Osservatorio sui bilanci delle Società di capitali lucchesi Rapporto

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2 Osservatorio sui bilanci delle Società di capitali lucchesi Rapporto PRESENTAZIONE... 3 DEMOGRAFIA DELL IMPRENDITORIA LUCCHESE... 4 ANDAMENTO GENERALE... 9 ANDAMENTO DELLE CLASSI DIMENSIONALI I MACROSETTORI ECONOMICI ANDAMENTO DELLE IMPRESE INDUSTRIALI IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL CALZATURIERO IL CARTARIO IL LAPIDEO LA CANTIERISTICA LA FABBRICAZIONE DI MACCHINE PER L INDUSTRIA ANDAMENTO DELLE IMPRESE DI SERVIZI IL COMPARTO DEL COMMERCIO GRADUATORIA DELLE SOCIETÀ PER L ANNO 2008 IN BASE AL VALORE DELLA PRODUZIONE GRADUATORIA DELLE SOCIETÀ PER L ANNO 2008 IN BASE AL MON COMPOSIZIONE DEI PRINCIPALI GRUPPI AZIENDALI LUCCHESI UNITÀ LOCALI D IMPRESE OPERANTI IN PROVINCIA DI LUCCA CHE NON DEPOSITANO IL BILANCIO ALLA CCIAA DI LUCCA IN QUANTO LA SEDE È SITUATA IN ALTRE PROVINCE ITALIANE IMPRESE CON SEDE IN PROVINCIA MA OPERANTI TOTALMENTE AL DI FUORI DEL TERRITORIO LUCCHESE NOTE METODOLOGICHE LA POPOLAZIONE DI IMPRESE MONITORATA LA RICLASSIFICAZIONE DEI BILANCI IL SISTEMA DEGLI INDICATORI LE ELABORAZIONI STATISTICHE RESPONSABILE DELLA RICERCA: FRANCESCO DAINELLI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE, DIPARTIMENTO DI SCIENZE AZIENDALI

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4 PRESENTAZIONE I bilanci depositati annualmente presso la Camera di Commercio costituiscono un patrimonio conoscitivo di osservazione che permette, attraverso la lettura di alcuni indicatori economico-finanziari, di verificare e valutare gli andamenti economici settoriali e territoriali. Il presente studio, svolto anche a livello regionale dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell Università degli Studi di Firenze, consente inoltre il confronto fra gli indicatori di bilancio riferiti alle imprese della provincia di Lucca e quelli della Toscana nonché l individuazione dei punti di forza e di debolezza dei sistemi economici in esame. L analisi dei principali settori, inserita in una lettura più ampia della nostra economia, ha come base di riferimento le imprese che nel periodo hanno conseguito un fatturato di almeno euro e può costituire per le stesse uno strumento di conoscenza dell andamento del proprio settore e di valutazione delle performance. Dr. Claudio Guerrieri Presidente della Camera di Commercio di Lucca 3

5 DEMOGRAFIA DELL IMPRENDITORIA LUCCHESE NUMEROSITÀ, DIMENSIONE E LOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE Nel periodo , i dati dell ufficio Statistica della Camera di Commercio di Lucca indicano che il numero di società di capitali che operano a Lucca e provincia cresce (+1.636). 1 Il campione di imprese esaminato nel presente documento conferma tale tendenza, rivelando che le imprese del comprensorio lucchese crescono complessivamente di più del 12% (Tavola 1), dato leggermente inferiore a quello rilevato a livello toscano (+15%). 2 In valore assoluto, l incremento registrato per il campione oggetto di analisi è frutto, in particolare, dell aumento delle micro imprese (quelle che registrano un fatturato compreso tra 0,5 mln e 2 mln di euro). In tal senso, l economia lucchese non è dissimile da quella regionale, caratterizzata da un universo di imprese dal profilo economico contenuto e dunque potenzialmente più sensibile a periodi di crisi come quelli che hanno investito il contesto produttivo nel corso del In termini percentuali, invece, la classe che registra la crescita più marcata nel quinquennio, a differenza di ciò che accade a livello regionale, è quella delle imprese di grandi dimensioni, definite con un fatturato oltre i 10 milioni di euro, che crescono addirittura del 22%, passando da 150 a 183 unità. Morfologicamente, dunque, il tessuto imprenditoriale sembra stia arricchendosi di imprese strutturalmente grandi. In ogni caso, appare evidente l effetto che la crisi ha esercitato sulla popolazione delle imprese, la cui crescita, sostanzialmente, si interrompe a partire dal Fonte banca dati Stock View. 2 Per un approfondimento sul campione di imprese oggetto di analisi si rimanda alle note metodologiche. Per i dati di confronto con l universo imprenditoriale toscano si veda l Osservatorio sui bilanci delle società di capitali toscane Rapporto , disponibile all indirizzo 4

6 L IMPRENDITORIA LUCCHESE Tavola 1 Numerosità delle società di capitali per classe dimensionale Imprese per classe di fatturato Micro (0,5 < ricavi < 2) Tasso di variazione annuo 5,61% 7,44% -2,21% 1,25% Piccole (2 < ricavi < 5) Tasso di variazione annuo 3,16% 8,53% 0,40% -2,01% Medie (5 < ricavi < 10) Tasso di variazione annuo 3,23% 6,77% -0,49% 2,45% Grandi (ricavi > 10) Tasso di variazione annuo 10,00% 16,97% -1,55% -3,68% Totale Tasso di variazione 5,16% 8,39% -1,40% 0,18% Imprese per classe di fatturato Micro (0,5 < ricavi < 2) 59,78% 60,04% 59,51% 59,03% 59,65% Piccole (2 < ricavi < 5) 22,87% 22,43% 22,46% 22,88% 22,38% Medie (5 < ricavi < 10) 9,60% 9,43% 9,28% 9,37% 9,58% Grandi (ricavi > 10) 7,74% 8,10% 8,74% 8,73% 8,39% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Guardando alla geografia provinciale, la distribuzione delle imprese sul territorio si concentra intorno al capoluogo, che vanta la presenza di più di un quinto delle unità produttive. Al secondo posto, in termini di peso, c è Viareggio che non flette neppure in momenti di crisi. Ciò consente all area viareggina di scavalcare Capannori che, invece, pare risentire maggiormente della crisi, almeno in termini demografici (Tavola 2). Al di là del dato percentuale, comunque, vale la pena notare come tra i comuni che registrano un numero di imprese superiori a dieci, quasi tutti tengono o aumentano; poche sono le eccezioni, in particolare Borgo a Mozzano, Massarosa e Pietrasanta. Tra i comuni più virtuosi in termini di crescita dell imprenditoria spiccano, invece, Barga, Camaiore, Castelnuovo di Garfagnana, Porcari e Seravezza; il primo, in particolare, registra un aumento numerico delle imprese costante e vicino al 41% sui cinque anni (Tavola 2 bis). 5

7 Tavola 2 Numerosità delle imprese per comune Comune ALTOPASCIO 4,3% 4,4% 4,7% 4,3% 4,3% BAGNI DI LUCCA 1,0% 1,0% 1,0% 1,1% 0,8% BARGA 3,2% 3,3% 3,4% 3,6% 4,0% BORGO A MOZZANO 2,2% 2,2% 2,2% 1,8% 1,9% CAMAIORE 5,7% 5,8% 5,9% 5,9% 6,4% CAMPORGIANO 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,2% CAPANNORI 17,4% 16,2% 16,5% 16,5% 16,0% CAREGGINE 0,1% 0,0% 0,0% 0,1% 0,0% CASTELNUOVO DI G.NA 1,9% 2,0% 1,9% 2,1% 2,2% CASTIGLIONE DI G.NA 0,2% 0,2% 0,1% 0,1% 0,2% COREGLIA ANTELMINELLI 1,0% 1,1% 1,0% 1,2% 0,9% FABBRICHE DI VALLICO 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% FORTE DEI MARMI 1,6% 1,6% 1,9% 1,8% 1,8% FOSCIANDORA 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% GALLICANO 0,8% 0,8% 0,7% 0,6% 0,7% LUCCA 23,2% 23,1% 23,1% 22,3% 22,5% MASSAROSA 4,6% 4,5% 4,1% 4,0% 3,9% MINUCCIANO 0,4% 0,4% 0,3% 0,3% 0,4% MONTECARLO 0,8% 1,0% 1,0% 1,2% 1,0% PESCAGLIA 0,9% 0,9% 0,8% 0,8% 0,9% PIAZZA AL SERCHIO 0,3% 0,3% 0,3% 0,2% 0,3% PIETRASANTA 5,4% 5,3% 5,2% 5,0% 4,8% PIEVE FOSCIANA 0,6% 0,5% 0,6% 0,6% 0,6% PORCARI 4,8% 4,9% 4,7% 4,8% 4,8% SAN ROMANO IN G.NA 0,1% 0,0% 0,0% 0,1% 0,0% SERAVEZZA 2,9% 3,1% 3,0% 3,2% 3,3% SILLANO 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% STAZZEMA 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,3% VAGLI SOTTO 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% VERGEMOLI 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,1% VIAREGGIO 15,1% 15,6% 16,0% 16,7% 16,7% VILLA BASILICA 1,0% 0,8% 0,9% 0,8% 0,8% VILLA COLLEMANDINA 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% non specificate 0,2% 0,2% 0,4% 0,6% 1,9% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 6

8 L IMPRENDITORIA LUCCHESE Tavola 2 bis La crescita numerica delle imprese lucchesi per comune Comune ALTOPASCIO ,52% BAGNI DI LUCCA ,26% BARGA ,98% BORGO A MOZZANO ,65% CAMAIORE ,64% CAMPORGIANO nc CAPANNORI ,79% CAREGGINE nc CASTELNUOVO DI G.NA ,56% CASTIGLIONE DI G.NA ,33% COREGLIA ANTELMINELLI ,26% FABBRICHE DI VALLICO nc FORTE DEI MARMI ,58% FOSCIANDORA nc GALLICANO ,50% LUCCA ,59% MASSAROSA ,62% MINUCCIANO nc MONTECARLO ,67% PESCAGLIA ,65% PIAZZA AL SERCHIO nc PIETRASANTA ,92% PIEVE FOSCIANA nc PORCARI ,75% SAN ROMANO IN G.NA SERAVEZZA ,81% SILLANO STAZZEMA ,50% VAGLI SOTTO nc VERGEMOLI nc VIAREGGIO ,26% VILLA BASILICA ,53% VILLA COLLEMANDINA nc non specificate nc Totale ,71% Se Lucca vanta il più alto numero di società di capitali tra i comuni, tale primato viene perso se si ordinano i comuni in base al valore aggiunto prodotto. L area di Capannori, infatti, ha sempre storicamente contato le imprese più grandi, che producono più valore aggiunto. Nel 2008, tuttavia, anche Capannori non è più in testa a questa classifica, perché la crescita di Viareggio sorpassa tutti, anche in termini di valore aggiunto (Tavola 3). 7

9 La crisi che ha colpito Capannori lo fa retrocedere addirittura al terzo posto, sopravanzato anche dal capoluogo di provincia, che attesta la produzione di valor aggiunto al secondo posto, seppur in lieve calo dal Infine, da segnalare l ottima prestazione di Porcari. Tavola 3 La produzione di valore aggiunto delle società di capitali del campione per comune Comune ALTOPASCIO 5,53% 5,59% 5,36% 4,12% 5,06% BAGNI DI LUCCA 0,64% 0,55% 0,69% 0,66% 0,55% BARGA 4,14% 3,94% 4,15% 5,13% 5,06% BORGO A MOZZANO 4,73% 4,21% 3,83% 3,67% 3,66% CAMAIORE 8,96% 8,96% 8,91% 8,59% 8,08% CAMPORGIANO 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,03% CAPANNORI 19,67% 19,66% 18,20% 18,69% 15,37% CAREGGINE -0,01% 0,01% 0,01% -0,01% -0,01% CASTELNUOVO DI G.NA 1,66% 1,56% 1,44% 1,52% 1,45% CASTIGLIONE DI G.NA 0,06% 0,07% 0,05% 0,06% 0,07% COREGLIA ANTELMINELLI 0,57% 0,58% 0,52% 0,50% 0,45% FABBRICHE DI VALLICO 0,01% 0,01% 0,02% 0,02% 0,03% FORTE DEI MARMI 0,52% 0,50% 0,65% 0,59% 0,55% FOSCIANDORA 0,00% 0,00% 0,03% 0,03% 0,02% GALLICANO 0,63% 0,54% 0,56% 0,45% 0,45% LUCCA 16,46% 16,38% 16,35% 15,90% 15,84% MASSAROSA 2,80% 2,53% 2,72% 3,15% 3,20% MINUCCIANO 0,18% 0,19% 0,16% 0,16% 0,15% MONTECARLO 0,16% 0,35% 0,30% 0,46% 0,40% PESCAGLIA 1,42% 1,27% 1,12% 1,26% 1,21% PIAZZA AL SERCHIO 0,13% 0,13% 0,16% 0,14% 0,13% PIETRASANTA 3,20% 2,90% 2,96% 2,50% 2,72% PIEVE FOSCIANA 0,24% 0,23% 0,27% 0,25% 0,20% PORCARI 9,75% 9,71% 10,52% 12,40% 12,26% SAN ROMANO IN G.NA 0,00% 0,00% 0,00% 0,01% 0,00% SERAVEZZA 1,98% 2,00% 1,82% 1,87% 1,68% SILLANO 0,04% 0,06% 0,07% 0,06% 0,00% STAZZEMA 0,19% 0,18% 0,17% 0,17% 0,15% VAGLI SOTTO 0,11% 0,10% 0,11% 0,16% 0,11% VERGEMOLI 0,02% 0,02% 0,02% 0,02% 0,02% VIAREGGIO 15,28% 16,81% 17,94% 16,01% 18,96% VILLA BASILICA 0,81% 0,82% 0,74% 0,97% 0,74% VILLA COLLEMANDINA 0,03% 0,03% 0,02% 0,02% 0,02% non specificate 0,08% 0,10% 0,13% 0,45% 1,39% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 8

10 L IMPRENDITORIA LUCCHESE ANDAMENTO GENERALE LO SVILUPPO Il dato che suscita maggiore attenzione è che il sistema lucchese ha tenuto di fronte alla crisi incipiente nel Nonostante il tessuto produttivo delle imprese operanti nella zona di Lucca sia affetto, come tutta la Toscana e l Italia, dalla strutturale debolezza tipica di imprese di piccole e piccolissime dimensioni, i tassi di variazione dei principali indicatori di sviluppo utilizzati nelle analisi economiche testimoniano, almeno nel 2008, una sostanziale tenuta del sistema; sistema che, tra l altro, registra performance molto superiori al dato regionale. In primo luogo, la Tavola 4 mostra che le imprese lucchesi hanno mantenuto pressoché invariato il proprio giro d affari (-0,1%), nonostante una marcata contrazione delle esportazioni, -8,59% tra il 2007 e il 2008, ben più sentita che a livello toscano -4,77%. 3 La tenuta del fatturato sorprende positivamente, soprattutto in momenti come questi e se confrontata con la frenata registrata a livello regionale (-1,5%). Che l economia lucchese cresca a ritmi accelerati, inoltre, sembra un fenomeno strutturale. Nell arco di cinque anni, infatti, le vendite sono complessivamente aumentate del 15%. Tavola 4 Sviluppo del fatturato (a valori costanti) ,1% ,5% Lucca Toscana 3 Fonte dati ISTAT, elaborazioni a cura dell Ufficio Statistica Camera di Commercio di Lucca. 4 Gli indicatori di sviluppo Numero Indice dei ricavi a prezzi reali (NI Ricavi), Numero Indice del Valore Aggiunto a prezzi reali (NI VA) e Numero Indice degli Investimenti nella Struttura Operativa a valori nominali (NI ISO) sono calcolati su base fissa, assumendo il 2004 come anno base. 9

11 Ancora più confortante il fatto che le imprese lucchesi siano riuscite a scongiurare contrazioni del valore aggiunto (che addirittura sale dello 0,6%), cosa che accade in momenti di congiuntura sfavorevoli (Tavola 5). Da notare che la Toscana perde l 1,7% di valore aggiunto rispetto al Tavola 5 Sviluppo del valore aggiunto (a valori costanti) ,6% ,7% Lucca Toscana La dinamica rilevata dal fatturato e dal valore aggiunto non si accompagna a un rilancio degli investimenti, ma a una loro decisa contrazione (Tavola 6). Nel corso del quinquennio esaminato, infatti, gli investimenti si contraggono costantemente, evidenziando un processo di progressivo alleggerimento delle strutture operative. In particolare, non è che non si fanno investimenti, ma si fanno investimenti inferiori a quelli necessari a combattere l usura, espressa dalle quote di ammortamento. Nell ultimo anno, il fatto non stupisce (-6,6%), vedendo le imprese intente a fronteggiare un eccesso di capacità produttiva rispetto a una domanda in calo (il grado di utilizzo degli impianti viene infatti dichiarato in calo dagli imprenditori manifatturieri) 6. 5 Gli indicatori di sviluppo Numero Indice dei ricavi a prezzi reali (NI Ricavi), Numero Indice del Valore Aggiunto a prezzi reali (NI VA) e Numero Indice degli Investimenti nella Struttura Operativa a valori nominali (NI ISO) sono calcolati su base fissa, assumendo il 2004 come anno base. 6 Fonte: Unioncamere Toscana - Istituto G. Tagliacarne Indagine congiunturale sul comparto manifatturiero. 10

12 L IMPRENDITORIA LUCCHESE Tavola 6 Gli investimenti strutturali (a valori costanti) ,0% ,6% Lucca Toscana Tuttavia, questa costante discesa degli investimenti va letta con maggiore attenzione. Nell anno preso a riferimento, infatti, il tasso di variazione rispetto all anno precedente è calcolato, inevitabilmente, senza tener conto delle imprese entranti (siano esse nuove entranti o imprese che hanno superato la soglia di 0,5 mln di euro di ricavi annui), evidentemente assenti in passato. Leggendo invece il valore mediano delle immobilizzazioni, puntualmente calcolato sul totale delle aziende di ogni anno, questo si attesta nel 2008 a euro contro i euro del Dunque, è possibile affermare che, sul territorio lucchese, gli investimenti, complessivamente crescono. Il fatto, tuttavia, dipende più dalle numerose nuove società che entrano in gioco, piuttosto che dalle società già consolidate. Alla circostanza appena sottolineata si può facilmente dar spiegazione richiamando, da un lato, il concetto del ciclo di vita delle imprese, che le vede fare forti investimenti soprattutto in fase di start up o comunque di primo sviluppo e, dall altro, la tendenza tipica delle imprese a base familiare che sono propense, normalmente, a mantenere dimensioni contenute, rinunciando a forti crescite dimensionali per ricorrere agli investimenti solo quando ciò si renda necessario, ovvero al termine della vita utile dei cespiti, in ottica di sostituzione più che di ampliamento. 7 Tale dato, tuttavia, non è deflazionato. 11

13 Infine, si può supporre che parte della crescita del valore mediano degli investimenti, che si è registrata anche a livello regionale, sia da attribuire almeno in parte, all effetto indotto dalla legge di rivalutazione più conveniente che sia mai stata approvata dal Governo negli ultimi 10 anni. Circostanza, questa, che può aver inquinato il dato contabile, evidenziando un valore più alto della spesa effettiva realizzata dalle imprese. LA REDDITIVITÀ Gli effetti della crisi si fanno sentire decisamente a livello di redditività operativa che arretra portando il rendimento degli investimenti sui livelli più bassi del periodo con una flessione marcata proprio nell ultimo esercizio, di oltre 100 punti base (Tavola 7). Tuttavia, consola il fatto che, sebbene la dinamica che porta alla riduzione della redditività sia la medesima registrabile a livello regionale, i numeri di Lucca sono comunque migliori: 100 euro investiti nel core business rendono 6,66 euro contro 6,24 del dato regionale. Il calo della redditività delle imprese lucchesi è frutto di due componenti: da un lato, la contrazione dei margini sulle vendite, che arretrano, come in Toscana, sui livelli del 2005 (nel 2008 ogni 100 euro di fatturato produceva 4,33 euro di margine operativo); dall altro, la rotazione più lenta dei capitali investiti in struttura operativa che (nel 2008 servono 215 giorni al fatturato per rinnovare il capitale investito). In proposito, è proprio il livello costantemente più basso dell indice di rotazione che la provincia fa registrare rispetto alla Regione ad assicurare alle imprese del territorio una redditività superiore a quelle toscane anche durante momenti di crisi (Tavola 7). Un focus può essere fatto sulla redditività delle vendite, in calo. Se il valore aggiunto non subisce contrazioni, tale calo sembra prevalentemente da imputarsi a un incidenza del costo del lavoro in ascesa (nel 2008 il lavoro erode il 64% circa del valore aggiunto). A livello di economicità, ciò comporta un appesantimento dei costi del lavoro almeno nel breve termine che, tuttavia, auspica una ripresa della marginalità negli anni futuri. 12

14 L IMPRENDITORIA LUCCHESE Tavola 7 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti Lucca 7,10% 6,81% 7,49% 7,70% 6,66% Toscana 6,82% 6,61% 7,34% 7,38% 6,24% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite Lucca 206,87 214,66 207,54 208,12 215,11 Lucca 4,37% 4,30% 4,65% 4,79% 4,33% Toscana 214,21 219,99 219,69 218,99 224,74 Toscana 4,31% 4,36% 4,88% 4,95% 4,35% CLUP Lucca 62,41% 64,49% 61,68% 62,79% 64,65% Toscana 63,23% 63,82% 61,64% 62,26% 64,91% Nonostante la flessione della redditività operativa, nel 2008 nelle tasche degli imprenditori lucchesi restano 52 centesimi per ogni 100 euro di fatturato; dato, questo, in leggero calo rispetto al 2007, ma comunque superiore al 2006 e migliore di quello toscano (47 centesimi). Alla base di questo risultato, c è senz altro un prelievo fiscale meno pressante che risente a pieno titolo del sistema di deduzioni contributive e forfettarie dalla base imponibile IRAP di componenti del costo del lavoro attuate al fine di ridurre il cosiddetto cuneo fiscale (Tavole 8 e 9). Tuttavia, la minor pressione fiscale di cui beneficia il reddito netto è controbilanciata da un appesantimento degli oneri finanziari che risente della ripresa dei tassi, portandosi nel 2008 a livelli mai registrati nel quinquennio. Tale fenomeno, tuttavia, si manifesta con minor intensità rispetto al dato regionale. 13

15 Tavola 8 Le componenti della redditività netta (in % sul fatturato) 1,64% 1,63% 1,81% 1,63% 1,20% 1,08% 1,08% 1,11% 1,27% 1,39% 0,32% 0,39% 0,44% 0,58% 0,52% Oneri finanziari Imposte Utile Netto Tavola 9 Utile netto in percentuale sul fatturato 0,70% 0,60% 0,52% 0,50% 0,40% 0,47% 0,30% 0,20% 0,10% 0,00% Lucca Toscana 14

16 L IMPRENDITORIA LUCCHESE LA SOLVIBILITÀ Osservando la struttura finanziaria delle imprese, si assiste a una chiara crescita del grado di capitalizzazione che, nel 2008, porta il patrimonio netto a pesare circa 100 punti base in più sul totale delle fonti rispetto al 2007, con un aumento di oltre 350 punti base da inizio periodo (Tavola 10). Tavola 10 La struttura finanziaria 86,88% 84,99% 84,26% 84,12% 83,28% 13,12% 15,01% 15,74% 15,88% 16,72% Patrimonio netto Debiti La struttura finanziaria resta, comunque, ancora troppo fragile (solo il 16,72% euro di capitale necessario per lavorare vengono apportati dai soci), e più fragile del dato rilevato a livello toscano (Tavola 11). Il rafforzamento della struttura finanziaria è comunque da leggere positivamente considerando almeno tre aspetti: il periodo di crisi che l economia attraversa, le valutazioni che il sistema bancario utilizza in ottica Basilea II nella concessione dei finanziamenti e il fatto che l utile a disposizione degli imprenditori si è comunque ridotto rispetto al Ancora una volta, peraltro, giova ricordare come questo fatto possa in parte essere dovuto alle rivalutazioni dei cespiti già richiamate. Il rafforzamento delle strutture finanziarie delle imprese è un dato che appare ancor più positivo se letto alla luce dei flussi di cassa prodotti, che si stanno inaridendo per via della crisi. La contrazione dei margini operativi ha evidentemente ridotto la forza di generare cassa e, con essa, la capacità di rimborsare i prestiti. L autofinanziamento operativo lordo, 15

17 infatti, diminuisce dopo una crescita costante a partire dal 2005 e arretra a valori inferiori a quelli del 2004 e a quelli regionali (Tavola 12). Tavola 11 L autonomia finanziaria (patrimonio netto / fonti) 20% 18% 17,7% 16% 14% 16,7% 12% 10% 8% 6% PN Lucca PN Toscana Sul versante opposto, gli interessi passivi sul debito sono in aumento e, mediamente, occorrono circa 6 mesi di attività solo per pagarli (l autofinanziamento, infatti, è circa il doppio degli interessi passivi). Con oneri finanziari in aumento, dunque, la capitalizzazione, ancorché in crescita, risulta ancora scarsa. Il rischio che si corre è evidente: l innescarsi di un circolo vizioso che porta il sistema creditizio ad alzare i tassi, avvertendo maggiori rischi, e le imprese a sopportare maggiori tensioni finanziarie. Tavola 12 Le condizioni di liquidità Lucca Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 6,66% 6,47% 6,81% 6,99% 6,21% Coverage degli oneri finanziari 2,57 2,27 2,33 2,17 2,06 Toscana Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 6,64% 6,63% 7,05% 7,18% 6,53% Coverage degli oneri finanziari 2,38 2,31 2,36 2,18 1,86 16

18 L IMPRENDITORIA LUCCHESE PER CLASSI DIMENSIONALI ANDAMENTO DELLE CLASSI DIMENSIONALI Lo schema di analisi finora utilizzato a livello generale può essere utilmente calato sulle imprese distinte in base alla loro classe dimensionale al fine di approfondire i caratteri del sistema economico lucchese e apprezzare se e in che misura la grandezza di un impresa influenza le sue prestazioni. A tal fine, le imprese che fatturano oltre 10 milioni di euro sono state classificate grandi, quelle che fatturano tra 5 e 10 milioni sono medie, quelle con un giro d affari compreso fra i 2 e i 5 milioni sono piccole e quelle che fatturano meno di 2 milioni rappresentano le micro. LO SVILUPPO Se a livello generale il fatturato e il valore aggiunto tengono, ciò non vale per tutte le imprese. Le aziende che fatturano più di 2 milioni vedono il proprio giro d affari addirittura crescere, mentre quelle più piccole, che rappresentano la maggior parte della popolazione, sono in affanno (Tavola 13). Nel corso del quinquennio, dunque, si nota una progressiva divaricazione fra imprese micro, in difficoltà, e imprese di più grande dimensione. Tavola 13 La variazione del fatturato (a valori costanti) micro piccole medie grandi

19 Un minor volume di fatturato fa contrarre evidentemente anche il valore aggiunto delle micro imprese. Da notare l ottima performance delle imprese di piccola dimensione, il cui valore aggiunto ha fatto registrare la crescita maggiore nel periodo esaminato (Tavola 14). Anche in tema di investimenti non tutte le imprese si comportano ugualmente. In questo caso, le imprese di dimensione medio-grande differiscono marcatamente da quelle piccole e micro. Mentre le prime, infatti, puntano sugli investimenti per affrontare e superare la crisi, in particolare le imprese di media dimensione, le seconde, invece, si avvalgono di una struttura operativa sempre più leggera. Alquanto grave sembra la situazione delle imprese con fatturato inferiore ai 2 mln di euro che dal 2004 hanno il 30% di investimenti strutturali in meno (Tavola 15). Tavola 14 La variazione del valore aggiunto (a valori costanti) micro piccole medie grandi

20 L IMPRENDITORIA LUCCHESE PER CLASSI DIMENSIONALI Tavola 15 Gli investimenti nella struttura operativa (a valori costanti) micro piccole medie grandi LA REDDITIVITÀ Se il fatturato ha retto, la crisi avviatasi nel secondo semestre del 2008 ha impattato pesantemente sulla redditività delle imprese, indipendentemente dalle dimensioni. Tuttavia, sono ancora una volta le imprese di maggiori dimensioni che, anche se guadagnano di meno, fanno registrare un calo della redditività più contenuto rispetto alle altre imprese. Sono imprese, dunque, che puntano più sui volumi di attività piuttosto che sui margini. A sostenere la redditività possono aver giovato anche i nuovi investimenti. Peggiore, invece, appare la situazione delle micro imprese che risentono pesantemente del calo del fatturato (Tavola 16). L alleggerimento del carico fiscale nel 2008 controbilancia una redditività operativa in calo. Ne risulta che la remunerazione netta per i soci sale. Discorso a parte, invece, meritano le micro imprese che non riescono ad ottenere un risultato analogo a quello delle altre imprese a causa della forte contrazione registrata nelle condizioni di redditività operativa (Tavola 17). 19

21 Tavola 16 La redditività operativa 9% 8,88% 8,75% 8,27% 8% 7,68% 7% 6% 5% 6,41% 6,24% 5,57% 5,66% 7,41% 7,28% 5,39% 5,08% 4,60% 4,57% 7,34% 6,84% 5,11% micro piccole medie grandi 4% 3,88% 3,62% 4,13% 3% Tavola 17 Utile in percentuale sul fatturato 0,75% 0,71% 0,65% 0,65% 0,66% 0,62% 0,55% 0,45% 0,35% 0,35% 0,31% 0,41% 0,39% 0,37% 0,47% 0,44% 0,43% 0,40% 0,49% 0,45% 0,43% micro piccole medie grandi 0,25% 0,27% 0,25% 0,28% 0,26% 0,15% 20

22 L IMPRENDITORIA LUCCHESE PER CLASSI DIMENSIONALI LA SOLVIBILITÀ L aumento della percentuale di utili a disposizione delle imprese, ad eccezione delle micro, le ha spinte a rafforzare la propria struttura patrimoniale al fine ammortizzare l onda lunga della crisi che, verosimilmente, si mostrerà dopo il A dispetto di una capitalizzazione che resta comunque contenuta, nel 2008 il processo di consolidamento interessa particolarmente le imprese che fatturano oltre 2 milioni. In quest ottica, gli investimenti realizzati dalle aziende medio-grandi sono stati prevalentemente finanziati ricorrendo a capitale proprio. D altro canto, si pone in luce particolarmente negativa la decrescente capitalizzazione delle micro imprese, che, avendo una redditività operativa più fragile amplificano il rischio finanziario (Tavola 18). Tavola 18 L autonomia finanziaria 26% 24% 22% 20% 18% 16% micro piccole medie grandi 14% 12% 10% Osservando l equilibrio finanziario, solo le grandi imprese vedono aumentare la liquidità prodotta dal ciclo operativo, dal 4,56% del fatturato del 2007 al 4,97% del 2008 (Tavola 19). Tuttavia, tale maggiore liquidità se ne va via tutta per servire il debito, il cui costo sale nel Tant è vero che l indice di copertura degli oneri finanziari flette leggermente. Discorso diverso vale per imprese più piccole. Tutte vedono contrarre l autofinanziamento operativo e, pertanto, si riduce la loro capacità di rimborsare il debito. In quest ottica il rafforzamento patrimoniale è una condizione essenziale per evitare rischi di insolvenza. Da 21

23 evidenziare, sempre, i dati delle micro imprese. I loro flussi di cassa si sono contratti talmente tanto nel 2008 da portare l indice di coverage degli oneri finanziari a valori di allerta (1,59). Tavola 19 Le condizioni di liquidità Micro imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 7,56% 7,54% 7,66% 8,14% 7,03% Coverage degli oneri finanziari 2,26 1,80 1,90 1,68 1,59 Piccole imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 5,33% 5,48% 5,76% 5,91% 5,81% Coverage degli oneri finanziari 2,87 2,73 3,14 2,73 2,57 Medie imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 5,88% 5,82% 4,87% 5,44% 4,64% Coverage degli oneri finanziari 2,96 3,48 3,16 2,79 2,38 Grandi imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 4,50% 4,50% 4,66% 4,56% 4,97% Coverage degli oneri finanziari 3,74 3,51 3,25 2,77 2,74 22

24 L IMPRENDITORIA LUCCHESE PER MACROSETTORI I MACROSETTORI ECONOMICI L imprenditoria lucchese svolge prevalentemente attività di servizi e industriale mentre le società di capitali agricole sono poche: neanche l 1% della popolazione di riferimento dell Osservatorio. Immutato, invece, appare il rapporto tra imprese industriali e di servizi nonostante la crescita numerica delle unità produttive registrata nel periodo (Tavola 20). Tavola 20 Numerosità delle imprese per macrosettore Agricoltura Industria Servizi Totale Agricoltura 0,7% 0,6% 0,6% 0,7% 0,8% Industria 46,5% 45,9% 46,7% 46,1% 46,5% Servizi 52,8% 53,4% 52,7% 53,1% 52,7% Totale 100% 100% 100% 100% 100% Guardando alla generazione di ricchezza, le osservazioni circa il rilievo di ciascun macrosettore si modificano. Le imprese industriali, infatti, pur essendo il 46% del totale producono più del 70% del Valore Aggiunto della provincia contro il 27,5% delle imprese di servizi (Tavola 21). Tuttavia, non sfugge come lo scarto esistente tra i due macrosettori si sia costantemente ridotto, segnalando come le imprese di servizi pesino sempre di più nell economia provinciale, nonostante la distanza da quelle industriali resti comunque elevata. Queste considerazioni introduttive spiegano perché sarà sulle imprese industriali e di servizi che verrà approfondita l analisi. Tavola 21 La percentuale di valore aggiunto per macrosettore economico Agricoltura 0,64% 0,64% 0,71% 0,68% 0,71% Industria 76,55% 74,83% 72,40% 71,76% 71,77% Servizi 22,82% 24,53% 26,89% 27,56% 27,53% Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 23

25 ANDAMENTO DELLE IMPRESE INDUSTRIALI LO SVILUPPO In termini di sviluppo dell attività tra le imprese industriali operanti nella provincia di Lucca spiccano quelle del Manifatturiero e delle Costruzioni che, nel corso del tempo, hanno allargato decisamente il proprio giro d affari portandolo a livelli assolutamente superiori a quelli registrati nel 2004, nonostante la recente crisi ne abbia interrotto (Manifatturiero) o invertito lievemente la crescita (Costruzioni) (Tavola 22). Più in difficoltà, invece, appaiono le imprese dei settori Estrattivo e Utilities che, oltre ad accusare la crisi manifestatasi dal 2008, soprattutto le imprese estrattive, segnalano già da tempo livelli di fatturato stagnanti che non si discostano molto da quelli di inizio periodo. Preoccupano in particolare, le imprese di estrazione, che segnano già dal 2006 una forte battuta d arresto nel valore aggiunto. Bene, invece, le imprese del Manifatturiero e delle Costruzioni che evidenziano un valore aggiunto il cui sviluppo è sovrapponibile lungo tutto il periodo a quello del fatturato; la crescita è costante, con le imprese di Costruzione più virtuose, nel 2008, di quelle del Manifatturiero cui la crisi sembra aver interrotto il trend positivo (Tavola 23). Alle discrete performance che, complessivamente, le imprese industriali registrano in termini di sviluppo si associa, invece, un vasto processo di disinvestimento che interessa la struttura operativa che, crisi o non crisi, si alleggerisce costantemente a partire dal 2004 (Tavola 24). Gli investimenti sono prevalentemente assicurati, come già descritto a livello generale, dal ricambio generazionale delle imprese. Conforta che nell anno di esplosione della crisi (2008) siano proprio le imprese più in difficoltà in termini di sviluppo, quelle del settore Estrattivo, ad essere in controtendenza con un pronunciato aumento degli investimenti. 24

26 LE IMPRESE INDUSTRIALI Tavola 22 Lo sviluppo del fatturato (a valori costanti) delle imprese industriali Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni Tavola 23 Lo sviluppo del valore aggiunto (a valori costanti) delle imprese industriali Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni 25

27 Tavola 24 Gli investimenti nella struttura operativa (a valori costanti) delle imprese industriali Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni LA REDDITIVITÀ Le imprese che sembrano risentire meno della crisi, come evidenziato anche dal percorso di sviluppo che hanno intrapreso, sembrano essere le imprese del settore Costruzioni, i cui investimenti hanno un rendimento crescente nel periodo (nel 2008 il ROI operativo è pari al 10,27%). A frenare performance migliori è la rotazione del capitale che diminuisce segnalando un allungamento di circa 15 giorni da imputare senz altro alla dinamica del circolante. Questa circostanza è comune anche alle imprese delle Utilities e del Manifatturiero che registrano un aumento nei tempi di giacenza delle scorte e riscossione dei crediti che si traduce in una peggior rotazione del capitale di circa 10 giorni. Peggioramento che è niente se confrontato con il turnover del capitale delle imprese del settore estrattivo. Complice senz altro la ripresa degli investimenti, associata alla riduzione del fatturato, le imprese estrattive chiudono il 2008 con un capitale che ha bisogno di 100 giorni in più rispetto al 2007 per ritrasformarsi completamente in moneta per effetto della gestione. Se a ciò aggiungiamo l incapacità di queste imprese di fronteggiare la riduzione di valore aggiunto con recuperi di produttività in termini di lavoro, il CLUP nel 2008 segna quasi un +13 punti base, ecco spiegata la drammatica riduzione nel rendimento degli investimenti (-10 punti base circa). Simili nelle cause, seppur di intensità decisamente più 26

28 LE IMPRESE INDUSTRIALI moderata, le riduzioni di performance segnalate dalle imprese del Manifatturiero e delle Utilities che interrompono una crescita che durava dal 2005 (Tavola 25). Tavola 25 Il rendimento degli investimenti delle imprese industriali. Rendimento degli investimenti Estraz. 9,76% 11,84% 12,60% 12,46% 2,25% Manifatt. 7,47% 7,21% 7,74% 8,02% 6,31% Utilities 4,64% 3,28% 3,04% 4,50% 3,81% Costruz. 8,30% 9,23% 9,58% 10,13% 10,27% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite Estraz. 257,65 304,21 317,08 269,50 371,22 Estraz. 8,95% 7,30% 12,55% 9,31% 4,96% Manifatt. 225,91 235,31 223,55 220,72 229,28 Manifatt. 4,77% 4,80% 4,83% 5,08% 4,32% Utilities 329,88 361,60 390,92 304,03 314,27 Utilities 4,84% 3,53% 3,66% 3,46% 4,18% Costruz. 220,98 228,92 226,83 228,35 244,60 Costruz. 5,71% 6,54% 7,52% 7,61% 7,33% CLUP Estraz. 53,69% 58,43% 49,84% 53,21% 70,32% Manifatt. 64,73% 65,25% 64,45% 64,42% 68,42% Utilities 50,88% 58,90% 52,61% 61,20% 64,83% Costruz. 64,92% 63,40% 61,88% 63,45% 64,84% La crisi in cui versano le imprese del settore Estrattivo si riflette sulle condizioni di redditività netta che si presenta negativa dopo anni di forte ridimensionamento, che l avevano portata nel 2007 a livelli prossimi allo zero (Tavola 26). Meglio, in ordine crescente, fanno le imprese delle Utilities, del Manifatturiero e, a distanza, delle Costruzioni che sono ancora in grado di assicurare ai soci la remunerazione del capitale che hanno investito, seppur su livelli più contenuti rispetto al 2007 (Tavola 26). 27

29 Tavola 26 La redditività netta delle imprese industriali 1,90% 1,40% 0,90% 0,40% -0,10% -0,60% Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni LA SOLVIBILITÀ Sul versante finanziario per le imprese del settore Estrattivo sono di gran lunga le più capitalizzate, con un patrimonio netto addirittura in aumento, che sfiora il 43% del totale delle fonti nel 2008 (Tavola 27). Circostanza, questa, che ha permesso loro di fare investimenti e, soprattutto, di attutire le tensioni di liquidità inevitabilmente derivanti dalla forte riduzione di economicità. Queste ultime parole sono confermate dal coverage degli oneri finanziari, superiore alle altre imprese, anche se in forte diminuzione. Meno debiti, infatti, producono meno interessi e, anche se i flussi di cassa si sono marcatamente prosciugati, la loro copertura risulta sempre ampiamente assicurata. Con riguardo alle altre imprese, i soci dei comparti Utilities e Manifatturiero sono più propensi di altri a reinvestire i frutti della gestione in azienda. Il livello di capitalizzazione delle loro aziende, infatti, cresce nel Più leggero invece è senz altro il capitale netto a disposizione delle imprese delle Costruzioni, le quali sembrano meno disposte a lasciare investita in azienda la ricchezza prodotta, oltretutto ben superiore a quella delle altre imprese (Tavola 27). Infine, complice l aumento dei tassi registrato nel 2008, appare sempre più ridotta la capacità delle imprese di onorare gli interessi passivi. Con un rischio operativo in aumento, dovuto ad una maggiore volatilità del risultato operativo, questo fatto amplifica sicuramente il rischio avvertito dai finanziatori. 28

30 LE IMPRESE INDUSTRIALI Tavola 27 L autonomia finanziaria delle imprese industriali 43,00% 38,00% 33,00% 28,00% 23,00% 18,00% 13,00% 8,00% Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni Tavola 28 Il coverage degli oneri finanziari delle imprese industriali Estrazione Manifatturiero Utilities Costruzioni 29

31 IL COMPARTO MANIFATTURIERO Il settore manifatturiero è l asse portante dello sviluppo economico lucchese; le società di capitali che svolgono la propria attività economica in questo contesto, infatti, sono responsabili di circa l 80% della ricchezza prodotta dal settore industriale lucchese (società di capitali) che si traduce in ben oltre la metà (56 %) del valore aggiunto dell intera provincia. In questo quadro, vale la pena interrogarsi come i principali ambiti di attività economica influiscano sulle performance del settore manifatturiero. L attenzione, in particolare, si pone sulle imprese operanti nel settore calzaturiero, cartario, lapideo, cantieristico e in quello della fabbricazione di macchine per l industria. IL CALZATURIERO LO SVILUPPO Tra le imprese del manifatturiero, quelle operanti nel settore della fabbricazione delle calzature fanno registrare il peggior dato in termini di sviluppo dell attività. Nel corso del 2008, infatti, il fatturato segna il passo (-5,6%) dopo anni di crescita costante riportandosi a livelli prossimi a quelli del 2005 (Tavola 29). Senz altro non estraneo a questo risultato è l abbattimento delle esportazioni che nell ultimo anno fanno più del 30% in meno. 8 Ciò che più preoccupa, tuttavia, è il valore aggiunto che dal già dal 2006 è in caduta libera. La forte contrazione di questo margine (-11,3%) nel corso del 2008 segnala, nel complesso, l evidente incapacità delle imprese di far fronte alla crisi offrendo prodotti di qualità più elevata da far apprezzare al mercato (Tavola 29). Si segnala tuttavia che il quartile superiore del campione (25% delle imprese) registra aumenti di valore aggiunto con ciò indicando una crescita qualitativa dei prodotti offerti sul mercato. 8 Fonte dati ISTAT, elaborazioni a cura dell Ufficio Statistica Camera di Commercio di Lucca. 30

32 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELLA FABBRICAZIONE DELLA CALZATURE Tavola 29 Il grado di sviluppo (a valori costanti) ,6% ,3% 80 Tasso Var. Ricavi Tasso Var. VA Sicuramente difficile sarà far ripartire la qualità dei prodotti con una tecnologia sempre più obsoleta. La struttura produttiva, infatti, tende a decrescere costantemente nel periodo esaminato (-3,5% nel 2008) e appalesa un inferiore quantità di mezzi a disposizione degli addetti per lo svolgimento dell attività (Tavola 30). Tavola 30 Gli investimenti nella struttura operativa (a valori costanti) ,5%

33 LA REDDITIVITÀ Il rendimento degli investimenti operativi, nel 2008 pari al 7,78%, si presenta in forte calo, scendendo di oltre 100 punti base rispetto al 2007 e di ben oltre i 200 rispetto ad inizio periodo (Tavola 31). Tra le ragioni da annoverare senz altro il costo del lavoro per unità di prodotto che, a partire dal 2006, aumenta di oltre 5 punti base, attestandosi al 65,25% nel Il fatto deriva, più che da assunzioni di personale, da una struttura di costi fissi che, a seguito della forte contrazione di valore aggiunto, erode maggiormente i margini. La redditività delle vendite, in definitiva, si attesta al 4,19%, indietreggiando rispetto al 2007 e interrompendo la crescita che aveva registrato negli ultimi anni. Alla base di investimenti meno redditizi, inoltre, vi è anche la ridotta rotazione del capitale investito, dovuta ad un notevole allungamento dei tempi di giacenza delle scorte e di riscossione dei crediti. Tavola 31 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti 9,89% 9,10% 9,16% 8,83% 7,78% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite 141,61 138,74 150,58 145,84 153,09 4,41% 3,70% 3,96% 4,23% 4,19% CLUP 62,38% 61,82% 59,96% 63,80% 65,25% Pur essendo molto modesta, la redditività netta delle imprese del calzaturiero si avvantaggia di una bassa incidenza degli oneri finanziari sul fatturato e di un fisco che, salvo un picco registrato nel corso del 2007, si presenta in flessione dall inizio del periodo. Questo fa sì che la ricchezza che resta nelle mani degli imprenditori, pur limitata (38 32

34 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELLA FABBRICAZIONE DELLA CALZATURE centesimi ogni cento euro di fatturato), è in forte aumento e più che doppia con riguardo al 2004 (Tavola 32). Tavola 32 Le componenti della redditività netta 1,47% 0,94% 0,83% 0,88% 0,76% 0,98% 1,28% 1,17% 1,30% 1,13% 0,16% 0,32% 0,21% 0,26% 0,38% Oneri finanziari Imposte Utile Netto LA SOLIDITÀ L autonomia finanziaria delle imprese che producono calzature si presenta in aumento se letta alla luce del dato 2004; tuttavia, la tendenza alla crescita si arresta pressoché completamente dal 2006, attestando il capitale netto sul 15% circa del totale delle fonti (Tavola 33). Abbinando questa tendenza alla dinamica degli investimenti (in calo) sembra che gli imprenditori abbiano adottato un atteggiamento conservativo, preferendo oggi intascare frutti certi, seppur magri, a frutti incerti, non è detto più grandi, di domani. Tale politica è stata anche permessa loro da un robusto equilibrio di liquidità. I flussi di cassa prodotti dalla vendita delle calzature, anche se in calo (5,09% del fatturato nel 2008), assicurano ancora una buona, e addirittura crescente, copertura degli oneri finanziari (Tavola 34). Solo i dati 2009 potranno dire se tale atteggiamento è stato più o meno rischioso. 33

35 Tavola 33 L autonomia finanziaria delle imprese 89,49% 86,98% 85,44% 84,91% 84,92% 10,51% 13,02% 14,56% 15,09% 15,08% Patrimonio netto Debiti Tavola 34 Le condizioni di liquidità delle imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 5,63% 5,33% 5,10% 5,22% 5,09% Coverage degli oneri finanziari 2,28 1,97 2,07 1,66 2,09 34

36 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA CARTARIA IL CARTARIO LO SVILUPPO Tra quelle osservate, le imprese del settore cartario sembrano le uniche a non conoscere crisi, registrando le migliori performance in termini di sviluppo dell attività con un fatturato in continua e decisa ascesa (+6,0%), nonostante le esportazioni si presentino in calo di più del 15% nel La qualità di tale produzione, oltretutto, sembra essere sempre maggiormente riconosciuta dal mercato, a giudicare da un valore aggiunto anch esso in costante aumento, addirittura +8,3% nell ultimo anno (Tavola 35). Tale dato assume connotati ancor più positivi per l indotto lucchese se coniugato con un import che risulta in calo del 5%. Tavola 35 Il grado di sviluppo (a valori costanti) ,3% ,0% Tasso Var. Ricavi Tasso Var. VA Tale risultato d eccellenza sembra avvalersi anche di un rilancio degli investimenti operativi, evento unico questo rispetto alle imprese degli altri settori (Tavola 36). 9 Fonte dati ISTAT, elaborazioni a cura dell Ufficio Statistica Camera di Commercio di Lucca. 35

37 Tavola 36 Gli investimenti nella struttura operativa (a valori costanti) ,8% LA REDDITIVITÀ Lo sviluppo marcato dell attività delle imprese operanti in questo settore si riflette sul rendimento degli investimenti, che aumentano di quasi 150 punti base dal 2006, attestandosi su livelli superiori anche a quelli di inizio periodo. Tale rendimento, tuttavia, che nel 2008 è pari al 3,79%, risulta più basso della media. Infatti, la redditività delle vendite è particolarmente scarsa, probabilmente per una competizione alta e crescente sui mercati internazionali. Solo 1,99 euro di fatturato si trasformano in risultato operativo nel A tale risultato contribuisce un costo del lavoro che erode una quota crescente di valore aggiunto (il 61,55% nel 2008). A dar respiro alle performance economiche contribuisce un aumento della rotazione del capitale, a sua volta dovuta da un fatturato in crescita (Tavola 37). Servono, comunque, sempre 248 giorni circa nel 2008 affinché il fatturato riesca a rinnovare completamente il capitale investito. 36

38 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA CARTARIA Tavola 37 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti 3,58% 3,37% 2,39% 3,35% 3,79% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite 241,03 253,38 254,01 254,75 248,93 2,50% 2,43% 1,89% 2,23% 1,99% CLUP 62,09% 63,28% 68,35% 59,65% 61,55% I numeri registrati a livello operativo si traducono in una redditività netta che, dopo aver toccato pericolosamente il fondo nel 2006, finalmente torna a risalire nell ultimo biennio, portandosi a livelli ben superiori rispetto a quelli fatti segnare nel 2004 (il ROI operativo è pari al 3,79% nel 2008). Senza dubbio, un fisco costantemente più leggero contribuisce fortemente a questo risultato, permettendo anche di limitare l effetto negativo esercitato dall aumento degli oneri finanziari nell ultimo biennio (Tavola 38). Tavola 38 Le componenti della redditività netta 1,82% 1,81% 1,62% 1,65% 1,64% 1,27% 1,21% 1,06% 0,79% 0,72% 0,16% 0,15% 0,03% 0,06% 0,21% Oneri finanziari Imposte Utile Netto 37

39 LA SOLIDITÀ Il processo di rafforzamento della struttura finanziaria è deciso e costante a partire dal 2006, tanto che nel 2008 le imprese possono contare su uno spessore patrimoniale che è 500 punti base più alto (il 20,91% delle fonti è rappresentato da capitale proprio) rispetto a quello che vantavano nel 2004 (Tavola 39). Il processo si accompagna al miglioramento delle performance reddituali e segnala come gli imprenditori siano stati propensi a lasciare in azienda la ricchezza prodotta sia per finanziare i nuovi investimenti sia a baluardo contro l incipiente crisi. La lettura dei margini che segnalano la liquidità potenziale delle imprese e la loro capacità di servire il debito conferma quanto sopra, sottolineando il percorso di crescita intrapreso senza ostacoli a partire dal 2006 (Tavola 40). I flussi di cassa prodotti dalle vendite del 2008 superavano di oltre 3 volte il carico degli oneri finanziari; dato, questo, molto più elevato della media. Tavola 39 La solidità della struttura finanziaria delle imprese 84,19% 81,25% 85,63% 84,32% 79,09% 15,81% 18,75% 14,37% 15,68% 20,91% Patrimonio netto Debiti Tavola 40 Le condizioni di liquidità delle imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 6,07% 5,79% 4,48% 4,83% 5,03% Coverage degli oneri finanziari 3,73 3,27 2,48 2,27 3,05 38

40 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA LAPIDEA IL LAPIDEO LO SVILUPPO Nel 2008 le imprese del settore lapideo accusano una lieve flessione del giro d affari dopo due anni di crescita (Tavola 41). Il fatto è in parte dovuto anche a esportazioni in calo rispetto al 2007 (-1,28%). 10 La battuta d arresto, invece, non interessa il valore aggiunto, che dal 2005 continua a crescere costantemente, segno di un ripensamento in chiave strategica del modello di business delle imprese, oltre che della qualità che queste riescono a offrire al mercato in virtù della tipicità del prodotto locale. Un altra causa può essere rintracciata in un import che si contrae (-4,3%). Tavola 41 Il grado di sviluppo (a valori costanti) ,0% ,0% Tasso Var. Ricavi Tasso Var. VA A tale circostanza, probabilmente non sono estranei gli investimenti che, proprio in un momento in cui il fatturato si contrae, ripartono, seppur timidamente (Tavola 42). Ciò testimonia, appunto, lo sforzo tecnologico compiuto dagli imprenditori, alla ricerca di un prodotto di più alta qualità. 10 Fonte dati ISTAT, elaborazioni a cura dell Ufficio Statistica Camera di Commercio di Lucca riferite alla sola industria lapidea. 39

41 Tavola 42 Gli investimenti in struttura operativa (a valori costanti) ,2% LA REDDITIVITÀ Sul lato della redditività, la crescita del valore aggiunto se ne va tutta in maggior costi di lavoro. L incidenza del costo del lavoro sul fatturato, infatti, passa dal 56,73% del 2007 a 62,23% nel La redditività delle vendite ne esce ridimensionata su valori poco sopra il 5% nel A ciò si aggiunge un rotazione del capitale che si abbassa molto nel corso del 2008 (+40 giorni), la quale sconta un marcato aumento nel tempo di riscossione dei crediti e di giacenza delle rimanenze di magazzino (Tavola 43). L alleggerimento della pressione fiscale, rilevato anche per tutte le altre imprese, permette nel 2008 alle unità produttive del settore lapideo di controbilanciare un improvviso aumento dell incidenza degli oneri finanziari, trainato da tassi in ascesa. Ne risulta, in sintesi, che ogni 100 euro di fatturato lasciano nelle tasche dell imprenditore 43 centesimi, molti di più rispetto al passato. 40

42 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA LAPIDEA Tavola 43 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti 6,91% 5,65% 7,56% 8,37% 7,07% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite 310,89 323,52 256,95 266,83 306,32 6,66% 4,89% 6,48% 7,05% 5,26% CLUP 63,77% 66,39% 55,94% 56,73% 62,23% Tavola 44 La redditività netta delle imprese del settore lapideo 2,31% 2,12% 2,21% 2,05% 1,86% 1,69% 1,77% 1,53% 1,42% 1,24% 0,26% 0,21% 0,31% 0,43% 0,05% Oneri finanziari Imposte Utile Netto LA SOLIDITÀ La crescente fetta di reddito a disposizione dei soci e la sua non distrazione dell impresa spiegano bene anche il costante rafforzamento della struttura finanziaria in atto, che porta il 41

43 capitale netto a pesare circa un quarto delle risorse finanziarie a disposizione (Tavola 45). Il dato è ancor più positivo se letto alla luce di investimenti che ripartono. Il miglioramento della struttura finanziaria si coniuga con una produzione di liquidità, la più alta rilevata tra i settori esaminati, che assicura stabilità al pagamento degli interessi, nonostante questi siano in aumento (Tavola 46). Tavola 45 L autonomia finanziaria delle imprese 82,92% 81,17% 79,47% 77,18% 75,07% 17,08% 18,83% 20,53% 22,82% 24,93% Patrimonio netto Debiti Tavola 46 Le condizioni di liquidità delle imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 10,06% 7,22% 8,93% 9,82% 8,57% Coverage degli oneri finanziari 2,29 2,08 2,74 2,80 2,79 42

44 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA CANTIERISTICA LA CANTIERISTICA LO SVILUPPO Senz altro tra i fiori all occhiello dell economia lucchese, il settore cantieristico registra un continuo aumento del fatturato nel periodo esaminato (+2,7% nel 2008). Il dato si avvantaggia di esportazioni che aumentano addirittura del 10,31%, 11 segno evidente di un eccellenza sempre più riconosciuta a livello mondiale. La costante crescita del fatturato anche in periodi di forte crisi ha in contropartita il probabile contenimento dei prezzi-ricavo che si traduce nell immediata riduzione di valore aggiunto che perde il 4,8% nell ultimo anno (Tavola 47). Aumentando anche l import di quasi il 5% è probabile anche che ciò contribuisca a far perdere valore aggiunto. Tavola 47 Il grado di sviluppo (a valori costanti) ,7% ,8% Tasso Var. Ricavi Tasso Var. VA A sostenere il fatturato certo non contribuiscono gli investimenti, che calano costantemente nel corso del tempo; il fenomeno si accentua proprio in un momento di crisi, che vede contrarre la struttura di oltre il 7% (Tavola 48). 11 Fonte dati ISTAT, elaborazione a cura dell Ufficio Statistica della Camera di Commercio di Lucca. 43

45 Tavola 48 Gli investimenti in struttura operativa (a valori costanti) ,3% LA REDDITIVITÀ La fama mondiale di cui gode la cantieristica della Provincia le garantisce una redditività degli investimenti ben al di sopra della media. Tuttavia, nel 2008 gli investimenti rendono meno (8,78%), molto meno del 2007 (nell ordine dei 500 punti base) (Tavola 49). La peggior performance degli investimenti operativi è dovuta al calo marcato che la redditività delle vendite subisce per effetto del forte aumento dell incidenza del costo del lavoro in termini di valore aggiunto, mai così alta nel periodo. Ciò può derivare anche dalla presunta diminuzione dei prezzi di vendita. Anche la rotazione più lenta del capitale è causa della contrazione di redditività. Infatti, l alleggerimento della struttura, testimoniato dal calo registrato a livello di investimenti, è vanificato in termini di rotazione del capitale per effetto dell aumento di quasi 3 settimane nel tempo di riscossione dei crediti e di permanenza delle giacenze di prodotto. 44

46 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELL INDUSTRIA CANTIERISTICA Tavola 49 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti 13,04% 13,13% 12,74% 13,99% 8,78% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite 196,42 195,17 179,93 212,31 219,33 7,50% 6,64% 8,78% 8,50% 6,98% CLUP 60,86% 65,47% 64,71% 63,55% 68,06% La scarsa incidenza degli oneri finanziari unita ad un fisco, si più pesante rispetto alle altre imprese, ma che riduce notevolmente la propria morsa, consente alle imprese di mantenere livelli alti di redditività netta che, nonostante il calo del 2008, si mantengono ben oltre il livello di inizio periodo e ben oltre il dato fatto registrare dalle realtà produttive degli altri settori economici (Tavola 50). Tavola 50 Le componenti della redditività netta 3,65% 3,71% 3,32% 2,93% 2,55% 2,21% 1,57% 1,73% 1,28% 1,05% 0,84% 0,85% 0,76% 0,80% 0,59% Oneri finanziari Imposte Utile Netto 45

47 LA SOLIDITÀ Il rafforzamento della struttura finanziaria, in atto dal 2005, si interrompe nel corso del 2008 con un rapporto tra capitale proprio e debito che diminuisce pur rimanendo sempre a livelli nettamente superiori rispetto a quelli di inizio periodo (Tavola 51). Da ascrivere a questa circostanza è senz altro la quantità inferiore di ricchezza prodotta per effetto della gestione che gli imprenditori hanno a disposizione nel 2008 rispetto all anno precedente. Tale situazione, tuttavia, non impatta profondamente sulle condizioni di liquidità che segnalano un aumento della capacità di pagamento degli interessi passivi, favorita anche da una autofinanziamento lordo in crescita dal 2006, seppur non ancora a livelli del 2004 (Tavola 52). Tavola 51 L autonomia finanziaria delle imprese 82,12% 86,20% 80,19% 76,32% 79,12% 17,88% 13,80% 19,81% 23,68% 20,88% Patrimonio netto Debiti Tavola 52 Le condizioni di liquidità delle imprese Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 6,07% 5,79% 4,48% 4,83% 5,03% Coverage degli oneri finanziari 3,73 3,27 2,48 2,27 3,05 46

48 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELLA FABBRICAZIONE DI MACCHINE PER L INDUSTRIA LA FABBRICAZIONE DI MACCHINE PER L INDUSTRIA LO SVILUPPO La specializzazione delle imprese che operano in questo settore consente di loro di mantenere pressoché inalterato il trend positivo di crescita. A dispetto della crisi, infatti, il fatturato delle imprese aumenta del 4,5% accompagnato da un valore aggiunto che si presenta in aumento di circa il 3% forse approfittando anche di condizioni favorevoli sui mercati di approvvigionamento (Tavola 53). Tavola 53 Il grado di sviluppo (a valori costanti) ,9% ,5% Tasso Var. Ricavi Tasso Var. VA Seppur meno accentuato a livello assoluto, il processo di disinvestimento è in atto anche per queste imprese, le quali registrano un calo dei capitali impiegati nella struttura operativa del 4,8% fra il 2007 e il 2008 (Tavola 54). 47

49 Tavola 54 Gli investimenti in struttura operativa (a valori costanti) ,8% LA REDDITIVITÀ In termini di redditività operativa le imprese soffrono il riacutizzarsi dell incidenza del costo del lavoro, che aumenta, nonostante un valore aggiunto in crescita costante, deprimendo le redditività delle vendite (Tavola 55). Nel 2008, oltre il 70% del valore aggiunto viene destinato ai lavoratori. Il margine operativo che ne residua è solo il 3,7% del fatturato. Inoltre, un appesantimento degli impieghi nell area operativa corrente genera un aumento di 20 giorni nella rotazione dei capitali investiti. Tali fattori, in sintesi, fanno quasi dimezzare la redditività operativa nel giro di un anno, che passa dall 8,07% del 2007 al 4,61% del

50 IL COMPARTO MANIFATTURIERO IL SETTORE DELLA FABBRICAZIONE DI MACCHINE PER L INDUSTRIA Tavola 55 Le componenti della redditività operativa Rendimento degli investimenti 8,70% 8,29% 9,54% 8,07% 4,61% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite 225,60 224,56 194,78 228,86 249,90 5,26% 5,09% 5,27% 5,08% 3,70% CLUP 64,35% 70,07% 67,44% 68,22% 70,53% Il ridotto rendimento degli investimenti impatta, infine, anche sulle condizioni di redditività netta che, nonostante un prelievo fiscale meno oneroso, scontano un incremento notevole degli oneri finanziari. Il tutto si sostanzia in una forte contrazione degli utili da destinare ai soci. Dopo anni di crescita, pertanto, la remunerazione dei soci precipita a livelli ben inferiori di quelli di inizio periodo, facendo residuare solo 23 centesimi di utile ogni cento di fatturato (Tavola 56). Tavola 56 Le componenti della redditività netta delle imprese 2,23% 2,36% 1,84% 1,97% 1,60% 1,08% 1,13% 1,04% 1,25% 1,31% 1,24% 0,60% 0,48% 0,23% 0,23% Oneri finanziari Imposte Utile Netto 49

51 LA SOLIDITÀ A dispetto della contrazione della redditività operativa registrata nel corso del 2008, margini lordi ancora elevati consentono di ottenere un livello soddisfacente di copertura degli oneri finanziari. L autofinanziamento lordo, infatti, supera di ben 3 volte il livello degli oneri finanziari (Tavola 58). Ciononostante, non si può dire che le imprese siano solvibili in senso ampio, poiché le condizioni di solidità patrimoniale destano qualche riserva (Tavola 57). Il capitale netto, infatti, riduce vistosamente il proprio peso a partire dal 2006 e si porta a un livello che scende ben al di sotto del 2004, segnalando condizioni di rischio crescente per i finanziatori. Questo incremento di debito, per altri versi, può essere stato anche la causa del marcato aumento degli oneri finanziari. Tavola 57 L autonomia finanziaria delle imprese 81,91% 83,10% 79,79% 84,71% 86,87% 18,09% 16,90% 20,21% 15,29% 13,13% Patrimonio netto Debiti Tavola 58 Le condizioni di liquidità delle imprese che fabbricano macchine per impieghi speciali Autofinanziamento operativo lordo (% ricavi) 7,40% 8,00% 7,36% 7,99% 6,40% Coverage degli oneri finanziari 3,39 3,61 3,02 3,46 3,02 50

52 LE IMPRESE DI SERVIZI ANDAMENTO DELLE IMPRESE DI SERVIZI LO SVILUPPO Come anticipato, le imprese di servizi accrescono, in termini di valore aggiunto, il proprio peso nell economia provinciale nel periodo di riferimento. Tra loro, le imprese di Trasporto e Comunicazioni crescono a ritmi più elevati seguite dalle imprese che offrono Servizi di carattere non Finanziario che recuperano nell ultimo biennio attestandosi ad un livello simile in termini di fatturato e circa il 20% più alto di quello di inizio periodo. La riduzione dei consumi delle famiglie conseguente alla crisi, invece, interessa più da vicino le imprese del commercio, che vedono flettere, seppur marginalmente, il proprio giro d affari (Tavola 59). Anche il valore aggiunto cresce, eccezion fatta per le imprese di Trasporto. Queste imprese, dunque, sono le uniche che hanno visto una crescita dei costi esterni più marcata rispetto a quella del fatturato (Tavola 60). Tavola 59 Lo sviluppo del fatturato (a valori costanti) delle imprese di servizi Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari 51

53 Tavola 60 Lo sviluppo del valore aggiunto (a valori costanti) delle imprese di servizi Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari Ancora una volta gli investimenti presentano un calo generalizzato, con un alleggerimento della struttura operativa nell ordine del 25% rispetto al 2004 (Tavola 61). Tavola 61 Gli investimenti nella struttura operativa (a valori constanti) delle imprese di servizi Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari 52

54 LE IMPRESE DI SERVIZI LA REDDITIVITÀ Il rendimento degli investimenti operativi delle imprese di servizi peggiora a partire dal 2006 per tutte le imprese. A soffrire particolarmente, tuttavia, sono le imprese dei Trasporti e Comunicazioni che appaiono meno capaci di governare le due leve della redditività: il capitale circolante aumenta, con evidenti ripercussioni in termini di rotazione del capitale, più lenta di quasi 40 giorni; la produttività del lavoro si abbassa e l incidenza sul valore aggiunto dei costi del capitale umano, costantemente molto più elevata rispetto alle altre imprese, arriva addirittura all 82% nel Ciò si traduce nella riduzione di quasi un terzo dei rendimento degli investimenti (Tavola 62). Da segnalare, inoltre, che i margini operativi del Commercio si assottigliano (la redditività delle vendite scende dal 3,4% del 2007 al 3,29% del 2008). La circostanza deriva presumibilmente da prezzi al consumo che nel 2008 non sono cresciuti come nel passato. Servizi innovativi e ad alto contenuto tecnologico permettono alle altre imprese di servizi di spuntare la redditività del capitale più elevata (nel 2008 il ROI operativo è pari al 7,87%). Tavola 62 Il rendimento degli investimenti delle imprese di servizi Rendimento degli investimenti Commer. 6,33% 5,64% 6,55% 6,27% 5,85% Trasp. 4,79% 4,82% 7,34% 5,92% 4,05% Altri 7,60% 7,94% 8,88% 8,36% 7,87% Rotazione del capitale (giorni) Redditività delle vendite Commer. 183,00 185,07 177,11 183,79 184,69 Commer. 3,35% 3,01% 3,55% 3,40% 3,29% Trasp. 149,84 167,28 173,15 166,92 203,50 Trasp. 3,14% 2,70% 3,87% 3,00% 1,80% Altri 211,96 221,46 226,21 233,92 235,48 Altri 5,67% 5,61% 6,93% 6,40% 6,25% CLUP Commer. 58,72% 63,37% 58,86% 60,12% 62,11% Trasp. 84,51% 77,93% 74,93% 82,41% 82,45% Altri 58,99% 62,20% 57,14% 53,98% 55,44% Nonostante il calo di rendimento accusato dal core business, il guadagno netto per i soci, avvantaggiato del diffuso alleggerimento della pressione fiscale, si contrae solo per i Trasporti. Nel caso del Commercio è addirittura in aumento (Tavola 63). 53

55 Tavola 63 Il redditività netta delle imprese di servizi 1,00% 0,80% 0,60% 0,40% 0,20% 0,00% Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari LA SOLVIBILITÀ Il capitale proprio si presenta in sensibile aumento per le imprese che offrono Servizi non Finanziari, quasi raddoppiando rispetto al Stesso discorso vale per le imprese del Commercio. Fanalino di coda, nonostante il miglioramento registrato a partire del 2006, sono ancora una volta le imprese dei Trasporti, decisamente sottocapitalizzate (Tavola 64). La situazione dei Trasporti non migliora guardando al coverage degli interessi finanziari, che si sta avvicinando pericolosamente alla soglia critica di 1, lasciando ben poco margine di manovra in caso di prolungamento della crisi o di una dinamica sfavorevole dei tassi passivi (Tavola 65). Resiste l equilibrio finanziario delle imprese del Commercio e migliora quello delle altre imprese di servizi, le quali sono le uniche a trarre effettivo beneficio dalla diminuzione dei tassi di interesse. 54

56 LE IMPRESE DI SERVIZI Tavola 64 L autonomia finanziaria delle imprese di servizi 22,00% 20,00% 18,00% 16,00% 14,00% 12,00% 10,00% 8,00% Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari Tavola 65 Il coverage degli oneri finanziari delle imprese di servizi 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 Commercio, alberghi, pubblici esercizi Trasporti e comunicazioni Altri servizi non finanziari 55

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