PRESENTAZIONE Lo Sviluppo Sostenibile è un progetto pluridisciplinare realizzato dalle classi quarte dell Istituto Tecnico Commerciale di Zogno.

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1 Progetto pluridisciplinare anno scolastico 2009/2010 Classi 4A -4B ITC Gruppo di progetto professori: Personeni Daniele, Ghisalberti Antonio, Omacini Silvana, Maiorano Maria. PRESENTAZIONE Lo Sviluppo Sostenibile è un progetto pluridisciplinare realizzato dalle classi quarte dell Istituto Tecnico Commerciale di Zogno. 0

2 Oggetto di analisi è stato il concetto di sviluppo sostenibile secondo un approccio pluridisciplinare; all analisi economica si è affiancata l analisi sociale ed etica che il concetto richiama. A completamento è stata effettuata un analisi economico-finanziaria del bilancio d esercizio di una ONLUS che si occupa di cooperazione internazionale e si è approfondito l aspetto economico relativo allo sviluppo di uno dei paesi più poveri del mondo. Il progetto è stato proposto e coordinato dal professore Personeni Daniele; il gruppo di progetto è costituito dai professori Personeni Daniele (Diritto ed Economia), Ghisalberti Antonio(Religione), Omacini Silvana(Economia aziendale), Maiorano Maria(Geografia). Dal punto di vista metodologico il progetto si basa sulla didattica laboratoriale dove i docenti hanno un ruolo che non è più quello di trasmettitori di saperi ma di costruttori di saperi e di competenze; tale ruolo implica il passaggio dal sapere tradizionale al saper essere e al saper fare. L aula diventa quindi un laboratorio in cui gli studenti progettano, si confrontano, discutono e producono un risultato. Lo studente assume quindi un ruolo attivo costruendo un apprendimento per scoperta, affrontando problemi e compiti. Ridimensionato il ruolo della lezione frontale il progetto si è basato sul lavoro di gruppo sia in termini di ricerca che di rielaborazione; fondamentale è stata l attività di ricerca utilizzando il laboratorio informatico con la successiva realizzazione di questo elaborato. La visione di filmati relativi allo sviluppo sostenibile ha reso possibile una maggiore consapevolezza delle tematiche affrontate. Importantissimo è stato il contributo dato da relatori esterni che hanno tenuto tre incontri relativi alle tematiche della Cooperazione internazionale, della finanza etica e del Commercio equo e solidale. Di particolare rilievo assume il fatto che l analisi dello sviluppo sostenibile è stata agganciata al territorio analizzando le diverse esperienze legate allo sviluppo della Valle Brembana. L elaborato dal punto di vista contenutistico affronta il concetto di sviluppo sostenibile, indaga l ambito della cooperazione internazionale, della finanza etica e del commercio equo e solidale; analizza alcune delle fonti rinnovabili confrontandole con l energia nucleare, di recente tornata alla ribalta, affronta il tema dello sviluppo sostenibile in Valle Brembana ed analizza la situazione di uno dei paesi più poveri del mondo, la Sierra Leone. Il progetto viene discusso nell aula magna del liceo il giorno 8 giugno 2010 attraverso una presentazione in Power Point realizzata dagli studenti. Personeni Zogno 8 giugno 2010 Daniele Lo sviluppo sostenibile Indice La cooperazione internazionale 1

3 La finanza etica Il commercio equo e solidale Le fonti rinnovabili L energia nucleare Lo sviluppo sostenibile in Valle Brembana La Sierra Leone 2 In tr od uzione Il nostro modo di vivere, di consumare, di comportarsi, decide la velocità del degrado ambientale, la velocità con la quale viene utilizzata l'energia utile e il periodo di sopravvivenza della specie umana. Lo sviluppo dei sistemi economici industrializzati ha determinato problematiche di ordine economico, sociale e ambientale di non facile soluzione generando squilibri di varia natura. Uno squilibrio territoriale: guardando alle realtà economiche internazionali, appare netto il divario tra zone ricche e zone povere. Il processo di crescita economica ha provocato un profondo squilibrio tra le diverse aree del pianeta; lo sviluppo ha riguardato determinate aree geografiche, soprattutto a nord dell equatore.

4 Uno squilibrio distributivo: il 20% circa della popolazione mondiale dispone dell 87% circa delle risorse e, conseguentemente, l 80% della popolazione deve accontentarsi del 13% delle disponibilità; il reddito medio procapite dei paesi sviluppati è di circa dollari l anno, mentre quello dei paesi più poveri si aggira intorno ai 200 dollari. Uno squilibrio ambientale: lo sviluppo dei paesi industrializzati è avvenuto in modo rapidissimo, inizialmente disinteressandosi dell inevitabile impatto che avrebbe avuto sull ambiente. La crescita economica ha così innescato diverse minacce ecologiche quali l inquinamento dell acqua, l inquinamento dell aria, il buco dell ozono, l effetto serra, le piogge acide, la deforestazione e la desertificazione. Per decenni le risorse naturali sono state letteralmente saccheggiate per soddisfare l inesauribile smania di profitto e senza che nessuno, tanto meno le pubbliche autorità, intervenisse per porre dei limiti. Tutto ciò ha portato l uomo a riflettere sul concetto di sviluppo economico e ha prospettare un nuovo modello di sviluppo. Si arriva così al concetto di sostenibilità, intesa come l'insieme di relazioni tra le attività umane, la loro dinamica e l'ambiente. Queste relazioni devono essere tali da permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare le loro necessità e alle diverse culture umane di svilupparsi, ma in modo tale che le variazioni apportate alla natura dall'uomo stiano entro certi limiti così da non distruggere il contesto biofisico globale. Se riusciremo ad arrivare a un'economia da equilibrio sostenibile, le future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la nostra generazione ha avuto: è un rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte ancora da costruire, che passa dalla strada dell'equilibrio sostenibile. Concetto di sviluppo sostenibile Si definisce SVILUPPO SOSTENIBILE quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare quelli dell avvenire (Rapporto Brundtland, dal nome della presidente della Commissione, la norvegese Gro Harlem Brundtland) Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo (che include la crescita economica) che non compromette la possibilità delle future generazioni di progredire, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali. L'obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi, operando dunque in relazione ad un equilibrio ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile può essere espresso attraverso quattro dimensioni: Sostenibilità economica, come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni. Sostenibilità sociale, come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite (per classi e per genere). Sostenibilità ambientale, come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali. Sostenibilità istituzionale, come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione e giustizia. 3

5 Significa garantire una migliore qualità della vita per tutti, nel presente e per le generazioni future. Sviluppo sostenibile significa migliorare la qualità della vita, integrando tre diversi fattori: sviluppo economico, tutela dell ambiente, responsabilità sociale. Questi tre fattori sono dipendenti l uno dall altro. Questo tipo di sviluppo, infatti, coniuga in se le tre dimensioni fondamentali di Ambiente, Economia e Società. L azione ambientale, da sola, non basta ogni piano di politica di intervento deve necessariamente rispondere a una visione integrata tenendo conto degli impatti economici, sociali e ambientali che ne conseguono. Sostenibilità ambientale Per sostenibilità ambientale si intende la capacità di preservare nel tempo le tre funzioni dell ambiente: la funzione di fornitore di risorse, la funzione di ricettore di rifiuti e la funzione di fonte diretta di utilità. All interno di un sistema territoriale per sostenibilità ambientale si intende la capacità di valorizzare l ambiente in quanto elemento distintivo del territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimonio. Sostenibilità economica La sostenibilità economica può essere definita come la capacità di un sistema economico di generare una crescita duratura degli indicatori economici. In particolare, la capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni. All interno di un sistema territoriale, per sostenibilità economica, si intende la capacità di produrre e mantenere all interno del territorio il massimo del valore aggiunto combinando efficacemente le risorse, al fine di valorizzare la specificità dei prodotti e dei servizi territoriali. Sostenibilità sociale La sostenibilità sociale può essere definita come la capacità di garantire condizioni di benessere umano equamente distribuite per classe e per genere. All interno di un sistema territoriale per sostenibilità sociale si intende la capacità dei soggetti di intervenire insieme, efficacemente, in base ad una stessa concezione del progetto, incoraggiata da una concentrazione fra i vari livelli istituzionali. 4

6 Appare indispensabile, pertanto, garantire uno sviluppo economico compatibile con l equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale, nel rispetto della cosiddetta regola dell equilibrio delle tre E : ecologia, equità, economia. Tali dimensioni non devono essere considerate come elementi dipendenti ma devono essere analizzate in una visione sistematica, quali elementi che insieme contribuiscono al raggiungimento di un fine comune. Nel caso in cui le scelte di pianificazione preferiscano solo una o due delle sue dimensioni, non si verifica uno sviluppo sostenibile. Sarebbe preferibile rappresentare la sostenibilità dello sviluppo in tre cerchi concentrici evidenziando come l economia esiste all interno di una società ed entrambe esistono nell ambiente. Lo sviluppo tradizionale si caratterizza per il rapporto inverso con l'ambiente naturale. Questa situazione è durata migliaia di anni mostrando i primi segni di crisi soltanto nella seconda metà del novecento con l'emergere dei gravi fenomeni di inquinamento globale e di scarsità delle risorse (es. petrolio). Negli anni '80 5

7 ha trovato una rapida diffusione una teoria in base alla quale in un sistema chiuso come la Terra l'energia utilizzata non potrà mai essere recuperata completamente. Questa teoria reintroduce il concetto scientifico di limite in ottica globale in cui le risorse non sono infinite bensì scarse e le conseguenze ambientali sono un pericolo per l'esistenza stessa dell'uomo. Come si può vedere dal grafico lo sviluppo tradizionale ha man mano ridotto il capitale naturale trasformandolo in sviluppo economico. Questo processo può essere attenuato dalle innovazioni tecnologiche che spostano verso destra la curva senza però risolvere il problema alla base della scarsità. La risposta razionale può arrivare soltanto dall'introduzione di un nuovo tipo di sviluppo conosciuto come sviluppo sostenibile. Non si tratta di una negazione della crescita, come molti credono, bensì della crescita economica rispettosa dei limiti ambientali. Evoluzione del concetto Lo sviluppo sostenibile muove i primi passi tra gli anni 70 e 80 quando cresce la consapevolezza che il modello di produzione e consumo delle società industrializzate non poteva essere considerato compatibile con l'ambiente, soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali esauribili. Stoccolma 1972 La conferenza di Stoccolma del 1972 affronta il tema della "Terra come capitale da preservare, nella considerazione del rapporto critico tra crescita ed ecosistema e del processo irreversibile costituito dallo sfruttamento delle risorse non rinnovabili" e adotta una Dichiarazione all interno della quale la tutela dell ambiente diveniva parte integrante dello sviluppo, uno sviluppo compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse. Nella Dichiarazione di Stoccolma (Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'ambiente umano), redatta in questa occasione, vengono espressi, tra gli altri, questi principi: l'uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all'uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti... Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l'ambiente a favore delle generazioni presenti e future. le risorse naturali devono essere preservate attraverso un'adeguata pianificazione e gestione. bisogna mantenere la capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili essenziali la conservazione della natura deve avere un ruolo importante all'interno dei processi legislativi ed economici degli Stati 6

8 lo sviluppo economico e sociale è indispensabile bisogna arrestare le forme di inquinamento che possano danneggiare gli ecosistemi in modo grave o irreversibile nelle politiche e nelle azioni per preservare e migliorare l'ambiente, è necessario tenere presente le situazioni ed i bisogni particolari dei paesi in via di sviluppo i problemi ambientali internazionali dovrebbero essere affrontati in uno spirito di cooperazione da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, su un piano d'uguaglianza Rapporto Bruntland 1987 Dalla consapevolezza di voler operare verso azioni orientate alla ecogestione del territorio prende l avvio il concetto di Sostenibilità e Sviluppo Sostenibile, contenuto nel Rapporto Our Common Future (1987) della World Commission on Environment and Development (Commissione Bruntland), che gli diede la sua accezione più nota, ovvero lo sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri (definizione di Gro Harem Bruntland, primo ministro norvegese e presidente della commissione). Il concetto informatore di questo modello di sviluppo, compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse e capitale dell umanità, ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo è rappresentato dal raggiungimento di una migliore qualità della vita, dalla diffusione di una prosperità crescente ed equa, dal conseguimento di un livello ambientale non dannoso per l uomo e per le altre specie viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle risorse. Il WCED concluse perciò che ambiente e sviluppo non potevano essere considerate due sfide separate. Nel 1991 si riformula una successiva definizione di sviluppo sostenibile che riconduce lo stesso a tre condizioni generali concernenti l'uso delle risorse naturali da parte dell'uomo: il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione; l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell'ambiente non deve superare la capacità di carico dell'ambiente stesso; lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo. In tale definizione, viene introdotto anche un concetto di "equilibrio" auspicabile tra uomo ed ecosistema. Rio de Janeiro 1992 Con la Dichiarazione di Rio, composta da 27 principi, si delineò ulteriormente il concetto di Sviluppo Sostenibile, che prevedeva un integrazione dei temi dello sviluppo (economico-sociale) e dell ambiente. 7

9 La Conferenza di Rio de Janeiro o UNCED (United Nations Conference on Environment and Development, 3-14 giugno 1992, conosciuta anche come il Summit della Terra) fu la prima grande conferenza successiva al crollo dell Unione Sovietica e richiese due anni di intensi negoziati per la sua preparazione. Vi parteciparono rappresentanti di 172 stati, tra cui 108 capi di stato e di governo e decine di migliaia di persone e vi fu una notevole copertura da parte dei mezzi di comunicazione ( i giornalisti presenti). A Rio si discussero i problemi ambientali del pianeta e i loro legami con i problemi dello sviluppo sociale ed economico. Oltre 150 paesi firmarono due Convenzioni Internazionali: 1- una sui mutamenti climatici, 2- l'altra sulla protezione della diversità biologica. Tutte le delegazioni presenti approvarono: la Dichiarazione di Rio, un impegno sulla tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile una Dichiarazione di Principi senza valore legale sulla gestione, conservazione e sviluppo sostenibile delle foreste l'agenda 21, ampio ed articolato programma di azione che costituisce una sorta di manuale per lo sviluppo sostenibile del pianeta da qui al 21 secolo. L'Agenda 21 è composta da 40 capitoli, divisi in quattro sezioni: - Sezione I: Dimensioni Sociali ed Economiche include la lotta alla povertà, il cambiamento dei consumi e delle dinamiche demografiche, la promozione della salute e dei programmi sostenibili di popolamento, e l'integrazione delle problematiche relative all'ambiente e allo sviluppo. - Sezione II: Conservazione e Gestione delle Risorse per lo Sviluppo comprende la protezione dell'atmosfera, la lotta alla deforestazione, la protezione degli ambienti deboli, la conservazione della diversità biologica (biodiversità), e il controllo dell'inquinamento. - Sezione III: Rafforzamento del ruolo dei Major Groups comprende i ruoli dei gruppi di rappresentanza dei bambini e dei giovani, delle donne, delle ONG (Organizzazioni Non Governative) delle autorità locali, del commercio e dei lavoratori. - Sezione IV: Mezzi per l'esecuzione (del programma) comprende la scienza, la diffusione della tecnologia, l'educazione, le istituzioni internazionali e i meccanismi di finanziamento. Kyoto 1997 Nel 1997 venne creato il protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, attraverso il quale 169 nazioni del mondo si sono impegnate a ridurre le 8

10 emissioni di gas serra del 5.2% rispetto alle emissioni del 1990 per rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Grandi assenti furono gli Stati Uniti (responsabili, da soli, del 24% delle emissioni mondiali), i primi produttori di gas serra nel mondo. Per raggiungere questi obiettivi ora si lavora su due vie: - il risparmio energetico attraverso l'ottimizzazione sia nella fase di produzione che negli usi finali (impianti, edifici e sistemi ad alta efficienza, nonché educazione al consumo consapevole), - lo sviluppo delle fonti alternative di energia invece del consumo massiccio di combustibili fossili. Nel 2001, l'unesco ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che "la diversità culturale è necessaria per l'umanità quanto la biodiversità per la natura e la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale". In questa visione, la diversità culturale diventa il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, accanto al tradizionale equilibrio delle tre E. Per favorire lo sviluppo sostenibile sono in atto molteplici attività ricollegabili sia alle politiche ambientali dei singoli stati e delle organizzazioni sovranazionali sia a specifiche attività collegate ai vari settori dell'ambiente naturale. Johannesburg 2002 Con il vertice di Johannesburg, il Summit destinato a rafforzare l impegno globale verso lo sviluppo sostenibile, si è diventati mano a mano consapevoli di come il cammino verso un mondo più sostenibile sia molto più lento e difficoltoso di quanto ci si aspettava e che le prospettive stesse di Rio non siano state mantenute. Il Vertice di Johannesburg, conclusosi con la presentazione del Piano di attuazione e la definizione di cinque nuovi targets ed attribuisce al compimento del processo di Agenda 21 il ruolo fondamentale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile. Particolare importante del Summit è l integrazione delle tre dimensioni, strettamente collegate tra loro, dello sviluppo sostenibile: lo sviluppo economico lo sviluppo sociale e la protezione ambientale. I temi trattati nel documento riguardano infatti la pace, la sicurezza, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell uomo, il rispetto per le diversità culturali, l estirpazione della povertà, il cambiamento nei modelli di produzione e consumo insostenibili, 9

11 la protezione e la gestione delle risorse naturali, Nel novembre del 2009 è stata pubblicata la norma ISO "Guida sulla responsabilità sociale" che ha fornito una guida mirata a responsabilizzare tutti i tipi di organizzazioni sull'impatto delle loro attività sulla società e sull'ambiente, affinché tali attività siano condotte in una modalità che, in accordo con le leggi applicabili, sia basata su un comportamento etico e sia consistente con gli interessi della società e di uno sviluppo sostenibile. Nella nuova norma ISO 9004, viene proposta la definizione di "sostenibile" come "capacità di un'organizzazione o di un'attività di mantenere e sviluppare le proprie prestazioni nel lungo periodo" attraverso un bilanciamento degli interessi economico-finanziari con quelli ambientali. Il ruolo dell unione europea Nell'UE gli standard ambientali sono tra i più elevati del mondo e sono stai sviluppati nel corso dei decenni per far fronte a numerosi problemi. Le attuali priorità sono: combattere il cambiamento climatico, preservare la biodiversità, ridurre i problemi sanitari causati dall'inquinamento e attuare una gestione più responsabile delle risorse naturali. Oltre a tutelare l'ambiente, questi obiettivi aiutano la crescita economica promuovendo l'innovazione e l'imprenditorialità. CAMBIAMENTI CLIMATICI: Il cambiamento climatico è una delle minacce più gravi per l'umanità. L'UE sta lavorando ad un accordo globale per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra ed ha assunto ruolo di guida con l'adozione di piani ambiziosi. Con una decisione "storica" presa nel dicembre del 2008, i leader dell'ue hanno approvato un pacchetto globale di misure per l'abbattimento delle emissioni. L'obiettivo è ridurre di almeno il 20% i gas ad effetto serra entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990), portare la quota delle energie rinnovabili al 20% e diminuire il consumo generale di energia del 20% (rispetto alle proiezioni). Nel quadro della strategia di promozione delle fonti rinnovabili, è stato concordato che i mezzi di trasporto dovranno essere alimentati per il 10% da biocarburanti, energia elettrica e idrogeno. SCAMBIO DELLE QUOTE DI EMISSIONE: Il sistema di scambio di quote di emissione, una pietra miliare della politica ambientale europea, premia le imprese che riducono le emissioni di anidride carbonica (CO2) e penalizza quelle che superano i limiti consentiti. Introdotto nel 2005, il sistema riguarda circa tra fabbriche e impianti responsabili di circa la metà delle emissioni di CO2 (la causa principale del riscaldamento globale) prodotte dall'ue. In base al sistema, i governi nazionali fissano i limiti delle emissioni di CO2 prodotte dalle industrie ad alta intensità energetica, come le centrali elettriche e gli impianti siderurgici. Le imprese che intendono superare la quota consentita devono acquistare i diritti di emissione dalle aziende più efficienti. In futuro il sistema sarà esteso anche ad altri settori, comprese le linee aeree e il comparto petrolchimico. I paesi UE potranno inoltre compensare le emissioni 10

12 acquistando crediti da progetti di riduzione della CO2 nei paesi extra-ue. BIODIVERSITA : Sebbene l'ue si sia impegnata a fermare entro il 2010 l'estinzione delle specie in pericolo e la scomparsa degli habitat sul suo territorio, raggiungere tale obiettivo richiederà un grande sforzo. Le politiche e gli strumenti legislativi necessari sono già stati predisposti, ma occorre potenziarne l'applicazione su vasta scala. In particolare, l'ue intende ampliare Natura 2000, la rete di siti in cui la flora, la fauna e il loro habitat sono protetti. Natura 2000 conta già oltre siti nell'ue. AMBIENTE E SALUTE: Inquinamento acustico, acque di balneazione, specie rare e interventi di emergenza: sono solo alcuni dei settori coperti dall'imponente corpus normativo sviluppato dall'ue nel corso dei decenni in campo ambientale. Quest'ultimo punta in primo luogo a stabilire delle norme sanitarie per le sostanze inquinanti e impone ai paesi membri di monitorare gran parte di queste sostanze e intervenire in caso di superamento delle soglie di sicurezza. Nel 2008 l'ue ha ad esempio fissato limiti vincolanti per le emissioni di particolato, noto anche come PM2.5. Queste polveri sottili, prodotte dalle autovetture e dai camion, possono causare malattie respiratorie. La nuova normativa, che entrerà in vigore nel 2011, impone ai paesi UE di ridurre in media del 20% entro il 2020 (rispetto ai livelli del 2010) l'esposizione a tali polveri nelle aree urbane. SVILUPPO SOSTENIBILE: Lo sviluppo sostenibile figura da tempo tra gli obiettivi generali delle politiche dell'ue. Nel 2001 i leader europei hanno avviato la prima strategia di sviluppo sostenibile dell'ue, per poi aggiornarla nel 2006 alla luce delle carenze riscontrate e per far fronte ai nuovi problemi. La nuova strategia, che è strettamente legata alla politica energetica e a quella sul cambiamento climatico, sottolinea l'importanza dell'istruzione, della ricerca e dei finanziamenti pubblici per lo sviluppo di modelli di produzione e di consumo sostenibili. Nel frattempo è stato fatto tanto sul fronte delle politiche. Ora si tratta di metterle in pratica. Nel 2009 la Commissione ha proposto un pacchetto di misure per promuovere i prodotti rispettosi dell'ambiente e l'impiego delle etichette indicanti l'efficienza energetica, come ad esempio quelle utilizzate per le lavatrici...in Italia Il concetto di sviluppo sostenibile in Italia è così definito: (Principio dello sviluppo sostenibile) Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire all'uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future. 11

13 Anche l'attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione. Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare un equilibrato rapporto, nell'ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere, affinché nell'ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si inserisca anche il principio di solidarietà per salvaguardare e per migliorare la qualità dell'ambiente anche futuro. La risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali deve essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e l'evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative che possono essere prodotte dalle attività umane. Sviluppo e legalità Un comportamento responsabile si traduce nel rispetto di un sistema di regole condiviso che orienta l individuo verso comportamenti razionali su molti aspetti quali: la gestione dei rifiuti, il rispetto di norme e principi del vivere comune, la tutela dell ambiente, la salvaguardia e l uso razionale delle risorse di un territorio, ecc. Lo sviluppo sostenibile, che si fonda proprio su questi aspetti, necessita prima di tutto di una presa di coscienza del cittadino che deve orientare il proprio vivere quotidiano verso comportamenti sostenibili nel tempo e fortemente orientati al rispetto delle regole. La mancanza di regole in un sistema di società civile o la difficoltà ad applicarle e farle rispettare può generare comportamenti illeciti, che spesso tendono ad attivare meccanismi di sviluppo non orientati al bene comune ma a tornaconti economici e di potere personali. I crimini ambientali sono una delle aree di maggiore profitto nell'ambito della criminalità organizzata: in Italia il rapporto Ecomafia 2009 di Legambiente ha messo in evidenza come il 20% circa del fatturato mafioso faccia riferimento a delitti commessi nell'ambito ambientale. Se è vero che i crimini sono commessi da organizzazioni criminali è parimenti vero che tali crimini trovano la ragione d'essere come risposta ad esigenze di un committente che spesso opera secondo attività legalmente autorizzate. La Crisi dei rifiuti in Campania nel 2009, e più recentemente il caso dei relitti navali affondati nel Tirreno imbottiti di sostanze nocive mettono in evidenza la forte correlazione tra attività economica e rispetto delle regole: i rifiuti tossici smaltiti illegalmente hanno avuto origine da attività regolarmente autorizzate. Tale circostanza, rendendo sempre più centrale l'etica nelle scelte di chi produce, sottolinea quanto le azioni dell individuo ed il rispetto di regole 12

14 condivise siano irrinunciabili per garantire gli equilibri ecologici e la sostenibilità dell operato economico di una società civile. La scarsità delle risorse Il concetto di sviluppo sostenibile si collega inevitabilmente a quello della scarsità delle risorse. Il concetto di scarsità si complica poiché molte risorse in natura sono non appropriabili, dette anche beni liberi. Nelle situazioni in cui una risorsa naturale può essere appropriabile subentrano comunque dei vincoli di comportamento per il proprietario in quanto dal suo agire si potrebbero generare effetti negativi per il resto della società. Il proprietario di una foresta è generalmente vincolato a mantenerla intatta entro il limite della sua riproducibilità per evitare la completa deforestazione della zona. La scarsità di una materia prima è il rapporto tra il consumo le riserve esistenti di una materia prima. Se una data materia prima conta uno stock pari a 100 ed il consumo annuale è pari a 5, si avrà una scarsità calcolata di 100/5 = 20. Quella data materia prima tenderà pertanto ad esaurirsi completamente entro 20 anni. Innanzitutto è importante comprendere subito a quale concetto di riserva si faccia riferimento, specificando se si tratta di riserve esistenti in un dato momento o di riserve potenziali, pari alle riserve esistenti e alle riserve che in futuro potranno essere sfruttate grazie all'innovazione tecnologica, ad un mutamento nel contesto economico, alla scoperta di nuovi giacimenti o riserve ecc. Pertanto bisogna tener conto dei seguenti aspetti dinamici: - innovazione tecnologica futura - nuove scoperte di giacimenti - aumento del prezzo della materia prima o riduzione dei costi di estrazione tali da consentire lo sfruttamento economico delle riserve potenziali marginali La scarsità dinamica è quindi il rapporto tra la "riserva prevista" di una materia prima per il futuro ed il consumo previsto nello stesso orizzonte temporale. Se una data materia prima conta riserve esistenti pari a 100 ed altre 50 ipoteticamente accertabili nei venti anni successivi. Il suo stock è quindi pari a 150 e non esaurirà entro venti anni (come nell'esempio precedente). Vanno poi effettuate anche altre ipotesi sul consumo annuale della materia prima che non è detto che resti costante, può infatti assumere trend crescenti o decrescenti a seconda dei contesti storici, della tecnologia, dei gusti dei consumatori, della dematerializzazione dei prodotti ecc. Oltre al problema della scarsità delle risorse è indispensabile introdurre numerose altre problematiche: L inquinamento dell aria L inquinamento dell acqua Il problema dei rifiuti La riduzione della biodiversità locale La perdita di fertilità dei suoli L esaurimento delle risorse non rinnovabili La gestione delle risorse rinnovabili Energie rinnovabili 13

15 Un valido elemento necessario a contrastare il continuo saccheggiamento delle risorse naturali del nostro pianeta è rappresentato sicuramente dalle energie rinnovabili. Sono fonti di energia che possono permettere uno sviluppo sostenibile all'uomo, senza che si danneggi la natura e per un tempo indeterminato. Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque generalmente considerate "fonti di energia rinnovabile" il sole, il vento, il mare, il calore della Terra, ovvero quelle fonti il cui utilizzo attuale non ne pregiudica la disponibilità nel futuro, mentre quelle "non rinnovabili", sia per avere lunghi periodi di formazione di molto superiori a quelli di consumo attuale (in particolare fonti fossili quali petrolio, carbone, gas naturale), sia per essere presenti in riserve non inesauribili sulla scala dei tempi umana (in particolare l'isotopo 235 dell'uranio, l'elemento attualmente più utilizzato per produrre energia nucleare), sono limitate nel futuro. Rientrerebbero nel campo delle energie rinnovabili: o Energia geotermica o Energia idroelettrica o Energia marina o Energia solare o Energia eolica o Energia da biomasse Una distinzione che spesso viene fatta in tale ambito è quella tra fonti rinnovabili "classiche" (essenzialmente idroelettrico e geotermia) e fonti rinnovabili "nuove", tra cui vengono generalmente incluse l'energia solare, eolica e da biomassa. Energie non rinnovabili Le energie non rinnovabili sono quelle fonti di energia che derivano da risorse che tendono ad esaurirsi sulla scala dei tempi umani, diventando troppo costose o troppo inquinanti per l'ambiente, al contrario di quelle rinnovabili, che vengono reintegrate naturalmente in un periodo di tempo relativamente breve. Le fonti non rinnovabili sono oggi quelle più sfruttate dall'umanità perché in grado di produrre le maggiori quantità di energia con impianti tecnologicamente semplici e collaudati. Nella maggior parte dei casi però, le fonti non rinnovabili sono quelle che inquinano di più danneggiando l'ambiente con le scorie o con i gas tossici che vengono inevitabilmente prodotti! Sono fonti di energia non rinnovabile: i combustibili fossili: carbone petrolio 14

16 gas naturale i materiali usati per la produzione di energia nucleare, quali l'uranio. Cooperazione internazionale La disuguaglianza tra Nord e Sud del mondo, la convinzione che questa disparità sia di fatto un ingiustizia, così come la consapevolezza che un mondo in cui ci sia una più equa ripartizione della risorse e in cui tutti abbiano le stesse possibilità per sviluppare le proprie potenzialità sarebbe un mondo più sicuro, stanno alla base della nascita e della crescita della solidarietà internazionale e della cooperazione allo sviluppo. La solidarietà internazionale non è solo una questione caritativa, ma sta assumendo sempre di più la connotazione di un vero e proprio dovere giuridico, e al tempo stesso rappresenta anche un investimento in un mondo più giusto, e quindi, più pacifico e sicuro. Il termine cooperazione implica un interazione tra due soggetti per il raggiungimento di uno scopo, che in questo caso è proprio 15

17 lo sviluppo. Il termine cooperazione implica quindi che il processo di sviluppo non deve e non può essere promosso e realizzato unilateralmente: i soggetti coinvolti devono provenire sia dai Paesi più ricchi, in virtù del principio di solidarietà di cui si parlava sopra, ma devono essere coinvolti anche i soggetti che appartengono al Paese beneficiario, sia per poter individuare al meglio gli interventi da realizzare sia per garantire che detti interventi siano duraturi e rispettosi della cultura locale. Oggi il concetto di sviluppo generalmente accettato è quello di sviluppo umano, concetto che, se non esclude del tutto il concetto di sviluppo economico, non si riduce però a questo unico aspetto. Infatti, l approccio allo sviluppo umano trova il suo fondamento nella convinzione che debbano essere ampliate le opportunità a disposizione dei singoli individui che appartengono ai Paesi più poveri, attraverso la formazione ed il potenziamento delle capacità umane. Ogni individuo, secondo questo approccio, deve essere messo nella condizione di condurre una vita sana, di acquisire competenze e di accedere alle risorse necessarie per condurre una vita degna e per contribuire allo sviluppo del suo Paese. I principi fondamentali su cui si basa questo approccio sono quattro. Eguaglianza: perché lo sviluppo umano deve essere un processo di ampliamento delle opportunità per tutti, senza alcuna discriminazione. Sostenibilità: il processo di sviluppo deve autorigenerarsi in modo tale da garantire le basi per il suo perdurare nel tempo e, quindi, permettere a tutte le generazioni di beneficiarne. Un tema attuale è quello della sostenibilità ambientale: il processo di sviluppo non deve compromettere il nostro ecosistema e deve quindi essere armonizzato con i mezzi che offre la natura e, al tempo stesso, esserne rispettoso. Partecipazione: questo principio è fondamentale nel contesto dello sviluppo umano. Partecipazione, intesa in questo caso in senso lato e non solo riferito al concetto di partecipazione politica, significa che tutti gli individui devono essere coinvolti in profondità nei processi economici, sociali, culturali e politici che li riguardano. La partecipazione è una garanzia della sostenibilità del processo di sviluppo, perché solo attraverso la partecipazione gli individui possono essere artefici del loro futuro e moltiplicatori di sviluppo. Produttività: per garantire uno sviluppo che non sia distorto, occorre che gli individui siano messi in condizione di partecipare ai processi economici in maniera attiva e, in particolare, devono essere messi nella condizione di accedere ad un impiego remunerato per poter soddisfare i bisogni fondamentali. I motivi della crescente importanza e diffusione della cooperazione sono i seguenti: 1. Obbligo morale 16

18 -Solidarietà umana -Senso di colpa per lo sfruttamento coloniale -Naturale proiezione all esterno del meccanismo di redistribuzione del reddito esistente nei paesi più sviluppati (stato sociale) 2. Interessi economici Volontà del paese donatore di promuovere i propri interessi nazionali, siano essi ideologici o di politica estera o meramente commerciali. 3. Logica economica Secondo alcuni economisti, sarebbe economicamente logico trasferire risorse ai paesi meno sviluppati per due motivi: a) tasso di rendimento degli investimenti più elevato b) crescita della domanda mondiale 4. Logica umanitaria E comunque nell interesse dei donatori aiutare i paesi meno sviluppati a prevenire o risolvere conflitti armati o crisi, siano esse finanziarie, sanitarie o ambientali. 5. Sostegno dell opinione pubblica internazionale Storia della cooperazione internazionale In effetti, la cooperazione così come viene comunemente intesa, cioè come attività tendente a favorire lo sviluppo laddove questo non sia presente o lo sia solo parzialmente, necessita, su un piano meramente logico-concettuale, di fondarsi su altri concetti ad essa correlati, di fenomenologie e fattualità che ne costituiscono addirittura i presupposti e, potremmo dire, le origini. Da un punto di vista meramente storico, per iniziare a parlare di cooperazione, di aiuti allo sviluppo, occorre quantomeno attendere la cosiddetta decolonizzazione, ovvero il fenomeno con il quale i paesi con sovranità limitata ed i territori sottoposti al dominio straniero conquistano l indipendenza. Tale fenomeno, manifestatosi a partire dal secondo dopoguerra, vedrà il suo momento culminante negli anni 60 del secolo scorso, periodo in cui la maggior parte delle colonie africane si affrancano dal dominio europeo. E appena il caso di ricordare che già a partire dagli anni 30 del novecento (ed ancor prima in America latina, con Simon Bolivar) il movimento di liberazione coloniale aveva iniziato ad influenzare fortemente il panorama politico-internazionale, con le importanti iniziative di lotta anticolonialista e non violenta di Mohandas Ghandi in India; e che in anacronistica controtendenza, mentre nel resto del mondo le potenze coloniali storiche (Francia e Gran Bretagna) cercavano quantomeno di adattare le vecchie forme ai nuovi contesti, l Italia si imbarcava nella disastrosa avventura etiopica. Ebbene, tornando a quanto ci interessa, potremmo dunque dire che fintanto siano esistite colonie, il concetto di cooperazione internazionale non solo non sia emerso, ma sia stato addirittura contraddetto da una politica di duro e pragmatico sfruttamento. In rare, isolate circostanze, alcune illuminate potenze coloniali avevano iniziato, già nei primi anni del XX secolo, ad elargire aiuti finanziari alle rispettive colonie; ed è opportuno 17

19 ricordare che, durante gli stessi anni, si assiste ad un aumento sensibile delle donazioni private a fini umanitari. Tuttavia, l origine della PCS ( Politica della cooperazione allo sviluppo) viene generalmente fatta coincidere con i piani di ricostruzione post bellica e la creazione del sistema delle Nazioni Unite, e con la costituzione di: Banca Mondiale Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo Il FMI Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea (dal 1961 OCSE) Come moltissimi aspetti dell attività umana, anche la Cooperazione risulta influenzata e condizionata dalla situazione politica internazionale e dal pensiero economico, ma non solo- dominante in un determinato periodo. Delineando e configurando una evoluzione storico-dottrinale della PCS, possiamo individuare cinque fasi, corrispondenti più o meno ai decenni che portano al nuovo millennio: Anni 50: strategia dell industrializzazione. Si pensa che questa possa essere determinante per lo sviluppo, aumentando il reddito; che solo con una massiccia dose di investimenti (big push) si possa raggiungere quella massa critica necessaria la recupero del ritardo di sviluppo. Anni 60: importanza dei legami intersettoriali e dell accesso ai mercati. Si riconosce che anche qualora le carenze di risorse umane e finanziarie venissero superate, lo sviluppo potrebbe venire ostacolato dall impossibilità di accedere ai mercati internazionali e dalla mancanza di beni e/o tecnologie disponibili internamente. Viene rivalutato il settore agricolo. Anni 70: riflessioni sull efficacia degli aiuti, bisogni essenziali e crisi economica. La dimensione umana era stata generalmente trascurata nei decenni precedenti si riteneva sarebbe automaticamente migliorata- ma ora il cd approccio dei bisogni essenziali pone al centro della PCS la riduzione della povertà ed il miglioramento delle condizioni di vita. Si riconosce che la crescita del reddito non è sufficiente a ridurre la povertà, a causa delle disuguaglianze sociali e della insufficienti politiche di distribuzione del reddito. Gli aiuti iniziano quindi a focalizzarsi su azioni e progetti concreti di cui beneficiano direttamente le popolazioni (vaccinazioni, accesso all acqua, scuole, centri sanitari ecc). I paesi donatori si impegnano ad indirizzare in misura maggiore gli aiuti verso istituzioni multilaterali, meno inclini a perseguire fini diversi da quelli di sviluppo. Iniziano a fare la loro comparsa le ONG. La crisi petrolifera del 1973 aggrava tuttavia la situazione di molti PVS; al contempo, i prezzi di molte materie prime esportate da tali paesi subiscono un graduale ribasso. Molti PVS si trovano a dover ricorrere in misura crescente all indebitamento, ponendo le basi per la crisi del debito degli anni

20 Anni 80: crisi del debito e aggiustamento strutturale. Lo scoppio della crisi del debito; il crescente divario nord-sud; la montante disillusione circa l efficacia degli aiuti; l arrivo al governo dei principali paesi occidentali di amministrazioni conservatrici; il conseguente avvicendamento ai vertici finanziari internazionali di una nuova classe di economisti liberisti; tutto ciò apre la strada all era dell aggiustamento strutturale. La nuova concezione critica i fondamenti della strategia di sviluppo perseguita in precedenza, riaffermando la centralità del mercato per il buon funzionamento dell economia e dello sviluppo. Nuovi studi dimostrano che l approccio fino ad allora seguito aveva prodotto effetti perversi e contraddizioni (creazioni di rendite corruzione). L annuncio del 20 agosto 1982 dell impossibilità, da parte del governo messicano, di far fronte al pagamento degli interessi sul debito, apre una nuova stagione: temendo un catastrofico effetto domino, con conseguente collasso del sistema finanziario internazionale, i paesi creditori propongono ai debitori un piano per la ristrutturazione del debito, accompagnato da maggiori aiuti, in cambio dell adesione ad un Programma di Aggiustamento Strutturale (SAP) che possa favorire la stabilizzazione macroeconomica del paese attraverso una serie di riforme strutturali (riduzione della spesa pubblica riduzione dell intervento statale rafforzamento del mercato). La ricetta del FMI può essere così riassunta: Rigore macroeconomico Apertura al commercio ed all investimento estero Svalutazione del tasso di cambio Privatizzazioni Tutto ciò porta ad un riorientamento della dottrina della PCS: 1. Gli aiuti di programma (ad es., programmi di riforma dell economia) prendono il posto degli aiuti cd di progetto (costruzione di opere pubbliche) 2. Crescente importanza del settore privato nella cooperazione attraverso le ONG L'espressione "organizzazione non governativa" è stata menzionata per la prima volta nell'ambito delle Nazioni Unite: l'articolo 71 della Carta costituzionale dell'onu prevede infatti la possibilità che il Consiglio Economico e Sociale possa consultare "organizzazioni private indipendenti dai governi e dalle loro politiche interessate alla crescita dei paesi meno sviluppati. Le ONG esistono per una miriade di scopi, tipicamente per portare avanti le istanze politico-sociali dei propri membri, spesso trascurate dai governi. Alcuni esempi sono: il miglioramento dell'ambiente, garantire il rispetto dei diritti umani nei paesi beneficiari, l'incremento del benessere per le fasce di popolazione meno benestanti, o per rappresentare un'agenda corporativa, ma ci sono tantissime organizzazioni e i loro scopi coprono un'ampia gamma di posizioni politiche e filosofiche. Tipicamente fanno parte del movimento ecologista, pacifista o dei popoli indigeni, e non sono affiliate formalmente ad alcun partito politico o punto di vista che non siano i diritti umani o la pace o l'ecologia o la tolleranza. Alcune ONG sono coperture di gruppi politici o religiosi ma queste hanno minore credibilità globale. 19

21 Le ONG impiegano metodi diversi tra loro. Alcune agiscono principalmente come gruppi di pressione politica, altre conducono programmi che aiutano il loro scopo (ad esempio, una ONG preoccupata di alleviare la povertà che fornisce aiuti alimentari ai bisognosi). Le relazioni tra finanza, governi e ONG possono essere abbastanza complesse e talvolta antagonistiche, particolarmente nel caso di ONG che si oppongono ad alcune attività governative o finanziarie. Un settore specifico delle ONG sono le ONG di cooperazione allo sviluppo. Queste sono libere associazioni, create da privati cittadini che, per motivazioni di carattere ideale o religioso, intendono impegnarsi a titolo privato e diretto, per dare un contributo alla soluzione dei problemi del sottosviluppo, principalmente quelli del sud del mondo. Queste, non avendo fonti di finanziamento istituzionali, ed essendo per statuto senza finalità di lucro, in ragione della filosofia umanitaria e sociale che le anima, realizzano le loro attività grazie a finanziamenti esterni; si basano comunque anche sull'apporto di lavoro volontario, gratuito o semigratuito, offerto da membri e simpatizzanti. I due caratteri essenziali per definire un'organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo, sono quindi costituiti dal carattere privato, non governativo dell'associazione, e da quello dell'assenza di profitto nell'attività. La struttura di una ONG italiana La vita dell Associazione si fonda sulla partecipazione attiva dei propri Soci, che si riuniscono in Assemblea almeno una volta l anno e prendono parte alle Piattaforme tematiche, ai Gruppi di Lavoro e ai Nodi Regionali attraverso cui si svolgono le attività dell Associazione. L Assemblea dei Soci, organo sovrano, approva le linee programmatiche e politiche dell Associazione, il bilancio annuale, il preventivo spese e le quote associative, stabilisce specifici mandati del Consiglio Nazionale, approva la costituzione delle Piattaforme tematiche e delibera sull ammissione e la decadenza dei soci. L Assemblea, inoltre, elegge ogni tre anni il Presidente, il Consiglio Nazionale, il Collegio dei Probiviri e il Collegio dei Sindaci. Il Consiglio Nazionale elegge il Vice Presidente, il Delegato Europeo e il Tesoriere che, insieme al Presidente, formeranno il Comitato Esecutivo e i membri della Delegazione Europea. 20

22 ONLUS E ONG Le ONLUS sono organizzazioni non lucrative di utilità sociale, rientrano nella più ampia categoria degli Enti No profit, dove si collocano tutte le Organizzazioni, Associazioni, Circoli, Comitati, come pure Enti regionali e locali, che svolgono attività senza scopo di lucro. Questa è dunque la principale differenza tra gli Enti No Profit e qualunque altra forma di Associazione, che ha invece come obiettivo la realizzazione di un profitto. All interno della categoria No Profit, le ONLUS - disciplinate dal Decreto Legislativo 460/97 si differenziano dagli altri Enti per i destinatari dell attività svolta, che sono terzi e non i soci o gli iscritti dell Associazione stessa. Affinché un Ente No Profit venga riconosciuto come ONLUS è necessario che risponda a determinati requisiti, come previsto dall art. 10 del d. lgs. 460/97 e cioè: 1. Deve perseguire uno degli scopi specificamente elencati nell articolo citato 2. Deve costituirsi mediante Statuto o Atto Costitutivo, utilizzando la forma della scrittura privata autenticata o certificata o dell atto pubblico 3. Deve iscriversi nell apposita Anagrafe unica delle ONLUS, istituita presso il Ministero delle Finanze; a seguito dell esito positivo della registrazione, l Associazione godrà di una serie di privilegi ed agevolazioni di natura fiscale. Le ONG Organizzazioni Non Governative sono ONLUS, più specificamente sono delle ONLUS che concentrano la loro attività nella cooperazione allo sviluppo. Per costituire una ONG è dunque necessario seguire il medesimo iter della ONLUS. Diverso è il caso in cui una ONG voglia essere riconosciuta idonea dal Ministero degli Affari Esteri e dunque poter accedere ai finanziamenti previsti dal MAE stesso, come previsto dalla L. 49/87 all art. 29. L idoneità si ottiene mediante apposito decreto del Ministro degli affari esteri, sentito il parere della Commissione per le organizzazioni non governative. I requisiti necessari sono elencati all art. 28 della L. 49/87: indispensabile è aver svolto attività documentabile - di cooperazione allo sviluppo per un periodo non inferiore ai tre anni. CELIM Un Organismo Non Governativo (ONG) come il Celim Bergamo, che è presente nel mondo attraverso il servizio volontario internazionale a favore dei Popoli del Sud, non può fare questo se non ha radici profonde, civili e religiose, nella sua terra e se non si preoccupa di diffondere l'informazione sui problemi dei Paesi emergenti e di promuovere un'attenzione e una vera cultura dello sviluppo e della solidarietà. Per questo accanto alla progettazione degli interventi nei Paesi delle aree povere del pianeta (in accordo con loro) il Celim Bergamo, a Bergamo e in Italia (in questo caso in collegamento con la federazione FOCSIV e con altre Ong) promuove o aderisce ad attività che riguardano l'educazione allo sviluppo (Eas), l'educazione ai diritti umani, l'adesione a "campagne" di sostegno o di contestazione sui problemi che riguardano i rapporti fra i Popoli e la crescita giusta per tutti come, ad esempio, quella 21

23 relativa agli "obiettivi del millennio" ( ), organizza convegni sui temi della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato e del rispetto reciproco delle culture. Tutto questo è possibile attraverso l'impegno di volontari locali (giovani e adulti, soci e simpatizzanti del Celim Bergamo) che operano nei gruppi, nelle associazioni, nelle scuole attivandosi, per quest'ultime, nella formazione dei docenti perché coinvolgano i loro allievi nella conoscenza della problematica della giustizia internazionale, degli ostacoli allo sviluppo dei Paesi poveri e dell'interculturalità. La formazione diventa, di conseguenza, una realtà fondamentale dell'attività del Celim Bergamo sia che si tratti di dare una base teorico-pratica a tutti coloro che si mettono a disposizione per operare in Italia e, in particolare, nella nostra provincia, sia che si propongano "cammini" speciali di preparazione a coloro che intendono partire come volontari nel servizio internazionale. Da diversi anni, per le necessità relative alla formazione e in particolare alla conoscenza dei problemi dello sviluppo, del servizio volontario e delle sue metodologie, e dei Paesi a ciò interessati, realtà tutte sempre in movimento, è stato costituito presso la sede del Celim Bergamo un Centro di documentazione, che aumenta sempre di più la sua consistenza e la sua qualità, inserito nei diversi sistemi bibliotecari e aperto al prestito e alla generale consultazione La formazione è nel Celim Bergamo, una impegnativa attività annuale che propone a tutti i soci e ai simpatizzanti 2/3 incontri sui temi del progresso economico e dei suoi aspetti morali con riferimento esplicito alla spiritualità del servizio. Si propone, inoltre, a chiunque voglia conoscere queste tematiche ed eventualmente essere disponibile a dare una mano alle attività del Celim Bergamo, di partecipare ad un "corso" fatto di 4/5 riunioni sull'informazione relativa alla cooperazione internazionale e all'educazione allo sviluppo. Oltre ciò si predispone una formazione più specifica per coloro, giovani e ragazze, che esprimono il desiderio di partire per un'esperienza sul campo all'interno di un progetto in cui si assumono delle responsabilità precise. Si concorda con loro un preciso percorso che va dall'approfondimento delle motivazioni della scelta, alle conoscenze di base (la cooperazione internazionale, il Paese in cui c'è il progetto, la conoscenza della lingua), a quella del progetto in cui ci si dovrà inserire e del ruolo da assumere in armonia con le proprie competenze e alla verifica della capacità di saper dialogare e lavorare con gli altri. Considerate le diverse possibilità di comunicazione presenti oggi è più facile per il Volontario e i responsabili del Celim Bergamo tenersi in contatto per favorire il miglior inserimento del volontario nella comunità locale e per superare le inevitabili difficoltà e i diversi problemi. CESVI Chi è Cesvi? E un organizzazione umanitaria italiana, laica e indipendente. Nata a Bergamo nel 1985, da oltre 20 anni realizza progetti di lotta alla povertà in oltre 30 Paesi del mondo. Cesvi è giuridicamente riconosciuta Organizzazione Non Governativa (legge 49/87), Ente Morale (n.1 Reg. p.g. Prefettura BG) e ONLUS di diritto. 22

24 Che tipo di progetti porta avanti? Cesvi interviene nel mondo a favore delle popolazioni bisognose per assicurare loro la sopravvivenza e superare situazioni di emergenza; per la riabilitazione e la ricostruzione di strutture distrutte da guerre o calamità; per la realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo di gruppi sociali e comunità povere. Inoltre Cesvi si pone come obiettivo quello di garantire le basi per uno sviluppo che duri nel tempo rifacendosi all antico proverbio cinese che riassume con molta semplicità questo concetto: Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per la vita. Pur essendo un organizzazione attiva in molti ambiti, Cesvi ha individuato 6 settori di punta che caratterizzano il suo impegno per ridurre la povertà nel mondo: 1. la salute (in particolare quella materno - infantile e la lotta alle grandi endemie come Aids e malaria); 2. l infanzia; 3. l acqua e l igiene ambientale; 4. la difesa dell ambiente e lo sviluppo sostenibile; 5. il "social business" attraverso il microcredito e le imprese sociali; 6. l intervento in contesti di emergenza, in particolare in zone di guerra o Paesi colpiti da calamità naturali. In Italia e in Europa, Cesvi svolge attività di educazione per sviluppare la cultura della solidarietà mondiale, per allargare la base dei donatori e dei volontari e per influenzare imprese private e istituzioni pubbliche nel sostegno ai progetti di cooperazione per lo sviluppo. Come lavora Cesvi? Nel portare avanti i propri progetti umanitari Cesvi: riconosce i bisogni e le aspirazioni delle comunità locali, ne rispetta la cultura, le tradizioni e i costumi; ricerca il dialogo e la collaborazione delle loro organizzazioni; opera con imparzialità al servizio dei bisogni degli altri, senza distinzione di sesso, razza, cultura o fede, ma prestando grande attenzione ai più deboli: i bambini, le donne, gli anziani e gli emarginati; promuove forme di sviluppo finalizzate all'autonomia economica, alla sostenibilità ambientale e al rispetto dei diritti umani; agisce in ogni circostanza con un approccio pragmatico e valuta criticamente l'adeguatezza e l'efficacia dei propri sforzi per raggiungere gli obiettivi definiti, valutando anche la soddisfazione dei beneficiari e di tutti gli attori coinvolti; sollecita le donazioni dai privati dando massima trasparenza sullo scopo della raccolta e sui risultati raggiunti; è attento amministratore dei fondi gestiti, mantenendo i costi di gestione delle operazioni entro livelli accettabili per destinare ai beneficiari quanto più è possibile (efficienza); certifica i risultati di bilancio della propria gestione economica, relazionando con trasparenza sugli obiettivi perseguiti, sui risultati conseguiti e sulle azioni correttive decise; 23

25 valorizza il lavoro volontario e fornisce servizi informativi e formativi per mettere i collaboratori e i volontari nelle condizioni di sviluppare appieno le loro potenzialità; valuta i propri collaboratori sulla base dei criteri della responsabilità e del merito. Come vengono finanziati i progetti di Cesvi? Cesvi persegue la differenziazione delle fonti di finanziamento come elemento di autonomia e indipendenza e come garanzia di sostenibilità per tutte le persone che beneficiano dei propri progetti di solidarietà. Per questo motivo, i progetti di Cesvi sono finanziati sia dai grandi donatori istituzionali, quali l Unione Europea, il Ministero italiano degli Esteri, le Nazioni Unite e le agenzie degli altri Paesi occidentali (Svezia, Olanda, Canada, Giappone, Germania, Stati Uniti, Australia), sia da enti locali italiani e soprattutto da donatori privati italiani. Dal 2005, questi ultimi sono diventati il primo finanziatore del Cesvi. I donatori privati - individui e famiglie - costituiscono una vera e propria comunità nazionale, trasversale per genere, per credo politico e religioso, per classe sociale, per istruzione, per età. Una comunità che si riconosce nei valori dell'associazione che sostiene con donazioni consapevoli, responsabili e non occasionali. Un forte sostegno al Cesvi arriva da imprese e fondazioni, merito anche della corporate policy di Cesvi, basata sulla consapevolezza di operare in un sistema di mercato e sulla costruzione di partnership che puntano al raggiungimento parallelo di obiettivi sociali e obiettivi commerciali. Fra i sostenitori privati anche associazioni e organizzazioni di ogni tipo che operano sul territorio. Come vengono spesi i fondi raccolti? L obiettivo primario di Cesvi è quello di destinare ai beneficiari la maggior parte delle risorse raccolte. Per questa ragione Cesvi lavora costantemente per trovare il giusto equilibrio tra l efficacia del proprio operato (che prevede investimenti in risorse umane, ricerca, monitoraggio e standard da rispettare) e l efficienza della propria gestione (contenimento dei costi). I costi generali, finanziari, di informazione e di raccolta fondi sono stabilmente contenuti sotto il 15% delle uscite. Ciò significa che per ogni euro donato all'associazione, almeno 85 centesimi vengono destinati al progetto. Il Sole 24 Ore, in un articolo pubblicato il 23 aprile 2007, ha riconosciuto la ripartizione dei fondi destinati a Cesvi come conforme ai migliori standard di qualità italiani ed europei. Quali sono le misure di trasparenza adottate dall organizzazione? Fin dall'anno di esercizio 1990, Cesvi ha avviato la stessa procedura di certificazione del bilancio prescritta per le società quotate in borsa. Questo ha valso all organizzazione l assegnazione, nel 2000, del primo Oscar di Bilancio dedicato alle organizzazioni non profit. Parallelamente, Cesvi ha sviluppato un sistema di rendicontazione unico, finalizzato alla massima trasparenza e in linea con le normative europee. 24

26 Il bilancio annuale di Cesvi è integralmente pubblicato e scaricabile nella sezione "chi siamo/bilancio". Una sintesi di quest'ultimo viene inoltre presentata ai donatori e agli altri stakeholder italiani attraverso il bimestrale Cooperando. Perché Cesvi spende soldi in comunicazione e raccolta fondi? Le donazioni dai soggetti privati sono fondamentali per il sostegno ai progetti sul campo. Le donazioni da privati ci consentono di avviare progetti innovativi e in molti casi si sono rivelate dei volani per gli stessi finanziamenti pubblici. Gli investimenti in comunicazione danno forza alle ragioni della solidarietà mondiale di fronte alle istituzioni e garantiscono solidità finanziaria e continuità agli interventi umanitari. Cesvi verifica in maniera costante l efficacia e il valore di tali investimenti. Bilancio 2008 Nel 2008, i beneficiari diretti sono stati Euro i fondi raccolti. I 120 progetti gestiti sono costati Euro, ai quali vanno sommati Euro di accantonamenti per fronteggiare gli impegni assunti nell'anno. 92 i partner locali coinvolti nei 31 Paesi destinatari. 744 i collaboratori locali impiegati, 83 i cooperanti espatriati in 58 sedi estere e 43 i membri dello staff centrale. Nel 2008 i volontari hanno prestato gratuitamente la loro opera per un valore stimato di Euro Bilancio di Missione del Cesvi 2008: Le principali novità di questo documento rispetto alle edizioni precedenti sono: la presentazione dei singoli Fondatori e Fondatori ad honorem che completa l organigramma con la composizione degli organi sociali e della struttura operativa; le motivazioni dei donatori più fedeli nell analisi dell Osservatorio di Pavia, con il commento di Lella Costa l introduzione di una nuova tavola di indicatori di efficienza condivisi fra Airc, Aism, Cesvi, Lega del Filo d Oro, Save the Children, Telethon, Unicef e Wwf. L Assemblea dei Fondatori del Cesvi del 20 Aprile che ha varato questo bilancio - ha eletto gli organi sociali che resteranno in carica per i prossimi tre anni. Per molti di noi si tratta di un secondo mandato. Nei tre anni trascorsi, grazie all opera e all entusiasmo della struttura operativa, abbiamo realizzato i quattro macro-obiettivi che si erano prefissati: rafforzato la presenza in tutti i continenti e reso più incisiva la nostra azione; migliorato le relazioni con tutti i donatori - privati e pubblici - e accresciuto la reputazione internazionale (come dimostra la numerosità dei finanziatori di tutto il mondo che contribuiscono per la metà della raccolta totale); aumentato la raccolta complessiva oltre i 20 milioni l anno; concluso il processo di trasformazione del Cesvi in Fondazione e avviato quello partecipativo dei sostenitori. Il nuovo mandato inizia con una sfida: fronteggiare la crisi che peggiora le condizioni dei poveri del mondo (soprattutto sul piano alimentare) e produce tagli dei finanziamenti nell area Ocse. 25

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30 La Finanza Etica Introduzione: La finanza e l'investimento sono sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale, dell'interesse pubblico. Si sta diffondendo una nuova cultura che mira all'investimento con caratteristiche etiche, dove l'investitore mira non solo alla speculazione ma punta su attività che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale. Da pochissimo viene teorizzata la sinergia tra economia ed etica. Ciò si deve all'economista, premio Nobel, Amartya Sen, che sostiene che al valore della ricchezza, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere (una persona è più ricca di un'altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita). Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici. L investimento etico consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti condizionata da criteri etici e di natura sociale, concetto racchiuso nell'espressione socially responsabile investment usata negli Stati Uniti, o ethical investment, espressione usata in Gran Bretagna. L'investitore etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni essenziali che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda e verificare come vengano condotti gli affari. Cos è la finanza etica? Cosa si intende per finanza etica? I due termini sembrano in contrapposizione, finanza richiama la speculazione, alle transazioni di capitale da una parte all atra del pianeta ed ha assunto nel tempo un accezione negativa. Il termine etica mantiene una connotazione positiva, richiama valori positivi alla morale assoluta che sentiamo necessaria per la convivenza umana, ad un comportamento che persegue il bene comune. Insieme spiegano un concetto semplice: la necessità di riportare la finanza a svolgere la propria funzione originaria di garanti del risparmio di operatori che agevolino il suo trasferimento nel tempo e nello 29

31 spazio e soprattutto sostengano lo sviluppo dell economia reale, evitando gli impieghi puramente speculativi. La finanza etica è uno stile di conduzione di servizi e degli intermediari finanziari cui oggi corrisponde un consistente movimento organizzato su scala internazionale. In generale si parla di O.F.E.(organizzazioni di finanza etica). Tale movimento ha preso avvio a partire dagli anni 1990, per lo più in forma spontanea, in diversi paesi sia sviluppati che nel Terzo Mondo. Uno degli ispiratori è considerato M. Yanus, fondatore della Grameen Bank (madre di tutte le banche etiche). La natura delle O.F.E. è duplice. Esse sono prima di tutto intermediari finanziari soggetti alle norme generali che ne regolano l attività, tra cui quelli della corretta gestione economica, la tutela del risparmio e la valorizzazione del capitale dei soci. A ciò però si aggiunge una caratteristica di eticità che deve essere evidenziata e regolata a statuto, e che si manifesta sia nei rapporti con i soggetti che mettono a disposizione i propri fondi, sia nei rapporti coi soggetti che li prendono a prestito. Nel rapporti coi soggetti che mettono a disposizione i fondi devono valere i principi di trasparenza e controllabilità. Trasparenza significa che un risparmiatore di una O.F.E. deve conoscere con precisione la destinazione dei fondi stessi di modo che essa sia coerente con le finalità statutarie. Controllabilità significa che il risparmiatore stesso ha la possibilità di determinare la destinazione dei fondi. Va sottolineato che i normali intermediari finanziari non hanno questi obblighi. Nei confronti dei soggetti che prendono a prestito, i quali devono corrispondere alle caratteristiche di merito sociale, le O.F.E. hanno l obbligo di vigilare sul corretto uso dei fondi rispetto alle finalità statutarie, ma anche di assistere e coadiuvare il soggetto finanziato a condurre a termine del miglior modo il proprio progetto economico. Il movimento delle O.F.E. ha origini è natura analoghe a quello delle organizzazioni non governative e di quelle cooperative, e come queste è espressione della cultura e della democrazia economica. Essa si sviluppa nel corso del XX secolo con lo scopo di contrastare e correggere gli effetti sociali negativi dovuti alle degenerazioni del sistema economico di mercato, come la formazione di concentrazione di potere economico in poche mani, la discriminazione di soggetti deboli e la loro caduta nella povertà, il disinteresse verso obiettivi di interesse collettivo. In particolare la finanza etica riconosce il ruolo centrale del risparmio e degli intermediari finanziari nei processi di sviluppo e trova la propria giustificazione nel fatto che nei paesi poveri, sia la formazione del risparmio che, soprattutto, la possibilità di ricevere credito sono fortemente carenti o addirittura assenti. I grandi canali dei mercati finanziari internazionali sono accessibili solo alle imprese di grandi dimensioni, e sono soggetti ad instabilità e a svariati condizionamenti economici e politici. Le banche tradizionali, sono incapaci o disinteressate a finanziare in modo corretto i soggetti più deboli e più bisognosi di credito. Questa situazione, non solo limita la formazione del capitale fisico produttivo su grande scala, ma soprattutto impedisce il sorgere di piccole attività produttive, artigianali o agricole che possono portare ad un miglioramento del tenore di vita a livello di comunità locale. La finanza etica non si pone in posizione assistenziale o benefica, ma ha lo scopo di selezionare e promuovere solo i progetti di attività che promettono un reale rendimento economico. 30

32 In Italia la finanza etica nasce con le mag (mutua auto gestione), cooperative finanziarie autogestite che raccolgono il risparmio tra i propri soci per finanziare progetti con elevata utilità sociale, secondo i principi di trasparenza e partecipazione. Per utilità sociale s intende quell insieme d attività e servizi voltano al miglioramento della qualità delle vite degli individui e dell ambiente. Le mag svolgono attività esclusivamente sul territorio dove sono nate. Queste cooperative sono soggette a leggi che creano una serie di restrizioni alla loro attività: in particolare la legge 197 del 1991, nota come legge antiriciclaggio, che ha reso obbligatorio l iscrizione nella mag all UIC (l'ufficio Italiano Cambi era un ente strumentale della Banca d'italia. Svolgeva funzioni in materia di contrasto al riciclaggio di denaro, compiti attuativi della gestione delle riserve ufficiali in valuta estera e l attività di raccolta di informazioni per l'elaborazione delle statistiche sulla bilancia dei pagamenti e sulla posizione patrimoniale verso l'estero. È stato abolito il 1º gennaio 2008 le sue competenze sono passate alla Banca d'italia stessa. Per la lotta al riciclaggio, è stata istituita l'unità di Informazione Finanziaria, mentre le altre funzioni sono state attribuite a strutture già esistenti nella stessa banca), in quanto riconosciute come intermediarie finanziari, e ha imposto un vincolo di capitale minimo pari ad un miliardo di lire e tre anni per adeguarsi che ha rappresentato un serio ostacolo data la scarsa capitalizzazione delle mag. L affermarsi di queste cooperative e il continuo aumento della domanda fa nascere per alcune mag e per alcune tra le principali organizzazioni di terzo settore presenti in Italia l esigenza di creare una banca, che a livello nazionale possa fare quello che fanno le mag su territorio locale e per dare possibilità di sviluppo al terzo settore. Contemporaneamente allo sviluppo della finanza etica in Italia, il mondo bancario tradizionale comincia ad interessarsi a questo segmento di mercato, la clientela inizia a chiedere prodotti di investimento che abbiano anche un utilità sociale e che non puntini solo alla massimizzazione del profitto. Le banche rispondono alla richiesta in principio con la creazione di linee di conti correnti che prevedono la devoluzione in beneficenza di una parte degli interessi a sostegno di organizzazioni umanitarie o di particolari progetti benefici, ambientali o per il recupero di beni artistici. Successivamente a partire dalla seconda metà degli anni 90, diverse banche tradizionali lanciano sul mercato fondi comuni di investimento di tipo aperto con la denominazione di fondi etici. Questi fondi si rifanno al modello anglosassone. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti questa tipologia di fondi esiste da oltre trenta anni ed è caratterizzata dal fatto che nel regolamento del fondo sono elencati i principi di esclusione o di inclusione dei settori in cui investire o non investire. Il principio generale, che accomuna questa tipologia di fondi, indica il penalizzare le imprese che operano in settori con produzioni lesive della dignità dell uomo, dei suoi fondamentali diritti, della salute e dell ambiente e che operano nel settore degli armamenti. In alcuni casi vengono utilizzati anche criteri di selezione positivi, quali la scelta di imprese che operano nei 31

33 settori della tutela dell ambiente e del miglioramento della qualità della vita. Esiste perciò la possibilità di sviluppare la solidarietà non con atti di beneficenza, ma sul piano finanziario Grameen Bank La Grameen Bank è una banca che si occupa di microfinanza in Bangladesh e in India negli stati del West Bengal e del Sikkim. Fondata da Muhammad Yunus nel 1976, è stata la prima banca dei poveri. L'ente concede, infatti, microprestiti alle popolazioni povere locali senza richiedere garanzie collaterali e garantendo così il loro accesso al credito. Il sistema si basa sull'idea che i poveri abbiano attitudini e capacità imprenditoriali sottoutilizzate e sulla fiducia. La Grameen Bank oggi ha filiali in cui lavorano persone. I clienti in villaggi sono , per il 94 per cento donne. L'organizzazione non è in perdita: il 98 per cento dei prestiti viene restituito. La banca, inoltre, raccoglie depositi, fornisce altri servizi, e gestisce varie attività economiche finalizzate allo sviluppo, tra cui società commerciali, telefoniche e nel settore dell'energia. All'organizzazione e al suo fondatore, Muhammad Yunus, è stato congiuntamente attribuito il Premio Nobel per la Pace nel 2006, "per i loro sforzi diretti a promuovere lo sviluppo economico e sociale dal basso. Storia Muhammad Yunus, il fondatore della Banca, è laureato in Economia all' Università di Vanderbilt. Durante la terribile carestia che colpì il Bangladesh nel 1974 ebbe l'idea di fornire un piccolo prestito ad un gruppo di famiglie facendo sì che potessero fabbricare piccoli oggetti e venderli. Yunus credeva che concedere prestiti ad un'ampia fascia di popolazione socio-economicamente svantaggiata potesse frenare la continua crescita della povertà rurale in Bangladesh. La Grameen Bank (Letteralmente, Banca del Villaggio in Bangla) mette in pratica le idee di Muhammad Yunus. La Banca fu avviata da Yunus e dal Dipartimento per l'economia Rurale dell'università di Chittagong in Bangladesh per sperimentare e verificare la fondatezza del nuovo metodo di concessione del credito e di prestazione dei servizi bancari ai poveri delle campagne. Nel

34 il villaggio di Jobra e altri villaggi che circondano l'università di Chittangong divennero le prime aree in cui era possibile usufruire dei servizi della Grameen Bank. La Banca ottenne un successo immenso e il progetto, con il supporto del Governo, fu esteso nel 1979 al distretto di Tangail (a nord della capitale Dhaka). Il successo della Banca è continuato e si è presto allargato a vari altri distretti del Bangladesh finché nel 1983 il Parlamento l'ha trasformata in una banca indipendente. L'elevatissimo tasso di restituzione dei prestiti alla Banca rallentò nel 1995 a causa del boicottaggio religioso di carattere fondamentalista attuato da alcuni settori della società contrari all'obiettivo della Banca di migliorare lo status delle donne. Il boicottaggio rientrò presto; l'andamento dei rimborsi alla Banca entrò nuovamente in difficoltà nel 1998 a causa dell'inondazione del Bangladesh ed ha ripreso il suo ritmo solo di recente. La Banca oggi continua ad espandere la propria attività in tutto lo Stato e tuttora fornisce piccoli prestiti ai poveri delle campagne. A metà del 2006 le filiali della Grameen Bank ammontavano a più di Il suo successo ha ispirato progetti simili in tutto il mondo. Il 13 ottobre 2006 la Fondazione Nobel di Oslo annunciò che a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank del Bangladesh veniva assegnato il Premio Nobel per la Pace Grameen Bank in Italia Aprirà anche in Italia una struttura Grameen, l'istituto di credito specializzato in microfinanza fondato in Bangladesh nel 1976 dal Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus. Ad annunciarlo, lo stesso Yunus, da Milano, in occasione della sua ultima visita nel nostro paese. In mesi in cui i sistemi finanziario, economico e bancario tradizionale sembrano mostrare tutte le loro contraddizioni e fragilità, il meccanismo virtuoso del microcredito non dà segni di crisi e punta anzi ad espandersi verso occidente. Nel 2007 la Grameen Bank è sbarcata con grande successo a New York. Ora tocca all'italia, grazie a una partnership tra Grameen Trust, Unicredit e Fondazione Unidea. E insieme all'università di Bologna, che già da tempo si occupa di microfinanza e proprio in queste settimane sta ultimando lo studio di fattibilità per l'apertura della nuova struttura. Banca Etica Banca Etica, per la sua complessità, può essere paragonata ad una comunità umana, di cui fanno parte soci, clienti, risparmiatori, amministratori, dipendenti, fornitori, ecc. Fra gli elementi che costituiscono il 'legante' di questa comunità vanno valorizzate le modalità con cui questi soggetti interagiscono: la trasparenza, la definizione chiara degli interessi in gioco e la reale disponibilità a rimetterli in discussione in funzione di una più alta e condivisa 33

35 finalità o interesse, il rispetto delle pari opportunità, la soluzione dei conflitti attraverso il dialogo e il confronto continui. (Dal Manifesto politico-strategico di Banca Etica) Una banca innovativa, l unica in Italia ad ispirare tutta la sua attività, sia operativa che culturale, ai principi della Finanza Etica: trasparenza, diritto di accesso al credito, efficienza e attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche. Il fine? Gestire il risparmio orientandolo verso le iniziative socio economiche che perseguono finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della dignità umana e della natura. Convinte che un mondo diverso è possibile, non solo a parole ma anche nei fatti, 22 organizzazioni del mondo non profit e alcune finanziarie diedero vita nel 1999, a Banca Etica, una banca capace di parlare direttamente ai soci e ai risparmiatori. Oggi quel sogno conta 13 filiali e una rete capillare di promotori finanziari, chiamati banchieri ambulanti, su tutto il territorio nazionale. A dieci anni dalla sua nascita, Banca Etica ha raggiunto una raccolta di capitale sociale di più di 25 milioni di euro, conferito da oltre 33 mila soci, di cui circa sono persone giuridiche (tra queste 9 Regioni, 40 Province, 300 Comuni). L Istituto raccoglie oltre 600 milioni di euro di depositi e sta finanziando più di progetti dell economia solidale per un valore superiore ai 440 milioni di euro. La storia Banca Etica è la prima istituzione di finanza etica nel nostro paese, concepita dalle organizzazioni del Terzo Settore, del volontariato e della cooperazione internazionale. Le prime esperienze italiane in questo settore sono state le cooperative MAG (Mutue per l'autogestione) e il loro obiettivo era (ed è tuttora) duplice: creare un sistema di raccolta e impiego del risparmio tra soci privilegiando chi si trovava in situazioni di difficoltà e proporre progetti con finalità sociale. Dopo profonde modifiche legislative del settore finanziario negli anni '90, il sistema MAG è stato obbligato a ristrutturarsi. Obbligate dalla nuova normativa e spinte dall'esigenza di dotare il terzo settore di un soggetto finanziario adatto, le MAG contattarono istituzioni del mondo della cooperazione sociale, del volontariato e dell'associazionismo. La proposta ebbe grande successo e si concretizzò nel dicembre 1994 nell'associazione Verso la Banca Etica, alla quale parteciparono l'intero movimento delle MAG e diverse organizzazioni rappresentanti l'intero panorama associativo nazionale. I principi I valori di Banca Popolare Etica derivano dai principi fondanti della Finanza Etica, che Banca Etica adotta come criteri di orientamento della propria attività. Per coniugare etica ed 34

36 operatività bancaria, Banca Etica ha creato strumenti e comportamenti che mirano a creare organismi indipendenti di verifica sulla coerenza delle attività bancarie, a coinvolgere quella parte della società che crede negli obiettivi della finanza etica e a contaminare la gli operatori economici, gli enti locali e il mondo accademico. Banca Popolare Etica definisce valori cui si riferisce nell art. 5 del proprio statuto: la finanza eticamente orientata è sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni economiche; il credito, in tutte le sue forme, è un diritto umano; l'efficienza e la sobrietà sono componenti della responsabilità etica; il profitto ottenuto dal possesso e scambio di denaro deve essere conseguenza di attività orientate al bene comune e deve essere equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione; la massima trasparenza di tutte le operazioni è un requisito fondante di qualunque attività di finanza etica; va favorita la partecipazione alle scelte dell'impresa, non solo da parte dei soci, ma anche dei risparmiatori; l'istituzione che accetta i princìpi della finanza etica orienta con tali criteri l'intera sua attività. Nell'ambito di questi valori di riferimento, Banca Etica opera con la seguente missione: essere i pionieri di una nuova idea di banca, intesa come luogo di incontro, dove le persone e la banca manifestano trasparenza, solidarietà e partecipazione facendo della banca uno strumento anche culturale per la promozione di un'economia che ritiene fondamentale la valutazione sociale ed ambientale del proprio agire. stimolare chi riceve il credito a sviluppare le competenze, le capacità e l'autonomia necessarie ad acquisire la responsabilità economica, sociale ed ambientale. garantire il risparmiatore in ordine alla precisione, all'efficienza della gestione e all'uso degli affidamenti, all'attenzione all'uso delle risorse (sobrietà) ed alla ripartizione dei profitti, in modo coerente con le proprie attese. agire nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente e delle specificità culturali dei contesti territoriali in cui opera Banca Etica, per una migliore qualità della vita, orientando coerentemente le attività della banca stessa. permettere l'accesso al credito ai soggetti dell'economia Sociale: imprese, persone e progetti valutati principalmente per la loro capacità di produrre "valore sociale". Un altro obiettivo della Banca Etica è garantire al cliente la massima trasparenza, informarlo su quali investimenti verrà impiegato e come sarà gestito il risparmio raccolto: escludendo impieghi in settori che seppur maggiormente remunerativi possono non essere consoni ad una visione etica dell impiego del denaro. Uno degli strumenti utilizzati per la selezione degli 35

37 investimenti è ethical screening (selezione etica), cioè la pratica di includere o escludere determinati investimenti del portafoglio selezionabile dei clienti dell istituto bancario sulla base di giudizi etici. Microfinanza Cos è la microfinanza? Si intende per microfinanza, l offerta di prodotti e servizi finanziari a clienti che per la loro condizione economico sociale hanno difficoltà di accesso al settore finanziario tradizionale. La microfinanza aiuta le persone che vivono in povertà ad aumentare il loro reddito, creare imprese sostenibili, migliorare le loro condizioni di vita e dei loro cari. E importante considerare la microfinanza (o finanza inclusiva) come uno strumento, che permette alle persone povere, generalmente escluse dai sistemi finanziari formali, di accedere al credito, al risparmio e ad altri prodotti finanziari. Più che di diritto al credito, si può parlare di diritto allo sviluppo e all iniziativa economica, la quale deve poter essere equamente accessibile a tutti. Nel frattempo, per essere davvero equa e sostenibile, l iniziativa economica non può essere a priori garantita nel risultato, ma deve avvenire sulla base d impegni precisi da parte di chi accede ad un credito. Lo sviluppo economico tra i poveri è fondamentale al fine di creare delle comunità indipendenti, infatti, empowerment economico e l empowerment sociale sono intrinsecamente correlati. Spesso le comunità locali nei paesi in via di sviluppo hanno al loro interno potenzialità economiche che non sono sfruttate, riducendo così la possibilità di creare reddito. Il fenomeno è massimamente evidente nelle aree rurali, dove la mancanza dell accesso al credito è uno dei principali ostacoli allo sviluppo, inteso come miglioramento delle condizioni economiche e, di conseguenza, dello sviluppo sociale. Attraverso la promozione di questo delicato strumento, è possibile includere all interno di circuiti finanziari quei segmenti deboli della società che generalmente non hanno accesso al risparmio gestito e al credito, dando loro una possibilità concreta di mettersi in gioco e di intraprendere un attività. Sviluppare un progetto di microcredito, oggi vuole dire anche rispondere in maniera concreta agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio proclamati dall Assemblea delle Nazioni Unite. In particolare i progetti di microcredito sono stati unanimemente riconosciuti come un valido strumento per contribuire alla lotta alla povertà e alla fame, mediante il perseguimento del dimezzamento (assumendo come riferimento il 36

38 periodo 1990/2015) del numero delle persone che hanno un reddito inferiore a 1 dollaro al giorno a Parità di Potere d'acquisto (PPA) e delle persone che soffrono la fame. La povertà di cui si parla si deve intendere ovviamente in termini di mancanza di strumenti atti a soddisfare i bisogni primari dell individuo (alimentazione, vestizione, locomozione ed abitazione). Fondato su logiche di prossimità, il microcredito è oggi riconosciuto come strumento atto a facilitare la formazione di un reddito di base o di un auto-reddito per soddisfare i bisogni delle famiglie nelle fasce più svantaggiate della popolazione. Vale la pena porre l accento che la microfinanza è uno strumento che rispetta la dignità umana delle persone a cui si rivolge, in quanto sfugge, se gestito correttamente, a dinamiche assistenzialiste, rispetta le preferenze dei beneficiari, valorizza le potenzialità offerte dai contesti locali e migliora le capacità di gestione di coloro che vi hanno accesso. Quand'è nato? Il microcredito è nato circa negli anni 70. Yanus economista del Bangladesh, premio Nobel per la pace e fondatore della Grameen Bank (madre di tutte le banche etiche), è considerato l inventore del microcredito. Ha so stenuto che anche un paese povero come il Bangladesh dovesse avere come i paesi ricchi il diritto di accedere al credito. Dato che queste popolazione povere non potevano garantire garanzie patrimoniali e quindi non avevano la possibilità di far ricorso a credito ha proposto di finanziare progetti di comunità e seguirli passo passo, iniziando a finanziare quelli più deboli per poi passare a quelli più stabili. Questo metodo ha funzionato, basti pensare che i tassi di sofferenza (crediti non rientrati) sono stati in quel periodo solamente del 2%. Un altro contributo che quest economista ha portato è la formazione d organizzazioni femminili, molto spesso tagliate fuori dell economia. L idea era quella di dare una possibilità economica soprattutto alle donne. Oltre il 90% dei soggetti finanziati sono donne. La microfinanza è nata inizialmente nel terzo mondo, ma in seguito è stata importata anche nel nord del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, nei quartieri poveri di New York, e in Europa dopo la guerra in Jugoslavia. La Grameen Bank ha fatto da consulente e grazie a questo sono stati attuati dei progetti di ricostruzione per arginare danni causati dalla guerra. Per quanto riguarda la finanza intesa come servizio etico per aiutare le fasce più deboli fornendo supporto tecnico e finanziario è stata per lungo tempo assente, ma col passare degli anni sarà introdotta massicciamente anche nei paesi ricchi per aiutare le piccole imprese. Come e dove fare micro finanza? Moltissimi sono i progetti di Microfinanza realizzati fino ad oggi, ovunque nel mondo. Molti di essi hanno avuto successo, altri sono falliti. Tutti costituiscono una base d esperienze utili per comprendere la natura delle dinamiche in gioco e migliorare l'efficacia di questo prezioso strumento. La Microfinanza oggi è un settore dalle 37

39 potenzialità infinite ed è insieme un universo composito, che pone domande più di quanto non offra risposte certe sul dove e sul come può essere applicato. Ad esempio, lavorare con progetti di microfinanza in contesti caratterizzati da stabilità sociale e tessuto economico con buone potenzialità di sviluppo, ha più senso e chances di sostenibilità rispetto al farlo in situazioni in cui il livello di povertà è estremo. Inoltre si può fare Microfinanza privilegiando strategicamente alcune categorie d attori come destinatari, selezionati sulla base del livello d esclusione (le comunità rurali o le fasce più povere della popolazione urbana) e del potenziale di moltiplicazione dell'impatto sociale (per esempio le donne): in ogni caso, l'esito non è scontato e le possibilità di successo, sia in termini di qualità dell'impatto che di sostenibilità, dipendono da un numero di variabili da tenere in considerazione. Commercio equo e solidale Il commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale: il suo scopo è promuovere giustizia sociale ed economica e sviluppo sostenibile attraverso il commercio, la formazione, la cultura, l'azione politica. È un commercio umano perché antepone la giustizia al reddito, i diritti agli indici di crescita, la relazione alla produttività. Obiettivi 38

40 I principali obiettivi sono di riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati garantendo così un giusto guadagno e condizioni di lavoro dignitose. Inoltre bisogna cercare di eliminare le intermediazioni speculative e sostenere, con il prefinanziamento, progetti di auto sviluppo proponendo una nuova visione di economia del mondo. Infine bisogna difendere e promuovere i diritti economici e sociali, cambiando i meccanismi di un modello economico che antepone il profitto ai diritti fondamentali degli esseri umani. Motivi della nascita Il commercio equo e solidale nacque per regolare i prezzi che venivano determinati dai soggetti forti indipendentemente dai costi di produzione che sostenevano i soggetti deboli evitando così anche l incertezza degli sbocchi commerciali dei prodotti che gli impedivano di programmare seriamente il proprio futuro. Nacque inoltre per i pagamenti ritardati della merce e della produzione, molto tempo dopo la consegna, e per la non conoscenza dei mercati in cui venivano venduti i propri prodotti quindi con l impossibilità di adeguare i prezzi di vendita, favorendo così il proprio indebitamento. Nacque infine per ridurre i costi, aumentare la produttività, molto scarsa rispetto alla concorrenza, e salvaguardare le fasce di popolazione che nei Paesi ricchi venivano già da tempo largamente tutelate, promuovendo informazione per i giovani. Regole per entrare Le principali regole per entrare nel mercato Equo e Solidale sono legate alla manodopera, infatti vige il divieto del lavoro minorile, è presente l obbligo di un adeguata informazione ai lavoratori e un forte sostegno per la propria comunità. Le altre regole istituite per usufruire di questo tipo di mercato, sono l impiego di materie prime rinnovabili e la creazione, con la collaborazione di tutti i produttori, di un mercato interno. I produttori I produttori coinvolti nel circuito del Commercio Equo e Solidale sono agricoltori o artigiani dell'asia, dell'africa e dell'america Latina organizzati in gruppi per la produzione e la commercializzazione di artigianato ed alimentari. I produttori condividono gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale e rispettano i criteri elencati nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale. Gli importatori Gli importatori sono organizzazioni che hanno come scopo principale l'acquisto di prodotti del Commercio Equo e Solidale, rivendendoli alle Botteghe del Mondo. 39

41 Garantire prezzi minimi determinati con i produttori; (il prezzo corrisposto deve permettere una vita dignitosa ai produttori) Garantire consigli rispetto alla produzione e alle tecniche produttive. Garantire quantitativi minimi e contratti di lunga durata; (perché i prezzi potrebbero crollare da un momento all altro, e quindi possano essere acquistati dalle grandi multinazionali che le possano collocare sui mercati di tutto il mondo) Diversità tra nord e sud La diversità tra Nord e Sud del mondo è nata sin dai tempi coloniali quando le potenze del Nord avevano il comando. La povertà e la miseria del Sud non sono quindi casuali, e nemmeno dovute ad incapacità o alla carenza di senso del lavoro. Sono le regole del commercio mondiale che aggravano gli squilibri esistenti, anziché favorire un equa distribuzione delle risorse. I paesi del Sud continuano a essere considerati, fornitori di materie prime per il Nord. L instabilità delle materie prime, le barriere commerciali, e il debito estero contribuiscono a bloccare le possibilità di miglioramento di quei popoli, ed in particolare dei produttori e dei lavoratori che le condizioni economiche ne permettono la sfruttamento e l emarginazione. Il commercio equo è nato quindi per battersi contro le iniquità e le ingiustizie del sistema economico mondiale, costituendo così un alternativa concreta per i piccoli produttori del Sud. I criteri di equità Per quello che riguarda i criteri di equità dobbiamo tenere conto del prezzo cioè in modo che ai produttori venga assicurato un compenso giusto in grado di garantire loro un tenore di vita adeguato tenendo conto del lavoro impiegato e delle condizioni di vita. I prezzi stabiliti per i prodotti comprendono anche una parte da investire in progetti per la solidarietà. I rapporti commerciali devono sostenere favorire gli sforzi di sviluppo autonomo, creando nuovi posti di lavoro e processi produttivi adeguati alle condizioni locali, che non creino dipendenza da nessun altro Paese e che siano rispettosi nei confronti dell ambiente. Bisogna garantire al consumatore la massima trasparenza su tutte le operazioni commerciali, dalla formazione del prezzo ai contratti d acquisto. È opportuno garantire il prefinanziamento in modo da consentire ai lavoratori del Sud, che spesso hanno problemi per reperire le risorse e acquistare le materie prime e le attrezzature, di lavorare con tranquillità, non contraendo debiti e non intaccando le risorse destinate al mantenimento familiare Il commercio equo evita inoltre gli intermediari commerciali, che come unico scopo hanno il loro guadagno, privilegiando il rapporto diretto tra le strutture dei produttori. In questo modo viene eliminata una causa di sfruttamento e si contribuisce ad aumentare il guadagno del produttore. Dimensioni Durante il 2005 nella sola Unione Europea il commercio equo e solidale ha raggiunto un fatturato record di 660 milioni di euro, due volte e mezzo maggiore rispetto al Sempre nell'unione Europea, sono più di 79 mila i punti vendita che trattano merci solidali (57 mila di questi sono supermercati comuni che vendono 40

42 anche prodotti equi) mentre sono circa 2800 le botteghe del mondo presso cui offrono il loro servizio circa 100 mila volontari. In Italia In Italia le botteghe solidali sono nate nella seconda metà degli anni 80. Con la crescita del Commercio equo hanno iniziato a svilupparsi iniziative su scala locale, continentale ed internazionale volte ad aggregare sia le botteghe del mondo, che gli importatori e i produttori, oggi in Italia sono presenti 600 botteghe concentrate prevalentemente al Nord specializzate in prodotti artigianali provenienti da più di 50 paesi del Sud. Più della metà delle botteghe sono associazioni, mentre in resto è rappresentato da cooperative. Le botteghe Nascono inizialmente per mano di alcuni volontari, convinti che il Commercio Equo e Solidale contribuisca alla costruzione di un mondo più giusto e ad un economia fondata su regole trasparenti e paritarie, seguirà poi un susseguirsi di salti di qualità. Si parte con l apertura di alcune bancarelle regolari, cercando di ingrandire il gruppo e creando uno spaccio. In seguito si cerca di strutturarsi e di aprire in modo regolare per settimane finché non si apre la vera e propria bottega con volontari che si autogestiscono e che potranno poi trasformala in cooperativa. Prodotti Gli alimentari del Commercio Equo e Solidale sono prodotti di alta qualità, coltivati nel rispetto delle persone e dell'ambiente. Una garanzia di qualità e sicurezza per chi li consuma, una possibilità di uno sviluppo dignitoso per chi li produce. Tipici prodotti del commercio equo e solidale sono il caffè, il tè, lo zucchero di canna, il cacao e prodotti dell'artigianato. Altri prodotti agricoli sono: il miele, l'orzo, frutta secca (anacardi, uvetta, mango,...), infusi (karkadè, camomilla, menta,...), spezie (pepe, cannella, chiodi di garofano, noce moscata,...) e le banane. La produzione biologica sempre più presente tra i prodotti alimentari è dovuta da un lato alle scelte dei consumatori del Nord per un cibo più sano, ma anche per evitare ai contadini e operai di esporsi a prodotti nocivi per l'uomo e per motivi di salvaguardia dell'ambiente. A volte sono gli stessi contadini a decidere per l'agricoltura biologica quale tecnica tradizionale di coltivazione. Oltre ai prodotti di origine alimentare, nel commercio equo e solidale troviamo anche diversi oggetti d artigianato come decorazione per la casa, cosmesi, abbigliamento, giocattoli e bigiotteria. Situazione economica NELLE BOTTEGHE DEL MONDO: nel 2005 a fronte di un mercato in continua espansione, sono in perdita; gran parte dovuta al sottodimensionamento e all'inefficienza economica nei punti vendita numerosi, ma di piccole dimensioni. 41

43 IN ITALIA: la vendita di riso equo solidale ha avuto un incremento del 190% tra il 2004 e il Hanno aumenti di vendita importanti anche caffè (+8%), tè (+11%), banane (+20%) e zucchero (+50%). Le percentuali sono incoraggianti, ma vanno confrontati con i dati a livello europeo: ad esempio in Gran Bretagna nel 2005 sono arrivate 3300 tonnellate di caffè equo solidale, mentre in Italia solo 223. Critiche Secondo alcuni economisti, il modello di mercato proposto dal commercio equo-solidale non è né efficace né efficiente negli scopi che si propone. Ad esempio, l'agricoltura biologica deve comunque essere fatta a scapito della natura, ed il suolo ottenuto dal disboscamento resta fertile solo per pochi anni. Oppure per irrigare territori desertici, spesso si causa la mineralizzazione eccessiva del terreno. Il futuro Il futuro del commercio equo solidale sarà determinato dall aumento dei volumi di vendita, dal permettere un effettivo accesso al mercato dei piccoli produttori, dall ampliarsi della gamma dei prodotti. Bisogna tener conto anche dello squilibrio tra Nord e Sud, di un commercio centrato sulle esportazioni, di un economia ad alto impatto ambientale e sociale, imponendo così una riflessione sul modello di sviluppo che si intende promuovere, e quindi su quei valori non economici, che devono essere presi in considerazione con la crescita del mercato equo e solidale. Si intende quindi riflettere sul futuro del commercio equo alla luce delle domande che ci si pone sul suo futuro avendo come riferimento lo sviluppo dei mercati locali, l impatto ambientale e la non mercificazione delle risorse pubbliche. Fonti rinnovabili L energia geotermica Introduzione 42

44 L Energia Geotermica o Geotermia (dal Greco antico geo, terra, e thermos, calore) è, nella sua definizione più vasta, il calore naturale della Terra. L'energia geotermica è una forma di energia sfruttabile che deriva dal calore presente negli strati più profondi della crosta terrestre. Infatti penetrando in profondità la superficie terrestre, la temperatura diventa gradualmente più elevata, aumentando mediamente di circa 30 C per km. I giacimenti di questa energia sono però dispersi e a profondità così elevate da impedirne lo sfruttamento. Per estrarre e usare il calore imprigionato nella Terra, è necessario individuare le zone dove il calore terrestre è concentrato: il serbatoio o giacimento geotermico. In alcune particolari zone si possono presentare condizioni in cui la temperatura del sottosuolo è più alta della media, un fenomeno causato dai fenomeni vulcanici o tettonici. In queste zone "calde" l'energia può essere facilmente recuperata mediante la geotermia. E generata da fonti geologiche di calore, come l energia solare assorbita in superficie e la produzione di calore naturale della terra alimentata dall energia termica rilasciata in processi di decadimento nucleare di elementi radioattivi quali l uranio, il torio e il potassio. Il calore nel terreno deriva quindi non solo dall attività interna del nostro pianeta, ma anche dal calore del Sole. Una volta generata, l'energia termica viene conservata nel nucleo, nel mantello e nella crosta terrestre. Se valutata in tempi brevi, può dunque essere considerata una fonte di energia rinnovabile. La geotermia resta comunque una fonte energetica marginale da utilizzare solo in limitati contesti territoriali. Resta in ogni caso una potenzialità energetica da sfruttare laddove possibile. Oggi rappresenta meno dell 1% della produzione mondiale di energia, anche se si calcola che lo 0.1% dell energia immagazzinata nella crosta terrestre potrebbe soddisfare la richiesta di energia mondiale per anni. Esistono due "geotermie": Geotermia classica: riguarda le acque termali (Aqui Terme in Piemonte, Abano Terme in provincia di Padova, Lazise e Caldiero in provincia di Veorna, Ferrara in Emilia etc.) e la produzione di energia elettrica (vd Lardarello), tramite lo sfruttamento di anomalie geologiche o vulcanologiche (i geysers, i vulcani o le acque termali), entrambe finalizzate al riscaldamento. Troviamo dunque i seguenti sistemi: 1) Sistemi a vapore secco o dry steam, utilizzano direttamente il vapore geotermico che si trova a pressioni e temperature medie, circa 150 C, per azionare le turbine, le quali produrranno così energia elettrica. 2) Sistemi a vapore umido o flash steam, a partire da una miscela di acqua e vapore, il vapore, a pressioni e temperature elevate, circa 180 C, viene usato per azionare le turbine. 3) Sistemi ad acqua calda: contengono acqua a temperatura inferiore ai 100 gradi centigradi, utilizzabile soprattutto per 43

45 usi diretti (riscaldamento abitazioni, serre, impianti industriali). 4) Sistemi in rocce calde secche: sono sistemi formati con la creazione artificiale di un serbatoio geotermico: nel serbatoio viene iniettata, tramite un pozzo, dell'acqua fredda che, una volta scaldatasi grazie all'elevato calore delle rocce, è fatta risalire in superficie per la sua utilizzazione. Tali sistemi ( dry rock stimulation ) sono allo studio da molti anni, ma ad oggi non esistono realizzazioni di successo, causa gli elevati costi ed il rischio di sollecitazioni sismiche indotte dal sistema di iniezione/fatturazione dell acqua sotterranea. Geotermia a bassa entalpia: relativa allo sfruttamento del sottosuolo come serbatoio termico dal quale estrarre calore durante la stagione invernale ed al quale cederne durante la stagione estiva. In presenza di una falda acquifera, il sistema non solo rende di più, ma la risorsa idrica non viene in alcun modo alterata, dato che si tratta solo di un semplice scambio termico. La geotermia a bassa entalpia si può usare in qualsiasi abitazione, sebbene sia economicamente appetibile solo in presenza di terminali di distribuzione a bassa temperatura. I terminali sono i classici radiatori (caloriferi) oppure gli impianti a pavimento, parete, soffitto etc. Si è soliti parlare di terminali ad alta temperatura quando ci si riferisce a radiatori con temperature C e di terminali a bassa temperatura per tutti quei pannelli radianti a pavimento, parete, soffitto, che lavorano a C. La centrale Un impianto geotermico è costituito da 3 elementi fondamentali: 1. un sistema di captazione del calore attraverso tubazioni (denominate sonde) che attraversano il terreno o in direzione verticale (raggiungendo e superando in alcuni casi i 100 metri di profondità) o in direzione orizzontale (posti a 1-2 metri di profondità); 2. una pompa di calore elettrica; 3. un sistema di accumulo e di distribuzione del calore. 44

46 La centrale geotermica sfrutta i vapori provenienti dalle sorgenti d acqua del sottosuolo, che vengono convogliate in apposite turbine adibite alla produzione di energia elettrica e si riutilizza il vapore acqueo per il riscaldamento, la coltivazione in serra e il termalismo. Il principio di funzionamento di una centrale geotermica è alquanto semplice per linee logiche. Il flusso di vapore proveniente dal sottosuolo produce una forza tale da far muovere una turbina, l'energia meccanica della turbina viene infine trasformata in elettricità tramite un sistema alternatore. Per alimentare la produzione del vapore acqueo si ricorre spesso all'immissione di acqua fredda in profondità, una tecnica utile per mantenere costante il flusso del vapore. In questo modo si riesce a far lavorare a pieno regime le turbine e produrre calore con continuità. I sistemi geotermici possono essere a vapore dominante, quando l alta temperatura determina la formazione di accumuli di vapore, o ad acqua dominante, se l acqua rimane allo stato liquido, Nel primo caso l energia geotermica può essere utilizzata per produrre energia elettrica, inviando il vapore, attraverso dei vapordotti, a una turbina collegata a un generatore di corrente. Se il fluido non raggiunge una temperatura sufficientemente elevata, l acqua calda potrà essere utilizzata per la produzione di calore. Le centrali geotermiche presentano vantaggi e svantaggi: VANTAGGI: Non serve combustibile; Utilizza risorse inesauribili e naturali; Fornisce una grande quantità di energia rinnovabile e pulita; Possibile riciclaggio degli scarti,favorendo il risparmio SVANTAGGI: o Il vapore non si trova dappertutto; o Bisogna scavare molto in profondità per riuscire a raggiungere i pozzi di vapore; o Dalle centrali geotermiche fuoriesce insieme al vapore anche il tipico odore sgradevole di uova marce causato dall'idrogeno solforato; il problema e' risolvibile mediante l'installazione di particolari impianti di abbattimento; o L'impatto esteriore delle centrali geotermiche puo' recare qualche problema paesaggistico. La centrale si presenta, infatti, come un groviglio di tubature anti-estetiche, un'immagine che pero'non dista da quella di molti altri siti industriali o fabbriche. Il problema paesaggistico può essere facilmente risolto unendo l'approccio funzionale dei progetti ingegneristici con quello di un'architettura rispettosa del paesaggio e del comune senso estetico; o La geotermia implica dei costi, soprattutto nella trivellazione: nel 2005 l'energia geotermica costava fra i 50 e i 150 euro per MWh, ma si prevede che tale costo scenda a euro per MWH nel 2010 e a euro per MWh nel 2020 La casa Di recente si sta sviluppando anche un settore della bioarchitettura specializzato nella mini-geotermia. In questo caso si tratta di piccoli impianti condominiali in grado di sfruttare il calore nel sottosuolo per opere di riscaldamento/rinfrescamento 45

47 degli appartamenti. Questi impianti possono essere realizzati quasi ovunque. Il costo di realizzazione è però ancora elevato. Un mini impianto geotermico utilizza sonde nel sottosuolo delle abitazioni per sfruttare il naturale calore del terreno. Le pompe di calore ad energia geotermica sfruttano il fatto che la temperatura del terreno si mantiene circa costante durante l'arco dell'anno. Normalmente, già ad un metro di profondità, si riescono ad avere circa C. Un impianto geotermico è costituito da una pompa di calore comunicante con uno scambiatore sotterraneo e da un sistema interno di riscaldamento-raffrescamento. Le pompe di calore sono macchine, costituite da un compressore, un condensatore, valvola di laminazione e un evaporatore, che riescono a sottrarre calore da una sorgente a temperatura minore per trasferirlo a una di temperatura maggiore. Queste pompe operano utilizzando il ciclo di Lorenz, il quale è lo stesso meccanismo delle macchine frigorifere. Siccome il loro ciclo è invertibile, possono funzionare in estate per il raffrescamento e in inverno per il riscaldamento. Il compressore, che comprime il fluido aumentandone la temperatura è azionato da energia elettrica. Lo scambiatore sotterraneo può essere principalmente di due tipi: 1. a sonde orizzontali, che vengono predisposte a bassa profondità, nel primo strato di suolo che è quindi ancora influenzato dai cambiamenti climatici esterni. La loro resa è modesta ed occorre una area piuttosto vasta per la loro installazione, tuttavia i costi sono più contenuti. 2. a sonde verticali, sono tubi in cui scorre il fluido scambiante, hanno forma tipicamente a U e arrivano a una profondità variabile dai 46 ai 146 metri, quindi nella zona che non risente degli sbalzi climatici della superficie e che rimane a temperatura costantemente maggiore della media esterna. Vengono inseriti nei pozzi trivellati, e una volta posati si procede al riempimento del pozzo con malta, rendendo l'impianto inaccessibile. In ogni caso il sistema di riscaldamento/raffrescamento deve utilizzare un fluido vettore che rilascia calore per il riscaldamento e catturi calore per il raffreddamento. E' di fondamentale importanza che lo scambio di calore avvenga nei due sensi, quindi per il raffrescamento e per il riscaldamento, perché il sistema "terra" non è inesauribile: d'estate si deve ricaricare dell'energia sottratta d'inverno. I mini impianti geotermici possono avere una serie di vantaggi, ma anche svantaggi. Costi: 46

48 I costi d'investimento e i tempi di ritorno, per un impianto di climatizzazione geotermica, sono soggetti a diverse variabili, quali la tipologia di sottosuolo e le relative opere di scavo, la dimensione dell'immobile e il fabbisogno termico dello stesso, la situazione climatica dell'area in esame ed il grado di isolamento termico dell'immobile. Come tutti gli investimenti nel settore dell'energia rinnovabile richiede un periodo di ammortamento della spesa iniziale molto lungo, in base all'entità stessa dell'impianto. Nel caso dell'impianto di climatizzazione o raffrescamento naturale l'ammortamento della spesa è più breve. CONFRONTO TRA COSTI: Bolletta energetica annuale (Stima edificio mediamente isolato) Riscaldamento geotermico / raffrescamento passivo: 800 euro/anno Metano / condizionamento tradizionale: euro/anno GPL / condizionamento tradizionale: euro/anno Gasolio / condizionamento tradizionale: euro/anno Di seguito sono forniti i costi indicativi (IVA esclusa) nel caso di abitazioni residenziali indipendenti: Potenz a (kw) Imp. ariaacqua ( ) Imp. ad acqua di falda ( ) Imp. con sonde verticali ( ) Nel caso di condomini oppure villette a schiera è possibile progettare impianti centralizzati in modo tale da condividere il costo iniziale dell'installazione fra le diverse unità abitative. L utilizzo dell energia geotermica a bassa entalpia riduce notevolmente l impatto sull ambiente. Nel corso dell'ultimo secolo la temperatura del globo è aumentata; i livelli di anidride carbonica atmosferica sono aumentati da circa 280 parti per milione (ppm) a più di 350 ppm. La concentrazione di metano è più che raddoppiata e il protossido d'azoto è aumentato di circa il 10 per cento. Questo ha provocato un incremento della temperatura media globale tra 0,8 e 2,6 gradi Celsius. Quello degli ultimi 25 anni è il riscaldamento più consistente registrato da quando esistono strumenti di misurazione della temperatura. Gli scienziati della NASA ritengono che la spiegazione più convincente di un aumento 47

49 termico di tale portata sia l'accresciuto rilascio dei gas serra nell'atmosfera. Le pompe di calore geotermiche possono ridurre in maniera significativa il consumo di energia per il riscaldamento e il condizionamento. A differenza dei sistemi a combustibile, le pompe di calore geotermiche usano energia rinnovabile Avendo cosi un bassissimo impatto ambientale comportando la più bassa emissione di gas serra rispetto a tutte le altre tecnologie esistenti (enriga elettrica, combustibili fossili). Le pompe di calore geotermiche risultano il sistema a più bassa emissione di CO2 in tutte le città prese in considerazione. non esiste sistema di riscaldamento e condizionamento in grado di ridurre le emissioni di gas serra ed il conseguente impatto sul riscaldamento globale così efficace come le pompe di calore geotermiche. Possibili integrazioni con altre forme di energia rinnovabile Negli impianti geotermici l'unico consumo "non rinnovabile" è quello elettrico per la pompa di calore. In questo senso risultano efficaci le integrazioni con sistemi che producono energia elettrica, così da creare un sistema interamente autonomo ed ecosostenibile. - Impianto integrato con pannelli solari termici - Impianto integrato con pannelli solari fotovoltaici L'energia elettrica per il funzionamento del compressore e delle pompe elettriche adibite alla movimentazione dei fluidi vettori nei circuiti primario e secondario viene fornita tramite l installazione di uno o più pannelli fotovoltaici. - Impianto integrato con pannelli solari termici e fotovoltaici Ottenuto dall integrazione dei casi precedenti, rappresenta la soluzione più avanzata, in grado di garantire l'assoluta autonomia energetica, azzerando di fatto ogni possibile impatto ambientale (zero emissioni). Vantaggi: VERSATILE Facile da installare e adattabile a qualsiasi tipo di edificio (abitazioni, uffici, edifici commerciali, edifici pubblici, centri sportivi) ma soprattutto realizzabile in qualunque zona, in ogni tipo di terreno. E'ECO-COMPATIBILE Dal punto di vista dell'impatto ambientale poiche', non essendovi installazioni visibili all'esterno, è assicurata la conservazione del territorio; dal punto di vista ambientale in senso lato poiché non solo non emette né CO2 né sostanze nocive (ossidi di azoto, ossidi di zolfo) ma non ci sono nemmeno residui solidi o liquidi da smaltire. Utilizza anche molta meno energia di quella fornita, in rapporto di 1:4 o superiore. Ciò vuol dire che per ogni kwh di energia elettrica utilizzata si ottengono almeno 4 kwh di energia termica. La compatibilità con altre fonti di energia rinnovabili (eolico, solare termico e fotovoltaico) incrementa l'efficienza energetica, contribuendo a ridurre ulteriormente l'impatto ambientale e la dipendenza dalle fonti fossili. MULTIFUNZIONALITA' Un impianto geotermico sostituisce integralmente ben 3 diversi sitemi: la caldaia per il riscaldamento, il boiler per la 48

50 fornitura di acqua calda sanitaria ed i condizionatori per il raffrescamento. La pompa, facile da gestire, è programmabile con grande flessibilità affinchè ogni esigenza sia soddisfatta. INDIPENDENZA DALLE CONDIZIONI METEREOLOGICHE Poichè il calore della terra è costante durante tutto l'arco dell'anno, le prestazioni di un impianto geotermico non dipendono dalle condizioni metereologiche o da variazioni stagionali. Vento, pioggia, caldo o freddo non avranno effetto sul funzionamento del sistema, a qualsiasi latitudine saremo riforniti di riscaldamento, acqua calda e raffreddamento 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. CONFORT L'impianto è molto silenzioso e diffonde calore uniformemente in ogni ambiente. SICUREZZA L'assenza di combustibili (gas o petrolio) garantisce un livello di sicurezza superiore rispetto agli impianti tradizionali, poichè non vi è alcun pericolo di incendio. Viene eliminato il rischio di perdite di gas e di emissioni di sostanze tossiche quali il monossido di carbonio, residuo tipico della combustione in ambienti poco ossigenati. COMPLETA INTEGRAZIONE ARCHITETTONICA I componenti di un sistema geotermico sono invisibili. Le sonde geotermiche sono interrate, e sono installabili in spazi molto ristretti. Non ci sono tubazioni in vista ed i pannelli radianti sono montati all'interno di muri, pareti o soffitti. La pompa di calore è l'unico componente visibile ma siccome lo spazio occupato da una pompa di calore è come quello di un frigorifero, si può installare in qualsiasi locale. Non vi sono canne fumarie né locali adibiti specificatamente alla centrale termica. NON SOGGETTA A RISCHI DI FURTO Non ci sono parti esterne soggette a furti o manomissioni. BENEFICI ECONOMICI Permette di eliminare i costi del petrolio e del gas, offrendo così non solo un risparmio sulla bolletta di circa il 60% rispetto alle fonti tradizionali ma anche una riduzione nell importazione di petrolio. Nel frattempo aumenta anche il valore della proprietà immobile. La fonte è inesauribile e i costi di manutenzione ridottissimi: le sonde geotermiche sono garantite 100 anni; le pompe di calore non necessitano di revisione periodica, nè di "bollino blu", non essendo provviste di bruciatore. L unica spesa è l energia elettrica per il funzionamento della pompa di calore. E' infine possibile usufruire di incentivi statali. MOVIMENTA L ECONOMIA Contribuisce infatti al rilancio del settore edile e alla sua occupazione. Svantaggi: Pagamento di un canone di utilizzo dei liquidi geotermici. L adozione di impianti termici che ci consente di sfruttare la geotermia a bassa entalpia può essere realizzata praticamente con due modalità: CON SEMPLICE SOSTITUZIONE DI CALDAIA Consiste nella sostituzione della caldaia termica tradizionale con una pompa di calore geotermica, lasciando inalterato l impianto radiante attualmente esistente. Questa tecnica consente però il 49

51 solo riscaldamento dei locali, poiché ci si deve adattare alla struttura radiante preesistente. Se si disponesse già di un impianto radiante a bassa temperatura, la sola sostituzione della caldaia assicura la possibilità di utilizzare l'impianto anche per la climatizzazione estiva. EX NOVO A differenza del caso precedente, per nuove costruzioni o complete ristrutturazioni il sistema viene progettato già alla sua origine per ottimizzare le performance durante l intero anno solare, permettendo il massimo confort ed un maggiore risparmio economico. Il medesimo impianto radiante a bassa temperatura, a soffitto, pavimento o parete, provvederà al riscaldamento nella stagione fredda ed alla climatizzazione in estate. La fornitura di acqua calda sanitaria sarà inoltre garantita in ogni momento. Una sola pompa di calore sostituisce i tre diversi impianti tradizionali adibiti rispettivamente al riscaldamento (per esempio caldaia a gas e radiatori), climatizzazione (condizionatori) e produzione di acqua calda sanitaria (scaldabagno elettrico o a gas). Situazione mondo: Produzione geotermica lorda nel mondo nel 2008 La 50

52 geotermia è la fortuna energetica dell'islanda, dove l'85% delle case è riscaldato con questa fonte energetica, basata sul naturale equilibrio tra l acqua calda di profondità e l atmosfera glaciale esterna. In controtendenza con il resto del mondo, che soffre per l aumento del prezzo dell energia, in Islanda i prezzi diminuiscono. Oggi gli islandesi stanno realizzando un progetto ambizioso che permetterà di attingere il calore della Terra fino alla ragguardevole profondità di 5000 metri. Intanto la produzione totale di energia è coperta per il 24.5% dalla geotermica. Tali profondità consentiranno di captare l acqua supercritica, una condizione dell acqua che è una via di mezzo tra vapore e acqua fluida ed ha in sé una enorme quantità di energia. Se il progetto avrà successo ci si troverà di fronte ad una eccedenza di energia, in tal caso potrebbe essere esportata anche in Europa attraverso cavi sottomarini. Il progetto è rivoluzionario perché potrà essere realizzato anche in altre parti del mondo come Italia, USA, Cina, India, Africa Orientale dove ci sono caratteristiche geotermiche paragonabili a quelle islandesi. Attualmente il più grande complesso geotermico al mondo si trova in California a The Geysers. Per quanto riguarda l Europa, gli impianti geotermici sono diffusi in Svizzera e nord Europa. In Africa, il Kenya e l'etiopia hanno costruito degli impianti per l'energia geotermica. Si calcola che venti paesi al mondo abbiano progetti di sviluppo del geotermico. Anche Google ha investito nel geotermico di terza generazione, basato sulla trivellazione di profondità per raggiungere punti caldi della crosta anche da zone non naturalmente termali. Italia Dall'inizio del Novecento l'italia sfrutta il calore della Terra per produrre energia elettrica tramite la realizzazione di centrali elettriche geotermiche capaci di sfruttare la forza del vapore. Tale produzione è fortemente concentrata in Toscana (Pisa, Siena e Grosseto). A Larderello si trova il primo impianto geotermico costruito al mondo (prima dell 800): i primi esperimenti del Principe Piero Ginori- Conti risalgono al 1904 dove, per la prima volta, l'energia prodotta da quell'impianto permise di accendere cinque lampadine. I vapori provenienti dal sottosuolo erano una valida alternativa delle innovative macchine a vapore industriali dell'epoca ed avevano il pregio di non utilizzare il costoso carbone per 51

53 alimentare le caldaie. Oltre allo storico impianto di Larderello, va sicuramente evidenziato l interessante progetto per l area dei Campi Flegrei, a Ovest di Napoli. Purtroppo, rispetto alla maggior parte degli altri paesi del mondo, pur essendo nata nel nostro Paese essa è ancora oggi in Italia estremamente sottovalutata. Evoluzione della potenza istallata e della numerosità degli impianti geotermoelettrici in Italia 52

54 Distribuzione della potenza istallata negli impianti geotermoelettrici in Italia nel 2008 Incentivi statali La legge finanziaria per il 2008 ha prorogato fino al 31 dicembre 2010 le agevolazioni fiscali (introdotte dalla legge finanziaria per il 2007) spettanti ai contribuenti che sostengono spese per il conseguimento di risparmio energetico. I benefici consistono in una detrazione dalle imposte sui redditi (Irpef o Ires) del 55% delle spese sostenute, entro un limite massimo che varia a seconda della tipologia dell intervento eseguito. Valle Brembana 53

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