strade & costruzioni Dossier Po Si prepara una svolta per il fiume dei fiumi La grande opera del fiume po Fabrizio Cassa di espansione di Parma

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1 Si prepara una svolta per il fiume dei fiumi La grande opera del fiume po Fabrizio Bo n o m o Dopo anni di progetti e discussioni stanno per iniziare gli scavi delle Il bacino del Po è una delle grandi opere meno conosciute e più probematiche del gallerie di linea della terza metropolitana di Roma che entro quattro anni dovrebbero permettere la messa in esercizio dei primi 18 nostro Paese, nonostante siano in corso o programmati interventi per circa 1 miliardo di euro, specie per la difesa idraulica e la navigazione, che fanno seguito a chilometri, su un totale di circa 39, sbloccati anche grazie al fatto quelli ancora più consistenti realizzati negli ultimi dieci anni (stimabili in almeno che la committenza si è data una struttura adeguata alla complessità dell intervento e alla scelta di adottare la formula del Contra- 2 miliardi di euro), ai quali si aggiungono progetti di rilancio dal valore di ameno 2 miliardi di euro, finalizzati alla rinaturalizzazione, alla difesa del territorio (non ente generale per portarne avanti il progetto e la realizzazione, ultimo il Delta, dove avanza il cuneo salino), all estensione e potenziamento superando i molti problemi legati alla presenza di uno dei siti monumentali più importanti del mondo, con tutte le valenze archeo- della rete navigabile e, soprattutto, al riassetto di una parte consistente del suo corso, in particolare il tratto lombardo-emiliano, dove si prevede la creazione di logiche che per molto tempo hanno bloccato progetti simili una serie di dighe per stabilizzarne le portate e consentire allo stesso tempo la produzione di energia idroelettrica Cassa di espansione di Parma 129

2 Il fiume Po, nella cronaca degli ultimi anni, emerge per situazioni di siccità, o il verificarsi di piene più o meno dannose, anche se non come quelle di qualche decennio fa, oppure di ruberie, estrazioni abusive, appalti truccati ecc. Sui mezzi d informazione, e nell immaginario collettivo di quasi tutto il Paese, il Po assume un immagine di problema ambientale, che si sovrappone a quella, altrettanto consolidata, di luogo dove storia e cultura interagiscono in un rapporto romantico fra uomo e natura, fatto di fatica, gioia, dolore, passioni forti. Eppure il Po non è solo questo, ma rappresenta l asse portante di una realtà economicamente e culturalmente molto più complessa, con pochi altri esempi al mondo, che vive oggi una stagione nuova, ricca di potenzialità di sviluppo, dello stessa portata epocale delle due verificatesi nel secolo scorso: quella degli anni Venti, con la prima decisa infrastrutturazione, e quella iniziata dopo l alluvione del 1951, dalla prende corpo un esteso programma di opere pubbliche per la difesa idraulica dei territori attraversati, continuamente aggiornato e implementato nel tempo. è una combinazione astrale, come la definisce Davide Boni, Assessore all Urbanistica e al Territorio della Regione Lombardia, che per la prima volta, dopo decenni, vede maturare la convinzione che è necessario un progetto complessivo per il Po, quindi non più interventi puntuali legati alla gestione ordinaria, e prendere forza una volontà politica e una unità d intenti in grado di realizzarla, sia a livello nazionale che locale, a partire dalle quattro Regioni principali del bacino padano. Così, accanto agli interventi in corso, destinati a migliorare la difesa idraulica e la navigazione (per un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro), sta prendendo forma un Progetto strategico per lo sviluppo dell intero bacino del Po, dove trovano posto la scelta su quale futuro dargli, il tipo di governo necessario per raggiungere l obiettivo scelto e le opere infrastrutturali necessarie per realizzarlo concretamente, che nelle prime ipotesi hanno un valore di ameno 2 miliardi di euro, finalizzati alla rinaturalizzazione, alla difesa del territorio (non ultimo il Delta, dove avanza il cuneo salino), all estensione e potenziamento della rete navigabile, ma soprattutto al riassetto di una parte consistente del suo corso, in particolare il tratto lombardo-emiliano, dove si prevede la creazione di una serie di dighe per stabilizzarne le portate e consentire allo stesso tempo la produzione di energia idroelettrica. Dimensioni a scala europea Il fiume del Po è uno dei più grandi d Europa, per sviluppo e portate d acqua, dopo il Danubio, il Reno e il Rodano: il suo corso, dal Monviso all Adriatico, è lungo 652 chilometri, e unito a quello dei suoi numerosi affluenti (141 corsi d acqua per un totale di chilometri di estensione), interessa un bacino di circa 71 mila chilometri quadrati, compresi i 380 chilometri quadrati del Delta, praticamente tutto il nord del Paese, un quarto dell intero territorio nazionale, e il più antropizzato, che raggiunge densità abitative di quasi abitanti per chilometro quadrato. Qui infatti secondo i dati dell Autorità di bacino vivono circa 16 milioni di persone, concentrate soprattutto nei circa 46 mila chilometri quadrati della pianura, in comuni e prevalentemente in quattro Regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, anche se il bacino si estende ad altre, come Valle d Aosta, Liguria e Provincia di Trento). 130

3 Questa è l area più importante per l economia nazionale, dove si produce circa il 50 per cento del prodotto interno lordo: il 37 per cento dell industria; praticamente tutta la produzione di energia idroelettrica (cioè l unica energia rinnovabile degna di nota esistente in Italia); il 47 per cento dei posti di lavoro; il 55 per cento della zootecnia, con circa 4,1 milioni di bovini e circa 5,2 milioni di suini concentrati in sole cinque province di Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna; il 35 per cento della produzione agricola, sviluppata su una superficie coltivata di circa 34 mila chilometri quadrati. Tutto questo significa valore, ma anche impatto sul territorio e le sue risorse, a partire dal consumo di energia elettrica (circa il 48 per cento) e dai prelievi idrici da acque sotterranee e superficiali, stimati in oltre 20 milioni di metri cubi l anno (dati illustrati nel novembre 2007 da Alessandro Bratti, di Arpa Emilia-Romagna, al IV Congresso nazionale del Po), più o meno la metà di quanto consumato nell intero Paese e quasi tutti destinati all agricoltura. Intervento di Stefania Prestigiacomo, Ministro dell Ambiente Il bacino del Po presenta un sistema ambientale di grande importanza ma complesso, con molte criticità e molte potenzialità. Le criticità riguardano principalmente la riduzione dell inquinamento delle acque, i problemi causati dai ripetuti periodi di siccità, la salvaguardia delle fasce fluviali, la gestione sostenibile delle risorse idriche minacciata, oltre che dall inquinamento, dallo sfruttamento intensivo e dai cambiamenti climatici. Ma ci sono anche diversi aspetti positivi che possono diventare delle risorse: attraverso lo sviluppo sostenibile locale e il turismo ecologico si può valorizzare il sistema produttivo e infrastrutturale della valle padana. La possibilità di usare il Po per il trasporto turistico e commerciale è un ipotesi che potrebbe rivelarsi vincente. Ritengo che la situazione delicata del bacino del Po debba essere affrontata con il contributo di tutte le istituzioni in un ottica di sviluppo sostenibile. Nell ambito della concertazione tra Stato e Regioni sulla gestione dei bacini idrografici, il Ministero dell Ambiente non può che avere un ruolo centrale di garanzia e coordinamento. è necessario a tal fine puntare sulle strategie di programmazione integrata: si deve riportare l intera pianificazione degli interventi di difesa del suolo in un contesto unitario e organico, riconducendo sotto un unica cabina di regia i finanziamenti che oggi transitano da interventi legislativi differenti, con la sovrapposizione purtroppo di programmi definiti in sedi differenti (Cipe, Autorità di bacino, Regioni, Ministero). Il mio dicastero segue da tempo la complessità della situazione della pianura padana. Ha concorso attivamente per fare solo un esempio - alla predisposizione del Piano strategico speciale Valle del fiume Po tra i cui obiettivi c è, oltre alla conservazione della risorsa idrica e della integrità ecologica della fascia fluviale, la valorizzazione dell offerta culturale e turistica. Ed è proprio questa la strada su cui continueremo a muoverci: la tutela e lo sviluppo. Crediamo fermamente, infatti, in una politica ambientale che coniughi questi due fattori. Una politica che consenta di traghettare il nostro Paese verso un modello di sviluppo eco-sostenibile, a difesa della salute degli italiani, dell integrità del nostro territorio e della competitività della nostra economia. Il bacino del Po costituisce un punto nevralgico dell economia nazionale: potrebbe diventare un modello di come si può coniugare ambiente e sviluppo. Quadro generale degli interventi in corso o previsti per le messe in sicurezza del bacino del Po 131

4 Principali infrastrutture in corso o previste nel bacino del Po Fonti di finanziamento / Promotori Milioni di euro Intervento Inizio Fine Sicurezza idraulica Totale 466,50 CASSE D ESPANSIONE Stato 20,00 [01] Cassa di espansione sul Belbo, a Santo Stefano Belbo (CN) 2009 Stato 33,00 [02] Cassa di espansione sul Parma, a Marano (PR) 2009 Stato 8,50 [03] Vasche di laminazione del fiume Olona I lotto 2009 Stato 2,50 [04] Cassa di espansione sul Chisola, a Torino Stato 9,00 [05] Cassa di espansione sul Tanaro, ad Alba (CN) Regione Lombardia 2,45 Cassa di espansione sul torrente Bozzente, a Nerviano (MI) 2009 CORSI D ACQUA E NODI IDRAULICI Stato 5,00 [06] Sistemazione idraulica della Dora Baltea nel nodo di Ivrea Stato 7,60 Completamento argini dell Adda per la difesa di Lodi Stato 8,00 [07] Recupero funzionare delle difese del fiume Sesia Stato 23,10 Sistemazione idraulica del fiume Toce Stato 14,00 Sistemazione idraulica dei fiumi Adda e Mera, in Valtellina Stato 8,80 [08] Sistemazione idraulica del torrente Varaita Stato 3,30 Sistemazione idraulica della Dora Baltea presso Vestignè (TO) Stato 7,90 [09] Adeguamento degli argini nel nodo idraulico del Bormida Orba Stato 1,50 [10] Sistemazione del nodo idraulico di Brandizzo-Chivasso (TO) Stato 6,20 [11] Adeguamento e ripristino del deviatore Olona-Area metropolitana di Milano Stato 8,80 [11] Adeguamento del Canale Scolatore di Nord Ovest tra Senago e Settimo Milanese ARGINATURE Stato 14,50 Interventi principali di rialzo e ringrosso in Piemonte Stato 44,55 Interventi principali di rialzo e ringrosso in Lombardia 2010 Stato 35,90 Interventi principali di rialzo e ringrosso in Emilia-Romagna Stato 4,90 Interventi principali di rialzo e ringrosso in Veneto 2,05 Interventi sull Oglio 14,25 Ristrutturazione difese idrauliche di Mantova II Lotto ,02 Adeguamento delle sponde e delle sezioni di deflusso del Lambro meridionale a valle di Conca Fallata (MI) 2008 INTERVENTI VARI 13,14 [12] Piano di assetto idrogeologico (Pai) Stato 29,00 [13] Manutenzioni ordinarie e straordinrie Progetto speciale Valle del Po Totale 1.339,51 Fas ,00 [14] [15] Difesa idraulica [16] Fas ,00 [17] Difesa ambientale Fas ,00 [18] Turismo e navigazione Fas ,00 [19] Governance Fas ,00 [20] Assistenza tecnica Fonte: elaborazioni su dati e documenti di Autorità di bacino del Po, Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo), Agenzia regionale navigazione interna (Arni), Consorzio di bonifica Delta Po e Adige, Camera dei Deputati, Regione Lombardia, Regione Emilia Romagna, Regione Veneto, Protezione civile, Provincia di Ferrara, Compagnie Nationale du Rhône. Note Sicurezza idraulica [01] In corso di utimazione] Invaso per la laminazione controllata del colmo di piena a monte di Santo Stefano Belbo]. [02] Completamento] In fase di ultimazione]. [03] In fase di ultimazione] L invaso è finalizzato alla laminazione delle piene del fiume Olona nei comuni di Canegrate, Legnano, Parabiago e San Vittore Olona]. [04] Opera programmata] Si tratta di un invaso con funzioni di laminazione controllata del colmo di piena del torrente Chiosola, alla confluenza con il Rio Torto]. [05] Opera programmata] Un sistema di invaso a difesa di Alba, compresi i dispositivi di alimentazione e scarico della cassa]. [06] Le opere interessano i comuni di Ivrea e Romano Canavese]. [07] Lavori per ridurre il rischio indotto da opere ormai vecchie realizzate nei comuni di Albano, Arborio, Borgo Vercelli, Ghislarengo, Greggio, Lenta, Motta De Conti, Oldenico e Pezzana]. [08] Riguardano opere nei comuni di Polonghera e Savigliano, in provincia di Cuneo]. [09] Dal ponte dell autostrada A14 al ponte ferroviario sul fiume Bormida e all abitato di Casal Cermelli (AL)]. [10] Intervento nella zona di confluenza fra i fiumi Orco, Malone e Po]. [11] Parte degli interventi per la sistemazione del nodo idraulico di Milano, che complessivamente hanno un costo stimato di circa [15,8 milioni di euro]. [12] Fabbisogno complessivo indicato (per il ventennio successivo all approvazione del Pai) per l attuazione degli interventi previsti sui corsi d acqua principali, sulla rete idrografica minore e sui versanti. [13] Stanziamento annuo nel bilancio Aipo] Progetto speciale Valle del Po [14] Capitolo di spesa che riguarda opere di riassetto idraulico, aumento della capacità di laminazione nelle fasce fluviali e ricostruzione morfologica dell alveo di piena]. [15] Il Progetto Valle del Po è in fase di Valutazione Ambientale Strategica a cura del ministero dell Ambiente, con approvazione prevista entro il 2008; la fase progettuale dovrebbe interessare tutta la prima metà del 2009 e i lavori dovrebbero partire entro la fine dello stesso anno]. [16] Nella fase attuativa l Organismo responsabile per la programmazione e attuazione potrà modificare gli importi in aumento o in diminuzione entro una quota massima del [10%]. [17] Capitolo di spesa che riguarda interventi per la conservazione dell integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del Po]. [18] Capitolo di spesa dove trovano posto interventi per lo sviluppo del sistema della fruizione e dell offerta culturale e turistica]. [19] Capitolo di spesa relativo a interventi per lo sviluppo del sistema della governance e delle reti immateriali per la conoscenza, formazione e partecipazione]. [20] Capitolo di spesa dedicato a interventi di supporto tecnico alle Amministrazioni pubbliche] Navigazione [21] Barriera in grado di consentire la navigazione sull alveo principale in caso di magra]. [22] Conca che consente il collegamento del vecchio porto di Mantova con il canale Fissero; l intervento comprende la bonifica di terreni contaminati, il potenziamento infrastrutture portuali e il miglioramento collegamento viabilità terrestre] 132

5 Bacinizzazione Totale 1.120,70 Regione Lombardia 0,70 [32] Studi preliminari per la creazione di una serie di bacini fra Cremona e Foce Mincio Project financing 1.120,00 [33] Bacinizzazione sul tratto Cremona-Foce Mincio Navigazione Totale 1.339,51 BARRIERE E CONCHE Stato 0,50 [21] Barriera mobile a Foce Mincio Stato 23,40 [22] Conca di Valdaro (I e II lotto) del porto di Mantova 2008 Regione Lombardia 128,00 [23] Nuova conca del porto di Cremona Stato 47,00 [24] Nuova conca di Isola Serafini 2009 ALVEO DEL PO Stato 15,00 [25] Completamento alveo di magra Foce Mincio-Ferrara 2009 Stato Regione Lombardia 0,20 [26] Progetto e modello matematico per la sistemazione a corrente libera da Isola Serafini a Foce Mincio per il trasporto merci Stato Miglioramento dello sbocco a mare del Po di Levante IDROVIE Stato 200,00 [27] Adeguamento alla Classe V dell Idrovia ferrarese da Pontelagoscuro a Portogaribaldi Stato Adeguamento a classe V del Fissero-Tartaro-Canalbianco Stato [28] Adeguamento a classe V del Po Brondolo (Volta Grimana Chioggia) Stato, Regione Lombardia 911,00 [29] Prolungamento del canale Cremona-Pizzighettone 2008 INFRASTRUTTURE Stato 14,00 [30] Ponte ferroviario di Migliarino sull Idrovia ferrarese 2009 Stato 0,41 [31] Implementazione del porto fluviale di Boretto 2009 Difesa dal cuneo salino Totale 114,55 Stato 0,85 [34] Utilizzo dell acqua dei canali di bonifica Stato 0,80 [35] Adeguamento delle barriere mobili Stato 3,40 [36] Utilizzo Canale Oasi di Ca Mello come bacino di acqua dolce Stato 1,00 [37] Collegamento Canale Ca Dolfin-Canaletta Giarettone Stato 0,65 [38] Derivazione dal Po di Goro per alimentare il Canale Veneto Stato 0,85 [39] Collegamento del canale Veneto con la Canaletta Ca Lattis Stato 1,00 [40] Collegamenti del Collettore Padano Palesano Stato 8,00 [41] Bacino di accumulo nell ex ansa di Volta Vaccari ,00 [42] Barriere mobili/fisse sui rami di Goro, Gnocca, Maistra e Tolle ,00 [43] Bacini di accumulo sui rami di Goro, Gnocca, Tolle e Maistra ,00 Barriera pneumatica sperimentale sul Po di Pila ,00 [44] Collegamento delle reti irrigue esistenti al Po di Gnocca ,00 [45] Barriera fissa in prossimità della foce del Po di Goro 2014 Totale investimenti principali 3.083,71 sul bacino del Po [23] Il costo di realizzazione è lievitato dai 61 milioni di euro del progetto preliminare ai 128 milioni di quello definitivo, anche per questo è in corso un contenzioso fra la Regione Lombardia e i progettisti (ATI Cnr-Cortesi); con la Dgr 5266/2007 la Regione Lombardia ha deciso di non considerare prioritaria la realizzazione ella nuova conca]. [24] è stata approvata la Valutazione d impatto ambientale (Via); oggi è in corso la procedura d appalto. Intervento di competenza della Regione Emilia Romagna e gestito da Arni. [25] Completato il progetto preliminare è in fase d avvio il progetto definitivo di un lotto. Intervento di competenza della Regione Emilia Romagna e gestito da Arni. [26] Progetto elaborato da Aipo in seguito a una convenzone con la Regione Lombardia, che identifica i punti critici dell alveo di magra e ne prevede la correzione. Ulteriori interventi, finalizzati allo sviluppo della navigazione turistica, rientrerebbero nei capitoli di spesa del Progetto speciale Valle del Po. [27] L intervento si articola in sei lotti, è coordinato dalla Provincia di Ferrara e comprende l ampliamento e potenziamento dello sbocco a mare di Portogaribaldi. [28] Comprende il rifacimento delle conche di Brondolo, Cavanella destra e Cavanella sinistra. [29] Spesa ipotizzata nel 2004 per il prolungamento da Pizzighettone a Trucazzano (MI) con una soluzione in galleria e attraversamento a raso dell Adda; un altra ipotesi prevede una spesa di 842 milioni utilizzando un ponte canale. [30] Sono in corso le procedure d appalto. Intervento di competenza della Regione Emilia Romagna e gestito da Arni. [31] è in corso il piano particolareggiato di utilizzo delle aree. Intervento di competenza della Regione Emilia Romagna e gestito da Arni. Bacinizzazione [32] Convenzione fra Regione Lombardia, Infrastrutture Lombarde Spa e Aipo, finalizzata allo sviluppo di un pre-progetto di bacinizzazione. [33] Prima ipotesi di larga massima sul costo minimo della bacinizzazione; la somma comprende gli investimenti stimati (circa 790 milioni di euro) e le spese di esercizio capitalizzate (330 milioni), a fronte di ricavi dalla produzione di elettricità attualizzati pari a 980 milioni di euro. Difesa dal cuneo salino [34] Installazione di motopompe ed elettropompe per prelievo di acqua dai canali; escavo di canali di collegamento fra rete di bonifica e rete irrigua; costruzione di manufatti per il contenimento dell acqua e per l innalzamento dei livelli idrici. [35] Sostituzione di flaps, manutenzione parti fisse e mobili, revisione dei taglioni di fondo, revisione dei galleggianti, posa di briccole per la navigazione, sistemazione dei fondali a monte e a valle delle barriere. [36] Utilizzo di acque provenienti da derivazioni il più possibile lontane dal mare, per creare un bacino dalla capacità di circa mc. [37] Inalveazione del canale di collegamento, realizzazione di un impianto di sollevamento e attraversamento dell argine Giarettone.[38] Derivazione da realizzare dal Po di Goro alla Conca di Ca Vendramin. [39] Comprende l alimentazione del Canale Veneto Sud. [40] Collegamenti con il canale Sadocca e con la canaletta Villaregia. [41] Consiste nella chiusura definitiva dell ansa, dove esiste già uno sbarramento, e comprende opere di derivazione e collegamento con la rete irrigua di Polesine Camerini. [42] Consiste nella chiusura completa del fiume su quattro rami del delta del Po. [43] Bacini di accumulo di acqua dolce ricavati in zone golenali. [44] Collegamento con derivazioni dal Po di Gnocca a Ponte Molo. [45] Necessaria per l utilizzo del Po di Goro come vettore e bacino di acqua dolce per l alimentazione della rete irrigua e della rete di bonifica dell Isola di Ariano e dell Isola della Donzella. 133

6 Stratificazione di criticità All enorme importanza del bacino dal punto di vista economico non corrisponde però un assetto gestionale e infrastrutturale altrettanto forte, anzi, a fronte di una crescita esponenziale e senza precedenti dell uso delle acque e del territorio, avvenuta nell arco di pochi decenni, oggi si assiste a un processo di degrado fisico e ambientale che, se non interrotto, rischia di diventare anche sociale e culturale, allontanando la vita e la presenza dell uomo dall alveo del grande fiume. Questa situazione, da tutti riconosciuta, deriva dallo stratificarsi di problemi di diverso genere, creati dall uomo o dalla natura a un organismo vivo come è il fiume Po, che reagisce e si trasforma nel tempo: antropizzazione crescente; modifica dei sistemi e delle strategie per la difesa dalle piene, con una rincorsa all innalzamento degli argini che ha raggiunto un limite critico; trasformazione e degrado dell alveo principale, che negli ultimi cinquant anni si è abbassato di diversi metri, con pesanti ricadute sulle opere di presa e portuali; tentativi incompleti e in parte falliti di renderlo navigabile; sovrasfruttamento delle risorse idriche, a monte come a valle, cause prime dei fenomeni di siccità degli ultimi anni. A questo va aggiunta una carenza di finanziamenti, la frammentazione delle competenze e la mancanza di un progetto strategico complessivo, che sarebbe più che mai necessario: sul bacino del Po ogni cosa è interconnessa, dalla montagna che frana e crea periodicamente piccoli e grandi disastri, alle numerose città cresciute lungo il suo corso, dalla povertà di acque inquinate dal sale nel Delta veneto-romagnolo alle centrali idroelettriche lombarde e all agricoltura estensiva della pianura emiliana, dalle autostradre intasate a una navigazione commerciale decisamente ridotta. La rincorsa fra piene e argini Una delle trasformazioni più evidenti del Po, ancora in corso, è la progressiva estensione degli argini lungo il suo corso e quello dei suoi affluenti, e il loro continuo sviluppo in altezza. Fontanazzo Fino alla fine dell Ottocento il sistema arginale costituito da argini golenali e argini maestri, più esterni e più alti è aperto e frammentato e permette alle acque, in caso di piena, di allagare ampie aree disabitate circostanti (come le risaie della pianura vercellese), prendendosi gli spazi necessari lungo il percorso senza creare danni particolari. Poi, con la crescita della popolazione nelle città e il maggiore sfruttamento del territorio cambia il tipo di difesa idraulica e si passa a un sistema chiuso, molto più critico e delicato da gestire perchè incanala le acque, concepito per un migliore controllo del fiume e la protezione di aree divenute sempre più importanti dal punto di vista economico e sociale. Così, secondo dati Aipo, dai circa chilometri di estensione rilevata nel 1878 si passa ai del 1930 ai 134

7 3.466 del 2005, di cui quasi 900 sono le arginature maestre sulle due sponde del Po, dalla confluenza del fiume Sesia fino al mare. Ma non basta, perchè il sistema chiuso e l aumento dei contributi dalle aree densamente urbanizzate determina una crescita dei livelli di piena, che non trova più sfogo nelle aree circostanti (rimangono solo le aree interne all alveo, difese da arginature golenali, più basse). Per questo, soprattutto dopo l alluvione del 1951 si avvia un processo di innalzamento degli argini, che non è ancora concluso ma si avvicina a un limite critico: l innalzamento degli argini, dell ordine di alcuni metri (secondo i punti) significa aumento dell acqua interna, con rischi conseguenti per la stabilità degli argini, aggirati e minati dai fontanazzi (sorgenti che si formano, per infiltrazione, sul lato esterno dell argine), e in caso di crollo riversare all esterno un enorme massa; inoltre, superare un determinato limite è costoso e complicato, perchè significa alzare anche i ponti stradali e ferroviari che attraversano il fiume e con essi la rete di aduzione. La regola prevede che gli argini che proteggono il piano di campagna inondabile siano più alti di almeno 1 metro rispetto al massima piena conosciuta, ma le piene del 1994 e più ancora quella del 2000 hanno messo in crisi il modello previsionale e confermato la tendenza all aumento dei livelli e delle portate: i livelli registrati a Boretto nell ottobre 2000 superano di oltre 63 centimetri quelli della piena del 1994 e di 47 centimetri la massima piena del 1951 quando, oltre all alluvione nel Polesine, una rotta in sinistra di Crostolo ha allagato un ampia parte del territorio emiliano, sommergendo sotto 3/4 metri d acqua centri come Brescello, Boretto, Gualtieri e Santa Vittoria. Fortunatamente, nel 2000 il nuovo sistema arginale, più alto, basato su profili stabiliti nel 1982, era completato all 80 per cento e la piena lo ha raggiunto ma non superato, anche grazie al riempimento naturale delle golene, che ha permesso la provvidenzale riduzione dei livelli e salvato i territori delle province di Cremona, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Modena, Ferrara e Rovigo. Però è risultato evidente evidente che la rincorsa in altezza ha dei limiti e non costituisce più, da solo, una strategia di difesa efficace. La nuova strategia, contenuta nel Piano per l assetto idrogeologico (Pai) varato dall Autorità di bacino nel 2001, prevede una serie complessa di interventi sull intero bacino, per fermare le piene a monte e creare aree d espansione a valle, oltre a indicare un ulteriore quota d innalzamento degli argini. Rimane il fatto che per ora il sistema arginale ha un assetto basato su profili ormai vecchi e in parte inadeguati; quindi oggi è al limite senza garantire la messa in sicurezza totale. Conca di Pontelagoscuro Abbassamento dell alveo di magra Parallelamente all innalzamento degli argini si assiste anche all abbassamento dell alveo di magra, cioè la parte di fiume che scorre anche in caso di portate minime: negli ultimi trent anni è sceso anche di diversi metri (spesso dai 3 ai 4 metri, con punte di oltre 5), in particolare nel tratto lombardo-emiliano, creando problemi non indifferenti a tutto ciò che è e vive sul fiume: aree golenali, ponti e opere di difesa idraulica, porti, banchine, conche di navigazione, impianti irrigui e interi comprensori agricoli. Un esempio eclatante è la conca di accesso Sequenza delle realizzazioni delle opere (evidenziate in rosso) fra la curva 26 e 24 e le conseguenti modifiche dell alveo 135

8 Vecchio pennello emerso dall alveo al porto interno di Cremona segnala Alessio Picarelli, Direttore del Servizio Sviluppo locale e valorizzazione economica dell Autorità di bacino realizzata nei primi anni Sessanta con il fondo collocato a una quota di 28,85 metri sul livello del mare (slm), fissata sulla base del calcolo delle quote di magra disponibili allora, che prevedeva un livello di magra massima, in vasca, non inferiore a 32,50 metri, mentre il porto è a un livello costante di 38,30 metri slm. Oggi la quota di magra massima fa registrare valori intorno ai 27,50 metri, 5 metri più sotto di quella prevista negli anni Sessanta; da qui la necessità di inseguire nel tempo il livello di magra, con due vasche a valle della conca originaria per consentire l ingresso al porto retrostante. Per lo stesso motivo continua Picarelli è divenuta inutilizzabile la conca di Isola Serafini, dove si trova lo sbarramento di una centrale idroelettrica, e oggi è necessario costruire una nuova conca (in progetto), così come a Pontelagoscuro (Ferrara), mentre anche la vecchia conca di Governolo, alla foce del Mincio, sta progressivamente rischiando il fuori-servizio. I problemi dell abbassamento dell alveo non si fermano alle grandi infrastrutture, ma si estendono alle centinaia di opere presenti lungo il suo corso. Il fenomeno è meno eclatante ammette Luigi Fortunato, Direttore dell Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) ma il processo di adeguamento ha implicazioni molto ampie sugli utilizzatori del fiume, e si va dalle prese d acqua che non pescano più agli attracchi che si adeguano, ridimensionano e spostano continuamente. Problematiche di questo tipo sfuggono all attenzione del grande pubblico, perchè sono oneri tutto sommato marginali rispetto al tema più complesso del governo Il Po a foce Taro nel 2005 e nel 1955 (sono viibili gli interventi di canalizzazione in corso di esecuzione) del fiume, e quindi si preferisce seguire il suo andamento e affrontare le criticità via via che si presentano: avanza il cuneo salino nel Delta? Si alzano le bocche delle prese per non pescare troppo in fondo, oppure si posizionano a rovescio i coni per prendere l acqua; gli impianti di prelievo dei consorzi di bonifica sono fuori del livello delle acque perchè il fiume si è abbassato? Si costruiscono nuove pompe, che vanno più in profondità e si abbandonano quelle interrate. Di fatto continua Fortunato rispetto a vent anni fa è già cambiato il modo di utilizzare l acqua del fiume, e lo è a causa di un fenomeno che non è naturale ma conseguente all assetto generale del fiume, creato soprattutto a partire dagli anni Cinquanta con l antropizzazione, le escavazioni di inerti, gli interventi sull alveo, gli attraversamenti, l urbanizzazione di molte aree di pertinenza fluviale, i mutamenti climatici, l alternarsi delle piene e delle magre. Su tutte, le cause principali sono da un lato l escavazione nell alveo (abusiva, ma anche legale, perchè le concessioni di estrazione date dagli anni Cinquanta agli anni Settanta permettevano di intervenire sull alveo e di estrarre più di quanto il fiume trasportava), dall altro la cosiddetta canalizzazione del fiume fra la foce dell Adda (Cremona) e la foce del Mincio (Mantova). Quest ultima, progettata negli anni Venti per consentire la navigazione commerciale con grandi imbarcazioni, ma realizzata in modo incompleto dagli anni Trenta a oggi, consiste nella costruzione di opere longitudinali alte sulle sponde e trasversali basse nell alveo (chiamate pennelli ) 136

9 Sezione tipo trasversale: per creare un canale stabile anche con portate basse, fatto di una serie di curve e contro curve. Le opere spondali e i pennelli servono a raccogliere la portata del fiume in una sezione più ristretta, perchè l alveo è molto largo (tra un argine maestro e l altro ci possono essere alcuni chilometri), e per garantire la navigazione anche nei periodi estivi è necessario concentrare tutte le acque in un unico canale, in particolare nei tratti dove il fiume si divide in più rami. In origine le piene ordinarie coprivano tutte le aree all interno degli argini maestri spiega Francesco Puma comprese le opere costruite nell alveo di magra, e il fiume manteneva un suo equilibrio; la canalizzazione (incompleta) e le escavazioni hanno fatto sì che le piene ordinarie rimanessero all interno dell alveo di magra. Così, se in origine la portata si distribuiva su un area più vasta e la capacità di erosione dell acqua era limitata, incanalandosi su un unico tracciato l erosione è aumentata e il fondo scavato. restringimento, abbassamento, cambio d uso del suolo Innalzamento delle golene L abbassamento dell alveo porta con sé anche l innalzamento delle golene, cioè quelle aree tra il letto principale del fiume e l argine maestro che rappresentano il polmone naturale dove le piene ordinarie possono espandersi (hanno un volume teorico che può ridurle del 30/40 per cento), la fascia di terreno pianeggiante regolata dalle piene stesse, dove l acqua portava la vita, dava forza agli acquitrini e si depurava naturalmente, depositando sabbia e limo, ma anche togliendo il materiale in eccesso, perchè il fiume vive in un equilibrio fatto di portare, depositare, scavare. Da Torino al delta secondo i dati Aipo nel Po ci sono ettari di golene, il 17,4 per cento protette da argini interni. Oggi, con l abbassamento dell alveo le golene ricevono i depositi lasciati da piene che riescono a lambirle ma non hanno forza sufficiente per scavare; parallelamente le falde si abbassano, fino ai livelli delle magre, sempre più bassi. Il risultato è che le radici della vegetazione golenale e spondale non arrivano più alla falda, con un inevitabile processo di trasformazione e degrado. La siccità che non dovrebbe esserci Nonostante si tratti dei fiumi più grandi d Europa per quanto riguarda le portate quella massima è di metri cubi al secondo, rilevata a Pontelagoscuro (Ferrara) durante la piena del 1951 da alcuni anni si registra un numero crescente di periodi di magra eccezionali (2001, 2003, 2005 sono stati caratterizzati da carenze d acqua che hanno creato non pochi problemi nei momenti più critici), con portate scese fino a 189 metri cubi al secondo nel 2006, sempre a Pontelagoscuro, rispetto ai circa metri cubi di una media annua e i 1.000/1.200 dei periodi estivi. La diminuzione è costante: secondo i dati di Arpa Emilia-Romagna presentati nel 2007 da Alessandro Bratti, al IV Congresso nazionale del Po dal

10 al 2006 quella media annuale è scesa del 25 per cento, ma del per cento se si guarda al solo periodo estivo. Da qui i problemi di acqua potabile per città e campagne, la desertificazione del Delta (dove l acqua dolce fatica ad arrivare e quella salata del mare avanza), e la paralisi della navigazione, sia commerciale che turistica, costretta a fermarsi all altezza di Mantova. Il paradosso è che non si tratta di un fenomeno naturale, di cambiamenti climatici, anche se esistono: nel bacino del Po l acqua non manca, anzi, la pianura padana e l arco alpino sono territori ricchi d acqua, ma viene utilizzata massicciamente per altri scopi. Da un punto di vista quantitativo è l irrigazione che predomina ha ricordato Alessandro Bratti con 16,5 miliardi di metri cubi l anno anno (su un totale di circa 20 miliardi metri cubi di prelievi), di cui circa l 83 per cento dal fiume. Il dato è tanto più significativo se si considerano i diritti di prelievo delle numerosissime concessioni ricorda Francesco Puma, Segretario generale dell Autorità di bacino che rapportati al periodo irriguo sono un totale di metri cubi al secondo, a fronte della già citata portata media annua di metri cubi, con quindi un deficit di 380 metri cubi al secondo. L uso delle acque del Po è abbastanza recente precisa Francesco Puma in particolare l uso irriguo nelle zone medio basse, perchè per farlo è necessario compiere un azione contraria a quella naturale, cioè pompare l acqua verso il territorio, cosa che non avviene per gli affluenti, dove invece l irrigazione, da secoli, preleva acqua dai fiumi ed è a gravità. Il nodo è poi l estensione e le modalità di utilizzo, perchè in Italia come segnalato nell Indagine conoscitiva effettuata nel 2005 dalla Commissione Ambiente della Camera circa la metà dell acqua disponibile ogni anno finisce nei campi, spesso attraverso sistemi di irrigazione antiquati. A quello agricolo si aggiungono poi i prelievi di acqua potabile (circa 2,5 miliardi di metri cubi secondo i dati Arpa) e quelli industriali (1,54 miliardi), entrambi per l 80 per cento da acque sotterranee. Ma un impatto non indifferente sulle portate del Po è lo sfruttamento di molti fiumi del bacino per la produzione di energia idroelettrica, specie nelle alpi lombarde: in termini stretta- mente tecnici non è ritenuto un consumo o un degrado delle risorse idriche, ma di fatto incide pesantemente sulle portate complessive, in particolare dopo la liberalizzazione. Gli invasi idroelettrici e i grandi laghi alpini migliorano o dovrebbero migliorare la disponibilità sottolinea Francesco Puma perché l acqua viene dapprima accumulata nei primi e poi nei secondi, da cui può essere erogata secondo i bisogni di valle, ma è evidente che agiscono secondo un ciclo contrario ai bisogni degli altri utilizzatori, perchè gli invasi trattengono l acqua quando è carente, nei periodi estivi, così da erogare energia quando è più alta la richiesta. Navigazione ultima ruota del carro Per legge il Po è classificato come un corso d acqua navigabile da Cremona al mare, ma la realtà è diversa e il suo utilizzo per il trasporto merci incide per lo 0,1 per cento sul totale: secondo gli ultimi dati dell Agenzia regionale navigazione interna (Arni), nel 2007 il volume complessivo è di circa 2 milioni di tonnellate, di cui oltre 1,5 di inerti del fiume e il resto diviso fra sfarinati e cereali (205 mila tonnellate), prodotti chimici (140 mila), gas (64 mila), ghiaia e argilla (43 mila) e trasporti eccezionali (26 mila tonnellate). Una delle ragioni è che il fiume non è sistemato adeguatamente, e quindi fatica a garantire con continuità i fondali per la navigazione, specie nei sempre più frequenti periodi di magra, non solo delle imbarcazioni pesanti del traffico commerciale, ma anche di quelle turistiche. Infatti, dalla fine degli anni Novanta la navigazione turistica aveva compiuto un salto di qualità notevole (vedi dossier Lombardia, sul numero di Quarry and Esempio pennelli progettati per il Danubio 138

11 Schema del sistema adottato per la sistemazione del Po Construction agosto 2004), con l avvio di crociere settimanali, da marzo a settembre, lungo l itinerario Venezia-Cremona, con sei navi messe in servizio da armatori stranieri (francesi, svizzeri, tedeschi, statunitensi), come del resto lo sono stati i passeggeri (provenienti soprattutto da Germania, Usa, Inghilterra); la flotta è praticamente raddoppiata nell arco di tre anni, considerando che nel 2001 le navi erano due, e le crociere registravano il tutto esaurito, con prenotazioni fino a due anni. Da alcuni anni però tutto questo non esiste più, perchè l iniziativa degli imprenditori privati (indipendente dall azione delle pubbliche amministrazioni, ndr), si è scontrata con la difficoltà di navigare sul fiume nei periodi estivi, così che le navi compiono oggi crociere in altre realtà, come quella del Danubio. Il problema della navigazione è di avere un alveo che divaghi il meno possibile precisa Luigi Fortunato ma soprattutto che mantenga i fondali anche nei flessi delle curve, cioè nel punto dove si accumulano sedimenti e diminuisce la profondità. Il fatto è che un certo tipo di navigazione sul Po può essere garantita solo se si realizzano adeguate opere di adattamento del fiume, come la canalizzazione progettata negli anni Venti ma attuata in modo incompleto e nel solo tratto da foce Adda a foce Mincio (eccessiva distanza dalle tangenti, raggi di curvatura troppo ampi, irregolarità delle curve, tratti rettilinei o non completati ecc.): gli studi effettuati da Aipo e Arni hanno evidenziato decine di punti con fondali inferiori a 2 metri nei periodi di magra, cosa che rende difficile un concreto sviluppo della navigazione commerciale. Le opere di navigazione, che sono sempre state le ultime a cui si metteva mano ammette Francesco Puma ma con la legge 380/1990 sono state dichiarate d interesse strategico nazionale e lo Stato ha assunto la decisione di portare avanti quel sistema. Ma la grande discussione è stata navigare con il canale o sul fiume; ha prevalso quella sul fiume, nonostante quella più sicura sia sui canali. In realtà anche in questo caso la soluzione è stata mista puntualizza Fortunato perchè negli anni Settanta/Ottanta si è pensato di risolvere parzialmente il problema utilizzando in salita un canale fra Venezia e Mantova, attraversando il Polesine: si tratta del canale Fissero-Tartaro- Canal Bianco, aperto alla navigazione nel 2002, che è utilizzabile tutto l anno, Rete in esercizio del sistema idroviario Padano - Veneto indipendentemente dalla situazione idrologica del Po; un opera notevole, costosa, che oggi funziona pur nei limiti con cui è stata progettata, perchè ha sei conche in circa 135 chilometri, cosa che in altri Paesi rappresenta una seria criticità per la navigazione. In discesa si pensò di utilizzare il fiume, perchè non c è controcorrente e la navigazione è più semplice che sul canale; però anche in questo caso bisogna tenere conto della già citata canalizzazione incompleta, per la quale l Aipo sta predisponendo un progetto di sistemazione (su incarico della Regione Lombardia), che oggi è alla fase di preliminare, mentre Arni si prepara ad aprire i cantieri della nuova conca di Isola Serafini, grazie alla quale, dopo decenni, sarà possibile superare la centrale idroelettrica e raggiungere Piacenza, dove da tempo sono allo studio diverse ipotesi di porti commerciali e turistici. 139

12 Porti o attracchi percorso 2007 (tonnellate) direzione Porto di Rovigo via Fissero (sfarinati e cereali) s Porto di Mantova via Fissero (sfarinati e cereali) s Porto di Cremona via Po (trasporti eccezionali) d Attracchi industriali Mantova via Fissero e Po (chimici) d (chimici) s (trasporti eccezionali) d Attracchi industriali Cremona via Po (gas) s Banchina Pontelagoscuro idrovia ferrarese 675 (trasporti eccezionali) Attracco Ostellato idrovia ferrarese (ghiaia, argilla) s Attracchi industriali privati sul Po (inerti del Po) TOTALE di cui attracchi pubblici Il vero nodo è che nonostante le dichiarazioni d intenti e le leggi sulla navigazione commerciale, ci hanno creduto in pochi sostiene Angelo Alessandri, Presidente della commissione Ambiente della Camera e oggi si pagano scelte che hanno considerato in maniera quasi esclusiva il trasporto su strada: è perchè c è sempre stata la volontà di non investire sul trasporto fluviale se non è mai stato realizzato il canale navigabile da Cremona a Milano, promosso già negli anni Venti, accettato da tutti come strategico ma mai realizzato, così come il fatto che la conca di Isola Serafini viene realizzata solo oggi e non 25/30 anni fa. Eppure il Po attraversa un area sulla quale gravita il 60 per cento della movimentazione merci nazionale e può quindi Schema dei punti di basso fondale rilevati fra Cremona e Mantova rappresentare una opportunità di grande rilievo per tutto il Paese. Se non si rende navigabile, un grande fiume come il Po continua Alessandri perde progressivamente la sua funzione e la sua utilità: ancora 15 anni fa il Po era vissuto quotidianamente da chi ci abita intorno, oggi è desertificato e gli abitanti tendono ad abbandonarlo e spostarsi nelle città. Un confine fra diversità Come se non bastasse, invece di una regia unica oggi il Po ha un intrico di competenze, che sotto certi aspetti ricordano lo Stato pre-unitario, l epoca dei Comuni e delle Signorie: se i grandi fiumi europei sono elementi di unione fra Stati, come il Reno o il Danubio, il Po è ancora un confine fra diversità: per il Piemonte è cruciale la sicurezza idraulica di un territorio montano dove aumentano le frane più o meno disastrose e si formano le piene che poi fanno danni a valle; la Lombardia, ricca d acqua grazie alle Alpi e ai corsi d acqua che ne discendono, guarda piuttosto alle potenzialità economiche del fiume, allo sviluppo della navigazione commerciale e alla produzione di energia attraverso nuove centrali idroelettriche; l Emilia-Romagna, a cui mancano i grandi fiumi alpini, lo vede come preziosa fonte di acqua potabile e irrigua e un veicolo di commercio, ma anche come un problema di sicurezza idraulica, trovandosi su sponde dove si scaricano le grandi piene; per il Veneto, ultimo della catena, che subisce più di tutti i guasti fatti a monte, la navigazione è importante, perchè del resto è qui che ha una sua consistenza, così come lo è in parte la sicurezza idraulica, ma uno dei nodi è l avanzare del cuneo salino, che riduce la disponibilità di acqua potabile per città e campagne e porta alla progressiva desertificazione del Delta. 140

13 Due visioni opposte per il futuro e una via di mezzo Molti dei problemi che vive oggi il fiume hanno origini lontane, ma sotto certi aspetti possono essere ricondotti a uno scontro che si trascina da tempo fra due visioni opposte rispetto a cosa debba essere il Po e quale il futuro: se un grande parco Ognuno dei soggetti in campo sembra giocare una propria partita, nella inconsapevolezza che, non solo una specifica autorizzazione all estrazione di inerti, ma anche la rinaturalizzazione di un area, o il potenziamento di una determinata infrastruttura per il trasporto fluviale, o la progettazione di una specifica vasca di laminazione, o la canalizzazione di un tratto possono essere interventi dotati, ciascuno, di proprie valide motivazioni, ma del tutto naturale, con aree protette, o una grande arteria intermodale, costruita eventualmente fissando l alveo con una serie di dighe e bacini (la cosiddetta bacinizzazione ). Quali siano i termini dello scontro, ma anche la situazione di stallo fra queste due correnti di pensiero lo ha visto bene la commissione Ambiente della Camera di due legislature fa afferma Francesco Puma, Direttore dell Autorità di Bacino e lo indica nelle conclusioni, presentate nel 2005, della sua indagine conoscitiva sulla programmazione delle opere idrauliche sui corsi d acqua presenti sul territorio nazionale e sul Po in particolare. Intorno al Po e al suo futuro non si confrontano ancora organici progetti strategici scrive la Commissione cioè disegni articolati e dotati di una loro coerenza interna e consapevoli di tutte le implicazioni che comportano determinate scelte di breve periodo. incoerenti con ogni disegno unitario di lungo periodo. Questo è proprio Veduta del Delta del Po quello che manca: una programmazione del futuro del bacino del Po, che ha implicazioni precise sulle scelte che si compiono ora. Infatti continua la Commissione se si sceglie che fra venti o trent anni debba essere totalmente o prevalentemente un grande parco naturale è inutile disperdere risorse in iniziative incompatibili con questo genere di fiume, ma bisogna orientare tutti gli interventi verso questo obiettivo, compresa la de-antropizzazione di molte aree lungo la sua riva e nel suo bacino. Se invece si vuole il Po pienamente integrato in una grande arteria intermodale che attragga nell area padana le grandi correnti di traffico est-ovest, con i necessari snodi sull asse nord-sud, allora occorre studiare seriamente le implicazioni di questa scelta e dotare le istituzioni competenti e gli enti locali di risorse adeguate. Oggi invece, l assenza di chiarezza sul futuro del Po fa sì che le risorse pubbliche destinate al Po si limitano al contenimento di danni futuri e alla riparazione di quelli causati da situazioni di emergenza. Lo stato attuale è proprio questo ribadisce Francesco Puma e oggi si tratta di riuscire a scegliere un orientamento o l altro, oppure cercare un compromesso fra i due, che è possibile, perchè del resto il Po non è la foresta vergine dell Amazzonia, ma ha un sistema difensivo storico, sistemato nel tempo, con grandi capacità di recupero, che presenta degli elementi che attraggono, come può essere un bel centro abitato e dei bellissimi posti naturali, pur in un territorio sistemato dall uomo. Senna, Reno, Danubio, Rodano, sono tutti fiumi altamente navigabili, dove si è creato turismo puntualizza Angelo Alessandri, attuale Presidente della commissione Ambiente della Camera eppure sono molto infrastrutturati, mentre il Po oggi sta morendo e bisogna riprenderlo in mano. Ma si deve valorizzare anche la navigazione, che ha bisogno non solo di porti come quello di Boretto, inaugurato recentemente (vedi il numero di luglio 2007 della 141

14 Verso una governance strategica Il nodo dei nodi del bacino del Po è la frammentazione amministrativa che lo caratterizza da diversi anni e la mancanza di un governo strategico unitario, in grado di assumere decisioni riguardo ai problemi attuali e a un futuro possibile. Fino all inizio del Duemila esisteva un unico organismo di governo, il Magistrato per il Po, un ente per la sicurezza idraulica costituito all interno del ministero dei Lavori pubblici dopo l alluvione del 1951, con competenze che spaziavano della dalla pianificazione complessiva alle realizzazione di singole opere. rivista), che attualmente è una cattedrale nel deserto, ma di almeno una quarantina di scali merci lungo l asta del fiume; non è necessario ricorrere allo Stato, ci sono già aziende che sarebbero disponibili, perchè ritengono i trasporti via acqua meno costosi, più veloci e meno rischiosi e inquinanti rispetto al trasporto su gomma sull autostrada A4. Di certo è che oggi l unico Piano concreto è il progetto speciale Valle del Po, elaborato dall Autorità di bacino in collaborazione con le quattro Regioni principali e beneficiato dal Cipe di un finanziamento di 180 milioni di euro di fondi Fas (Fondi strutturali europei), confermati nella Finanziaria Questo progetto esprime, per la prima volta dopo anni, un disegno di ampio respiro per il bacino padano, che da un lato sposa la linea della difesa idraulica e della rinaturalizzazione del corso d acqua ma dall altro ammette la necessità di completare e sistemare le opere per la navigazione a corrente libera ideate negli anni Venti, guardando soprattutto a una navigabilità turistica da praticare secondo logiche di basso impatto ambientale (piccoli attracchi collegati a un sistema integrato di piste ciclabili, servizi di appoggio, chioschi ecc.), ma non escludendo quella commerciale, accettando il fatto che è portata avanti da un progetto di Aipo, legato anch esso allo sviluppo della navigazione a corrente libera, frutto di una convenzione con la Regione Lombardia. In ogni caso ribadisce Davide Boni il punto centrale è se si vuole mantenere il Po com è e tramandarlo ai posteri, perchè altrimenti la sua destinazione finale sarà quella di essere un problema quando è in secca e un problema quando è in fase di piena; quindi, o si compiono grandi investimenti e si assicurano le condizioni per un utilizzo pieno ed integrale della risorsa Po, o si disegna uno scenario diverso, più dimesso, basato sulla manutenzione e la conservazione dell assetto esistente, ed impostato sul governo dei conflitti generati dai diversi utilizzi del fiume. Poi è stato sciolto e la gestione del fiume è passata in parte a un Agenzia interregionale, l Aipo, costituita dalle quattro Regioni principali, che ha acquisito persone e strutture del Magistrato del Po e ha competenze squisitamente ingegneristiche, legate alla sicurezza idraulica e alla gestione delle piene; da alcuni anni si occupa anche navigazione, perchè la Regione Lombardia ha affidato ad Aipo, in convenzione, tutto il suo sistema della navigazione, abolendo un proprio organismo. Di navigazione si occupa anche l Arni, costituita autonomamente dalla Regione Emilia Romagna. In questo quadro, lo Stato si è mantenuto la programmazione delle opere, la strategia sul bacino, attraverso l Autorità di bacino, un organismo multidisciplinare 142

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