ORGANISMO UNITARIO DELL AVVOCATURA ITALIANA. Responsabile: Claudio Rao (tel. 06/

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1 ORGANISMO UNITARIO DELL AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 27 marzo 2012 Responsabile: Claudio Rao (tel. 06/

2 SOMMARIO Pag. 4 LIBERALIZZAZIONI: Riforme. I tecnici pensano a mettere un po in Ordine (corriere economia) Pag. 5 LIBERALIZZAZIONI: Gli avvocati signor no contro le liberalizzazioni di Alessandro De Nicola (la repubblica) Pag. 6 LIBERALIZZAZIONI: Tariffe. Comincia il gioco dei tre preventivi (corriere economia) Pag. 7 LIBERALIZZAZIONI: Un prezzo unico nazionale per la Rc auto dei «virtuosi» (il sole 24 ore) Pag. 8 LIBERALIZZAZIONI: La banca «salva» le commissioni (il sole 24 ore) Pag.10 LIBERALIZZAZIONI: A Monti il "decalogo" di Confprofessioni (la repubblica affari e finanza) Pag.11 LIBERALIZZAZIONI: Commercialisti "Robin Hood" degli azionisti di minoranza (la repubblica affari e finanza) Pag.13 LIBERALIZZAZIONI: Guerra in corsia fra medici gli stranieri chiedono più diritti (la repubblica affari e finanza) Pag.14 RIFORMA GIUSTIZIA: Giustizia, la Severino convoca i partiti (la repubblica) Pag.15 RIFORMA GIUSTIZIA: Giustizia e corruzione. Venerdì la Severino spiega le proposte (l unità) Pag.16 RIFORMA GIUSTIZIA: Corruzione, linea Severino «No a emendamenti spot» Pag.18 LAVORO: Spazio al rito breve per tagliare i tempi del contenzioso (il sole 24 ore) Pag.21 LAVORO: Il progetto del Governo. Iter ad hoc (il sole 24 ore) Pag.22 LAVORO: Martello: «Processo snello senza liti su pensioni e invalidità» (il sole 24 ore) Pag.24 LAVORO: Un sistema troppo complesso di regole che si sovrappongono (il sole 24 ore) Pag.25 FISCO: Mediazione, check-up sulla rettifica (il sole 24 ore) Pag.28 FISCO: Il nuovo catasto taglia le disparità dell'imu (il sole 24 ore) Pag.30 ANTIRICICLAGGIO: Professioni chiamate a un surplus di vigilanza (il sole 24 ore) Pag.31 PROCESSO TRIBUTARIO: Per le copie vale la facciata (il sole 24 ore) Pag.32 PROCESSO TRIBUTARIO: Il terzo che chiede sentenze paga i nuovi diritti di copia (il sole 24 ore) Pag.33 PROCESSO TRIBUTARIO: Giudici tributari, un codice etico (italia oggi) Pag.34 PREVIDENZA: La pensione (obbligata) dei farmacisti (il corriere della sera) Pag.35 PREVIDENZA: Enpam approva la riforma - Sostenibilità per 50 anni (il sole 24 ore) Pag.36 PREVIDENZA: Medici, l'enpam vara la riforma (italia oggi) Pag.38 MAGISTRATI: Associazione Nazionale Magistrati: Sabelli alla presidenza. Fallisce la giunta unitaria (il denaro) Pag.39 CASSAZIONE: L'indennizzo da incidente si può cedere (il sole 24 ore) Pag.40 CASSAZIONE: Reato per fatture false solo se sono registrate (il sole 24 ore) Pag.41 LAUREA: Valore legale della laurea. Già 20 mila iscrizioni al voto in Rete (il corriere della sera) Pag.42 LAUREA: Valore legale del titolo di studio. Consultazione solo per il lavoro (italia oggi) Pag.43 FALLIMENTI: Nuovi compensi per i curatori (il sole 24 ore) 2

3 Pag.44 MEDIACONCILIAZIONE: L OUA mette a disposizione degli avvocati atti e documenti da esibire in tutte le procedure di mediaconciliazione e nei giudizi che riguardano le materie per le quali è fissata la obbligatorietà Pag 45 MEDIACONCILIAZIONE: Sette fondate questioni di incostituzionalità del D.Lgs.n.28/2010 Pag 50 MEDIACONCILIAZIONE: Disegno di legge sen. Benedetti Valentini Pag 51 MEDIACONCILIAZIONE: Disegno di legge sen. Della Monica ed altri Pag 56 MEDIACONCILIAZIONE: Procedimento suggerito per ridurre i riflessi negativi della mediaconciliazione obbligatoria Pag 57 MEDIACONCILIAZIONE: Disapplicazione dell obbligatorietà della mediaconciliazione 3

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6 CORRIERE ECONOMIA Tariffe. Comincia il gioco dei tre preventivi Assicuratori obbligati a fornirli, ma non c'è nessun incentivo diretto per innescare la concorrenza Il confronto è assicurato. Si può riassumere in questi gioco di parole una delle novità principali del pacchetto liberalizzazioni. D'ora in poi, infatti, prima di firmare una polizza Rc auto ogni assicurato dovrà ricevere dall'intermediario almeno tre preventivi di gruppi diversi. Con informazioni corrette e trasparenti anche sulle condizioni contrattuali. Niente di più di quello che un accorto consumatore può già fare da solo, utilizzando i comparatori assicurativi via web o facendosi fare dei preventivi dalle compagnie dirette. Ma si tratta di un vero e proprio «New deal» per i principali intermediari assicurativi in Italia (oltre tra agenti e broker) alle prese dal 24 gennaio con l'obbligo di offrire tre preventivi di imprese diverse, anche se gran parte di questi (almeno ) possono vendere le polizze di una sola compagnia. La rete. In Italia la rete distributiva è fortemente sbilanciata su agenti «monomandatari» (il 70% del totale) rispetto a quelli «plurimandatari» che rappresentano più imprese assicurative. Il broker, intermediario che non rappresenta gli assicuratori ma collabora con molti di loro per trovare la soluzione più adatta al cliente, è una figura ancora poco sviluppata in Italia dove pesa numericamente per meno del 10%. Sulla scarsa concorrenza prodotta dal pacchetto sulle liberalizzazioni, si è espresso anche Giovanni Pitruzzella, presidente Antitrust, in una recente audizione in Senato: «la disposizione è suscettibile di disincentivare il plurimandato (ovvero lo sviluppo di reti di agenti con più contratti di agenzia e come tali in grado di offrire polizze di compagnie diverse con sconti e politiche commerciali in concorrenza) e, al contempo, incentivare il permanere di agenti monomandatari (quindi in esclusiva di fatto) che offrono il solo prodotto della compagnia della quale sono agenti, dopo aver semplicemente scaricato (senza pertanto alcun vero confronto concorrenziale) le offerte già disponibili al pubblico su Internet di altre compagnie. In tal modo non sembra potersi innescare alcun pieno processo competitivo, che al contrario può avvenire esclusivamente attraverso lo sviluppo di reti di agenti realmente plurimandatari, come tali in condizioni di comparare a vantaggio della domanda e delle sue esigenze la miglior polizza qualità/prezzo (ovvero rischi assicurati e contenuto polizza con tariffa)». Per questo motivo anche il Sindacato agenti di assicurazione (Sna), presieduto da Claudio Demozzi, aveva chiesto un'apertura al plurimandato automatico per gli agenti «in esclusiva» oppure la collaborazione di questi con agenti di altra impresa assicuratrice, oggi vietata. Per rendere davvero competitivo e conveniente per il cliente l'assaggio di 3 proposte differenti. Che cosa offre il mercato. I preventivi, comunque, si possono fare anche da soli. E, una volta fatto il confronto, si può anche sottoscrivere direttamente la polizza Ecco alcuni indirizzi utili: il broker 6sicuro del gruppo Assiteca sul sito oppure Un servizio di multi preventivazione Rc auto, nel rispetto del decreto sulle liberalizzazioni, è offerto ad agenti e broker assicurativi in abbonamento da Supermoney. L'Aiba (Associazione italiana broker di assicurazione) che conta associati, offre ai propri iscritti uno strumento informatico che segue gli obblighi di informazione che il broker è chiamato ad assolvere in tema di Rca, garantendo sia una comparazione delle tariffe sia delle condizioni di contratto. Il preventivatore Isvap, accessibile gratuitamente al sito sezione «tuo preventivatore» mette a confronto soli i premi delle polizze. Qui sotto i costi dell'rc auto per alcuni utenti tipo usando il preventivatore dell'aiba e quello dell'isvap. Paolo Golinucci 6

7 IL SOLE 24 ORE Le altre novità al via. Molte modifiche in vigore da domenica Un prezzo unico nazionale per la Rc auto dei «virtuosi» Dalla parità di prezzo della Rc auto per tutti i guidatori della classe migliore di bonus malus alla class action estesa a tutti gli interessi omogenei e possibile anche alle associazioni dei consumatori. Quella entrata in vigore domenica scorsa sulle liberalizzazioni (la n. 27/12) non è la "solita" legge di conversione di un decreto legge: tra le centinaia di modifiche apportate dal Senato durante l'iter parlamentare del Dl 1/12, non poche sono sostanziali. Non solo per i privati cittadini, ma anche per le imprese. Anche se la tariffa unica Rc auto rischia di non essere applicata perché formulata in modo poco chiaro. E molte novità, per diventare davvero operative, hanno bisogno di tempi tecnici. Per esempio, ora è previsto che i nuovi Tribunali delle imprese vengano costituiti anche presso le Corti d'appello "minori", dove sinora mancavano le sezioni specializzate in proprietà industriale, da cui il Dl liberalizzazioni faceva derivare questo nuovo organo giudiziario. Le città incluse con la conversione del Dl sono Ancona, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, L'Aquila, Perugia, Potenza e Trento. Ma occorrerà adottare tutti gli atti necessari per adeguare l'organizzazione alle nuove competenze. Ancora da definire anche i criteri per il rating di legalità delle imprese, introdotto con la legge di conversione come elemento per assegnare finanziamenti pubblici e regolare l'accesso al credito. Sono entrati in vigore anche i nuovi criteri numerici che dovrebbero consentire l'apertura di nuove farmacie, un po' più restrittivi rispetto a quanto previsto dal Dl: come principio generale, si passa da una ogni 3mila abitanti a una ogni Ci sono però disposizioni agevolative dell'accesso dei giovani alla professione. Sempre sulle professioni, l'obbligo di preventivo è diventato meno stringente: la quantificazione a priori del compenso dev'essere solo «di massima» e chi la omette non è più passibile di procedimento disciplinare. Novità anche per la tutela delle microimprese dalle pratiche commerciali ingannevoli e aggressive, che il Dl liberalizzazioni aveva loro concesso, riconoscendo per la prima volta a un soggetto imprenditoriale la protezione che normalmente spetta ai consumatori. Ora sono stati introdotti parametri quantitativi: la microimpresa deve occupare meno di 10 persone e avere un fatturato (o un totale di bilancio) annuo non superiore ai due milioni di euro. Sulle clausole vessatorie, in vigore le sanzioni (da 2mila fino a 40mila euro per i casi più gravi) per gli operatori che non eliminano dai contratti quelle dichiarate tali dall'antitrust. Nel testo della legge 27/12 non ci sono solo aggiunte al Dl 1/12, ma anche sottrazioni. È il caso dell'abolizione del taglio del 30% ai risarcimenti Rc auto per i danni a cose quando i danneggiati fanno riparare i propri veicoli da carrozzieri non convenzionati con le compagnie. Maurizio Caprino 7

8 IL SOLE 24 ORE Liberalizzazioni. In vigore il decreto 29 che «reintroduce» le clausole sui prestiti vietate da un emendamento al Dl concorrenza La banca «salva» le commissioni Nasce un osservatorio per monitorare l'erogazione di risorse alle imprese Ripristinate per decreto legge le commissioni bancarie, proprio nel momenti in cui erano state cancellate. Domenica scorsa, contemporaneamente all'entrata in vigore della legge 27/12 che le abrogava, diventava operativo il Dl 29/12 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di sabato 24 marzo, proprio come la legge), che lascia alle banche la possibilità di applicare commissioni sulle linee di credito. Fanno eccezione le commissioni che violano le regole sulla trasparenza fissate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio in base al decreto «salva Italia». Il provvedimento, anticipato dal Sole 24 Ore la settimana scorsa, neutralizza un emendamento del Dl liberalizzazioni (1/12, convertito appunto dalla legge 27/12) che aveva stabilito la nullità di tutte le clausole che prevedevano commissioni sulle linee di credito. Una decisione che aveva suscitato la forte protesta del mondo bancario, con le dimissioni dei vertici dell'abi e costi stimati a carico del sistema per circa 10 miliardi di euro. Se fosse entrato in vigore, anche temporaneamente, avrebbe creato notevoli difficoltà: le filiali non avrebbero più potuto gestire operazioni di credito con prevista commissione. Col Dl 29/12, sono nulle le clausole che prevedono commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento e del loro utilizzo, solo se stipulate in violazione delle disposizioni adottate dal Cicr ai sensi del decreto legge «salva Italia», che prevede un tetto massimo delle commissioni pari allo 0,5% trimestrale. Una scelta, quella di ripristinare la situazione preesistente, criticata da alcuni esponenti politici, almeno per le sue modalità. L'Associazione bancaria italiana, già venerdì al termine della riunione del Consiglio dei ministri, aveva dichiarato il suo apprezzamento per la decisione presa dal Governo e ieri soddisfazione è stata espressa da Fabio Galla, amministratore delegato di Bnl. Il presidente dell'abi, Giuseppe Mussari, invece, sempre nella giornata di ieri, è andato oltre. Infatti, trovata la soluzione per le commissioni, è necessario affrontare due questioni: «Mettere a disposizione un plafond per gli investimenti e risolvere il tema dei crediti della Pubblica amministrazione». Sul primo fronte è necessario, secondo Mussari, offrire alle aziende la possibilità di investire a condizioni più vantaggiose. Per i crediti, invece, Governo e Parlamento devono individuare un modo per facilitare gli incassi delle imprese che vantano crediti senza svantaggi per il debito pubblico. In tema di credito alle aziende, il decreto legge, recependo un ordine del giorno delle forze di 8

9 maggioranza alla Camera, ha istituito un Osservatorio per il monitoraggio dell'accesso al credito, con attenzione particolare alle piccole e medie imprese. Tale struttura sarà composta da due rappresentanti del ministero dell'economia e delle Finanze, da un rappresentante del ministero dello Sviluppo economico, da uno della Banca d'italia e vi potranno essere invitati senza diritto di voto i rappresentanti dell'abi e delle associazioni del mondo imprenditoriale. L'Osservatorio potrà attivarsi d'ufficio o su segnalazione delle imprese a fronte una mancata concessione (o di una revoca) di credito ritenuta ingiustificata. L'organismo, se ritiene che ci siano gli estremi, potrà chiedere un riesame delle decisioni da parte della banca, potrà formulare raccomandazioni per migliorare i processi di verifica del merito di credito e potrà segnalare all'antitrust, a fronte di indizi, ipotesi di intese o pratiche concordate. Matteo Prioschi Le novità 01 LA CORREZIONE. Da domenica è entrato in vigore il decreto legge 29 del 24 marzo 2012 che modifica quanto previsto dal decreto liberalizzazioni in termini di commissioni bancarie. Gli istituti di credito possono prevedere clausole che comportino commissioni a loro favore a fronte di concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento e utilizzo e di sconfinamenti oltre il fido, purché le clausole stesse non siano in violazione delle disposizioni adottate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ai sensi del decreto legge «salva Italia» che prevede un tetto massimo per le commissioni pari allo 0,5% trimestrale 02 LO STRUMENTO. Lo stesso decreto dà vita a un Osservatorio sull'erogazione del credito da parte della banche alle imprese, con particolare attenzione alle Pmi e all'attuazione degli accordi o protocolli siglati per sostenere l'accesso al credito delle imprese stesse. L'Osservatorio, che ha sede presso il ministero dell'economia e delle Finanze, può attivarsi d'ufficio o su segnalazione delle aziende a fronte di una mancata concessione di credito o di una revoca Archivia 9

10 LA REPUBBLICA Affari e Finanza Il caso A Monti il "decalogo" di Confprofessioni Lo hanno chiamato "10 punti per la crescita" il decalogo che Confprofessioni vuole presentare al governo Monti per indicare la via di una riforma equa. Nel decalogo, redatto dal commercialista Andrea Dili e poi condiviso e sposato dall Associazione guidata da Gaetano Stella che riunisce i professionisti italiani, vengono elencati alcuni punti chiave da affrontare per completare la riforma entro agosto. A questo proposito le critiche maggiori mosse al governo sono il dietrofront sulla norma che prevedeva la retribuzione dei tirocinanti sostituito da un vago rimborso spese, e soprattutto la disomogeneità della riforma, passata nelle mani di vari ministri. Al contrario, le richieste inserite nel decalogo vanno dalla possibilità di costituire società di professionisti all equiparazione fiscale degli stessi alle aziende. Si chiede quindi che si allarghino le opportunità di accesso al credito privilegiato e che anche il professionista possa usufruire dei contributi destinati allo sviluppo dallo Stato come dall Ue. Tutto questo per dare fiato agli studi professionali che, ad oggi, sono costituiti per l 80% da giovani e donne. (d. aut.) 10

11 LA REPUBBLICA Affari e Finanza Commercialisti "Robin Hood" degli azionisti di minoranza Un gruppo di commercialisti che raccoglie le deleghe degli azionisti di minoranza e porta le loro ragioni alle assemblee societarie, introducendo così un elemento di maggiore trasparenza nella finanza italiana. È l idea alla base di Sherwoodazionariato critico e tutela degli azionisti di minoranza, spinoff nato dall Ordine dei Commercialisti di Napoli, che punta a espandersi in tutta Italia. «Nel nostro Paese da tempo si lamenta l insufficienza di tutele per gli azionisti di minoranza, additando questa come una delle ragioni principali della scarsa attrattività verso gli investitori esteri», osserva Emmanuela Saggese, presidente di Sherwood, che ricopre lo stesso ruolo all interno di Aicef (Associazione Italiana Commercialisti Esperti in Finanza Governance e Borsa). «Da qui l idea di creare di una società aperta a tutti i professionisti italiani che colmasse questa lacuna, aiutando la crescita della trasparenza e della governance». Il nome scelto rimanda alla Foresta di Sherwood, che ospitava la Quercia Maggiore, indicata nella letteratura come covo principale di Robin Hood. In questo caso, però, non si tratta di rubare ai ricchi per dare ai poveri: «Il nostro obiettivo è far crescere la democrazia economica perché siamo convinti che la trasparenza possa fare gli interessi di tutti: in primo luogo quello degli azionisti di minoranza, che raramente partecipano alle assemblee, e che in ogni caso quasi mai si sentono ascoltati nelle loro ragioni; degli azionisti di maggioranza, che in questo modo possono beneficiare di un rapporto più costruttivo con tutti i soci, offrendo un immagine migliore della propria azienda; infine del sistema imprenditoriale italiano nel suo insieme, in modo da fargli guadagnare appeal presso potenziali investitori internazionali, molto attenti alle questioni della governance». I promotori dell iniziativa di richiamano al decreto legislativo n.27 del 2010, adottato per adeguare la normativa nazionale alla direttiva europea in difesa delle minoranze (intese non solo come persone fisiche, ma anche in riferimento alle quote detenute da investitori istituzionali come fondi pensione, casse di previdenza, società di gestione del risparmio e organismi di investimento collettivo del risparmio), che prevede l introduzione del voto elettronico e della raccolta delle deleghe, come strumenti per favorire la democrazia all interno delle strutture societarie. Una disposizione alla quale si è adeguata solo una minoranza delle società quotate a Piazza Affari. «Principi da inserire obbligatoriamente negli statuti, ma senza sanzioni in caso di mancata applicazione pratica», aggiunge Saggese. Le società quotate interessate dovranno indicare nell'avviso di convocazione un indirizzo di posta elettronica certificata (o un area dedicata del loro sito Internet) cui far pervenire la delega, senza pretendere che il mittente a sua volta utilizzi un indirizzo di posta elettronica certificata, in quanto sarà il rappresentante in assemblea a garantire la veridicità delle deleghe in base alle quali partecipa e vota. In questa prima fase Sherwood presta il proprio servizio presenziando con il proprio staff 11

12 alle assemblee dalle quotate, ma l obiettivo è arrivare a regime a una totale informatizzazione del meccanismo di partecipazione, tramite il ricorso al solo voto elettronico. La struttura scelta (una società) e il sistema di raccolta delle deleghe può dare un ampio potere ai promotori dell iniziativa, creando almeno in teoria rischi di commistioni dirette con gli azionisti di maggioranza. «E un obiezione in teoria lecita ribatte Domenico Posca, amministratore delegato di Sherwood ma nella pratica non ci sono rischi di questo tipo. Il nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti: riceviamo le deleghe con le indicazioni degli azionisti e le portiamo in assemblea, facendo da cinghia di trasmissione». Al di là della raccolta delle deleghe, Sherwood valuta la trasparenza delle società quotate nella governance, nelle relazioni con gli investitori e con gli altri stakeholder, e stila annualmente un "rating della trasparenza" che consente di conoscere quali sono le società più virtuose sotto questo aspetto. Quest anno il primo posto per la trasparenza è andato a Unicredit e il secondo a Eni. Trattandosi di una società, quali sono i guadagni? «Offriamo servizi di consulenza relativamente agli investimenti detenuti in portafoglio, un attività concessa dalla Mifid in via accessoria ai commercialisti spiega Saggese inoltre realizziamo report sui bilanci delle quotate, alla luce delle nostre professionalità». «In questo modo, apriamo nuovi spazi di mercato anche per i giovani commercialisti, che in molti casi oggi soffrono la presenza di un mercato molto affollato sul fronte dell offerta, in un periodo per altro difficile per l economia nazionale», aggiunge Posca. «Al contrario, sul fronte finanziario ci sono ancora ampi spazi per far crescere il mercato in modo che si avvicini agli standard europei». Così la società punta ad aggregare commercialisti di tutta la Penisola, offrendo dotazioni tecnologiche e sistemi di reportistica per far crescere il network. Luigi dell Olio 12

13 LA REPUBBLICA Affari e Finanza Guerra in corsia fra medici gli stranieri chiedono più diritti Se le tariffe per i professionisti sono state spazzate via, c è chi le liberalizzazioni dei compensi le mette in pratica da sempre, per lo più subendole. Sono i medici stranieri iscritti ai vari ordini provinciali italiani, che ora chiedono di essere ammessi ai concorsi pubblici. È un esercito di quasi 15 mila camici bianchi, cresciuti del 30% in dieci anni (a essi si aggiungono circa 35 mila infermieri). Oltre a svolgere una preziosa attività ambulatoriale per le comunità dei connazionali, questi medici lavorano soprattutto in strutture private. In un recente documento presentato al presidente della Camera e al ministro per la Cooperazione, l Amsi (Associazione dei medici di origine straniera in Italia) chiede il libero accesso ai concorsi pubblici per gli stranieri con il permesso di soggiorno di lunga durata. «Sarebbe così possibile una vera integrazione», afferma il presidente Amsi, Faod Aodi (palestinese con nazionalità italiana ed israeliana). «L assunzione negli ospedali pubblici è un punto su cui ci battiamo da tempo. Molti medici stranieri ci lavorano come liberi professionisti, attraverso un sistema di gettoni o di compenso a prestazione occasionale». Dei 15 mila camici bianchi di origine straniera c è chi si è laureato in Italia e chi, in possesso di un titolo di studio conseguito all estero, deve vedersi riconosciuta dal ministero l equiparazione (spesso, per molti cittadini extra UE, è necessario un iter universitario integrativo). Secondo una ricerca dell Enpam, tra le nazionalità non europee prevalgono gli iraniani (756), i venezuelani (630), gli statunitensi (617) e i sauditi (590). «I concorsi pubblici sono regolati dalla legge: se i medici stranieri hanno i requisiti per parteciparvi è giusto che possano accedere», dice Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale dell ordine dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo). «Ma l annoso problema della stabilizzazione e del precariato non riguarda solo gli stranieri». Intanto nel privato, cliniche convenzionate o meno, si riversa la massa di medici che non trova posto altrove. Con gare al ribasso sui compensi, che poco sembrano avere a che fare con lo spirito delle liberalizzazioni. «I privati sono più liberi nel dettare le condizioni di lavoro spiega Bianco e sul mercato trovano grande disponibilità». In corsia serpeggia il disagio. «Non è un fatto razziale, ma indubbiamente alcuni colleghi stranieri accettano dai datori di lavoro tariffe bassissime, con turni di guardia molto lunghi: per esempio 12 ore a 80 euro lordi», dice una chirurga trentenne italiana che lavora con partita Iva in una clinica convenzionata di Roma. «Spesso questi colleghi parlano a stento l italiano. Se i turni di guardia fossero pagati meglio, con standard ragionevoli, li farei anche io. In questa giungla delle tariffe a guadagnarci sono i datori di lavoro: non credo che ai pazienti convenga troppo». Andrea Rustichelli 13

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16 IL SOLE 24 ORE Giustizia. Il guardasigilli incontra i capigruppo e apre il tavolo tecnico-politico Corruzione, linea Severino «No a emendamenti spot» L'appuntamento è per venerdì, salvo cambiamenti di programma dell'ultima ora. Il ministro della Giustizia Paola Severino incontrerà i capigruppo della maggioranza di Camera e Senato per illustrare la posizione del governo sui tre capitoli del pacchetto-giustizia: anticorruzione, responsabilità civile dei giudici, intercettazioni. «Non si possono fare interventi spot - ha spiegato il ministro nei colloqui telefonici con i suoi interlocutori istituzionali - perché la legislazione deve avere una coerenza interna». Il governo, quindi, è contrario a procedere a colpi di emendamenti, «perché andrebbero a scapito della linearità sistematica». Perciò, in linea con questa impostazione, venerdì il ministro comunicherà ai capigruppo le sue proposte, in particolare sull'anticorruzione, e la settimana successiva si aprirà il tavolo tecnico per discutere le controproposte della maggioranza. L'obiettivo è arrivare a testi «condivisi». In tal caso il confronto si sposterà in Parlamento subito dopo Pasqua. Il percorso è stato ancora una volta concordato ai massimi livelli, tra il presidente del Consiglio Mario Monti e i segretari del Pdl Angelino Alfano, del Pd Pierluigi Bersani e dell'udc Pierferdinando Casini. Fatti due conti, il governo scoprirà le sue carte in Parlamento dal 16 aprile, ma è disponibile anche la settimana prima a riprendere la discussione, in commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, sull'articolo 8 del ddl anticorruzione, bloccato da un emendamento del Pd Giachetti sui magistrati fuori ruolo. Questo è quel che la Severino scriverà alla presidente Giulia Bongiorno, che a nome di tutti i gruppi aveva sollecitato il ministro a rendere note le intenzioni del governo sugli emendamenti all'articolo 9, riguardante la parte penale. Già nel vertice di due settimane fa, a palazzo Chigi, si era deciso di delegare alla Severino la "gestione" del pacchetto-giustizia, ma senza turbo nel motore per evitare che il confronto si trasformasse in uno scontro "ideologico" ad uso e consumo della campagna elettorale in vista del voto amministrativo. Per lo stesso motivo ha subìto una frenata il decreto sul taglio dei giudici di pace, primo passo della riforma della geografia giudiziaria, su cui sono in atto da mesi pressioni fortissime sul governo, di ogni parte politica, per non sopprimere questo o quelll'ufficio. Il capitolo più spinoso del pacchetto giustizia è quello sull'anticorruzione, che il governo ha detto più volte di ritenere una priorità, ma su cui le posizioni nella maggioranza sono molto distanti (salvo sull'abrogazione del reato di concussione, su cui c'è convergenza tra Pd e Pdl). Ovviamente, le proposte del ministro sono già una mediazione, con riferimento sia al perimetro della riforma sia ai contenuti. Venerdì i capigruppo daranno un primo giudizio politico; seguirà il tavolo tecnico vero e proprio al quale, ha però avvertito il guardasigilli, dovranno continuare a sedere i capigruppo, eventualmente affiancati dai tecnici dei partiti se lo riterranno opportuno. 16

17 Nella proposta di riforma dovrebbero entrare i reati di corruzione privata, traffico di influenze, autoriciclaggio nonché la modifica della concussione, ma la partita si giocherà sui contenuti tecnici delle nuove norme. Persino sulle virgole o sulle congiunzioni. L'altro giorno la Severino ha ribadito che i nuovi reati dovranno essere dotati di «offensività, tipicità, tassatività e di elemento psicologico» in modo da distinguere «il fatto penalmente rilevante da comportamenti che possono avere rilevanza in altri settori dell'ordinamento». Un richiamo indiretto ai paletti posti al Senato dal Pdl come condizione per approvare la ratifica della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione (ora alla Camera), che la Severino considera la sua bussola insieme alle raccomandazioni dell'ocse. Tant'è che in settimana il ministro incontrerà il direttore del servizio giuridico dell'ocse, Nicola Bonucci, e già oggi o domani il governo autorizzerà la pubblicazione del rapporto del Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione istituito nell'ambito del Consiglio d'europa) in cui, per la prima volta, si «raccomanda» all'italia di verificare l'utilità della concussione. Capitolo incandescente, quest'ultimo, perché a seconda di come verrà riscritto inciderà sui processi in corso riguardanti politici di ogni partito, da Silvio Berlusconi (caso Ruby) a Filippo Penati (caso delle aree Falck). Il governo farà la sua proposta, fermo restando che la decisione, su questo e sugli altri punti della riforma, sarà essenzialmente politica. Così come per anni è stata una scelta politica dei governi non ascoltare i richiami dell'ocse e dell'europa su punti nevralgici per la lotta alla corruzione, come l'allungamento dei termini di prescrizione dei reati. Donatella Stasio Archivia 17

18 IL SOLE 24 ORE LA RIFORMA DEL LAVORO Come cambia il processo Spazio al rito breve per tagliare i tempi del contenzioso Le misure in arrivo devono «rimediare» alla crescita delle liti (+24% in un anno) L'introduzione del rito abbreviato ad hoc per i processi sui licenziamenti potrebbe dare una boccata d'ossigeno ai Tribunali del lavoro, accorciando i tempi per arrivare alla sentenza, che oggi è mediamente, per il solo primo grado, di un anno e mezzo. Anche se sul territorio la situazione è differenziata: si va dal caso "virtuoso" del Tribunale di Milano, che come sottolinea il presidente della sezione Lavoro Piero Martello riesce a chiudere le cause in sei mesi e mezzo, al record negativo di Catania con una durata media del contenzioso di quattro anni. Di sicuro, negli ultimi due anni, c'è stato un appesantimento del carico di lavoro dei Tribunali. In base all'elaborazione dei dati della direzione generale di statistica del ministero di Giustizia, i procedimenti pendenti nei tribunali in materia di contenzioso di lavoro privato sono aumentati del 9% tra il 2010 e il 2011, con un aumento dei nuovi fascicoli depositati del 24 per cento. Sul versante del pubblico impiego si sono registrati picchi del 27,5% sulle pendenze e del 62% sui nuovi procedimenti aperti nel corso dell'anno. La carenza di organico. Anche l'eventuale nuovo rito, però, per quanto semplificato, dovrà affidarsi alle forze già ridotte dei giudici del lavoro: nei Tribunali sono 453 (426 giudici e 27 presidenti di sezione) per processi pendenti in materia di lavoro privato e pubblico impiego. Vale a dire oltre 600 cause all'anno per magistrato. La musica non cambia nelle Corti d'appello, dove i giudici del lavoro sono 181 (28 presidenti e 153 Consiglieri) per processi (lavoro privato e pubblico impiego): in pratica 344 cause a testa. Da una serie di interviste realizzate dal Sole 24 Ore del Lunedì ai presidenti delle sezioni Lavoro dei principali Tribunali italiani il problema più grave, oltre ai posti vacanti (che sono 57 in tutta Italia fra Tribunali e Corti d'appello), è la mancanza di turnover, per cui buona parte dei magistrati che lasciano il servizio non vengono sostituiti. Così, nel tribunale di Brescia, i giudici della sezione lavoro sono quattro, «con una media per ciascuno sottolinea il presidente Maria Vittoria Azzollini - di 950 cause pendenti all'anno». A Catania i giudici sono sette (l'organico ne prevederebbe dieci), con un contenzioso pendente di cause, che sale a con i procedimenti speciali e cautelari. «Negli ultimi due anni spiega il presidente del Tribunale siciliano Bruno Di Marco il contenzioso su lavoro, pubblico impiego e previdenza è decisamente aumentato. Ma con l'entrata in vigore delle nuove disposizioni sui licenziamenti aggiunge si moltiplicano le fattispecie, e la qualificazione di queste fattispecie è rimessa al giudice. Certamente, dunque, il contenzioso è destinato ad aumentare». Restando in 18

19 Sicilia, da Palermo si segnala l'incremento boom delle controversie di lavoro: +55,3% nel 2011, con un +20% delle cause sui licenziamenti e il raddoppio di quelle relative al pubblico impiego. «Un aumento dei fascicoli - osserva Antonio Valerio Ardito, presidente della sezione lavoro - contemporaneo con l'indebolimento della nostra squadra, che ha perso due persone trasferite ad altra sede e che ora conta sette magistrati». In sofferenza anche il Tribunale di Bari, da cui si segnala «una carenza di organico che determina un clima giornaliero di emergenza». Gli effetti del Collegato lavoro. Da Bologna, il presidente della sezione lavoro, Giovanni Benassi, sottolinea che il costante incremento dei contenziosi avviato nel 2010 è dovuto alla «massiccia ondata di ricorsi arrivati per effetto del Collegato lavoro (che ha imposto nuovi termini per l'impugnazione del licenziamento, ndr) e per lo sviluppo del contenzioso sulla stabilizzazione dei precari della scuola». Sempre a Bologna «le sopravvenienze del solo 2011 continua Benassi sono state superiori di quasi il 48% rispetto alla media dei procedimenti arrivati nel decennio precedente». Infine, anche da Genova il presidente Enrico Ravera segnala che «il trend degli ultimi anni ha registrato un'impennata delle nuove iscrizioni in seguito alle novità introdotte dal Collegato lavoro: con un organico di otto giudici riusciamo a mantenere la durata dei procedimenti al di sotto del limite dei tre anni». Francesca Barbieri Andrea Curiat Valentina Melis La mole dei processi e la durata media a livello nazionale Gli ultimi dati disponibili sul contenzioso in materia di lavoro privato e pubblico impiego, sintetizzati a lato, rivelano che le cause sono decisamente aumentate dal 2010 in poi. I tempi di definizione delle liti superano già in primo grado i due anni DURATA DEI PROCEDIMENTI 1 anno e 6 mesi Lavoro privato. È la durata media per arrivare al giudizio di primo grado. Le cause d'appello durano 2 anni e 6 mesi 1 anno e 5 mesi Pubblico impiego. È la durata media delle cause in primo grado, mentre la sentenza di appello arriva dopo 2 anni e 8 mesi Il contenzioso nelle principali città I procedimenti in attesa e gli organici delle sezioni lavoro dei Tribunali LA SITUAZIONE CAUSE PENDENTI ANCONA Le cause di lavoro pendenti esclusi i procedimenti speciali, come decreti ingiuntivi, cautelari e così via sono I giudici del lavoro in organico sono tre. I processi "sopravvenienti" (cioè nuovi) sono aumentati del 18,3% nel 2011 rispetto al La durata dei procedimenti ordinari varia da qualche mese a due anni BARI Le controversie di lavoro pendenti al 31 dicembre 2011 sono , mentre quelle di previdenza sono 19

20 per un totale di procedure. I giudici della sezione lavoro sono 14 BOLOGNA Le cause pendenti in materia di lavoro e previdenza sono al 31 gennaio Nel 2011 sono arrivati il 22% di processi in più rispetto al I giudici della sezione lavoro sono sei. La durata media dei procedimenti è di circa due anni BRESCIA Le cause pendenti sono A giugno 2011 erano (di cui: di lavoro, 608 di previdenza e 131 di pubblico impiego). Le sopravvenienze sono cresciute del 22,8% dal 2010 al I giudizi della sezione lavoro sono quattro. La durata media dei procedimenti è di un anno CAGLIARI Le controversie di lavoro attualmente pendenti e fissate in udienza, esclusi i procedimenti speciali, cautelari e in materia previdenziale, sono a oggi Risultano pendenti e fissate in udienza 358 controversie con impugnazione di licenziamento CATANIA Le cause pendenti sono (di cui: di lavoro, di pubblico impiego e di previdenza). I giudici della sezione sono sette. La durata media dei procedimenti è di due anni e mezzo per la previdenza e quattro anni per il lavoro GENOVA Attualmente sono pendenti cause di lavoro, di cui 507 licenziamenti e 482 impugnative di contratti a termine. Tempi di smaltimento sono inferiori ai tre anni. Nell'ultimo anno le nuove cause depositate sono aumentate del 39%. I giudici sono otto MILANO Le cause di lavoro pendenti a giugno 2011 erano Nel 2011 sono stati depositati ricorsi, con un incremento del 39% rispetto all'anno prima. Le cause di lavoro sono cresciute del 25% in tre anni. I giudici sono 22. La durata media del procedimento ha raggiunto i 6 mesi e mezzo MONZA Le cause pendenti al 1 gennaio 2012 presso la sezione lavoro sono (lavoro, previdenza, pubblico impiego), in aumento del 30% rispetto a inizio Le cause durano in media un anno e mezzo. Almeno il 50% delle cause di lavoro viene conciliata. I giudici sono cinque NAPOLI I procedimenti di lavoro (privato e pubblico impiego) pendenti al 31 dicembre 2011 sono , quelli nuovi Le cause su licenziamenti collettivi al 22 marzo 2012 sono 12; 202 su quelli individuali. I processi sui licenziamenti durano mesi. I giudici sono 51 PALERMO Nel 2011 le controversie di lavoro sono aumentate del 55,3% (licenziamenti, +20,3%). I procedimenti pendenti in materia di lavoro sono 6.907, con 356 su licenziamenti pendenti. Le controversie di lavoro concluse con accoglimento totale sono state 403. I giudici sono otto ROMA I procedimenti iscritti nel 2011 tra cui ingiunzioni e procedimenti cautelari erano , rispetto a del 2010 (+ 17%). Le nuove cause sono passate da a Le cause per licenziamenti sono La durata media dei processi arriva a un anno e mezzo. I giudici sono 63 TORINO Sono i procedimenti pendenti sul lavoro (inclusi risarcimenti da infortuni e richieste di pensioni) al 29 febbraio La durata media dei procedimenti è di un anno e mezzo. Il Tribunale stima che circa il 70% delle cause si conclude a favore dei lavoratori. I giudici sono 14 Archivia 20

21 IL SOLE 24 ORE Il progetto del Governo. Iter ad hoc Al giudice i poteri per dettare l'agenda dell'organizzazione Più libertà di manovra al giudice nella gestione delle controversie di lavoro. Attraverso l'istituzione di un rito sommario dedicato specificamente a questa tipologia di controversie. È su questa direttrice che si collocherà il disegno di legge che il ministero del Lavoro presenterà a breve, nel quale saranno contenute anche le misure sulla revisione dell'articolo 18, degli ammortizzatori e le correzioni ai contratti flessibili. Il giudice, nel progetto del Governo, sarà ancora più di ora arbitro del procedimento per cui, una volta determinati i tempi della fase introduttiva, fisserà la scansione dei tempi del procedimento «nel rispetto del principio del contraddittorio e della parità delle armi nel processo». Formule di prammatica a parte, il progetto punta comunque a conservare una fase istruttoria piena, rispettando la fisionomia di un processo, come quello del lavoro, che ha come obiettivo l'accertamento della verità materiale. A restare sul campo saranno invece quelle formalità ritenute superflue per l'instaurazione di un contraddittorio pieno. Intenzioni magari encomiabili, ma che vanno poi tradotte nella realtà di una forma processuale che già ha come bussola la velocità dei tempi e la riduzione dei costi a carico delle parti. Anche, se non soprattutto, per la natura dei diritti in discussione. Tanto è vero che sino a poco tempo fa le cause in materia di lavoro neppure erano soggette al pagamento del contributo unificato. Di fatto poi, come attestato dai dati pubblicati a lato, la realtà è spesso, se non quasi sempre, un'altra, con pochi magistrati, cancellieri all'osso e strutture precarie. Un po' la fotografia su scala ridotta della giustizia italiana. Con qualche isola felice in un panorama di diffuso sconforto. Allora diventa credibile un'estensione a tutte le cause che hanno per oggetto un licenziamento delle regole che disciplinano la procedura d'urgenza dell'articolo 700 del Codice di procedura civile, la norma che si applica quando dalla decisione di licenziamento possono derivare conseguenze gravi e irreparabili nel tempo, che si auspica breve, per la determinazione della controversia. La procedura, oggi comunque eccezionale, potrebbe essere considerata quella da applicare di default nella generalità dei casi. Sarebbero comunque lasciati margini magari ristretti per la citazione dei testimoni dopo l'esame preventivo fatto dal l'autorità giudiziaria sulla loro ammissibilità. Una bussola potrebbe poi essere ancora costituita da quanto scrisse pochi anni fa l'ultima commissione ministeriale (la commissione Foglia), che propose un articolato progetto di riforma dell'intero processo del lavoro. In materia di licenziamenti, si raccomandava l'adozione di un procedimento da svolgere con una cognizione libera da formalità, in contraddittorio delle parti, e da concludere con la conoscenza tendenzialmente completa delle questioni, di fatto e di diritto, controverse. In alternativa al procedimento ordinario, da introdurre nella classica formula disciplinata dall'articolo 414 del Codice di procedura, si lasciava mano libera al giudice di procedere, nel modo ritenuto più opportuno, agli atti di istruzione indispensabili. Il procedimento si sarebbe poi concluso con un'ordinanza (non con una sentenza). L'ordinanza sarebbe poi diventata irrevocabile in caso di assenza di reclamo delle parti. Novità anche in termini di impugnazione con l'ordinanza emessa dal Tribunale, in funzione di giudice del lavoro, reclamabile al medesimo Tribunale in composizione collegiale (senza la presenza del giudice che ha emesso il provvedimento); quella emessa dal collegio, opponibile solo con ricorso davanti alla Corte d'appello; la sentenza della Corte d'appello è ricorribile in Cassazione. Giovanni Negri 21

22 IL SOLE 24 ORE INTERVISTA/Pietro Martello «Processo snello senza liti su pensioni e invalidità» «Si vogliono ridurre i tempi processuali ma peseranno i limiti all'organico» «Il lavoratore che non è convinto dal licenziamento farà ricorso» La riforma del diritto del lavoro così come concepita dal ministro Elsa Fornero rischia di avere delle ricadute significative anche sul lavoro dei tribunali, quasi tutti alla prese con notevoli carenze a livello di organici. Le novità concepite nella disciplina dei licenziamenti individuali, in particolare, rischiano di aumentare ulteriormente un contenzioso già cresciuto negli ultimi anni con il proliferare dei contratti atipici. Fra i tribunali che potrebbero essere costretti a far fronte a un aumento dei procedimenti si conta anche quello di Milano, la cui Sezione Lavoro, presieduta da Pietro Martello, può contare su un organico teorico di 22 magistrati. Presidente Martello, le cause di lavoro comportano tempi lunghi e sono affrontate da organici in affanno: è questa la situazione in molti tribunali italiani. Qual è la situazione a Milano? La Sezione Lavoro del Tribunale di Milano è stata tradizionalmente caratterizzata da un livello elevato di qualità e quantità delle decisioni emesse, e anche dalla brevità di durata dei procedimenti. Negli ultimi anni, la durata dei processi si è ulteriormente ridotta, tanto che si è passati da una durata media di mesi 12,5 del 2007 a quella di mesi 6,5 nel Tali risultati si inquadrano nel contesto dell'attenzione riservata ai profili organizzativi dalla Presidenza del tribunale e, quanto alla Sezione Lavoro, sono dovuti in primo luogo al grande impegno lavorativo dei giudici, evidenziato dall'elevato numero di udienze e dalla grande quantità di cause trattate in ogni udienza. La portata dell'impegno lavorativo dei giudici risalta ancor più se si considera che nell'anno 2011 il numero delle cause depositate ha avuto un incremento di quasi il 40%; ciò nonostante, nello stesso anno si è registrata una significativa crescita del numero di procedimenti definiti, che sono stati ; quindi con un incremento del 6,7% rispetto all'anno precedente. Si può pensare a ulteriori miglioramenti? Sul piano organizzativo, sono sempre possibili miglioramenti e incrementi. Tuttavia, pesa molto il limitato numero di giudici addetti al contenzioso del lavoro. Infatti, l'organico teorico dei giudici della sezione lavoro di Milano è fermo da trent'anni al numero di 22, che è circa un terzo rispetto a tribunali di analoghe dimensioni. Si pone, quindi, la necessità di un ampliamento dell'organico dei giudici e, nel frattempo, di una completa copertura di quello attuale. Le sembra che le recenti proposte del Governo siano attente anche al profilo organizzativo? Non compete al giudice esprimere pareri o valutazioni sulle iniziative legislative di riforma della giustizia del lavoro, a meno che non sia interpellato nelle sedi istituzionali. Si tratta di materia 22

23 riservata al Governo e al Parlamento, che adotteranno gli strumenti legislativi che più riterranno opportuni. Ai giudici spetta applicare le leggi, una volta approvate. Posso solo dire che, se le riforme saranno nel senso di affidare nuove competenze ai giudici o di accelerare il processo del lavoro, diventerà necessario aumentare le risorse, umane e strutturali. E quindi incrementare sia i giudici, sia il personale di cancelleria, sia le strutture materiali necessarie. Il diffondersi in questi anni di una pluralità di tipologie contrattuali ha portato anche a un aumento della conflittualità? Il dibattito di questi ultimi tempi sul mercato del lavoro ha mostrato quanto siano diffuse le situazioni di rapporti di lavoro irregolari. Mi riferisco ai lavori svolti senza alcun contratto (il lavoro "nero") ma anche ai tanti contratti che talvolta vengono congegnati per evitare assunzioni a tempo indeterminato. Mi riferisco alle varie tipologie di contratti a termine o alle finte prestazioni di lavoro autonomo. È evidente che, in presenza di contratti di lavoro non genuini, sorga poi fra le parti una conflittualità che finisce per riproporsi nella sede giudiziaria. In tale situazione, il giudice del lavoro è chiamato a valutare il caso concreto, e a dare una decisione che, nel rispetto delle leggi, tenga conto dei diritti di tutte le parti in causa. Il processo deve garantire i diritti che la legge riconosce sia al lavoratore sia al datore di lavoro. È prevedibile un aumento delle controversie in materia di licenziamenti, con oggetto soprattutto quelli di natura economica? Una risposta precisa potrà essere data soltanto quando la riforma avrà una veste compiuta. In termini generali è possibile dire, comunque, che quando aumenta il numero dei licenziamenti, parallelamente cresce il numero delle contestazioni che si proporranno nella sede giudiziaria. È ragionevole pensare che se il dipendente è convinto che non siano vere le ragioni economiche e organizzative poste a base del licenziamento e che questo si fondi, in realtà, su un intento discriminatorio, finirà per contestare la decisione aziendale e per adottare gli strumenti che i contratti collettivi e la legge mettono a sua disposizione; e fra questi c'è anche il ricorso innanzi al giudice del lavoro. Novità sono previste anche sul fronte processuale. Quali interventi legislativi e organizzativi potrebbero snellire il processo del lavoro? Mi limito a due esempi fra i tanti. Attualmente, il giudice deve occuparsi delle cause previdenziali in materia di invalidità e di pensione: queste potrebbero essere gestite da altri soggetti, così lasciando al giudice più tempo da dedicare alle cause di lavoro vere e proprie. Sul piano del processo, si potrebbe valutare la proposta, che da tempo circola, di rendere la motivazione della sentenza facoltativa cioè su richiesta delle parti. Giovanni Negri Archivia 23

24 IL SOLE 24 ORE I motivi dell'arretrato. Senza snellimento rischi anche per il futuro Un sistema troppo complesso di regole che si sovrappongono Da molti anni il processo del lavoro diventa più lento, nonostante sia un rito caratterizzato da regole snelle, che ne dovrebbero assicurare una conclusione rapida. Siamo ancora lontani dai ritardi della giustizia penale o civile, ma non mancano le situazioni critiche, e anche dove il processo si svolge in tempi contenuti, la tendenza al l'allungamento della durata emerge in maniera evidente. I motivi per cui i processi del lavoro diventano più lenti sono tanti. L'eliminazione del tentativo obbligatorio di conciliazione ha avuto l'indubbio merito di cancellare un adempimento inutile ed obsoleto, ma nel breve periodo ha fatto crescere il numero delle cause. Un altro fatto che può determinare una crescita delle controversie nel breve periodo è l'effettiva entrata in vigore della regola prevista dal collegato lavoro del 2010 e rimasta sospesa fino al 31 dicembre scorso che impone di depositare un ricorso entro 270 giorni dal l'impugnazione stragiudiziale del licenziamento o di una serie di rapporti flessibili (a termine, a progetto, somministrazione e così via). Questa situazione sarebbe dovuta migliorare con la crescita della giustizia privata, segnatamente dell'arbitrato di lavoro, su cui investiva molto il collegato lavoro. Questo strumento si è invece rivelato un fallimento, a causa dell'eccessiva complessità delle regole e della perdurante diffidenza che i lavoratori e le aziende hanno verso una sede giurisdizionale diversa da quella ordinaria. Anche la nuova misura volta ad accelerare le cause sui licenziamenti potrebbe non produrre lo sperato miglioramento della situazione: quel che è certo al momento è che cambierà l'ordine di trattazione delle cause. Sullo sfondo, l'enorme complessità del nostro diritto del lavoro non agevola la situazione. La moltiplicazione delle regole produce ogni giorno nuovi conflitti, e servirebbe un sistema normativo più snello nel suo complesso per invertire questa tendenza. Se a questo si aggiunge il fatto che moltissime sedi giudiziarie sono sotto organico, e non hanno neppure i soldi per pagare i cancellieri, il risultato è una giustizia del lavoro che, pur essendo più rapida di quella civile e penale, tende ad appesantirsi. Giampiero Falasca Archivia 24

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