Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Università dell Aquila, Firenze, Milano, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tre, Siena.

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1 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Università dell Aquila, Firenze, Milano, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tre, Siena Materiali per Populonia 11 a cura di Valeria Di Cola e Federica Pitzalis Scavi e reperti dalla città e dal territorio Un iscrizione in lingua etrusca e una fossa rituale con i resti di un grande banchetto, un forte tardo-repubblicano e un vivaio per l allevamento di pesci e molluschi a Poggio del Molino L Età del ferro in Corsica e in Sardegna Edizioni ETS

2 Il volume è stato realizzato con il contributo finanziario di: Dipartimento di Scienze Umane, Università dell Aquila Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa Dipartimento di Scienze dell Antichità, Università di Roma la Sapienza Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Roma Tre La Fig. 7 in Megale è concessa su autorizzazione dell Istituto Centrale per il Catalogo per la Documentazione-MiBACT e della British School at Rome. È vietata ogni ulteriore riproduzione e/o duplicazione con qualsiasi mezzo (Fondo MAPRW [RAF], Foglio 119, strisciata 2151, fotogramma 5001, del ). Copyright 2015 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I Pisa info@edizioniets.com Distribuzione Messaggerie Libri SPA Sede legale: via G. Verdi Assago (MI) Promozione PDE PROMOZIONE SRL via Zago 2/ Bologna ISBN

3 IL QUARTIERE ARTIGIANALE DI SPOLVERINO (ALBERESE, GR): IMPIANTI DI LAVORAZIONE DEI METALLI E DEL VETRO TRA III E V SECOLO D.C.* The Romans produced goods, including mundane items, to a very high quality, and in huge quantities; and then spread them widely, through all levels of society. (B. WARD-PERKINS, The Fall of Rome and The End of a Civilization, p. 87) Introduzione Lungo l ultima ansa del fiume Ombrone, in località Spolverino (Alberese, GR) sono state rinvenute consistenti evidenze di strutture di età imperiale, in uso sino al V secolo, facenti capo ad un approdo di cabotaggio a servizio dell hinterland dell ager Rusellanus. Non è dunque un caso che il sito rappresenti un unità di misura rilevante per l economia romana, così come descritta nelle parole di Ward-Perkins citate all inizio. L insediamento di recente scoperta non era conosciuto nella letteratura archeologica, se si esclude il ricordo della probabile presenza del tracciato dell antica via Aurelia vetus (CITTER 1995), che proprio in questa porzione di territorio doveva attraversare il corso d acqua tramite un ponte, ancora visibile nella prima metà del 1800: sia la cartografia storica, infatti, sia la lettura del Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana del Repetti avvalorano la tesi dell esistenza di questa infrastruttura nelle prossimità del sito (REPETTI 1833, p. 558). Le indagini archeologiche in corso dal 2010 hanno permesso di riportare alla luce almeno otto differenti ambienti pertinenti ad un complesso in opera incerta destinato ad accogliere il quartiere artigianale e manifatturiero del porto * Questo articolo rientra nelle attività di ricerca di un progetto Marie Curie Intra-European Fellowship (ALBTUSMEDII), finanziato dalla Unione Europea. ALESSANDRO SEBASTIANI (a.sebastiani@sheffield.ac.uk), Marie Curie IE Fellow, University of Sheffield; MATTEO COLOMBINI (colombini.matteo82@gmail.com), Ass. Cult. Progetto Archeologico Alberese ; MARIO CYGIELMAN (cygielman@virgilio.it), Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana; ELENA CHIRICO (chiricoelena@gmail.com), Università di Siena. Le foto, ove non diversamente indicato, sono di Alessandro Sebastiani.

4 284 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico Fig. 1a - Loc. Spolverino (Alberese, GR). Vista aerea dell area del quartiere manifatturiero (Foto P. Nannini, gentile concessione SBAT). Fig. 1b - Planimetria del sito.

5 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 285 (Figg. 1a, 1b). Dalla sua realizzazione nel corso del I secolo, l edificio ha visto alternarsi almeno due impianti per la produzione del vetro, una bottega per la lavorazione di oggetti in osso e un atelier metallurgico. Al fine di fornire un quadro di insieme delle vicende insediative di questo sito si riporta una tabella riassuntiva delle differenti fasi. In questo articolo è nostra intenzione focalizzare l attenzione sugli impianti produttivi del vetro e dei metalli databili tra il III e il V secolo contribuendo, speriamo, al crescente dibattito sulla nascita di queste officine artigianali sia in contesti urbani, sia rurali. Periodizzazione Cronologia Strutture/Tipo insediamento Periodo I Età imperiale Costruzione del complesso in opera incerta Periodo II Età severiana Costruzione dell atelier per la lavorazione/ produzione del vetro Periodo III IV-V secolo Costruzione dell officina metallurgica Periodo IV fine del V - Necropoli prima metà del VI secolo Periodo V VI secolo - Età moderna Conversione ad uso agricolo e successive alluvioni del fiume Ombrone Atelier del vetro (Fig. 2) Questo impianto pare essere quello più complesso dal punto di vista strutturale e organizzativo degli spazi lavorativi. Se a seguito delle indagini del 2010, quando l officina fu parzialmente investigata, si poteva pensare a un semplice atelier artigianale (SEBASTIANI 2011), lo scavo del 2011 e il rinvenimento di altri ambienti funzionali fanno ora propendere per una produzione di tipo manifatturiero. Il complesso si articola principalmente in tre vani distinti: il primo è un ambiente di forma rettangolare, costruito a ridosso delle murature di età imperiale, le cui fondazioni sono coperte da uno strato ben databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo, realizzato con perimetrali in tecnica mista, ovvero con un basamento in pietra ed alzato in argilla. Al suo interno sono presenti almeno due forni, assieme ad una struttura in muratura di forma semi-circolare. Le due fornaci rinvenute sono circolari in pianta e si conservano in elevato per soli cm. Al loro interno è presente un foro rivestito con parti di dolia di riutilizzo, a foderare l incavo (Fig. 3). È possibile avanzare l ipotesi che questa parte servisse alla raccolta delle ceneri derivanti dalla camera di combustione, localizzabile subito al di sopra, ma di cui non si è conservata, sfortunatamente, nessuna traccia. La struttura semi-circolare, invece, posta a metà tra i due forni, può essere interpretata come bancone di lavoro degli artigiani dell atelier: avvalora

6 286 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico Fig. 2 - Atelier del vetro, planimetria. Fig. 3 - Atelier del vetro: dall alto in senso orario, forno sud-ovest, forno nord-est, dolium posto a foderare l interno delle fornaci.

7 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 287 questa ipotesi, oltre alla sua posizione, anche il rinvenimento ancora in situ di un fondo di un dolium, utilizzato per garantire la presenza di acqua durante le fasi di lavorazione. Da questo ambiente si accedeva direttamente alla fornace da tempra, posta all esterno, ma la cui imboccatura è da collocarsi lungo il perimetrale S-W del vano rettangolare. Questa è a pianta circolare, di circa 4 m di diametro e realizzata nella sua fondazione con pietrame di varia pezzatura, legato da calce, mentre l alzato era realizzato con laterizi ed embrici di copertura. Si tratta di una tecnica edilizia particolare che sfrutta le alette laterali degli embrici per alloggiare al loro interno i laterizi che compongono la muratura. Tra questi vale la pena ricordare la presenza di un mattone bollato (CIL XV, 277 = LSO 284, Fig. 4) afferente alla figlina dei Domitii, sicuramente di riutilizzo. L interno della fornace era pavimentato in sesquipedales integri, con alcuni ritagli specie in prossimità del contorno del perimetro. Infine, la volta era realizzata in argilla concotta, rinvenuta completamente collassata al di sopra della menzionata pavimentazione. Per agevolare l accesso alla fornace da tempra era presente, inoltre, un lacerto murario realizzato in opera laterizia e alloggiato in una fossa all interno del vano rettangolare: la forte presenza di contesti di bruciato misti a ceneri e carboni registrati a riempimento di questa fossa fanno protendere ad una sua Fig. 4 - Grande fornace da tempra. Mattone bollato della figlina dei Domitii (CIL XV 277 = LSO 284) in giacitura secondaria.

8 288 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico funzione collettiva dei derivati del fuoco realizzato all interno della fornace da tempra. Completa, infine, l atelier del vetro un altro ambiente di forma quadrangolare (Ambiente IV, vedi Fig. 1) la cui funzione al momento è ignota, poiché non sono state portate a termine le indagini archeologiche. Sicuramente, però, essendo l unico vano in connessione tramite una soglia con l ambiente rettangolare che ospitava le fornaci e il bancone, pare chiaro un suo utilizzo in connessione con la lavorazione e produzione di vetro. Durante lo scavo di questo impianto è apparsa evidente la sua vocazione alla produzione del vetro. Sebbene non si disponga al momento in cui scriviamo di analisi chimiche sui reperti vitrei rinvenuti, sono stati raccolti oltre 10 kg di vetro frantumato, per lo più orli, colli e fondi di bottiglia, anche se non mancano altre forme come scodelle, coppette o lastre da finestre. Sono state recuperate inoltre delle scorie di lavorazione, tuttora in corso di studio, alcune gocciolature su pietra e un bastoncino di vetro utilizzato per realizzare decorazioni applicate in policromia. Sembra ipotizzabile dalla dimensione minuta e dalla tipologia coerente dei frammenti vitrei che sul sito fosse praticata sia la selezione di determinati colori, sia la frammentazione delle forme da riutilizzare. Appare comunque ovvio, data la presenza di forme vitree attribuibili a una fase cronologica precedente alla realizzazione dell impianto (Fig. 5), che questo atelier utilizzasse vecchi vetri per rifonderli in nuovi oggetti da destinare ad un mercato che sicuramente traeva vantaggio dalla presenza di un approdo sul fiume Ombrone. La presenza poi di fondi di bicchiere/calice di fine V secolo, garantiscono la sua continuità di utilizzo per tutto il periodo tardo-antico. Atelier del metallo Tra la fine del III e la prima metà del V secolo il sito di Spolverino si dota anche di un officina per la lavorazione dei metalli che, affiancandosi all atelier del vetro, caratterizza il complesso artigianale come un impianto manifatturiero polifunzionale. Lo scavo stratigrafico ha, infatti, messo in luce una serie di accumuli di cenere e carboni che, trovandosi immediatamente sotto gli strati di crollo, sigillavano un contesto esteso all interno di due degli ambienti di Spolverino (Ambiente I e II, Figg. 1, 6). Tra fine del III e la prima metà del IV secolo, infatti, sul livellamento di strati di accumulo provenienti dalle attività svolte negli ambienti nei secoli precedenti, fu steso uno strato sottile di malta che costituirà il successivo pavimento dell impianto produttivo per metalli. Contemporaneamente fu aperta una soglia sul perimetrale nord-est dell Ambiente I per consentire l accesso al

9 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 289 Fig. 5 - Atelier del vetro. Tavola riassuntiva delle forme vitree rinvenute (Disegni E. Rubegni, Università di Siena). 1. Coperchio Is. 66b (I secolo d.c.); 2. Balsamario Is. 28b (I secolo d.c.); 3. Coppa Is. 40 (I secolo d.c.); 4. Coppetta (I-II secolo d.c.); 5. Bottiglia Is. 50 (I-III secolo d.c.); 6. Orlo di bicchiere (II-III secolo d.c.); 7. Lastra da finestra (II-III secolo d.c.); 8-9. Parete incisa (II-III secolo d.c.); 10. Piatto inciso (II-III secolo d.c.); 11. Piede a listello di grande olla (IV- V secolo d.c.); Piedi a disco di bicchiere Is. 111 (V-VI secolo d.c.); 16. Vago di collana (datazione incerta); 17. Bracciale (datazione incerta); 18. Piattino (datazione incerta); 19. Collo di bottiglia/balsamario (datazione incerta).

10 290 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico Fig. 6 - Atelier del metallo. Planimetria. 1. Ripostiglio di oggetti metallici; 2. Buche di palo per tettoia; 3. Forgia; 4. Traccia del mantice; 5. Vasca in cocciopesto; 6. Buche di palo di incerta funzione; 7-8. Sepoltura tardoantica. limitrofo vano. L altro passaggio, che doveva portare verso altri spazi dell impianto forse adibiti a differenti attività produttive, si trovava invece nel perimetrale nord-ovest. Il cuore produttivo dell atelier era costituito da una fornace per basso-fuoco a pianta rettangolare di 140 x 80 cm, realizzata con mattoni di reimpiego (principalmente si tratta di mattoni recanti il bollo SAXP, afferenti ad una figlina dei Gobati, Fig. 7) e con un elevato in incannucciato e argilla concotta rinvenuto parzialmente all interno degli strati di crollo. Tale struttura si appoggiava al perimetrale nord-ovest dell ambiente sul quale fu ricavato un taglio per meglio alloggiare la copertura del basso-fuoco. Subito al di sotto del basso-fuoco sono stati rinvenuti almeno due canali di arrostimento del minerale, fondamentali per la sua riduzione (Fig. 8): durante il processo, infatti, erano rilasciati i diossidi di carbonio dai minerali carbonati e l acqua in eccesso. Il calore, inoltre, favoriva la rottura dei minerali più duri aumentandone la superficie esposta all azione del monossido di carbonio: una

11 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 291 Fig. 7 - Atelier del metallo, Ambiente I. Particolare dei laterizi bollati, riutilizzati come base della forgia/basso fuoco, in positivo (sinistra) e negativo (destra). Fig. 8 - Atelier del metallo, Ambiente I. I due canali di arrostimento dei metalli.

12 292 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico volta preparato, il minerale era quindi pronto per la successiva lavorazione all interno della fornace. Attorno ad esso, lo scavo archeologico ha permesso l identificazione di almeno sei buche per palo di diversa profondità e diametro che, disegnando un semicerchio nel pavimento in malta, caratterizzano il perimetro di quella che doveva essere una piccola tettoia in legno poggiante sul perimetrale occidentale. All esterno di essa si aprivano i due accessi dei quali uno, a nord-ovest, portava in spazi non indagati nel corso della campagna di scavo poiché troppo vicini al corso del fiume Ombrone mentre l altro, a nord-est, si apriva direttamente sull Ambiente II. Una buca di più grandi dimensioni, posta immediatamente a destra della base del basso-fuoco, potrebbe essere la traccia in negativo del mantice o dell incudine. Lo scavo stratigrafico ha permesso di comprendere come le due stanze tra IV e V secolo funzionassero assieme per ovviare a tutte le fasi del ciclo di lavorazione dei metalli: circa un terzo dell Ambiente II fu, infatti, rivestito di malta idraulica per realizzare una vasca di 400 x 150 cm utile alla raccolta dell acqua. Quello delineato è dunque un atelier composto da due vani con una serie di strutture, che presuppongono un ciclo di lavorazione abbastanza complesso e, sicuramente, portato avanti da più persone. Per identificare l oggetto della produzione, invece, è stato utile scavare gli oltre cento strati di accumulo di ceneri e carboni che si trovavano nello spazio prospiciente al basso-fuoco: al loro interno sono stati recuperati moltissimi manufatti, la maggior parte dei quali in bronzo, che costituivano il materiale da rifondere e trasformare. È interessante osservare come nella massa di oggetti rinvenuti, un numero consistente fosse composto da monete di cronologia molto eterogenea, compresa tra la fine del II secolo e il IV secolo, forse utilizzate per la rifusione del metallo contenuto al loro interno. A conferma di tale ipotesi, vi è anche la scoperta nel lato sud-ovest dell Ambiente I, appena fuori dalla tettoia, ma vicino al basso-fuoco, di una fossa di 80 x 40cm, profonda 15 cm, coperta da una lastra di marmo frammentata in tre parti. Al suo interno sono stati rinvenuti chiodi in ferro e bronzo assieme a quattro monete: si trattava probabilmente di un ripostiglio atto a raccogliere elementi utili alla rifusione nel basso-fuoco (Fig. 9). Altre residue tracce di strutture pertinenti a questo impianto sono state riscontrate nell Ambiente II come dimostra la presenza di dieci buche di palo. Purtroppo l interferenza di una più tarda sepoltura ha compromesso la comprensione planimetrica e funzionale di queste evidenze. Sul piano pavimentale in malta, sempre nello stesso ambiente, inoltre, sono stati rinvenuti piani di calpestio fortemente degradati e realizzati in terra battuta, con consistenti tracce di arrostimento e bruciato, segno forte di una continuità produttiva con il vicino basso-fuoco.

13 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 293 Fig. 9 - Atelier del metallo, Ambiente I. Particolare della lastra di marmo a copertura del ripostiglio di oggetti in metallo destinati alla rifusione. Conclusioni Gli impianti riconosciuti a Spolverino, per i dati dimostrati dalla ricerca archeologica, sembrano concludere le loro attività entro la fine del V secolo. Successivamente, anche se non è l argomento centrale di questo intervento, il sito sarà interessato da frequentazioni più o meno sporadiche e organizzate per poi accogliere una necropoli. La costruzione dell atelier del vetro all esterno del complesso in opera incerta si registra nel corso del III secolo; la vocazione a questo tipo di produzione, però, si attesta a Spolverino almeno dal periodo primo imperiale, subito dopo la metà del I secolo, come la campagna di scavi 2012, ancora inedita, parrebbe dimostrare. La costruzione dell atelier di III secolo appare, però, come una chiara conseguenza delle mutate esigenze produttive e della ricerca di un incremento di produzione a fronte di una nuova richiesta del mercato. La grande fornace da tempra sicuramente garantiva una discreta quantità di prodotti finiti, i quali potevano poi rifornire mercati più o meno locali attraverso le rotte di cabotaggio o lungo la via Aurelia. Le future campagne di scavo

14 294 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico permetteranno di comprendere meglio la reale estensione del primo atelier, ospitato all interno del così detto Ambiente I e del quale sopravvivono a livello di fondazione le tracce di una fornace circolare, del tutto uguale a quelle riscontrate nel complesso manifatturiero più tardo, e l impronta in negativo di un grande dolium rinvenuto poi frammentato a poca distanza. Se i dati di scavo confermassero nel futuro prossimo questa indicazione, saremmo di fronte ad un impianto artigianale/manifatturiero di prima vocazione, che sin dalla sua fondazione si dedica alla produzione e allo smercio di una serie di oggetti. Il progressivo caratterizzarsi di Spolverino come complesso produttivo a vocazione polifunzionale ha una sua fase cruciale agli inizi del III secolo quando, all interno dell Ambiente I, si sviluppa un laboratorio per la lavorazione dell osso, mentre, all esterno dell impianto, viene organizzato il grande atelier per la produzione ed il riciclo del vetro. Con la fase nuova di rimodellazione del complesso produttivo di Spolverino si ha, infine, la creazione dell atelier per i metalli, immediatamente successivo a quello dei manufatti in osso all interno dell Ambiente I. Nel corso del IV secolo fino a buona parte della seconda metà del successivo, il panorama produttivo si caratterizza, almeno per i dati finora emersi, per la realizzazione di oggetti in vetro e in metallo, principalmente in bronzo. Due punti necessitano di un breve approfondimento. Il primo riguarda il ciclo produttivo di questi due atelier, che per motivi cronologici sono quelli esaminati in questo articolo. Gli scavi effettuati sin dal 2010 non hanno registrato la presenza di materie prime da trattare al fine di produrre nuovi oggetti. Questo è valido sia per il ciclo del vetro, sia per quello dei metalli. La quantità di manufatti in vetro recuperata all interno dell atelier di età severiana è notevole, soprattutto se relazionata al tipo di insediamento di cui stiamo trattando, ovvero un contesto rurale, sorto in prossimità di un fiume in alcuni tratti navigabile, ma comunque interessato dalla presenza di una grande arteria viaria. Questi oggetti in vetro sono da considerarsi rottami da riciclo per almeno due ragioni: a) sono di datazione incoerente con la cronologia di fondazione dell impianto (circa anni precedenti) e quindi chiaramente collezionati in siti limitrofi o arrivati via mare per essere rifusi (oltretutto la loro deposizione è avvenuta in fase con le ultime attività registrabili, ovvero nel corso del V secolo); b) si conservano in frammenti per lo più minuti, di colli, orli e fondi, con una possibile, seppur ancora da definire, selezione dei colori. Nessun panetto di vetro grezzo è stato rinvenuto durante gli scavi, almeno che non si celi all interno dei depositi ancora da scavare del così detto Ambiente IV che, come abbiamo visto, è in comunicazione con l atelier descritto. Stesso argo-

15 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 295 mento vale per l altra officina, quella dei metalli: la presenza di numerosi oggetti tesaurizzati al di sotto di una lastra di marmo, così come il rinvenimento di numerose monete di epoca precedente all impianto, fanno presupporre anche in questo caso una vocazione al riciclo. A quanto pare si tratta di una tendenza ben presente nel territorio rosellano, se si pensa alla vicina officina/bottega di fine IV - metà V secolo individuata al di sopra delle terme oramai abbandonate della c.d. Domus dei Mosaici di Roselle (MI- CHELUCCI 1985; SEBASTIANI 2011). Il secondo è il contesto sociale entro il quale questi impianti furono realizzati e successivamente gestiti. Il loro perdurare nel corso di almeno due secoli e mezzo, con una cronologia iniziale attorno al 200 d.c. per quanto riguarda l atelier del vetro e successiva di un secolo per quello dei metalli, investe pienamente alcune problematiche legate alla nascita di nuovi soggetti sociali nel corso della lunga tarda antichità (BROWN 1971; WARD-PERKINS 2005). La presenza di alcuni bolli laterizi, come visto in precedenza, prodotti da officine urbane connesse alla figlina dei Domitii lascia presuppore che almeno entro i primi venti anni del II secolo questo territorio rientrasse nell orbita commerciale e forse nei possedimenti di questa famiglia. A parziale conferma di questo dato basti ricordare come anche nella vicina villa di Montesanto (POGGESI 2004) o nella mansio di Hasta siano presenti ulteriori attestazioni dei Domitii (CELUZZA 2002, p. 204, n. 10). Si potrebbe ipotizzare, allora, un unico sistema economico, e di diretto controllo aristocratico alla base della nascita del quartiere artigianale di Spolverino sotto l influenza della vicina villa di Montesanto. Le infrastrutture di supporto al cabotaggio, il vero e proprio approdo, possono rientrare in quella scelta politica dettata direttamente dall Impero e che vide da Domiziano sino ad Antonino Pio un interesse diffuso nella nascita, gestione e modellazione di questi porti lungo la via Tirrenica (CIAMPOLTRINI, RENDINI 2004). La necessità di approvvigionare Roma con derrate e merci ne è la causa naturale. A fianco di queste infrastrutture pubbliche, però, sorgono impianti produttivi di chiara natura privata, come quelli attestati all Albinia (PALLECCHI 2009), e, forse come quelli riscontrati a Spolverino. Un forte cambiamento si registra all alba o nel corso dei primissimi decenni del III secolo e ha i suoi risvolti sia negli insediamenti circostanti, sia a Spolverino (CYGIELMAN et al. 2011; VACCARO 2007; 2008; 2011). Pur mancando elementi certi per definirne le sfumature, non pare rischioso azzardare l ipotesi di un cambiamento di proprietà nella gestione di questa fascia territoriale il cui punto di riferimento poteva essere ancora la villa di Montesanto. È possibile che si tratti di un espressione precoce di quei wealthy aristocrats

16 296 Alessandro Sebastiani, Matteo Colombini, Mario Cygielman, Elena Chirico (WARD-PERKINS 2000), che accumularono proprietà nel corso del periodo tardoantico. Non è, inoltre, da escludere un lento ma decisivo processo di privatizzazione dell approdo da parte di questa nuova classe aristocratica, che traendo vantaggi dai commerci dei prodotti realizzati in questi atelier creò la sua stessa ricchezza. Le future indagini archeologiche permetteranno di definire meglio gli orizzonti cronologici entro i quali questi processi ebbero luogo. Risulta chiaro sin da ora, però, come lo scavo sistematico di una realtà residenziale nell areale di Spolverino rappresenti l elemento chiave per la comprensione di questo modello insediativo complesso e dalla lunga durata. ALESSANDRO SEBASTIANI, MATTEO COLOMBINI, MARIO CYGIELMAN, ELENA CHIRICO Bibliografia P. BROWN, 1971, The world of Late Antiquity from Marcus Aurelius to Muhammad, London. C. CITTER, 1995, Siti, approdi, viabilità da Alberese a Castiglione della Pescaia dalla preistoria all età moderna, in S. BUETI (a cura di), Il Forte di San Rocco, Grosseto, pp M.G. CELUZZA, 2002, Dalla riconversione delle ville alla crisi ( d.c.), in A. CARANDI- NI, F. CAMBI (a cura di), Paesaggi d Etruria. Valle dell Albegna, Valle dell Oro, Valle del Chiarone, Valle del Tafone, Roma, pp G. CIAMPOLTRINI, P. RENDINI, 2004, Il sistema portuale dell ager Cosanus e delle isole del Giglio e di Giannutri, in R. TURCHETTI, A. GALLINA ZEVI (a cura di), Le strutture dei porti e degli approdi antichi, Soveria Mannelli, pp M. CYGIELMAN et al = M. CYGIELMAN, E. CHIRICO, M. COLOMBINI, A. SEBASTIANI (a cura di), Dinamiche insediative alla foce del fiume Ombrone: il porto di cabotaggio di Rusellae a Spolverino, «Notiziario della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana», 6, pp M. MICHELUCCI, 1985, Roselle. La Domus dei Mosaici, Montepulciano, Siena. Materiali 8 = F. GHIZZANI MARCÌA, C. MEGALE (a cura di), Materiali per Populonia 8, Pisa S. PALLECCHI, 2009, Un panorama che cambia. Albinia dopo la fine delle grandi fornaci, in Materiali 8, pp G. POGGESI, 2004, I rinvenimenti di età romana nel territorio di Alberese: le Frasche e Montesanto, in M. CYGIELMAN (a cura di), La Villa romana di Nomadelfia. Aspetti dell insediamento rurale nel territorio rusellano, Arcidosso, pp E. REPETTI, 1843, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, V, Firenze. A. SEBASTIANI, 2011, Nota su due strutture produttive tardo romane nell ager Rusellanus: la bottega di un mastro vetraio a Spolverino (Alberese, GR) e l officina metallurgica a Rusellae (Grosseto), in

17 Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR) 297 E. VACCARO, 2007, L occupazione tardoantica delle grotte di Scoglietto e Spaccasasso, in C. CAVANNA (a cura di), La preistoria nelle grotte del Parco Naturale della Maremma, Atti del Museo di Storia Naturale della Maremma, suppl. 22, Grosseto, pp E. VACCARO, 2008, An overview of rural settlement in four river basins in the province of Grosseto on the coast of Tuscany (200 B.C. - A.D. 600), «JRA», 21, pp E. VACCARO, 2011, Sites and pots: settlement and economy in southern Tuscany (AD ), «BAR», International Series 2191, Oxford. B. WARD-PERKINS, 2000, Specialized production and exchange, «The Cambridge Ancient History», XIV, pp B. WARD-PERKINS, 2005, The fall of Rome and the end of civilization, Oxford.

18 INDICE Una stagione di ricerche a Populonia e la sua crisi di D. Manacorda 5 Materiali per Populonia: una proposta di indice ragionato di S. Anastasio, G. Facchin, A. Patera 17 L accessibilità fisica e culturale dell acropoli di Populonia: problematiche aperte e sviluppi futuri di M. Coccoluto 43 PARTE PRIMA L acropoli di Populonia Poggio del Telegrafo: l ultima fase residenziale di G. Bartoloni, M. Milletti, F. Pitzalis 57 L area dei templi e la pendice nord del Poggio del Telegrafo di M.L. Gualandi 77 Il saggio IV di A. Campus, S. Della Giustina, L. La Rosa 83 Una lastra marmorea dal saggio IV: aspetti conservativi di F. Cavari 103 Il rilievo digitale della cisterna nel saggio IV di C. Cecere, L. Paris 115 Una fossa rituale nel saggio IV di O. Raffo 129 Le hostiae animales dalla fossa rituale del saggio IV di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti 139 Il Saggio XXV (2011) di N. Balistreri, V. Di Cola, E. Torella 159 Un Titulus Populoniensis dal Saggio XXV di E. Benelli 189

19 410 Indice PARTE SECONDA Il territorio di Populonia Nuovi dati dagli scavi nella Pineta del Casone e considerazioni sull evoluzione dell area tra età del Bronzo ed età romana di G. Baratti 211 Nuovi dati dagli scavi del cimitero e delle chiese medievali di S. Cerbone a Baratti (Populonia - LI), campagna di scavo 2011 di F. Redi, A. Forgione, F. Savini 229 Il forte tardo-repubblicano di Poggio del Molino: controllo e difesa di un territorio di C. Megale 245 Una cetaria a Poggio del Molino. Nuove evidenze per la lavorazione del pesce nel territorio di Populonia di S. Genovesi 259 Falesia, 1 novembre 417 di G. De Tommaso 273 PARTE TERZA Oltre i confini di Populonia Il quartiere artigianale di Spolverino (Alberese, GR): impianti di lavorazione dei metalli e del vetro tra il III e il V secolo d.c. di A. Sebastiani, M. Colombini, M. Cygielman, E. Chirico 283 Evoluzione del paesaggio agro-forestale nell Etruria settentrionale costiera tra III secolo a.c. e XIII secolo d.c. di M.P. Buonincontri, G. Di Pasquale 299 La costa laziale. Lagune, scali, santuari: un confronto di P. Liverani 315 Tra Età del bronzo e Età del ferro in Corsica e in Sardegna: riflessioni alla luce delle nuove indagini condotte a Puzzonu (Quenza, Corse-du-Sud) di M. Milletti, K. Pêche-Quilichini, S. Amici, C.C. Carraro, C. Mottolese, A. Volpi 331 Cuciurpula, Serra-di-Scopamena/Sorbollano (Corse-du-Sud): nuovi dati sull insediamento protostorico (campagna 2012) di K. Pêche-Quilichini, J. Mayca, L. Martin, S. Delvaux, M. Lambert, E. Biancifiori, L. Sagripanti, E. Sartini 367

20 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I Pisa - Finito di stampare nel mese di novembre 2015

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