Selvicoltura sostenibile e dinamiche naturali in foresta: il caso degli abieteti a taglio saltuario

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1 Selvicoltura sostenibile e dinamiche naturali in foresta: il caso degli abieteti a taglio saltuario Gianfranco Minotta Dip. AGROSELVITER, Università di Torino Convegno: Bosco, incendi e disturbi naturali, Torino 23 febbraio 2011

2 ABIETETI Si tratta di Boschi misti di conifere delle Alpi orientali a prevalenza di abete rosso (Picea abies) ed abete bianco (Abies alba), con presenza più o meno sporadica di larice (Larix decidua) e latifoglie del piano montano (Acer spp., Sorbus spp., etc ). Sono assimilabili alle abetine endalpiche a picea o alle peccete montane endalpiche variante ad abete bianco delle Alpi occidentali.

3 Da alcuni secoli questi boschi sono soggetti ad una forma tradizionale di trattamento (taglio cadorino) la quale dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi è stata ridefinita in senso moderno da diversi autori (taglio saltuario).

4 Questa forma di trattamento si basa sostanzialmente sulla riproduzione - attraverso il cosiddetto taglio di curazione - dei disturbi naturali considerati più frequenti in queste cenosi forestali (disturbi di piccola intensità che interessano singole piante o gruppi di piante di dimensioni piccole o medie)

5 Ciò determina una dinamica del popolamento forestale rapportabile, per molti caratteri, a quella ritenuta tipica delle foreste non gestite dall uomo

6 Foreste naturali Foreste gestite (adattato da Oldeman, 1990) Fase di Degradazione assente Oldeman Leibungdgut (1990) (1978) Mayer (1980) Innovation phase (fase di Rinnovazione) Verjungungs phase Taglio piante mature Fase di Rinnovazione: area dominata da rinnovazione ben affermata.(indice di rinnovazione >100), di altezza compresa tra 0.2 m e 2 m, solitamente raggruppata in nuclei. Forte interazione con spp. erbacee e la fauna. Disturbo Aggradation phase (fase di Costruzione) Biostatic phase (fase di Biostasi) Degradation phase (fase di Degradazione) Initialphase Optimalphase Terminalphase Zerfallsphase Fase di Biostasi: area dominata dagli alberi del presente. Reiterazioni nei rami e nel fusto. Piante di altezza superiore ai m (P. abies) o ai m (A. alba). Diradamenti Fase di Costruzione iniziale: area dominata dagli alberi del futuro, di altezza compresa tra 2 m e 10 m. Rapida crescita e inizio differenziazione in altezza. Fase di Costruzione avanzata: area dominata dagli alberi del futuro, di altezza superiore ai 10 m. Si accentua la stratificazione verticale.

7 Mosaico forestale (foresta gestita) Insediamento Rinnovazione Costruzione iniziale Costruzione avanzata Biostasi

8 Fase di Sviluppo Insediamento Rinnovazione Costruzione iniziale Costruzione avanzata Biostasi Durata (anni) Superficie media dei gruppi (m 2 ) Totale (età piante mature) 165 Durata temporale delle diverse fasi di sviluppo e superficie media dei corrispondenti gruppi nell ambito del mosaico forestale

9 Densità delle piante per 100 m 2 di ciascuna fase e per classe di altezza. All interno di ciascuna fase, i numeri in grassetto rappresentano le piante dello strato superiore, quelli in corsivo rappresentano le piante del sottobosco. (da Grassi et al mod.) Fase di sviluppo Numero di piante per 100 m 2 di ciascuna fase e classe di altezza >33 totale Rinnovazione Costruzione iniziale Costruzione Biostasi

10 FASE DI SVILUPPO CARATTERISTICHE MEDIE DELLE PIANTE AL TERMINE DI OGNI FASE DI SVILUPPO Età (anni) Altezza D1,30 (metri) (cm) Incremento in altezza (cm anno 1 ) Incremento diametrico (cm anno -1 ) Incremento di area basimetrica (cm 2 anno -1 ) Rinnovazione 31 2,0 1,5 8,6 Costruzione iniziale 52 10,0 11,5 38,1 0,48 4,9 Costruzione avanzata ,0 51,2 34,3 0,59 29,2 Biostasi ,7 66,2 10,1 0,33 32,3

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15 Biostasi 27% TEMPO (anni) 165 Insediamento 10 6% 13% Rinnovazione 29% 9% 7% AREA (tot 1.5 ha) 45% 10% 13% 53 Costruzione iniziale 41% Costruzione avanzata Rappresentazione schematica dell equilibrio strutturale nei boschi della val Visdende trattati a taglio saltuario.

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17 Micrositi riscontrabili in foresta in relazione al clima luminoso C E C E G C C G= Gap (Luminosità elevata) CE= Canopy edge (Luminosità intermedia) CC= Closed canopy (Luminosità scarsa)

18 P. abies, ADR>1 A. alba, ADR >1 Saplings (height >0.4m and <5 m): P. abies, ADR <1 A. alba, ADR <1 P. abies, declining A. alba, declining N m Rappresentazione schematica della distribuzione della rinnovazione naturale in funzione della struttura del soprassuolo adulto Figure 1.

19 Species Abies alba Picea abies position Gap Canopy Closed total Gap Canopy Closed total edge canopy edge canopy vigour ADR > 1 59 (18) 80 (24) 17 (5) 156 (47) 252 (33) 206 (27) 25 (3) 483 (63) ADR < 1 24 (7) 84 (25) 70 (21) 178 (53) 57 (7) 165 (22) 60 (8) 282 (37) total 85 (25) 164 (49) 87 (26) 334 (100) 309 (40) 371 (49) 85 (11) 765 (100) Numero totale dei semenzali monitorati ripartito per specie, posizione (Gap, Canopy edge e Closed canopy ) e vigore. La superficie relativa delle situazioni di gap, canopy edge e closed canopy è, rispettivamente, del 22%, 32% e 46% I numeri tra parentesi indicano la % rispetto al n. totale di semenzali per ciascuna specie.

20 OSSERVAZIONI E CONCLUSIONI

21 La selvicoltura realizzata negli abieteti del Cadore si caratterizza per la realizzazione di interventi di bassa intensità, localizzati e frequenti (ogni12-15 anni) che tendono a mimare i disturbi naturali ritenuti tipici di questa tipologia forestale.

22 Questo modo di operare: - determina la presenza diffusa di nicchie ecologiche favorevoli alla rinnovazione naturale delle specie arboree costituenti la cenosi (condizioni di Canopy edge ) - consente il raggiungimento di uno stato di equilibrio dinamico a vantaggio della stabilità della cenosi.

23 Il criterio di diametro di recidibilità tende oggi a sfumare in relazione alla riconosciuta importanza di conservare in bosco piante di grandi dimensioni per finalità non produttive (biodiversità, etc..)

24 I prelievi legnosi si attestano intorno al 50% dell incremento ed i valori medi di provvigione (~ 300 m 3 ha -1 ) sono compatibili con il criterio della provvigione minimale (sensu Ciancio 2010). La qualità delle produzioni legnose è elevata.

25 In relazione a quanto sopra e pur con la possibilità di ulteriori miglioramenti (necromassa?) il sistema esposto, il quale si basa sostanzialmente su saperi locali, rappresenta una modalità operativa compatibile con i 6 criteri della selvicoltura sostenibile definiti in ambito europeo (Lisbona, 1998)

26 Pertanto, questi soprassuoli potrebbero fornire utili riferimenti per una selvicoltura sostenibile (polifunzionale) in boschi comparabili sotto il profilo tipologico.

27 GRAZIE

28 CONCLUSIONI Il metodo selvicolturale applicato comporta comunque una forte contrazione del ciclo forestale rispetto ai tempi naturali. La continuità nello spazio e nel tempo della rinnovazione naturale appare legata soprattutto alla frequenza delle condizioni di margine. Una elevata variabilità strutturale favorisce la presenza di rinnovazione affermata al di sotto delle piante mature e quindi una rapida occupazione dello spazio reso disponibile con il taglio di curazione. Il sostanziale equilibrio strutturale osservato per via sperimentale conferma ulteriormente la sostenibilità del metodo selvicolturale applicato.

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30 (da Bagnaresi et al. 2002) 0m