. I periodi in cui la bovina è maggiormente suscettibile alle infezioni sono il periodo dell'asciutta e i periodi pre- e post-parto.
3 L'eziologia delle infezioni mammarie è rappresentata da cause predisponenti e cause infettive. Tra le cause predisponenti troviamo: condizioni ambientali sfavorevoli (posta troppo corta, lettiera umida, a lungo non sostituita, correnti di aria, forti sbalzi di temperatura); particolare costituzione della mammella (mammella pendula e flaccida con i capezzoli permanentemente striscianti la lettiera, punta del capezzolo appiattita e con sbocco imbutiforme, canale papillare troppo corto); ristagno di latte per omissione di mungitura, per imperizia del mungitore o per dolore da lesioni al capezzolo; mungitura a macchina con vuoto troppo elevato; ferite, erosioni anche piccole, della pelle della mammella ed in particolare del capezzolo, che possono rappresentare la porta di ingresso per i batteri; errori alimentari; irrazionali trattamenti profilattici, con infusione endomammaria di antibiotici. Gli agenti eziologici di mastite pervengono al parenchima mammario per vie galattogena, linfogena, ematogena. I quarti mammari più frequentemente colpiti sono quelli posteriori. Essi, per la loro posizione e forma, sono maggiormente esposti ai traumi ed alle contaminazioni ambientali ed inoltre sono impegnati in una maggiore produzione di latte. L'infezione della mammella può essere causata da batteri, funghi e lieviti. Tuttavia, le cause patogene più comuni di mastite sono attribuibili a batteri. I batteri ambientali sono per lo più coliformi e streptococchi fecali che si trovano nell'ambiente (lettiera). La frequenza delle infezioni è correlata alla carica ambientale di tali batteri che in genere aumenta in base a fattori climatici (in estate la carica batterica aumenta), a causa dell'elevata densità degli animali e per la scarsa igiene della lettiera. Anche la scarsa igiene nelle procedure di mungitura è un forte veicolo di diffusione di questi patogeni. Da non dimenticare che le mani del mungitore e la mammella sono ambienti adatti alle diffusioni. I batteri contagiosi sono lo Staphylococcus aureus, lo Streptococcus agalactiae, il Mycoplasma, la Prototheca. È possibile individuare quale sia il quarto patologico tramite il California Mastitis Test (CMT). Questo sistema dà un'indicazione grossolana delle cellule somatiche presenti nel latte e ha il vantaggio di essere un test rapido e che può essere fatto in sala di mungitura. In questo modo è possibile individuare i quarti affetti da mastite subclinica così da sottoporli all'esame batteriologico. Se si verifica una alternanza di prevalenza dei patogeni e prevalenza del sistema di difesa della bovina, si possono avere mastiti recidive che evolvono poi in mastite cronica. I batteri permangono, e il tessuto continua ad essere lesionato e la funzionalità della ghiandola continua ad essere compromessa. Come conseguenza si ha rialzo costante del contenuto cellulare del latte e presenza di coaguli di fibrina che occludono i dotti così che a monte di questi la produzione si riduce fino a sparire. Il permanere di questa situazione porta ad una progressiva perdita del tessuto secernente che può essere rimpiazzato
4 da tessuto cicatriziale, causando così la perdita di tutto o di parte del quarto. La produzione di latte si riduce così per il resto della lattazione ed anche per le lattazioni successive. Il latte prodotto da bovine affette da mastiti cliniche e subcliniche e da gravi disordini secretori presenta alterazioni fisico-chimiche, chimiche, microbiologiche ed enzimatiche tali da risultare più o meno inadatto per qualsiasi produzione casearia. Le modificazioni dipendono dal maggiore passaggio nel latte di alcune componenti del sangue, dalla minore capacità di sintesi dell epitelio secernente, dalla presenza di elevati carichi di cellule somatiche (leucociti) e di germi delle mastiti. Il latte mastitico coagula molto lentamente e talvolta non coagula affatto. La principale causa dell alterazione della capacità di coagulazione è l elevato valore di ph (Pecorari, Fossa, 1978)
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