INTRODUZIONE pag QUALCOSA SUI GRUPPI 7 2. IL GRUPPO CHE CRESCE COME SI CAPISCE IL GRUPPO? 18

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2 Dott. Massimo Monti GRUPPI INDICE INTRODUZIONE pag QUALCOSA SUI GRUPPI 7 - appartenenza - conflitti di identità - dentro il gruppo 2. IL GRUPPO CHE CRESCE 11 - colonna vertebrale e altre robe vitali 3. COME SI CAPISCE IL GRUPPO? 18 - dalla parte dell individuo dalla parte del collettivo integrazione individuale sociale 4. GRUPPO DI LAVORO E LAVORO DI GRUPPO 23 - gruppo di lavoro lavoro di gruppo emergenza psicologica i bisogni individuali i bisogni del gruppo il bisogno di equilibrio l emergenza sistemica 5. DINAMICA DEI GRUPPI 33 - sulla dinamica dei gruppi intorno ai fenomeni di gruppo 6. ORGANIZZAZIONE E DINAMICA DEI GRUPPI DI DISCUSSIONE 38 - ruolo, tensione, coesione e dissociazione strutture formali ed autorità morale e demoralizzazione- maturità in un gruppo sulla decisione di gruppo 7. DINAMICA DEI GRUPPI COME METODO DI AZIONE 47 - ragionando del gruppo T mutamento personale e sociale ultima chiacchierata BIBLIOGRAFIA 53 1

3 INTRODUZIONE In ogni gruppo esistono processi che * TENGONO UNITI forze centripete * POSSONO SMEMBRARE LA COESIONE INTERNA forze centrifughe. La scoperta che il lavoro di gruppo rappresenta un fenomeno complesso si deve a RINGELMANN, agronomo francese che alla fine dell 800, analizzando dati legati al gioco del tiro alla fune, constatò che l individuo da solo tende a impegnarsi di più di quando è in gruppo. Per compiti di tipo motorio, possiamo supporre che siano problemi di COORDINAZIONE a produrre perdite di efficienza; ciò è collegato a perdite di impegno presumibilmente legate a problemi di MOTIVAZIONE. TEORIA DEL DEFICIT DI GRUPPO ( I. STEINER) 1 La produttività potenziale solo molto raramente è raggiunta dalla produttività di gruppo in quanto vi sono perdite dovute a processi imperfetti: 1. problemi di COORDINAZIONE; 2. problemi di DINAMICHE INTERNE del gruppo dovuti a differenziazione di ruolo, status, importanza dei membri; 3. problemi di MOTIVAZIONE il soggetto che conta solo su se stesso si impegna molto di più a raggiungere l obiettivo di quanto lo faccia quando conta sulla collaborazione di compagni fenomeno dell INERZIA SOCIALE. 2 Altro aspetto del lavoro di gruppo riguarda i PROCESSI DECISIONALI che implicano una presa di rischio nelle scelte. I gruppi tendono infatti a estremizzare, a rendere ancora più marcate le propensioni che li caratterizzano sin dall inizio; i gruppi in cui i 1 STEINER, I.D., Paradigms and groups, LATANE, B., The social impact of majorities and minorities,

4 membri sono in media inclini ad essere prudenti proporranno scelte collettive ancora più prudenti l opposto nei gruppi che propendono per il rischio. E il fenomeno detto POLARIZZAZIONE: MOSCOVICI non tutti i gruppi posti di fronte alla necessità di prendere decisioni arrivano a consensi polarizzati, ma alcuni propendono per il compromesso con membri che rinunciano ad alcuni aspetti delle loro convinzioni per arrivare a un accordo mediano ed evitare il conflitto. 3 Tendono altresì maggiormente a polarizzare quei gruppi in cui si discute di più e si hanno conflitti perché tale situazione aumenta l implicazione dei membri ed in cui più è sentita l identificazione al proprio gruppo in quanto attraverso consensi decisionali estremizzati di desidera segnalare la propria appartenenza ad un gruppo e la propria differenza dai gruppi esterni. SENSO DELLA COESIONE ATTRAZIONE INTERPERSONALE: le persone diventano gruppo perché provano 4 simpatia reciproca, attrazione le une per le altre, stanno bene insieme. E evidente che il concetto di coesione si riferisce a qualcosa di più complesso: TAJFEL Teoria dell IDENTITA SOCIALE se il comportamento interpersonale, caratterizzato dai legami indiretti tra individui, può presupporre una coesione basata sull attrazione, il comportamento intergruppi è caratterizzato dalla priorità dell appartenenza di un gruppo ed in questo caso la coesione si basa su di una attrazione sociale che spinge a difendere a spada tratta tutti i componenti del gruppo e a dare all esterno un immagine di unione e compattezza. 3 MOSCOVICI, S., On social representation, FESTINGER, L. SCHACTER, S., Social pressure in informal groups,

5 Dimensione del NOI versus dimensione dell IO. CONFORMISMO E fenomeno molto comune e quasi ordinario di influenza sociale. Quando in un gruppo si evidenzia una posizione portata avanti dalla maggioranza o da un leader influente, è possibile che i membri tendano ad aderire a tale posizione anche quando è in contrasto col proprio modo di pensare. E fenomeno che mira a tenere il gruppo unito. ASCH forse il primo grande psicologo sociale a mettere a prova sperimentale il conformismo: perché ci si conforma all influenza del gruppo anche se non si ritiene che la posizione portata avanti sia corretta? per COMPIACENZA - situazione di conformità in cui rispondo pubblicamente come gli altri anche se penso divergentemente; per ACCETTAZIONE situazione di conformità dovuta a una forma di sottomissione al giudizio collettivo; per CONVERGENZA a differenza della compiacenza si ha un adeguamento anche interiore alla posizione maggioritaria. 5 Esempio estremo: OBBEDIENZA AD UN AUTORITA CONSIDERATA LEGITTIMA S. MILGRAM 6 MOSCOVICI Tra individuo e gruppo esistono continui processi di negoziazione e il conformismo è solo uno dei possibili siti di tali processi che portano semmai alla normalizzazione, da non confondere con il conformismo in quanto si tratta di una 5 ASCH, S.E., - Social Psychology, MILGRAM, S., Obedience to authority,

6 influenza reciproca tra i membri del gruppo che avvicinano le loro rispettive posizioni evitando il conflitto 7. DISSENSO E DEVIANZA Dissenso e devianza dalle linee maggioritarie sono aspetti continuamente presenti, anche se latenti, nella dinamica dei gruppi sociali. Quando il deviante è il singolo individuo: se il gruppo è aperto, il dissenso è accolto come un contributo importante, mentre se è chiuso è considerato una minaccia di destabilizzazione. Quando il deviante è una minoranza: può avere un potere di influenza molto importante. MOSCOVICI Esistono stili di comportamento che rendono influente una minoranza 8 : 1. la consistenza - capacità di mantenere tenacemente le proprie posizioni nel tempo; 2. l investimento - la minoranza è coinvolta e disposta ad affrontare sacrifici e costi personali; 3. l autonomia - la minoranza appare libera da qualsiasi vincolo; 4. l equità - capacità della minoranza di guardare con obiettività a posizioni diverse dalla propria; 5. la rigidità - rifiuto di qualunque tipo di compromesso. Reazioni della maggioranza nei confronti del dissenso possono essere: rifiuto esplicito e totale il deviante è un impostore; rifiuto totale il deviante forse non ha torto, ma è meglio non dirglielo; 7 MOSCOVICI, S., Notes towards a description of social representation, MOSCOVICI, S., Preconditions for explanation in social psychology,

7 ridicolizzazione il deviante è un fissato, un personaggio patetico, su cui fare spirito; disconferma il deviante è da trattare con il silenzio e l indifferenza, come se non ci fosse; naturalizzazione si cerca di rovinare la credibilità del dissidente. Può talvolta accadere che posizioni devianti vengano accolte, anche se gradatamente, dal gruppo, come è nel caso delle minoranze attive. L influenza minoritaria si manifesterà allora in vari modi, come stimolando la riflessione del gruppo su determinati argomenti o inducendo alcuni membri ad un cambiamento privato. CONFLITTO Può essere distruttivo spacca l equilibrio e la coesione del gruppo; o costruttivo - comporta un arricchimento e un evoluzione positiva della vita di gruppo. accesso a risorse limitate distribuzione ineguale delle opportunità disuguaglianza di idee e opinioni distribuzione ineguale del potere interno Perché abbiamo conflitto Se il conflitto è una realtà immanente di ogni gruppo, non tutti i gruppi lo affrontano allo stesso modo: evitamento del conflitto il conflitto viene evitato sistematicamente per quanto sarebbe comunque necessario affrontarlo; riduzione del conflitto il conflitto è già scoppiato e il gruppo prova a ridurne la portata destabilizzante; 6

8 creazione del conflitto il gruppo crea intenzionalmente il conflitto o lo acuisce, situazione non necessariamente negativa in quanto può permettere di sfruttare produttivamente diversità di posizioni e opinioni. Uscire dal conflitto: discuterne senza reticenze, accettando l aspetto costoso di tale operazione. 1 - QUALCOSA SUI GRUPPI I gruppi sono alla base della nostra vita sociale; le coordinate attraverso le quali guardiamo il mondo e noi stessi sono nate e si alimentano nei gruppi. Individuo e società devono essere concepiti nelle loro reciproche interrelazioni, per cui se è vero che l individuo è profondamente influenzato dal contesto in cui vive, è altrettanto vero che egli è in grado di influenzare il proprio ambiente sociale. I criteri a partire dai quali si può parlare di gruppo: relazioni fra i membri, dirette nel caso dei piccoli gruppi, indiretti nel caso di identità etniche, politiche, religiose, ecc.; perseguimento di uno scopo comune, che crea interdipendenza tra gli individui; consapevolezza dei membri di far parte di quel determinato gruppo; appartenenza al dato gruppo recepita anche dagli altri; sentimenti associati all appartenenza (orgoglio, soddisfazione, ecc.); struttura interna fatta di ruoli, norme, fasce di potere. A livello di tipologia di gruppo possiamo distinguere per: numerosità abbiamo piccoli gruppi (non troppo numerosi, i cui membri interagiscono tra loro) e grandi gruppi (di dimensioni tali da non consentire la conoscenza diretta e l interazione fra tutti i partecipanti); 7

9 volontarietà sulla base della quale distingueremo gruppi volontari (es. gruppi di cacciatori), gruppi di fatto (es. associazione di quartiere) e gruppi imposti (es. gruppo di terapia in una comunità di recupero); formazione abbiamo gruppi che nascono spontaneamente gruppi informali e gruppi che nascono sotto un egida istituzionale gruppi formali; abbiamo infine gruppi primari (in cui troviamo relazioni intense, dirette e non costrette in limiti formali) e gruppi secondari (più impersonali e definiti esternamente). Un accenno va dato ai gruppi sperimentali, costruiti dai ricercatori per mettere alla prova ipotesi di ricerca. 1-1 APPARTENENZA La vita in gruppo si configura fin dagli esordi della vita di numerose specie animali come una necessità piuttosto che una scelta: da un punto di vista biologico il gruppo dà una base sicura per la sopravvivenza e nel corso dell evoluzione si sono affinate varie capacità, diverse da specie a specie, per comunicare con i propri simili, per organizzare l esistenza collettiva dividendo ruoli e funzioni, per resistere alle forze che tendono a disgregare il gruppo di appartenenza. Ma la propensione biologica a una vita di gruppo non implica un abilità naturale ad interagire facilmente con tutti i membri della propria specie, per cui la crescita dell essere umano include lo sviluppo di una serie di competenze che facilitano l integrazione sociale. Essenziale è il ruolo della cultura: anche l individuo più isolato e solitario porta i segni della cultura che lo ha prodotto; il nostro vivere nel mondo passa attraverso esperienze di appartenenza diretta a gruppi specifici. La cultura di appartenenza ci rende soggiacenti a ciò che noi siamo come individui sono le appartenenze che ci designano come membri di una città, di una nazione, come aderenti ad una religione o appartenenti a una razza. La nostra esistenza si svolge nella dinamica a volte conflittuale fra la nostra identità personale, da un lato, e la nostra identità sociale dall altro che ci identifica come appartenenti a certi gruppi. 8

10 TAJFEL 9 ha posto al centro della sua opera scientifica proprio lo studio dell identità sociale, dei suoi rapporti con l identità personale, delle diverse sfaccettature del comportamento sociale: il nostro comportamento sociale si pone continuamente lungo una linea immaginaria che ha ai propri estremi da un lato il comportamento interpersonale, dall altro quello intergruppi. Quando siamo verso l estremo interpersonale, ci comportiamo nei confronti degli altri individui in base alle reciproche appartenenze sociali; l identità dell opera è dunque quella sociale. Sempre con Tajfel, decidiamo di identificarci ad un gruppo piuttosto che a un altro in quanto ciò è effetto del meccanismo di categorizzazione sociale per cui gli individui dividono il mondo sociale nelle categorie noi (ingroup) e loro (outgroup). Tale categorizzazione conduce gli individui ad effettuare confronti che in ogni caso, per bisogno di autostima, svelano la tendenza a favorire il proprio gruppo nella ricerca 10 di una specificità positiva anche quando gli altri paiono superiori. HOGG: l appartenenza ad un gruppo, oltre che al bisogno di autostima, si deve alla motivazione di ridurre la propria incertezza che è nel bisogno di trovare un significato all esistenza, cosa che non può essere soddisfatta dal soggetto isolato CONFLITTI DI IDENTITA Se la nostra realtà di individui è così permeata di sociale, cosa rimane della nostra essenza individuale? MEAD sosteneva che all interno di ciascun Sé personale ci sono un Io e un Me, con l Io che è la parte più originale e creativa e meno influenzata dalle appartenenze sociali, ed il Me che è la parte più sociale, più ammaestrata dalle nostre esperienze di gruppo. Il rapporto tra l Io e il Me, all interno di ciascun individuo, è spesso segnato da conflitti e tensioni. 9 TAJFEL, H., Gruppi umani e categorie sociali, TAJFEL, H., Differentiation between social groups, HOGG, G.H., Interpersonal attraction, social identification and psychological groups formation,

11 Uno stesso individuo potrà, nel corso della vita, risolvere in modi diametralmente opposti lo stesso tipo di conflitto che si ripresenta nel mutare delle condizioni storico-sociali 12. MOSCOVICI definisce la psicologia sociale proprio come la disciplina che si occupa del conflitto tra individuo e società 13 ; tale conflitto è inevitabile in quanto accanto al bisogno di appartenenza ad un gruppo esiste il contrapposto bisogno di differenziarsi e di affermarsi come individui unici e irripetibili. 1 3 DENTRO IL GRUPPO Ogni inizio di appartenenza costituisce una prova cruciale in cui da un lato il gruppo esamina il nuovo membro chiedendosi quali contributi potrà fornire e quali abilità possieda, dall altro l individuo cercherà di capire se la nuova appartenenza sarà redditizia in termini di realizzazione di sé e di inserimento sociale. MORELAND e LEVINE, psicologi sociali che si occupano di gruppi, hanno individuato quattro tattiche che rendono più facile l entrata in gruppo: 1. eseguire un accurato esame di ricognizione per scegliere il gruppo giusto; 2. giocare con il proprio ruolo di novellino per generare una captatio benevolentiae ; 3. cercare tra i membri dei referenti, dei tutori che possano aiutare l inserimento; 4. collaborare con altri nuovi entrati (se ce ne sono) MEAD, G.H., Mind, self and society, MOSCOVICI, S., op. cit. 14 MORELAND, R.L. LEVINE, J.M., Progress in small group research,

12 Un aspetto importante è rappresentato anche dal momento di sviluppo in cui si trova il gruppo in quanto, se di recente formazione o con un clima di calore interno, vi è più resistenza nei confronti dei nuovi arrivi sentiti come non desiderati. Se invece il gruppo è in una fase di declino il nuovo arrivato è in genere ben accolto in quanto la sua entrata viene vista come una possibilità di risanamento o come l acquisizione del definitivo sfaldamento del gruppo. 2 IL GRUPPO CHE CRESCE La socializzazione è il processo di apprendimento sociale per il quale l individuo diviene membro di un gruppo. Essa non consiste in un processo unidirezionale di influenza sociale, cioè dal gruppo all individuo, ma piuttosto un processo interattivo in quanto ogni individuo è un agente attivo che potrà da parte sua influenzare l ambiente e il gruppo che l accoglie. Il nuovo arrivato dovrà immergersi nella cultura particolare di quel gruppo che include modi condivisi di vedere la realtà e costumi comuni routines, gergo usato, rituali e simboli di gruppo. Secondo LEVINE, possiamo considerare la socializzazione di un gruppo come un passaggio fra cinque fasi diverse in cui hanno ruolo attivi sia l individuo che il gruppo che l accoglie: I. fase dell esplorazione già esaminata in 1 3; II. fase della socializzazione da una parte abbiamo l individuo che cerca di entrare nella cultura del gruppo e dall altra il gruppo che cerca di fare in modo che il nuovo arrivato contribuisca al raggiungimento dei suoi obiettivi; III. fase del mantenimento l individuo e il gruppo si cimentano in varie negoziazioni di ruolo, con l individuo che prova a trovare un ruolo che realizzi 11

13 le sue aspettative ed il gruppo che fa in modo che il ruolo dell individuo corrisponda al meglio al raggiungimento degli scopi di gruppo; IV. fase della risocializzazione sono sorte delle divergenze e individuo e gruppo si impegnano a cercare delle strade di mediazione per ripristinare uno stato di equilibrio fra le aspettative dell uno e dell altro; V. fase del ricordo l individuo, nella sua qualità di ex membro, può ricordare con sentimenti positivi l esperienza o conservare una serie di rancori che lo portano a diffondere una cattiva reputazione del gruppo 15. L idea di fondo è che sia l individuo che il gruppo esercitano influenze l uno sull altro, producendo trasformazioni graduali anche profonde. Con la nozione di sviluppo di gruppo ci si riferisce al semplice fatto che ogni gruppo è soggetto a trasformazioni nel tempo. TUCKMAN 16 delinea cinque stadi di sviluppo: stadio di formazione (forming): i membri cercano di orientarsi rispetto alle mete che il gruppo si propone di raggiungere e alle modalità con cui operare; stadio di conflitto (storming): i membri si conoscono meglio e sul piano operativo faticano a trovare un modo di operare congiunto e coordinato, mentre sul piano affettivo diventano più assertivi e cercano di modificare il gruppo secondo i propri bisogni; stadio normativo (norming): c è un assestamento, con scambi autentici di idee su come migliorare le prestazioni del gruppo mentre, sul piano affettivo, nasce la coesione, il senso di appartenenza; stadio della prestazione (performing): i partecipanti riescono operativamente a lavorare insieme per risolvere i propri problemi e, affettivamente, ciascun membro assume il ruolo più adatto a rendere il gruppo remunerativo; stadio della sospensione (adjoiurning): il gruppo ha terminato la sua parabola e i membri cominciano lentamente a ritirarsi sia dalle attività socioemozionali, sia da quelle operative, centrate sul compito. 15 LEVINE, J.M., op. cit. 16 TUCKMAN, B.W., Development sequence in small groups,

14 2 1 COLONNA VERTEBRALE Per ciò che riguarda la struttura dei gruppi fondamentali sono i processi strutturali che caratterizzano tutti i gruppi che abbiano una certa durata nel tempo, processi che si riferiscono alle diverse posizioni di potere (status), ai diversi ruoli dei componenti, alle norme che si precisano nel gruppo, al tipo di comunicazioni che vi vengono svolte. Il sistema di status In ogni gruppo esistono gerarchie, posizioni diverse rispetto al potere. Questo è il sistema di status, che consta nella capacità di qualcuno di prendere iniziative che sono poi seguite dal resto del gruppo e che si rifà alla valutazione consensuale del prestigio per la quale tutti sono all incirca d accordo che un certo membro è un personaggio importante nel gruppo mentre l altro conta poco. La differenziazione di status in gruppo ha alcune funzioni psicosociali importanti: crea ordine e prevedibilità all interno dei gruppi contribuisce cioè a creare una certa stabilità nella struttura del gruppo; coordina le forze dei membri in vista del raggiungimento degli obiettivi, in quanto prevede una distribuzione di compiti e funzioni; contribuisce all autovalutazione di ciascun membro che, confrontandosi con gli altri, matura una serie di aspettative riguardanti le proprie capacità e valore. 2 2 E ALTRE ROBE VITALI La leadership - Con il termine di leader ci si riferisce alla persona che occupa nella gerarchia del gruppo la posizione più elevata, che può influenzare gli altri membri più di quanto sia essa stessa influenzata. Col termine di leadership ci si riferisce altresì al processo che coinvolge non solo il leader, ma anche tutti gli altri membri del gruppo. 13

15 Le prime teorie, note come l approccio a tratti, sottendono l idea che leader si nasce, non si diventa; esistono individui che hanno delle propensioni naturali che li dispongono a funzioni di comando e dunque il leader è presentato come il grande uomo caratterizzato da un insieme di tratti personali logicamente positivi quali l intelligenza, l intuizione, l iniziativa, la responsabilità, e così via. L approccio situazionista afferma invece che non esistono leader in assoluto poiché ogni gruppo ha esigenze e richieste diverse che incidono sul processo di leadership e vengono dunque enfatizzati fattori legati al contesto (natura del compito, clima affettivo di gruppo, tipo di relazioni gruppali, stadio di sviluppo del gruppo stesso) che permettono o meno a un leader di emergere c è da dire che tale approccio presenta un limite proprio nell aver cancellato la figura del leader, cosicchè diventa inspiegabile come in certe situazioni emerga come leader un individuo anziché un altro. LEWIN 17 ha preso in considerazione il comportamento del leader mostrando gli esiti di tre stili di leadership: autocratica, fortemente centralizzata, che dà buoni risultati sulle produttività ma cattivi esiti sul clima di gruppo che diviene competitivo e marcato da scontento; permissiva, che lascia fare ai membri quello che vogliono e dà risultati negativi sia sul clima che sulla produttività; e democratica, che promuove la partecipazione dei componenti del gruppo alla realizzazione degli scopi ed appare più funzionale. Il modello della contingenza di FIEDLER prende in considerazione due stili di leadership, l uno centrato sulle relazioni con i membri, l altro centrato sul compito; mentre il leader centrato sul compito è efficace quando la situazione è agli estremi o molto favorevole, perché egli può dedicarsi agli obiettivi senza impedimenti, o molto sfavorevole, perché il centraggio sul compito può comportare un alleggerimento della negatività della situazione il leader centrato sulle relazioni funziona meglio nelle situazioni intermedie, in quanto l abilità relazionale può compensare aspetti disfunzionali della situazione in essere 18. Le teorie transazionali o dello scambio considerano la leadership come un processo di negoziazione continua e di scambio di risorse fra leader e membri; HOLLANDER sostiene che il leader deve conquistare una credibilità 17 LEWIN, K., I conflitti sociali, FIEDLER, F., A theory of leadership,

16 presso i membri modello del credito idiosincratico con alcune procedure negoziali: esibire una sorta di conformismo iniziale (mettere in atto gradatamente azioni calibrate per la conquista del primato nella gerarchia del gruppo); mostrare competenza sugli obiettivi specifici del gruppo; fare in modo che la sua leadership appaia come legittima, condizione necessaria per fornire autorità ad un leader; mostrare un alto livello di identificazione col gruppo, dando prova di lealtà e anteponendo gli interessi gruppali ai suoi propri 19. Sia, infine, nella teoria trasformazionale che nella teoria carismatica è presente l idea dello scambio continuo fra leader e sottoposti ma, a differenza delle teorie transazionali, non viene posto l accento sul carattere strumentale delle negoziazioni ma viene invece enfatizzato un processo di interscambio che produce un alto grado di motivazione e di morale sia nei sottoposti che nel leader stesso, che nel corso delle interazioni si trasforma insieme ai partecipanti (un buon esempio può essere quello di Gandhi, un leader che si è identificato completamente con il suo popolo). I ruoli nel gruppo Il ruolo è un insieme di aspettative condivise sul modo in cui dovrebbe comportarsi un individuo che occupa una certa posizione nel gruppo; abbiamo dunque un aspetto di condivisione (c è consenso sociale sul fatto che il ruolo vada svolto in modo specifico) unito ad uno di reciprocità (ci si aspetta che un individuo con un certo ruolo si comporti in un determinato modo). Il ruolo è dunque una posizione all interno del gruppo; la differenza con lo status è nel valore attribuito: ad esempio, in una squadra di calcio il ruolo corrisponderà ad essere centravanti o mediano, lo status ad essere il capitano o il panchinaro. Anche il ruolo, come lo status, assolve le funzioni psicosociali di creare ordine e prevedibilità all interno di un gruppo, di facilitare il raggiungimento degli obiettivi attraverso una visione dei compiti, di fornire all individuo delle coordinate di autovalutazione. 19 HOLLANDER, E.P., Conformity, status and idiosyncrasy credit,

17 BALES ha molto insistito sulla differenziazione di status e ruoli lungo la dimensione strutturale-espressiva: i vari membri,nel corso delle interazioni di gruppo, si specializzano o nell area del compito (sono centrati sul compito) o su quella delle relazioni (centrati sulle relazioni), entrambi importanti per l equilibrio di un gruppo 20. Tali specializzazioni nei ruoli non sono tanto legate a dotazioni naturali quanto, piuttosto, alle caratteristiche del contesto, che permette di esprimere e anche di costruire abilità e competenze sociali. Le norme Sono scale di valori che definiscono ciò che è accettabile e non accettabile per i membri di un gruppo, di una comunità, di una società. Con SHERIF 21, le norme sono stabilite a priori da autorità esterne, l individuo che entra nel gruppo le trova già presenti e sono definite istituzionali, mentre nei gruppi informali sono dette volontarie in quanto sono costruite nell interazione tra i membri e costituiscono un requisito fondamentale se il gruppo vuole permanere nel tempo. Esse non riguardano solo regole di comportamento cui i membri del gruppo devono attenersi, ma possono estendersi anche a aspetti espressivi particolari, come un gergo interno, l abbigliamento, il culto di una musica, ecc. Le norme differenziano enormemente i gruppi sociali, sia per quanto riguarda le regole di comportamento, sia per quanto attiene agli aspetti espressivi, sia per ciò che concerne il loro carattere di obbligatorietà. Esse possono essere implicite od esplicite: le esplicite si riferiscono a regole ben formalizzate, a volte addirittura scritte in un regolamento di riferimento; le norme implicite, invece, non sono scritte né espresse direttamente, nascono in genere in modo volontario ma hanno ugualmente una forza di impatto e un influenza importante sul comportamento dei membri. 20 BALES, R.E., Interaction process analysis: a metod for the study of small groups, SHERIF, M., The formation of a norm in a group situation,

18 Le norme possono inoltre essere centrali si riferiscono a regole fondamentali, tali per cui la loro trasgressione mette a repentaglio l esistenza stessa del gruppo o periferiche che si riferiscono a regole più marginali. I leader sono più vincolati degli altri partecipanti a rispettare le norme centrali, in quanto fungono da riferimento essenziale per la sopravvivenza del gruppo. Le norme, che sono sempre prodotto collettivo, hanno determinate funzioni: 17 avanzamento del gruppo le norme sono necessarie perché il gruppo raggiunga i propri obiettivi; mantenimento del gruppo le norme permettono al gruppo di mantenersi unito nel tempo, di riconoscersi in una certa identità, di non estinguersi; costruzione della realtà sociale le norme assicurano ai membri del gruppo una concezione comune della realtà, costruzione che è sociale poiché si fonda sul consenso degli altri e viene poi mantenuta da pressioni normative che spingono all uniformità (in tal modo anche le idee che appaiono assurde per un esterno hanno una grande forza coesiva dentro al gruppo che le ha elaborate); definizione delle relazioni con l ambiente sociale le norme permettono di rapportarsi alla realtà esterna, fatta di altri gruppi, in termini di collaborazione, competizione, conflitto, solidarietà. Quando dunque parliamo di cultura di gruppo ci riferiamo soprattutto proprio alla sua caratterizzazione normativa che stabilisce, come su esposto, una comunanza di visioni della realtà, di obiettivi, di pratiche quotidiane condivise, di ritualità. La comunicazione nel gruppo Nessun gruppo potrebbe esistere se non fosse possibile comunicare, cioè scambiare significati che vengono compresi da tutti. Nella nostra specie la comunicazione ha un codice privilegiato nel linguaggio verbale, anche se non è meno potente il canale della comunicazione non verbale, che arricchisce e a volte contraddice la stessa comunicazione verbale. Senza comunicazione non esiste gruppo; gli aspetti strutturali (status, ruoli, norme) sono costruiti nel corso di un ininterrotto fluire di comunicazioni, verbali

19 e non. In particolare la discussione non è un semplice scambio di informazioni ma, come sottolineato da MOSCOVICI e DOISE, la discussione è un rito di comunicazione che riunisce periodicamente i membri di un gruppo è un canale sociale in cui si mescolano e si aggregano le opinioni individuali in un opinione collettiva ha una sua forza sociale ed inconscia. Nell ambito del tema, vi sono due concetti da distinguere: rete di comunicazione: è l insieme di canali comunicativi presenti in un gruppo, le condizioni materiali che rendono possibile il passaggio delle informazioni in sintesi, una rete è un insieme di possibilità materiali di comunicazione; struttura di comunicazione: è l insieme di comunicazioni che sono effettivamente scambiate in un gruppo Possiamo dire che la rete è una possibilità di comunicazione, mentre la struttura è una realtà di comunicazione. 3 COME SI CAPISCE IL GRUPPO? Il gruppo, con AMERIO, è il perno tra l individuo anonimo e il sociale indifferenziato 22. Abbiamo un punto di vista più psicologico, legato a processi psichici individuali e che, quindi, guarda al gruppo in ragione dei bisogni, dei valori, delle aspettative individuali di ciascun membro. Il focus dell interpretazione del gruppo è, in questo caso, l individuo con gli altri individui. 22 AMERIO, P., Teorie in psicologia sociale,

20 Un punto di vista più sociologico, fondato sulle variabili sociali e sull interazione, osserva il gruppo come unità e lo interpreta in relazione alle variabili emergenti dal suo insieme. Il focus dell interpretazione è lo scambio sociale tra individui. 3 1 DALLA PARTE DELL INDIVIDUO SANDERSON sottolinea gli aspetti di necessità individuale che portano alla formazione di gruppi: ogni gruppo esiste come mezzo per soddisfare desideri o interessi 23 ; DEUTSCH rimarca l aspetto delle mete interdipendenti degli individui come condizione di esistenza per il gruppo: un gruppo esiste nella misura in cui gli individui che lo compongono perseguono mete interdipendenti 24 ; CATTEL, pur definendo il gruppo solo come un aggregato, vede nella soddisfazione del bisogno individuale l elemento determinante per la sua esistenza 25 ; DOISE afferma infine che il gruppo è considerato in base all interazione e alla percezione reciproca dei membri circa all appartenenza allo stesso insieme: un gruppo è composto da un certo numero di persone in reciproca interazione sulla base di strutture precedenti 26 ; il riferimento alle strutture precedenti può essere interpretato come accenno al sistema personale di rappresentazione e concezione del gruppo antecedente all ingresso del singolo nel nuovo insieme. 3-2 DALLA PARTE DEL COLLETTIVO 23 SANDERSON, G., Leadership for rural life, DEUTSCH,M., A theory of cooperation and competition, CATTEL, R.B., New concepts for measuring leadership, DOISE, W., Psicologia sociale e relazioni tra i gruppi,

21 SMALL per primo afferma che la caratterizzazione del gruppo è determinata dai rapporti di insieme 27 ; HOMANS propone una mappa delle interazioni che risulta quantomeno utile a diversificare la qualità dell interazione nei gruppi e nei gruppi di lavoro 28 ; BALES sottolinea che le interazioni debbano essere lette senza riferimento alla soggettività ma come risposte alla situazione e agli incontri nei quali ogni membro riceve, di ogni altro membro, un impressione o percezione da permettergli di reagire a ognuno degli altri come persona singola che pure rievoca la presenza dell altro 29 ; Per NEWCOMB le variabili di strutture del gruppo riguardano il sistema di regole e di ruoli del gruppo:... gli aspetti distintivi di un gruppo, norme condivise e ruoli collegati, presuppongono rapporti non transitori di interazione 30 ; OLMSTEAD guarda a pluralità, contatto, coscienza di avere cose in comune come concetti chiave: un gruppo si può definire come una pluralità di individui che sono in contatto reciproco, tengono conto gli uni degli altri e hanno coscienza di avere in comune qualcosa di importante INTEGRAZIONE INDIVIDUALE SOCIALE LEWIN rimarca la necessità di osservare il gruppo come totalità e lo identifica come soggetto sociale organizzato al pari dell individuo e dell ambiente, come unità in grado di esprimere comportamenti, valori culturali propri, differenti da quelli delle singole persone che ne fanno parte e ciò include sia le espressioni emotive (aspettative, bisogni, desideri), sia il pensiero e l azione. I fatti che lo determinano sono causa e effetto dei singoli elementi dal gruppo e del gruppo dal suo contesto. Infatti il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura 27 SMALL, A., General sociology, HOMANS, G.C., The human group, BALES, R.E., op. cit. 30 NEWCOMB, T.M., Social psychology at crossroads, OLMSTEAD, M.S., I gruppi sociali elementari,

22 propria, fini peculiari, relazioni particolari con altri gruppi. Quel che ne costituisce l essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile con i vari membri, ma la loro interdipendenza 32. L approccio concettuale conduce al superamento della rappresentazione che i singoli hanno del gruppo, rappresentazione che passa da un io e gli altri indifferenziato a un sistema di posizioni nel quale ciascuno occupa uno spazio. Il campo, il gruppo ed i singoli assumono valori differenti in relazione all interdipendenza che si sviluppa in una situazione specifica, determinando un preciso clima psicologico. BION offre una lettura del gruppo come unità globale interdipendente, che sviluppa pensiero ed emozioni al di là del singolo membro ed insieme individua nella partecipazione psicologica la fonte della costruzione del gruppo stesso: Ogni gruppo, per quanto casuale, si riunisce per fare qualcosa; nell esplicare questa attività le persone cooperano ognuna secondo le proprie capacità. Questa cooperazione è volontaria e si basa su un certo grado di abilità intellettuale del singolo 33. Egli propone due livelli di lettura: uno relativo all attività razionale, l altro legato agli stati emotivi che egli definisce come assunti di base, manifestazioni di sentimenti forti e primitivi, non dominabili e spesso non elaborati con strategie razionali. E il tal senso importante sottolineare il ricorsi di Bion ai concetti fondanti di mentalità di gruppo e di cultura di gruppo: la mentalità di gruppo fa emergere il problema del rapporto tra individuo e gruppo perché da una parte permette di esprimere desideri, speranze e affetti e, dall altra, limita la possibilità di ricavare soddisfazione individuale e provoca la frustrazione per mancanza di spazio LEWIN, K., Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, BION, W.R., Esperienze nei gruppi, BION, W.R., Attenzione e interpretazione,

23 4 GRUPPO DI LAVORO E LAVORO DI GRUPPO Il gruppo non è la somma di fenomeni disparati e occasionali; no è riconducibile al solo dato sociologico (la regola) o al dato psicologico (il bisogno) ma nasce dall intersezione dei due campi assumendo una configurazione diversa da entrambi. Come già in precedenza accennato, esso è il prodotto dei significati che gli vengono attribuiti dai membri e dall ambiente e, al tempo stesso, il produttore di significati per chi ne fa parte e per l ambiente nel quale si costituisce e sviluppa. QUAGLINO: Si identifica da questo vertice il gruppo come una pluralità in interazione, con un valore di legame, che ne determina l emergenza psicologica Pluralità, interazione e legame producono a loro volta la sua emergenza sistemica 35. L interazione è l azione reciproca tra gli individui del gruppo e si definisce a tre livelli: l influenzamento reciproco degli individui, il fare insieme qualcosa di più o meno concertato, l agire contingente caratterizzato dai vincoli di tempo e di spazio, imposti dal qui e ora. Il legame è il vincolo che si instaura tra gli individui che compongono un gruppo definendo i sentimenti di appartenenza; esso è profondamente segnato da fatti di ordine psicologico quali bisogni, desideri, rappresentazioni e determina l emergenza psicologica del soggetto gruppo: conduce il gruppo ad assumere quella configurazione relazionale e affettiva che crea l interazione. L articolazione della vita interna del gruppo, i suoi continui cambiamenti, lo rendono simile a un organizzazione vivente, determinando la sua emergenza sistemica la sua esistenza come sistema complesso. Come ogni organizzazione vivente è così influenzato dal mutamento e dalla variabilità sia della realtà esterna che di quella interna. 35 QUAGLINO, G.P., Gruppo di lavoro. Lavoro di gruppo,

24 4 1 GRUPPO DI LAVORO Mentre il gruppo è una pluralità in interazione, un gruppo di lavoro è una pluralità in integrazione; è in particolare il transito attraverso l interdipendenza a trasformare il gruppo in un potenziale gruppo di lavoro. Nell interazione un gruppo sviluppa la coesione, fenomeno che consente ai membri di riconoscere il gruppo come proprio; essa rappresenta il legante che sta alla base della formazione del gruppo. Non automaticamente sinonimo di solidarietà o di clima positivo, la coesione può esprimersi anche attraverso un legame sostenuto da sentimenti negativi e conflittualità. Nella costruzione e l assemblaggio di un gruppo di lavoro il passaggio successivo all interazione è, come detto, l interdipendenza, ossia l acquisizione della consapevolezza dei membri di dipendere gli uni dagli altri. E nell interdipendenza che comincia a configurarsi il gruppo di lavoro, nella direzione della groupship come rappresentazione di un soggetto diverso dai singoli individui e della leadership come funzione equilibratrice tra di loro. L interdipendenza intesa come necessità di legame e opportunità di scambio è il tramite vincolante per la maturazione del gruppo di lavoro verso lo stato dell integrazione, i cui vantaggi e costi sono distribuiti fra tutti i soggetti coinvolti; in particolare, i costi dell integrazione sono riassumibili nei costi del cambiamento: gli individui pagano la loro ricollocazione, la rinuncia alla soddisfazione di alcuni bisogni, alla perdita di quote di potere. E spesso proprio dovuto alla negativa percezione del rapporto tra costi e benefici (modelli valore-aspettativa) il fallimento del gruppo. L integrazione sviluppa a sua volta la collaborazione, che definisce un area di lavoro comune, di partecipazione attiva di tutti i membri; essa si fonda su relazioni di fiducia tra i membri, sulla continua negoziazione degli obiettivi, metodi, ruoli, leadership, ma anche sulla condivisione delle decisioni e, soprattutto, degli esiti del lavoro. 23

25 Tale negoziazione è il processo centrale per la collaborazione e il cemento per un lavoro di gruppo; essa si traduce nell identificare il proprio punto di vista e nel confrontarlo con quello degli altri stavolta seguendo la logica dell e piuttosto che quella dell o. GRUPPO INTERAZIONE uniformità coesione INTERDIPENDENZA negoziazione differenze INTEGRAZIONE GRUPPO DI LAVORO 4 2 LAVORO DI GRUPPO E la scena dell organizzazione a rappresentare il campo di azione del gruppo di lavoro, nel senso che la persistenza della dimensione di gruppo pur all interno di un contesto organizzativo dichiarato non è di per sé sufficiente a soddisfare quella potenziale reciprocità dello scambio. Il lavoro di gruppo è dunque espressione dell azione complessa propria del gruppo di lavoro. 24

26 Il lavoro di gruppo comprende la pianificazione del compito, il suo svolgimento, la gestione delle relazioni: il lavoro di gruppo è fondante il soggetto gruppale nell organizzazione. L operatività è legata alla costruzione dell azione organizzativa come condizione indispensabile per il conseguimento di un risultato che abbia le caratteristiche di qualità, efficacia ed efficienza che sono richieste al gruppo di lavoro: che soddisfino, cioè, l aspettativa che il lavoro di gruppo conduca a risultati qualitativamente migliori. 4 3 EMERGENZA PSICOLOGICA Il rapporto tra singolo e gruppo è caratterizzato dal legame che si instaura nel momento in cui si stabilisce un contatto significativo tra gli individui che vi fanno parte appunto l emergenza psicologica. Gli individui si identificano differenziando le loro regioni interne e differenziandosi dall ambiente esterno ma, nello stesso tempo, si adattano ad esso conformandosi alla cultura e al sociale. Il gruppo consente ad ogni individuo di misurare la differenza tra le sue abilità, i propri valori e bisogni e desideri, e quelli degli altri membri. Il fatto psicologico centrale nella relazione soggetto/gruppo è proprio il bisogno; il gruppo è il luogo nel quale si possono esprimere e soffi sfare così come veder frustrati l intera gamma dei bisogni degli individui: il gruppo attrae per le opportunità di soddisfazione che offre e, allo stesso tempo, respinge, per il limite che viene fissato dalla presenza dell altro. Il legame che gli individui tenderanno ad instaurare con gli altri dipenderà dalla configurazione dei loro bisogni che assumono il significato di unità di misura individuale con la quale si valuta la propria soddisfazione ma anche i risultati del gruppo e le relazioni con gli altri. Dunque ciascun membro usa il gruppo come oggetto per la soddisfazione dei propri bisogni, ma i bisogni individuali sono spesso incompatibili, mutualmente escludentesi e talvolta narcisistici; da ciò il paradosso dell emergenza psicologica, perché la possibilità di ciascuno di soddisfare i suoi 25

27 bisogni deriva dalla capacità di mediare. Il legame con gli altri membri è inevitabilmente e contemporaneamente la risorsa e il vincolo per trovare soddisfazione alle proprie esigenze. L emergenza psicologica pone così il gruppo nella condizione di essere un contenitore di bisogni; il legame può dunque corrispondere a un primo livello di relazione, l interazione del gruppo. L attrazione, l indifferenza o la repulsione giocano liberamente a determinare la qualità del legame: l uno a molti si presenta come concorrenza nella soddisfazione dei bisogni ed il fare insieme si configura come attività dinamica nella quale prevale l azione come mezzo per soddisfare bisogni. In questo fare interattivo ciascuno per sé ricerca appunto la soddisfazione dei propri bisogni. Il legame che corrisponde all integrazione prevede una diversa collocazione dei bisogni e dell azione del gruppo. Integrazione significa consapevolezza dei bisogni di tutti, capacità di soddisfazione su un piano diverso da quello individuale; l uno a molti in questa ottica non è concorrenza ma negoziazione, aggregazione della diversità. L interdipendenza è il legame basato sulla conoscenza e l accettazione della configurazione creata dalla relazione con altre persone, che portano bisogni e ne chiedono la soddisfazione; è il grado di unità di una totalità, la dipendenza che una qualsiasi delle sue parti ha verso un altra. Il gruppo, visto come totalità dinamica interdipendente, è quindi influenzato dai bisogni di ogni membro che, a sua volta, è circolarmente influenzato dai bisogni del gruppo. 4 4 I BISOGNI INDIVIDUALI La configurazione di bisogni e la loro soddisfazione motiva gli individui a far parte di un gruppo, determinando quel legame che è poi all origine dei fatti psicologici del gruppo. 26

28 MEMBERSHIP è essere membro, avere una rappresentazione mentale che permetta di identificare il gruppo come opportunità per le soddisfazioni dei bisogni. Essa è condizione necessaria per l esistenza del gruppo, ma non sufficiente per la sua costituzione. I bisogni individuali che il gruppo ragionevolmente può soddisfare sono sostanzialmente quelli connessi alla stima e all autostima, all identità, alla sicurezza degli individui e al loro bisogno di contribuzione. Il bisogno di stima e autostima è fortemente correlato al bisogno di identità e all esigenza di vederla riconosciuta dagli altri; in un gruppo si ha così la presenza del dilemma tra l essere unico e sentirsi soli o l essere uguali agli altri e percepirsi anonimi. Nei momenti in cui prevale il desiderio di differenziazione è chiaramente più complesso integrare i bisogni; nei momenti in cui prevale il desiderio di conformità c è, al contrario, una tale saturazione di un determinato bisogno da soddisfare che il gruppo può trovarsi a non avere le risorse sufficienti. In entrambi i casi, così, il gruppo non è in grado di funzionare come contenitore. Il gruppo può soddisfare il bisogno di identità solo se si è capaci di utilizzare il feedback sulla propria immagine che gli altri offrono, se si è in grado, cioè, di superare la paura della perdita parziale dell immagine di sé, dell identità che ci si è costruiti, per riavvicinarla al reale attraverso le opinioni e le percezioni che gli altri riferiscono e riflettono parlando di noi. I bisogni di stima, autostima e identità possono presentare un elevata complessità sia per la difficoltà di essere riconosciuti da parte degli individui, sia per la difficoltà di vederli emergere nel gruppo. Altre categorie di bisogni hanno invece caratteristiche più esplicite e un valore di concretezza che li rende ben presenti agli individui e ai gruppi. gruppo protegge, nasconde da occhi indiscreti o da sguardi malevoli, copre dalle responsabilità individuali e permette decisioni altrimenti troppo gravose; questa funzione protettiva è un aspettativa con cui il singolo approccia il gruppo. 27

29 Il bisogno di sicurezza può essere rappresentato all interno del gruppo come un attività ricettiva, come un prendere da parte degli individui, mentre il bisogno di contribuzione può essere rappresentato come un dare agli altri; esso si denota come una spinta a fare, come necessità di vedere le proprie realizzazioni e il proprio prodotto esplicitato e reso pubblico, di svolgere un attività il cui esito sia visibile e valorizzato dagli altri. La soddisfazione del bisogno di contribuire richiama al rapporto che si instaura tra ciò che è interno io e ciò che è esterno gruppo; senza questa fondamentale dimensione sarà impossibile soddisfare e veder soddisfatto il proprio bisogno di contribuzione. Se si è in grado di riconoscere quello che è proprio e quello che è degli altri, il proprio bisogno e quello degli altri, sarà possibile negoziare un sistema nel quale siano accolti e soddisfatti i bisogni di contribuzione di tutti. I bisogni di sicurezza e di contribuzione sono dunque complementari, ma sono anche quelli che possono maggiormente creare una contrapposizione tra singolo e gruppo e tra singoli nel gruppo. 4 5 I BISOGNI DEL GRUPPO Il senso di appartenenza è il sentimento comune dei membri di un gruppo l essenza della GROUPSHIP; il bisogno di esistere di un gruppo, che viene soddisfatto dagli individui che sentono di appartenervi, svolge almeno tre funzioni: alimenta la vita interna, differenzia il gruppo rispetto ad altri gruppi ed individui, mette il gruppo in contatto con l esterno. Il senso di appartenenza alimenta la vita interna in quanto norme e valori di gruppo generano quell identificazione necessaria perché gli individui possano riconoscersi nelle azioni del gruppo stesso ma anche perché definisce il confine che lo separa dall ambiente, conseguendo quella coesione che si manifesta all interno del continuum essere per / essere contro. Essere per 28

30 fa sì che gli individui si riconoscano nel gruppo manifestando ed esprimendo coesione; essere contro è la posizione di attacco e di difesa che il gruppo ha verso l esterno il gruppo, per esistere, deve detestare e/o essere detestato; la vita interna è dunque alimentata anche dall antagonismo nei confronti dell esterno. Ogni gruppo in cui si struttura il senso di appartenenza svilupperà modi ed azioni che hanno lo scopo di renderlo inconfondibile e originale, con rituali e linguaggi che lo differenzieranno da altri gruppi e che nello stesso tempo legheranno i membri tra loro. Le norme, i valori e la cultura che il gruppo percepisce come propri vengono avvertiti dall esterno come appartenenti a quel gruppo e contemporaneamente delimitano il campo dell inclusione e dell esclusione del gruppo stesso. Nel momento in cui il gruppo si differenzia dall ambiente esterno, stabilisce anche le sue modalità relazionali con esso. Il bisogno di comunicare, di scambiare con l ambiente, garantisce il sostentamento del gruppo: ambiente e gruppo negozieranno l uso delle risorse reciproche, i canali e la qualità relazionale della loro comunicazione, i valori che sono di mutuo interesse. La groupship è, in definitiva, la funzione di soddisfazione dei bisogni del gruppo che i membri svolgono attraverso la loro appartenenza. 4 6 IL BISOGNO DI EQUILIBRIO E la funzione che bilancia membership e groupship e che garantisce e presidia sia la soddisfazione dei bisogni individuali che di quelli di gruppo: parliamo ovviamente della leadership. Essa ha una funzione di armonizzazione e mantenimento del gruppo come sistema, in quanto fornisce la risposta capace di integrare il bisogno individuale con il bisogno del gruppo, permettendo alle forze che spingono alla differenziazione e all omologazione di formare un insieme armonico, una risultante positiva. 29

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