PON GOVERNANCE E ASSISTENZA TECNICA OBIETTIVO CONVERGENZA- OB.OP.II

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1 UNIONE EUROPEA Fondo Europeo di Sviluppo Regionale Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità PON GOVERNANCE E ASSISTENZA TECNICA OBIETTIVO CONVERGENZA- OB.OP.II.4FESR CIG F2E STUDIO RELATIVO ALL IMPRENDITORIALITÀ DELLE COMUNITÀ IMMIGRATE E AGLI STRUMENTI DI SUPPORTO AI MIGRANTI PER LA CREAZIONE DI IMPRESA REPORT FINALE 1

2 INDICE Introduzione La struttura logica dello studio e specifica degli oggetti di indagine Parte Prima Inquadramento del fenomeno in Italia e nelle regioni Convergenza 1.1 L immigrazione in Italia: consistenza e principali ceppi etnici 1.2 L imprenditorialità degli immigrati: dinamiche del fenomeno e caratteristiche dell imprenditore e delle imprese Caratteristiche dell imprenditore e delle imprese 1.3 L immigrazione e l imprenditorialità delle comunità immigrate nelle 4 Regioni Convergenza Le caratteristiche del fenomeno in Campania L imprenditorialità degli immigrati in Campania Le caratteristiche del fenomeno in Calabria L imprenditorialità degli immigrati in Calabria Le caratteristiche del fenomeno in Puglia L imprenditorialità degli immigrati in Puglia Le caratteristiche del fenomeno in Sicilia L imprenditorialità degli immigrati in Sicilia 1.4. Alcuni casi di carattere esemplare 1.5 Buone prassi 1.6 Il quadro legislativo e programmatico di riferimento Normative europee in materia di immigrazione: Normative nazionale in materia di immigrazione Leggi Regionali In Materia Di Immigrazione Normativa europea in materia di imprenditoria Normativa nazionale in materia di imprenditoria Leggi Regionali In Materia Di Imprenditoria Parte seconda Caratterizzazione del fenomeno nelle regioni Convergenza 2.1 La ricerca sul campo caratteristiche dell indagine ed item del questionario La traccia di intervista Il campione intervistato Le caratteristiche dell imprenditore Esperienze lavorative pregresse Percorso migratorio Le caratteristiche dell impresa e motivazioni dell imprenditore L avvio dell impresa Gestione d impresa Fabbisogni di supporto 2.2. Il profilo dell imprenditore e dell impresa tipo Campania Calabria Puglia Sicilia Profilo delle etnie prevalenti 2

3 2.3 L analisi per gruppi (cluster analysis) 2.4. Le opinioni degli esperti e dei testimoni privilegiati Campania Calabria Puglia Sicilia 2.5. Le richieste degli imprenditori 2.6. I problemi e i fabbisogni di supporto degli imprenditori e delle imprese migranti nelle fasi del ciclo di vita dell impresa Parte terza Riflessioni e proposte di intervento 3.1 Il significato e le configurazioni dell imprenditoria dei migranti 3.2 Le proposte per le attività e i servizi di supporto Capitale di rischio Supporto all impresa e alla persona Integrazione culturale 3.3 Le opportunità di carattere europeo, nazionale e regionale Bibliografia e sitografia Appendice Profili delle strutture regionali di riferimento Fonti di informazione sul fenomeno Strumenti di indagine: Griglia focus group Questionari intervista testimoni privilegiati Questionari di intervista imprenditori migranti 3

4 Introduzione La struttura logica dello studio e specifica degli oggetti di indagine Lo studio si è proposto di analizzare il fenomeno dell imprenditorialità dei migranti e del loro fabbisogno di supporto nella prospettiva dell allestimento di un offerta pubblica adeguata alle diversità dei soggetti e delle realtà socio-economiche e territoriali di localizzazione delle imprese nelle regioni Convergenza. Un obiettivo generale articolato in tre obiettivi specifici : 1.l inquadramento teorico del fenomeno con una sua contestualizzazione in relazione alle politiche dei territori di riferimento in materia di immigrazione e di sostegno all imprenditoria (diversificazione delle configurazioni nelle 4 regioni Convergenza); 2.la ri-costruzione del profilo degli imprenditori migranti (residenti in Italia a seguito di un processo migratorio) e delle imprese da loro create (a livello individuale o in compagini a maggioranza di migranti, operanti in tutti i settori, con qualsiasi forma giuridica, di tutte le dimensioni) con i relativi fabbisogni di supporto tecnico e finanziario nelle diverse fasi del ciclo di vita dell impresa; 3.l analisi critica delle migliori prassi di supporto attivate in Europa e in Italia nella prospettiva di una loro funzionale replicabilità nelle regioni Convergenza. Il perseguimento dell obiettivo 1 ha comportato la realizzazione delle seguenti attività: identificazione delle fonti informative (documenti, testi, periodici, siti, data base, organismi, strutture e testimoni privilegiati) analisi del quadro programmatico e legislativo di riferimento (europeo, nazionale e delle regioni Convergenza) analisi delle caratteristiche,delle criticità e delle evoluzioni del fenomeno sulla base delle informazioni e dei dati reperiti attraverso le fonti individuate analisi della percezione e/o rappresentazione del fenomeno e dei fabbisogni da parte di studiosi e di rappresentanti degli interessi e dei bisogni (stakeholder) dei target di riferimento (imprenditori immigrati) attraverso interviste e focus group regionali, con la raccolta di suggerimenti operativi per migliorare in efficacia l indagine territoriale analisi di casi di successo e di carattere esemplare che hanno dato origine ai seguenti risultati e prodotti finali: Inquadramento del fenomeno della imprenditorialità dei migranti nei territori di accoglienza (con particolare riferimento alle regioni dell obiettivo comunitario Convergenza); Tavole di rappresentazione del fenomeno (per territorio, per etnia, per settore economico). Il perseguimento dell obiettivo 2 ha comportato la realizzazione delle seguenti attività: elaborazione di strategie e strumenti di indagine congruenti con le diverse realtà territoriali da indagare; ricognizione di informazioni e dati provenienti da fonti istituzionali e non sulle imprese dei migranti presenti nelle singole regioni Convergenza; indagine qualitativa sul campo (attraverso focus group e interviste) nelle regioni Convergenza sulle imprese dei migranti e i suoi fabbisogni di supporto tecnico e finanziario che hanno dato origine ai seguenti risultati e prodotti finali: Profilo dell imprenditore migrante e della sua impresa tipo (per settore economico di intervento); Mappa dei fabbisogni di supporto nelle fasi del ciclo di vita dell impresa Il perseguimento dell obiettivo ha comportato la realizzazione delle seguenti attività: benchmarking sulle best practice di supporto all imprenditore migrante e alla propria impresa (logistico, informativo, psicologico, relazionale, linguistico-culturale, finanziario, formativo e consulenziale) attivate in Italia e in alcune nazioni più avanzate in materia analisi dell offerta di supporto all imprenditorialità dei migranti, esistente nei territori di accoglienza con particolare riferimento a fabbisogni dell imprenditore connessi alla costruzione del capitale di rischio ( know how, relazioni, agevolazioni, sussidi, contributi finanziari), all accesso al credito e allo sviluppo organizzativo e produttivo nelle diverse fasi (start up fino al consolidamento/innovazione), ma anche allo sviluppo /consolidamento di competenze (conoscenze, capacità, abilità) manageriali dell imprenditore nelle modalità più adeguate alle peculiarietà del suo profilo (mentoring, coaching, networking,..) 4

5 allestimento di proposte, suggerimenti e prototipi di strumenti strutturati di promozione e sostegno congruenti con le politiche pubbliche e le realtà imprenditoriali nelle regioni Convergenza che hanno dato origine ai seguenti risultati e prodotti finali: Modello integrato di accompagnamento e formazione alla creazione e allo sviluppo di una impresa di migranti con prototipi di servizi, azioni formative e strumenti di lavoro (worksheet) a fruizione anche on line (Tools-kit) Mappa delle tipologie di sostegno finanziario correlato alle fasi del ciclo di vita dell impresa di migranti e modalità di attivazione nell ambito delle politiche strutturali comunitarie, nazionali e regionali Linee guida per l integrazione territoriale e la interazione solidale nei sistemi produttivi regionali delle imprese dei migranti (per l attivazione di processi di cooperazione allo sviluppo anche con prospettive di migrazioni di ritorno) Think Tank per la definizione dinamica di politiche pubbliche di inclusione sociale e produttiva di imprenditori migranti e delle loro imprese. 5

6 PARTE PRIMA : Inquadramento del fenomeno in Italia e nelle regioni Convergenza 1.1 L immigrazione in Italia : consistenza e principali ceppi etnici Grazie ai flussi di ingresso dall estero, insieme al tasso elevato di fertilità degli stranieri, nel corso del 2008 la popolazione residente sul territorio italiano ha superato per la prima volta la soglia dei 60 milioni di persone. La crescita della popolazione, pari a 434 mila nuovi residenti nel 2008, si deve interamente alla popolazione immigrata. Gli stranieri residenti erano 3 milioni e 900 mila al 1 gennaio 2009, il 6,5 per cento della popolazione residente. L anno precedente, erano il 5,8 per cento. La popolazione straniera influisce sulla dinamica demografica in misura nettamente superiore rispetto al suo peso sulla popolazione complessiva. La crescita della popolazione che si è verificata tra il 2003 e il 2008 nelle regioni del Centro Nord, a fronte di un saldo naturale negativo, si deve quasi interamente agli iscritti alle anagrafi dall estero. Nel Sud e nelle Isole il saldo migratorio con l estero ha compensato l emigrazione verso l estero e verso il nord del Paese. Le previsioni sulla popolazione residente per il prossimo futuro, diffuse nel 2008 da Istat, consentono di fare qualche considerazione sull incidenza della componente straniera sulla dinamica demografica, pur con tutte le cautele d obbligo quando ci si riferisce a scenari previsionali. In soli cinque anni, il numero dei residenti stranieri in Italia è raddoppiato: erano quasi due milioni nel 2003, sono quasi 4 milioni nel Stando all ipotesi di scenario intermedia delineata da Istat, la popolazione straniera potrebbe ammontare a 6 milioni e 300 mila persone nel 2020, a 10 milioni e 600 mila nel L incidenza sul totale della popolazione sarà triplicata rispetto ad oggi, con un tasso di oltre il 17 per cento, tendendo quindi ad aumentare in misura più che proporzionale rispetto alla crescita in valori assoluti. Al 1 gennaio 2009, quasi la metà degli stranieri residenti in Italia apparteneva a cinque sole nazionalità: Romania (circa , in aumento del 24,8 per cento rispetto all anno precedente), Albania (oltre , con una variazione positiva del 9,7 per cento sul 2008), Marocco (circa , aumentati del 9,9 per cento), Cina (circa , aumentati di oltre il 10 per cento) e Ucraina (oltre , con una crescita del 16,5 per cento sull anno precedente). In una panoramica delle provenienze continentali, la presenza di neocomunitari, cittadini di paesi dell Europa orientale entrati nell Unione europea nel 2004 e nel 2007, è aumentata del 22,7 per cento tra il 2008 e il 2009 (la variazione percentuale registrata tra il 2007 e il 2008 era molto più alta, ma era dovuta in misura sostanziale alla registrazione di rumeni, diventati comunitari nel 2007, una parte dei quali è verosimile che fosse già presente in Italia). La presenza africana è aumentata di quasi il 10 per cento (passando dai residenti del 2008 ai del 2009), quella di asiatici del 14,3 per cento ( persone circa nel 2009, in più dell anno precedente) e quella di persone provenienti dall America del 12,1 per cento (passata da circa a circa persone). La variazione della presenza di stranieri provenienti da Asia ed America registrata tra 2008 e 2009 è raddoppiata rispetto alla variazione 2007/

7 Tabella 1.1 Distribuzione degli immigrati per area di provenienza e sesso La presenza di immigrati stranieri non interessa in maniera uniforme tutto il territorio del nostro Paese. Gli immigrati risiedono prevalentemente nelle regioni del Nord e del Centro del Paese. Al 1 gennaio 2008 si concentrava qui l 87,5 per cento degli stranieri presenti in Italia. Il 36,3 per cento nel Nord Ovest, il 27,3 per cento nel Nord Est, il 24,8 per cento nel Centro e l 11,65 per cento nel Mezzogiorno. La Lombardia è la regione con la più alta concentrazione di stranieri, uno straniero ogni quattro registrati in Italia. Proporzioni superiori al 10 per cento del totale degli stranieri residenti si registrano anche in Veneto, Emilia-Romagna e Lazio. Nel complesso, in Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte si concentra il 45 per cento della popolazione italiana e quasi il 70 per cento degli stranieri. Se si considera invece l incidenza sulla popolazione residente, l Umbria presenta il rapporto più alto, insieme all Emilia-Romagna (8,6 per cento, ben più alto della media nazionale, che alla fine dello stesso anno era il 5,8 per cento), seguite da Lombardia (8,5) e Veneto (8,4). Al Sud e nelle Isole l unico caso con un valore significativamente più alto della media della ripartizione è l Abruzzo (3,7 per cento). Guardando alla concentrazione di 7

8 stranieri per ampiezza dei comuni di residenza e al dettaglio territoriale dell incidenza di stranieri, è possibile farsi un idea di quanto l incidenza sul territorio possa presentare variazioni notevoli all interno di una stessa area; il livello locale, spesso nella dimensione micro territoriale, di piccoli comuni, è quello dove si sviluppano le dinamiche specifiche della multiculturalità, con modalità ed effetti specifici. Il tasso migratorio più elevato5, superiore al 10 per cento, si trova nei comuni con una dimensione tra i 5 mila e i 20 mila abitanti. E molto elevato, pari al 9,5 per cento, anche nei comuni tra i 3 mila e i 5 mila abitanti e si mantiene sopra il intorno al 7 per cento di media nei comuni fino a 250 mila abitanti. Decresce sensibilmente, invece, nei comuni di dimensione maggiore (3,5 per cento circa nei comuni tra i 250 mila e i 500 mila abitanti e nei comuni capoluogo), ed arriva ad un valore negativo nei comuni più grandi, oltre i 500 mila abitanti (- 1,1 per cento). Le elaborazioni contenute nel Rapporto annuale 2008 di Istat suggeriscono che la localizzazione sia fortemente influenzata dalla domanda di lavoro locale e dal passaparola delle catene migratorie, che determinano ricongiungimenti familiari e attrazione delle comunità nei confronti dei connazionali provenienti dalle stesse aree di origine. Il modello insediativo, quindi, risulta in larga parte connesso al tipo di attività lavorativa principalmente svolta dagli stranieri delle diverse collettività. 1.2 L imprenditorialità degli immigrati: dinamiche del fenomeno e caratteristiche dell imprenditore e delle imprese Dinamiche del fenomeno A fine 2008 in Italia, secondo un indagine ad hoc effettuata da Nomisma su dati Infocamere, si contavano oltre titolari di imprese individuali nati all estero di cui oltre il 77% di cittadini extracomunitari. Nel primo semestre del 2009 gli imprenditori extracomunitari titolari di imprese individuali risultavano essere oltre

9 Tabella 1.2 Trend di crescita delle imprese individuali degli immigrati UE e extra UE Il tasso di crescita delle imprese di titolari stranieri risulta essere sostenuto rispetto a quello registrato dalle imprese italiane. Nel 2008 ad esempio, nonostante la crisi economica, la crescita è risultata pari a quasi il 7% rispetto al Relativamente alla fascia d età quasi il 70% degli imprenditori è compreso in quella tra 30 e 49 anni, il 14% in quella inferiore ai 30 anni e il 16% appartiene alla classe superiore ai 50 anni. Quest ultima classe si presenta molto dinamica e con forti tassi di crescita avendo assorbito nell anno 2009 il 40% delle imprese totali. Relativamente al sesso le attività imprenditoriali con titolari femminili rappresentano quasi il 21% del totale. Riguardo ai settori di attività le imprese a titolarità extracomunitaria sono maggiormente presenti nel commercio (oltre il 43%), nelle costruzioni (oltre il 27%) e nel manifatturiero (12%). Per quanto riguarda il commercio quasi la totalità delle imprese si concentra in quello al dettaglio. Nel manifatturiero invece prevalgono imprese operanti nell abbigliamento (oltre il 31% del totale), nel settore alimentare (quasi il 15%) nella fabbricazione e lavorazioni di prodotti in metallo (oltre il 14%) e nella lavorazione delle pelle e delle calzature (circa il 10%). Tabella 1.3 Distribuzione delle imprese straniere UE ed extra UE per settore Relativamente alla distribuzione territoriale le imprese degli immigrati risultano essere collocate principalmente nel Nord e nel Centro. Tra le Regioni il primato è detenuto dalla Lombardia dove è concentrato quasi il 19% delle imprese straniere; seguono nell ordine la Toscana e l Emilia Romagna con una concentrazione pari a poco più del 10% del totale. 9

10 La distribuzione per provincia evidenzia che le province con una numerosità di imprese più elevata sono localizzate nel Centro-Nord ma è interessante notare che nella graduatoria sono presenti non solo capoluoghi di Regione ma anche province più piccole. Milano e Roma sono le province protagoniste dell imprenditoria immigrata con rispettivamente oltre imprese contro poco più di Tabella 1.4 Numero di imprese degli immigrati per provincia Un dato molto importante da evidenziare è il rapporto tra i Paesi di provenienza degli imprenditori e le attività economiche più spesso intraprese. Una ricerca realizzata dalla Fondazione Ethnoland sempre su dati Infocamere 1 evidenzia che al primo posto per numero di imprenditori si colloca il Marocco con quasi imprese pari a poco più di 1/6 del totale (16,9%); al secondo posto si collocano i Rumeni con oltre aziende pari al 14,3% del totale; al terzo posto si colloca la Cina con imprese pari al 13,6%; al quarto posto si colloca infine l Albania con quasi imprenditori. Tutte le altre etnie si collocano al di sotto dei imprenditori. Le più importanti risultano essere il Senegal, la Tunisia, l Egitto e il Bangladesh. La ripartizione degli immigrati per attività produttive esaminata con riferimento alle singole etnie consente di identificare una maggiore propensione al loro inserimento in determinati settori. I cittadini del Marocco sono dediti in maniera più spiccata al Commercio. La Romania vede invece la propria collettività maggiormente presente nell imprenditoria edile. L Egitto, pur concentrando nelle costruzioni realizza una non trascurabile presenza nel commercio, nei servizi immobiliari e nelle imprese alimentari. 1 Secondo questa ricerca le imprese degli immigrati ammonterebbero a se si considerano solo i titolari d azienda mentre arriverebbero a (numero simile a quello della ricerca di Nomisma) considerando i soci (52.715) e le altre figure societarie (85.990). 10

11 La Cina è un altro caso emblematico perché fonda la sua imprenditorialità nel nostro paese principalmente su due pilastri: le industrie manifatturiere ed il commercio, con una notevole preminenza nel tessile, abbigliamento e calzature. L analisi che segue riporta alcuni dei risultati di un indagine campionaria realizzata da Nomisma e Crif su dati Infocamere nel 2009 su un campione rappresentativo di imprese gestite da imprenditori non italiani, molto utili per comprendere stili imprenditoriali e profiling delle imprese di immigrati Caratteristiche dell imprenditore e delle imprese Si tratta di imprese il cui titolare immigrato possiede un buon livello di istruzione e che, nella maggior parte dei casi, opera in proprio da un tempo compreso tra uno e cinque anni; solo il 10 per cento del campione ha realizzato in precedenza un altra attività autonoma, mentre per quasi il 90 per cento rappresenta la prima esperienza imprenditoriale, anche se in massima parte gli imprenditori possiedono un esperienza lavorativa precedente: quasi l 80 per cento faceva un altro mestiere, poco più del 15 per cento era impegnato in piccoli lavoretti, mentre per meno del 5 per cento l attività in proprio rappresenta la prima occupazione; le prospettive dell imprenditore, nella maggior parte dei casi, guardano in direzione di una presenza stabile in Italia e nella quasi totalità dei casi (oltre il 90 per cento) è stato proprio il titolare a creare l attività, mentre solo nell 8 per cento l attività esisteva già in precedenza; il modello di impresa a socio unico è quello assolutamente dominante, ma nel 45 per cento dei casi le imprese vengono gestite dall imprenditore con almeno un collaboratore; si tratta di micro imprese con strutture organizzative elementari: solo circa il 23 per cento ha più di un addetto e il 96 per cento nel 2008 ha fatturato meno di euro. 11

12 Figura 1.1 Distribuzione per numero di addetti delle imprese degli immigrati (Fonte: Nomisma) L attività e le produzioni realizzate dalle imprese intervistate hanno caratteristiche diverse in termini di destinazione di mercato: circa il 58 per cento vende i suoi prodotti in ambito locale e provinciale, per poco meno del 25 per cento il riferimento di mercato è quello regionale mentre il mercato nazionale e internazionale è un riferimento per il 17 per cento degli intervistati e comunque quasi mai legato al paese di origine; sia i clienti che i fornitori sono in massima parte italiani mentre solo una piccola quota, non superiore in entrambi casi al 4 per cento, è del Paese di origine. Figura 1.2 Mercati di sbocco delle imprese degli immigrati in Italia (Fonte: Nomisma) Rispetto al legame con il Paese di origine un risultato sostanzialmente diverso è relativo al personale, che in quasi il 56 per cento dei casi in cui vi è personale esterno alla famiglia, proviene dal paese e dalla comunità di origine per quanto riguarda l organizzazione dell attività, coerentemente con la dimensione delle imprese del campione, le più importanti funzioni vengono svolte dal titolare, ed in particolare quelle relative agli acquisti, le vendite, la produzione e la logistica, mentre più spesso gli aspetti finanziari vengono delegati al 12

13 commercialista (circa il 46 per cento degli intervistati) o svolti dall imprenditore con il supporto di un esperto esterno (quasi il 25 per cento); una quota consistente di imprenditori ha dichiarato di giocare il proprio posizionamento competitivo sul buon rapporto qualitàprezzo (dichiarato come punto di forza da circa il 32 per cento degli intervistati), ma assume un importanza rilevante, per oltre il 19 per cento dei casi, il prezzo, seguito dall abilità tecnica dell imprenditore (oltre il 18 per cento); le prospettive dell impresa per il prossimo futuro risultano influenzate, come prevedibile, dalla pesante crisi economica: oltre il 67 per cento delle imprese si attende una diminuzione della domanda e per oltre il 28 per cento degli intervistati la propria attività potrebbe incontrare in futuro difficoltà finanziarie; tra quelli che hanno segnalato come possibile problema la diminuzione della domanda, la maggior parte sono preoccupati della situazione negativa in cui versa l economia italiana (oltre il 58 per cento), seguono poi in ordine di importanza l aumento della concorrenza e le previsioni negative sull andamento del settore (segnalati rispettivamente da quasi il 18 per cento e da oltre il 14 per cento); per le imprese che temono difficoltà finanziarie le cause sono da imputare principalmente ai ritardi di pagamento dei clienti (25 per cento dei casi), alle difficoltà di accesso al credito per mancanza di garanzie (19 per cento) e alle procedure troppo complesse per l accesso al credito (17 per cento) ; va però evidenziato che circa il 57 per cento delle imprese autofinanzia la propria attività o ricorre all aiuto di parenti (12 per cento), mentre solo il 21 per cento finanzia la sua attività con il ricorso a prestiti bancari e il 2 per cento a finanziarie e società di leasing. Le imprese a titolare immigrato reperiscono le informazioni sulle attività delle imprese principalmente tramite canali informali, almeno per ciò che riguarda il mercato (dove prevale il passaparola), il reclutamento e la formazione del personale. Per gli adempimenti fiscali, l assistenza all imprenditore viene svolta da commercialisti e dai CAF (Centri di Assistenza Fiscale). Per i problemi finanziari, dalle banche. Per quanto riguarda le difficoltà di accesso ai servizi all impresa, i giudizi degli imprenditori sono differenti a seconda della tipologia del servizio: sono maggiormente sentite le esigenze di supporto allo sviluppo commerciale, dove la difficoltà principalmente segnalata è quella di una scarsa conoscenza dell offerta di questi servizi sul territorio, seguiti dai servizi per il supporto alle pratiche burocratiche, soprattutto per i tempi lunghi che richiedono gli adempimenti amministrativi, mentre i servizi di reclutamento e formazione del personale sono rilevanti solo per un numero limitato di imprese che segnalano spesso la mancanza di informazioni sulle strutture che erogano questa tipologia di servizi. 13

14 Figura 1.3 Le modalità di finanziamento delle imprese (Fonte: Nomisma) 1.3 L immigrazione e l imprenditorialità delle comunità immigrate nelle 4 Regioni Convergenza Prima di affrontare le tematiche del fenomeno dell imprenditorialità delle comunità immigrate ascoltando gli imprenditori ma anche gli esperti nelle singole regioni convergenza, si affronterà un analisi in base alle statistiche ufficiali ed alle ricerche realizzate da fondazioni ed associazioni che costituiscono ormai una guida nel campo dell immigrazione. Se le statistiche ufficiali sulle imprese immigrate sono fondamentalmente provenienti da un lato da indagini ad hoc svolte dall Istat e dall altro dall analisi dei dati del registro delle Imprese presso le Camere di Commercio (per cui i database principali sono quelli di UNIONCAMERE e Movimprese) dall altro soggetti come Caritas attraverso il dossier statistico Caritas/Migrantes e la Fondazione Ethnoland con la recente pubblicazione della Ricerca Immigrati Imprenditori costituiscono interlocutori altrettanto validi nella rielaborazione e negli approfondimenti sul tema. Meno focalizzato a livello regionale (ma con accenni alle macroregioni) è la ricerca Finanza e comportamenti imprenditoriali nell Italia Multietnica promossa e realizzata da UNIONCAMERE, CRIFF e Nomisma mentre dati ulteriori a livello di imprese agricole sono presenti nel Rapporto INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) dal titolo Gli Immigrati nell Agricoltura Italiana. Nel seguito si affronterà l analisi dei dati a partire dalle caratteristiche dell Immigrazione e con successivi approfondimenti sul tema dell imprenditorialità nelle quattro Regioni Convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia) Le caratteristiche del fenomeno in Campania La Campania rappresenta per molti un caso emblematico in Italia caratterizzato da un fenomeno migratorio transitorio, costituito parzialmente da irregolari e con la finalità di raggiungere regioni del Centro Nord Italiano. Tuttavia questa caratterizzazione sembra essere smentita dai fatti nel senso che col tempo la Campania è diventata area di insediamento stabile da parte delle comunità di migranti. Il Dossier statistico Caritas/Migrantes sosteneva già dal 2002 l inversione di questa tendenza con riduzioni degli scarti fra titolari dei permessi di soggiorno e stranieri residenti insieme ad altri dati come l aumento del numero di alunni stranieri nelle scuole ed i ricongiungimenti familiari. I dati ISTAT al 31 dicembre 2008 parlano della presenza di ben immigrati residenti pari al 3,4% dei migranti regolari che soggiornano in Italia e circa un quarto rispetto al totale del Mezzogiorno. Negli ultimi 10 anni la presenza degli immigrati in Campania risulta più che raddoppiata e l incidenza sulla popolazione locale risulta essere pari al 2,3%. Nel 2003 secondo dati Istat gli stranieri residenti in Campania erano Le stime del Coordinamento Immigrati CGIL regionale parlano di non meno di immigrati irregolari presenti sul territorio campano. 14

15 Alla luce di questi dati la Campania si colloca al settimo posto fra le regioni Italiane in base al numero di immigrati seguendo Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. Napoli e la sua provincia ospita il 46,6% dei migranti residenti in Campania ed ha il primato anche fra le province meridionali in termini di presenza immigrata ed è diciassettesima fra i capoluoghi di Provincia. In Campania segue Salerno con quasi migranti residenti (il 22,8% della Regione). Seguono ancora Caserta con migranti, Avellino con e Benevento con Salerno e Caserta, dopo Napoli e Bari, sono i capoluoghi di provincia con il maggior numero di migranti regolari. Nella provincia di Caserta è forte la presenza africana per l immigrazione stagionale in agricoltura. Su 10 residenti nella provincia di Napoli quattro si collocano nel solo capoluogo che fa segnare presenze di cui il 57,3% donne spesso presenti nei servizi di assistenza e cura domiciliare (badanti) concentrate maggiormente nei quartieri di Chiaia, San Ferdinando e Posillipo. Per quanto concerne la presenza di comunità immigrate le nazionalità più presenti sono piuttosto stabili con Ucraina, Marocco, Polonia, Albania, Cina, Sri Lanka, Bulgaria, Tunisia, Algeria e Romania a costituire le prime dieci in ordine numerico con le prime quattro che superano il 50% del totale dei migranti in Campania. Sono ben 156 le nazionalità presenti in Campania. L Ucraina è prima in tutte le 5 province con percentuali fra il 24 ed il 29%. Le donne rappresentano circa il 60% del totale della presenza migrante in Campania (scende al 53% a Caserta ma raggiunge il 61% circa a Benevento, Avellino e Napoli). Il numero si eleva nei contesti più marcatamente metropolitani dove la collaborazione domestica assume dimensioni notevoli. Nell ultimo rapporto CNEL (su dati del 2006), che analizza gli indici di integrazione degli immigrati, le città meridionali sono tra quelle in cui si vive peggio per i migranti. La Campania risulta al penultimo posto in termini di potenziale territoriale di integrazione socioculturale seguita solo dalla Basilicata mentre è quindicesima nella graduatoria comparativa. A livello di inserimento occupazionale la Campania risulta al 17 posto. Se si valuta l indicatore di incidenza che rapporta la presenza di immigrati rispetto alla popolazione residente italiana la Campania si colloca invece al quattordicesimo posto. L indice di densità che rapporta la popolazione immigrata all ampiezza del territorio regionale colloca la Campania all ottavo posto. Sempre nel rapporto CNEL si misura un indice definito di stabilità in base alla componente minorile dei residenti immigrati. In questa graduatoria la Campania si colloca all ultimo posto. L indice di ricettività migratoria misurato in base al saldo migratorio la Campania è 18esima precedendo solo Calabria e Basilicata. L indicatore di fabbisogno lavorativo (basato sulla percentuale delle domande presentate in occasione del decreto flussi sul totale della popolazione residente nel contesto territoriale di riferimento) colloca la Campania al quindicesimo posto. L indice di inserimento sociale degli immigrati, basato su una serie di indicatori statistici che mirano a conoscere il comportamento della popolazione immigrata sia in rapporto ad alcuni ambiti fondamentali di welfare sia in relazione a significativi processi di radicamento stabile nel tessuto sociale di accoglienza) la Campania è al diciassettesimo posto. La Campania è inoltre 19esima nell indicatore di accesso al mercato immobiliare, quarta per quanto concerne la dispersione scolastica, dodicesima sulla devianza (stranieri residenti denunciati), diciottesima sulla naturalizzazione, diciannovesima per il ricongiungimento familiare. E invece quinta nella capacità di assorbimento del mercato lavorativo (saldo occupazionale positivo) mentre solo diciottesima nel reddito lavorativo. L indicatore di imprenditorialità la colloca invece al diciassettesimo posto. Il lavoro presenta la maggior incidenza nelle richieste di soggiorno pari a circa il 68,5%. In termini lavorativi è interessante esaminare i dati sui lavoratori migranti assicurati all INAIL. Gli occupati netti ovvero quelli che hanno lavorato almeno un giorno nell anno solare 2008 sono pari al 75% circa degli immigrati residenti e l 8% del totale degli occupati in Campania. Il 42% degli occupati netti è donna e quasi l 83% appartiene a paesi extracomunitari o neocomunitari (Romania e Bulgaria). A livello lavorativo i settori di maggiore occupazione 15

16 sono i servizi (54% circa con il 26% nel commercio, il 19% nel settore alberghiero, il 17% nell informatica e nei servizi alle imprese). L industria occupa il 32% circa della manodopera straniera (il 44% fra edilizia e costruzioni, il 13% nell industria alimentare, il 12% nel tessile ed il 10% nell industria dei metalli). Il comparto agricolo, di cui si darà conto anche nell approfondimento sull imprenditorialità degli immigrati, ha ben l 11% di occupati stranieri. Dal 2000 al 2008 gli occupati netti sono passati da oltre ai quasi dell ultima rilevazione. Le assunzioni nel corso del 2008 hanno riguardato stranieri pari al 19,2% degli assunti in tutta la regione ed oltre il 40% sono donne. Anche in Campania vi è una caratterizzazione del lavoro in base alle etnie con le comunità ucraine, filippine, polacche, cingalesi ad esempio con una forte concentrazione nei lavori come badanti, colf, baby sitter mentre nel commercio prevalgono comunità come quelle cinesi, nigeriane, senegalesi. Nell edilizia prevalgono comunità come quelle romene, albanesi ed ivoriane mentre in agricoltura vi è una forte presenza di maghrebini e ghanesi. Esistono in Campania due modelli di inserimento lavorativo di cui il primo riguarda i capoluoghi di provincia ed in particolare Napoli con una forte concentrazione nel settore dei servizi. Il secondo modello vede come settori di sbocco quello agricolo, il terziario dequalificato e l edilizia. Ultime notazioni sulla caratterizzazione del fenomeno immigrazione in senso lato in Campania riguardano la famiglia. Nel 2008 i ricongiungimenti familiari sono avvenuti per il 56% circa in provincia di Napoli, per il 18% in quella di Salerno, per il 15% in quella di Caserta fino ad arrivare a poco meno del 6% ad Avellino ed al 4% a Benevento. Oltre il 40% dei ricongiungimenti familiari è avvenuto per le famiglie asiatiche ed in particolar modo per Sri Lanka, Cina, India, Bangladesh e Filippine. Segue l Europa orientale al di fuori dell Unione Europea con circa il 40% concentrato maggiormente in Ucraina, Albania, Moldavia e Macedonia. Al terzo posto l Africa che supera di poco il 18% con Marocco, Senegal, Tunisia e Nigeria fra i paesi col più elevato numero di ricongiungimenti. L Ucraina con il 29%, lo Sri Lanka col 19% circa ed il Marocco intorno al 15% sono le prime tre comunità col maggior contributo ai ricongiungimenti familiari. I minori stranieri residenti al 2008 sono pari al 15,5% di tutti i migranti e di questi oltre appartengono alle cosiddette seconde generazioni (nati in Italia). I minori stranieri che hanno frequentato l anno scolastico 2008/2009 sono stati oltre pari all 1,3% del totale. I nati in Italia sono stati pari a oltre il 18% del totale dei minori stranieri nelle scuole campane. Il 65% di questi ultimi è europeo (Unione Europea al 51,5%). Un ultimo dato sulle famiglie riguarda i dati al 2007 (ISTAT) sui matrimoni con almeno un coniuge straniero: quelli in Campania hanno rappresentato il 9% circa di quelli a livello nazionale. Per quanto concerne i dati sull acquisizione di cittadinanza (Ministero degli Interni, 2006) questo fenomeno ha riguardato persone e nel 93,4% la motivazione è legata al matrimonio. Il lavoro autonomo degli immigrati risulta anche in Campania in costante crescita. Dai dati Unioncamere risultano le ditte individuali intestate a cittadini stranieri pari al 6,2% del totale nazionale. Leggendo i dati di Movimprese che analizza la natimortalità delle imprese italiane i titolari extra UE di ditte italiane passano da del 2001 ad oltre del 2008 ovvero sono più che raddoppiati nel corso degli ultimi 7 anni L imprenditorialità degli immigrati in Campania I titolari di impresa con cittadinanza estera al 31 maggio 2009 su dati Infocamere sono in Campania pari a ben oltre il 21% in più rispetto al 2008 e sono pari al 2,7% del totale dei titolari di impresa. Il commercio, soprattutto ambulante, riguarda 9 imprese su 10 fra quelle costituite dagli immigrati e riguarda in particolare marocchini, senegalesi, tunisini ed algerini. Negli ultimi anni sono aumentati pakistani, bengalesi, ucraini, romeni e cinesi con una crescente presenza femminile. La provincia di Napoli assume un ruolo centrale circa la concentrazione di immigrati stranieri. Gli immigrati ambulanti che vendevano poi in tutta Italia spesso acquistavano le merci a 16

17 Napoli prima di ripartire per il resto d Italia. Con il passare degli anni il lavoro autonomo e/o imprenditoriale degli immigrati ha acquisito maggior rilievo. Un altra caratteristica della provincia di Napoli riguarda la concentrazione dell import/export dei cinesi che hanno rilevato le attività dai napoletani stessi. Esiste anche un mercato interetnico in vie prospicienti la stazione ferroviaria di Napoli con una forte presenza di senegalesi che vendono bigiotteria, profumi e cosmetici. Negli ultimi anni vi è un processo di passaggio dall ambulante allo stanziale con negozi al dettaglio ed all ingrosso (soprattutto da parte dei cinesi) ma anche in attività di ristorazione e in alcuni casi fino al manifatturiero nel campo dell abbigliamento (vedesi presenza cinese nel distretto di San Giuseppe Vesuviano o nel distretto della concia a Solofra). Dal Rapporto Statistico curato da Caritas/Migrantes per conto della Fondazione Ethnoland, si sottolinea una differenza di approccio statistico circa la presenza di imprenditori immigrati evidenziando la differenza fra titolari di impresa nati all estero e titolari di impresa effettivamente immigrati. Nel fare ricorso ai dati ufficiali di UnionCamere provenienti dall analisi dei dati del registro delle imprese in questo rapporto si fa esclusivamente riferimento agli imprenditori immigrati e non agli imprenditori nati più generalmente all estero. I dati al giugno 2008 parlano, in questo caso, di imprese attive straniere pari allo 0,9% del totale in Campania. Di queste l 89% è concentrato nel settore del commercio, il 2,3% nel manifatturiero (1,8% nel tessile abbigliamento), il 2,3% nell edilizia e l 1,8% nei trasporti. Il maggior numero di imprese di immigrati per provincia vede il primato della provincia di Caserta con imprese, seguite dalle di Napoli, le 509 di Salerno, le 134 di Avellino e le 92 di Benevento. La percentuale di donne imprenditrici è massima a Napoli col 32% e minima a Salerno col 16%. Sono Avellino col 2,2% e Napoli con l 1,9% le province con maggior percentuale di imprese prevalentemente artigianali. Le nazionalità con un maggior numero di imprenditori sono rispettivamente il Marocco con (quasi interamente concentrate nel commercio), il Senegal con 617 (sempre a prevalenza commercio), la Cina con 537 (prevalenza commercio ma anche tessileabbigliamento) e la Nigeria con 490. Se si rimane alla sola provincia di Napoli vi è una forte prevalenza della Cina (377 imprese) seguita dal Marocco (199), dalla Nigeria (73) e dal Senegal (62). Il commercio fa la parte del leone con 900 imprese su Tabella 1.5 I settori dove operano gli imprenditori in Campania Settori % Agricoltura 0,8 Manifatture (totale) 2,3 - Alimentare 0,1 - Tessile abbigliamento calzature 1,8 - Meccanica 0,3 - Altre industrie manifatturiere 0,1 Costruzioni 2,3 Commercio 89,1 Alberghi e ristoranti 0,7 Trasporti 1,8 Servizi professionali 1,5 Servizi personali 0,3 Non classificati 1,2 100,0 17

18 Tabella 1.6 Imprese ripartite per provincia in Campania Province Titolari di cui donne % donne di cui artigiani % artigiani Avellino ,7 3 2,2 Caserta ,0 27 1,1 Benevento ,4 0,0 Napoli ,0 22 1,9 Salerno ,1 2 0, ,3 54 1, Le caratteristiche del fenomeno in Calabria La Calabria nel 2008 fa registrare la presenza di immigrati pari all 1,5% del totale degli stranieri presenti in Italia ed al 2,9% della popolazione calabrese. Nel 2003 secondo dati Istat erano meno di un terzo con residenti stranieri. La percentuale relativamente bassa di stranieri non cambia il panorama generale in termini di sicurezza ed integrazione come testimoniano, peraltro, i recenti scontri avvenuti a Rosarno. Gli stranieri residenti sono aumentati di quasi unità rispetto al Le province più popolate da stranieri residenti sono nell ordine Reggio Calabria ( pari al 34,6% del totale), Cosenza ( pari al 31% circa), Catanzaro ( poco al di sotto del 18%). Meno forte il peso di Crotone e Vibo Valentia rispettivamente all 8,6% ed all 8,1%. L incidenza femminile è massima a Cosenza (58% circa) e minima a Crotone (54% circa). La percentuale di donne straniere è superiore rispetto a quella nazionale con una media di 55,3% contro il 50,8%. I nuovi nati nel 2008 sono stati 753 pari a circa l 1,3% del totale. La Calabria ha visto negli ultimi anni una variazione delle componenti nazionali che, pur registrando ancora la prevalenza del Marocco, vede una significativa prevalenza di paesi centro-orientali come Ucraina, Albania, Polonia e Romania e successivamente Filippine e Cina. Laddove i marocchini hanno una maggior tendenza al lavoro autonomo, dall Europa dell est la destinazione prevalente è il lavoro dipendente ed in particolare di cura alle famigle ed agli anziani. Riguardo i motivi del soggiorno prevale il lavoro col 63% ed a seguire i motivi familiari con il 25% circa. Nell ultimo rapporto CNEL (su dati del 2006), che analizza gli indici di integrazione degli immigrati la Calabria risulta al diciassettesimo posto in termini di potenziale territoriale di integrazione socio-occupazionale seguita anche dalla Campania mentre è nona nella graduatoria comparativa. L indice di attrattività colloca la Calabria al quattordicesimo posto precedendo le altre tre Regioni Convergenza. Se si valuta l indicatore di incidenza che rapporta la presenza di immigrati rispetto alla popolazione residente italiana la Calabria si colloca invece al quindicesimo posto subito dopo la Campania. L indice di densità che rapporta la popolazione immigrata all ampiezza del territorio regionale colloca la Calabria al quindicesimo posto. Sempre nel rapporto CNEL si misura un indice definito di stabilità in base alla componente minorile dei residenti immigrati. In questa graduatoria la Calabria si colloca al penultimo posto precedendo la sola Campania. L indice di ricettività migratoria misurato in base al saldo migratorio la Calabria è 19esima precedendo solo la Basilicata. L indicatore di fabbisogno lavorativo (basato sulla percentuale delle domande presentate in occasione del decreto flussi sul totale della popolazione residente nel contesto territoriale di riferimento) colloca la Calabria al tredicesimo posto precedendo Puglia, Campania e Sicilia. L indice di inserimento sociale degli immigrati, basato su una serie di indicatori statistici che mirano a conoscere il comportamento della popolazione immigrata sia in rapporto ad alcuni ambiti fondamentali di welfare sia in relazione a significativi processi di radicamento stabile nel tessuto sociale di accoglienza) la Calabria è al diciottesimo posto davanti a Lazio e Liguria. La Calabria è inoltre seconda nell indicatore di accesso al mercato 18

19 immobiliare, diciannovesima per quanto concerne la dispersione scolastica, tredicesima sulla devianza (stranieri residenti denunciati), ventesima sulla naturalizzazione e sul ricongiungimento familiare. E invece ottava nella capacità di assorbimento del mercato lavorativo (saldo occupazionale positivo) mentre solo diciassettesima nel reddito lavorativo. L indicatore di imprenditorialità la colloca invece al secondo posto. Gli occupati netti secondo i dati INAIL sono pari (a fine 2008) a ovvero il 10% circa degli occupati calabresi di cui il 46% nei servizi, il 27% circa nell industria ed oltre il 22% nell agricoltura. Rispetto al 2007 l aumento ha riguardato oltre unità. I neo assunti sono stati pari a pari ad oltre il 28% degli occupati netti presenti al Poco meno della metà dei nuovi assunti è presente a Cosenza ed oltre sono invece i nuovi assunti a Reggio Calabria. Il 48% delle nuove assunzioni ha riguardato donne contro la media nazionale del 42,5%. Nonostante la crisi economica in atto vi è un saldo positivo fra assunzioni nette e cessazioni nette pari a unità. I settori produttivi di inserimento vedono come comparti privilegiati l agricoltura, poi il settore alberghiero e quello della ristorazione. Nell assistenza domestica e domiciliare i cittadini stranieri rappresentano il 15,3% della manodopera. Dati recenti sugli autonomi in Calabria al 31 maggio 2009, segnalano come i titolari immigrati di ditte individuali con cittadinanza estera sono pari a Il 95% opera nel commercio (in particolare ambulante) mentre il 96,5% proviene da paesi extra UE. Di questi circa il 66% proviene dal Marocco, il 10% circa a Cina e Senegal ed a seguire il Pakistan con meno del 5%. Banca Italia segnala invece dati sulle rimesse verso il proprio paese di origine che sfiora gli 82 milioni di euro contro gli oltre 83 milioni di euro del Gli alunni stranieri iscritti all anno scolastico 2008/2009 sono stati con un aumento di oltre unità rispetto all anno scolastico precedente con una maggior presenza nell istruzione primaria (oltre 3.200). La percentuale sul totale degli studenti iscritti è pari al 2,6% circa. In ciascuna provincia gli studenti stranieri iscritti alla primaria sono fra il 35% ed il 40% del totale degli studenti stranieri. Tendenzialmente è la Romania il paese con il maggior numero di studenti stranieri nell istruzione in Calabria nelle diverse province. A Catanzaro gli studenti di origine marocchina superano decisamente i romeni. Nell ordine le comunità con più studenti iscritti in Calabria sono Romania, Marocco, Ucraina, Albania, Bulgaria, Polonia e Cina. Dal Dossier Statistico Caritas/Migrantes si sottolineano anche la realizzazione di 33 corsi di alfabetizzazione per certificazione della conoscenza della lingua italiana organizzati per l esigenza formativa degli immigrati adulti nonché il finanziamento di ben 28 progetti nel settore delle Politiche sociali in materia di accesso abitativo, mediazione, inserimento lavorativo ed un corso di formazione per mediatori culturali in ambito socio-sanitario in un programma che coinvolge 40 aziende sanitarie ed ospedaliere italiane. Una particolarità che colpisce su tutte la provincia di Crotone è la presenza di sbarchi di migranti provenienti dalla Libia che presenta un Centro per l Accoglienza. Più precisamente il Centro nato nel 1999 si trova nel territorio di Isola Capo RIzzuto gestito dalla Confraternita delle Misericordie. Oltre al Centro di Accoglienza sono presenti il CARA (Centro di accoglienza per i richiedenti asilo) ed il CIE (Centro di identificazione ed espulsione). Di recente si è registrato un aumento della presenza media giornaliera pur in corrispondenza di un calo degli arrivi, il tutto con un aumento della permanenza media nel centro. A Crotone ha sede una delle sezioni delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale che può emanare provvedimenti relativi al riconoscimento dello status di rifugiato, del diniego e del diniego con protezione umanitaria (adesso anche protezione sussidiaria). Nel 2007 e nel 2008 sono state esaminate oltre domande per ciascun anno e ne sono state riconosciute rispettivamente 404 e 441. Le prime 5 nazioni in base alle richieste di asilo sono state Etiopia, Eritrea, Sudan, Iraq e Somalia nel 2007 ed ancora Iraq, Somalia, Sudan, Afghanistan ed Eritrea nel

20 Un elemento interessante e peculiare della Regione Calabria riguarda l approvazione della legge regionale n 18 del 12 giugno 2009 in materia di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati. La legge parla di promozione del sistema regionale integrato di sostegno ad azioni indirizzate all inserimento socio-lavorativo di rifugiati richiedenti asilo e titolari di misure di protezione sussidiaria ed umanitaria attraverso l elaborazione di un apposito piano con priorità ad interventi che tutelino produzioni artigianali, tradizioni locali, commercio equo e solidale, turismo responsabile, economia solidale e cooperativa L imprenditorialità degli immigrati in Calabria I titolari di impresa con cittadinanza estera al 31 maggio 2009 su dati Infocamere sono in Calabria pari a circa il 3,6% in più rispetto al 2008 e sono pari all 1,9% del totale dei titolari di impresa nella regione. La Calabria fa registrare un incremento del 5% fra i proprietari non italiani di aziende e di oltre il 21% dei soci. Dal Rapporto Statistico curato da Caritas/Migrantes per conto della Fondazione Ethnoland, si sottolinea una differenza di approccio statistico circa la presenza di imprenditori immigrati evidenziando la differenza fra titolari di impresa nati all estero e titolari di impresa effettivamente immigrati. Nel fare ricorso ai dati ufficiali di UnionCamere provenienti dall analisi dei dati del registro delle imprese in questo rapporto si fa esclusivamente riferimento agli imprenditori immigrati e non agli imprenditori nati più generalmente all estero. Il Settore commerciale assorbe il 96% di tutta l imprenditoria immigrata presente in regione. Il 67,5% degli imprenditori è di origine marocchina, il 9% senegalese, un ulteriore 9% cinese ed il 3,7% pakistano. Gli albanesi e i romeni sono maggiormente impegnati in attività imprenditoriali nell edilizia. A Reggio Calabria sono attive imprese con un 15% circa di imprese gestite da donne straniere. Le imprese gestite da immigrati costituiscono il 4,2% delle imprese calabresi. A parte il 96% del commercio altri settori con maggior percentuale di imprese sono nelle costruzioni, nei servizi professionali e nel settore alberghiero non raggiungendo mai l 1% del totale. Le province con più imprese sono nell ordine Catanzaro (1.581), Reggio Calabria (1.349) ed a seguire Crotone, Cosenza e Vibo Valentia rispettivamente con 273, 241 e 70. L incidenza delle donne è massima a Crotone (20,5%) e Catanzaro (19,2%) mentre è minima a Vibo Valentia (7,1%). Per quanto riguarda, invece, le imprese artigiane la loro incidenza è massima a Crotone (2,2%) mentre è pressoché assente a Catanzaro. Tabella 1.7 I settori dove operano gli imprenditori in Calabria Settori % Agricoltura 0,4 Manifatture (totale) 0,5 - Alimentare 0,1 - Tessile abbigliamento calzature 0,1 - Meccanica 0,0 - Altre industrie manifatturiere 0,1 Costruzioni 0,8 Commercio 96,0 Alberghi e ristoranti 0,6 Trasporti 0,4 Servizi professionali 0,8 Servizi personali 0,1 20

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