9 INTRODUZIONE ALLE 3 LETTERE DI GIOVANNI

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1 41 9 INTRODUZIONE ALLE 3 LETTERE DI GIOVANNI BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE - BROWN R.E., Le lettere di Giovanni, Cittadella Editrice, Assisi ORSATTI M., Sinfonia dell amore. Introduzione alla Prima Lettera di Giovanni, ED Roma, Roma CROCETTI G., Dio è amore. Le lettere di Giovanni, EDB, Bologna BEUTLER J., Le lettere di Giovanni, EDB, Bologna 2009 Circostanze della composizione Del corpus giovanneo - oltre al quarto Vangelo e all Apocalisse - fanno parte anche le 3 lettere comunemente dette di Giovanni : molto lunga la prima (105 versetti), brevissime le altre due (2Gv ha 13 versetti; 3Gv ne ha 15). Dal tono polemico di molti passi, si deduce che la comunità sta attraversando una grave crisi, per la diffusione di dottrine incompatibili con la rivelazione cristiana. Chi predica queste dottrine? Vengono chiamati anticristi (1Gv 2,18.22; 4,3; 2Gv 7), falsi profeti (1Gv 4,1), menzogneri (1Gv 2,22). Appartenevano alla comunità (1Gv 2,19) e ora cercano di traviare i credenti rimasti fedeli (1Gv 2,26). Il loro errore è di tipo gnostico: pretendono di conoscere Dio e di vivere in comunione con lui (1Gv 2,3-4), di vedere Dio (1Gv 3,6), ma negano che Gesù è il Messia (1Gv 2,22) e il Figlio di Dio (1Gv 4,15) e rigettano l incarnazione (1Gv 4,2; 2Gv 7). Secondo Ireneo, il quarto Vangelo era diretto contro l eretico Cerinto il quale sosteneva che, alla nascita, Gesù era solo uomo; al battesimo il Cristo celeste si sarebbe unito a lui per separarsene poi al momento della passione e morte. Le tre lettere sono rivolte alla comunità cristiana per metterla in guardia da Cerinto o da simili dottrine gnostiche. Non gli altri, ma i credenti sono davvero in comunione con Dio (1Gv 1,3). Vengono qui presentati i criteri di tale autentica comunione (1Gv 2,3-5; 5,13), con un ritornello: Da questo sappiamo... (2,3; 3,19; 4,2.6.13): questi criteri si riducono alla fede insegnata fin dal principio (1Gv 1,1-4; 2,24) e l osservanza dei comandamenti, soprattutto quello dell amore (1Gv 2, ).

2 42 L autore Le tre lettere sono della stessa mano: stessi destinatari, stesso pensiero, stesso stile. In 2Gv 1 e 3Gv 1 egli si designa come il presbitero : dunque uomo di grande autorità; in 1Gv 1,1-3 e 4,14 si presenta come un testimone oculare della vita di Gesù. La maggioranza degli studiosi ritiene che il quarto Vangelo sia opera di Giovanni apostolo, il discepolo che Gesù amava ; che le 3 lettere siano opera di Giovanni il presbitero e che l Apocalisse sia opera di Giovanni il profeta. Si tratta di tre personaggi diversi, ma tutti appartenenti alla comunità-scuola giovannea basata sulla testimonianza del discepolo che Gesù amava. Questo spiega bene sia l omogeneità del corpo giovanneo sia le diversità tra vangelo, lettere e Apocalisse. Lo sfondo letterario e dottrinale L influsso dell AT è evidente nella tesi di fondo riguardante la comunione con Dio e la conoscenza di Dio. Ma le parentele maggiori sono riscontrabili con gli scritti di Qumran: camminare nelle tenebre e camminare nella luce (1Gv 1,6-7), lo spirito della verità (1Gv 4,6), il contrasto Dio-mondo (1Gv 4,4-6), luce-tenebre (1Gv 1,6-7; 2,9-11), verità-menzogna (1Gv 2,21.27) sono presenti anche nella Regola della comunità di Qumran. Il dualismo giovanneo non è metafisico e cosmico come nello gnosticismo, ma morale: risiede nel cuore dell uomo. L importanza data alla conoscenza si inserisce nella corrente apocalittica e sapienziale, influenzata anche dall ellenismo. Grande attenzione viene data alla liturgia battesimale, rimandando spesso i cristiani a ciò che essi hanno udito fin dal principio (1Gv 1,1-5) e alla professione della fede in Gesù, Figlio di Dio, venuto nella carne (1Gv 2,2-3; 4,2). La prima lettera Mancano il mittente, i destinatari e i saluti iniziali e quindi non sembrerebbe una lettera; però l autore chiama i destinatari figliolini miei (teknía: 2,1; cf. Gv 13,33) e usa le espressioni scrivo a voi padri, scrivo a voi figli (2,12-14), quindi si tratta di uno scritto e non di un discorso; di una persona che ha grande autorità nei confronti di un gruppo di chiese, che la tradizione colloca attorno a Efeso. La lettera non ha una struttura lineare: riprende più volte, al modo giovanneo, gli stessi temi, nello stesso ordine, attorno al perno della comunione con Dio.

3 43 Prologo: (1,1-4): il Verbo incarnato e la comunione con il Padre e il Figlio I. Camminare nella luce (1,5-2,28) Prima condizione: rompere con il peccato (1,8-2,2) Seconda condizione: osservare i comandi, soprattutto quello della carità (2,3-11) Terza condizione: guardarsi dal mondo (2,12-17) Quarta condizione: guardarsi dagli anticristi (2,18-28) II. Vivere da figli di Dio (2,29-4,6) Prima condizione: rompere con il peccato (2,29-3,10) Seconda condizione: osservare i comandi, soprattutto quello della carità (3,11-24) Terza condizione: guardarsi dagli anticristi e dal mondo (4,1-6) III. Alle fonti della carità e della fede (4,7-5,13) Alla fonte della carità (4,7-5,4) Alla fonte della fede (5,5-12) Epilogo (5,13-21) Tra 5,7 e 5,8 la Vulgata sisto-clementina riporta il comma giovanneo che manca in tutti i manoscritti greci anteriori al sec. XV e che viene tralasciato nelle traduzioni moderne nel cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono quelli che testimoniano sulla terra. Le due lettere minori 2Gv è indirizzata alla Signora eletta e ai suoi figli, titolo dato dal presbitero a una delle sue chiese, minacciate da seduttori che rigettano l incarnazione (v. 7) e non restano fedeli alla dottrina di Cristo (v. 9): i fedeli debbono camminare nella verità (v. 4), amarsi gli uni gli altri (v. 5), vivendo nella luce del comandamento venuto dal Padre (vv. 4-6). 3Gv ha temi simili ma un carattere più personale: Diòtrefe, forse il capo della comunità, non riconosce l autorità del presbitero e non vuol ricevere i predicatori inviati dal presbitero, che si rivolge a Gaio, congratulandosi perché cammina nella verità (v. 3). Teologia della prima lettera Emerge chiaramente da 1Gv 5,13: Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. Nello

4 44 scompiglio delle dottrine eretiche, Giovanni il presbitero vuol dare ai credenti una certezza: sono essi e non i profeti di menzogna, che possiedono la vita divina. 5,18-20 ha come ritornello: Noi sappiamo che.... Il grande tema della lettera è la comunione con Dio che si manifesta nella comunione tra i fratelli. Dio è luce (1Gv 1,5): a partire dalla venuta di Gesù Cristo, questa luce vera della rivelazione risplende per gli uomini (2,8). Dio è giusto (1Gv 1,9; 2,29), ma il titolo è applicato due volte anche a Cristo (1Gv 2,1; 3,7), perché è nella sua opera di salvezza che si è rivelata al mondo la giustizia di Dio. Dio è amore (1Gv 4,8.16): è la definizione di Dio oltre la quale non si può andare. Questo amore divino si rivela e si comunica: ogni amore viene da Dio (1Gv 4,7). Il prologo della 1Gv va letto con il prologo del quarto Vangelo: ci sono molte somiglianze (in principio, vedere, il Verbo, la vita, la testimonianza, presso Dio) anche se nel vangelo si tratta della venuta di Cristo nel mondo e nella lettera invece della presenza di Cristo nel mondo. Le lettere giovannee presentano l ultima grande sintesi della vita cristiana autentica. La loro attualità è evidente: la fede è in crisi, i cristiani vogliono sapere dov è la verità della fede e Giovanni il presbitero dice loro di dimorare con fermezza nella dottrina di Gesù Cristo e di essere, con una vita d amore, i testimoni della loro fede nel Figlio di Dio. 1Gv 1,1-4: Prologo Il Prologo di 1Gv è solenne e dà importanza alla lettera. Il verbo principale è in 1,3: noi lo annunciamo. Tutta la struttura di sospensione del v. 1 e la lunga parentesi del v. 2 trovano il loro appoggio sintattico e contenutistico nel v. 3. Nella parentesi del v. 2 la parola chiave è vita. Troviamo molte ripetizioni: pronome relativo ripetuto 5 volte, prima come soggetto e poi come oggetto; vedere : 4 volte; udire : 2 volte; manifestarsi : 2 volte; polarismo tra il noi di chi scive e il voi dei destinatari. In questo prologo mancano: mittente, destinatari, augurio, lode a Dio. La Parola della vita di fine 1,1 è espressione fondamentale: genitivo oggettivo ed epesegetico (esplicativo) Sono evidenti molti rapporti con il Prologo di Gv 1,1-18: in entrambi si parla del Logos che era in principio e nel quale era la vita; in entrambi la comunità che professa la fede esce dall anonimato.

5 Tutto il Prologo è nel segno della comunicazione (efficace è il clima di sospensione dei primi 3 versetti). 1,1: il Logos. Quello che si riferisce sia al Logos di Dio, sia alla parola dell annuncio. Dal principio : riprende Gv 1,1. Si riferisce all inizio del tempo con la creazione, l ingresso della Parola nella storia con l incarnazione, l inizio dell annuncio con la predicazione di Gesù, l inizio dell annuncio cristiano. Viene sottolineata l importanza dei sensi: vedere con i nostri occhi, toccare con le nostre mani. Siamo di fronte ad un evento comunicativo che prende origine dall incontro con l Incarnato e che si verifica nella parola dell annunzio. 1,2: la Vita. Nel v. 2 dalla Parola si passa alla vita e si spiega che cosa è avvenuto alla vita. Come titolo cristologico la Parola non emergerà più nelle lettere giovannee; tutta l attenzione andrà alla vita eterna che diviene l essenza dell essere e dell opera di Gesù (1Gv 5,20). All incarnazione del Logos in Gv 1,1-18 corrisponde nella 1Gv il manifestarsi della vita. Ma le due cose sono collegate: anche in 1Gv 4,14 il gruppo intorno all autore ha visto e può testimoniare che il Padre ha mandato il Figlio come salvatore del mondo. La vita eterna è partecipazione al Padre e al Figlio e al loro amore e questo è un bene salvifico già nel presente. 1,3: i destinatari. L attenzione passa ora ai destinatari del messaggio. Il fine della comunicazione è la comunione dei destinatari con il gruppo dell autore, termine usato con esitazione forse perché usato dagli oppositori. La comunione con Dio consiste nella fede e nell amore. Comunione con Dio e con gli uomini. 1,4: Obiettivo dello scritto non è prima di tutto il bene dei destinatari, ma la comunione tra scriventi e destinatari e la gioia degli scriventi: questi si presentano per l ultima volta come un noi, un gruppo e rappresentano la Chiesa. In futuro si presenterà come scrittore solo l autore (2,1.7.12,21.26; 5,13). Nel Prologo del vangelo il Logos si è fatto vedere; nel Prologo della prima lettera tutti i sensi sono implicati: la salvezza non allontana dal corpo ma conduce ad esso. Rispetto al Prologo del vangelo, qui il soggetto principale non è più la Parola, ma la vita, una vita che è stata colta dai primi testimoni con tutti i sensi e così viene resa accessibile a nuovi ambiti di uomini. Vita e vita eterna sono termini-chiave in Giovanni; nel vangelo: 21 e 15; nella 1Gv: 13 e 6. Corrisponde a Regno di Dio nei Sinottici. Vita in Gv: 6,35; 8,12; 10,10; 6,68; 5,21. Vita eterna in Gv designa anche un possesso attuale: 3,36; 5,24; 6,47. Quando Gv intende parlare della vita terrena usa psyché (cf. Gv 13,37-38: Pietro vuole dare la propria vita per Gesù); quando vuole parlare di vita divina usa zoè. La vita eterna per Gv è la partecipazione alla vita stessa di Dio. Una vita solo spirituale non è propria dell uomo; una vita solo sensibile non porta all esperienza di Dio. L incarnazione ha valorizzato al massimo la dimensione sensitiva. Tutti i sensi dell uomo vengono ricordati nel Prologo della 1Gv. 45

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