MANUALE OPERATIVO TECNICHE SPELEO ALPINISTICHE

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1 MANUALE OPERATIVO TECNICHE SPELEO ALPINISTICHE

2 PREMESSA Con il termine RECUPERO indichiamo l insieme di operazioni che permettono di recuperare persone, cose, animali ecc. riportandoli da una condizione di pericolo ad una di sicurezza. La condizione a cui si fa riferimento riguarda la posizione o la localizzazione che potrebbero presentare pericolosità : intrinseca, ad es. per il rischio di cadere dall alto o per un impedimento costrittivo estrinseca, ad es. per le condizioni di rischio di un edificio (come il principio d incendio) o di un corso d acqua (come la presenza di alberi caduti nell alveo o uno stato di piena in evoluzione). Tali operazioni richiedono l utilizzo di attrezzature particolari (soprattutto speleo-alpinistiche) e l acquisizione di metodi di lavoro specifici derivanti dalle tecniche utilizzate nel soccorso alpinospeleologico. Il T.S.A. è, quindi, una specialità molto tecnica che richiede un addestramento particolare; ne è conferma, a livello istituzionale, la formazione nell ambito dei VVF di uno specifico settore di soccorso speciale che utilizza tecniche S.A.F., ovvero speleo-alpinistiche-fluviali. Come nel caso dei VVF, però, anche per gli operatori di PROTEZIONE CIVILE le T.S.A. non sono interamente riservate agli specialisti: è necessario che alcuni elementi di base siano noti e acquisiti da tutti gli operatori. Si tratta in particolare di quelle tecniche che hanno due applicazioni fondamentali: permettere un utilizzo generico delle attrezzature di base (corde di vario genere, moschettoni, ecc.) permettere l utilizzo delle corde per il posizionamento in sicurezza dell operatore. In conclusione, si deve disporre delle conoscenze indispensabili per svolgere le attività generiche richieste in interventi comuni, sia personalmente sia in assistenza ad altri, in modo tale da operare in condizioni di sicurezza. Nel corso di formazione generale viene, quindi, introdotta la materia presentandone i primi elementi, con la necessità di far seguire approfondimenti e addestramenti all interno delle Organizzazioni di appartenenza per completare la preparazione comune di base sopra indicata. INTRODUZIONE Condizioni di rischio dell operatore Le condizioni di rischio più tipicamente legate ad interventi di T.S.A. riguardano la posizione di lavoro dell operatore che si trova ad intervenire ad una certa distanza da terra o in condizioni di equilibrio instabile o, comunque, in una posizione precaria. Il rischio più frequente è dunque quello di caduta. Al riguardo si distinguono: La caduta per scivolamento che si verifica per perdita di contatto dei piedi con la superficie di appoggio (anche inclinata), senza che questo determini la precipitazione nel vuoto al di sotto della superficie stessa. La caduta dall alto che si verifica quando si precipita nel vuoto dal piano di appoggio. Il D. Lgs. n. 81/2008 definisce il lavoro in quota un attività lavorativa che espone il lavoratore a rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 1,5 metri rispetto ad un piano stabile ; è quindi necessario adottare misure di protezione contro il rischio di caduta dall alto. Gli operatori impegnati nelle manovre che corrono il rischio di cadere devono sempre curare la propria incolumità autoassicurandosi ed eseguendo, di norma, controlli incrociati con gli altri operatori. 2

3 Sistemi di protezione Il rischio di caduta (come ogni altro rischio) deve essere, per quanto possibile, eliminato con misure preventive (ad esempio sistemi di trattenuta o sistemi di protezione collettiva, come opere di protezione sulla struttura su cui si lavora). Se il rischio non può essere eliminato in via preventiva (condizione comune negli interventi in emergenza) si dovranno adottare appropriati dispositivi di protezione individuale (DPI). Il primo elemento di protezione è, naturalmente, il casco (meglio se provvisto di cinghietta sottogola), un dispositivo peraltro richiesto anche in molti altri tipi di interventi. Gli altri DPI, specifici per le cadute, costituiscono elementi di veri e propri sistemi di protezione. Tali sistemi di protezione anticaduta sono costituiti da tre elementi fondamentali: Uno o più punti di ancoraggio sicuro (es. un pilastro, un albero, dei picchetti) Un sistema di collegamento (es. una corda con moschettoni) Un dispositivo di presa per il corpo (es. un imbracatura) Limiti di caduta Nel rischio di caduta vi sono limiti nel dislivello indicati nelle normative. Nella protezione da caduta per scivolamento si utilizza come il dispositivo di presa per il corpo una cintura di posizionamento che ammette un massimo dislivello di caduta di 0,5 m prima che la corda entri in tensione. Nel rischio di caduta dall alto è necessaria, invece, un imbracatura anticaduta; anche in questo caso vi sono dei limiti e il dislivello massimo è di 1,5 m. Ciò significa che la lunghezza della corda di trattenuta deve essere tale da entrare in tensione limitando la caduta entro tale dislivello. Occorre considerare che un corpo che cade acquista energia cinetica; per questo motivo, quando il sistema entra in tensione bloccando la caduta, si incrementa la forza di sollecitazione del sistema stesso e del corpo in caduta che supererà anche notevolmente il peso del corpo. Ciò può comportare un trauma al corpo o anche la rottura del sistema per cedimento di qualche elemento (con conseguente trauma anche più grave). Fattore di caduta Il fattore di caduta determina la durezza di una caduta: più è elevato, più la caduta è dura. Il suo valore, compreso tra 0 e 2 in condizioni di arrampicata, si calcola dividendo l altezza della caduta per la lunghezza di corda utilizzata. La durezza della caduta non dipende dall altezza della caduta ma da questo rapporto in quanto maggiore è la lunghezza di corda, più questa può allungarsi per ammortizzare la caduta. 3

4 Così per una stessa altezza di caduta si hanno due fattori di caduta differenti e, quindi, incidenze più o meno pesanti per l arrampicatore e la catena di assicurazione. L unità di misura della forza di arresto è il Kilo Newton: kn 1 kn = 100 Kg forza Tecniche di riferimento Già da tempo il C.N.S.A.S. (Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico) conduce interventi di soccorso con tecniche speleo-alpinistiche in ambiente montano. Più recentemente sulle stesse tecniche si sono formati anche gli specialisti S.A.F. dei VVF sviluppando metodi idonei prevalentemente ad interventi in ambiente urbano. Sia il S.A.F. che il C.N.S.A.S. hanno definito attrezzature e tecniche (tramite apposite commissioni) finalizzate ad ottenere sia la massima efficacia sia la massima sicurezza durante gli interventi. Questo ha permesso di creare uno standard formativo uguale per tutti che permette agli operatori di squadre diverse di lavorare insieme in modo efficiente. In assenza di precise indicazioni sui contenuti addestrativi per il volontariato di PROTEZIONE CIVILE, il riferimento più autorevole è quindi costituito dai testi e corsi C.N.S.A.S. e S.A.F. ATTREZZATURE E MATERIALI Le normative vigenti in materia di sicurezza impongono ai costruttori, sia in fase di test sia in fase di omologazione, l osservanza di specifiche norme tecniche e le seguenti marcature: Unione Internazionale delle Associazioni Alpinismo Comunità Europea Il campo d utilizzo di questi materiali nell operatività quotidiana è molto ampio anche in interventi semplici ed apparentemente sicuri; la protezione dell operatore, infatti, può passare semplicemente attraverso l utilizzo di specifiche attrezzature omologate. Sicurezza e rapidità d utilizzo, unite a praticità d uso e leggerezza, sono le peculiarità specifiche di questo tipo di attrezzature. La catena di sicurezza è l insieme degli elementi che assicurano un operatore. La resistenza di questi elementi deve essere proporzionata al peso dell operatore, all altezza e al fattore di caduta; in pratica deve garantire la tenuta fino a che le sollecitazioni non diventino talmente elevate da causare, in ogni caso, danni irreversibili all organismo dell operatore o la rottura delle singole attrezzature. Considerando l uomo come elemento della catena d assicurazione, si deve essere certi che questi rappresenti l anello più debole del sistema; il corpo umano, anche se perfettamente imbracato, difficilmente può sopportare forze superiori a 12 KN (1200 kg) anche per brevi istanti. 4

5 Scadenze e controlli Molti DPI sono soggetti a scadenza che deve essere indicata dal fabbricante sul foglio tecnico che li accompagna. Inoltre vi è l obbligo di sottoporli a verifica d uso (da fare ad ogni utilizzo) e verifica periodica (a scadenze prefissate, ma almeno una volta l anno). Indicativamente si possono dare i seguenti riferimenti: PRODOTTI VERIFICHE PERIODICHE SCADENZA Corde, cordini, fettucce, Ogni 3 mesi 5 anni imbracature Cordini e fettucce Ogni 3 mesi 3 anni preparati per ancoraggi Caschi Ogni 3 mesi 5 anni Prodotti metallici (moschettoni,bloccanti, ecc.) Ogni anno indeterminata I dati sulle verifiche dovrebbero essere riportati nell apposito registro di manutenzione dei DPI e sintetizzati nella scheda di riepilogo del registro di dotazione. LE CORDE Sono l elemento base su cui si articolano le varie manovre di progressione e soccorso e rappresentano la parte più importante della catena che compone la nostra sicurezza. Le corde che sono usate oggi sono costruite in materiali sintetici (nylon e perlon) e hanno la struttura interna (anima) composta da un nucleo di fili sottilissimi ricoperta da una guaina esterna di fili intrecciati (camicia o calza), che ha lo scopo di proteggere il nucleo interno dall usura e dai raggi del sole. I maggiori pregi di questo tipo di corde sono: Forte resistenza allo strappo. Notevole maneggevolezza anche in condizioni ambientali difficili. Deformabilità elastica con conseguente assorbimento di una parte dell energia di caduta. Facilità di scorrimento nei moschettoni e semplicità nell eliminazione di eventuali anelli ritorti. La lunghezza delle corde varia tra i 50 e i 60 m (anche se in commercio si trovano corde da 100 e 200 m). Bisogna tenere conto che una corda da 50 m può essere utilizzata per effettuare discese in corda doppia da non più di 20/25 m (tenendo conto della parte necessaria all ancoraggio). 5

6 TIPI DI CORDA CORDA SEMISTATICA (EN1891) con carico di rottura di circa 2700 Kg. (diametro 10,5 11 mm) Corde a basso allungamento e maggiore resistenza all usura, con capacità di resistere alle forze generate da una caduta. Studiate per tutti i lavori di sospensione e assicurazione di persone, specialmente per il soccorso e la speleologia. Presenta una calza bianca punteggiata. Queste corde si dividono in: Tipo A : per ogni protezione di persone. Tipo B : destinate ad impieghi più limitati. CORDA DINAMICA (EN892) con carico di rottura di circa 2400 Kg. (diametro 11 mm) Per le sue caratteristiche e per la sua riserva di dinamismo, ammortizza gli strappi ed assorbe l energia della caduta. Si utilizza in arrampicata e in alpinismo. Per il soccorso è utilizzata per calate in corda doppia o a spezzoni per effettuare ancoraggi dinamici multipli. Presenta una calza vivacemente colorata. Queste corde sono classificate in corde singole, mezze e gemelle. Questo simbolo indica la corda singola che possono essere impiegate singolarmente, come avviene nella pratica corrente. Ha un diametro che supera i 9,5 mm È molto resistente È durevole Può essere usata da sola Questo simbolo indica la mezza corda da usare in coppia, specialmente arrampicando su ghiaccio o neve. Ha un diametro tra gli 8 mm e i 9 mm È maneggevole e leggera In arrampicata va usate in coppia Su ghiacciaio può essere usata singolarmente (pochi attriti e basso fattore di caduta) Questo simbolo indica le corde gemelle, da usare in coppia, ma con una singola assicurazione. Hanno un diametro < 8 mm Sono leggerissime Hanno un basso fattore di caduta Vanno usate in parallelo 6

7 CONSIGLI PER L USO Le corde non devono essere mai usate per scopi diversi da quelli che riguardano le tecniche di soccorso o di sicurezza della persona; in queste tecniche le sollecitazioni applicate non raggiungono mai valori tali da pregiudicare la resistenza del materiale. Usare le corde vuol dire effettuare nodi di collegamento, il che porta ad un abbassamento dei valori massimi dei Carichi di Rottura (il miglior nodo riduce di circa il 30% il CR). La corda, se sottoposta a sollecitazioni estreme, collassa sempre in corrispondenza del nodo in quanto anello debole del sistema: dapprima il nodo si serra assorbendo parte dell energia cinetica, poi gli attriti tra le fibre trasformano l energia cinetica in energia termica concentrata su piccole porzioni della corda; di conseguenza la temperatura del materiale si innalza, determinandone una parziale fusione. La corda deve essere protetta dagli spigoli taglienti e dagli attrezzi utilizzati. L accavallamento di 2 corde nei moschettoni e nelle maglie rapide provoca la bruciatura della corda che può arrivare anche a rompersi. Evitare le discese troppo rapide in corda doppia o un recupero che possano bruciare la corda e accelerare l usura della calza. La temperatura di fusione del poliestere è di 250 C, quella del poliammide (nylon) di 230 C. Tale temperatura può essere raggiunta con discese troppo veloci. Verificare l assenza di sbavature sui materiali utilizzati. La corda bagnata è molto più sensibile all abrasione e perde in resistenza: è pertanto necessario aumentare le precauzioni. La temperatura di utilizzo o di conservazione non deve mai superare gli 80 C. Per unire due corde per effettuare una doppia utilizzare sempre un nodo inglese doppio o un nodo fettuccia inseguito. Le terminazioni possono essere effettuate in qualsiasi punto della corda con un nodo a otto. La lunghezza minima della corda che fuoriesce dal nodo deve essere di 10 cm ad ogni estremità. Non calpestare mai le corde. Le sollecitazioni meccaniche, gli sfregamenti, i raggi UV e l umidità a poco a poco degradano le proprietà della corda. La corda deve essere subito scartata se: 1. ha subito una forte caduta, di fattore prossimo a durante il controllo l anima sembra danneggiata. 3. la calza appare rovinata 4. è stata a contatto con prodotti chimici pericolosi. SCORRIMENTO DELLA CALZA L anima e la calza della corda sono due componenti che tendono a separarsi e a scorrere l una rispetto all altra se la costruzione non è stata accuratamente studiata. La calza, quindi, si deforma poco a poco sotto l effetto del discensore creando una zona molle attorno all anima e dei punti di rigonfiamento detti effetto calzino. Questo fenomeno comporta un usura più rapida, in particolare se la corda non è utilizzata correttamente. 7

8 CONSIGLI PER LA MANUTENZIONE La corda nuova, prima di essere utilizzata, deve essere bagnata e lasciata asciugare lentamente. Poiché si accorcia del 5% circa, bisogna tenerne conto nel calcolare la lunghezza necessaria. Con l uso la corda si ingrossa, accorciandosi fino al 5%. La corda non deve essere posta a contatto con agenti chimici, soprattutto acidi, olio e benzina, che possono distruggere le fibre senza che ciò risulti visibile. Per vernici e solventi devono essere effettuate delle prove caso per caso. Evitare l inutile esposizione ai raggi UV. Conservare la corda all ombra, al riparo da umidità e fonti di calore. Se la corda è sporca, lavarla in acqua chiara e fredda, eventualmente con un detersivo per capi delicati, strofinandola con una spazzola sintetica. Quando la corda si bagna, per l uso o per il lavaggio, lasciarla asciugare all ombra, lontano da fonti di calore. Dopo ogni utilizzo la corda deve essere ispezionata a vista e a mano per tutta la lunghezza. La corda è un equipaggiamento che può subire danni gravi e invisibili durante l utilizzo senza la vostra presenza. Utilizzare preferibilmente un sacco porta corda per il trasporto, per proteggere la corda dallo sporco e limitarne l attorcigliamento. Le corde vanno tenute arrotolate correttamente, in maniera che siano sempre pronte in caso di necessità. Quando si acquista una corda sintetica questa è tagliata alla giusta lunghezza con un coltello elettrico riscaldato, in modo da ottenere un taglio netto e saldare le estremità della corda. Quando la dobbiamo tagliare noi useremo un coltello con la lama molto tagliente (tipo cutter) e dovremo fondere l estremità con un accendino o su un fornello a gas. COME ARROTOLARE LE CORDE Durata media di una corda da 3 mesi a 6 mesi in caso di utilizzo quotidiano ed intenso da 2 a 3 anni in caso di utilizzo settimanale da 4 a 5 anni in caso di utilizzo occasionale In ogni caso, il tempo di utilizzo della corda non deve mai superare 5 anni. Il totale del tempo di conservazione e di utilizzo non deve superare in alcun caso 10 anni. Da notare che una corda può subire un danno irreparabile la prima volta che viene utilizzata. 8

9 CORDINI Definizione 1: elemento di collegamento o componente di un sistema anticaduta. Un cordino può essere costituito da una corda di fibra sintetica, una fune metallica, una cinghia o una catena. [CEN TC160-EN354] Definizione 2: corda o fune tessile, dotata di anima e guaina, che abbia diametro nominale compreso tra i 4 e gli 8 mm e sia studiata per sostenere carichi ma non per dissipare energia di caduta. [CEN TC136-EN564] I cordini trovano normale applicazione nella realizzazione di nodi autobloccanti per l autosicurezza o per manovre d emergenza e a tali scopi devono essere riservati. Per questi materiali vanno usate, di massima, le precauzioni d uso e di conservazione delle corde. FETTUCCE Definizione: nastro di materiale tessile. [CEN TC136-EN565] Le fettucce sono prodotte con larghezze diverse che corrispondono generalmente a proporzionali carichi di rottura: sono utilizzate per la realizzazione di rinvii e anelli d ancoraggio. Esse trovano buona applicazione per ancoraggi su strutture lisce in quanto si oppongono allo spostamento laterale. Va prestata molta attenzione nel verificare la presenza di asperità taglienti o spunzoni in grado di danneggiare il materiale (a differenza di una corda, la fettuccia si trancia rapidamente, anche se subisce piccole lesioni). Le fettucce, sotto carico, presentano una reazione di tipo statico perciò il loro campo d impiego è limitato alla realizzazione di ancoraggi e rinvii. In commercio sono reperibili fettucce a metraggio, rinvii (anelli cuciti nella parte centrale tale da formare due asole all estremità) e anelli di fettuccia con cucitura di chiusura. Con le fettucce a metraggio si possono realizzare anelli chiusi con nodi o asole; in entrambi i casi sarà realizzato il nodo fettuccia infilato prestando attenzione a lasciare, in uscita, i capi con lunghezza non inferiore ai 10 cm e a serrare sempre bene il nodo prima dell uso (questo nodo, sotto carico, causa un elevato scorrimento della fettuccia prima del serraggio definitivo). Gli anelli cuciti e i rinvii offrono, a parità di larghezza di fettuccia, tenute superiori. Nelle fettucce a nastro ogni filo separato dichiara una resistenza di 5 KN (500 Kg.) Anello di fettuccia Definizione: fettuccia, corda accessoria o fune unita su se stessa mediante cucitura o altri metodi di fissaggio. [CEN TC136-EN566] Le fettucce cucite secondo la norma sopra citata hanno una resistenza minima di 22 KN (2200 Kg.) 9

10 IMBRACATURE Definizione 1: supporto per il corpo che ha lo scopo di arrestare la caduta, cioè un componente di un sistema di arresto di caduta. L imbracatura per il corpo può comprendere cinghie, accessori, fibbie o altri elementi montati opportunamente per sostenere tutto il corpo di una persona e tenerla durante la caduta e dopo l arresto. [TC160-EN361] Definizione 2: insieme di nastri (definiti come fettucce), dispositivi di regolazione o altri elementi, che avvolgono il corpo sostenendolo in posizione appesa. [CEN TC136-EN12277] Il loro scopo è quello di distribuire uniformemente sulle zone di maggior resistenza del corpo umano lo shock derivato da una caduta. Le imbracature di tipo indicato coprono tutte le esigenze del movimento dell operatore in sicurezza e sono differenti a secondo della tipologia d uso. L imbracatura destinata al lavoro, e quindi agli operatori con scarsa esperienza specialistica, deve essere costruita con materiali di tipo e dimensioni tali da garantire un buon comfort ed una resistenza a prova d errore. Essa deve presentare una grande versatilità ed un applicabilità intuitiva adattandosi, con semplici regolazioni, a tutte le corporature. Inoltre, deve possedere ancoraggi supplementari di tenuta per permettere la calata e l assicurazione dell operatore. Le imbracature da evacuazione sono destinate alle sole persone da soccorrere e devono essere manovrate esclusivamente dai soccorritori impiegati nell intervento. Caratteristica peculiare sarà una rapida vestibilità, legata alla capacità di adattarsi a corporature molto diverse tra loro; un unica imbracatura dovrà poter vestire e conferire sicurezza sia a bambini che ad adulti di grossa corporatura. CONNETTORI Definizione 1: elemento di collegamento o componente di un sistema anticaduta dotato di sistema di chiusura automatico e sistema di bloccaggio automatico o manuale. [CEN TC160-EN362] Definizione 2 : dispositivo apribile che permette all alpinista di collegarsi, direttamente o indirettamente, ad un ancoraggio. [CEN TC136-EN12275] Tipologie : [CEN TC136-EN12275] B connettore base Connettore a chiusura automatica di resistenza adeguata all utilizzo in un sistema di assicurazione H connettore HMS Connettore a chiusura automatica, generalmente a forma di pera, destinato principalmente ad un assicurazione dinamica, p.e. usando un nodo mezzo barcaiolo. K connettore da via-ferrata Connettore a chiusura automatica destinato principalmente a collegare l alpinista ad un sistema di ancoraggio da via-ferrata. D connettore direzionale Connettore a chiusura automatica, o combinazione di uno o più connettori a chiusura automatica e anelli, destinati ad assicurare il carico in una predeterminata direzione A connettore per ancoraggi specifici Connettore a chiusura automatica destinato ad essere collegato direttamente ad un tipo di ancoraggio specifico X connettore ovale Connettore a chiusura automatica destinato a carichi minori che non è concepito per offrire una piena protezione in caso di caduta. 10

11 Resistenza statica minima: Tipo B 20KN 7KN 7KN Tipo H 20KN 7KN 6KN Tipo K 20KN 7KN Tipo A 20KN 7KN Tipo D 20KN 7KN Tipo Q 25KN 7KN Tipo X 18KN 7KN 5KN I carichi massimi garantiti, marcati su ogni connettore, si riferiscono alle seguenti condizioni: asse maggiore con leva chiusa (che è la condizione usuale), asse minore con leva chiusa, asse maggiore con leva aperta. NODI Sono i mezzi indispensabili per legarsi e per l attuazione delle diverse manovre di corda che si effettuano per le operazioni di soccorso. Non sono molti i nodi che vengono usati nelle manovre di soccorso, tuttavia è fondamentale conoscere la loro esecuzione alla perfezione e la giusta applicazione nelle varie manovre; ne va della sicurezza di tutta l operazione di soccorso. E necessario, quindi, ripeterli con continuità per assimilarli correttamente. Il nodo è fatto correttamente quando, caricato di un peso, non presenta spire accavallate e i capi liberi in uscita hanno una lunghezza che non permetta in caso di strappo di sfilarsi. Per corde di diametro da 10 a 12 mm il capo in uscita dal nodo non deve essere inferiore a 10 cm Per le fettucce tubolari la lunghezza dei capi in uscita dal nodo non deve essere inferiore ai 15 cm I nodi devono rispondere alle seguenti caratteristiche: Non devono potersi sciogliere ne chiudere spontaneamente Essere di facile esecuzione e adattamento in qualsiasi condizione Potersi sciogliere facilmente dopo essere stati sottoposti ripetutamente a forti trazioni, anche con corde bagnate. Si possono suddividere in: Nodi per assicurazione statica Nodi per assicurazione dinamica Nodi di giunzione Nodi autobloccanti 11

12 NODI PER ASSICURAZIONE STATICA NODO A OTTO CON ASOLA (NODO DELLE GUIDE CON FRIZIONE O NODO SAVOIA) E il principale nodo per effettuare un ancoraggio. Di facile esecuzione garantisce un ottima sicurezza, non stressa le corde e si scioglie con sufficiente facilità anche dopo forte tensione. NODI PER ASSICURAZIONE DINAMICA NODO BARCAIOLO NODO MEZZO BARCAIOLO Universalmente usato per l autoassicurazione. Di veloce esecuzione, esso permette una rapida regolazione della distanza dell autoassicurato dall ancoraggio. E importante saperlo eseguire velocemente in qualsiasi posizione e, in particolare, direttamente sul moschettone con una sola mano. Questo nodo comincia a scorrere a 440 Kg. E sostanzialmente un freno e per questo può essere usato anche nei casi in cui necessiti frenare una calata. E necessario conoscerlo a fondo e saperlo eseguire in modo veloce e corretto. La sua esecuzione richiede molta attenzione perchè è facile sbagliarlo. A questo scopo è indicato con A il capo della corda che può ricevere lo strappo in caso di caduta dell assicurato o che debba sostenere il peso in caso di calata; con B indichiamo la corda tenuta da chi trattiene (la mano che frena può resistere ad una forza fino a 2500 Kg.). Il nodo mezzo barcaiolo è composto da due asole, una chiusa ed una aperta; l asola chiusa va eseguita col capo B, tenendo comunque presente che il capo A dovrà trovarsi a destra o a sinistra a seconda della direzione di movimento del capo caricato. In questo modo il capo A sottoposto a strappo o carico si troverà sempre dalla parte del braccio fisso del moschettone. Esso deve potersi rovesciare da una parte o dall altra del moschettone a seconda che si debba lasciare o recuperare corda e tale rovesciamento deve avvenire senza pericolo di bloccaggio. Dovranno essere usati, perciò, moschettoni H.M.S. di forma a pera e muniti di ghiera a vite per evitare il pericolo di apertura. Il nodo deve essere manovrato con due mani, una sul capo A e l altra sul capo B. 12

13 ASOLA E CONTROASOLA DI BLOCCAGGIO E molto importante perchè permette di bloccare e poi liberare lo scorrimento di corde in tensione lasciando ambedue le mani libere all operatore che manovra. E necessario, data la sua utilità, saperlo eseguire bene in ogni posizione; per maggior sicurezza è opportuno eseguire sempre anche la controasola che evita il rischio di disfare l asola con una trazione involontaria del capo di corda che esce dall asola stessa. In figura si è indicato con A il capo della corda che sostiene il carico e con B il capo di manovra. Per sciogliere l asola è sufficiente tirare con forza il capo B. 13

14 NODI DI GIUNZIONE NODO INGLESE DOPPIO Serve per la giunzione di corde e per comporre facilmente anelli di cordino. E molto sicuro e si può sciogliere anche dopo rilevanti sollecitazioni. Esercitando una trazione sulle due corde i due nodi vengono a contrastarsi e si bloccano a vicenda. Per scioglierlo è necessario allargarlo tirando le code libere delle corde che, nell esecuzione, devono essere lasciate sufficientemente lunghe per evitare che si sciolga in caso di forte sollecitazione. NODO FETTUCCIA Serve per formare anelli di fettuccia sicuri poiché gli altri nodi, realizzati con la fettuccia, hanno la tendenza a sciogliersi facilmente. La sua esecuzione è abbastanza semplice: si forma su un estremità un nodo semplice, senza chiuderlo, e con l altra estremità si seguono all inverso tutte le curve del primo. Dopo essere stato sottoposto a trazione è difficile da sbloccare. Si usa anche per unire anelli di cordino e, se si desidera un bloccaggio più semplice e rapido, si consiglia di eseguirlo con frizione. E buona norma lasciare le code del nodo abbastanza lunghe (almeno 10 cm). 14

15 ANCORAGGI Definizione di linea d ancoraggio rigida: elemento di collegamento per un sottosistema con dispositivo anticaduta di tipo autoguidato. Una linea d ancoraggio rigida può essere una rotaia o una fune metallica ed è fissato ad una struttura in modo che i movimenti laterali della linea siano limitati. [CEN TC160-EN353.1] Definizione di linea d ancoraggio flessibile: elemento di collegamento con dispositivo di anticaduta di tipo guidato. Una linea di ancoraggio flessibile può essere una corda di fibra sintetica o una fune metallica ed è fissata ad un punto di ancoraggio posto più in alto. [CEN TC160-EN353.2] Si definiscono ancoraggi i collegamenti dei vari punti di attacco tramite spezzoni di corda o fettucce opportunamente posizionati. L ancoraggio è una delle manovre più delicate e deve essere affrontata con la massima professionalità sapendo che il seguito delle operazioni dipende da questa. E importante che si usi la massima attenzione per non compromettere il lavoro e l incolumità degli operatori. Non bisogna dimenticare che gli ancoraggi sono collegati ai punti di attacco che sono, nel sistema, il punto d inizio della manovra e che la solidità di tutto il sistema dipende da questi. GLI ANCORAGGI SI DIVIDONO IN: Dinamici Offrono la possibilità di variare la direzione dell ancoraggio in funzione del verso del carico applicato. Questo permette di mantenere l equa ripartizione del carico sui punti di attacco. Statici In cui si mantiene la corda sottoposta al carico in una direzione predeterminata; è necessario che la lunghezza dei bracci sia regolata al fine di ripartire il carico sui vari punti di attacco. POSSONO INOLTRE ESSERE: Principali Quando sono posti come punti d inizio della manovra Intermedi Quando sono interposti tra l ancoraggio principale e il punto di arrivo sia in progressione (rinvio) sia in discesa sia in risalita (frazionamenti) Alcune regole da tenere sempre presenti nell esecuzione degli ancoraggi sono: Le corde non devono mai essere a contatto diretto con le superfici abrasive (roccia,cemento ecc.) perchè lo sfregamento può provocarne la rottura. Il nodo di giunzione dello spezzone di corda dell ancoraggio deve essere posizionato in modo che, sotto carico, al variare dell assestamento dell ancoraggio non vada ad interessare il punto centrale e il punto dell ancoraggio o il punto di attacco. Cercare di posizionare l ancoraggio nel punto più idoneo al lavoro da eseguire. 15

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