Gli obiettivi regionali Il Caso del Lazio

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1 Gli obiettivi regionali Il Caso del Lazio

2 La normativa La Direttiva 36/2016 Art. 10 il Direttore dell USR adotta un piano annuale regionale di valutazione che contiene eventuali obiettivi definiti dal Direttore con riferimento al contesto territoriale Le Linee Guida del 20 settembre 2016 Si ribadisce che l adozione di obiettivi regionali è un eventualità e riferiti al contesto territoriale 2

3 Gli obiettivi regionali Ad oggi mancano: Liguria Lombardia Veneto Basilicata 3

4 Una comparazione In quasi nessun caso si rileva un attenzione al contesto regionale Sono in numero diverso tra Regione e Regione Soltanto una Regione (il Lazio) affianca agli obiettivi, degli indicatori nonostante non sia richiesto né previsto dalla normativa A volte sono espressi in modo confuso e/o generico Riguardano attività in cui l azione del DS è marginale o ininfluente Grande disomogeneità. 4

5 Alcuni elementi comparativi Duplicano quelli nazionali o quelli del RAV Sardegna ( Assicura il funzionamento dell istituzione scolastica, organizzandone l attività secondo criteri di efficienza, efficacia e buon andamento del servizio, assicurando altresì il rispetto delle norme vigenti in materia scolastica, amministrativo-contabile e di sicurezza ) Piemonte ( Realizzare iniziative di formazione in rete o di istituto finalizzate all innovazione didattica e collegate alle priorità indicate dalla scuola nei documenti istituzionali ) Marche ( Perseguire il raggiungimento degli obiettivi che coerentemente sono ricavati dalle priorità di miglioramento individuate nel Rapporto di Autovalutazione ) 5

6 Le azioni previste negli obiettivi regionali Responsabilità del Dirigente Abruzzo ( Promuovere l implementazione dell alternanza scuola lavoro ) Campania ( Promuovere iniziative volte a diminuire i fenomeni di dispersione, abbandono e frequenze a singhiozzo ) Responsabilità dell intera scuola Emilia Romagna ( Rafforzare la dimensione collegiale della progettazione didattica e delle pratiche della valutazione, anche in riferimento all acquisizione delle competenze chiave di cittadinanza ) Calabria ( Promuovere l acquisizione delle competenze di cittadinanza e integrarle nella programmazione curricolare ) 6

7 Gli esiti dell apprendimento negli obiettivi regionali Riguardano gli esiti dell apprendimento Sicilia ( Migliorare gli esiti degli studenti intervenendo sui tassi di non ammissione anche adottando criteri di selezione adeguati ) Emilia Romagna ( Ridurre i tassi di insuccesso, dispersione e abbandono, con particolare riferimento agli studenti stranieri ) 7

8 Confusione nella formulazione Toscana: Partecipazione attiva di tutte le istituzioni scolastiche alle reti di ambito e di scopo per la progettazione e l organizzazione del Piano di Formazione delle singole scuole. Predisposizione, all interno del Piano Triennale dell Offerta Formativa di ciascuna istituzione scolastica, di un preciso piano di formazione del personale che preveda, in particolare, adeguate attività formative sulle competenze in Lingua straniera e sui Bisogni Educativi Speciali. 8

9 Valutazione annuale Friuli Venezia Giulia Predisporre con eventuali reti di scopo tra scuole del primo e del secondo grado la raccolta e l analisi di dati relativi agli esiti di apprendimento degli studenti al termine del primo biennio della secondaria di secondo grado Predisporre il monitoraggio a 1, 3, 5 anni dei percorsi dei diplomati in collaborazione con partner istituzionali e mondo del lavoro con controllo degli esiti di studio post-diploma e dei flussi occupazionali. 9

10 Il caso Lazio Un obiettivo Sostenere i processi di innovazione, Tre attività 1. la formazione del personale scolastico come leva strategica per l innovazione dei processi organizzativi e didattici 2. la partecipazione attiva alle reti di ambito territoriale e alle reti di scopo 3. la gestione efficace dell Istituzione scolastica con particolare riguardo ai processi di apprendimento/insegnamento e alla valorizzazione e al mantenimento delle risorse umane assegnate Alcuni indicatori 10

11 La formazione come leva strategica a) numero di azioni formative attivate nel corso dell anno scolastico b) numero di ore di formazione su innovazione di processi organizzativi didattici, coerenti, con il Piano Formativo della scuola attivati nel corso dell anno scolastico c) numero docenti e numero del personale ATA partecipanti alle azioni formative d) numero azioni formative attivate in rete e) numero di azioni formative attivate singolarmente f) tipologia di soggetti in azioni formative (Università, Enti ecc.) 11

12 La partecipazione alle Reti La legge 107/15 dice che gli Uffici Scolastici Regionali promuovono il costituirsi di reti di scuole nello stesso ambito La valutazione non si può basare su dati numerici (numero di incontri, di accordi, di protocolli realizzati, numero di reti, numero di reti di cui si è capofila.) Non è certo un fattore numerico che può rappresentare una specificità territoriale. 12

13 Gestione efficace dei processi di insegnamento/apprendimento Non sono e non possono essere riconducibili direttamente ai risultati degli apprendimenti degli allievi le valutazioni dei DS, poiché la stessa direttiva sostiene che l oggetto della valutazione è la rilevazioni delle azioni organizzative e gestionali poste in atto dal DS. 13

14 Gli indicatori del Punto 3 a. cura e miglioramento dell ambiente di apprendimento (opere realizzate all interno dell istituto e acquisto di beni e servizi) b. partecipazione attiva alla valutazione nazionale (prove Invalsi) c. mantenimento e/o ampliamento del livello numerico degli iscritti presso il proprio istituto 14

15 a) Cura degli ambienti 1 scuola su 10 ha lesioni strutturali 1 scuola su 3 è in zone ad elevata sismicità 2/3 delle scuole non possiedono la certificazione di agibilità statica 1 scuola su 2 non ha palestra In 1 scuola su 4 si mangia in locali impropri In 1 scuola su 3 gli Enti Locali non eseguono interventi strutturali 15

16 b) Partecipazione attiva alla valutazione E del tutto disomogeneo il dato relativo alla partecipazione alle Prove Invalsi, che dipende spesso da altri elementi di conflittualità presenti a scuola, e il cui rapporto con l azione del Dirigente è a dir poco casuale. 16

17 Popolazione scolastica 17

18 c) Mantenimento o aumento numero iscritti (1) Incremento/Decremento demografico Nel Lazio la popolazione scolastica diminuisce di circa oltre unità tra l a.s. 2015/16 ( ) e l a.s. 2016/17 ( ) Fonte: Ufficio Statistica e studi MIUR settembre 2015 e settembre

19 c) Mantenimento o aumento numero degli iscritti (2) Presenza alunni non italiani Nel Lazio si è passati da una presenza di studenti non italiani nell a.s. 2015/16 a per l a.s. in corso, mentre il dato è in aumento per esempio in Lombardia, in Emilia, in Piemonte, ed in generale nelle Regioni del Nord ed in diminuzione al Sud - per esempio - in Puglia, Calabria, Sardegna. 19

20 c) Mantenimento o aumento numero degli iscritti (3) Altri fattori Migrazioni tra diverse zone (montagna/città) Migrazioni interne (città /periferia) Situazioni contingenti 20

21 c) Mantenimento o aumento numero degli iscritti (4) Differenze tra ordini di studi Le Istituzioni Liceali su base nazionale crescono di quasi iscrizioni (a.s. 2015/ studenti contro per l a.s. 2016/17), con eccezione del Liceo Classico che sempre su base nazionale perde oltre iscrizioni, a scapito degli Istituti tecnici e Professionali. 21

22 Iscrizioni per tipologia di istituti 22

23 c) Mantenimento delle risorse assegnate Un analisi Il fatto stesso che le risorse siano assegnate, secondo criteri definiti dal MIUR e poi riparametrati a livello regionale e provinciale, rende discutibile legare il mantenimento delle stesse alla valutazione dei Dirigenti Scolastici, essendo un elemento del tutto sottratto al loro operato. 23

24 Conclusioni Complessivamente la disomogeneità degli obiettivi regionali per la valutazione dei Dirigenti Scolastici nel numero, nella struttura, nella formulazione rischiano di rappresentare un elemento di iniquità o anche soltanto un ulteriore elemento vessatorio per una categoria che ha bisogno invece di essere sostenuta per sostenere i processi di innovazione. 24

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